La stanza | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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lunedì 9 agosto 2010

La stanza


Posso solo immaginare ...

Il paradiso, descritto da un ragazzo di 17 anni.

Brian Moore è morto il 27 maggio 1997.
Stava tornando a casa dopo una visita ad un amico, quando la sua auto andò a sbattere contro un palo sulla Bulen Pierce-Road a Pickaway County. Egli uscì illeso dai rottami dell'auto, ma mise i piedi sui fili elettrici del traliccio e rimase folgorato.
Brian era morto da poche ore, ma i suoi genitori volevano disperatamente ogni pezzo della sua vita vicino a loro, le note dei compagni e degli insegnanti, i compiti, tutto ciò che potevano trovare. Un cugino gli consegnò un saggio che Brian aveva scritto solo due mesi prima, che raccontava di un suo incontro con Gesù.
Ma fu solo dopo la morte di Brian che Beth Moore e Bruce si resero conto che loro figlio aveva descritto la sua visione del paradiso. Lei e il marito hanno voluto condividere la visione avuta dal figlio. 

"Siamo contenti per Brian, sappiamo che è in cielo con Gesù e che lo rivedremo".

 Ecco il tema di Brian dal titolo: 


"La stanza"

In quello stato tra veglia e sogno, mi sono trovato in una stanza.

Le cose non apparivano ben distinte tranne una parete coperta con un archivio pieno di piccoli cartoncini. Erano come quelli nelle biblioteche che elencano gli autori o soggetti in ordine alfabetico. Ma questi cassetti, che si estendevano dal pavimento al soffitto e apparentemente senza fine in entrambe le direzioni, avevano titoli molto diversi.
Mentre mi avvicinavo al muro di documenti, il primo a catturare la mia attenzione fu uno che diceva "Le ragazze che ho desiderato." Lo aprii e cominciai a sfogliare i cartoncini. Lo richiusi subito, sconvolto per aver riconosciuto i nomi scritti su ciascuno di essi. E poi, senza che mi venisse detto, sapevo esattamente dove mi trovavo.
Questa stanza inanimata con i suoi piccoli cartoncini, era un crudo resoconto catalogato della mia vita. Qui erano scritte le azioni di ogni mio momento, grandi e piccole, in tale dettaglio che la mia memoria non poteva eguagliare.
Un senso di meraviglia e curiosità, mischiata ad orrore, saliva in me man mano che iniziavo a caso l'apertura dei cassetti e ne esploravo il loro contenuto.
Alcuni portarono gioia e dolci ricordi, altri, un senso di vergogna e di rimpianto così intenso che mi guardavo dietro le spalle per vedere se qualcuno mi stesse osservando.
Un documento con la scritta "Amici" era a fianco di un'altro sul quale era scritto "Amici che ho tradito".

I titoli andavano dal mondano al definitivamente strano. "Libri che ho letto", "Bugie che ho detto", "Conforto che ho dato", "Barzellette con le quali ho riso". Alcuni erano quasi divertenti nella loro esattezza: "Le cose che ho urlato i miei fratelli". Altri dei quali non avrei potuto ridere: "Le cose che ho fatto mentre ero arrabbiato", "Cose che ho mormorato a fior di labbra a miei genitori".
Non finivo di sorprendermi dal loro contenuto e spesso c'erano più cartellini di quanto mi aspettassi. A volte meno di quanto sperassi.
Ero sopraffatto dall'enorme volume di cose che avevo vissuto nella vita.
Com'era possibile che avessi avuto il tempo nei miei anni vissuti, da poter riempire ciascuno di questi migliaia o addirittura milioni di cartoncini?
Ma ognuno di essi confermava questa verità. Ciascuno era scritto di mio pugno. Ognuno recava la mia firma.

Quando tirai fuori i cartoncini contrassegnati con "Gli spettacoli televisivi che ho visto", mi resi conto di quanto crescevano smisuratamente. I cartoncini erano compatti, eppure dopo due o tre metri, non ne vedevo ancora la fine. Lo richiusi con vergogna, non tanto per la qualità degli spettacoli, ma per la quantità di tempo che sapevo rappresentavano.
Quando arrivai a un cassetto contrassegnato "Pensieri Lussuriosi", sentii un brivido correre attraverso il mio corpo ... Tirai fuori un cartoncino aprendo il cassetto solo un centimetro, non volendo controllare le sue dimensioni.
Rabbrividii al suo contenuto dettagliato.
Mi sentivo male a pensare che un momento simile era stato registrato. Una rabbia animale mi pervase. 

Un pensiero dominava la mia mente: non si dovevano mai vedere queste carte! Nessuno doveva mai vedere questa stanza! Dovevo distruggerli!

In una folle frenesia aprii il cassetto per tirare fuori i cartoncini. .. Le sue dimensioni ora non importavano più. Dovevo svuotare il cassetto e bruciare i cartoncini...
Ma dopo averlo tirato e sbattuto sul pavimento, non ne usciva nemmeno un singolo cartoncino.
Cominciai a disperarmi e tirai fuori un cartoncino per strapparlo, ma scoprii che era duro come l'acciaio.
Sconfitto e completamente indifeso, tornai all'archivio poggiandovi contro la fronte, emettendo un lungo sospiro di autocommiserazione.

E poi lo vidi

Il titolo riportava: "Persone con le quali ho condiviso il Vangelo"
La maniglia era più brillante di quelle che la circondavano, più recente, quasi inutilizzata.
La tirai e una piccola scatola non più lunga di tre centimetri venne fuori. I cartellini contenuti non erano più numerosi delle dita di una mano.
E vennero le lacrime. 
Cominciai a piangere. Singhiozzi così profondi da far male, partivano dallo stomaco fino ad attraversarmi tutto. Caddi in ginocchio e cominciai a gridare. Piangevo per la vergogna e schiacciato da tutto il suo peso.
Le file di scaffali mi roteavano intorno agli occhi pieni di lacrime.
Nessuno avrebbe mai dovuto sapere di questa stanza. Dovevo chiuderla e nascondere la chiave.
Ma come mi asciugai le lacrime, Lo vidi.

No, non Lui per favore. Non qui. Oh, chiunque altro ma non Gesù. Guardavo impotente mentre lui iniziava ad aprire i cassetti e a leggere i cartellini.
Non potevo sopportare di vedere il Suo responso. Ma nei momenti che riuscivo a guardarlo in faccia, vedevo un dolore più profondo del mio. Sembrava andare intuitivamente ai cassetti peggiori. Perché doveva leggerli tutti? 
Alla fine si voltò e mi guardò dall'altra parte della stanza.
Mi fissava ma c'era pietà nel suo sguardo. Ma ciò non mi suscitava rabbia.
Chinai la testa, coprii il viso con le mani e comincia a piangere di nuovo.
Mi si avvicinò e mise un braccio intorno a me.
Avrebbe potuto dire tante cose. Ma non disse una parola. Semplicemente pianse con me.
Poi si alzò e si diresse verso il muro di cassetti.
A partire da una estremità della stanza, tirò fuori i cartoncini e, uno ad uno, cominciò a  scrivere il suo nome sopra il mio in ogni scheda.
"No!" Gridai correndo verso Lui.
Tutto quello che riuscivo a dire era:
"No, no", mentre cercavo di strappare i cartoncini dalle Sue mani...
Il suo nome non avrebbe dovuto finire su quelle schede.
Ma era lì, scritto in rosso così ricco, così scuro e così vivo. Il nome di Gesù copriva il mio.
Era scritto con il Suo sangue.
Egli si riprese delicatamente il cartoncino e con un triste sorriso ricominciò a firmare.
Non credo che riuscirò mai a capire come abbia fatto a finire così in fretta, ma l'attimo dopo l'ultimo cartoncino, lo sentii vicino al mio fianco. Egli mise una mano sulla mia spalla e disse:

"Tutto è compiuto"

Mi alzai, e mi guidò fuori dalla stanza. Non c'era serratura sulla porta. C'erano ancora cartellini da scrivere.  
"Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché  chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna". Giovanni 3:16


 

"Egli perdona tutte le tue iniquità e guarisce tutte le
 tue infermità,riscatta la tua vita dalla distruzione e ti
 corona di benignità e di compassioni"
Salmo 103: 3,4

Liberamente adattato da internet
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