La gelosia | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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martedì 3 agosto 2010
Unknown

La gelosia


La gelosia è un sentimento che parte dall'idea che ciò che io ho di più "caro" lo potrei, da un momento all'altro, perdere. Essa si lega al concetto di possessività, alla possibile perdita di ciò che si ritiene proprio. Entrambi i sentimenti pretendono l' "altro", vogliono la sua presenza in termini esclusivi e personali. Parlo di pretendere l'altro perchè lo si considera un "oggetto" piuttosto che un "soggetto".
Spesso chi ne è affetto manifesta la sua gelosia in assenza di qualunque fatto, di qualunque circostanza che possa giustificare un vissuto del genere.
Una doverosa premessa: bisogna distinguere fra gelosia "normale" e gelosia "patologica". La gelosia normale è inseparabile dal'amore per il partner, ed è sempre presente a livelli accettabili. Anzi se non ci fosse si potrebbe addirittura dubitare se è vero amore. Inoltre serve a far sentire l'amato veramente amato, perchè attraverso la gelosia manifestiamo la paura di perderlo. Invece parleremo di gelosia "patologica" quando essa assume le seguenti caratteristiche:
paura irrazionale dell’abbandono e tristezza per la possibile perdita;
sospettosità per ogni comportamento relazionale del partner verso persone dell'altro sesso;
controllo di ogni comportamento dell' "altro"; 
invidia ed aggressività verso i possibili rivali;
aggressività persecutoria verso il partner; 
sensazione di inadeguatezza e scarsa autostima di noi stessi.  
La gelosia, quella patologica è, dunque, il timore di perdere qualche cosa che si ritiene essenziale per il proprio benessere e che questo qualcosa, che si ritiene essenziale, altri possano impossessarsene. Essa si manifesta anche in assenza di qualsiasi motivo valido. Spesso proprio la gelosia è in alcuni casi la causa della rottura di una relazione. Anzi si teme tanto che una relazione possa finire che, senza volerlo, la si fà finire per davvero. La gelosia patologica prende origine da sospetti o circostanze infondate, affondando la sua vera natura in un'angoscia che prende forma nella mente senza nessun riscontro nella realtà. Quest'angoscia produce delle vere e proprie rappresentazioni mentali in cui si "costruisce" il "rivale" e le "prove d'infedeltà" e la realtà effettiva viene interpretata erroneamente. Tutto ciò può arrivare a dei veri e propri "deliri di gelosia" che spesso sono all'origine di veri e propri fatti di cronaca come i delitti passionali.
La gelosia patologica, il più delle volte, affonda le sue origini nell'infanzia in una cattiva relazione che il geloso ha instaurato con i propri genitori. Quest'ultimi non hanno adeguatamente rinforzato il bambino nella fiducia per sè stesso e nell'autostima contribuendo così a determinare un adulto geloso perchè non conscio delle sue possibilità e del suo valore, profondamente insicuro. Ciò porta a pensare che il proprio partner potrebbe amare un altro perchè più degno, a non essere sicuro del suo amore. Ma la gelosia patologica può tradire anche un desiderio di possesso assoluto del partner. Ciò avviene, anche in questo caso, per una cattiva relazione affettiva costruita con i propri genitori, sopratutto quello di sesso opposto.

C'è la presenza di un'affettività che non ha trovato correspensione durante l'infanzia, e si pensa di riscattarla da adulti, attraverso il possesso assoluto dell'altro.
In fin dei conti il Geloso, spesso, non vuole crescere, vuole solo manifestare il suo bisogno di possesso confondendolo con l'amore. Questa visione tipica dell'amore cortese, confonde la Gelosia con l'Amore.. in tale visione non si vuole il bene dell'altro ma fagocitarlo, possederlo, per garantire a se stessi il proprio valore.

Spesso i soggetti gelosi si incontrano e confondono un sentimento autentico di donazione reciproca con un sentimento velato e latente di gelosia auto-illudendosi che questo sia amore.
A volte vivono tutta una vita così non maturando mai (strutturando quella che si dice una coppia a vita-relazionale-chiusa).. e poiché hanno incontrato un soggetto che vive la stessa patologia rimangono ancor più fermamente cristallizzati in questa povertà ed in questa illusione. 
Per tali motivi, pur manifestandosi in maniera diversa, la Gelosia non è propria solo di un sesso ma è presente in ugual misura in entrambi i sessi.


Anche nella vita pastorale la Gelosia non smette di "mietere" vittime..
Come ogni contesto sociale, sia esso politico, lavorativo, collaborativo, anche la vita delle nostre comunità non è immune da questa patologia.
E come in ogni contesto sociale essa colpisce tutti impiegati e dirigenti, tesserati e leader politici, laici e clero.
Il geloso spesso non è disponibile al servizio ma, se lo è (anche se non appare) usa gli altri e le situazioni; usa anche Dio.
D'altronde non è capace di gesti di gratuità perché tutto gira, in fondo, sul suo tornaconto affettivo e sulla stabilità della sua nevrosi.
Per questo facilmente tiene il "muso" e si nutre dell'altrui senso di colpa. In genere è un lamentoso per professione.
Non ama invece promuovere la responsabilità sulla colpa proprio perché è incapace di maturare responsabilità verso se stesso. Spesso matura un sentimento distruttivo parallelo di invidia.
 

Il non piacersi non lo fa riuscire sull'essere se stesso e pertanto legge la riuscita degli altri non come un dono partecipativo ma come una sconfitta di sé. In questa dinamica il geloso è "intriso" del cancro della superbia.

Quante comunità sono ferite da questa piaga!

La gelosia, in fin dei conti camminando sulla linea dell'invidia, bestemmiando la persona, non fa altro che compiere quell'opera satanica di divisione che il maligno, invidioso fin dal principio, geloso di Dio e dell'uomo fin dall'inizio, ha compiuto e continua a compiere in forma sottile e untuosa.
Il Geloso in fin dei conti è un narcisista che fa ruotare tutto attorno a sé e ai suoi fantasmi tende ad essere falso, untuoso, manipolatorio, mormoratore, incapace di gratuità e di collaborazione.
Cos'è la gelosia



La gelosia non è una vera  malattia, ma può diventarlo.

Per alcuni è un fastidio, una sottile sensazione di disagio, per altri un’ossessione. A volte è un bisogno, una dipendenza. Per alcuni gelosi si nasce, per altri si diventa.
La gelosia non è tipica di una mente debole e immatura. La gelosia può essere compresa e riconosciuta, non negata e sottovalutata. La gelosia appartiene a quella gamma di sentimenti che hanno nell’animo umano un posto poco nobile come la rabbia, l’invidia, l’avidità.  Nella nostra cultura chi è geloso è compatito e approvato. La gelosia, al di là della sua connotazione negativa, pare garantire la presenza di affetti legittimi, primo fra tutti l’amore: chi ama davvero deve essere geloso.

Ritroviamo il “dramma della gelosia” in letteratura, in musica, nel cinema, nelle arti figurative,  addirittura nella giurisprudenza che sembra giustificarla e compatirla attribuendo un significato “onorevole” ai suoi delitti. Eppure spesso ci sfugge il sottile legame che la avvicina alla sua parente più prossima: l’invidia.
In termini psicologici non è facile distinguere l’invidia dalla gelosia. Al di fuori del rapporto tra innamorati la gelosia è quasi sempre invidia.

Il dizionario recita così: l’invidia è verso qualcosa o qualcuno che non abbiamo e vorremmo avere. La gelosia è verso qualcosa o qualcuno che crediamo di possedere e non vogliamo perdere. Tuttavia, chi è geloso viene capito e in qualche modo “giustificato”, mentre chi invidia è disprezzato e condannato tanto che, sin dal lontano Medioevo l’invidia capeggia tra i sette Vizi Capitali mentre la gelosia non è menzionata tra i peccati neanche da Dante.
La gelosia è comunemente considerata un difetto del carattere, talvolta un atteggiamento. Per molti la gelosia sarebbe in qualsiasi caso priva di legittimazione poiché sorgerebbe quando trattiamo come oggetti di nostra proprietà le persone che amiamo. Il geloso quindi commetterebbe un duplice crimine; tratta le persone come oggetti e ne rivendica il possesso esclusivo.
Si rilevano almeno tre caratteristiche tipiche della gelosia: il bisogno di possedere, il bisogno di controllare, la paura dell’abbandono.

Le persone gelose sono vittime di emozioni indesiderate che portano alla rovina proprio i rapporti a cui tengono di più. La gelosia insorge quando una nostra particolare relazione con qualcuno viene minacciata o riteniamo che lo sia.  Quando un rapporto é esposto al pericolo della infedeltà o della rottura si hanno reazioni molto varie e complesse. Molti Autori, a questo proposito, parlano di sentimenti di possessività, amore egoistico, vanità, eccessiva tendenza al controllo del proprio partner. Molti considerano la gelosia come una frustrazione dovuta alla diminuzione di attenzioni da parte del partner, altri parlano di gelosia retrospettiva che si manifesta nei confronti di persone non più presenti.

La gelosia atavica
 

Una delle teorie  sulla gelosia la considera alla stregua di un istinto atavico cioè un’emozione che avremmo ereditato dai nostri predecessori. Secondo alcuni autori la gelosia non solo è insita nella natura umana ma è l’emozione più fondamentale e diffusa e pervade tutti i rapporti umani. L’origine di questa emozione andrebbe ricercata nel passato dell’umanità quando l’uomo era primitivo e selvaggio.
Eppure  l’intensità e la forza della gelosia non diminuiscono con l’evolversi   dell’umanità,  con la cultura,  il progresso,  la ricchezza, l’industrializzazione. La gelosia, quindi è un istinto, molto vicino all’istinto di conservazione e di sopravvivenza. Questi autori parlano di gelosia atavica e non semplicemente istintiva per indicare il fatto che essa non è soltanto una tendenza ereditaria, ma anche una forza irrazionale che può divenire distruttiva. Non dimentichiamo che per gelosia si muore e per gelosia si uccide.

La gelosia infantile

 Se si esclude che la gelosia sia ereditaria allora si deve supporre che milioni di bambini in tutto il mondo hanno inventato di volta in volta la gelosia in maniera originaria.
Già nel 1927 si riteneva che la gelosia tra fratelli fosse essenzialmente un fenomeno indotto dai genitori. Accanto all’ostilità, alla diffidenza, all’imitazione, ai dispetti tra fratelli, ci sono anche attaccamento, affetto, interesse. Inoltre non tutti i conflitti tra fratelli sono attribuibili alla gelosia.
I bambini litigano per molte cose: sul possesso delle loro cose, dei loro oggetti, del loro territorio o dei propri spazi (“vattene dalla mia stanza”), sulla disciplina (i bambini si impartiscono ordini a vicenda). Forme accentuate di pura gelosia si presentano in quasi tutte le famiglie con l’arrivo di un nuovo nato. In questo caso sarà probabilmente il primogenito a soffrire di gelosia. Una ricerca dimostra che con l’arrivo di un neonato i fratelli più grandi diventano più piagnucoloni ed esigenti esibendo non di rado comportamenti regressivi.  
L’arrivo di un neonato in famiglia implica necessariamente una diminuzione delle attenzioni.   Spiegarci la gelosia infantile con i suoi moventi e le sue modalità di espressione ci è utile per capire quanto la gelosia sia “naturale” considerando il fatto che si manifesta così precocemente.

L’Esclusività 


Quello che le persone desiderano in una relazione affettiva è l’esclusività. Il concetto di “legame esclusivo” è molto importante sia nell’amore che nella gelosia. In questo caso non importa se l’intruso provochi una effettiva riduzione del tempo, dell’affettività, dell’amore: ogni intrusione in sé rappresenta una effettiva limitazione del carattere di specificità del rapporto. Lo si vede nelle relazioni in cui un partner, spesso per senso di colpa, ricopre l’altro di regali e attenzioni pur coltivando un legame con una terza persona. Anche nel caso in cui  l’ammontare complessivo delle risorse affettive venga distribuito in maniera da accontentare tutti, la perdita dell’esclusività sarà ritenuta comunque di importanza capitale.

Il possesso
 
Il discorso sulla esclusività non ci porta molto lontano da quello sulla proprietà, la possessività,  l’attaccamento. Usiamo la proprietà per soddisfare i nostri bisogni: di cibo e abitazione nel caso degli oggetti, di servi e prostitute nel caso delle persone.
La proprietà è anche alla base dell’orgoglio e della vanità: siamo orgogliosi di ciò che effettivamente ci appartiene, siamo vanitosi per il semplice fatto di possedere qualcosa. A rendere tanto precario il possesso di una persona è il fatto che la persona che possediamo ha un potere di controllo sull’amore che vogliamo a lei e che tanto più teniamo a quel possesso tanto più diveniamo vulnerabili.
Sarebbe come se in un mondo di collezionisti ognuno potesse tenere per se un unico oggetto d’arte. La qualità del pezzo rappresenterebbe la misura del proprio lavoro di collezionista.

Si consideri la descrizione di una donna che vede il suo uomo a tavola con un’altra:
“L’avrei uccisa. Se ne stava lì seduta nella mia cucina, con il mio uomo e mangiava nei miei piatti le mie uova”. Una delle esperienze più strazianti descritte dai gelosi è quella di dover improvvisamente constatare che i loro partner avevano ripetutamente violato l’esclusività del loro mondo privato per fare colpo su un’altra persona. Non va dimenticato, infatti, quanto il possesso di un altro includa il possesso di una casa, di un luogo condiviso, di una intimità condivisa, di ricordi condivisi.

Il bisogno di controllo


Spesso, purtroppo, la gelosia degenera in emozioni ancor più negative come la rabbia, 1’ira. Per gelosia si uccide, non dimentichiamo il delitto d’onore o il delitto passionale. Secondo alcuni autori quando aumenta a dismisura l’intensità di un “attacco” di gelosia si compiono azioni disdicevoli poiché si perde il controllo. Non il controllo di sé, il controllo dell’altro, della relazione, della situazione. Caratteristica di base del soggetto geloso è infatti il bisogno di controllare. Esistono due aspetti del controllo. Il primo riguarda le persone che, anche in condizioni di stabilità e al di fuori di una situazione di pericolo incombente hanno bisogno di conservare la supremazia e un rigoroso controllo sulla loro relazione. Tali soggetti tendono a reagire vivacemente nei confronti di ogni intrusione che ne minacci il controllo. L’altro aspetto del controllo riguarda la reazione nei confronti di una minaccia attuale. Alle volte è proprio il partner minacciato ad assumere per primo l’iniziativa (pur di controllare la situazione) e spingere l’altro al tradimento (“tanto prima o poi mi tradirà”).

I fondamenti della Gelosia
 
 La Gelosia trova le sue fondamenta in una persona che non si piace e non si stima. Si mendica con la violenza ciò che non si ottiene naturalmente.
In qualche maniera si estende quella fonte dei bisogni primari tipici nel neonato di cura, affetto e di centralità della propria esistenza.

Il Geloso è insicuro e diffonde insicurezza, spesso unisce a tale sentimento anche una condizione ansiogena.
Anche una persona che sembra apparentemente equilibrata, in determinate situazioni che colpiscono la delicata sfera delle profondità affettive, può manifestarsi come un "geloso".

Queste situazioni di "prova" sono importanti, talvolta necessarie, per rivelare, scoprire, la persona nella sua struttura base:

qui comincia, se lo si vuole, il cammino di guarigione;
qui può operare la Grazia di Dio e la presenza accogliente e ferma allo stesso tempo della Chiesa.

Anche gli apostoli nella loro relazione con Gesù manifestano questi sentimenti feriti ( cfr.Lc 9,46) e Gesù con accoglienza e con fermezza pian piano li orientò a superare se stessi.


Gelosia e invidia


Sebbene la gelosia si distingua per natura dall'invidia essa però porta la stessa matrice ferita.
La Gelosia non sopporta la separazione dall'altro; l'invidia non sopporta l'essere dell'altro.
Tale distinzione pur necessaria logicamente è in realtà puramente discorsiva poiché sia l'Invidia che la Gelosia nascono (psicologicamente) da una poca stima di sé e da un residuo infantile della vita affettiva, pertanto spesso si uniscono in maniera tale che è difficile dire dove finisce l'una ed inizia l'altra!
Entrambe nascono però dalla stessa nevrosi affettiva e di identità.

La protezione necessaria


Per amore di sé e dell'altro è necessario proteggersi dal Geloso con amore e con fermezza.
Questo si può fare solo se si è fatto i conti con la propria immaturità e il proprio grado di Gelosia.
Se si è fatto un buon cammino sulle proprie ferite si può aiutare l'altro innanzitutto con la presenza empatica e poi qualora ne si ha la possibilità con atteggiamento specialistico.
Tutti siamo in cammino e tutti abbiamo bisogno a questo livello di guarigione.
Se rimani dipendente da qualcuno generi Gelosia in te e in lui/lei. Devi insegnare a te stesso e al partner geloso a trattarti come vorresti essere trattato; guadagnare giustamente i tuoi spazi.

Spiega pure verbalmente perché fai una cosa, soprattutto quando ti senti in obbligo di farla.
Deciditi anche a dire di no; saper dire di no talvolta è il gesto di amore più grande.. è un profondo sì alla vita, al rispetto, all'altro e a se stessi. "Se il tuo partner desidera andare in un posto diverso da quello scelto da te, permettiglielo. Ricordati che si può sempre cambiare. Se ti accorgi di essere sottomesso, dipendente, puoi smettere di esserlo."

Tuttavia, talvolta, ciò è difficile perché il geloso sceglie i suoi simili in un circolo di alleanze sotterranee ed immature.
In tale "circolo relazionale di immaturità" non si capisce mai realmente chi è il carnefice e chi la vittima.
La persona gelosa non comunica, si sfoga con altri che non sono la persona interessata e non sa distinguere i contesti protetti da quelli non protetti... anzi se può sceglie proprio quelli non protetti per instaurare alleanze a sostegno della sua nevrosi.
Il Geloso non sa stare realmente da solo, non sa realmente essere autonomo.
Il Geloso non è capace di intimità e di indipendenza.
Se diventi indipendente, anche chi desidera dominar-ti inizierà a rispettarti.
Se inizi ad amar-ti poni il contesto psico-affettivo affinché anche l'altro si ami e si rispetti... o alla peggio non permetterai all'altro di farti realmente del male e quindi eviterai che l'altro strutturi sempre più la sua patologia.
Nella vita di coppia tali accorgimenti cautelativi sono necessari come l'aria che respiriamo, infatti la vera intimità nasce dalla maturità e non è da confondere con l'intimità fisica, la quale vissuta nell'impulso di superficie della sessualità nasconde in realtà un radicale bisogno di possedere l'altro e di confermare la propria isteria gelosa.
La vera intimità presuppone una libera donazione sessuata e quindi una guarigione dalla frustrazione e dalla nevrosi della Gelosia.

Il potere distruttivo della gelosia


LA GELOSIA può indicare un appropriato zelo per ciò che è giusto. Per esempio, Dio è geloso del suo buon nome, e così i suoi devoti servitori. (cfr.Esodo 34:14; I Re 19:10, 14; Ezechiele 39:25). Troppo spesso però la gelosia scaturisce da motivi errati o è mal diretta. Chi è geloso può sospettare degli altri senza motivo o risentirsi per le attenzioni che altri ricevono, pensando di essere l’unico ad averne diritto.

La gelosia errata ha un potere distruttivo. Può privare della serenità e alimentare ira e odio.

La persona gelosa può arrivare al punto di passare notti insonni, vomitare, soffrire di stomaco o di mille altri disturbi. Come dice il proverbio biblico, “la gelosia è marciume alle ossa”.(Proverbi 14:30)
 
Amore non significa Gelosia


La Gelosia uccide la libertà della persona.
La Gelosia dà sofferenza, l'amore dà libertà, salute psichica e spirituale.
Chi crede che se prova Gelosia ama. È nel torto.
L'amore è rispetto per l'altro, per le sue scelte, qualunque esse siano.
Il geloso non dà mai, pretende soltanto, anche quando sembra che dona.
La Gelosia è una malattia, e come tale deve essere curata.
Il Geloso dice "mio", il maturo dice "tu".
Amare significa capacità di trascendenza, Gelosia significa incatenarsi ed incatenare.
L'Amore porta alla ricerca  del vero; la Gelosia vive di dipendenze, nostalgie e di ricordi; alimenta e genera fantasmi; spiritualizza i difetti e non li chiama per nome.
Così facendo l'uomo veramente uccide pian piano il meglio che c'è in sé e tende a soffocare ed obnubilare il meglio che c'è nell'altro. L'amore invece promuove il meglio di ognuno.
Gli sollecita e gli ricorda la nostalgia di Dio; sempre!
La risposta nella Parola di Dio
 

Come già accennato in questo itinerario, la Parola di Dio offre un aiuto al dominare e guarire anche la piaga della Gelosia.
La religione si distingue dalla fede anche da questo:  là dove la religione, figlia della gelosia e dell'invidia diventa fondamentalismo produce morte.

La fede produce libertà dentro e fuori di noi, quella libertà dei figli di Dio a cui Cristo ci chiama... ciascuno ha dunque per spinta dello Spirito di Cristo una chiamata alla libertà  (cfr. Gv 8,32; Gal 5,13)
La chiamata alla libertà nasce innanzitutto dal chiamare le cose con il proprio nome, dal guardarsi dentro  senza mai barare con se stessi.
Terminologicamente la radice di Gelosia viene da dal Greco Zelous e nella Bibbia ha una valenza sostanzialmente positiva di interesse e affezione di Dio per l'uomo e dell'uomo per Dio; il termine in sostanza, eccetto alcuni casi, investe la positività del termine e non la sua accezione patologica.

Guardiamo alcuni brani salienti della Bibbia che trattano la Gelosia

Nel libro della Genesi leggiamo Gn 4, 3 "Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo».
L'equivalente opposto dello Zelo per Dio e per le "cose di Dio" è l'ira che Caino prova che ne causa l'abbattimento del volto (cioè una mancanza di autostima) e l'inizio della Gelosia-invidia verso Abele il fratello.
Dio lo mette in guardia nel non ascoltare questa pulsione dannosa perché essa porta all'omicidio.
Quello che non fa Caino è ascoltare fiducioso ciò che Dio gli dice, non vuole cambiare e tale disubbidienza consumerà la sua passione gelosa in omicidio con le conseguenze che conosciamo.

Infatti la gelosia, non dà un punto di vista formale ma sostanziale, spezza la comunione; l'unione con se stessi con Dio e con la comunità.
Questo è fondamentale.. è il geloso che alimenta la sua frattura con ciò che lo guarirebbe, cioè il "noi", la comunione; è il geloso, in definitiva, che si autopunisce. Egli è fonte del suo stesso malanno e della sua fuga dalla guarigione.
L'invidia che a volte ci muove tra un gruppo di appartenenza ad un altro, tra un ordine religioso ed un altro, tra una congregazione ed un'altra non segue altro che queste dinamiche di povertà affettiva e di povertà spirituale.
Questa gelosia può anche rovinare la migliore delle amicizie. Ben lo illustra il caso di Saul, re d’Israele, e del suo leale suddito Davide. 
Saul rimase colpito dal coraggio di Davide nell’affrontare il gigante filisteo Golia e nell’abbatterlo con una fionda da pastore, per cui mise Davide a capo dei suoi soldati. In questo incarico Davide sostenne lealmente la regalità di Saul e riportò numerose vittorie sui filistei. Un giorno accadde che Davide fu lodato con canti più dello stesso re Saul. Accogliendo i soldati vittoriosi al loro ritorno, le donne israelite danzarono cantando: “Saul ha abbattuto le sue migliaia, e Davide le sue decine di migliaia”. Saul se ne risentì molto, convinto che si stesse dando a Davide l’onore che spettava a lui come re. Da allora Saul cominciò a guardare Davide con sospetto, come un rivale che ambiva al trono. ( cfr.I Samuele 17:57, 58; 18:5-9).


I buoni rapporti di un tempo fra Saul e Davide cessarono. Pur non avendo alcun motivo per sospettare di Davide, Saul non si fidava più di lui. Ossessionato dall’idea che Davide minacciasse il suo trono, Saul decise di ucciderlo, così che Davide fu costretto a fuggire. (cfr. I Samuele 18:10-25; 19:9-12).

Il tipo di gelosia manifestato da Saul si può evitare. Come? Bisogna stare attenti a non essere troppo suscettibili per quanto riguarda la propria posizione, le proprie capacità o la propria reputazione. Se altri vengono lodati in nostra presenza, non dovremmo concludere che si voglia deliberatamente minimizzare ciò che abbiamo fatto noi. Anche se i commenti sembrano attribuire ad altri risultati maggiori, come nel caso delle donne che lodarono Davide, non si deve dimenticare che molte cose si dicono innocentemente, senza alcuna intenzione di fare paragoni. Specialmente le espressioni dovute alla spinta emotiva del momento vanno viste alla luce delle circostanze e non si possono prendere come valutazioni critiche dei singoli individui. È davvero triste quando tali affermazioni divengono motivo di risentimento nei confronti di qualcun altro.

La libertà offerta da Gesù



La Gelosia e l'invidia sono una nevrosi e nascono dalle tentazioni e dai legami del peccato.
La libertà offerta da Gesù, camminando con Lui, nella verità di noi stessi ci fa assumere il bisogno senza esserne dipendenti.
Ci fa amministrare le nostre passioni.
E si amministra solo ciò che si conosce.
Il bisogno non fa maturare la personalità.
Il bisogno non è mai una scelta.
Il bisogno non è mai sazio.
Il bisogno non è razionale.
Il bisogno rende schiava la persona che soggiace.
Il bisogno non rende liberi.
Il bisogno fa soffrire.
Il bisogno può essere diabolico, divide!
La Gelosia è un bisogno.
L'Invidia è un bisogno.
Ognuno è ciò che mangia.. se ti nutri di Cristo, della Sua Parola e vai a fondo nella conoscenza delle tue passioni senza ancorarci lo "sguardo", ma portandole come bagaglio nel cammino di Cristo e con Cristo, vedrai che esse pian piano perdono peso e poi scompaiono.. e se non scompaiono del tutto, sono lì, magari a ricordarti che sei una creatura sempre bisognosa di perdono.



La Bibbia mostra che per dominare la gelosia è indispensabile l’amore. 

Nelle Scritture leggiamo: “L’amore non è geloso”. (I Corinti 13:4) 

Se uno è incline a sospettare degli altri o a risentirsi per i riconoscimenti che ricevono, farebbe bene a imparare a conoscere quelli di cui è geloso. Dovrebbe cercare di vederne le buone qualità e sforzarsi di apprezzare quello che stanno facendo. Invece di partire dall’idea che gli altri stiano offuscando i suoi meriti, dovrebbe essere lieto che la lode vada a chi spetta. È ovvio che nessuna persona può fare tutto. La modestia e il buon senso dovrebbero farci capire che è una benedizione quando ci sono molte persone qualificate in grado di assolvere responsabilità.
 
Sotto questo aspetto Mosè vedeva le cose nel giusto modo. Quando Eldad e Medad ricevettero lo spirito di Dio senza che Mosè fosse presente e cominciarono a profetizzare nel campo d’Israele, Giosuè, l’aiutante di Mosè, divenne geloso per il suo “signore”. Giosuè pensava che la loro attività profetica sminuisse l’autorità di Mosè e che quindi dovesse essere impedita. Ma Mosè non fu geloso del fatto di non essere più l’unico sul quale lo spirito di Dio operasse in modo speciale, e corresse Giosuè con queste parole: " Vorrei che tutto il popolo di Dio fosse profeta, perchè Dio porrebbe su di esso il Suo Spirito" (Numeri 11: 10,29)

Ma che dire se la persona tanto lodata in effetti non se lo merita? Che dire se è stata sopravvalutata? Questo, ovviamente, può succedere. Il perspicace scrittore di Ecclesiaste osservò: “Esiste qualche cosa di calamitoso che ho visto sotto il sole, come quando esce uno sbaglio a motivo di chi è al potere: La stoltezza è stata messa in molte alte posizioni, ma i ricchi stessi continuano a dimorare semplicemente in una bassa condizione. Ho visto servitori a cavallo ma principi camminare sulla terra proprio come servitori” (Ecclesiaste 10:5-7).

A causa dell’imperfezione umana, funzionari, datori di lavoro e altri che hanno autorità possono commettere seri errori di giudizio. Possono mostrare scarso riguardo per chi ha lavorato sodo ed è un ‘principe’ o persona di nobili sentimenti, trattandolo come un semplice servitore. Allo stesso tempo possono favorire uomini molto meno qualificati. Questo può dare molto fastidio.

Ciò nondimeno, servirebbe a ben poco prendersela tanto per queste cose.

L’unico risultato sarebbe quello di perdere la pace di mente e di cuore. Ciò potrebbe anche influire negativamente sulla propria salute fisica. È molto meglio aspettare con pazienza. Il salmista ispirato esortò ad ‘aspettare Dio con ardente desiderio e a non mostrarsi accesi ad alcuno che ha successo nella sua via (cfr. Salmo 37:7).
A tempo debito anche chi ha commesso l’errore può vedersi costretto a riconoscerlo.

Dovremmo pure sforzarci di evitare di far nascere gelosie in altri

Le donne israelite che celebrarono col canto le imprese di Davide non pensavano affatto che questo avrebbe provocato accesa gelosia nel re Saul. Se avessero valutato bene la cosa, forse sarebbero state più caute per non dare l’impressione di attribuire più onore a un suddito che al re stesso. Riconoscendo che le persone sono imperfette, facciamo bene a stare attenti quando, in presenza di un’altra persona, lodiamo qualcuno o ciò che ha fatto. Vorremo assicurarci che ciò che diciamo non possa essere facilmente interpretato dall’altra persona come un paragone sfavorevole fra lei e colui che viene altamente lodato.
 
 
 Considerando quanto può essere dannosa la gelosia, dovremmo evitare di cedere ad essa noi stessi e di farla nascere in altri. A tal fine dovremmo sforzarci di coltivare un amore sempre più grande per ogni sorta di persone, apprezzandone le buone qualità e le capacità. Dovremmo anche tener conto dell’effetto che le nostre parole e azioni possono avere su altri. Questo contribuirà sensibilmente alla nostra felicità e al mantenimento di buoni rapporti col prossimo.




"Allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto" 
(I Corinzi 13:12) 
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