Il popolo di Dio in un mondo ostile | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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domenica 2 febbraio 2014
Consapevoli nella Parola

Il popolo di Dio in un mondo ostile

aggrappati alla croce

Grazie a Dio, ancora oggi vi sono in tutto il mondo persone di ogni condizione, cultura ed età che scoprono in Gesù di Nazareth, come autorevolmente presentato dalla Bibbia, Colui che veramente può liberarli da tutto ciò che sporca e guasta la loro vita. Essi accolgono con fiducia nel proprio cuore la Sua Persona, la Sua Parola, la Sua Opera e se ne lasciano docilmente modellare. Essi trovano così in Gesù pace, conforto, gioia, forza, una concreta speranza, un senso, una missione ed una prospettiva eterna per la loro vita.
Essi si rendono ben presto conto, però, di acquisire, con Gesù, un modo di pensare, di parlare e di agire che si contrappone radicalmente con quello che è comune in questo mondo, di diventare, in qualche modo, diversi dagli altri. Il mondo percepisce questo cambiamento e sembra che esso, da quando ci si affida a Gesù, non ci riconosca più come uno "dei suoi", "del suo giro" e diventi verso di noi derisorio e spesso ostile. Magari il mondo ci rispetta, ma è chiaro che, in qualche modo, anche se viviamo ed operiamo nel mondo, non siamo "del" mondo. La cosa da una parte potrebbe turbarci e persino spaventarci, perché è naturale voler essere accettati, integrati nella società, dall’altra però, non abbiamo più alcuna intenzione di privarci di ciò che solo Cristo ci ha potuto donare, di "tornare indietro".
Avendo così accolto con fiducia la chiamata che Cristo ci ha rivolto, ci rendiamo pian piano conto di non appartenere più al mondo, ma di essere diventati parte del popolo di Dio. Comprendiamo allora le parole che Gesù rivolse ai Suoi discepoli, quando disse: "Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detta: "Il servo non è più grande del suo signore". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra" (Gv. 15:17-20).
Indubbiamente la cosa può spaventare chi solo da poco è "nella fede". Iddio, però, non ci ha lasciati privi di risorse per affrontare con successo questa situazione. 
 

Il nostro testo


L’ostilità del mondo verso coloro che hanno accolto con fede nella loro vita la Persona e l’opera di Gesù è una costante di cui l’apostolo Pietro nella sua prima lettera non solo vuole farci prendere coscienza, ma rispetto alla quale egli vuole armarci. Nel quinto capitolo egli scrive: "Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente" (1 Pi. 5:10).
Pietro sta scrivendo a gruppi di cristiani nell’Asia minore, cristiani deboli ed isolati, con scarse opportunità di comunione con altri cristiani. Intorno a loro vi erano pagani a loro avversi, e forse ancor di più, ebrei a loro avversi. Essi soffrivano la persecuzione e temevano il peggio. Pietro non li conforta con pii desideri. Non li illude dicendo che in ogni caso le cose sarebbero alla fine andate bene. Il suo scopo è quello di rafforzarli. Non si aspetta che essi sfuggano alle prove che sono di fronte a loro, e neanche desidera che essi lo facciano. Egli conosce l’avversione congenita che il mondo sente per i cristiani coerenti, perché lo stesso era avvenuto con Gesù. Egli desidera che nell’ora della prova essi si comportino come dovrebbero comportarsi dei cristiani. Ancora oggi il mondo è refrattario, nemico e maldisposto verso la fede cristiana autentica, fedele e militante, e lo è sempre di più. Il messaggio di Pietro rimane così pure oggi quanto mai appropriato.
 

La situazione del cristiano


Il cristiano, colui che, raggiunto dalla chiamata personale dell’Evangelo di Gesù Cristo e che lo ha fatto proprio, può dire, secondo la Scrittura, di vivere ora in due sfere diverse. Egli è "in Cristo" e nel contempo "nel mondo". E’ il linguaggio che usa la Bibbia e che dobbiamo ben comprendere.
Egli è "in Cristo". Si tratta dell’espressione che usa il nostro stesso testo. Esso dice infatti che i cristiani sono: "chiamati alla sua gloria eterna in Cristo".
L’apostolo Paolo parla di sé stesso come di "un uomo in Cristo". La posizione del cristiano come di una persona "in Cristo" è fondamentale nel pensiero di Paolo. Il cristiano è unito per fede a Cristo in un rapporto così intimo tanto da essere simile a quello che ha il capo con il resto del corpo. Dio guarda a Cristo, e in Lui Egli vede ogni credente.
Il cristiano si sente "in Cristo" come in una "custodia protettiva" perché Egli è il Suo Salvatore. E’ protetto contro una vita futile senza senso e prospettiva, protetto contro il peccato e le sue conseguenze negative. Cristo, infatti, ha pagato al suo posto i debiti che come creatura umana peccatrice doveva a Dio. In Cristo egli si sente al sicuro e libero dalla condanna che egli da Dio meriterebbe.
Il fatto di essere in Cristo influisce sul suo carattere, colora ogni sua decisione perché Cristo è il suo Signore e determina ciò che è e fa. Paolo insiste molto su questo. Ad esempio, quando il credente si rallegra, egli si rallegra "nel Signore", quando si sposa, egli lo fa "nel Signore". Quando i figli di una famiglia cristiana vengono esortati ad ubbidire ai loro genitori essi lo devono fare "nel Signore". Quando il cristiano fa dei progetti per il futuro, egli lo fa "nel Signore", cioè, il cristiano cerca di conformare i suoi progetti alla mente di Cristo, secondo i criteri da Lui dettati.
Non è tutto. Il cristiano, unito per fede a Cristo, è figlio di Dio, e questo fatto deve essere evidente, almeno in una certa misura, dal suo carattere. Leggiamo nella Bibbia che: " Chiunque è nato da Dio non persiste nel commettere peccato, perché il seme divino rimane in lui, e non può persistere nel peccare perché è nato da Dio" (1 Gv. 3:9). Questo significa che il peccato non è compatibile con il carattere del cristiano. Purtroppo, ed è triste a dirsi, il peccato è sempre inevitabilmente presente in una certa misura nella sua vita, ma, appunto, non è compatibile con lui, è una nota stonata che non fa parte della "sinfonia" della sua vita! Pensiamo ad esempio ad una famiglia cristiana e devota che abbia un figlio disubbidiente e ribelle, è una nota stonata con il carattere che quella famiglia manifesta. Con il cuore triste quei genitori potrebbero dire: "Non si comporta come dovrebbe comportarsi nostro figlio". Possiamo dire altresì che Dio sia rattristato per il comportamento di alcuni dei Suoi figli? Certo, lo è purtroppo spesso. Non è forse vero che Paolo scrive: "Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione" (Ef. 4:30). Quanta tristezza diamo spesso per il nostro comportamento! Eppure, nonostante le nostre incoerenze, la nostra condizione di fondo davanti a Lui rimane. "Se i suoi figli abbandonano la mia legge e non camminano secondo i miei ordini, se violano i miei statuti e non osservano i miei comandamenti, io punirò il loro peccato con la verga e la loro colpa con percosse; ma non gli ritirerò la mia grazia e non verrò meno alla mia fedeltà. Non violerò il mio patto e non muterò quanto ho promesso" (Sl. 89:30-34). Dovremmo rammentarci di questa fedeltà di Dio quando siamo tentati a disperare di noi stessi. Dovremmo pure rammentarla quando siamo tentati a criticare gli altri. Chi siamo noi per giudicare? Se una persona è in Cristo veramente, Dio l’ha accettata ed è  solo Lui che può giudicarla e correggerla davvero.
Egli è nel mondo. Il fatto che un cristiano sia "in Cristo" è uno degli aspetti della condizione del cristiano, quello più importante. Il cristiano che è in Cristo, però, è allo stesso tempo nel mondo. Proprio perché si muove in queste due sfere troviamo che vi è in lui tensione, sofferenza. Vi sono naturalmente le sofferenze che sono comuni a tutta l’umanità: nemmeno il cristiano può sfuggirvi. Vi sono però sofferenze che sono peculiari per la particolare condizione esistenziale in cui il cristiano si trova.
Anche le sofferenze che condivide con il mondo, però, per il cristiano assumono un nuovo significato. Esse sono una componente delle azioni disciplinari che Dio usa per promuovere la sua santificazione. Il nostro testo dice: " dopo che avrete sofferto…".
Vi sono sofferenze che sono della natura di un castigo. Il cristiano può dover soffrire la malattia, il dolore prolungato, la perdita, la delusione, e l’afflizione. Non voglio dire necessariamente che tutto questo debba essere ricondotto ad un particolare peccato che abbia commesso. Cercare di collegare la sofferenza ed il peccato in questo modo può diventare un’ossessione morbosa. D’altro canto dovremmo cercare di accettare tutto quello che ci capita come parte delle azioni disciplinari che Dio applica alla nostra vita, forse per richiamarci al senso di responsabilità, forse per elevare i nostri pensieri dalle cose temporanee alle cose eterne, per mostrarci la follia del vivere solo in funzione di questo mondo, ma sempre per promuovere la nostra crescita nella grazia. E’ vero che alcuni devono soffrire più di altri. Giacobbe visse una vita maggiormente provata di quella di Abrahamo o di Isacco. Noi non sappiamo perché. Forse Giacobbe era fatto di materiale più intrattabile. Alla fine della sua vita, però, egli poteva parlare con gratitudine di Dio in questi termini: "Il Dio alla cui presenza camminarono i miei padri  Abrahamo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino a questo giorno, l'angelo che mi ha liberato da ogni male" (Ge. 48:15). Il cristiano può avere la certezza che, come disse qualcuno: "La mano di mio Padre non fa mai versare al Suo figliolo una lacrima priva di significato". L’orefice accende il forno, non perché odi l’argento, ma perché desidera renderlo il più puro possibile.
Vi è pure la sofferenza che è prodotta dalla natura stessa del conflitto. Il cristiano, infatti, è impegnato in una continua lotta. Ha nemici dentro di sé e nemici fuori di sé. Il versetto 8 del nostro testo ci conduce alla radice stessa del problema: "Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, gira come un leone ruggente cercando chi possa divorare" (1 Pi. 5:8).
Dal di fuori. Noi parliamo delle tentazioni del mondo, della carne e del diavolo, ma la fonte prima di queste è l’avversario di Dio, il diavolo. E’ il diavolo ad avvalersi del mondo contro di noi. Coloro a cui l’apostolo Pietro stava scrivendo facevano esperienza di tutto questo in modo molto acuto. Erano soggetti a persecuzioni, o almeno alla minaccia costante di persecuzioni. Oggi nel nostro paese la persecuzione è assente in queste crude forme. La difficoltà di vivere la vita cristiana in un mondo ostile, però, è sempre presente.
Pensate ad esempio, ad un giovane cristiano che voglia testimoniare la sua fede in Cristo di fronte a compagni indifferenti od ostili. Pensate al coro di protesta che il mondo eleva quando qualcuno in nome di Dio cerca di ostacolare i suoi progetti egoistici. Pensate al dileggio che incontra l’Evangelo cristiano, o persino una semplice affermazione sulla scena pubblica dei principi morali cristiani. Pensate soprattutto alle sottili influenze che raffreddano il nostro zelo, rendono muta la nostra testimonianza, o ci portano a fare compromessi.
Dal di dentro. Il diavolo sferra i suoi attacchi pure attraverso la carne, vale a dire attraverso noi stessi. Noi non ignoriamo queste sue macchinazioni. Sappiamo con quanta astuzia ed intelligenza operi. Si dà da fare quando viviamo un periodo di benedizioni, perché se ci coglie distratti, egli può derubarci di gran parte delle benedizioni che abbiamo ricevuto. Non è mai tanto pericoloso di quando sembra essere quieto. Ci compiacciamo di noi stessi dei progressi che abbiamo fatto e proprio allora Satana prepara un attacco devastante. Quando sembra sconfitto oppure scomparso dalla vista, allora ecco che escogita un altro piano per danneggiarci.
Egli sparge i semi dell’incredulità. Egli cerca di farci mettere in dubbio le verità fondamentali della fede cristiana. Ci instilla dubbi sul fatto che realmente noi si possa fare appello alla potenza di Dio, e mina così la nostra vita cristiana. Egli semina discordie tra i fratelli. Pianta semi di sospetto, sfrutta antipatie naturali, e così mette in crisi la comunione fra cristiani. Approfitta della nostra fragilità. Ci ha studiato più a fondo di uno psicanalista. Conosce i nostri punti deboli, sa quando ci sentiamo stanchi, o non in buona salute, o inclini alla trascuratezza, e sfrutta senza scrupoli queste conoscenze.
Questa è la situazione. Che speranza abbiamo di vincere tutto questo? Pietro non si aspetta un periodo di pausa nell’azione del nemico. Quello che fa è rammentarci gli attivi a vantaggio del cristiano, quello che è al suo attivo, le risorse che ha a disposizione.


Le risorse del cristiano


Che cosa possediamo noi per opporci ad un tale potente avversario? Pietro menziona due cose:
L’ispirazione di una nobile vocazione. Dio ci ha chiamati "alla sua gloria eterna in Cristo". Forse che questo significa che Dio ci ha chiamati alla felicità eterna nel cielo? Senza dubbio! Questa però è una parafrasi limitativa. La gloria è molto più che felicità. "Eterna" significa molto più che di durata eterna, e questa è una vocazione di cui, sebbene venga adempiuta in cielo, se ne può fare esperienza fin da ora. Che cos’è allora questa "gloria eterna"? Non è forse il carattere di Dio stesso? Potete voi immaginare un pensiero più salutare di quello che siamo chiamati a riflettere il Suo carattere? "Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è ancora stato manifestato ciò che saremo; sappiamo però che quando egli sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è" (1 Gv. 3:2). L’obiettivo ultimo a cui siamo chiamati è riflettere il Suo carattere, e finalizzato a quest’obiettivo è tutto ciò che Dio opera con noi e in noi. E’ verso quell’obiettivo che noi dovremmo guardare, avere gli occhi fissi su Gesù. "E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore" (2 Co. 3:18).
Ci viene rammentato quanto ci siano disponibili risorse inesauribili. "Il Dio di ogni grazia!": ecco la risposta a "il vostro avversario, il diavolo". La parola "grazia" è una magnifica parola.
(a) Ci rammenta in primo luogo che noi non siamo persone meritevoli. I doni di Dio ci sono stati conferiti non per qualcosa di meritevole che si sia trovato in noi.
(b) Ci rammenta il prezzo che è stato necessario pagare per essi: "Voi conoscete infatti la grazia del Signor nostro Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" (2 Co. 8:9).
(c) Ci rammenta la grande generosità del dono che Dio ci ha fatto in Cristo. C’è quella grazia giustificante per la quale noi peccatori veniamo accolti come se fossimo giusti, a causa della rettitudine di Cristo a noi accreditata: la sua ubbidienza alla Legge di Dio e la soddisfazione da Lui resa sulla croce per la nostra disubbidienza, tutto questo ci viene accreditato come se noi avessimo compiuto tutto. C’è la grazia riconciliante per la quale noi, che eravamo nemici, siamo stati resi non solo amici, ma pure figli e figlie dell’onnipotente Iddio. C’è la grazia illuminante che ci guida attraverso i sentieri confusi della vita. C’è la grazia che ci impedisce cadute irreparabili, cioè andare su una strada sbagliata. C’è la grazia che risana le nostre incoerenze per farci ritornare sul sentiero della giustizia. C’è la grazia che ci sostiene in tempo di afflizione, e in quei tempi in cui tutto sembra andare storto. C’è la grazia che ci rafforza e ci mette in grado di affrontare le tentazioni ed uscirne vittoriosi.
Quali scuse ancora potremmo tirare fuori per giustificare il nostro fallimento? La parola "non è possibile" non dovrebbe mai entrare nel nostro vocabolario cristiano. Ciò che Dio ci comanda Egli pure ci dà la grazia di realizzare. Alla fine, così, ci viene detto di credere.
Le promesse del cristiano. Le parole del nostro testo sono indubbiamente delle magnifiche promesse: "vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente"! Vorrei che consideraste molto bene queste parole. Alcune di esse sono molto interessati e devono essere state davvero preziose per Pietro.
  • "vi perfezionerà egli stesso". Questa parola significa "vi riparerà, vi restaurerà". La tradizione vuole che l’evangelista Marco abbia preso molto del materiale del suo vangelo da Pietro. Possiamo immaginare come Pietro gli avesse raccontato del giorno in cui Gesù chiamò Andrea e lui stesso dalle loro barche di pescatori, e poi Giacomo e Giovanni che riparavano le loro reti, e mentre Marco compone questo racconto, questa è esattamente la parola che usa. I pescatori devono riparare le loro reti strappate; e mentre Pietro considera la sua esperienza come "pescatore di uomini", egli si rende conto che non sono solo le reti ad aver bisogno di essere riparate. Se la pesca è buona, essa richiede lo spendere le nostre energie e risorse spirituali. Se la pesca è andata male, essa ci lascia inquieti e depressi. Sono certo che Pietro si fosse sentito a volte molto più disperato che nell’avere le reti strappate. Egli però conosceva Uno che riparava, e che rimetteva in sesto per ritornare all’opera.
  • "vi renderà fermi". Ecco ancora una parola significativa nell’esperienza di Pietro. Quando Gesù aveva predetto il rinnegamento di Pietro, Egli aggiunse: "Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai ritornato, conferma i tuoi fratelli" (Lu. 22:32). Si "conferma", "rendi stabili" i tuoi fratelli. Questa era la parola usata da Gesù. Il rinnegamento di Gesù da parte di Pietro era stata un’esperienza vergognosa, amara ed umiliante. Aveva abbattuto in Pietro la fiducia in sé stesso, ma lo aveva condotto alla fiducia in Dio. Egli non fu solo ristabilito, ma fu stabilito fermamente, tanto da diventare una roccia di perseveranza. Ora egli vuole mostrare ai suoi fratelli come pure loro possono essere resi fermi.
  • "vi fortificherà stabilmente", cioè "vi metterà su solide fondamenta", per poter essere forti in ogni battaglia che dovranno combattere, farà in modo che i vostri piedi siano ben piantati, come quell’uomo che aveva costruito la sua casa sulla roccia.

Conclusione


Il popolo di Dio in un mondo ostile, dunque: una realtà che dobbiamo affrontare come un dato ineluttabile, ma rispetto alla quale abbiamo a disposizione potenti risorse. Cristo ci ha chiamati per grazia Sua ad uscire da questo mondo sulla via della perdizione e se abbiamo compreso questo certo non vogliamo tornare a farne parte! Sarebbe una follia che solo i miopi e gli stolti potrebbero contemplare. Vogliamo aggrapparci con decisione e tenerci stretti a Cristo. Quando molti presunti discepoli di Cristo un giorno gli voltarono le spalle, pavidi e codardi, attirati di più dalle ingannevoli lusinghe di questo mondo, Gesù chiese ai dodici più stretti Suoi discepoli: "Volete andarvene anche voi?", Simon Pietro gli rispose: "Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio"" (Gv. 6:67,68). Sarebbero rimasti ed avrebbero fatto esperienza dell’annuncio che ci dice: "che dalla potenza di Dio mediante la fede siete custoditi, per la salvezza che sarà prontamente rivelata negli ultimi tempi" (1 Pi. 1:5).
di P. Castellina


 "Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà l'afflizione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada?"
(Romani 8:35)

Consapevoli nella Parola

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3 comments:

  1. un articolo bellissimo e edificante cara sorella.. grazie, che Dio ti benedica!

    ti abbraccio fraternamente



    Giona

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  2. Concordo con Giona. Gli articoli del pastore Castellina sono sempre profondi ed edificanti.

    Un caro saluto.

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  3. Si è vero, molti di loro sono davvero di grande edificazione..pace

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