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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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ALCUNE INFORMAZIONI

LA BIBBIA: STORIA DI UN LIBRO

I testi originali dell’Antico Testamento (in ebraico e parti in aramaico) e del Nuovo Testamento (in greco) furono ricopiati a mano migliaia di volte sia su pergamene, che su pelli lavorate di animali, e venivano arrotolate, sia su fogli di papiro che, in buona parte, il clima secco del deserto ha conservato fino ad oggi sotto forma di brandelli o frammenti (dal 2° secolo).
Dal IV secolo in poi si cominciò a scrivere con caratteri maiuscoli su veri e propri libri di pergamena detti «codici».
I codici più antichi e importanti del Nuovo Testamento sono il codice Sinaitico, scoperto nel XIX secolo e conservato a Londra, e il codice Vaticano, conservato nella Biblioteca Vaticana a Roma.
Nel Medioevo cambiò la situazione culturale dell’Europa mediterranea, aumentò notevolmente l’analfabetismo e la gente comune si allontanò dalla lettura e dalla scrittura, che rimasero appannaggio dei dotti e soprattutto del clero.
I testi biblici tradotti in latino da Girolamo (390-405) con la versione Vulgata, prima molto diffusi, scomparvero dalla circolazione.
I monaci, chiusi nei monasteri, allora cominciarono a copiare i testi antichi per evitare che andassero dispersi. Curarono così dei codici molto preziosi, il cui uso era riservato alla gerarchia ecclesiastica o ai ricchi.
Questi codici, scritti su pergamene di lusso, venivano di sovente impreziositi da caratteri d’oro e d’argento, da rilegature ornate di incisioni, perle e pietre preziose, e soprattutto da meravigliose miniature che ornavano e illustravano il testo. Ma in questo modo anche la Bibbia si allontanò sempre di più dal popolo sia a causa della lingua (il latino che rapidamente scompariva dall’uso), sia a causa dei costi elevatissimi che solo i ricchi potevano sostenere.
Verso la fine del Medioevo sorsero dei movimenti, considerati ereticali dalla chiesa ufficiale, che predicarono anche un ritorno alla lettura dei testi biblici e cominciarono a farli tradurre nella, lingua parlata dal popolo.
Con l’invenzione della stampa (1454), il fervore culturale dell’Umanesimo e la Riforma protestante (dal 1517), nuove traduzioni della Bibbia si affermano e si diffondono in tutta Europa. I vecchi codici latini su pergamena vengono sostituiti e sorpassati da traduzioni nelle lingue nazionali stampate a centinaia di copie su libri di carta e la Bibbia ritorna nelle mani dei laici ed entra nelle case della gente comune.
Solo la Bibbia (Sola Scriptura), affermò Lutero, è il mezzo per conoscere la Parola di Dio. Da allora traduzione e diffusione della Bibbia divennero caratteristiche tipiche del protestantesimo.
La Chiesa Cattolica continuò ad usare ufficialmente la Vulgata latina e limitò fortemente l’uso e il possesso della Bibbia nelle lingue moderne: di fatto la lettura della Bibbia da parte dei laici cessò del tutto per secoli.
Dall’Ottocento in poi, con l’affermarsi di missioni cristiane nelle zone meno accessibili del globo, si sentì la necessità di avere delle Società apposite che si occupassero della traduzione, della stampa e della diffusione dei testi biblici: le Società Bibliche. Bisognava anche revisionare le vecchie traduzioni per aggiornarle alle nuove scoperte e adeguarle all’evoluzione della lingua.
Al giorno d’oggi almeno un libro della Bibbia è tradotto e stampato in oltre duemila lingue, e altre centinaia di progetti di traduzione sono in corso.

La Bibbia in Italia

L‘Italia, come si può comprendere facilmente, ha un’antichissima tradizione biblica, e alcuni dei più pregevoli e autorevoli codici greci e latini sono conservati nel nostro paese. Tuttavia la repressione delle istanze promosse dalla Riforma protestante dal XVI secolo in poi ha provocato un costante allontanamento della Bibbia dalle case degli italiani.
Dalla metà del XX secolo si può constatare una rinnovata attenzione al testo biblico, ma c’è ancora molta strada da fare,
Dopo alcuni importanti precedenti (Malermi 1471, Brucioli 1532), presto scomparsi dalla circolazione, la Bibbia fu tradotta in italiano dai testi originali dal protestante Giovanni Diodati (1607 e 1641). Questa traduzione, rivista da Luzzi nel 1924, è quella ancora oggi usata dalle chiese evangeliche.
La prima versione italiana cattolica di rilievo fu quella del Martini (1768-81), tradotta dal latino.
Le versioni dai testi originali cominciarono a susseguirsi dal 1958 in poi.
Il testo usato nella liturgia ufficiale è quello della Conferenza Episcopale Italiana (CEI 1972), spesso accompagnato da commenti diversi (Gerusalemme, TOB).
Cattolici e protestanti hanno compiuto insieme una Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (TILC, 1976-85).

La versione Diodati, la Riveduta Luzzi, la Nuova Riveduta

La traduzione di Giovanni Diodati (1607) è la più antica traduzione della Bibbia in italiano che, accompagnata dalle varie revisioni, abbia avuto una continuità di lettura fino ai nostri giorni.
Per serietà filologica e per la lingua usata si pone tra le principali traduzioni bibliche di tutti i tempi. Rappresenta un legame significativo e importante in Italia tra la Riforma del XVI secolo, l’evangelismo ottocentesco e il variegato panorama del protestantesimo odierno.
In una società dove la Bibbia ufficiale era la Vulgata, accessibile solo a coloro che conoscevano il latino, la Diodati divenne segno di un’affermazione di fede evangelica.
Durante il Risorgimento assunse addirittura un valore simbolico eversivo nei confronti della religione di stato (e come tale fu considerata dalle autorità governative) tanto da essere pubblicata durante la Repubblica Romana (1849) e subito dopo la battaglia di Porta Pia (1870), come segno di libertà religiosa e civile.
Una commissione coordinata da Giovanni Luzzi, professore alla Facoltà Valdese di teologia di Roma, revisionò profondamente la traduzione del Diodati adeguandola all’evoluzione della lingua italiana e riconfrontandola con i testi originali ebraici e greci.
Questa revisione è conosciuta come la versione Riveduta (1924).
La versione Riveduta è stata ulteriormente revisionata dalla Società Biblica di Ginevra.

CAPITOLI E VERSETTI

Il testo biblico è suddiviso, mediante numeri, in capitoli e versetti.
Questi numeri non appartengono al testo biblico; sono stati introdotti a poco a poco durante i secoli per facilitare la ricerca di un passo. Ecco alcuni esempi: 

  • Genesi (o Gn) 6:8 il rimando è al capitolo 6, versetto 8, del libro della Genesi
  • Apocalisse (o Ap) 20:12, 15 il rimando è al capitolo 20, versetti 12 e 15, del libro dell’Apocalisse
  • Romani (o Rm) 9:15-18 il rimando è al capitolo 9 versetti da 15 a 18 (la lineetta indica che il rimando è a tutto il brano dal versetto 15 al 18), della lettera ai Romani
  • Matteo (o Mt) 5-7 il rimando comprende i capitoli 5, 6 e 7 di Matteo
  • Marco (o Mc) 15:21-16:8 il rimando comprende tutto il brano che va dal versetto 21 del capitolo 15 di Marco fino, al versetto 8 del capitolo 16
  • Sal 110:4; Eb 5:6-7 quando si citano di seguito vari passi biblici, vengono separati da un punto e virgola.

PER COMINCIARE A LEGGERE

La Bibbia (dal greco «tà Biblia», i libri) è una raccolta di libri scritti separatamente nel corso di molti secoli da persone appartenenti, per lo più, al popolo ebraico, che hanno voluto lasciare traccia scritta del loro rapporto con Dio e del «patto» (testamento) tra Dio e l’uomo. Questi libri, che si sono imposti fra molti altri per la loro intrinseca autorità, sono stati riconosciuti dalla Chiesa antica come ispirati e «canonici»: il messaggio in essi contenuto è considerato quindi normativo per la fede e la vita dei credenti.
La Bibbia è costituita da due parti: l’Antico Testamento (scritto in ebraico e parti in aramaico), che contiene gli scritti sacri del popolo di Israele, e il Nuovo Testamento (scritto in greco), dove sono riportati gli eventi importanti che riguardano Gesù e la vita delle prime comunità cristiane.
La Bibbia quindi non può essere letta dall’inizio alla fine come se si trattasse di un testo scritto da un unico autore: ogni libro ha un inizio e una fine, uno scopo, una forma letteraria (racconto, poesia, cronaca, codice dileggi, lettere, ecc.), dei destinatari precisi, un autore diverso con le sue caratteristiche sociali, culturali e teologiche, un luogo e una situazione in cui fu composto. Senza tenere presente questo fatto è facile fermarsi dopo le prime pagine nella lettura della Bibbia, non trovare più il filo conduttore, non cogliere il messaggio centrale o cadere in un eccessivo letteralismo.
La Bibbia è il libro per eccellenza; in tutto il mondo nessun altro libro è stato letto, tradotto, trasmesso, commentato tanto quanto questo.
Il messaggio che in esso è espresso vuole essere un messaggio universale.
L’uomo contemporaneo, credente o meno, come il suo antenato dell’età antica, medievale o moderna, ha l’impegno morale di conoscere questo libro, che è patrimonio dell’umanità intera e uno dei pilastri culturali a prescindere dal quale tanta parte del passato e del presente della nostra civiltà può divenire incomprensibile.
La Bibbia è stata scritta come documento e riflessione di fede e in vista della fede dei lettori. Si consiglia, in questo senso, di cominciare la lettura dai Vangeli (uno dei primi tre e il quarto), continuare con la riflessione teologica delle prime comunità cristiane (Atti e Lettere) e proseguire poi con l’Antico Testamento.
I Vangeli sono i libri che testimoniano la predicazione, la morte e la resurrezione di Gesù.
La Sua parola e la Sua vita sono state tali da indurre i Suoi discepoli a confessare che Egli era (e rimane) il Figlio unico di Dio: la Sua Persona perciò è al centro del messaggio biblico e della fede dei cristiani.
Per agevolarne la lettura si propongono qui di seguito una trentina di brani classici che, oltre ad essere fondamentali punti di riferimento, possono essere considerati propedeutici a una lettura più articolata dell’intero volume.

Antico Testamento


  • La creazione (Genesi dal capitolo 1 al capitolo 4). 
  • La chiamata di Abramo (Genesi 12:1-9).
  • L’uscita dall’Egitto e il passaggio del Mar Rosso (Esodo dal capitolo 14:1al capitolo 15:21).
  • Il Decalogo (Esodo 20:1-17).
  • Amare il Signore (Deuteronomio 6).
  • Davide e Golia (1 Samuele 17).
  • Salomone e il tempio (1 Re 8:12- 66).
  • Salmi: 1, 23, 51, 130.  
  • La Sapienza divina (Giobbe 28).   
  • Il Messia (Isaia 11:1-10; 53).  
  • Il Nuovo Patto (Geremia 31:27-37).  
  • La visione delle ossa secche (Ezechiele 37:1-14).  
  •  Il racconto di Giona (Giona dal capitolo 1 al capitolo 4).
 
Nuovo Testamento


VANGELI

·     Riassunto del messaggio evangelico: «Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unigenito Figlio affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna» (Giovanni 3:16).
·     Scopo dei vangeli: «Sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel Suo Nome» (Giovanni 20:31).
·     Introduzione: il prologo (Giovanni 1:1-18),
·     Predicazione e vita di Gesù. Il Sermone sul Monte (Matteo 5-7; Luca 6:17-41); Gesù e i Giudei (Giovanni 8:12-59; Matteo 23); la vite e i tralci (Giovanni 15:1-17); il Seminatore (Marco 4:1-20); il Buon Samaritano (Luca 10:25-37); il Padre Misericordioso (Luca 15:11-32).
·     Passione, morte e resurrezione di Gesù: Matteo 26:14; 28:20; Marco 14:10; 16:20; Luca 22:1; 24:53; Giovanni 18:1; 20:31.

ATTI, LETTERE E APOCALISSE

·     Pentecoste (Atti 2).
·     Il peccato, la grazia, la speranza (Romani 8).
·     La croce e l’amore (1 Corinzi 1:17; 2:5; 13).
·     La salvezza (Efesini 2:1-9).
·     La fede e il credo (Filippesi 2:1-11).
·     Il mondo nuovo (Apocalisse 21:1-7).

LA BIBBIA: STORIA DELL’AMORE DI DIO PER NOI

L’Antico Testamento
La Bibbia comincia affermando, con un racconto ricco di immagini, che il mondo è stato creato da Dio.
In principio questo mondo è buono, e l’uomo, per la sua intelligenza, la sua libertà e la sua responsabilità su tutte le altre creature, gode di un rapporto privilegiato con il Creatore, Ma l’uomo si è ribellato alla volontà di Dio, introducendo nel rapporto una rottura e un disordine dalle molteplici conseguenze: il male (il peccato) ha fatto irruzione nel mondo e con esso l’egoismo, l’ingiustizia, l’odio, la violenza, la sofferenza e la morte.
Si racconta, con la storia del primo uomo, della prima donna e dei primi fratelli, quella che è la storia dell’umanità intera di ogni tempo e di ogni luogo.
Dio decide di distruggere questa umanità corrotta (diluvio), ma nella Sua generosità anche la salva da una condanna definitiva e totale (Noè) - [Genesi dal capitolo 1 al capitolo 11].
Poi, un giorno, Dio si rivolge all’umanità per chiamarla a tornare verso di Lui.
Dio parla ad Abramo, lo chiama personalmente perché divenga il padre dei credenti di tutto il mondo («la tua progenie sarà numerosa come le stelle del cielo e la rena del mare»; «attraverso dite saranno benedette tutte le famiglie della terra»). Abramo crede alla Parola di Dio e ubbidisce alla Sua chiamata, e nonostante la sua fede sia messa duramente alla prova segue la volontà divina e si mette in cammino per stabilirsi in Palestina.
In principio la promessa divina è vissuta all’interno della sua famiglia (i patriarchi). Con i figli di suo nipote, Giacobbe detto Israele, in seguito ad una carestia, la famiglia emigra in Egitto. Qui col tempo il popolo di Israele viene oppresso e ridotto in stato di schiavitù da un mondo che non conosce Dio (Genesi, dal capitolo 12  al capitolo 50).
Allora Dio interviene e chiama Mosè.
È la grande epopea dell’Esodo: l’uscita dall’Egitto, il passaggio del mar Rosso, la traversata del deserto verso la Palestina.
Conseguenza di questa grandiosa liberazione, con la quale Dio conferma la Sua promessa, sarà una vita vissuta nella riconoscenza e nel servizio secondo le indicazioni contenute nella legge (il decalogo) che Dio dà a Mosè sul monte Sinai. (Esodo cap. 1 e 2 ; Deuteronomio)
Sotto la guida di Giosuè, con una serie di combattimenti, il popolo di Israele conquista la Palestina. Le varie tribù si organizzano in una federazione comandata da capi ispirati detti Giudici (libri di Giosuè e dei Giudici).
In seguito, per rinforzare la coesione interna e resistere meglio alle forze avversarie, viene instaurata la monarchia.
Dopo la sconfitta del re Saul, Davide è proclamato re da tutte le tribù (ca. 1000 a.C.). Egli riconosce i suoi limiti umani, si pente del proprio peccato, ama Dio sinceramente e scrive preghiere e canzoni che conforteranno per millenni generazioni di credenti.
Suo figlio Salomone darà maggiore compattezza allo stato e costruirà a Gerusalemme un tempio per Dio: «i cieli interi non Ti possono contenere o Dio, nondimeno poni la Tua benedizione su questa casa, ascolta la preghiera che da qui ti verrà rivolta e perdona» (1 e 2 Samuele, 1 Re). 
Eppure tutto ciò non è che una realizzazione fragile, effimera, parziale, molto limitata.
Alla morte di Salomone il regno si spacca in due: Israele a Nord e Giuda a Sud.
In realtà il disegno di Dio non concerne solo un piccolo popolo ma tutta l’umanità. Non si limita a una razza o a una nazione: è di un’altra dimensione. Concerne l’intera vicenda umana e la vita di ogni persona. Sarà questo il messaggio incessante dei profeti. Essi porteranno un giudizio di valore sugli avvenimenti e indicheranno Dio sovrano negli eventi gloriosi e in quelli tragici. Animati dallo spirito di Dio e sorretti da una coscienza che non cedeva al compromesso, non si stancheranno di riprendere severamente il popolo, la monarchia e la gerarchia religiosa, di denunciare tutte le falsificazioni della volontà divina, l’orgoglio delle istituzioni, la superficialità dei singoli, l’incoerenza tra riti formali e ingiustizie sociali, la collusione con gli idoli di questo mondo.
I profeti esortano, avvertono e minacciano, ma non vengono ascoltati. Allora sopravviene un avvenimento drammatico: i re di Assiria e di Babilonia distruggono Israele (722 a.C.) e Giuda (587 a.C.). Segue la grande deportazione interpretata come un castigo divino (2 Re; Amos; Osea; Isaia dal capitolo 1 al 39).
Ma ecco che in esilio, lontano da Gerusalemme, ci si ricorda del passato, ci si pente, si torna verso Dio, Lo si chiama in aiuto, si spera. E Dio manda alcuni profeti ad annunciare il Suo perdonò, la Sua grazia, un meraviglioso ritorno verso Gerusalemme e la venuta del Messia (Isaia capitoli da 40 a 55; Geremia; Ezechiele).
Il ritorno a Gerusalemme si compie (539 a.C.). Il culto è restaurato. Esdra legge solennemente, davanti a tutto il popolo, la legge di Mosè (Esdra; Neemia; Isaia capitoli da 56 a 66; Aggeo).
A quest’epoca molti dei libri biblici prendono la loro forma definitiva, si rileggono le predicazioni dei profeti e le cronache di quel che era successo, ci si interroga sul senso della vita, sulla vanità delle cose, sul problema del dolore; si raccolgono sistematicamente le poesie e le preghiere che molti credenti avevano scritto nei secoli passati (1 e 2 Cronache; Giobbe; Salmi; Proverbi; Ecclesiaste).
Ma soprattutto si spera, si attende un nuovo intervento di Dio, e questa speranza diviene più interiore, più spirituale, più pura, più urgente.

Il Nuovo Testamento
Compare Giovanni Battista. Predica una giustizia morale e sociale: è venuto il momento di cambiare veramente vita perché un nuovo e definitivo intervento di Dio è imminente: «Il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino! Convertitevi, cambiate mentalità!». Chi ubbidisce alla sua predicazione viene battezzato con l’acqua, come segno esteriore di un ravvedimento interno.
Anche Gesù va da Giovanni Battista per essere battezzato. Allora Giovanni lo indica a tutti: «È Lui! E’ l’uomo su cui scende lo Spirito di Dio, Egli vi battezzerà col fuoco!».
Gesù annuncia l’Amore di Dio ai poveri e agli emarginati, guarisce i malati, libera gli oppressi, moltiplica il pane per gli affamati, combatte l’ingiustizia, dona a tutti una speranza nuova. Riprende la legge antica portando alle estreme conseguenze ciò che essa conteneva in maniera implicita: le beatitudini, il comandamento dell’amore, il culto in spirito e verità... Afferma che bisogna amare Dio nostro Padre e bisogna amare l’umanità che è composta da nostri fratelli e nostre sorelle: l’amore riassume tutta la conoscenza di Dio.
Egli critica duramente gli uomini che vivono una religiosità ipocrita, che riducono il rapporto con Dio ad una serie di pratiche e di precetti, che danno grande importanza a particolari insignificanti, ma deliberatamente non considerano le cose essenziali e calpestano l’altro.
Molti seguono Gesù, ma molti anche Lo temono per le Sue denunce, per il Suo comportamento anticonformista e soprattutto perché afferma che questo suo modo di vivere e di agire è voluto da Dio stesso. Quando parla di Dio dice: «Mio Padre... Colui che mi ha mandato... Colui dal quale vengo e al quale torno...». Allora le autorità religiose e quelle civili, individuando in Gesù un pericolo per il proprio potere, si accordano per eliminarlo. E Gesú, tradito da Giuda e abbandonato dai Suoi, viene condannato a morto dal governatore romano Ponzio Pilato e crocifisso.
La Sua morte violenta provoca nei seguaci una crisi terribile, ma dopo tre giorni risuscita, come aveva annunciato, e si mostra ai Suoi discepoli vivente, trasformato eppure sempre lo stesso,
Le prime apparizioni di Gesù risuscitato lasciano perplessi. Ma a Pentecoste, per opera dello Spirito di Dio, la fede dei discepoli prende tutta la forza necessaria. Essi capiscono che quella morte è il prezzo di un amore giunto al dono totale di se stesso, è il segno per eccellenza della grazia di Dio. E in quella risurrezione, segno della vittoria operata da Dio, è anticipata la risurrezione e la vita eterna di ogni credente.
Gesù è il Signore dei vivi e dei morti, è Colui che ha salvato l’umanità liberandola dal potere del male.
I discepoli divengono apostoli (inviati). La loro vita consisterà ormai nel testimoniare e comunicare a tutti ciò che hanno vissuto, visto e creduto di Gesù.
Marco, Giovanni, Pietro, Paolo e tanti altri, predicano, scrivono la storia di Gesù e inviano lettere nella convinzione e nella fede che Egli è stato unico nel suo rapporto con Dio (Cristo/Messia, Figlio, Salvatore, Signore) e che quel che è avvenuto nella sua persona ha una portata universale.
Uomini e donne di ogni tempo, di ogni luogo e di ogni condizione, sono chiamati a conoscere Gesù, la Sua predicazione e la Sua persona, e a trasformare il loro modo di vivere secondo la Sua Parola.
Là, dove Cristo è predicato, la fede è operante e l’amore verso Dio e verso i fratelli è vissuto, lì c’è la chiesa cristiana: un nucleo che testimonia e anticipa il mondo nuovo di Dio (Vangeli; Atti; Lettere).

Giovanni ci fa intravvedere, con una serie di immagini, la realtà futura di questo mondo di amore voluto da Dio: «Vidi un nuovo cielo e una nuova terra... Dio abiterà con gli uomini… asciugherà ogni lacrima dagli occhi loro, la morte non ci sarà più, nè vi sarà più cordoglio, nè grido, né dolore... Ecco Io faccio ogni cosa nuova...»
(Apocalisse).
E con questa visione si conclude la Bibbia.

Se è la prima volta che leggi la Bibbia, ti consiglio di iniziare dal Vangelo di Giovanni. 
Se non hai ancora una bibbia e vuoi sapere quale versione scegliere, ti suggerisco LA SACRA BIBBIA - versione Nuova Diodati



 
 
La Storia della Bibbia