Il vero servo di Dio | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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venerdì 3 febbraio 2012
Unknown

Il vero servo di Dio

anticonformista

L'importanza di non conformarci al mondo

(ROMANI 12: 1-2)"Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio. E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio."

“Il termine conformismo indica una tendenza a conformarsi ad opinioni, usi e comportamenti già definiti in precedenza e politicamente o socialmente prevalenti. (...) si definisce conformista colui che, ignorando o sacrificando la propria libera espressione soggettiva, si adegua e si adatta nel comportamento complessivo, sia di idee e di aspetto che di regole, alla forma espressa dalla maggioranza o dal gruppo di cui è parte. (…) L'origine del conformismo risiede molto spesso nella radice animale dell'essere umano che attinge le sue paure dalla solitudine fuori dal branco. È una sorta di comportamento mimetico: l'individuo si nasconde nell'ambiente sociale nel quale vive, assumendone i tratti più comuni, in termini di modi di essere, di fare, di pensare. Il senso di protezione che ne deriva rafforza ulteriormente i comportamenti conformisti.(...) normalmente le persone non conformiste hanno già sviluppato un livello di coscienza diverso che permette loro di poter sfidare i comportamenti comuni senza soffrirne. Solitamente si hanno personalità non conformiste negli artisti, negli scienziati, nei filosofi, negli statisti e nei santi, quindi in tutti coloro che si danno la possibilità di libera espressione di se stessi fuori dalla forma già predefinita dall'ambito sociale e storico in cui vivono”. (Wikipedia).

Non conformatevi alla mentalità di questo secolo....


rivestirsi
Ai tempi di San Paolo, anche quelli che erano passati dal paganesimo alla fede nel Signore,  amavano trascorrere il pomeriggio con gli amici partecipando ai giochi circensi, così come oggi noi stiamo attaccati per ore ed ore alla televisione, al computer, ai videogiochi, al nostro sito o a fb.....
Questo è l'inganno del maligno ed è anche la nostra stoltezza! L'uomo è così preso da tanti affanni che non vuole più  o non può trovare più un tempo per la preghiera, tempo per discutere nella famiglia e con gli amici della nostra realtà spirituale che è la cosa più importante della nostra esistenza. Cerchiamo di distaccarci, da questa confusione, dal  clamore e dagli affanni, offrendo al Signore il nostro tempo, meditando sul cammino spirituale che stiamo facendo. Il Signore, ci farà capire se la nostra anima ha fatto un passo in avanti oppure sta retrocedendo, viviamo  di più il nostro tempo come vuole davvero Dio da noi. “Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell'ignoranza; ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta” (1 Pietro 1:14-15)

(ROMANI 12: 3) "Infatti, per la grazia che mi è stata data, dico a ciascuno che si trovi fra voi di non avere alcun concetto più alto di quello che conviene avere, ma di avere un concetto sobrio, secondo la misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno."

Per poter arrivare alla vera spiritualità dobbiamo avere maggior consapevolezza di chi siamo realmente, dei nostri limiti e delle nostre debolezze. L'umiltà è la consapevolezza dei propri limiti e della propria inferiorità nei confronti degli altri e il non inorgoglirsi o esaltarsi per i propri meriti o virtùL'umiltà è un'attitudine profonda del nostro cuore che ci da la consapevolezza delle nostre debolezze, mettiamo noi stessi nella condizione di vedere gli altri maggiori di noi, e questa è vera spiritualità. Dobbiamo avere un concetto sobrio di noi stessi, nella chiesa facciamo parte di un medesimo corpo ed affinché questo funzioni bene dobbiamo stare lontani dal male, anche dal male strisciante come l'invidia verso i fratelli che hanno posizioni, secondo il nostro pensiero "privilegiate", poiché il Signore ha posto ciascuno nel corpo come ha voluto”.
Ricordiamoci che  "un sol corpo in Cristo" significa che, in quel corpo ognuno di noi è un organo diverso dotato di funzioni diverse. Il corpo è un organismo dove ogni parte svolge il compito che gli è affidato per il bene e l'armonioso funzionamento dell'insieme. Nella comunità cristiana ognuno deve capire, con l'aiuto degli altri (che sono chiamati a riconoscerlo) quale sia la sua funzione: "Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione...". Tutti hanno una propria funzione, nessuno deve pensare di essere inutile! Ciascuno ha "carismi differenti secondo la grazia che gli è stata concessa". Vi sono coloro ai quali Dio ha dato il dono di annunciare la Parola del Signore, coloro che Dio ha dato capacità di insegnamento, coloro che hanno ricevuto particolari vocazioni di servizio, coloro che particolarmente sono portati all'incoraggiamento, chi è particolarmente generoso e fa opere di misericordia, chi ha capacità di presiedere le assemblee (fare da "moderatore"!) ecc. E' meraviglioso come Dio operi attraverso altri credenti Dio, secondo i loro doni, per mio beneficio, e quanto sia importante che io dia loro il mio personale contributo! L'importante è farlo conformenente alla fede, con semplicità, con diligenza e con gioia!

Non rendete ad alcuno male per male


Romani 12
(ROMANI 12: 17-21)"Non rendete ad alcuno male per male; cercate di fare il bene davanti a tutti gli uomini.  Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all'ira di Dio, perché sta scritto: «A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore». «Se dunque il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da bere; perché, facendo questo, radunerai dei carboni accesi sul suo capo». Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene."

Una delle differenze sostanziali tra i cristiani ed il mondo è che i cristiani devono vincere il male con il bene. Il male non può essere estirpato, ma redento attraverso l'amore e la giustizia divina.

Potrebbe sembrare scontato che un discepolo di Gesù non debba vendicarsi per il male che eventualmente avesse ricevuto e che, anzi, debba perdonare ed amare persino i propri nemici. Paolo sa, però, ben conoscendo il cuore umano, quanto è facile, persino per un cristiano, trovare da obiettare all'insegnamento di Cristo e giustificare il proprio comportamento difforme.

L'esortazione che Paolo ha fatto in precedenza, vale a dire: “...dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere” (12:3) è, a questo riguardo, quanto mai pertinente. Spesso, infatti, abbiamo di noi stessi un concetto così elevato e tanto è il nostro orgoglio, da non sopportare che qualcuno “ci tocchi” in qualche maniera. Così, se qualcuno “osa” farci del male, ci sentiamo autorizzati a pretendere o a farci immediata giustizia sulla base del classico: “...ma come si permette? Lei non sa chi sono io!”. Certo, non è assolutamente giustificabile che qualcuno faccia del male a qualcun altro, ma qual è “il modo cristiano” per reagire in tali casi? A chi spetta eventualmente “fare giustizia”? Il principio è che “la giustizia privata” non è ammissibile, né nella nostra società, e, ancora di più, nella prospettiva di Cristo. L'amministrazione della giustizia è delegata a Dio. 
Inoltre è l'uomo naturale, non quello spirituale, che per ogni azione buona vuole essere elogiato, gratificato e benvoluto da tutti. Queste persone però non hanno posto la  loro vita nella Parola di Dio ma nel loro egoismo e, quindi, nel successo delle loro opere malvagie! L'uomo spirituale, al contrario, anche negli errori quotidiani ripone la sua fiducia solo nella Parola di Dio che si identifica con Cristo Gesù! L'uomo naturale, davanti ad una persecuzione incessante e continua può resistere 1, 2, 3..... 10 volte; quest'infelice, però,  non avendo come scudo una forte fede nel Signore e non avendo il sostegno roccioso della Sua Parola, cade nella tentazione dicendo fra sé e sé:
"Costui deve finirla di ingiuriarmi e di perseguitarmi, altrimenti non sarò più padrone delle mie azioni! Se continua, me la pagherà cara!"
Il “problema” che Dio vuole trattare prioritariamente nella nostra vita è sempre quello della smisurata arroganza umana, arroganza che Dio intende piegare in noi per il nostro bene. Per farlo, Iddio potrebbe avvalersi persino del male che altri eventualmente ci fanno, affinché noi, venendone alla prese e risolvendolo nel modo che Dio vuole, forgiamo il nostro carattere ad immagine di Cristo. L'arroganza, infatti, che spesso ci spinge a farci le nostre vendette, è la stessa che ci porta ad essere indulgenti verso noi stessi ed inesorabili con gli altri. Ecco, così, come il Signore “imbriglia” la nostra passione vendicativa per persuaderci della maggior sapienza di lasciare l'esecuzione della giustizia a Lui. 

Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori

(Romani 13: 1-7) “Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono, sono stabilite da Dio. Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio; quelli che vi si oppongono si attireranno addosso una condanna; infatti i magistrati non sono da temere per le opere buone, ma per le cattive. Tu, non vuoi temere l'autorità? Fa' il bene e avrai la sua approvazione,perché il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene; ma se fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano; infatti è un ministro di Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della punizione, ma anche per motivo di coscienza. È anche per questa ragione che voi pagate le imposte, perché essi, che sono costantemente dediti a questa funzione, sono ministri di Dio. Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l'imposta a chi è dovuta l'imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore; l'onore a chi l'onore”.

In un tempo come il nostro, in cui più o meno giustamente ci si lamenta delle autorità civili e del dover pagare le imposte, le affermazioni e le esortazioni che Paolo fa in questo testo, ci rammentano principi tanto importanti quanto trascurati. Questo testo, di fatto, come altri di questa stessa lettera, è tale da suscitare in noi una marea di obiezioni. Anche in questo caso, dobbiamo fare molta attenzione a noi stessi: siamo di fronte, che ci piaccia o meno, ad una parola ispirata da Dio, anch'essa regola della nostra fede e della nostra condotta. Anche questa parola la dobbiamo onorare, comprendere e, sottomettendoci ad essa, applicarla diligentemente. Molto spesso il cristiano pensando di dover vivere distaccato dal mondo crede che non si debba aver rispetto delle regole imposte dalle autorità, le snobba e pensa di vivere la propria vita fuori di tutti gli schemi sociali. Noi, però, dobbiamo pensare che nulla di ciò che è in questo mondo non sia per volere di Dio, quindi anche i governi, i giudici, le tasse se ci sono è perchè Dio ha voluto così. 
Il Nuovo Testamento non propone né discute particolari forme di governo, ma stabilisce la legittimità, in linea di principio, dell'ordinamento civile, dello Stato in quanto tale, al quale il cristiano, sebbene non acriticamente, è tenuto a sottomettersi. Ecco quindi, ancora una volta, la necessità di analizzare attentamente le nostre obiezioni,  pure a questo, per verificare se esse sorgano da considerazioni legittime o piuttosto non nascano dalla stessa fondamentale e peccaminosa ribellione che ci porta a resistere a quanto Dio stabilisce come giusta regola del nostro comportamento, individuale e sociale. “Allora Gesù disse loro: "Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio" (Marco 12:17).

Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge

(Romani 13: 8-14) "Non abbiate alcun debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri, perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti questi comandamenti: «Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dir falsa testimonianza, non desiderare», e se vi è qualche altro comandamento, si riassumono tutti in questo: «Ama il tuo prossimo come te stesso». L'amore non fa alcun male al prossimo; l'adempimento dunque della legge è l'amore.  E questo tanto più dobbiamo fare, conoscendo il tempo, perché è ormai ora che ci svegliamo dal sonno, poiché la salvezza ci è ora più vicina di quando credemmo.  La notte è avanzata e il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Camminiamo onestamente, come di giorno, non in gozzoviglie ed ebbrezze, non in immoralità e sensualità, non in contese ed invidie. Ma siate rivestiti del Signor Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne le sue concupiscenze."

Noi tutti abbiamo “un debito di amore” verso gli altri. Abbiamo mai considerato l'amore sotto questa prospettiva? Io ti devo amore. Se tutti ragionassero in questo modo, pensate che mondo meraviglioso sarebbe il nostro! In realtà comunemente noi ragioniamo in tutt'altro modo. Siamo infatti sempre pronti sconsideratamente ad obiettare: “Io non ho mai ricevuto nulla da altri e non devo loro nulla!”. Non è così. Abbiamo innumerevoli motivi per il nostro dovere d'amare e nessuna giustificazione per non farlo, quand'anche, per il nostro amore, non fossimo contraccambiati.

Il debito d'amore che dobbiamo agli altri non si estinguerà mai, è sempre dovuto. Dobbiamo pagare altri tipi di debiti e, dopo un po' di tempo, ne saremo sollevati perché il debito finalmente sarà estinto. Il debito dell'amore, però, continua per sempre ed è da pagarsi ogni giorno. “Strozzinaggio”? Un peso insopportabile? No. È insensato vederlo come un fardello. È impegnativo, ma Cristo dice: “Il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Matteo 11:30). Pagare questo debito d'amore non significa esaurire le nostre risorse, ma, di fatto, essere arricchiti, aumentarle. Dovrebbe essere un amore disinteressato, ma “il guadagno che essa procura è preferibile a quello dell'argento, il profitto che se ne trae vale più dell'oro fino” (Proverbi 3:14).

I cristiani dovrebbero amare in questo modo. A questo sono obbligati dal comandamento di Cristo, dall'amore di Dio e di Cristo verso di loro, dallo speciale rapporto che li lega come figli di Dio, fratelli e membra dello stesso corpo; nulla meno di questo amore è ciò che deve unire le chiese di Cristo, essendo il vincolo della perfezione loro necessario, per il loro conforto ed onore, come pure per manifestare la verità della loro professione di fede. “Rivestitevi dell'amore che è il vincolo della perfezione” (Colossesi 3:14).

Questo è il motivo in cui siamo servi volenterosi l'uno dell'altro, preghiamo l'uno per l'altro, portiamo il fardello l'uno dell'altro, ci sopportiamo vicendevolmente e ci adoperiamo diligentemente di fare ogni cosa nel modo migliore alla gloria di Dio. Il comandamento di Cristo è sempre nuovo, nuovo ogni giorno, non potrà mai essere considerato antiquato. “Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri” (Giovanni 13:34). L'amore di Cristo per Dio Padre e del Padre verso il Figlio è costante, così come i rapporti fra i credenti devono essere sempre costanti.

L'amore sarà sempre pagante e sempre dovuto, persino in cielo, per tutta l'eternità. Non si tratta però solo dell'amore verso i fratelli e le sorelle in fede, ma dell'amore verso il prossimo chiunque esso sia. L'amore è un debito che abbiamo verso ogni essere umano in quanto tale. Abbiamo tutti uno stesso sangue e siamo tutti stati fatti ad immagine di Dio. Siamo chiamati ad amare anche i nostri nemici. “Così dunque, finché ne abbiamo l'opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede” (Galati 6:10); “L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa” (1 Corinzi 13:4-7).

Una vista impostata  all'amore è conseguenza di una personale “esperienza di risveglio spirituale”L'appello di Paolo è “la sveglia”, il “suono della tromba” che porta una persona alla coscienza. Allora ci si sveste della “camicia da notte” (le “opere delle tenebre”) e “ci si riveste” per indossare “le armi della luce”. Le “opere delle tenebre” è tutto ciò che dispiace a Dio (e che la Bibbia chiama peccato), spesso fatto in modo svergognato (“gozzoviglie e ubriachezze (...) immoralità e dissolutezza, (...) contese e gelosia”). Da tutto questo il cristiano “si sveste” per indossare “le armi della luce”. È la “divisa” confacente al Vero “soldato di Cristo” (un'immagine “militare” perché la vita del cristiano è una militanza contro il Male, non certo contro il sistema, noi siamo soldati spirituali non soldati carnali). Più ancora: si tratta di un vero e proprio rivestirsi del Signore Gesù, cioè “indossare” le Sue caratteristiche morali e spirituali, tanto da non aver più cura, come fanno gli increduli, di soddisfare tutti i desideri delle nostre passioni carnali peccaminose.

È tempo, così che ci scuotiamo dalla “sonnolenza” che potrebbe ancora prendere il cristiano, che “beviamo un buon caffè” che ci scuota e non ci faccia attardare sulla via della fede, perdendo tempo, attardandoci, in cose non confacenti, non degne, della vocazione che abbiamo ricevuto. 

Chi sei tu che giudichi il domestico altrui


non giudicare
(Romani 14: 1-9) "Or accogliete chi è debole nella fede, ma non per giudicare le sue opinioni. L'uno crede di poter mangiare d'ogni cosa, mentre l'altro, che è debole, mangia solo legumi. Colui che mangia non disprezzi colui che non mangia, e colui che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio lo ha accettato. Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Stia egli in piedi o cada, ciò riguarda il suo proprio signore, ma sarà mantenuto saldo, perché Dio è capace di tenerlo in piedi. L'uno stima un giorno più dell'altro, e l'altro stima tutti i giorni uguali; ciascuno sia pienamente convinto nella sua mente. Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore; chi non ha alcun riguardo al giorno lo fa per il Signore; chi mangia lo fa per il Signore e rende grazie a Dio; e chi non mangia non mangia per il Signore e rende grazie a Dio. Nessuno di noi infatti vive per se stesso, e neppure muore per se stesso, perché, se pure viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore; dunque sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Poiché a questo fine Cristo è morto, è risuscitato ed è tornato in vita: per signoreggiare sui morti e sui vivi."

In questi versetti Paolo tratta, così, di problemi originati dalla particolare situazione in cui si trovavano i cristiani di Roma. Fra di loro, infatti, vi erano ebrei che, pur avendo accolto l'Evangelo di Cristo, ancora ritenevano di dover seguire i cerimoniali religiosi tradizionali della legge mosaica. Osservavano diligentemente il sabato e le altre “feste comandate”, non mangiavano certi cibi e si premunivano di cucinarne altri secondo “le regole stabilite”, si sottoponevano a particolari cerimonie religiose e riti di purificazione, facevano uso di formulari di preghiere da recitarsi in particolari occasioni. Tutto questo e altro ancora, però, non era richiesto da Cristo, anzi, Cristo li avrebbe sollevati da tutte queste usanze. La loro coscienza, però, imponeva loro di continuare a fare in questo modo e condannavano, per altro, coloro che così non facevano, come persone profane che disprezzavano la legge di Dio. Nella comunità, d'altro canto, vi erano cristiani che provenivano dal mondo pagano, che nulla sapevano delle regole dei primi e che comunque Cristo non chiedeva d'osservare. Avevano compreso la libertà donata da Cristo e consideravano gli altri ignoranti e superstiziosi, rifiutandosi d'aver parte con loro. Paolo si propone di conciliare questi gruppi, affermando sì la libertà cristiana ma anche l'amore che porta necessariamente ad aver pazienza e tolleranza di coloro che, in queste questioni, hanno scrupoli e paure.

Perché dobbiamo “accogliere” i deboli nella fede con tolleranza e pazienza? Nessun paternalismo o presunzione di superiorità. Perché sia noi che loro siamo stati “accolti” da Cristo per grazia di Dio mediante la fede indipendentemente da quel che facevamo o non facevamo, indipendentemente dalla dignità o meriti che comunque non avevamo. Inoltre dobbiamo accogliere “i deboli nella fede” perché sono servi con noi (conservi) dello stesso Signore e non siamo noi a dover essere i loro giudici. È “il padrone” che valuta e giudica i propri servi, e i servi non hanno alcun diritto o privilegio sugli altri servi. Se sbagliano e cadono, scivolando indietro dalla giustificazione per fede alla giustificazione per opere, saranno “rimessi in piedi”dal Signore (se essi sono contati veramente fra i Suoi eletti). Iddio non solo è potente da rimetterli in piedi, ma da Lui solo dipende la “stabilità” di ciascuno nel Suo favore. Potranno anche coltivare l'idea errata, ad esempio, che siano stati loro stessi a “decidersi” per Cristo, che da loro e dall'osservanza di regole e precetti, dai loro sforzi, dipenda la loro salvezza. Non è così, e lo scopriranno a suo tempo. Nulla però giustifica noi, che lo abbiamo capito, a “sentenziare” a loro riguardo, a riprenderli aspramente, perché ciascuno, nelle proprie persuasioni, nelle “convinzioni della propria mente”, fa quel che fa per il Signore, e questo è ciò che più conta.  

Se viviamo, viviamo per il Signore. Come la vita naturale, così la vita spirituale deriva dal Signore ed i credenti vivono per fede a causa Sua e secondo la Sua volontà rivelata nella Parola, per il Suo onore e per la sua gloria – almeno questo è il loro desiderio. Se moriamo moriamo per il Signore. Affidiamo a Lui la nostra vita affinché ne faccia ciò che Gli sembra meglio. Se decide di far cessare la nostra vita terrena, così sia: significherà morire con Lui per essere con Lui e risorgere a nuova vita eterna con Lui. Vivere è dono del Padre che ci ha acquistati per Cristo. È la Sua grazia che ci rende volenterosi ad affidarci a Lui, in vita ed in morte, per la Sua gloria.

Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia dei viventi. Tutta la vita di Cristo in terra, morte e risurrezione è stata per rivendicare ed affermare quest'unico principio e realtà. Cristo è il legittimo Signore di ogni vita e dell'universo intero. Infatti:“...bisogna ch'egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi” (1 Corinzi 15:25). Quanto è difficile imparare questa lezione fondamentale: Gesù è il Signore: tutto dipende da Lui e deve essere in funzione Sua. A Lui deve andare ogni onore e gloria! Spesso lo si afferma e confessa a parole soltanto. Di fatto, dietro alle parole più pie e religiose di tanti cristiani e chiese, c'è solo il servizio di noi stessi. Ecco perché pochi sono coloro che davvero sono e saranno salvati: quanti, infatti, sono disposti veramente a dare a Cristo il primato in ogni cosa rinnegando qualsiasi loro interesse personale! “E' ingiusto!” risuonano solo le solite obiezioni del mondo, la patetica voce dei soliti vermetti presuntuosi...  

Chi è, però, il Signore e quali debbono essere le conseguenze della Sua Signoria sulla nostra vita?

Conclusioni
umilità
Ricordiamo un attimo le vere attitudini del servo di Cristo

CHI ERA TIMOTEO?

Il significato del nome è: "Onorante Dio". Suo padre era greco, molto probabilmente non credente, mentre sua madre e sua nonna erano ebree (Atti 16:1; 2 Timoteo 1:5).
Veniva da Listra dove Paolo fu lapidato e lasciato per morto (Atti 14:8-23).
I fratelli di Listra parlavano bene di lui (Atti 16:2).
La lezione per noi che ci deve venire dalla vita di Timoteo è che né i problemi di famiglia (veniva da una famiglia mista) né i problemi di carattere, né altro possono impedirci di servire il Signore, a meno che noi non lasciamo che i problemi siano d'impedimento al servizio.

È tragicamente possibile servire il Signore con motivazioni sbagliate: per mettersi in vista, perché qualcun altro lo sta facendo, perché qualcun altro ci spinge a farlo, per denaro, per evitare qualche altro tipo di lavoro, ecc.
Dobbiamo evitare di concepire il servizio per il Signore solo in termini di parole, come se l'importante fosse fare sempre prevalere il proprio punto di vista. L'opera di Dio è "per fede", non parole (1 Corinzi 2:1-5; 4:20; 1 Tessalonicesi 1:5; Romani 14:17).

Che il Signore ci guidi sempre più verso il servizio che vuole da ognuno di noi.


 

" E ora, o Israele, che cosa richiede da te l'Eterno, il tuo DIO, se non di temere l'Eterno, il tuo DIO, di camminare in tutte le sue vie, di amarlo e di servire l'Eterno, il tuo DIO, con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima
(Deuteronomio 10:12)
Liberamente adattato da internet
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