Introduzione
Il racconto inizia dicendo: "C'era un uomo nella regione montuosa di Efraim che si chiamava Mica". Allora
gli Amoriti avevano rifiutato alla tribù di Dan il transito che avrebbe
permesso loro di accedere a Gerusalemme e li aveva costretti ad
ammassarsi nella regione attorno al monte Efraim. E' triste quando il
popolo di Dio permette al mondo di relegarli in una posizione scomoda.
I Daniti, così, non potevano raggiungere Gerusalemme. Da questo vengono
i problemi che stiamo per esaminare.
Giudici 17:1-13. Culto idolatra nella casa di Mica in Efraim. 1 C'era un uomo nella regione montuosa di Efraim che si chiamava Mica. 2
Egli disse a sua madre: «I millecento sicli d'argento che ti hanno
rubato e a proposito dei quali hai pronunziato una maledizione, e l'hai
pronunziata in mia presenza, ecco, li ho io; quel denaro l'avevo preso
io». Sua madre disse: «Il Signore ti benedica, figlio mio!» 3
Egli restituì a sua madre i millecento sicli d'argento, e sua madre
disse: «Io consacro al SIGNORE, di mano mia, quest'argento a favore di
mio figlio, per farne un'immagine scolpita e un'immagine di metallo
fuso; e ora te lo rendo». 4 Quando egli ebbe
restituito l'argento a sua madre, questa prese duecento sicli e li
diede al fonditore, il quale ne fece un'immagine scolpita, di metallo
fuso, che fu messa in casa di Mica. 5 Così
quest'uomo, Mica, ebbe una casa per gli idoli; fece un efod e degli
idoli domestici e consacrò uno dei suoi figli, che teneva come
sacerdote. 6 In quel tempo non vi era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio. 7 Vi era un giovane di Betlemme di Giuda, della famiglia di Giuda, il quale era un Levita, e abitava in questo luogo. 8
Quest'uomo partì dalla città di Betlemme di Giuda, per cercare un luogo
adatto dove stabilirsi; e, cammin facendo, giunse nella regione
montuosa di Efraim, alla casa di Mica. 9 Mica gli
chiese: «Da dove vieni?» Quello gli rispose: «Sono un Levita di
Betlemme di Giuda e vado a stabilirmi dove troverò un luogo adatto». 10
Mica gli disse: «Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò
dieci sicli d'argento all'anno, un vestito completo e il vitto». Il
Levita entrò. 11 Egli acconsentì a stare con quell'uomo, che trattò il giovane come uno dei suoi figli. 12 Mica consacrò quel Levita; il giovane gli servì da sacerdote e si stabilì in casa sua. 13 Mica disse: «Ora so che il SIGNORE mi farà del bene, perché ho questo Levita come mio sacerdote».
Giudici 18:1-6. I Daniti, alla ricerca di un territorio, rubano l'idolo di Mica. 1
In quel tempo, non vi era re in Israele; e in quel medesimo tempo, la
tribù dei Daniti cercava un suo territorio per stabilirvisi, perché,
fino a quei giorni, non le era toccata alcuna eredità fra le tribù
d'Israele. 2 I figli di Dan mandarono dunque da Sorea
e da Estaol cinque uomini della loro tribù, scelti fra loro tutti,
uomini valorosi, per esplorare ed esaminare il paese; e dissero loro:
«Andate a esaminare il paese!» Quelli giunsero nella regione montuosa
di Efraim, alla casa di Mica e pernottarono in quel luogo. 3
Quando furono in prossimità della casa di Mica, riconobbero la voce del
giovane levita; e, avvicinatisi, gli chiesero: «Chi ti ha condotto qua?
Che fai in questo luogo? Perché sei qui?» 4 Egli disse loro quello che Mica aveva fatto per lui e aggiunse: «Mi stipendia e io gli servo da sacerdote». 5 Quelli gli dissero: «Consulta Dio, affinché sappiamo se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà successo». 6 Il sacerdote rispose loro: «Andate in pace; il viaggio che fate è sotto lo sguardo del SIGNORE».
Giudici 18:14-21. 14 Allora i cinque uomini che erano andati a esplorare
il paese di Lais dissero ai loro fratelli: «Sapete voi che in questa
casa c'è un efod, ci sono degli idoli domestici, un'immagine scolpita,
di metallo fuso? Considerate ora quello che dovete fare». 15 Essi si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, alla casa di Mica, e gli chiesero come stava. 16 I seicento uomini dei figli di Dan, armati per la guerra, si misero davanti alla porta. 17
Ma i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese salirono,
entrarono in casa, presero l'immagine scolpita, l'efod, gl'idoli
domestici e l'immagine di metallo fuso, mentre il sacerdote stava
davanti alla porta con i seicento uomini armati. 18
Quando furono entrati in casa di Mica ed ebbero preso l'immagine
scolpita, l'efod, gli idoli domestici e l'immagine di metallo fuso, il
sacerdote disse loro: «Che fate?» 19 Essi gli
risposero: «Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e ci farai
da padre e da sacerdote. Che è meglio per te, essere sacerdote in casa
di un uomo solo, oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia
in Israele?» 20 Il sacerdote si rallegrò nel suo cuore; prese l'efod, gl'idoli domestici e l'immagine scolpita e si unì a quella gente. 21 Così si rimisero in cammino, mettendo davanti a loro i bambini, il bestiame e i bagagli.
IL LEVITA
La storia ci chiarisce quali fossero le condizioni sociali in cui viveva Israele in quel tempo, in cui ciascuno faceva quel che gli pareva meglio e non c'era re in Israele. Comprendiamo che Mica non era in grado di raggiungere Gerusalemme. Decide così di costruirsi una replica del tempio nella sua stessa proprietà. Per questo decide di costruire un edificio che gli sembri appropriato, lo fornisce di tutto ciò che era prescritto per il tabernacolo, arredamenti, efod e tutto il resto. Vi include, però, anche oggetti della pietà popolare, dei terafim, immagini religiose che Dio aveva proibito.E' indubbiamente in buona fede. Fa quel che gli sembra meglio. Prende un poco del mondo ed un poco di Israele, ciò che era stato rivelato da Dio, e lo mescola. Ritiene di fare qualcosa che sarebbe "sicuramente" piaciuto al Signore. Poi, naturalmente, diventa indicibilmente felice quando s'imbatte in un giovane predicatore itinerante che proveniva da Betlemme, un Levita, della tribù di Giuda. Questo giovane non era soddisfatto di ciò che veniva provveduto ad ogni levita, così era partito per vedere se avesse potuto, da qualche parte, trovare una migliore sistemazione. Voleva avere maggiori opportunità di quelle che gli erano state offerte, e così giunge alla casa di Mica. Gli viene così offerto di diventare il sacerdote del nuovo tempio. «Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò dieci sicli d'argento all'anno, un vestito completo e il vitto». Per quel giovane certamente quell'offerta era stata una ghiotta opportunità, così decide di accettarla e di rimanere con Mica, anche se questo avrebbe per lui significato fare dei compromessi con l'idolatria.
Arrivano però i Daniti. Avrebbero dovuto combattere per liberarsi degli Amoriti, ma il compito sembra loro troppo difficile. Vogliono trovare qualcuno che sia più facile da rimuovere. Arrivano alla casa di Mica e il Levita dice loro di procedere con fiducia. Scoprono così gente simile a quella di Sidone a Laish. Erano pacifici e nessuno li proteggeva. Considerano allora che il loro territorio sarebbe stato un buon posto per stanziarsi, dato che poteva essere conquistato facilmente. Quando arrivano con gli uomini mandati a conquistare quest'area pensano che, dato che hanno trovato questo territorio con l'aiuto del giovane levita, sarebbe stato splendido averlo sempre con loro. Entrano così nella casa di Mica, si appropriano di tutte le cose che aveva fatte (e che gli erano costate molti denari) perché le valutano almeno 200 sicli. Si prendono tutto e persuadono il levita a seguirli e lui lo fa perchècosì vede aprirsi una nuova opportunità. Certo servire un'intera tribù è un onore maggiore che servire un solo uomo, pensa, avrebbe potuto servire così tante persone! Cosa "indubbiamente saggia" da farsi e la giustifica. Senza alcuno scrupolo di coscienza passa così al nuovo "datore di lavoro" e fa finta di non vedere quando i Daniti portano via a Mica tutti gli arredi sacri dalla cappella che aveva fatto costruire. Per proteggersi, poi contro sgradite sorprese, si pone nel più bel mezzo delle truppe danite che così lo attorniano.
PRAGMATISMO
In che modo potremmo considerare tutto questo e come potremmo applicarlo alla nostra generazione? Non sbaglierei di molto se chiamassi tutto questo religione utilitaristica e cristianesimo di comodo. Pure un Dio di comodo? Vorrei attrarre l'attenzione sul fatto che noi viviamo in un tempo in cui la filosofia dominante è il pragmatismo. Comprendete che cosa intendo per pragmatismo? Pragmatismo è quella concezione secondo la quale è vero "ciò che funziona". Se ha successo è buono. Il criterio per verificare ogni pratica, ogni principio, ogni verità, ogni dottrina è "se funziona", se "ha successo", se "raggiunge dei risultati". Secondo questa prospettiva, coloro che Dio ha onorato di più nella storia dovrebbero essere considerati soltanto dei "grandi falliti".Noè, per esempio, certamente era un grande costruttore di imbarcazioni, ma la sua attività principale non era la cantieristica navale, ma la predicazione. Come predicatore, però, era un grande fallimento. Sette soli convertiti in 120 anni non lo chiamereste certo un successo. "Sicuramente" il suo approccio alla predicazione non era molto efficace... Gran parte delle agenzie evangelistiche gli avrebbero gentilmente suggerito di "cambiare mestiere" perché la predicazione "non era il suo forte". Meglio sarebbe stato per lui mettere su una ditta per costruire imbarcazioni che insistere a predicare...
Pensate poi ad un altro grande "fallimento", un uomo di nome Geremia. Certo la sua predicazione era di prima qualità, ma i risultati di questa predicazione lasciavano molto a desiderare. Se doveste misurare statisticamente i successi di Geremia, arrivereste al massimo allo zero virgola... Non riesce a persuadere il popolo, perde credibilità con la corte, persino l'associazione dei profeti gli vota contro e non vogliono avere a che fare con lui. I risultati del ministero di Geremia sono di fatto del tutto fallimentari. L'unico che sembra essere contento di lui è Dio, altrimenti Geremia sarebbe da considerarsiè uno che "combina ben poco".
Consideriamo poi un personaggio ben conosciuto, il Signore Gesù Cristo: un fallimento da tutti i punti di vista. Non è riuscito ad organizzare alcuna chiesa o denominazione. Non è stato capace di mettere su una scuola e nemmeno un'agenzia missionaria. Non ha mai pubblicato alcun libro. Non è mai stato veramente in grado di utilizzare i vari criteri e strumenti che noi riteniamo così utili. No, non sto facendo del sarcasmo, essi sono utili. Gesù ha predicato per tre anni, ha guarito migliaia di persone, sfamato migliaia d'altre, e alla fine sono rimaste solo 120, forse 500 persone alle quali si dice che si sia rivelato dopo la Sua risurrezione. Il giorno poi in cui è stato arrestato, un uomo dice: "Anche se tutti ti abbandonassero, io sarei pronto a morire per te". Gesù guarda così a quest'unico e gli dice: "Pietro, tu non conosci il tuo stesso cuore. Prima che il gallo canti domattina, mi avrai rinnegato per ben tre volte". E' così che tutti lo abbandonano e fuggono. Se consideriamo Gesù dal punto di vista dei criteri di successo in auge nella nostra generazione, non potremmo che concluderne che Gesù sia stato un unico e grande fallimento. La questione, ora, è questa: quale è il criterio secondo il quale dobbiamo giudicare se la nostra vita ed il nostro ministero siano "di successo"? La domanda che vi dovete porre è "Dio, è il fine oppure il mezzo?". La nostra generazione valorizza molto le scelte di successo. Fintanto che uno "realizza" qualcosa, allora la nostra generazione è pronta a dirgli: "Ben fatto!".
Dobbiamo così chiedere a noi stessi, quando iniziamo il nostro ministero, il nostro pellegrinaggio, il nostro cammino: "Saremo noi come il levita che ha servito Dio per dieci sicli ed un vestito completo?". Potremmo servire gli uomini in nome di Dio, più che Dio stesso? Quell'uomo era un levita ed eseguiva rituali religiosi, cercava un posto di lavoro, ambiva al pubblico riconoscimento, un luogo che potesse dargli accoglienza, un luogo che potesse dargli sicurezza, un luogo dove avrebbe potuto brillare nei termini di quei valori che egli considerava importanti. Ci sapeva fare con le attività religiose e quindi lui aspirava ad avere un lavoro in campo religioso. Non sorprende, quindi, che sia stato molto contento quando Mica gli offre quell'opportunità. Aveva deciso che egli valeva dieci sicli ed un vestito completo, ed era pronto a vendersi a chiunque glielo avesse garantito. Se poi qualcuno fosse sopraggiunto e gli avesse offerto di più, egli avrebbe cambiato padrone. Egli, però, metteva un valore per sé stesso e credeva che le sue attività religiose fossero solo un mezzo in vista di un fine. Con gli stessi criteri, per lui anche Dio era uno strumento per giungere ad un fine.
L'UMANISMO
Ora, per poter comprendere le implicazioni di questo racconto oggi, dobbiamo risalire a 150 anni fa circa, ad un massiccio attacco frontale che è stato sferrato alla fede cristiana. Proprio dopo il grande risveglio americano con Finney, dopo che lo Spirito Santo era stato meravigliosamente riversato in diverse parti del nostro paese, in Europa il Cristianesimo viene apertamente attaccato dall'Alta Critica. Darwin postula la sua teoria sull'evoluzione, certi filosofi l'adattano alle loro filosofie, ed i teologi l'applicano alle Scritture. Sono gli anni 50 dell'Ottocento e la Parola di Dio subisce un attacco senza precedenti. Satana, è vero, non aveva mai cessato di insidiarla in vari modi. Era evidentemente, però, giunto il tempo di mettere in questione la legittimità stessa del Libro e della Chiesa. Voltaire affermava che avrebbe visto la Bibbia, nell'arco della sua vita, diventare un semplice relitto, un oggetto da porre solo nei musei, che essa sarebbe stata del tutto discreditata e distrutta da argomentazioni incontrovertibili.
L'effetto? La filosofia del momento diventa l'umanismo. L'umanismo lo si potrebbe definire come un'affermazione filosofica che dichiara che il fine dell'esistenza è la felicità dell'uomo.
La ragione dell'esistenza è la felicità umana. Ora, secondo
l'umanesimo, la salvezza sarebbe semplicemente la questione di trarre dalla
vita tutta la felicità possibile. Se foste influenzati da un pensatore
come Nietzsche pensereste che la sola vera soddisfazione nella vita è
il conseguimento del potere, che il potere trova in sé stesso la
propria giustificazione e che, dopo tutto, il mondo intero è come una
giungla dove sopravvive il più forte. Tocca quindi all'uomo perseguire
la propria felicità, diventare potente attraverso ogni mezzo possibile.
E' infatti solo in questa posizione di ascendenza, come si vedeva nel
culto di Moloc, che uno può essere veramente felice. Questo avrebbe
prodotto, a suo tempo, personaggi come Hitler, che avrebbe assunto la
filosofia di Nietzsche come suo principio operativo di base e guida,
insegnando al suo popolo il concetto che esso era destinato a dominare il mondo. La salvezza, quindi, sarebbe giunta perseguendo questo obiettivo con ogni mezzo possibile.
Arriva
però qualcun altro e dice: "Beh, no, il fine dell'esistenza è la
felicità, ma la felicità non deriva dal signoreggiare sugli altri, la
felicità deriva dall'esperienza sensuale". [...] Dato che l'essere
umano è essenzialmente un animale ghiandolare, la salvezza è semplicemente
trovare il modo più desiderabile per gratificare questa parte della
persona. Questo, così, diventa l'effetto dell'umanismo, e cioè che il fine
dell'esistenza è la felicità dell'uomo. John Dewey, filosofo americano
che ha avuto grande influenza sul sistema educativo di quel paese, è
stato in grado di persuadere gli educatori che non esistono criteri
morali assoluti. Ai bambini, diceva, non si dovrebbero insegnare
standard morali, basta permettere al bambino di esprimere sé stesso,
sviluppare quello che è, e aiutarlo a trovare la sua felicità in ciò che
vuole essere. E' antinomia culturale quando ciascuno può fare ciò che
ai suoi occhi sembra giusto senza alcun Dio che lo governi. La
Bibbia, in questa prospettiva, viene screditata, trovata falsa e inutile. Dio viene detronizzato, non esiste, non ha alcun rapporto
personale con l'individuo. Gesù Cristo o è un mito o solo un uomo: il
fine ultimo dell'esistenza è la felicità. E' l'individuo che stabilisce
i criteri di felicità e li interpreta.
LIBERALE, FONDAMENTALISTA O ...NESSUNO DI QUESTI?
La religione, si affermava, esiste perché che ci sono così tanti
che ci mangiano e devono quindi trovare un modo per giustificare la
loro esistenza. E' così che, nello stesso periodo, il 1850, la chiesa
si divide in due gruppi. Il primo gruppo è quello dei liberali che
accettano la filosofia umanista e cercano di provarne la rilevanza
dicendo, alla loro generazione, qualcosa di simile: "Noi non sappiamo
se ci sia un paradiso. Non sappiamo se ci sia un inferno. Sappiamo però
questo, che dobbiamo vivere per 70 anni! Sappiamo che si può avere
grande beneficio dalla poesia, pensieri elevati, nobili aspirazioni. E'
importante, quindi, che voi veniate in chiesa domenica così che vi
possiamo leggere delle poesie, qualche piccolo adagio ed assioma con il quale
vivere meglio la vita. Non sappiamo dirvi nulla su ciò che accadrà
quando morirete. Possiamo però dirvi questo: se venite ogni settimana, e pagate, contribuite e state con noi, noi renderemo la vostra vita più
felice". Questo diventa così l'essenza del liberalismo. Non è più che
un tentativo di zuccherare un po' il caffè di un'esistenza per altro
amara. Questo è tutto ciò che può dire. La filosofia dell'atmosfera che
respira è l'umanismo perché è persuaso che il fine ultimo
dell'esistenza sia la nostra felicità.
C'è un altro
gruppo che si è posto, con i liberali, sotto l'ombrello dell'umanismo.
E' il gruppo dei cosiddetti fondamentalisti. Essi dicono: "Noi crediamo
nell'ispirazione della Bibbia! Crediamo nella divinità di Gesù Cristo!
Crediamo nell'inferno! Crediamo nel paradiso! Crediamo nella morte,
seppellimento e risurrezione di Gesù Cristo!". Anche loro, però
respirano nell'atmosfera dell'umanismo. L'umanismo dice che il fine
ultimo della nostra esistenza sia la felicità. L'umanesimo è come il
miasma che esce dalle fogne e che permea ogni cosa. L'umanismo è come
un'infezione, un'epidemia: raggiunge ogni luogo.
All'inizio
i fondamentalisti si riconoscevano vicendevolmente perché dicevano "Noi
crediamo in queste cose!". La maggior parte di loro erano uomini e
donne che indubbiamente avevano avuto un'esperienza di Dio. Dopo però
aver detto: "Queste sono le cose che ci caratterizzano come
fondamentalisti", non passa molto tempo che la seconda generazione
dice: "Questo è come siamo diventati fondamentalisti. Crediamo
nell'ispirazione della Bibbia! Crediamo nella divinità di Cristo!
Crediamo nella morte, seppellimento e risurrezione di Gesù. Per questo
siamo diventati fondamentalisti". Passa il tempo e raggiungiamo la
nostra generazione. Qui l'intero piano di salvezza si risolve nel dare
assenso intellettuale ad alcune affermazioni dottrinali, e una persona
viene considerata cristiana solo perché può dire: "A-a!" quando glielo
si chiede, a quattro o cinque proposizioni. Se dice "A-a!", allora gli
si dà una pacca sulla spalla, gli si stringe la mano con un gran
sorriso e gli si dice: "Fratello, ora sei salvato!". Ci si riduce così
a considerare la salvezza come nulla più che un assenso ad uno schema o dottrina
che conduce dove? All'eterna felicità! Non è forse questo allora pure
umanismo? Se doveste analizzare, infatti, il fondamentalismo in
contrasto al liberalismo di cento anni fa come poi si è sviluppato (ora
non specifico alcun punto nel tempo), sarebbe qualcosa come questo: "Il
liberale dice che il fine della religione è quello di rendere una
persona felice durante la sua vita, ed il fondamentalista dice che il
fine della religione è di rendere una persona felice quando muore".
In ogni caso, vedete, l'unico criterio di fondo dell'una e dell'altra
variante è sempre quello della felicità. Laddove il liberale dice:
"Attraverso la trasformazione sociale e politica dell'attuale
ordinamento, cancelleremo gli slum, elimineremo l'alcoolismo, la
dipendenza dalle droghe e la povertà. Costruiremo IL PARADISO SULLA
TERRA! TI RENDEREMO FELICE NELL'ESISTENZA ATTUALE! Non sappiamo che
cosa verrà dopo, ma vogliamo che tu sia felice durante l'esistenza
terrena!". Così ci hanno provato, solo per raccogliere fallimento dopo
fallimento, delusione dopo delusione.
Poi ci
sono i fondamentalisti, i quali, se guardate bene, sono sulla stessa
lunghezza d'onda dei liberali, fintanto che troviamo qualcosa del
genere: "Accettate Gesù, e così potrete andare in paradiso! Non
vorreste mica finire in quel vecchio, sporco e bruciante inferno,
quando con poco voi potreste andare in paradiso? Venite a Gesù e
potrete andare in paradiso!". L'appello è lo stesso che potreste fare a
due uomini seduti al tavolo di un caffé proponendo loro di andare a
rapinare una banca e così risolvere facilmente tutti i problemi della
loro vita! Spesso "l'evangelizzazione" per molti non è nulla di più che
invitare qualcuno ad impossessarsi facilmente di qualcosa che non gli
appartiene.
Credo che l'umanismo sia uno dei miasmi più
venefici e disastrosi che possono venir fuori dalle fogne dell'inferno.
Questi miasmi sono penetrati molto nella nostra religione, ma SONO IN
CONTRASTO TOTALE CON LA FEDE CRISTIANA! Sfortunatamente di questo ce se ne
accorge raramente. Qui troviamo Mica che vuole costruirsi una cappella
privata, vuole avvalersi in proprio di un sacerdote, vuole garantirsi
le proprie preghiere e vuole le sue brave cerimonie perché? Perché vuole
essere benedetto dal Signore! Dice: "IO SO CHE COSI' IL SIGNORE MI
FARA' DEL BENE!" QUESTO PERO' E' EGOISMO! QUESTO E' PECCATO! Arriva
questo levita e, compiacente, ne diventa complice! Perché? Perché vuole
avere un posto ben retribuito! Vuole dieci sicli, un vestito completo
ed il vitto garantito! Così, per avere quello che vuole lui e quello che vuole Mica, SVENDONO DIO! Per dieci sicli ed un vestito! NON
E' FORSE QUESTO UN TRADIMENTO DI TUTTO CIO' CHE E' BUONO E VERO? E' IL
TRADIMENTO IN AUGE NELLA NOSTRA EPOCA. NOI NON POTREMO GUARIRE DA
QUESTA MALATTIA MORTALE fintanto che non ritorneremo al Cristianesimo,
IN DIRETTO E TOTALE CONTRASTO CON QUESTO PUZZOLENTE UMANISMO che viene
perpetrato nel nostro tempo e generazione in nome di Cristo-
Si
tratta di qualcosa di molto sottile e permea ogni cosa. Di che cosa si
tratta? Di questo: è il postulato filosofico secondo il quale il fine
dell'esistenza umana è la nostra felicità. Gesù Cristo si sarebbe così
incarnato per renderci felici! Possiamo dare a tutto questo una vernice
biblica, evangelica e cristiana, ma la sostanza rimane: DIO ESISTE IN
FUNZIONE DELLA FELICITA' UMANA! Questo è cristiano? Lo dubito
seriamente. Ma allora, forse noi non dovremmo essere felici? Non
abbiamo forse il diritto di essere felici? Non ha Dio forse inteso
che noi fossimo felici? Sì, ma come un beneficio accessorio, non come
la cosa più importante della vita.
RISPETTO PER LA VITA
Albert
Schweitzer, un uomo buono, grandemente ammirato dai pensatori confusi
dei suoi tempi, aveva vissuto per anni nel Congo, Africa orientale. Era
un uomo brillante, filosofo, medico, musicista e compositore. Non
dovrebbe, però, essere considerato un cristiano. Non vedeva, infatti,
come Cristo potesse avere rilevanza per la sua filosofia di vita. Di
fatto, egli era un'umanista. Lo sport favorito dei tiratori scelti
dell'esercito belga dal ponte di un vaporetto sul fiume Congo, era
quello di sparare ai coccodrilli. Segnavano "i punti" (i coccodrilli
centrati) su una cordicella che pendeva dal loro fucile. Schweitzer era
giustamente sconcertato da questo sport rivoltante. Lo considerava un
colossale spreco di vite. Da queste esperienze, Schweitzer trae lo
slogan che segna l'essenza della sua filosofia: il rispetto per la
vita. La vita dei coccodrilli... la vita umana... ed altri tipi di
vita. Il dott. Schweitzer era così persuaso che la vita andasse
rispettata, che non voleva neppure sterilizzare il suo ambulatorio
medico. Di fatto aveva l'ambulatorio più sporco dell'Africa. I batteri
sono vita, e quindi non devono essere distrutti, George Kline,
missionario veterano con la Missione Generale del Sud Africa, viveva a
circa 100 chilometri dalla stazione missionaria dello Schweitzer.
George era un'organista di talento e riparatore d'organi. Il dott.
Schweitzer gli aveva chiesto di venire alla sua stazione per
controllare il suo organo, donato da un suo amico tedesco, che non
funzionava più bene. Va così a trovare il buon medico. "George, pensi
di poter riparare il mio organo?". "Ci proverò", risponde. George apre
l'organo posteriormente e con grande sua sorpresa vi scopre un grosso
nido di scarafaggi. Con caratteristico entusiasmo e zelo americano,
George comincia a calpestare gli scarafaggi per non lasciarne sfuggire
nemmeno uno. Il buon dottore, però, sopraggiunge, con i capelli ritti
in testa come non si erano mai visti, e infuriato, grida: "SI FERMI
SUBITO!". Perché? Risponde George, "Stanno rovinando il suo organo". Il
dottore, però, risponde: "Sta bene così. Quegli scarafaggi sono fedeli
alla loro natura, non li può uccidere! Va bene così, sig. Kline".
Schweitzer, così, si china, raccoglie gli scarafaggi uno per uno, li
mette in un sacchetto, lo chiude, raggiunge il bordo della giungla e li
lascia liberi.
Ecco un uomo fedele
alla sua filosofia di vita: il rispetto per la vita. COMPLETAMENTE
CONSACRATO AD ESSO! COMPLETAMENTE COERENTE! Anche se si trattava di
uno scarafaggio o un microbo... Vedete, questo è umanismo, questa è
coerenza!
ORA VI CHIEDO: QUAL'E' LA FILOSOFIA DELLA
MISSIONE? QUAL'E' LA FILOSOFIA DELL'EVANGELIZZAZIONE? QUAL'E' LA
FILOSOFIA DI UN CRISTIANO?
Se mi chiedete perché ho voluto andare in Africa, vi dirò che
originalmente vi ero andato per promuovere la giustizia di Dio. Non
pensavo fosse giusto per chiunque finire all'inferno senza avere una
chance di essere salvato. Mi ero così recato presso quei poveri
peccatori per dare loro una chance d'andare in paradiso. Per dirvi
questo non ho usato molte parole, ma se analizzaste ciò che vi ho
appena detto, come lo definireste? Umanesimo. Ho fatto uso di ciò che
Dio ha provveduto in Gesù Cristo come mezzo per migliorare le
condizioni di vita delle persone, alleviando le loro sofferenze e
miseria. Quando mi sono recato in Africa, ho scoperto che non erano
gente povera, ignorante, dei piccoli pagani che corrono per le foreste
cercando qualcuno che dica loro come andare in paradiso... Di fatto
erano MOSTRI D'INIQUITA'!!! VIVEVANO NEL PIU' TOTALE E COMPLETO
DISPREZZO DELLA CONOSCENZA DI DIO, CHE NEANCHE SUPPONEVO CHE AVESSERO!
Meritavano
l'inferno! Essi rifiutavano consapevolmente e totalmente di camminare
alla luce della loro coscienza, della testimonianza della natura e
della verità che conoscevano! E quando l'ho scoperto, vi assicuro che
ero così infuriato contro Dio che una volta, in preghiera, Gli ho detto
che aveva fatto proprio una ...bella cosa a mandarmi da gente alla quale del
paradiso proprio non importava nulla, che amavano i loro peccati e
volevano rimanerci. Ero andato in Africa motivato dall'umanesimo. Avevo
visto immagini di lebbrosi, delle ulcere di quei malati, dei loro
funerali... e non volevo che i miei consimili dovessero soffrire
eternamente nell'inferno dopo una tale vita miserevole sulla terra. E'
stato però in Africa che Dio aveva cominciato a scrostrarmi di dosso
GLI STRATI DI QUESTO UMANESIMO! Quel giorno, chiuso nella mia
camera, stavo lottando con Dio. Eccomi lì, infatti, alle prese con
il fatto che gente che ritenevo ignorante e che supponevo volesse
conoscere come raggiungere il paradiso e che mi aspettavo dicessero:
"Vieni ed insegnaci", e che di fatto non aveva alcuna intenzione di parlare
con me o con chiunque altro. Non aveva interesse alcuno nella Bibbia e
nessun interesse in Cristo, amavano i loro peccati e volevano solo
continuare in essi. E' lì che mi sono reso conto come la "filosofia
missionaria" non fosse altro che spazzatura, che mi avevano preso in
giro, di aver solo sprecato tempo e denaro. Volevo solo ritornarnene a
casa.
Là, nella mia camera, venendo onestamente alle prese
con Dio e con ciò che realmente avevo in cuore, mi sembrava che Dio mi
dicesse: "Sì, non è forse vero che il Giudice di tutta la terra giudica
giustamente? I pagani sono perduti, essi andranno all'inferno, non
perché non abbiano avuto l'opportunità di udire l'Evangelo, ma perché
sono peccatori CHE AMANO IL LORO PECCATO. Perché meritano di finire
all'inferno. PERO' io non ti ho mandato là per loro". Ho udito così,
più chiaramente che mai, non la mia voce fisica, ma l'eco di un'antica
verità che si stava facendo strada nel mio cuore. Ho udito Dio che mi
diceva: "Non ti ho mandato in Africa per amore dei pagani. Ti
ho mandato in Africa per amor mio. Essi meritano l'inferno, ma IO LI
AMO, ED HO SOPPORTATO L'AGONIA DELL'INFERNO PER LORO!!! NON TI HO
MANDATO PER LORO!!! TI HO MANDATO LI PER ME! FORSE CHE IO NON MERITO LA
RICOMPENSA DELLE MIE SOFFERENZE? NON MERITO FORSE IO D'AVERE COLORO PER
I QUALI IO SONO MORTO?".
Non ero
andato, dunque, in Africa, per amore dei pagani, ma per il Salvatore
che ha sopportato l'agonia dell'inferno per me. Egli merita quei
pagani. Perché Egli è morto per loro. I miei occhi, così, ora erano
aperti. Non lavoravo più per Mica, per dieci sicli ed un vestito
completo. Ero lì prerché servivo il Dio vivente. Vedete il punto?
Lasciate che lo riassuma per voi ancora a chiare lettere. La fede
cristiana dice: "Il fine dell'esistenza è la gloria di Dio". L'umanesimo dice: "Il fine dell'esistenza è la felicità umana".
Un'affermazione nasce nell'inferno ed è finalizzata alla
deificazione dell'essere umano, L'ALTRA AFFERMAZIONE NASCE IN CIELO: ED E' LA
GLORIFICAZIONE DI DIO! Una è il Levita che serve Mica, l'altra è un
cuore che è indegno di servire l'Iddio vivere, perché è il più alto
onore dell'universo!
CHE DIRE ORA DI VOI?
Che
dire ora di voi? Perché siete giunti al ravvedimento? Vorrei vedere
alcuni ravvedersi ancora nei termini posti dalla Bibbia. George
Whitfield sapeva che cosa voleva dire ravvedimento. Una volta stava
predicando in una piazza di Boston a circa 20.000 persone e diceva:
"Ascoltate, peccatori, voi siete dei mostri, DEI MOSTRI D'INIQUITA'!
Voi meritate dandare tutti all'inferno! E il peggiore dei vostri
crimini è che, benché voi lo siete, non avete avuto nemmeno la decenza
di ammetterlo!". Diceva: "Se voi deplorate in lacrime i vostri PECCATI
ed i vostri crimini commessi contro un Dio santo, George Withfield lo
farà per voi!". Quell'uomo aveva chinato il capo e singhiozzato come
un bambino. Perché? Perché correvano il rischio di finire all'inferno?
No! Perché erano MOSTRI DI INIQUITA' che nemmeno si rendevano conto dei
loro peccati e non importava nulla dei loro crimini. Vedete la
differenza? La differenza è che qui c'è qualcuno che trema perché dovrà
soffrire all'inferno e NON HA SENSO ALCUNO DELL'ENORMITA' DELLE SUE
COLPE!!! NESSUN SENSO DELL'ENORMITA' DEL SUO CRIMINE!!! NESSUN SENSO
DELL'INSULTO CHE STA PERPETRANDO CONTRO DIO!!! Sta tremando perché teme
di non potere sopportare il dolore dell'inferno. Egli ha paura! Per
quanto questo possa essere una buona preparazione all'opera della
grazia, quello non è un posto in cui fermarsi. Lo Spirito Santo non si
ferma lì.
Questa è la
ragione per la quale molti non possono ricevere Cristo in modo
salvifico fintanto che non passano attraverso il ravvedimento. Coloro
che giungono al ravvedimento sono persone persuase di meritare il
peggior castigo per i loro peccati, persone che SI RENDONO CONTO DI
ESSERE DEI CRIMINALI DAVANTI A DIO CHE MERITANO TUTTA L'IRA DI DIO,
PERSONE CHE SONO PERSUASE CHE SE DIO LE MANDASSE NELL'ANGOLO PIU' BASSO
DELL'INFERNO PER SEMPRE, LO MERITEREBBERO FINO ALL'ULTIMO, e cento
volte di più! Perché? Perché SI SONO RESI CONTO DELLA GRAVITA' DEI PROPRI
CRIMINI!
Le predicazioni
di John Wesley nell'Inghilterra del XVIII secolo pure erano così ed
erano molto diverse da quelle che si sentono oggi. Wesley predicava la
giustizia di Dio nei suoi sermoni di due o tre ore all'aria aperta.
Parlava della legge, di Dio, della giustizia di Dio e della sapienza di
quel che Egli esige da noi. Egli dipingeva di fronte ai peccatori
l'enormità dei loro crimini, la loro aperta ribellione, tradimento ed
anarchia di fronte alla regalità di Dio. La potenza di Dio sarebbe
discesa tanto su quel suo vasto uditorio da farli cadere in ginocchio,
confusi e affranti per implorare a viva voce il perdono di Dio. Perché?
Perché avevano avuto una rivelazione della santità di Dio e si erano
resi conto dell'enormità dei loro peccati. Lo Spirito di Dio era
penetrato nel loro cuore e nella loro mente. Questo fenomeno avveniva anche in America durante il XVIII secolo all'università di Yale,
dove riunioni evangelistiche erano tenute nell'anfiteatro
dell'università (...) La vita delle persone era trasformata (...)
cessavano di bere alcoolici, persone crudeli erano radicalmente
trasformate, gente immorale rinunciava all'immoralità. Lo Spirito di
Dio faceva loro sentire tutto il peso delle loro colpe. Giungevano così
alla conversione ed alla fede salvifica in Cristo. CHE DIFFERENZA!
(...) Non era come convincere UN UOMO BUONO che aveva dei problemi con
un DIO CATTIVO! Si trattava di convincere UOMINI CATTIVI che essi
meritavano l'ira di un DIO BUONO! Conseguenza di tutto questo era il
ravvedimento che conduceva alla fede ed alla vita.
Cari
amici, c'è solo una ragione, una sola ragione, per la quale un
peccatore deve ravvedersi dai suoi peccati: che Cristo merita il culto,
l'adorazione, l'amore e l'obbedienza di tutto cuore, non perché così
potrà andare in cielo! Se l'unica ragione per la quale doveste
ravvedervi, cari amici, è quella di evitare l'inferno, siete solo
simili al levita del racconto che si era messo a servire Dio per dieci
sicli ed un vestito intero. State cercando solo di servire Dio perché
pensate che vi convenga, che questo vi faccia del bene! Un cuore
pentito, però, è un cuore che ha percepito anche solo in minima parte
l'enormità del crimine di giocare a fare Dio e di negare al Dio giusto
e retto il culto e l'ubbidienza che Egli merita!
Perché un peccatore dovrebbe ravvedersi? PERCHE' DIO MERITA
L'UBBIDIENZA E L'AMORE CHE EGLI HA RIFIUTATO DI DARGLI! Non perché così
potrà andare in paradiso! Se la sola ragione per la quale si ravvede è
quella di poter andare in paradiso, questo non è altro che il tentativo
di fare un affare o un baratto con Dio. PERCHE' UN PECCATORE DOVREBBE
ABBANDONARE TUTTI I SUOI PECCATI? PERCHE' DOVREBBE FARE UNA
RESTITUZIONE QUANDO GIUNGE A CRISTO? PERCHE' DIO MERITA L'UBBIDIENZA
CHE EGLI ESIGE!!!
Ho
parlato con persone che non hanno alcuna certezza che i loro peccati
siano perdonati. Essi vogliono sentirsi sicuri, prima ancora di essere
disposti ad affidarsi a Cristo. Credo, però, che gli unici ai quali di
fatto Dio rende testimonianza nel loro cuore tramite il Suo Spirito e
che sono nati da Lui, sono coloro che quando vengono a Cristo, dicono o
intendono: "Signore Gesù. Io intendo ubbidirti, amarti, servirti, fare
tutto ciò che Tu vuoi che io faccia fino all'ultimo istante della mia
vita, anche se dovessi finire all'inferno, semplicemente perché TU SEI
DEGNO DI ESSERE AMATO, UBBIDITO E SERVITO. Io non sto cercando di fare
con te alcun baratto".
Vedete
la differenza? Veramente vedete la differenza? Fra un levita che serve
Dio per dieci sicli ed un vestito, o un Mica che costruisce una
cappella per Dio perché così Dio lo benedirà E qualcuno che si ravvede
dai suoi peccati per la gloria di Dio. Perché una persona dovrebbe
andare ai piedi della croce di Cristo? Perché una persona dovrebbe
identificarsi con il Cristo, inchiodato ad una croce, sepolto e
risorto? Vi dico il perché. PERCHE' QUELLO E' L'UNICO MODO ATTRAVERSO IL QUALE, DIO
RICEVE DA UN ESSERE UMANO LA GLORIA CHE GLI E' DOVUTA!!! Se voi dice
che fate così per avere gioia, pace, benedizione, successo o fama,
allora non siete altro che un levita che serve Dio per dieci sicli ed
un vestito.
CARO GIOVANE,
C'E' UNA SOLA RAGIONE PER LA QUALE DEVI ANDARE PRESSO LA CROCE DI
CRISTO. La ragione per la quale devi recarti in quel luogo dove potrai
essere in comunione con Cristo è che se non ci vai, tu defraudi il
Figlio di Dio della gloria che Egli deve avere dalla tua vita. Perché
nessuna carne potrà gloriarsi al Suo cospetto. Fintanto che non hai compreso l'opera santificante di Dio attraverso lo Spirito Santo che ti
porta in comunione con Cristo nella sua morte, sepoltura e
risurrezione, dovrai servire in ciò che hai e tutto ciò che hai è
sottoposto ad una sentenza di morte: la personalità umana, la natura
umana, la forza umana, e l'energia umana. Dio non trarrà alcuna gloria
da quello! La ragione per la quale devi andare presso la croce
di Cristo, non è che tu potrai conseguire vittoria, benché vittoria
avrai. Non è perché tu potrai avere gioia, benché gioia tu avrai. La
ragione per la quale devi abbracciare la croce ed insistervi fintanto
che tu non possa dire con Paolo: "Io sono crocifisso con Cristo"
(Galati 2:20), non è per quello che da ciò tu puoi ottenere, ma per la
gloria di Dio. Perché la Scrittura ti esorta ad ottenere la pienezza di
Cristo, la pienezza dello Spirito Santo? PERCHE' IL SOLO MODO POSSIBILE
ATTRAVERSO IL QUALE CRISTO POTRA' RICEVERE GLORIA DA UNA VITA CHE E'
REDENTA CON IL SUO PREZIOSO SANGUE E' QUANDO EGLI PUO' RIEMPIRE QUELLA
VITA CON LA SUA PRESENZA E VIVERE ATTRAVERSO LA SUA VITA. Il genio
della nostra fede non è fare come quel Levita che era stato assunto per
servire Dio con una buona paga. No! No! Il genio della nostra fede è
che noi giungiamo al punto di sapere di non potere fare nulla, anzi, che
tutto ciò che possiamo fare è presentare il nostro vaso e dirgli
"Signore, Tu solo lo puoi riempire. Tutto ciò che c'è da fare dovrà
essere fatto da Te e per Te". Vi sono molti, però, che cercano
l'esperienza della pienezza di Dio così da poter usare Dio per i loro
fini. [...]
Hanno servito Mica, ma
pensavano che se avessero avuto la potenza dello Spirito Santo
avrebbero potuto servire la tribù di Dan. No, non potrà funzionare. Non
funzionerà mai. C'è una sola ragione per la quale Dio ha bisogno di
voi, è quella di portarvi nel luogo dove, nel ravvedimento, siete statiperdonati per la Sua gloria. Allora (...) il vostro atteggiamento sarà
quello del Signore, quando diceva: "non faccio nulla da me" (Giovanni
8:28). Non posso parlare da me. Non faccio piani per me. La mia unica
ragione di esistere è di dare gloria a Dio in Gesù Cristo. Se io
dovessi dirvi: "Venite, siate salvati, così potrete andare in paradiso,
avere gioia e vittoria. Venite alla pienezza dello Spirito Santo e
sarete totalmente soddisfatti", io cadrei nella trappola
dell'umanismo. (...) Ti voglio dire, caro amico cristiano, se non
conosci la pienezza dello Spirito Santo, vieni e presenta il tuo corpo
come sacrificio vivente, lascia che ti riempia affinché si realizzi lo
scopo per cui è venuto lo Spirito Santo, cioè dare gloria a Dio
attraverso la tua vita. NON SI TRATTA DI CIO' CHE CI PUOI RICAVARE DA
DIO, MA DI CIO' CHE DIO PUO' RICAVARE DA TE!
Basta, una volta per tutte, con quel cristianesimo utilitaristico che fa di Dio solo un mezzo per un fine: EGLI E' IL FINE. Diciamo a Mica che rassegniamo le dimissioni. Non saremo più i suoi sacerdoti per servire per dieci sicli ed un vestito completo. Diciamolo anche alla tribù di Dan: non mi interessa la paga che promettete di darmi. Gettiamoci di fronte ai piedi forati del Figlio di Dio e diciamogli che intendiamo ubbidirgli, amarlo, servirlo, fintanto che avremo vita, PERCHE' EGLI E' DEGNO!
"Basta, una volta per tutte, con quel cristianesimo utilitaristico che fa di Dio solo un mezzo per un fine: EGLI E' IL FINE"
Predicazione di Paris Reidhead (riduzione)
«Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le
ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode»
(Apocalisse 5:12)
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