Quando l'uomo non domina le emozioni ma le emozioni dominano l'uomo
Tra tutto ciò che può creare dipendenza nella vita, spesso si trascurano le emozioni, che possono svolgere un ruolo di controllo e creare uno stato di vera e propria dipendenza.
Essendo questa uno stato, risultante da un costante riferimento a qualcosa per trovare un senso di benessere, emozioni forti, come l’amore, l’ira, l’odio, il risentimento, il desiderio di vendetta, l’amarezza o il dolore possono creare una paradossale situazione di benessere a causa della quale si continua a ricercarle e a volerle sperimentare non riuscendo più a farne a meno.
È facile intuirne la portata quando si parla di sensazioni piacevoli e gratificanti, più difficile quando si parla di emozioni considerate “negative”.
In che modo queste emozioni possono svolgere una influenza così forte? La questione è complessa, ma proviamo a considerarne brevemente alcune.
Il rancore
Il rancore o l’odio, per esempio, portano a sviluppare un forte legame verso l’altro perché il proprio interesse si identifica con il suo male. Man mano, tutta la vita può essere assorbita da quell’interesse tanto che quel rapporto diventa un pensiero fisso, assillante, tanto da vivere condizionati da questo: il proprio benessere emotivo dipende dal malessere dell’altro.
L’eliminazione di questo stato, tramite il perdono, per esempio, ci porterebbe a non poterci più lamentare, a non poter più scaricare sull’altro il nostro malessere, a perdere quel tipo di controllo sull’altro che si esercita tramite il ricatto morale o il continuo ricordo del suo debito. Questo fornisce una posizione, illusoria, di potere e di forza che crea una sensazione di perversa soddisfazione e autorità. Lasciare questo porterebbe a dover vivere diversamente, a perdere una fonte di gratificazione e scopo di vita. Si è dipendenti dal rancore al punto di non voler, o poter, perdonare, non per un senso di giustizia, ma per la propria soddisfazione interiore. Anche un eventuale risarcimento del danno, se e quando possibile, non risolverebbe la condizione di dipendenza, perché in quella emozione viene trovato uno scopo e un senso di vita.
L'autocommiserazione
L'autocommiserazione porta ad essere al centro della attenzione del gruppo sociale del quale si è parte (famiglia, chiesa, lavoro, ecc.) quando in seguito a qualcosa di traumatico che è avvenuto nel passato, ci si trova in una situazione di debolezza e di bisogno. L’aiuto, l’interesse, la comprensione e il sostegno degli altri aiuta a sopravvivere, ad andare avanti. Ci si è sentiti amati, apprezzati, coccolati, forse per la prima volta, oppure per la prima volta dopo molto tempo. Una completa guarigione emotiva non farà più essere al centro della attenzione e cura altrui, e questo porta a voler continuare a rimanere in uno stato di bisogno: si ha bisogno di avere bisogno per non perdere l’attenzione degli altri. La ricerca del proprio benessere emotivo porta ad una dipendenza dalla autocommiserazione.
L'autocommiserazione porta ad essere al centro della attenzione del gruppo sociale del quale si è parte (famiglia, chiesa, lavoro, ecc.) quando in seguito a qualcosa di traumatico che è avvenuto nel passato, ci si trova in una situazione di debolezza e di bisogno. L’aiuto, l’interesse, la comprensione e il sostegno degli altri aiuta a sopravvivere, ad andare avanti. Ci si è sentiti amati, apprezzati, coccolati, forse per la prima volta, oppure per la prima volta dopo molto tempo. Una completa guarigione emotiva non farà più essere al centro della attenzione e cura altrui, e questo porta a voler continuare a rimanere in uno stato di bisogno: si ha bisogno di avere bisogno per non perdere l’attenzione degli altri. La ricerca del proprio benessere emotivo porta ad una dipendenza dalla autocommiserazione.
Il lutto
Lo stesso si potrebbe dire di un forte dolore, come quello derivante da un lutto per la perdita di una persona cara. Può sembrare che la diminuzione del senso di sofferenza sia una evidenza della diminuzione dell’amore provato per la persona che non c’è più, mentre la persistenza di un dolore acuto e forte viene identificato con la dimostrazione del proprio amore.
Questo può portare a identificare il dolore con l’amore per il proprio caro, e a volere continuare a sperimentarlo, a volerlo sentire, rifiutando che questo diminuisca. Si trova soddisfazione e gratificazione nella sperimentazione di uno stato di sofferenza.
Il rimorso
Il rimorso, il non voler accettare il perdono altrui, è un’altra subdola forma di dipendenza che si basa sulla convinzione di non poter essere perdonati e il voler continuare a sentire il dolore diventa una forma di autopunizione e di espiazione del male fatto. Il non provare più dolore e rimorso, la accettazione del perdono, è considerato qualcosa di inaccettabile, per cui si continua a ritornare sul proprio errore non riuscendo o volendo vivere senza provare quel rimorso.
Cosa si può fare
Per questo motivo quella dalle emozioni è una forma di dipendenza molto subdola e pericolosa. Non esiste una cura medica o comportamentale, ma solo un approccio di cambiamento interiore, di perdono, di accettazione della realtà, di comprensione del proprio valore personale. Un percorso che si basa su una scoperta, o riscoperta, di un giusto rapporto con Dio come sorgente di significato, sicurezza e dignità personale, che, nonostante il male ricevuto, fatto e vissuto può essere acquisita per sfuggire alla dipendenza da emozioni forti e distruttive.
"Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza."
(Colossesi 3:12)
Liberamente adattato da internet
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