"Ella non obbedì alla voce, non ricevette la correzione; non ebbe fiducia nel Signore, non si avvicinò per ascoltare il suo Dio." (Sofonia 3,2)
Quale posto occupa il tuo "IO" nella tua vita? Su cosa ti basi per "giudicare" il mondo e gli altri? Forse sulle tue idee personali? O stai già sperimentando il conflitto che deve necessariamente esistere tra la tua volontà e quella di Dio?
"Se ti fa sentire bene, fallo!" É questa la filosofia contemporanea dell'uomo occidentale.
Certi atteggiamenti, quando si fanno invadenti nella società, diventano quasi come la stessa aria: sono dappertutto, e tuttavia la maggior parte delle volte sono in pochi a notarli. Qualcosa di questo genere è accaduto ad un certo numero di atteggiamenti prevalenti nella nostra società, che possiamo legittimamente definire neo-pagani. Quarant'anni fa, quando il cristianesimo residuo nella nostra cultura era ancora forte, la gente rimaneva colpita da manifestazioni persino lievi di forme di edonismo e di irreligiosità. I mezzi di comunicazione e le scuole, per citare le due istituzioni principali, trattavano con rispetto la morale tradizionale e i valori religiosi; i film discutibili ad esempio, erano sottoposti a controllo e persino espulsi dai teatri.
Oggi sui teleschermi appare più materiale spudoratamente offensivo in una settimana di quanto non ne apparisse prima in un anno. La maggior parte della gente, tuttavia, non ne resta più traumatizzata: pensano che la resistenza sia inutile, oppure hanno adottato l'atteggiamento del "vivi e lascia vivere" che permette loro di ignorare ciò che è offensivo; o ancora hanno fatto pace con cose in contraddizione morale con la fede che professano.
Il problema non è innanzitutto quello degli eccessi nel parlare di sessualità. Il vero problema sta nell'atteggiamento che lo rende possibile, provocando una situazione in cui valori nettamente anti-cristiani agiscono anche nella vita di molti cristiani. La sessualità è il campo più sensibile ed emotivo in cui si manifesta il problema, ma vi sono altri campo in cui i valori pagani hanno un'azione persino più distruttiva nel vero cristianesimo.
In breve, il problema sta nella volontà di voler considerare l'IO quale arbitro ultimo di ciò che è giusto o ingiusto, della VERITÁ e dell'ERRORE. Ciò che a ME sembra buono e ciò che io ritengo tale, è considerato sacro. "Se ti fa sentire bene, fallo!" è diventata la filosofia odierna degli occidentali. Esposta in modo tanto brusco, probabilmente troverebbe pochi cristiani pronti a seguirla. Ma gli atteggiamenti che implica li troviamo dovunque, e in forme più sofisticate sono penetrati a fondo nella spiritualità contemporanea. C'è stata una specie di rivoluzione senza che la gente se ne rendesse neppure conto! Vediamo alcuni esempi:
Una coppia sposata comincia ad incontrare difficoltà nel matrimonio. Litigano spesso, e ognuno in qualche modo sente che il matrimonio lo soffoca, obbligandolo a fare cose che preferirebbe non fare o a non fare cose che vorrebbe ardentemente fare.Uno di loro, o entrambi, incontrano qualcun altro con cui si sentono più a loro agio e con il quale la vita pare promettere più libertà e realizzazione. Divorziano e si risposano, magari spostando i figli secondo le loro esigenze. Il cristianesimo tradizionale non avrebbe avuto difficoltà a riconoscere che il marito e la moglie avevano un impegno sacro tra loro e verso i figli e che, con l'aiuto di Dio, sarebbero stati in grado di onorare quell'impegno. Invece, molti cristiani contemporanei non avrebbero alcuna difficoltà a giustificare il divorzio e il nuovo matrimonio sulla base che Dio non vuole l'infelicità della gente, oppure che quando non c'è amore, non c'è neppure matrimonio.
Nella vita religiosa un individuo viene spinto o comandato da un superiore a intraprendere un lavoro per il quale è ritenuto adatto, e magari anche con importanti responsabilità. Forse non vi è nessun altro disponibile a svolgerlo. L'individuo respinge l'incarico in base al fatto che ha inclinazioni diverse, che nel fare quel lavoro si "sentirebbe infelice" e quindi non potrebbe realizzare se stesso.
Un individuo vuole, in maniera generica, fare la volontà di Dio nel mondo. Tuttavia, nel contemplare il modo di impiegare la propria vita, considera in primo luogo dove lo portano i propri desideri, o come poter usare i propri talenti in modo che gli procurino un'ampia soddisfazione personale.
Non vi è niente di sbagliato nella speranza di essere felici in questa vita, ed è indubbiamente vero che Dio dà alla gente talenti particolari con l'intento che essi li sviluppino e li usino. Ciò che è sbagliato nella situazione contemporanea è che tanti cristiani interpretano la felicità nel senso del mondo, identificandola con la soddisfazione dei propri desideri; oppure presumono che Dio voglia che sviluppino i talenti secondo i loro desideri.
Il cristianesimo presume sempre che la volontà degli individui spesso sia in conflitto con quella di Dio; che, a causa del peccato, l'uomo abbia sempre la tendenza ad erigere i propri desideri come se fossero una specie di dio. Si presumeva inoltre che la volontà di Dio fosse spesso contraria alla volontà dell' uomo per se stesso.
Le manifestazioni di tale conflitto variavano da cose relativamente importanti, come trovare il tempo per pregare quando si hanno di fronte attività più piacevoli, fino a come impegnare la propria vita. La vocazione cristiana intesa nel modo appropriato, era riconosciuta come la chiamata a fare cose che spesso si avrebbe preferito non fare.
Ora tutto questo è stato spazzato via come con un cenno della mano. Si ha l'immagine di un Dio benigno, che rassicura la gente che non richiederà mai loro cose che sono riluttanti a fare, di un Padre indulgente che vuole solo la piena realizzazione dei propri figlioletti. Essere infelici nel senso del mondo, sentirsi frustrati, non essere capaci di "realizzare il proprio potenziale," sono diventati quasi i soli peccati. Se si riconosce che il peccato abbia un qualche significato, esso viene trattato precisamente come un'offesa contro l'IO, non contro un Dio di Bontà.
Ma le implicazioni del culto dell'Ego vanno oltre la nota preferenza umana di fare tutto ciò che è facile e che procura maggiore soddisfazione. Inculcano anche nella gente la convinzione che il mondo che li circonda li violenta sempre, in particolare nella loro autonomia e libertà. Sono quasi obbligati a diventare vigilanti contro tali intromissioni, e spesso la vita è considerata come una serie di confronti tra un EGO determinato a difendere la propria libertà ed una società determinata ad imporre la conformità.
Ora nella Chiesa spesso si asserisce che il dissenso è un diritto, che quando l'individuo ritiene che l'insegnamento pubblico sia nell'errore, gli si debba permettere di discuterlo, in pubblico o in privato. Ma l'idea è del tutto inadeguata. Nella pratica equivale ad affermare che qualunque cosa l'individuo pensi o senta, deve essere giusta. Per il primato che viene dato alla coscienza, si presta poca attenzione alla possibilità di una coscienza erronea.
Tuttavia è anche leale dire che siamo andati oltre le discussioni sul diritto al dissenso, arrivando ad elevare il dissenso quasi a dovere. Secondo un certo modo moderno di guardare al mondo, qualunque dottrina insegnata con autorità, qualunque insegnamento proclami di essere vero (distinto dalla semplice opinione), diventa una minacciata imposizione sull'io. Così alcuni reagiscono con una negatività automatica a qualsiasi forma di dogma religioso. Si trovano a proprio agio solo in un universo costruito totalmente da loro stessi; si sentono sicuri solo quando nella loro vita non c'è niente che non abbiano scelto essi stessi.
A questo punto entra l'importanza dell'etica sessuale, perché proprio il sesso è il campo di battaglia scelto da alcune filosofie pagane per guadagnarsi una posizione. Le tentazioni della carne sono perenni, e ci vuole solo un poco di incoraggiamento sociale per portare la gente a credere che quanto prima era proibito ora è permesso, o persino richiesto. Ed è nel campo della sessualità che la cultura moderna inculca nella gente l'idea che la loro libertà ed il loro piacere vengono oppressi dalla Chiesa, dalla famiglia e dalle altre istituzioni che insegnano o incorporano la castità e la fedeltà.
Gran parte della rivoluzione sessuale non è motivata tanto dalla lussuria, ma dall'orgoglio. Il sesso è il campo dove la gente contemporanea ha scelto di asserire in modo pieno la propria indipendenza, dove l'"IO CHE REGNA" ha scelto di non riconoscere limiti di sorta. I moderni pagani hanno giustamente giudicato che se i cristiani professi possono esser persuasi ad abbandonare l'etica sessuale cristiana, potranno poi virtualmente abbandonare anche tutti gli altri aspetti del cristianesimo.
Come mai nel mondo moderno si concede una simile, totale autorità all'IO? Parte della risposta è probabilmente nel materialismo, caratteristico dell'occidente, sostenuto da 35 anni di prosperità (ora per la prima volta seriamente minacciata). La gente è stata portata a credere che ogni loro desiderio materiale sarà soddisfatto. Ogni anno avranno un po' di più dell'anno precedente. Tali aspettative si trasferiscono ben presto anche al regno spirituale. Perché non dovrebbero essere pienamente soddisfatti tutti i miei "bisogni" e desideri? E tale aspettativa è subdolamente formata in noi fin da bambini.
In parte possiamo definire l'Io come un pallone che si espande, che diventa sempre più grande, riempiendo sempre più spazio perché non incontra resistenza. Siamo minacciati dal timore che niente altro nell'universo sia reale oltre noi stessi, e la convinzione che siano vere solo quelle cose che emanano da noi. Paradossalmente, ciò di cui soffriamo non è un ego super/sviluppato, bensì un ego debole - il nostro senso di identità personale è talmente fragile da considerare una minaccia tutto ciò che è al di fuori di noi stessi.
In periodi più stabili l'individuo riceveva aiuto, guida e formazione da una varietà di fonti esterne:la famiglia, la chiesa, il sistema educativo, le abitudini e tradizioni della società che ognuno capisce istintivamente. Ma recentemente queste istituzioni si sono ritrovate nel disordine, e ora i loro insegnamenti sono confusi e spesso contradditori. É mancata loro la volontà e la capacità di fornire una guida ferma alla gente. Non vi sono più abitudini e tradizioni comprese da tutti, che la società possa strasmettere alla gente, a meno che non si tratti dell' esortazione a fare i fatti nostri. Sulle spalle dell'io individuale viene posto un carico terribile di cui non riuscirà scaricarsi.
La gente che si sente sola e vulnerabile diventa preda legittima di ogni specie di altra gente, sia sincera che fraudolenta, che si offre di aiutarli nella scoperta del vero io e della sua completa realizzazione. Si sviluppa così un'industria enorme che si alimenta di questo desiderio. Ogni anno si spendono miliardi per cercare di soddisfare una necessità che le generazioni precedenti non hanno neppure saputo di avere. É uno stato mentale creato e sostenuto artificialmente.
Paradossalmente, questa patologia può avere la tendenza a rendere la gente più religiosa - e non meno religiosa - almeno in superficie, pur trattandosi di un tipo di religione contraffatto. La preoccupazione eccessiva dell'EGO conduce alla scoperta che esistono cose come gli impulsi religiosi o sentimenti religiosi, e la gente comincia a chiedersi come entrare in contatto con gli stessi. Per di più, in una società edonistica, consumistica, molta gente comincia a chiedersi se non ci siano per caso dei piaceri spirituali che magari sta trascurando. Potrebbero rivelarsi nei rituali o nel simbolismo religioso, nell'assaporare la Scrittura o nel cercare di coltivare esperienze mistiche, senza alcun impegno verso le realtà che stanno alla base delle stesse.
Il fallimento della generazione dell' "IO" sta per essere ampiamente riconosciuto e fornisce ai cristiani una opportunità enorme. Essi debbono in qualche modo scoprire come spezzare la crosta delle mode e dell'accentramento sull'Io che copre molte anime, e far conoscere alla gente il Dio che solo può renderli capaci di sfuggire alla prigione del loro ego. Ciò che cercano, spesso senza saperlo, non è un dio che sia semplicemente la proiezione della loro fantasia, ma il Dio vivente nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo il nostro essere.
"É apparsa, infatti, la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare i desideri mondani e l'empietà, nell'attesa della speranza beata che Egli possa riscattarci da ogni iniquità e formare per Se Stesso un popolo puro, zelante nelle opere buone"
"É apparsa, infatti, la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare i desideri mondani e l'empietà, nell'attesa della speranza beata che Egli possa riscattarci da ogni iniquità e formare per Se Stesso un popolo puro, zelante nelle opere buone"
(Tito 2, 11-14)
Liberamente adattato da internet
Riflettiamo sugli insegnamenti che Gesù ci ha lasciato riguardo ai limiti che presenta la natura umana...Non c'è nessun giusto, neppure uno. Non c'è nessuno che capisca, non c'è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c'è nessuno che pratichi la bontà, no neppure uno". Salmo 14;1-3 che poi viene riportato in Romani 3;10-12...Paolo inoltre nel cap. 7;14-25ci spiega la natura del peccato che è insita in noi, come si manifesta, ma rileva magnificamente che nella grazia di Dio siamo rigenerati in quanto assumiamo la sua natura e diveniamo conseguentemente cooperatori del bene o meglio strumenti del Signore... 14 Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. 15 Poiché, ciò che faccio, io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio. 16 Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona; 17 allora non sono più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me. 18 Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. 19 Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. 20 Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. 21 Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me. 22 Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore, 23 ma vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. 24 Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? 25 Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato.
RispondiEliminaSia gloria a Dio e ringraziamolo sempre per tutte le opportunità che ci dona per comprendere il messaggio profondo della sua parola...In alto i cuori in Cristo e Dio ti benedica
Posso risponderti solo amen, caro wids72...e in alto i nostri cuori con Cristo Gesù
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