Il ritorno del Re | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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venerdì 14 febbraio 2014
Consapevoli nella Parola

Il ritorno del Re

il ritorno di Gesù

Territori occupati


La storia di ogni tempo e paese è piena di casi in cui potenze ostili ed aggressive invadono ed occupano territori e nazioni che appartengono di diritto ai loro abitanti sui quali ne avrebbero la legittima sovranità. "Territori occupati" è un termine specifico del diritto internazionale. È considerato territorio occupato un terreno che è effettivamente posto sotto l'autorità di un esercito ostile. Le popolazioni di questi territori occupati ne vengono così sfruttate ed oppresse. Benché non siano rari i casi in cui queste stesse popolazioni si adattino, loro malgrado, ai loro padroni, diventandone servi, si auspica e si saluta il giorno in cui saranno liberate e su di esse tornerà a regnare il loro legittimo sovrano.
Non desidero ora entrare nel merito o discutere casi particolari che semplifichino il concetto di “territori occupati”. Desidero usare questo come un’illustrazione di una realtà spirituale che ci riguarda tutti. Il Salmo 24 dice: “Al SIGNORE appartiene la terra e tutto quel che è in essa, il mondo e i suoi abitanti” . Dio è il legittimo sovrano del mondo e di tutti noi. Egli ci ha creato e a Lui apparteniamo. Dopo che, però, l’umanità (ciascuno di noi incluso) si è ribellata alla legittima sovranità di Dio, pensando di conquistarsi la libertà, essa è diventata un “territorio occupato” di colui che la Scrittura chiama “il principe di questo mondo”, il quale guida le forze spirituali della malvagità che causano morte e distruzione.
Dio, però, ha iniziato e porta avanti una dura “lotta di liberazione” in Cristo, per restituire il mondo al suo legittimo sovrano e liberare le vittime dell’usurpatore. Ai cristiani di Efeso l’apostolo Paolo scrive: “Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli” (Efesini 2:1-2).  

Il testo biblico

L’inizio di questa “lotta di liberazione” è narrata dal testo biblico che ci parla dell’inizio dell’attività di Gesù di Nazareth in Galilea, Colui che Giovanni il battezzatore aveva indicato come il Re messianico, il Salvatore del mondo, che viene a reclamare quel che è Suo di diritto. Ascoltiamo questo testo come lo troviamo in Matteo 4:12-23.
"Gesù, udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritirò in Galilea. E, lasciata Nazaret, venne ad abitare in Capernaum, città sul mare, ai confini di Zabulon e di Neftali, affinché si adempisse quello che era stato detto dal profeta Isaia: «Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, di là dal Giordano, la Galilea dei pagani, il popolo che stava nelle tenebre, ha visto una gran luce; su quelli che erano nella contrada e nell'ombra della morte una luce si è levata». Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini». Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono. Passato oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni, suo fratello, i quali nella barca con Zebedeo, loro padre, rassettavano le reti; e li chiamò. Essi, lasciando subito la barca e il padre loro, lo seguirono. Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità tra il popolo”. 

Un popolo che aveva perduto la sua libertà

Israele doveva essere, in quanto nazione, espressione e testimonianza storica del Regno di Dio, vale a dire un popolo completamente consacrato ed in comunione con il Dio vero e vivente, che impostava tutta la sua vita, a livello personale e sociale, secondo la legge rivelata di Dio. Al tempo dell’Esodo, Mosè aveva loro detto: "Ecco, io vi ho insegnato leggi e prescrizioni, come il SIGNORE, il mio Dio, mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nel paese nel quale vi accingete a entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra sapienza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: «Questa grande nazione è il solo popolo savio e intelligente!»" (Deuteronomio 4:5-6).
Altri popoli avrebbero dovuto essere attratti dalla saggezza di Israele, desiderare conoscere il Dio vero e vivente per seguire le Sue vie. Quante volte, però, era avvenuto l’opposto,  inconsapevole dei tesori a sua disposizione, Israele si sarebbe lasciato attrarre dai costumi dei pagani e, compromettendo così la sua testimonianza, identità e vocazione, avrebbe “invitato” degli stranieri a dominare su se stesso, e ne sarebbe stato sfruttato ed oppresso. Israele sarebbe così diventato “una nazione occupata” non solo politicamente, ma anche spiritualmente. Da espressione del regno di Dio, sarebbero divenuti essi stessi una “succursale” del regno iniquo degli uomini.
Questa era pure la situazione al tempo di Gesù, Israele era un territorio occupato. Dopo la scomparsa del regno davidico, infatti, la terra di Israele era stata sottoposta a successive dominazioni straniere: quella persiana, quella ellenistica e poi quella romana. Era continuato per un po’ ad esistere “Il Regno di Giuda” (chiamato abitualmente Giudea, con Gerusalemme come capitale), ma era passato gradualmente sotto il controllo romano dopo che, intorno al 130 a. C. i romani furono "invitati" dalla tribù regnante dei Maccabei. Da allora, di fatto, il regno era diventato uno stato vassallo. Diversi territori della Palestina erano pure stati frazionati ed erano passati sotto diretta amministrazione romana. Le turbolenze politiche, però, erano rimaste costanti e in gran parte dovute a motivi religiosi di conflitto tra Ebrei e Romani. La popolazione israelita, infatti, tentò di ribellarsi a più riprese al potere romano, ad esempio con Giuda il Galileo nel 6 d.C. Le tentate insurrezioni e la guerra civile avrebbero portato nel 70 d.C. alla distruzione del Tempio di Gerusalemme, al massacro di molti israeliti ed alla dispersione degli altri.
L’idea del “Regno di Dio”, pur coltivata e testimoniata a livello personale su scala ridotta da un numero limitato di fedeli, era rimasta una speranza legata al futuro e trionfante avvento del Messia. A dominare sulla maggior parte dei singoli e della società, infatti, non era Dio, ma il Suo avversario ed usurpatore attraverso suoi servi, non solo pagani, ma anche quegli Israeliti che avevano compromesso e corrotto la loro fede, pregiudicandone la testimonianza. I giorni del Messia sarebbero però giunti e con Lui una nuova era. Spiritualmente le cose si sarebbero sviluppate in modo diverso dalle loro aspettative. 

L’alba di un nuovo giorno 

Gesù cresce a Nazaret in Galilea, dove i suoi genitori si erano trasferiti poco dopo la sua nascita. La Galilea, territorio a nord di Gerusalemme, era delimitata a est dal fiume Giordano, che in questo tratto forma il Lago di Genezaret, detto anche lago di Tiberiade o mare di Galilea. Al tempo di Gesù vi abitavano ancora queste antiche tribù di Israele. Erano frammiste, però, a popolazioni pagane, ed esse, agli occhi dell'ortodossia giudaica di Gerusalemme, si erano contaminate con i popoli vicini.
Giovanni il Battezzatore, aveva preannunciato l’imminenza dell’alba di un giorno nuovo, chiamando a ravvedimento l’intero Israele. Diceva: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». Egli non aveva esitato a denunciare pure l’infedeltà, la corruzione e le ingiustizie delle autorità civili e religiose di Israele. La sua attività profetica, però, venne fatta bruscamente cessare con il suo imprigionamento e successiva esecuzione capitale. Quello che diceva, infatti, era diventato troppo “scomodo” e “i potenti” non l’avrebbero più tollerato. Gesù aveva risposto all’appello di Giovanni e, Giovanni, Suo precursore ed araldo, aveva indicato ed identificato proprio in Lui, Gesù di Nazareth, l’atteso Re messianico e l’“Agnello di Dio”. Il sole stava sorgendo e, con i suoi raggi, stava cominciando a dissipare le tenebre ed infondere speranza.
La missione di Giovanni poteva intendersi forse fallita con il suo imprigionamento? Certo che no: terminata sì, ma non fallita. Non solo molti discepoli di Giovanni cominciano a seguire Gesù, ma Gesù iniziò a manifestare con sempre maggior chiarezza la Sua identità, benché non esattamente secondo i canoni che i Suoi contemporanei si attendevano.   

Un “ritiro” consapevole

Gesù, però, dopo che Giovanni fu messo in prigione, “si ritira in Galilea”, come ci dice Matteo. Questa non è, però, per Lui, come si potrebbe supporre, la “misura prudenziale” di chi ritiene che in Giudea la Sua missione sarebbe stata “troppo pericolosa”. Non si tratta, per Lui, di una fuga, determinata dalla “paura”, né è un fatto solo “circostanziale”. Ogni cosa nella vita di Gesù corrisponde a dei precisi propositi, quelli stabiliti da Dio. Tutto ciò che Gesù fa, come pure i Suoi spostamenti, ha un senso preciso. Quello è il punto di partenza più appropriato per il Suo ministero, la Sua missione. Ecco così che Gesù trasferisce la sua residenza da Nazaret a Capernaum, “città sul mare, ai confini di Zabulon e di Neftali”, facendone, per così dire, il Suo “quartiere generale”.
La Galilea è la terra dove convivevano sia Israeliti che altre genti e la Sua luce si leva (questo fatto è di rilevanza profetica) su entrambi. Gesù, infatti, non è solo il Salvatore degli ebrei, ma anche “del mondo”, delle altre genti. Ebrei e non ebrei, infatti, vivono nelle tenebre del peccato che li domina e li opprime in diverse maniere. La loro è “una contrada” che vive “nell’ombra della morte”. Si tratta di ciò che aveva espresso anticamente in profeta Isaia in un altro contesto, ma che Matteo, l’evangelista, considera espressione appropriata di quanto stava accadendo “...affinché si adempisse quello che era stato detto dal profeta Isaia: "Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, di là dal Giordano, la Galilea dei pagani, il popolo che stava nelle tenebre, ha visto una gran luce; su quelli che erano nella contrada e nell'ombra della morte una luce si è levata" (14-16).
E’ il messaggio che risuona nelle lettere dell’apostolo Paolo: "Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono - infatti non c'è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio - ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, ... per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù. ... poiché riteniamo che l'uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge. Dio è forse soltanto il Dio dei Giudei? Non è egli anche il Dio degli altri popoli? Certo, è anche il Dio degli altri popoli, poiché c'è un solo Dio, il quale giustificherà il circonciso per fede, e l'incirconciso ugualmente per mezzo della fede." (Romani 3:21-30)

Regno e regni in concorrenza

Il messaggio di Gesù, come ce lo sintetizza l’evangelista Matteo, è identico a quello di Giovanni: “Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino»”. L’accento, però, è diverso: se con Giovanni la realtà di quel regno era prossima, ora con Gesù sarebbe stata davvero “a portata di mano”, in Lui e con Lui, sviluppandosi in maniera irresistibile.
Che cos’è “il regno dei cieli”? Il regno dei cieli, sinonimo di “regno di Dio”, non indica il cosiddetto “aldilà” oppure un luogo al di sopra delle nuvole o su qualche altro pianeta... ma dovunque e in chiunque Dio esercita incontrastato la Sua autorità. È il governo di Dio, quello che Egli esercita su singoli e comunità volentieri sottomesse a Lui come unico Signore della loro vita; singoli e comunità che sono in comunione con Lui ed ubbidiscono con fiducia alle Sue leggi. Essi conseguono così quella shalom, quella pace, che identifica una vita realizzata ed in armonia con i suoi propositi originari.
Il nostro è un mondo di ribelli alla legittima sovranità di Dio, gente che vuole essere dio e legge a sé stessa. Il nostro mondo (ed il cuore di chi lo abita) è, di fatto esso stesso, un “territorio occupato” da un usurpatore che lo domina con le proprie leggi. Queste leggi, contrapposte a quelle di Dio, non possono altro che creare ingiustizie ed abusi di ogni genere.
Il nostro mondo è un mondo, sottratto all’unico e legittimo Signore, è oppresso dalle lotte di potere di innumerevoli “signori” che vogliono prevalere gli uni sugli altri e che, così facendo, lasciano dietro di sé una scia impressionante di morti e di feriti, vittime delle loro ambizioni. Questi “signori” non sono solo chi domina le nazioni con maggiore o minore legittimità. Questi “signori” non sono solo imperi, stati ed ideologie con i loro eserciti e polizie. Questi “signori” non sono solo gruppi economici, associazioni più o meno segrete,“mafie” e capibanda. Questi “signori” non sono solo le gerarchie di false religioni e sétte che vogliono imporre il loro dominio sul mondo asservendo l’anima e il corpo. Questi “signori” sono pure tanti altri “signore e signori” che, dopo aver spodestato la legittima autorità di Dio sulla loro vita, fanno del loro egoismo, piaceri ed interessi la forza tirannica, dominante e determinante della vita loro e di quelli che stanno loro accanto. La gente di questo mondo si sottomette ed è sottomessa a molti opprimenti signori, ma chi segue il solo legittimo e giusto Signore può dire: "Poiché, sebbene vi siano cosiddetti dèi, sia in cielo sia in terra, come infatti ci sono molti dèi e signori, tuttavia per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale anche noi siamo" (1 Corinzi 8:5-6). Se, infatti, Dio e il Suo Cristo non è il Signore che guida e determina la mia vita, assumo io stesso il ruolo di signore e tiranno e divento “l’usurpatore” che non potrà che causare disastri senza fine, ingiustizie e sofferenze. È certo che, però, che dopo aver trionfato per un po’, giungerà alla fine solo a distruggere sé stesso, o travolto da altri presunti “signori” o dalle proprie contraddizioni.
Un mondo dove Dio, legittimo Re e Sovrano, non regna con le Sue sante, giuste e buoni leggi, è il mondo dove sono scatenate le forze spirituali della malvagità. Esse sembrano retribuire generosamente chi, illudendosi, le serve. Dato che però sanno che non potranno prevalere, cercano solo di rovinare e distruggere il più possibile tutti coloro, singoli e società, sui quali riescono a mettere le mani. 

Un regno “diverso”

E’ in questo “territorio occupato” che giunge Gesù di Nazareth annunciando, così come faceva lo stesso Giovanni Battista, “Ravvedetevi perché il regno dei cieli è vicino”.
Il Regno di Dio è chiamato “Regno dei cieli” non solo secondo l’uso ebraico di usare “cielo” come sinonimo di Dio evitando di pronunciare così il Suo nome. Esso è “regno dei cieli” perché il suo carattere è molto diverso da come dominano i regni di questo mondo. Una volta Gesù disse ai Suoi discepoli: "Voi sapete che quelli che sono reputati prìncipi delle nazioni le signoreggiano e che i loro grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi; anzi, chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque, tra di voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti. Poiché anche il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti" (Marco 10:42-44).
Questo regno è “dei cieli”, non perché sia un’astrazione, perché sia limitato “all’aldilà” e non debba o non possa essere qualcosa da stabilire molto concretamente in questo mondo. Esso ha caratteristiche molto diverse da quelle che sono tipiche dei regni di questo mondo. Lo ribadisce Gesù di fronte al potente delegato dell’imperatore romano: "Pilato dunque rientrò nel pretorio; chiamò Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?» Gesù gli rispose: «Dici questo di tuo, oppure altri te l'hanno detto di me?» Pilato gli rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua nazione e i capi dei sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani; che cosa hai fatto?». Gesù rispose: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui». Allora Pilato gli disse: «Ma dunque, sei tu re?» Gesù rispose: «Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce» (Giovanni 18:33-37).
Nel saggio “la signoria di Cristo e le sue implicazioni politiche”, Stephen C. Perks scrive:
“Parlare del Regno di Dio significa parlare di un ordinamento politico di Dio che si pone in netto contrasto alla politica dell’uomo. I cristiani nel mondo intero non sono semplicemente membri di varie nazioni che, nelle loro devozioni private, rendono culto allo stesso Dio. Se Cristo è veramente loro Signore e Re, essi costituiscono una nazione a pieno diritto, un popolo distinto, chiamato fuori e separato dai regni del mondo e nati dall’alto per fede in Cristo, per formare un altro regno con il proprio ordinamento. La forma di questo ordinamento è la monarchia assoluta. Indipendentemente dalle forme particolari di amministrazione rispetto alle quali la sovranità del Monarca è delegata ai Suoi ministri nelle diverse sfere della vita (ad es. famiglia, Chiesa, Stato), la nazione cristiana è governata da un Monarca assoluto la cui legge è immutabile, la cui giurisdizione è illimitata, e la cui volontà ha valore ultimo. I Suoi ministri, o vice-reggenti, che governano sotto la Sua legge nei vari aspetti istituzionali della vita della Nazione, possono o non possono essere stati scelti mediante elezione, in dipendenza dalla natura dell’istituzione. Ciò nonostante, coloro che vengono eletti, qualunque ne sia il mezzo, sono tenuti in modo assoluto a governare queste istituzioni sotto la volontà di Dio com’è rivelata nella Sua Legge. Questo si applica non solo al governo della Chiesa, ma anche alla famiglia ed allo Stato. Nessun politico cristiano, scelto non importa come, o appartenente ad un qualsiasi partito politico, ha licenza di servire altri signori. Il loro Signore e leader non può essere altri che Cristo. Nel suo servizio in quanto politico, egli deve fedeltà ed ubbidienza, assoluta ed inequivocabile, al Signore Gesù Cristo”.
L’appello al ravvedimento

Il regno di Dio si manifesta dunque in Gesù di Nazaret, il Re messianico, il Signore. Il regno di Dio si avvicina a noi in Lui e con Lui. Come tale Egli non “invita” ad entrare nel Suo regno, non implora di “aprirgli la porta del cuore” ed “accettarlo” (“poverino… fagli un favore”), ma Egli comanda, come un vero Re e Signore, anzi, come il Re dei re ed il Signore dei signori. Egli comanda e dice: “Ravvedetevi perché il regno dei cieli è vicino”.
Quelli di Gesù sono imperativi, non “condizionali”. Egli non dice: “Se vuoi… se hai tempo… quando ti fa comodo… magari vieni dietro a me… non pretenderò troppo da te… sbriga pure le altre tue faccende, e poi magari vieni … ti accoglierò così come sei … non pretenderò nulla da te”! Questa è solo la pseudo-evangelizzazione che si sente spesso oggi, lo pseudo-vangelo che la nostra generazione sembra gradire più di qualsiasi altro, un falso vangelo.
Vediamo così in questo stesso testo come Gesù “Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini». Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono. Passato oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni, suo fratello, i quali nella barca con Zebedeo, loro padre, rassettavano le reti; e li chiamò. Essi, lasciando subito la barca e il padre loro, lo seguirono” (18-24).
“Venite”, Dio in Gesù dice a coloro ai quali dall’eternità Egli ha scelto di concedere la Sua grazia, ed essi vengono, subito ed irresistibilmente. Ai Suoi Gesù dice: “Non siete voi che avete scelto me, ma son io che ho scelto voi, e v'ho costituiti perché andiate, e portiate frutto, e il vostro frutto sia permanente; affinché tutto quel che chiederete al Padre nel mio nome, Egli ve lo dia” (Giovanni 15:16). Non sarebbero andati dietro a Gesù se essi non fossero stati prima scossi dallo Spirito Santo e liberati dalla loro indolenza ed egocentrismo, dai loro comodi e peccati favoriti. Essi sono chiamati da Gesù che, per primo, impartisce loro la facoltà di rispondergli favorevolmente. Quella che Gesù impartisce è la forza abilitante che aveva fatto in modo che Lazzaro, morto, uscisse fuori dalla sua tomba e tornasse a vivere e a camminare. Gesù infatti, "gridò ad alta voce: «Lazzaro, vieni fuori!» Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare»" (Giovanni 11:43-44). Noi non siamo meno morti e “puzzolenti” (nei nostri peccati) di quel Lazzaro, ma quando Cristo chiama i Suoi eletti, essi “sentono la forza tornare loro nelle gambe”, si alzano e “camminano”, “Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono. … Essi, lasciando subito la barca e il padre loro, lo seguirono”. Non hanno fatto domande, non hanno posto condizioni a Gesù: hanno lasciato le loro cose e, con fiducia, hanno seguito Gesù. E’ il miracolo della conversione che avviene ancora oggi e che si ripete, il vero miracolo. Era successo personalmente allo stesso evangelista Matteo: "Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo chiamato Matteo, che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli, alzatosi, lo seguì" (Matteo 9:9).
Gesù “passa” (ancora oggi) e dice: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». Abbandonate i vostri idoli e i vostri signori, e dà loro nel contempo la forza per strapparli dalle loro grinfie ed abbandonarli senza rimpianti. Ravvedetevi: li avete serviti per fin troppo tempo: che cosa veramente ne avete guadagnato? Venite dall’unico legittimo Signore del cielo e della terra che giammai vi deluderà. E’ vostro preciso dovere sottomettervi a Lui. Se non lo fate ora quando viene a voi nella Sua grazia, sarete costretti a piegarvi di fronte al Suo giudizio e la Sua ira. Che ci piaccia o no sentirlo, il ribelle allora: "...egli pure berrà il vino dell'ira di Dio versato puro nel calice della sua ira; e sarà tormentato con fuoco e zolfo davanti ai santi angeli e davanti all'Agnello" (Apocalisse 14:10).
Quali sono gli idoli ed i “signori” dai quali Gesù, che vi chiama ancora oggi, vuole e può liberarvi? Se non li abbandonate oggi, essi saranno un giorno la vostra rovina. 

Conclusione

 Ed ecco così, al termine del nostro testo, che: “Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità tra il popolo”.
Gesù non ha smesso oggi di farlo attraverso coloro che Gli appartengono e lo servono “ripescando” i perduti attraverso l’annuncio dell’Evangelo che chiama al ravvedimento dal peccato e dalla ribellione (il “vangelo del regno”) e testimoniando con la loro vita uno stile di vita in sintonia con Colui che liberava e libera da ogni malattia ed infermità, di cui quella spirituale è la prima.
Il nostro mondo è un mondo, sottratto all’unico e legittimo Signore, è oppresso dalle lotte di potere di innumerevoli “signori” che vogliono prevalere gli uni sugli altri e che, così facendo, lasciano dietro di sé una scia impressionante di morti e di feriti, vittime delle loro ambizioni. Esso sarà restituito al suo legittimo Signore, Dio in Cristo che un giorno, come ha promesso, tornerà, per far piazza pulita da ogni residua opposizione. Il libro dell’Apocalisse dice: “Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con giustizia” (Apocalisse 19:11)
Colui che aspettiamo, fedelmente completerà l’opera che ha iniziato a fare, nel mondo ed in ciascuno di coloro che Gli appartengono.

di Paolo Castellina


 

"E dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti lo rapiscono."
 (Matteo 11:12)



Consapevoli nella Parola

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