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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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domenica 5 settembre 2010
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La malattia

corpo

LA REALTA' DELLA MALATTIA


Una delle realtà più sconvolgenti, per l'uomo di ogni tempo, è la malattia. Basta guardarsi attorno, visitare un ospedale, dare un'occhiata alle statistiche, oppure ricordare i dolori sofferti quando siamo stati ammalati, per rendersi conto di questa inevitabile realtà. L'uomo comincia ad ammalarsi sin dalla sua infanzia con patologie infantili come la rosolia, il morbillo, la varicella, ecc. Questi flagelli colpiscono tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, colti ed ignoranti; nessuno escluso. La malattia comporta non pochi disagi, primo fra tutti la sofferenza e il debilitamento fisico. Infatti, nella maggior parte dei casi, quando un individuo è colpito da qualche seria infermità, non ha più la forza fisica per le normali attività, alcune volte si è costretti a letto con dolori lancinanti, altre volte invece, serve un ricovero in ospedale. Tutto questo incide profondamente sull'economia della persona malata la quale non solo non può più lavorare e quindi guadagnare, ma ha bisogno anche di danaro per pagare le cure mediche. A soffrire per una tale situazione non é solo la persona inferma, ma anche tutto il restante della famiglia che è costretta ad affrontare disagi e difficoltà. Un'altra conseguenza della malattia è la morte. Non sono poche le persone che muoiono a causa di un'atroce malattia che magari prima li ha consumati.



  
LA MALATTIA PER GLI ANTICHI
  

Per l'uomo primitivo, la malattia non era semplicemente una forma patologica di vita, che poteva essere studiata e capita ed eventualmente guarita, ma era considerata essenzialmente una conseguenza di attacchi di forze esterne quali: dei, demoni, potenze magiche o maledizioni. Per guarire, quindi, erano praticati esorcismi allo scopo di cacciare i demoni, diverse forme magiche, suggestioni, oppure si tentava di riconciliarsi con la divinità per mezzo di preghiere e sacrifici. La guarigione prodigiosa era ascritta all'influsso di potenze superiori ed è per questo che presso i diversi popoli scorgiamo continuamente il culto a divinità guaritrici. Nel periodo greco c'era Apollo e più tardi Esculapio; in Egitto invece era adorato Imhotep, mentre nell'ambiente assiro-babilonese il dio della guarigione era Tammuz. A questi dei si rivolgevano gli antichi offrendo sacrifici non solo per ricercare la guarigione, ma anche come ringraziamento per la liberazione ottenuta.


Malattie e rimedi umani
 

Davanti alla realtà della malattia l'uomo ha sempre cercato un possibile rimedio per alleviare le sofferenze e curare le infermità. Dalle testimonianze storiche, del passato, apprendiamo quali fossero i metodi curativi usati per venire incontro agli ammalati. Quei metodi nella maggior parte dei casi erano inadeguati e a volte controproducenti come dimostra un famoso libro di medicina degli antichi egizi. Questo volume chiamato "Papyrus Ebers" contiene parecchie centinaia di "ricette" per la cura di svariate malattie. Alcuni esempi: per curare la caduta dei capelli, erano prescritti delle applicazioni di alcuni grassi animali, si trattava di grasso di cavallo o d'ippopotamo oppure di coccodrillo. I morsi di serpenti invece erano curati con dell'acqua magica, vale a dire acqua che era stata versata sopra uno speciale idolo. Per le contusioni e ferite di vario genere si utilizzava il sangue di vermi unito a letame d'asino. Non è difficile immaginare le infezioni che spesso si determinavano a causa dei batteri esistenti nelle sostanze utilizzate. Quanto sono lontani tali rimedi da quelli dettati da Dio per preservare il suo popolo dalle malattie (vedi Levitico capitoli dall'11 al 20). La ricerca delle cure ai mali, non si fermò a questi mezzi rozzi ed inefficaci, ma continuò mettendo in azione sempre più nuovi ritrovati. Con la scoperta delle proprietà benefiche di alcune piante, si iniziò a curare le malattie con prodotti vegetali ancora tuttora in uso. Questo nuovo modo di curare è stato largamente usato fino all'avvento della chimica e dei moderni prodotti farmaceutici. Le cure, non consistevano solo in medicinali, ma si interveniva anche con operazioni chirurgiche. 



Difatti gli egiziani che erano all'avanguardia in questo settore, operavano diversi tipi d'interventi: da quello semplice all'intervento al cranio. Costoro consideravano la malattia come il risultato dell'attività d'un cattivo spirito, di conseguenza per guarire il paziente dal male occorreva liberarlo dallo spirito; ecco la ragione per cui spesso facevano delle piccole incisioni sul cranio per fare uscire l'ospite cattivo. Così facendo, diminuiva la pressione interna del cranio, il che talvolta aveva un effetto terapeutico. Tutto questo, anche se incomprensibile ed inaccettabile per noi oggi, servì ad aprire la strada alla medicina moderna. A gettare le basi della medicina attuale fu il greco Ippocrate, il quale la portò fuori dall'egemonia di alcuni ch'erano considerati uomini con poteri particolari, gli "stregoni", dando alla medicina un fondamento scientifico. D'allora ad oggi, la scienza medica ha fatto passi da gigante, la ricerca si è sempre più approfondita, le cure sono divenute più appropriate e benefiche. Numerosi sono i successi riportati nel debellare terribili mali come: la tubercolosi, il tetano, il tifo, ecc. Nonostante ciò, la malattia continua ad affliggere l'intera umanità, la risposta dell'uomo pur se apprezzabile sembra essere insufficiente di fronte alla vastità del fenomeno.
La malattia è definita come: "L'alterazione organica o funzionale di un organismo oppure di una o più parti di esso, dipendente da una causa, che a sua volta dà luogo a sintomi e segni, con una evoluzione acuta o cronica, verso la guarigione o la morte".
Per la medicina che si fonda su solide basi scientifiche e sullo studio di quel grande fenomeno della vita, le cause di ogni malattia, sia quelle congenite che quelle organiche, sono riducibili a questi tre fattori fondamentali: fisici, chimici o biologici. La scienza, perché opera in un campo fisico, non ha tutte le risposte e non può andare oltre un certo punto. Questo non significa che è in contrasto con la rivelazione ch'è superiore, anzi il più delle volte viene a confermare quanto è detto dalla Parola di Dio. Una delle domande alle quali non potrà mai dare una risposta è quella che comunemente viene posta: dove e quando ha avuto origine la malattia? La rivelazione invece, in quanto tale, fa sapere all'uomo quello che non avrebbe potuto conoscere da solo, dà la risposta anche a questo quesito.

 
Origine della malattia
 

La malattia, come il dolore, gli affanni e la morte, ha la sua origine con la caduta dell'uomo nell'Eden. Dio non creò l'uomo, perché soffrisse: "Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono" (Genesi 1:31).
Dio creò l'uomo affinché godesse la vita eterna in comunione perenne con Lui, con la donna e col resto del creato: "Poi Dio il Signore disse: "Non è bene che l'uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui" (Genesi 21:18).
Tutto questo avvenne fino al giorno in cui la creatura voltò le spalle a Dio, disubbidendo. Prima d'allora vi era un'intima e perfetta comunione tra la creatura ed il suo Creatore, tanto che il Signore scendeva nel giardino per incontrare l'uomo: "Poi udirono la voce di Dio il Signore, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l'uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il Signore fra gli alberi del giardino. Dio il Signore chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?" (Genesi 3:8,9).
Quest'ultimo, viveva una vita pienamente felice, senza nessuna limitazione o sofferenza; essendo stato creato in un modo perfetto, aveva inoltre il pieno dominio su tutte le altre creature. Con l'entrata del peccato le cose cambiarono, entrò la morte con le sue conseguenze. Tutto il creato fu sottoposto al giudizio, e l'uomo che era stato la causa di questo cambiamento perse il suo stato originale divenendo corruttibile e soggetto alla morte. Dio sentenziò quanto segue: "Ad Adamo disse: "Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall'albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l'erba dei campi;mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai" (Genesi 3:17-19).

 
FATTORI E CAUSE DETERMINANTI PER LE MALATTIE
  

Ci si chiede spesso il perché della malattia. Sia la rivelazione che la scienza concordano nel sostenere che le malattie sono causate da diversi fattori; qui di seguito ne vengono brevemente menzionati alcuni.
1) Fattori fisici ed organici
a) Corruttibilità del corpo.
L'organismo umano è deteriorabile, va incontro a malattie proprio perché soggetto ad incidenti, calamità, e non sempre ha la capacità di reagire ad attacchi esterni quali possono essere batteri, virus o le stesse condizioni atmosferiche. Un esempio di questa realtà può essere visto in un caso di un individuo affetto da uno stato influenzale che determina un leggero torpore, accompagnato da febbre, a causa di un "colpo di freddo" preso il giorno prima. Le limitazioni e le debolezze del nostro organismo favoriscono il sorgere di svariati mali; ecco perché abbiamo l'obbligo di trattare con rispetto il nastro corpo provvedendo quello che gli necessita in modo da tenerlo in buona salute. La Sacra Scrittura sottolinea questa realtà e con essa anche la promessa della redenzione: "Anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo" (Romani 8:23).
Il corpo è seminato corruttibile e risusciterà incorruttibile: "Così è pure della risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile" (1Corinzi15:42).
b) Mancanza d'igiene.
Un fattore che contribuisce molto al diffondersi delle malattie è la mancanza d'igiene. In ogni tempo vi sono state delle epidemie che hanno falciato migliaia di vite umane. La causa era la mancata osservanza di tutte le norme igieniche necessarie.
Il dott. S.I. Millen a questo proposito racconta nel suo libro: "Nessuna Malattia", delle amare esperienze fatte anni fa in un certo ospedale a Vienna. In un reparto di maternità numerose partorienti, circa il 60%, morivano pochi giorni dopo il parto per infezioni, perché erano trascurate le più elementari regole d'igiene, come per esempio lavare le mani. Infatti una buona parte di malattie è dovuta a cosiddetti "agenti animati" vale a dire: virus, microbi, parassiti; i quali penetrano nell'organismo sia attraverso l'entrata naturale, quale potrebbe essere la via digestiva o respiratoria, che quella accidentale come una ferita che può apparire in un primo tempo insignificante.
c) L'inquinamento atmosferico.
È un'altro fattore che incide molto nell'insorgere delle malattie. In quest'ultimo tempo v'è un aumento di terribili mali come i tumori, dovuti proprio all'immissione di sostanze nocive.
d) Agenti climatici.
e) Traumi accidentali.

 
2) Fattori morali
a) Il peccato.


Al di là di questi fattori fisici ve ne sono alcuni anche morali. La  Bibbia molto chiaramente parla di uno stretto legame tra peccato e malattie. Diversi testi associano queste due realtà; Gesù sembra confermarlo: "Ecco, tu sei guarito; non peccare più, ché non ti accada di peggio" (Giovanni 5:14).
Giacomo ne parla nella sua lettera confermando così la dipendenza tra peccato e malattie: "La preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati" (Giacomo 5:15).
Lo stesso fa l'Apostolo Paolo ne fa menzione quando scrive ai Corinzi per correggere alcuni disordini e parlando del loro modo sbagliato di celebrare la Santa Cena: "Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ora ciascuno esamini sé stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro sé stesso, se non discerne il corpo del Signore. Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono" (1Corinzi 11:27-30).
Abbiamo anche alcuni esempi nella Scrittura di persone che si sono ammalate, come conseguenza del loro peccato: Maria colpita dalla lebbra per il suo mormorio; Uzzia lebbroso a causa del suo orgoglio, Anania e Saffira, addirittura morirono per aver mentito allo Spirito Santo. Se è vero che molte malattie sono conseguenza diretta del peccato, occorre precisare subito che questo pensiero non è applicabile a tutte le infermità: "I suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: "Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?" Gesù rispose: "Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui" (Giovanni 9:2,3).

Il Maestro chiarì subito che non tutte le infermità sono dovute ad un peccato, e a conferma di quanto detto è che pure i santi si ammalano. Pure la medicina riconosce che un'infinità di malattie sono dovute allo smoderato modo di vivere dell'uomo. Chi non conosce le conseguenze tragiche prodotte dall'alcool, dalle droghe o dal fumo di tabacco? Le statistiche parlano di milioni di persone schiave di questi vizi. Gli esperti ritengono l'alcool il responsabile di moltissime patologie giacché i suoi effetti influiscono sia sul cervello (malattie mentali) che sul fegato (cirrosi epatica). La droga provoca conseguenze ancora più disastrose. Il fumo invece è considerato il maggior indiziato per il cancro ai polmoni, trombosi delle coronarie e tanti altri mali. Quante altre malattie sono dovute alla promiscuità sessuale? Ne citiamo solo alcune tra le più conosciute, come la sifilide che pur essendo curabile con la penicillina, comporta sempre delle indesiderate conseguenze. Che dire poi della malattia del secolo, l'A.I.D.S. che sta provocando morte e sofferenze ovunque nel mondo. L'uomo più si allontana dal suo Creatore e dai Suoi consigli amorevoli e più il male si manifesta in lui con le sue conseguenze. La Parola di Dio ci esorta ad avere cura del nostro corpo e ad evitare tutto quello che lo distrugge:


1Corinzi 6:18: "Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l'uomo commetta, è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo".
 
1Tessalonicesi 4:4: "Che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore".
 
1Tessalonicesi 5:23: "Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero essere vostro, lo spirito, l'anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo".

b) Squilibrio emotivo.



La malattia può essere causata anche da uno squilibrio emotivo. Mentre per il passato si credeva che le infermità fossero causate solo da fattori fisici, chimici o organici; la psicologia ha invece scoperto che diverse malattie sono dovute ad alterazioni emotive le quali mettono in movimento in modo sproporzionato il meccanismo ghiandolare che normalmente serve per venire in aiuto all'organismo nei momenti di particolare bisogno. Questo è largamente sostenuto da diversi medici e psicologi. Il dott. Spurgeon English in un eccellente libro illustrato, spiega come le emozioni possono provocare mali debilitanti e mortali. Secondo il dott. Spurgeon quando si vivono turbamenti emotivi provocati da rancori, odi, invidie o gelosie, arrivano dei segnali alle ghiandole adrenali e tiroidali le quali emettono delle secrezioni che quando sono eccessive provocano diversi mali come un'elevata pressione sanguigna, malattia dei reni e arteriosclerosi. Il noto psicologo Henry Link a proposito del rapporto malattia peccato così dice: "Dagli insegnamenti della religione comincia a sparire l'accento posto sul peccato, proprio al momento in cui la psicologia va scoprendo la sua importanza ed ampliando il suo significato". Il re Salomone molti anni prima dava degli ottimi consigli: "Non ti stimare saggio da te stesso; temi il Signore e allontanati dal male; questo sarà la salute del tuo corpo e un refrigerio alle tue ossa" (Proverbi 3:7,8).

  
3) Fattori spirituali
a) La malattia e spiriti d'infermità.


Oltre alle cause fisiche e morali la malattia, può avere anche origini spirituali. Dalla narrazione delle guarigioni descritte nei Vangeli scopriamo dell'esistenza di alcuni spiriti immondi di cui non sappiamo molto tranne la loro nefasta opera che è quella di affliggere l'uomo con la malattia. Spesse volte Gesù nella Sua opera di guarigione e di liberazione ha incontrato persone assoggettate da uno spirito d'infermità, ed è intervenuto non imponendo le mani, ma ordinando allo spirito malvagio di lasciare quel corpo. La pazzia può essere causata da uno spirito immondo come nel caso del forsennato di Gadara il quale viveva una vita squallida tra i sepolcri, legato con ceppi perché pericoloso. Fu guarito da Gesù che cacciò gli spiriti che lo possedevano. Un dottore cristiano parlando della possibilità della possessione demoniaca così si espresse: "Ho fatto analisi anatomiche, chimiche, microscopiche dì cervelli di alienati In alcuni casi le cause dei perturbamenti sono state identificate. Eppure, più di quanto osiamo confessarlo, l'esame più completo non rivela alcun difetto meccanico, organico o chimico. Tutto è perfetto, eppure il cervello esaminato è quello di un pazzo furioso. Credo che in questo caso ci si trovi di fronte a possessioni demoniache simili a quelle riferite nel Nuovo Testamento. Solo l'azione spirituale potrebbe liberare quegli esseri che la scienza umana è impotente ad aiutare".
Altre malattie come la sordità, il mutismo possono essere provocate da qualche spirito d'infermità. Nei Vangeli si legge della guarigione di muti e sordi, avvenute solo dopo che il Signore ebbe cacciato il demone: "Gesù domandò al padre: "Da quanto tempo gli avviene questo?" Egli disse: "Dalla sua infanzia; e spesse volte lo ha gettato anche nel fuoco e nell'acqua per farlo perire; ma tu, se puoi fare qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci". E Gesù: "Dici: "Se puoi!" Ogni cosa è possibile per chi crede". Subito il padre del bambino esclamò: "Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità". Gesù, vedendo che la folla accorreva, sgridò lo spirito immondo, dicendogli: "Spirito muto e sordo, io te lo comando, esci da lui e non rientrarvi più". Lo spirito, gridando e straziandolo forte, uscì; e il bambino rimase come morto, e quasi tutti dicevano: "É morto". Ma Gesù lo sollevò ed egli si alzò in piedi" (Marco 9:21-27).

 
IL CREDENTE E LA MALATTIA

 Il credente come tutti gli esseri umani è soggetto alla malattia proprio perché riveste un corpo corruttibile come tutti gli altri uomini. È sicuramente non biblica la tesi di alcuni che affermano: "Se il cristiano vive una vita di fede, non può essere colpito dalla malattia e dall'afflizione". Una setta pretende perfino che, coloro che sono perfetti nella fede, scamperanno alla morte fisica. Nella Sacra Scrittura non troviamo niente che accrediti queste idee anzi troviamo alcuni cristiani fedeli ammalati: Trofimo ammalato a Mileto, Timoteo spesso soggetto a delle infermità, Epafrodito gravemente ammalato a Roma. Questa verità era chiara per l'apostolo Paolo il quale spesso ne parla nelle epistole: "Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo" (Romani 8:22-23).
Parlando del corpo dichiara la stessa verità: "Perciò in questa tenda gemiamo, desiderando intensamente di essere rivestiti della nostra abitazione celeste, se pure saremo trovati vestiti e non nudi. Poiché noi che siamo in questa tenda, gemiamo, oppressi; e perciò desideriamo non già di essere spogliati, ma di essere rivestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita" (2Corinti 5:2-4).
A volte è Dio stesso a permettere la malattia nel credente per un Suo preciso fine che non sempre riusciamo a capire.
Vediamo alcuni casi:
 
Lo fa per rivelarci qualche peccato nascosto, È il caso di Giobbe. Il Signore permise al diavolo di colpire il suo servo in modo che si rendesse conto del suo peccato di orgoglio. L'avversario gli tolse tutte le ricchezze, gli distrusse in una sola e rapida tragedia la famiglia, in seguito attaccò Giobbe nel corpo colpendolo in maniera tale che tutta la superficie corporea fu piena di ulceri. Questa prova tanto dura e apparentemente inspiegabile, fu salutare per Giobbe, per la condizione spirituale: "Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo disegno. Chi è colui che senza intelligenza offusca il tuo disegno? Sì, ne ho parlato; ma non lo capivo; sono cose per me troppo meravigliose e io non le conosco. Ti prego, ascoltami, e io parlerò; ti farò delle domande e tu insegnami! Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l'occhio mio ti ha visto. Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere" (Giobbe 42:2-6). Questa storia può sembrare troppo dura, difficile da comprendere, potrebbe "scatenare" una lunga discussione intorno al mistero della sofferenza. Ma la Parola di Dio non si discute, si accetta per fede. 

Dio permette la malattia per prevenire i peccati. Si consideri a tale proposito l'infermità dell'apostolo Paolo il quale per ben tre volte e chissà con quanto ardore, pregò di essere guarito . La risposta di Dio fu convincente e chiarificatrice: "Tre volte ho pregato il Signore perché l'allontanasse da me; ed egli mi ha detto: "La mia grazia ti basta" (2Corinzi 12:8,9). Come mai una tale risposta? È l'apostolo stesso a chiarirlo: "E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca" (2Corinzi 12:7).    

Dio permette la malattia causa del peccato. Accadde a Maria la sorella di Mosè, a Gheazi o ai credenti di Corinto. Tra i tanti casi ricordati dalla Scrittura, vi è quello di Davide il quale subì le amare conseguenze dei suoi peccati di cui si era macchiato. La malattia e la susseguente morte del bambino nato da una relazione illecita, fu una di queste tristi conseguenze. Davide pregò il Signore affinché il bambino fosse guarito ma non fu esaudito.


Cosa deve fare il credente malato?



 La parola di Dio dà questi consigli a tale riguardo. Una delle prime cose che deve fare un credente colpito dalla malattia deve esaminarsi serenamente per vedere se vi sia qualche peccato non confessato nella sua vita. Deve inoltre attendere in preghiera e perseverare nella fede fino alla risposta, qualunque essa sia. Qualora la risposta fosse negativa il credente deve rimettersi alla sovrana volontà di Dio sapendo ch'essa è buona, perfetta, accettevole (cfr.Romani 12:2).
 
Il cristiano e i medici

 Comunemente ci si sente chiedere se è giusto per un cristiano rivolgersi ai medici. Alcuni nel passato interpretando impropriamente l'esperienza del re Asa, affermavano ch'era peccato andare dal medico: "Il trentanovesimo anno del suo regno, Asa ebbe una malattia ai piedi; la sua malattia fu gravissima; e, tuttavia, nella sua malattia non ricorse al Signore, ma ai medici" (2Cronache 16:12).
Innanzitutto scopriamo il concetto di priorità: "Asa non ricorse al Signore ma ai medici". Questi ultimi rappresentavano per lui la sola speranza d guarigione. Dio ormai era per lui lontano. Inoltre il testo non ci dice se questi medici erano israeliti o stranieri. Bisogna poi tenere presente che nell'antichità molta sedicente "medicina "era legata a pratiche magiche e all'occultismo; il peccato quindi consisteva nel ricorrere a uomini che praticavano ciò ch'è in abominio all'Eterno. Nella Scrittura non v'è nessun verso dove si dichiari esplicitamente che ricorrere ai medici sia peccato, anzi spesse volte troviamo dei riferimenti alla loro attività come fece lo stesso Gesù:
  • Matteo 9:12 "Ma Gesù, avendoli uditi, disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati".
  • Luca 4:23 "Ed egli disse loro: "Certo, voi mi citerete questo proverbio: "Medico, cura te stesso".
Questi due proverbi ci lasciano intendere che Gesù conosceva molto bene l'attività dei medici suoi contemporanei e che la considerava una professione utile, mai la disprezzò o dichiarò che era peccato. Occorre considerare allora due cose: non tutti si potevano permettere di ricorrere ai medici per l'elevato costo, poiché non c'era come oggi assistenza sanitaria nazionale. Inoltre la medicina era molto arretrata e non sempre si conosceva il rimedio adatto per il male specifico. Nel vangelo di Luca leggiamo di una donna che affetta da un'infermità si era rivolta ai medici "ed aveva speso così tutti i suoi beni senza alcun giovamento". Lo scrittore del suddetto vangelo era un medico, collaboratore dell'apostolo Paolo, il quale in una delle sue epistole, lo chiama " il medico diletto" (Colossesi 4:13).Questa espressione ci dà un ulteriore conferma del fatto che l'attività medica non è affatto biasimata pur riconoscendone la sua limitazione. È opportuno chiarire che la medicina non ha il potere di guarire, ma solo accelera nell'organismo quel processo di ristabilimento ch'è naturale. Difatti si sa che il medico ha studiato il corpo umano e non fa altro che rintracciare la malattia che lo affligge e le eventuali cause. Non è in suo potere guarire nessuno; ma può soltanto mettere la conoscenza e l'esperienza acquisita al servizio del malato e seguire la sua reazione fisica. Il corpo umano è provvisto di un sistema d'autodifesa che combatte gli agenti infettivi, per riportare l'organismo di nuovo in salute. La scienza medica non ha fatto altro che studiare questi meccanismi ed intervenire dall'esterno con sostanze chimiche oppure con interventi chirurgici per asportare la parte malata. Un notissimo medico francese Ambroise Parè, considerato uno dei precursori della chirurgia moderna, affermava: "Io ho curato, Dio ha guarito".
La limitazione delle cure mediche è anche provata dal fatto che sovente i farmaci hanno controindicazioni di notevole gravità per l'organismo umano. Il peccato quindi non sta nel ricorrere ai medici, ma nell'avere più fiducia in questi ultimi che in Dio, al quale va tutta la gloria anche quando la medicina riesce con successo in quanto tutto procede da Lui.

 

"Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c'è variazione né ombra di mutamento"  
(Giacomo 1:17)
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