Ma siamo realmente sicuri e convinti che gli esseri umani siano gli esseri viventi più intelligenti sulla faccia della terra?
Ovviamente generalizzando, mi capita spesso di pensare che il mio cane , sia più intelligente di alcune persone che conosco.
Avere due gambe e non essere ricoperti da una folta pelliccia, implica, di per sé, il fatto di essere intelligenti? Non lo credo assolutamente.
È però certamente vero che le persone hanno fatto una marea di cose grandiose in qualsiasi campo si siano attivamente impegnate, ma credo anche che venga cancellato un pezzetto di progresso ogniqualvolta accada, a causa dell’egoismo umano, qualcosa di orribile all’interno della nostra società.
Come può essere considerato un gesto intelligente concepire un figlio e gettarlo poi nel cassonetto dell’immondizia? - Nessun animale farebbe mai una cosa simile.-
Com’è possibile arrivare ad accoltellarsi per un semplice tamponamento mentre si è in fila al semaforo?
Prendendo in considerazione tutto ciò, suppongo sia nomale che qualche dubbio possa sorgere.
Si può parlare di intelligenza, considerando persone che passano metà della loro giornata divise tra televisione, trucco, acconciature all’ultimo grido e, appena rincasate il sabato dopo la scuola domandano 200 euro ai genitori per lo shopping? Ma attenzione, diffidate dalle imitazioni, queste persone sono facilmente riconoscibili attraverso una semplice domanda: “ Qual è la differenza tra un rinoceronte e un ippopotamo?”
Si ritengono forse esseri intelligenti coloro che si dilettano nel lanciare i sassi dai cavalcavia?
Qualche decennio fa, si cercava di emergere, di raggiungere una posizione di riguardo all’interno della società; per fare ciò era richiesta una spiccata intelligenza, legata ad una notevole dose di sicurezza personale. Oggi, per diventare qualcuno (che per molti è sinonimo di apparire in tv), basta solo spogliarsi e dimenticarsi cos’è il pudore.
Non sto però dicendo che vorrei vedere tutti vestiti da esquimesi, ma penso che negli ultimi 5-6 anni, abbiamo veramente toccato il fondo.
Come si può parlare d’intelligenza all’interno di una società che ha scelto di apparire piuttosto d’essere?
Oggi l'immagine è tutto. O quasi
Ovviamente generalizzando, mi capita spesso di pensare che il mio cane , sia più intelligente di alcune persone che conosco.
Avere due gambe e non essere ricoperti da una folta pelliccia, implica, di per sé, il fatto di essere intelligenti? Non lo credo assolutamente.
È però certamente vero che le persone hanno fatto una marea di cose grandiose in qualsiasi campo si siano attivamente impegnate, ma credo anche che venga cancellato un pezzetto di progresso ogniqualvolta accada, a causa dell’egoismo umano, qualcosa di orribile all’interno della nostra società.
Come può essere considerato un gesto intelligente concepire un figlio e gettarlo poi nel cassonetto dell’immondizia? - Nessun animale farebbe mai una cosa simile.-
Com’è possibile arrivare ad accoltellarsi per un semplice tamponamento mentre si è in fila al semaforo?
Prendendo in considerazione tutto ciò, suppongo sia nomale che qualche dubbio possa sorgere.
Si può parlare di intelligenza, considerando persone che passano metà della loro giornata divise tra televisione, trucco, acconciature all’ultimo grido e, appena rincasate il sabato dopo la scuola domandano 200 euro ai genitori per lo shopping? Ma attenzione, diffidate dalle imitazioni, queste persone sono facilmente riconoscibili attraverso una semplice domanda: “ Qual è la differenza tra un rinoceronte e un ippopotamo?”
Si ritengono forse esseri intelligenti coloro che si dilettano nel lanciare i sassi dai cavalcavia?
Qualche decennio fa, si cercava di emergere, di raggiungere una posizione di riguardo all’interno della società; per fare ciò era richiesta una spiccata intelligenza, legata ad una notevole dose di sicurezza personale. Oggi, per diventare qualcuno (che per molti è sinonimo di apparire in tv), basta solo spogliarsi e dimenticarsi cos’è il pudore.
Non sto però dicendo che vorrei vedere tutti vestiti da esquimesi, ma penso che negli ultimi 5-6 anni, abbiamo veramente toccato il fondo.
Come si può parlare d’intelligenza all’interno di una società che ha scelto di apparire piuttosto d’essere?
Oggi l'immagine è tutto. O quasi
Quanti soldi spendono le aziende per
curare la propria immagine? Quanto spende ognuno di noi per
curare la propria? Viviamo in un mondo artificiale in cui
l'apparire è più importante dell'essere.
Grazie alla diffusione su larga
scala degli spot pubblicitari attraverso tutti i canali di
comunicazione, percepiamo maggiormente questa continua ricerca
dell'apparire a scapito dell'essere.
Da quanto leggiamo nella scrittura,
l'uomo è sempre stato più attento all'aspetto esteriore che a
quello interiore. Infatti il Signore non bada a ciò che colpisce
lo sguardo dell'uomo: "L'uomo bada alle
apparenze, ma il Signore guarda al cuore" (1^ Samuele 16:7).
L'uomo percepisce la realtà con i
propri sensi e pertanto è normale che valuti in base a questi.
Però, è necessario che i figli di Dio siano in grado di andare
oltre l'apparenza quando si tratta di scegliere uomini che
possano servire il Signore in determinati ambiti.
Noi non possiamo vedere il cuore, ma
il Signore può scrutare l'uomo interiore. Egli può davvero
vedere di che pasta siamo fatti. E allora dobbiamo affidarci
alla sua guida per non rischiare di valutare in maniera
superficiale.
Gli occhi di Samuele
Il verso appena citato, 1 Samuele
16:7, ha un contesto piuttosto interessante che ci permette di
fare un confronto tra i nostri criteri di scelta e quelli di
Dio.
Quando Dio lo mandò a casa di Jesse
per ungere un re che avrebbe sostituito Saul, Samuele non esitò
un attimo ad individuare un buon candidato:
"Quando essi giunsero, egli posò lo
sguardo su Eliab e disse: «Certamente l'unto dell'Eterno è
davanti a lui» (1^
Samuele 16:6). Eliab era
probabilmente alto e di bell'aspetto. Così gli occhi di Samuele
andarono a colpo sicuro. Non possiamo biasimarlo, infatti egli
si stava basando sull'esperienza precedente, quando Dio lo mandò
ad ungere Saul: "Aveva un figlio di
nome Saul, giovane e bello; tra i figli d'Israele non ce n'era
uno più bello di lui; era più alto di tutta la gente, dalle
spalle in su" (1^
Samuele 9:2).
In quell'occasione, Samuele lo
presentò al popolo dicendo: "Vedete
colui che il Signore si è scelto? Non c'è nessuno come lui in
tutto il popolo". Tutto il popolo mandò grida di gioia
esclamando: "Viva il re!" (1^ Samuele 10:24).
Saul era alto bello. Samuele
si aspettava quindi una scelta analoga. Perchè il nuovo re
sarebbe dovuto essere diverso?
Ma Dio aveva una lezione da
impartire a Samuele e a tutto il popolo di Israele. Infatti,
quando, qualche anno prima, il popolo d'Israele aveva chiesto un
re, il Signore se ne era rammaricato perché le loro motivazioni
erano sbagliate (cfr.1 Samuele
8:4-7).
Da quando erano entrati nella terra
promessa fino a quel momento, Dio aveva sempre ascoltato le loro
suppliche e aveva mandato dei giudici che amministrassero la
giustizia e li liberassero dai loro nemici. Ma ora, essi non
volevano più gridare al Signore per essere liberati. Essi
volevano un liberatore sempre pronto, sempre a disposizione, un
re che amministrasse la giustizia, che marciasse alla loro testa
in caso di guerra. Quando i nemici si fossero fatti avanti,
sarebbe stato molto più comodo avere un liberatore pronto per
l'uso senza dover gridare al Signore.
Così Dio li aveva accontentati dando
loro un re giovane, alto, bello e forte che rispondeva alle loro
aspettative. Ma Saul era come quei frutti che sono belli a
vedersi ma dentro sono marci. Dopo un brillante inizio, Saul si
rivelò per quello che era: tanto bello e forte quanto
disubbidiente al Signore (cfr. 1
Samuele 13:8-14).
Così, di fronte a Eliab, il Signore
ricorda a Samuele che le apparenze possono ingannare:
"Non badare al suo aspetto nè alla sua
statura, perchè io l'ho scartato; infatti il Signore non bada a
ciò che colpisce lo sguardo dell'uomo; l'uomo bada alle
apparenze, ma il Signore guarda al cuore" (1 Samuele 16:6-7).
Questa volta Dio avrebbe usato
il
suo criterio di scelta. Avrebbe scelto
una mela sana piuttosto che una semplicemente
bella. Avrebbe scelto Davide.
E la scelta del Signore si dimostrò subito la
migliore. Quando un gigante filisteo di nome Golia si fece
avanti per insultare e mettere in ridicolo gli Israeliti,
sarebbe stato lecito aspettarsi che
il
loro re alto, forte e bello ne
facesse un sol boccone. Non era stato unto
proprio per occasioni come queste?
Ma Saul aveva paura come tutti gli altri (cfr. 1 Samuele 17:11).
D’altra parte, se ti basi sulla tua forza e sulla tua bellezza,
puoi stare certo che prima o poi troverai qualcuno più bello o
più forte di te. E di fronte a Golia la forza di Saul non
bastava.
Ma l’uomo che Dio aveva scelto, si avvicinò a
Golia con un bastone, una fionda e cinque pietre nel suo
sacchetto da pastore, dicendogli: “Tu
vieni verso di me con la spada, con la lancia e con
il
giavellotto; ma io vengo verso di te nel nome del SIGNORE degli
eserciti, del Dio delle schiere d ’Israele che tu hai insultate.
Oggi
il
SIGNORE ti darà nelle mie mani e io ti abbatterò;
ti
taglierò la testa, e darò oggi stesso i cadaveri dell ’esercito
dei Filistei in pasto agli uccelli del cielo e alle bestie
della terra; così tutta la terra riconoscerà che c’è un Dio in
Israele, e tutta questa moltitudine
riconoscerà che
il
SIGNORE non ha bisogno di spada né di lancia
per salvare; poiché l’esito della battaglia dipende dal SIGNORE
ed egli vi darà nelle nostre mani” (1^ Samuele
17:45-47).
Niente male per un giovane pastore. Benché non ne
avesse l’apparenza, in
lui c’era tutta la sostanza del guerriero che sa di avere Dio
dalla sua parte. Credo che conosciate
il
resto della storia. Vi dico solo che Golia non fu in grado di
raccontarla ai suoi nipotini.
Nessuno avrebbe scommesso su Davide, ma Dio lo
sostenne e gli diede la
precisione necessaria per vincere con un solo
colpo. Non fu la forza di Davide
a dargli la vittoria, ma la sua fede nel Signore. L’aspetto e la
forza non sono tutto perché l’uomo non può fare nulla quando
il
Signore non è con lui.
In
quel giorno Israele ha ricevuto una bella lezione da parte del
Signore:
il
timore del Signore è più importante della forza e della
bellezza.
Il
Signore é
colui che libera dai nemici.
Il
vecchio Samuele avrà sicuramente capito perché
il
Signore gli aveva chiesto di non fidarsi dei propri occhi.
Gli occhi dei Corinzi
Anche nella chiesa possiamo correre
il
rischio di badare alle apparenze piuttosto
che alla sostanza.
Prendiamo l’esempio di Corinto. Paolo aveva
servito fedelmente
il
Signore
in quella assemblea, eppure i credenti stavano
andando dietro ad altri uomini,
sorti in mezzo a loro, che mettevano in ridicolo l’apostolo
Paolo e facevano
bella mostra di sé e della loro sapienza. A
questi ultimi che “si vantano di ciò
che è apparenza e non di ciò che è nel cuore”(2
Corinzi 5:12).
Paolo contrappone un
modello completamente diverso: "Noi
abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande
potenza sia attribuita a Dio e non a noi"
(2 Corinzi 4:7).
Il
vaso di terra non attira lo sguardo su di sé ma può contenere un
tesoro
di grande valore.
Ilcontenuto
é più importante del contenitore.
L’atteggiamento umile e debole di Paolo era
volontario ma veniva scambiato per debolezza perché i Corinti
guardavano all’apparenza:
"Voi guardate
all’
apparenza delle cose. Se uno è convinto dentro
di sé di appartenere a Cristo, consideri anche
questo dentro di sé:
che com’egli è di Cristo, così lo siamo anche
noi. Infatti se anche
volessi vantarmi un po’ più dell’ autorità, che
il
Signore ci ha data
per la vostra edificazione e non per la vostra rovina, non avrei
motivo di vergognarmi. Dico questo perché non sembri che io
cerchi
d’
intimidirvi con le mie lettere. Qualcuno dice infatti:“Le
sue lettere sono severe e forti; ma la sua
presenza fisica è debole e
la sua parola è cosa da nulla”
(2^ Corinzi 10:7-10).
Coloro che a Corinto si vantavano e criticavano
l’apostolo Paolo probabilmente apparivano molto saggi agli occhi
degli altri. Paolo ricorda loro che
avrebbe potuto vantarsi in maniera ancora più
efficace, se avesse voluto. Ma
che senso avrebbe avuto confrontarsi con altri
uomini? Occorreva forse stilare
una classifica? No, Paolo preferiva che
il
proprio ministero venisse valutato
alla luce del compito che
il
Signore gli aveva affidato. Egli voleva essere trovato
fedele dal Signore, non dagli uomini: "Noi
non abbiamo
il
coraggio di entrare in classifica o confrontarci
con certuni che si raccomandano da sé; i quali però, misurandosi
secondo la loro propria misura e paragonandosi tra di loro
stessi, mancano
d’intelligenza.
Noi, invece, non ci vanteremo oltre misura, ma entro la misura
del campo di attività di cui Dio ci ha segnato i limiti, dandoci
di giungere anche fino a voi"
(2^ Corinzi 10:12-13).
Paolo non aveva bisogno di vantarsi
perchè i frutti del suo ministero parlavano chiaro:
"Cominciamo forse di nuovo a raccomandare
noi stessi? O abbiamo bisogno, come alcuni, di lettere di
raccomandazione presso di voi o da voi? La nostra lettera,
scritta nei nostri cuori, siete voi, lettera conosciuta e letta
da tutti gli uomini; è noto che voi siete una lettera di Cristo,
scritta mediante il nostro servizio, scritta non con inchiostro,
ma con lo Spirito del Dio vivente; non su tavole di pietra, ma
su tavole che sono cuori di carne"
(2^ Corinzi 3:1-3).
La sostanza del suo ministero non
poteva certo impallidire di fronte all'apparenza di quei
sedicenti apostoli: "Stimo infatti di
non essere stato in nulla inferiore a quei sommi apostoli. Anche
se sono rozzo nel parlare, non lo sono però nella conoscenza; e
l'abbiamo dimostrato tra di voi, in
tutti i modi e in ogni cosa"
(2^ Corinzi 11:5-6).
Può sembrare strano che i credenti
di Corinto, benché avessero conosciuto Paolo, fossero così
influenzati da questi detrattori dell’apostolo. Ciò dimostra che
noi uomini ci facciamo impressionare facilmente dalle apparenze,
da coloro che sanno fare discorsi persuasivi di sapienza umana,
discorsi tanto pomposi quanto vuoti, che hanno l’apparenza ma
non la sostanza. E’ triste considerare come spesso noi credenti
siamo molto attirati da argomenti che non aggiungono nulla alla
nostra conoscenza di Dio e alla nostra vita di fede ma
solleticano solo la nostra curiosità. La sostanza della parola
di Dio, quella che predicava l’apostolo Paolo, non ci interessa
più. Eppure Paolo si vantava proprio di questa rinuncia alla
sofisticazione per annunciare il vangelo nella sua semplicità:
"Questo, infatti, è il nostro vanto: la
testimonianza della nostra coscienza di esserci comportati nel
mondo, e specialmente verso di voi, con la semplicità e la
sincerità di Dio, non con sapienza carnale ma con la grazia di
Dio. Poiché non vi scriviamo altro se non quello che potete
leggere e comprendere; e spero che sino alla fine capirete,come
in parte avete già capito, che noi siamo il vostro vanto, come
anche voi sarete il nostro nel giorno del nostro Signore Gesù"
(2^ Corinzi 1:12-14).
A volte circondiamo di ammirazione
le persone che parlano con arroganza e prendiamo la debolezza e
l’umiltà volontaria di chi serve il Signore come una mancanza di
autorità.
Che Dio ci dia di capire che
l’autorità viene dal Signore e non ha niente a che vedere con
ciò che gli uomini amano mostrare. Il contenuto di valore rimane
tale anche e soprattutto in vasi di terra.
Paolo poteva dire ai suoi
schernitori: “Fatti non parole. Sostanza non apparenza.”
Infatti, "non colui che si raccomanda
da sé è approvato, ma colui che il Signore raccomanda"
(2^ Corinzi 10:18).
La terra promessa sembrava inespugnabile agli occhi degli esploratori mandati da Mosè (cfr. Numeri 14:31). Il Signore li punì per la loro mancanza di fiducia. Le apparenze ingannano.
Al contrario, molti anni dopo,
sotto la guida di Giosuè, gli Israeliti erano convinti di
poter vincere facilmente ad Ai (cfr. Giosuè 7:3). Tornarono a
casa battuti e umiliati. Le apparenze ingannano.
I re scelti secondo le apparenze
crollano di fronte ai Golia. Sono i re secondo il cuore di
Dio che riportano la vittoria. Le apparenze ingannano.
I sommi apostoli di Corinto
erano gonfi e amavano vantarsi. Ma i fatti davano ragione
all’umile Paolo che non signoreggiava sui credenti ma
serviva fedelmente la chiesa come il Signore gli aveva
indicato. Il tesoro della grazia di Dio è stato deposto in
vasi di terra affinché la gloria vada a Dio e non agli
uomini. Le apparenze ingannano.
Non possiamo fidarci dei nostri
occhi, dei nostri sensi, della nostra carne. Dio sceglie e
distribuisce i doni come vuole. Il nostro compito come
credenti è mettere a disposizione degli altri i doni che
abbiamo ricevuto dal Signore e riconoscere i doni che egli
ha dato agli altri membri.
Dobbiamo però stare attenti al
nostro metro di valutazione. Dobbiamo esercitare il
discernimento che il Signore ci ha dato perché persino
Samuele si era fatto ingannare dai propri occhi. Le cose
spirituali vanno valutate mediante lo Spirito, perché la
carne non ci aiuta.
Il mondo va avanti grazie alle
raccomandazioni umane. Gli uomini cercano la forza, la
ricchezza, l’abilità nel parlare, cercano dei bei
contenitori.
Dio cerca invece un cuore umile
e povero che sappia ubbidire alla sua voce. Egli bada al
contenuto. Davide, ad esempio, quando peccò, seppe umiliarsi
e chiedere perdono, cosa che Saul non fu mai completamente
in grado di fare.
Il Signore gradisce proprio questo
atteggiamento di umiltà di fronte a Lui (cfr. 1^ Pietro 4:5-6),
l’atteggiamento di chi non vuole compiacere sé stesso ma vuole
essere davvero un servo ubbidiente.
Qualcuno potrebbe obiettare: “Che
speranza abbiamo? Le cose che balzano agli occhi degli uomini
non sono le stesse che riesce a vedere il Signore. Noi non
possiamo vedere il cuore!”
E’ vero. Ma Dio ha donato lo Spirito
Santo alla sua chiesa: "A noi Dio le ha
rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni
cosa, anche le profondità di Dio. Infatti, chi, tra gli uomini,
conosce le cose dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in
lui? Così nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di
Dio" (1^ Corinzi
2:10-11).
Dio non ci ha lasciato in balia dei nostri sensi. Egli ci ha donato il suo Spirito che illuminerà il nostro cammino nella fede.
Ricordate la scelta di Paolo e
Barnaba ad Antiochia (cfr. Atti 13:1-3)? Furono scelti dallo Spirito
Santo che li indicò alla chiesa mentre erano radunati. I
credenti furono convinti nel proprio cuore dallo Spirito Santo
sulla necessità di inviare Paolo e Barnaba per la missione
specifica che Dio aveva affidato loro.
Lo Spirito parla ai credenti, e se
non facciamo finta di non sentire, se cerchiamo la volontà di
Dio con sincerità, nutrendoci della sua parola e coltivando la
comunione con il Signore e con i credenti, dobbiamo ammettere
che Dio ci dà la saggezza per capire quali persone sono adatte e
quali non lo sono per servirlo in determinati ambiti. Lo Spirito
equipaggia i credenti con dei carismi e gli altri credenti sono
assolutamente in grado di rendersene conto se vivono in
sottomissione al Signore. Quando ciò non avviene, non possiamo
dire che il Signore non abbia parlato, ma piuttosto che non
siamo stati attenti alla sua voce e abbiamo preferito scegliere
sulla base dei nostri criteri umani basati sull’immagine, sulla
simpatia, sull’eloquenza.
Le apparenze ingannano. Impariamo ad essere sensibili alla voce del Signore e discernere i doni che lui ha dato. Chi cerca il potere é obbligato a coltivare una certa immagine, ad apparire a tutti i costi per supplire alla carenza di contenuti. Ma chi vuole servire il Signore ripulisca il suo cuore perché Dio bada alla sostanza.
"Il timore dell'Eterno è un ammaestramento di sapienza, e prima della gloria c'è l'umiltà."
(Proverbi 15:33)
(Proverbi 15:33)
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