Non possiamo accampare alcuna scusa | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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domenica 30 dicembre 2012

Non possiamo accampare alcuna scusa

peccatore

Introduzione 



Se guardo indietro nella mia esperienza di giovane idealista, sensibile ai problemi, alle sofferenze ed alle ingiustizie di questo mondo, con un grande desiderio di lottare per porvi rimedio, debbo dire che conoscere la Bibbia mi ha fatto imparare un'importante lezione. E' questa: se vuoi risolvere veramente i mali del mondo devi affrontarli alla radice, e la radice di tutti i mali è ciò che la Bibbia chiama peccato, cioè la corruzione radicale dell'essere umano e la sua alienazione da Dio. Ogni altra misura per risolvere i mali del mondo, infatti, si rivela solo un temporaneo palliativo. L'apostolo Paolo, nella lettera ai Romani, dedica quasi tre capitoli a descrivere che cos'è il peccato contro Dio e quali ne siano le conseguenze. E' un argomento che per molti è piuttosto scomodo e spiacevole: molti, infatti, sono "allergici" a questo tipo di discorso e preferiscono magari predicatori che non ne parlino mai, che lo giustifichino o lo neghino. E non è neppure popolare parlare d radicale corruzione e degenerazione dell'essere umano. Alcuni preferirebbero predicatori compiacenti che parlano della bontà dell'uomo, piuttosto che di peccato. Se non lo facessi, però, renderei un tragico servizio a chi mi ascolta, lo illuderei e, chiudendogli gli occhi sulla realtà,  lo terrei solo lontano dalla salvezza in Cristo. L'apostolo Paolo parla del peccato con onesto, oggettivo, e crudo realismo. Potremmo considerare questi capitoli come una vera e propria inchiesta. Egli vuole provare che tutti gli uomini, siano essi giudei o pagani, sono sotto il dominio del peccato. Nella parte del discorso di Paolo che considereremo si parla di quei popoli che non conoscono la legge di Dio come è stata rivelata nella Bibbia. La sua tesi è che Dio ha rivelato Sé stesso e la Sua legge in modo sufficiente anche a loro e che per questo non possono accampare scuse davanti al giudizio di Dio per non aver potuto conoscere Lui e la Sua legge. In questi capitoli la descrizione del peccato umano è dura e cruda, ed essa vien fatta con un'insistenza al limite del morboso. Ringraziamo però Dio che Egli lo faccia, un'immagine superficiale e frettolosa del peccato non condurrà mai ad apprezzare tutta la rilevanza della grazia che ci viene offerta in Gesù Cristo. Noi tendiamo infatti sempre a trovare delle scusanti per il nostro discutibile comportamento. Spesso consideriamo con leggerezza la violazione della legge di Dio come se fosse qualcosa di trascurabile che certo non ci preclude il favore di Dio. Pensiamo che dopo tutto sia compito di Dio il perdonare! Comprendere però la gravità del peccato umano e che non esiste alcun perdono a buon mercato è essenziale per non farci illusioni e per non avere brutte sorprese quando ci presenteremo davanti a Dio.
Leggiamo così il testo di Romani 1:18-32

I. Inescusabili

creazione
Il primo punto che il nostro testo presenta è che nessuno al mondo potrà trovare scuse sufficienti davanti a Dio per dire "Io non sapevo". E' proprio vero? Pensando alle moltitudini che non conoscono il messaggio della Bibbia, saremmo tentati di affermare il contrario: "Sono scusabili perché ignoranti". Ogni essere umano però ha ricevuto da Dio quel tanto di luce che gli permette di desiderarne di più. Si, perché:


1. Esiste una rivelazione naturale per cui si può conoscere Dio. Sebbene nella sua essenza Dio sia incomprensibile e trascenda al sommo grado ogni pensiero umano, Egli si da ad intendere attraverso le cose che Egli ha creato (nella natura), nella coscienza umana ed attraverso le lezioni della storia. Iddio rivela Sé stesso in due modi con una rivelazione naturale o generale ed una speciale. La rivelazione generale è la verità che Dio rivela a tutti gli esseri umani senza distinzione, quella speciale attraverso Gesù Cristo nel contesto della Bibbia. Si, Iddio rivela Sé stesso chiaramente attraverso la maestà e la bellezza del creato. Quando noi osserviamo la meraviglia di una notte stellata o la vasta distesa dell'oceano, oppure una catena montuosa, noi Lo possiamo conoscere allo stesso modo in cui possiamo conoscere un architetto vivendo in una casa che lui stesso ha progettato. Dio poi rivela Sé stesso attraverso la nostra coscienza. Paolo nota che i pagani, che non posseggono la legge degli Ebrei, pur conoscano in linea di massima la differenza che esiste fra bene e male. Anche se essi non possiedono la legge rivelata della Bibbia, pure essi sono in grado di distinguere il giusto dallo sbagliato. Il fatto però che lodiamo ciò che è giusto e proibiamo ciò che è sbagliato, riflette la rivelazione generale di Dio presente nella nostra coscienza. Infine, sono pure gli eventi e le esperienze della storia che ci rivelano Dio. Coloro che descrivono il sorgere ed il cadere delle civiltà inevitabilmente associano al successo e al fallimento di quella cultura le caratteristiche morali e spirituali in essa manifestate. Come Colui che controlla i destini dei popoli, Dio manifesta il Suo carattere su nei suoi giudizi sulle nazioni, e questo tutti lo possono osservare. Però, nonostante questa rivelazione noi:


2. Non abbiamo agito di conseguenza, non abbiamo "ritenuto opportuno" conoscere Dio. Noi tutti viviamo nell'ordinamento creato da Dio come testimoni del Suo potere e della Sua divinità, coscienti della differenza fra giusto e sbagliato, e in grado di dare una valutazione agli eventi della storia. Attraverso queste esperienze conosciamo Dio e acquisiamo alcuni suoi elementi nelle qualità che danno significato e proposito alla realtà. Ogni persona sa non solo che Dio esiste, ma pure conosce il carattere di Dio.
Il fatto è che noi "soffochiamo" questa nostra conoscenza naturale di Dio, e questo non significa semplicemente negare un fatto, ma respingere personalmente Dio stesso e non rendergli l'onore che Gli è dovuto. Potremmo avere "un cuore che intende, potremmo "glorificarlo", cioè onorarlo, rispettarlo, amarlo, cercarlo, potremmo ringraziarlo sulla base della conoscenza che ci è disponibile, ma non lo facciamo, per questo veniamo dichiarati colpevoli. Come dice il salmo: «Lo stolto ha detto nel suo cuore: Non c'è Dio».


3. Un rifiuto della luce. Se la consideriamo bene, però, l'ignoranza è un rifiuto di essere illuminati, una volontà deliberata di tenersi lontani dalla luce. Per noi che siamo molto di più che esseri "allo stato naturale", siamo ancora di più colpevoli. L'umanità in rivolta contro Dio resta così sorda al chiaro linguaggio della creazione, della coscienza e delle Scritture (la legge). Si tappa gli orecchi e gli occhi. "Soffoca" una verità che non chiede che di esprimersi. E' proprio perché l'essere umano sa di essere peccatore che egli sempre cerca di sopprimere questa conoscenza di Dio. Egli preferisce "non pensarci", "evitare il discorso", "distrarsi", "evitare tutte le occasioni di essere esposto a questo argomento scottante", trovare abili "spiegazioni diverse" per mascherare il vero problema.

II. Evidenti conseguenze

abbandono
Un tale comportamento non può che produrre delle conseguenze,  Dio ci avverte e ci dice che contravvenire alla Sua legge non rimarrà impunito, che questo comporterà sempre conseguenze negative di carattere penale, conseguenze che la Bibbia chiama appunto "ira di Dio". Paolo insiste sul fatto che la gravità del peccato debba essere misurata proprio dalla forza della reazione che esso provoca da parte di Dio. Dio non è indifferente al peccato. Esso suscita sempre la Sua avversione e la Sua ripugnanza. Il peccato è un affronto alla santità di Dio, è un attentato alla Sua maestà, e l'espressione 'ira di Dio' indica il giusto riversarsi dello sfavore divino sul peccatore. L'ira di Dio non è un giudizio automatico sul peccato ad opera di un anonimo computer cosmico, ma è la risposta intensa e personale al peccato, che sorge dall'animo stesso di Dio, anche se evidentemente non è la stessa cosa che quelle spesso indegne emozioni associate con la parola "ira" per l'essere umano. Dio non è un'ozioso spettatore degli eventi del mondo, ma è dinamicamente attivo nelle vicende umane. Il commettere il peccato è costantemente segnato dal giudizio di Dio. In che cosa si manifesta? Ce lo rivela questa stessa Parola.

1. L'abbandono da parte di Dio 

Una prima conseguenza è che Dio ci ha abbandonati. Si, abbandonati, che significa? Questa terribile frase appare per ben tre volte nel nostro testo. "Dio li ha abbandonati all'impurità nelle concupiscenze dei loro cuori", "Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami". E vero: visto che gli uomini amano così tanto sguazzare in ciò che è peccato, che ci sguazzino pure, e poi vedranno! Quello che vogliono avranno! Vogliono soddisfare le proprie voglie, le soddisfino! "E siccome non ritennero opportuno conoscere Dio, Dio li ha abbandonati ad una mente perversa". L'essere umano abusa dell'intelligenza che ha ricevuto per stabilire la propria autonomia, ma con l'unico risultato di pervertire e di disonorare la propria intelligenza, giungendo non all'emancipazione da Dio, ma al proprio degrado. Non vi è punizione più terribile dell'essere abbandonati a sé stessi e al destino che ci siamo scelti. Vi sono alcuni che si lamentano che Dio non si prenda cura di loro e che non risponda alle loro preghiere. E che pretendono? Che Dio corra al loro aiuto quando non si sono mai preoccupati di conoscere la Sua Persona e la Sua volontà? Che pretendono quando essi persistono a rimanere lontano da Lui e a fare ciò che a loro più aggrada? Dio li ha di fatto abbandonati perché loro nei fatti hanno abbandonato Dio e rifiutano di convertirsi. E' questo cattivo ed ingiusto? Per alcuni certo questo può preludere alla rovina, ma per altri può essere un'esperienza pedagogica. Il Signore, in un certo senso, permette che l'uomo ribelle faccia "le proprie esperienze" affinché, una volta deluso, stanco della sua condotta e disperato, venga a gettarsi nelle braccia di Colui che vuole il suo bene. Nella parabola del figliol prodigo il figlio chiede a suo padre quello che gli spetta solo per spassarsela, ma dovrà ben presto gustare il sapore amaro delle sue scelte. "Ritornerà in sé stesso", però, e tornerà a Suo Padre, contrito ed umiliato per chiedere perdono. Non lo farà più una seconda volta.

2. Ottenebramento del cuore 

Il testo dice: "sono divenuti insensati nei loro ragionamenti e il loro cuore senza intendimento si è ottenebrato". Quando noi respingiamo la verità, è inevitabile accogliere la menzogna. Non si può rimanere neutrali. Gesù disse: "O con me o contro di me". L'assenza della verità assicura sempre la presenza dell'errore. Dobbiamo pure pensare qualcosa, e quando mettiamo al bando la verità che è luce scegliamo di muoverci al buio. Gli idolatri respingono il Dio vivente per infatuarsi di simulacri impotenti e vuoti: giungono ad adorare statue oppure a mettere l'uomo come valore ultimo di ogni cosa. Questo fare insensato non può che condurre alla delusione e alla disperazione. Eppure molti giustificano l'idolatria e l'ateismo con abili ragionamenti dall'apparenza di grande sapienza, e molti altri rimangono affascinati dai ragionamenti della sapienza di questo mondo. E' però un errore fatale perché la ragione senza la luce di Dio è corrotta e porta il cuore umano a vagare nel buio e così ad abituarvisi, tanto da fargli perdere la sensibilità,  l'intendimento, alla stessa luce, quando essa gli si presenta. Anzi, peggio, respinge la luce cercando di dimostrare con abili ragionamenti che essa è inutile illusione, come il cieco che con grandi ragionamenti cerca di convincere chi ci vede che la luce non esiste e che essa è solo il frutto della sua fantasia! Si, "Dichiarando di essere savi, sono diventati stolti". Un commentatore ha giustamente scritto: "Per l'essere umano è impossibile un'autentica conoscenza senza Dio, perché la verità si muove nel contesto di Dio e da Lui deriva. E' proprio perché l'uomo rifiuta di riconoscere questa fonte, ed insiste sull'originalità della propria interpretazione dei 'fatti allo stato grezzo' dell'universo, che la sua conoscenza viene avvelenata dall'errore fatale di questo pregiudizio religioso, cioè che non esista un Creatore indipendente a cui debba ogni suo singolo respiro".

3. Idolatria

Respingendo il Dio vivente, hanno elevato creature al rango divino per adorarle e per servirle; l'idolatria, il dare ad oggetti o persone valore supremo, mentre sono fallaci, limitate, mortali e transitorie, è davvero la prova ultima della follia umana. Dare valore ultimo a qualunque aspetto della realtà umana diventa così il più grande peccato, essi veramente cambiano la verità di Dio in menzogna. Il peccato non ha distrutto le capacità religiose dell'essere umano, esso le ha deviate dal Dio vivente, cosicché ora egli preferisce rendere culto a deità finite, di propria invenzione. Per questo la religiosità naturale non è considerata da Dio accettabile e vera pietà,  perché tutte le pretese religiose dell'uomo sono fondate su una falsa immagine che ci siamo formati di Dio, e quindi la religione naturale non dà gloria a Dio. Essa non può nemmeno essere espressione di ringraziamento verso Dio. Come può infatti la persona naturale vedere Dio come l'autore benevolente di ogni bene? Egli ha scelto di vivere indipendentemente da Lui in un mondo di incertezze, che lo lascia libero di celebrare la sua "buona fortuna", o di lodare la propria chiaroveggenza, a seconda di come la sua fantasia lo guida.

4. Perdita del senso del "naturale" 

Respingere Dio e la Sua legge di vita buona e santa, dà adito, poi, ad una conseguenza molto chiara oggi: la perdita del senso di ciò che è "secondo natura", cioè di ciò che Dio aveva stabilito come giusto. Quando si negano le norme oggettive di comportamento che Dio ha stabilito, tutto diventa ammissibile, tutto diventa "normale" e giustificabile, perché ciò che è giusto e sbagliato dipende ora dal nostro arbitrio, dai nostri gusti, dalle nostre preferenze, dal nostro immediato tornaconto. E' allora che l'essere umano si degrada al massimo grado. La Parola di Dio qui parla dell'omosessualità maschile e femminile. I rapporti sessuali fra persone dello stesso sesso sono un'aberrazione, un abuso, un controsenso, qualcosa che Dio non aveva mai previsto (anzi condannato) e che vanno persino contro ogni logica fisiologica. Questi ed altri abusi della sessualità umana sono un segno, non senza tragiche conseguenze, del grave disordine e degrado in cui siamo caduti. Paolo ha davanti la degenerazione morale del mondo antico, il vizio sessuale che il paganesimo, lungi dal reprimere, attivamente promuoveva. Non è diverso oggi. Le degenerazioni sessuali sono segno di paganesimo. Oggi la prevalenza sempre in aumento, delle perversioni sessuali, considerate con compiacimento dai "progressisti", come "interessanti varianti", non è altro che il temibile segno dell'ira di Dio su una civiltà che si vanta del suo carattere "post-cristiano". In fondo però, è lo stesso corpo umano che così viene disonorato come pure disonorata viene la sessualità che era un dono di Dio da usarsi nei limiti che Egli stesso ha posto. Valicare questi limiti significa cadere in un disordine che va sempre a nostro danno, con gravi conseguenze sia oggi che domani presso Dio. Non dimentichiamo mai il terribile giudizio esemplare di Dio sulle città di Sodoma e Gomorra.

5. Disordine sociale 

Le conseguenze della ribellione a Dio non riguardano certamente solo la sfera sessuale. Il disordine, il disturbo nel rapporto primario dell'essere umano, quello verso Dio, lo conduce naturalmente al disturbo nei suoi rapporti con i propri simili. E' tutto il buon ordine della società umana che salta e che la legislazione civile, i tribunali, e la polizia riescono a malapena a tenere a freno. Infatti, quando Dio guarda gli uomini, che cosa vede? Dappertutto empietà,  ingiustizia, ingratitudine, orgoglio, follia, idolatria, dissolutezza, sregolatezza, malvagità, menzogna ecc. E' la più lunga lista di peccati che Paolo riporti. Non è certo completa, e ciascuno la può completare a piacimento. Nessun problema a inventare nuove perversioni e crimini: nella lista che fa l'apostolo vi è anche infatti la categoria degli "ideatori di cose malvagie", basta vedere la fantasia che a questo riguardo hanno i criminali, ma anche gli "innocenti" soggettisti e registi dei film di crimine e di orrore, i quali danno "ottimi suggerimenti" alla perversità umana. Tutto questo dà la terrificante impressione di quei peccati che hanno reso schiavo il mondo nel caos morale. L'inumanità dell'uomo dà una prova sconvolgente alla dottrina riformata della corruzione totale dell'essere umano. Nessun valore morale ultimo viene conservato da coloro che respingono la fede in Dio come "una sopravvivenza anacronistica della superstizione medioevale". Senza Dio ogni etica è come se edificasse sulla sabbia.

III. Aggravanti

condanna
A tutto questo c'è anche un'aggravante, la pertinacia, l'ostinazione. Sanno che tutto questo disordine produce la morte (il decreto divino di condanna), ma con atteggiamento di sfida verso di Lui (ribellione) persino incoraggiano tali comportamenti! Il fatto che la legge di Dio sia radicata nella coscienza umana significa che nessuno può peccare con una coscienza libera dal senso di colpa. Il senso di colpa e la coscienza della giusta condanna di Dio non risulta così essere un deterrente che impedisca di peccare, perché siamo innamorati della nostra concupiscenza. E' lo stesso per la pena di morte in alcune legislazioni. Nonostante la pena di morte il crimine non si arresta. Continuano lo stesso ad ammazzare, non è per nulla un deterrente per il crimine. Ecco così che non solo si continua a commettere crimini, ma pure si applaude chi fa le cose che sappiamo essere sbagliate! E' il terribile punto culminante di tutto il discorso di Paolo. L'essere umano gode del peccato semplicemente perché è male, e si rallegra nell'osservare che altri si trovano nello stesso suo stato di condanna.

Conclusione

umiliarsi
Un quadro cupo quello qui descritto? Si, ma è molto più salutare essere realisti e non farci illusioni. Nessuno può giustificarsi e trovare scusanti. Abbiamo tutti ricevuto abbastanza conoscenza di Dio e della Sua legge per desiderare conoscerne di più e per conformarci ad essa. E non onorare Dio come Gli è dovuto provoca temibili conseguenze qui e per l'eternità. L'ira divina è giustificata. Con Dio non si scherza. E' da stolti e da irresponsabili autolesionisti rifiutare quanto ci è rivelato per abbracciare comode quanto ingannevoli "concezioni alternative". Quale deve essere la nostra reazione difronte a questa rivelazione? Solo abbassare il capo, pieni di vergogna e di rincrescimento, "tornare in noi stessi" come il figliol prodigo ed avviarsi sulla via che ci porta "alla casa del Padre" per chiederGli perdono e la grazia della riabilitazione ai Suoi occhi. O questo o la nostra definitiva riprovazione e condanna inappellabile. Faremo meglio a prendere sul serio la Parola che Dio ci rivela!


Tratto da http://www.riforma.net



"Ma l'Eterno è il vero DIO egli è il DIO vivente e il re eterno. Davanti alla sua ira trema la terra e le nazioni non possono reggere davanti al suo sdegno."
(Geremia 10:10)
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