Il pentimento | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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giovedì 13 ottobre 2011

Il pentimento

pentimento


       In Giudici 10 troviamo la testimonianza della lotta tra i figli d’Israele e i figli di Ammon. Il verso 6 descrive la condizione spirituale di Israele in quel momento.

Giudici 10:6
“Poi i figli d’Israele tornarono a fare ciò che è male agli occhi dell’Eterno e servirono i Baal e le Ashtaroth gli dèi della Siria, gli dèi di Sidone, gli dèi di Moab, gli dèi dei figli di Ammon e gli dèi dei Filistei; abbandonarono l’Eterno e non lo servirono più.”

     Come avevano fatto molte volte in passato, i figli d’Israele abbandonarono l’Eterno e servirono gli dèi delle varie nazioni vicine. Il Signore non era indifferente a questo comportamento. I versi 7-9 ci dicono:

Giudici 10:7-9
“Così l’ira dell’Eterno si accese contro Israele, ed egli li diede nelle mani dei Filistei e nelle mani dei figli di Ammon. In quell’anno essi molestarono ed oppressero i figli d’Israele; per diciotto anni essi oppressero tutti i figli d’Israele che erano di là dal Giordano, nel paese degli Amorei in Galaad. Poi i figli di Ammon passarono il Giordano per combattere anche contro Giuda, contro Beniamino e contro la casa di Efraim; e Israele si trovò in una grande avversità.”

      Il frutto del comportamento di Israele fu una grande avversità. Alla fine, le persone di cui avevano deciso di servire gli dèi divennero i loro stessi oppressori. Fortunatamente, nella loro avversità si rivolsero di nuovo al Signore. Il verso 10 ci dice:

Giudici 10:10
“Allora i figli d’Israele gridarono all’Eterno, dicendo: «Abbiamo peccato contro di te, perché abbiamo abbandonato il nostro DIO e abbiamo servito i Baal»”

      Come il figliol prodigo del vangelo di Luca decise di ritornare a casa confessando i suoi peccati – quando la terra un tempo ricca fu colpita dalla fame, così anche i figli d’Israele si rivolsero al Signore durante questa grande avversità e Gli confessarono i loro peccati. I versi 11-14 raccontano la risposta del Signore:

Giudici 10:11-14
“L’Eterno disse ai figli d’Israele: «Non vi ho io liberati dagli Egiziani, dagli Amorei, dai figli di Ammon e dai Filistei? Quando quelli di Sidone, gli Amalekiti e i Maoniti vi opprimevano e voi gridaste a me, non vi liberai io dalle loro mani? Nonostante ciò, mi avete abbandonato e avete servito altri dèi; perciò io non vi libererò più. Andate dunque a gridare agli dèi che avete scelto; vi salvino essi nel tempo della vostra avversità!»”
        Israele era il popolo eletto da Dio. Li aveva salvati ogni volta, sempre, solo per vedere che ancora una volta Lo tradivano. Ma Egli non li avrebbe più perdonati? Il Suo perdono era finito e avrebbe respinto Israele per sempre? I versi 15-16a narrano quello che fecero i figli d’Israele dopo la risposta del Signore:

Giudici 10:15-16a
“I figli d’Israele dissero all’Eterno: «Abbiamo peccato; fa’ a noi tutto ciò che ti pare, ma liberaci oggi, ti supplichiamo». Allora tolsero di mezzo a loro gli dèi stranieri e servirono l’Eterno.”

    La prima volta che Israele si rivolse al Signore GLI DÈI STRANIERI ERANO ANCORA DI MEZZO A LORO. Confessarono di aver peccato. Ma si erano VERAMENTE PENTITI quando stavano servendo ancora gli dèi stranieri? La confessione de peccati non significa necessariamente pentimento. Il pentimento autentico ha a che fare con il cuore ed è accompagnato da un cambiamento nel cuore. Nel verso 10 i figli d’Israele hanno confessato di aver peccato ma gli dèi stranieri erano ancora lì. Credo che proprio per questo motivo Dio indicò loro gli dèi quando disse “andate dunque a gridare agli dèi che avete scelto”. Questi dèi erano ancora lì!! Solo nel verso 16 Israele li ha allontanati e ha iniziato a servire di nuovo il Signore. Subito dopo questo leggiamo la reazione del Signore:

Giudici 10:16
“Allora tolsero di mezzo a loro gli dèi stranieri e servirono l’Eterno che si addolorò per la sofferenza d’Israele.”

      Non appena Israele si pentì veramente – e questo non era ovvio dalle loro rispettive azioni- Dio era lì per liberarli ancora una volta. Una volta pentiti, il Signore non poteva più prolungare la loro sofferenza. In giudici 11-12 ci viene descritto come Egli li liberò dai figli di Ammon. Non lo fece per aderire a principi morali o perché era sicuro che non si sarebbero più allontanati. Nel capitolo 13 vediamo infatti che ancora una volta andarono via. Lo fece perché li amava, ed erano tornati ancora una volta da Lui onestamente. Egli era lì, senza tener conto di cosa avevano fatto e di cosa avrebbero fatto in futuro.

1. Il cuore di Dio – il caso di Achab

Achab

      Adoro questo libro storico del’Antico Testamento. È come una piccola biografia che mostra come il Signore ha agito con molte persone, buone e cattive. Qui, in 1 Re, troviamo, tra le altre, la testimonianza di un re del male, il re Achab. 1 Re 16:30-33 e 21:25:

1 Re 16:30-33
“Achab, figlio di Omri, fece ciò che è male agli occhi dell’Eterno PIÙ DI TUTTI QUELLI CHE LO AVEVANO PRECEDUTO. Inoltre, come se fosse stata per lui un’inezia il seguire i peccati di Geroboamo figlio di Nebat, prese in moglie Jezebel, figlia di Ethbaal, re dei Sidoni, e andò a servire Baal e a prostrarsi davanti a lui. Eresse poi un altare a Baal nel tempio di Baal, che aveva costruito in Samaria. Achab fece anche un’Ascerah. ACHAB PROVOCÒ AD IRA L’ETERNO, IL DIO D’ISRAELE, PIÙ DI TUTTI IRE D’ISRAELE CHE L’AVEVANO PRECEDUTO.”

E 1 Re 21:25
“In verità non ci fu mai alcuno che si vendette a fare ciò che è male agli occhi dell'Eterno come Achab, perché era sospinto da sua moglie Jezebel. Egli si comportò in modo abominevole, andando dietro agli idoli, come avevano fatto gli Amorei che l’Eterno aveva scacciato davanti ai figli d’Israele.”

      Achab viene descritto come il più malvagio re d’Israele. Non ci fu nessun altro uguale a lui per malvagità. Elia affrontò questo re in 1 Re 21. In questo passo leggiamo:

1 Re 21:20-22
“Achab disse ad Elia: «Mi hai dunque trovato, o mio nemico?». Elia rispose: «Sì, ti ho trovato, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi dell’Eterno. Ecco, io farò venire su di te la sventura, spazzerò via i tuoi discendenti e sterminerò della casa di Achab ogni maschio, schiavo o libero in Israele. Renderò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di Nebat, e come la casa di Baasha, figlio d’Ahijah, perché tu mi hai provocato ad ira e hai fatto peccare Israele.”

      Questo fu il verdetto del Signore contro Achab. Lui e la sua famiglia non avrebbero fatto una buona fine. Tuttavia, non dobbiamo pensare che questo facesse piacere a Dio. Come dice Ezechiele 18:23:

Ezechiele 18:23
“Provo forse piacere della morte dell’empio?»; dice il Signore, l’Eterno, «e non piuttosto che egli si converta dalle sue vie e viva?”

      Il piacere di Dio non è nel giudicare il malvagio, ma nel vederlo pentirsi. Chiunque si penta è accettato da Lui. Ma sarebbe stato possibile anche per Achab, il più malvagio re d’Israele? I versi 27-29 narrano:

1 Re 21:27-29
“Quando Achab udì queste parole, si stracciò le vesti, si coperse il corpo con un sacco e digiunò; si coricava avvolto nel sacco e camminava dimesso. Allora la parola dell’Eterno fu rivolta ad Elia, il Tishbita, dicendo: «HAI VISTO COME ACHAB SI È UMILIATO DAVANTI A ME? POICHÉ SI È UMILIATO DAVANTI A ME, IO NON FARÒ VENIRE LA SCIAGURA MENTRE EGLI È IN VITA; ma manderò la sciagura sulla sua casa, durante la vita di suo figlio»”

      Il giudizio di Dio era su tutta la casa di Achab. Tuttavia, bastavano il suo pentimento e il fatto che si fosse umiliato davanti al Signore per rimandare il giudizio per tutto il male che lui e la sua famiglia avevano fatto. Sfortunatamente, la sua famiglia e anche lui in seguito continuarono a vivere nella malvagità – si veda per esempio 1 Re 22 e 2 Re 3:1-3 – e la decisione del Signore che Elia annunciò fu messa in pratica durante la vita di Joram, il figlio di Achab (vedere 2 Re 9-10).

2.     Il cuore di Dio: il caso di Manasse

Manasse

    Achab non fu il solo re d’Israele malvagio. Infatti, ci furono molti altri che si comportarono come lui. Uno di questi, re di Giuda questa volta, fu Manasse, figlio di Ezechia, che sfortunatamente non è noto per le stesse cose del padre. Leggiamo il riassunto di questo regno dato in 2 Cronache 33:2,9:

2 Cronache 33:2
“Egli [Manasse] fece ciò che è male agli occhi dell’Eterno, seguendo le abominazioni delle nazioni che l’Eterno aveva scacciato davanti ai figli d’Israele.”

E 2 Cronache 33:9
“Ma Manasse fece sviare Giuda e gli abitanti di Gerusalemme inducendoli a fare peggio delle nazioni che l’Eterno aveva distrutto davanti ai figli d’Israele.”

      Sembra che Manasse fosse l’equivalente di Achab in Giuda. Entrambi superarono in malvagità le nazioni che abitavano quel territorio prima! La malvagità di Manasse e del popolo fu affrontata dal Signore ma senza alcun risultato: non si PENTIRONO. I versi 10-11 narrano:

2 Cronache 33:10-11
“L’Eterno parlò a Manasse e al suo popolo, ma essi non prestarono attenzione. Allora [come conseguenza della loro risposta] l’Eterno fece venire contro di loro i capi dell’esercito del re di Assiria che presero Manasse con uncini al naso, lo legarono con catene di bronzo e lo condussero a Babilonia.”

      Il Signore provò a correggere il re e il popolo. Non voleva vedere quella fine per Manasse. Tuttavia, senza il pentimento questo fu inevitabile. Fortunatamente, come con i figli d’Israele in Giudici 10, la conseguente disgrazia fu anche un punto di svolta per Manasse, che iniziò in quel momento a cercare il Signore!

2 Cronache 33:12-13
“Quando [Manasse] si trovò nell’avversità, egli implorò l’Eterno, il suo DIO, e si umiliò profondamente davanti al DIO dei suoi padri. Quindi lo pregò e lo supplicò.”

      Quando Manasse era a Gerusalemme, in pace, Dio gli avrebbe parlato, ma Manasse non avrebbe ascoltato. Ora che era in catene fu Manasse ad iniziare a parlare a Dio, UMILIANDOSI PROFONDAMENTE DAVANTI A LUI. E vediamo se il Signore lo ascoltò:

2 Cronache 33:13
“e [dopo che Manasse si umiliò profondamente davanti al Signore] DIO ascoltò la sua supplica e lo ricondusse a Gerusalemme nel suo regno. Allora Manasse riconobbe che l’Eterno è DIO.”

      Quando fu a Gerusalemme, Manasse diventò di nuovo un difensore del male. Quando però si trovò in disgrazia e tornò dal Signore, Egli non iniziò a tener conto del male che questo re aveva fatto. Al contrario “ascoltò la sua supplica” e ricondusse il re pentito al suo trono.

3.     Il cuore di Dio: il caso di Ninive

Giona

      Questo caso è l’argomento del breve libro di Giona. Il Signore parlò a Giona e gli diede un compito specifico. I versi 1 e 2 narrano:

Giona 1:1-2
“E la parola dell’Eterno fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, dicendo: «Lèvati va’ a Ninive, la grande città e predica contro di lei, perché la loro malvagità è salita davanti a me»”

      Probabilmente tutti noi sappiamo cosa fece inizialmente Giona e come disobbedì a Dio,  il suo caso potrebbe certamente essere un altro caso di questo articolo. Tuttavia, nel capitolo 3 lo vediamo andare finalmente a Ninive:

Giona 3:1-4
“La parola dell’Eterno fu rivolta a Giona per la seconda volta, dicendo: «Lèvati, va’ a Ninive, la grande città, e proclama ad essa il messaggio che ti comando». Così Giona si levò e andò a Ninive secondo la parola dell’Eterno. Or Ninive, era una città molto grande davanti a Dio, di tre giornate di cammino. Giona cominciò a inoltrarsi nella città per il cammino di una giornata e predicando diceva: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta»”

      Quello che Dio voleva fare attraverso Giona era avvisare Ninive del giudizio che ci sarebbe stato se non si fossero pentiti. I versi 5-9 ci dicono come il popolo di Ninive ricevette l’avvertimento del Signore.

Giona 3:5-9
“Allora i Niniviti a credettero a DIO, proclamarono un digiuno e si vestirono di sacco, dal più grande al più piccolo di loro. Quando la notizia giunse al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. Per decreto del re e dei suoi grandi fece quindi proclamare e divulgare in Ninive un ordine che diceva: «Uomini e bestie, armenti e greggi non assaggino nulla, non mangino cibo e non bevano acqua; ma uomini e bestie si coprano di sacco e gridino a DIO con forza; ognuno si converta dalla sua via malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che DIO non si volga, non si penta e metta da parte la sua ira ardente e così noi non periamo»”

     Al contrario di Manasse, il popolo di Ninive PRESTÒ ATTENZIONE A CIÒ CHE DIO DICEVA e il re e i suoi grandi ordinarono a tutti di digiunare e di pregare. Il verso 10 ci dice cosa fece il Signore: 

Giona 3:10
“Quando DIO vide ciò che facevano [non solo le loro parole] e cioè che si convertivano dalla loro cattiva strada, DIO si pentì del male che aveva detto di far loro E NON LO FECE.”

      Dio si placò verso Ninive perché il popolo di Ninive SI ERA PENTITO.

4.     Conclusione

umiltà

      Sebbene il peccato ostacoli la via verso Dio, il pentimento la apre completamente. Anche in casi come quelli di Achab e Manasse questa strada fu completamente aperta quando si umiliarono davanti al Signore. La questione quindi non è se Dio ci perdonerà. Il suo perdono ci viene dato solo se c’è PENTIMENTO. Se abbiamo peccato, ci siamo PENTITI? Non solo con le parole, ma SINCERAMENTE nel cuore. Abbiamo sofferto e pianto per il peccato oppure continuiamo con lo stesso cuore indurito, ingannando noi stessi pensando che non c’è nessun problema e giustificando il peccato invece di pentirci? Ecco cosa suggerisce Giacomo:

Giacomo 4:8-10
“Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi; nettate le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o voi dal cuore doppio! Affliggetevi, fate cordoglio e piangete; il vostro riso si cambi in duolo e la vostra gioia in tristezza. Umiliatevi davanti al Signore, ed egli vi innalzerà.”

      In tutti i casi che abbiamo visto il pentimento è accompagnato da un cambiamento nel cuore, da una sofferenza per il peccato e dall’umiliazione davanti al Signore. Possa il Signore aprire i nostri occhi e possiamo noi aprire a Lui i nostri cuori, rendendoli trasparenti, senza parti nascoste, scuse e ragionamenti. Possano tutti quelli che non sono in questo abbraccio AVVICINARSI A LUI, PENTENDOSI, E ALLORA ANCHE LUI SI AVVICINERÀ A LORO.






"Abbi pietà di me, o DIO, secondo la tua benignità; per la tua grande compassione cancella i miei misfatti. Lavami completamente dalla mia iniquità e purificami dal mio peccato. Poiché riconosco i miei misfatti, e il mio peccato mi sta sempre davanti. Ho peccato contro di te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi, affinché tu sia riconosciuto giusto quando parli e retto quando giudichi."
(Salmo 51:1-4)

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