Il profeta Daniele e l’apostolo Giovanni hanno apportato un immenso
contributo alla nostra comprensione delle verità riguardanti gli ultimi
tempi e il culmine di quest’epoca: a loro siamo debitori per i libri di
Daniele e Apocalisse. Entrambi ricevettero la Parola di Dio attraverso
visioni e un cielo aperto, ma perché ricevettero così tante benedizioni?
Le Scritture sono chiare nell’indicare che non erano soltanto
intellettuali isolati dal mondo e che nessuno dei due giunse alla
conoscenza della verità in seguito ad un lungo procedimento
intellettuale. Allora cosa avevano di speciale da far si che a loro
fossero affidate queste straordinarie e gloriose verità riguardanti gli
ultimi tempi? Possiamo rintracciare qualche indizio nelle loro storie
personali?
Le Scritture forniscono la risposta a questo interrogativo: entrambi
avevano un profondo amore per Dio. Quest’amore si esprimeva in uno zelo
nel vedere la rivelazione dei piani di Dio e dei suoi scopi qui sulla
terra. Essi sentivano un forte peso per Gerusalemme e il popolo di Dio e
a causa della loro dedizione per il patto divino si trovarono coinvolti
in avventure straordinarie affrontando grandi prove. Dio, inoltre, aprì
i cieli e rivelò loro i suoi segreti: al termine della loro esistenza
avevano non solo visto l’ascesa e la caduta di regni e governanti ma la
loro vista si era spinta attraverso i secoli, fino a permettergli di
essere testimoni dei nostri giorni e della seconda venuta di Gesù,
l’atteso Messia di Israele.
Sia il profeta Daniele, che l’Apostolo Giovanni ricevettero una
speciale menzione nelle Scritture come amati da Dio. L’angelo Gabriele
rivelò a Daniele, poco prima che egli ricevesse la profezia chiave delle
settanta settimane, che egli era un uomo “molto amato”(vedi Da
9:23); quest’affermazione si ripetè di nuovo in un’altra visione in
Daniele 10:11, invece, per quel che riguarda l’apostolo Giovanni, egli
era conosciuto come il discepolo che Gesù amava (vedi Gv 13:23, 19:26,
20:2 e 21:7).
Il rapporto basato sul patto divino era per loro una passione e uno studio fedele e accurato della sacra Parola di Dio. Entrambi
affrontarono prove mortali e ricevettero miracoloso soccorso di fronte a
terribili persecuzioni; Daniele trascorse una lunga notte al riparo da
una fossa di leoni affamati e Giovanni (secondo la leggenda) uscì
incolume da un calderone d’olio bollente. Quest’ultimo rimase con Gesù
fino alla fine, era con lui al Golgota e fu testimone della sua
crocifissione. La personale dedizione e la paziente sopportazione di
questi due uomini era straordinaria e la loro fedeltà attraverso le
prove e le tribolazioni confermò la loro passione per Dio. Probabilmente
furono ritenuti degni di comunicare a noi la Parola di Dio riguardo gli
ultimi tempi perché il loro rapporto d’amore con Dio era stato messo
alla prova.
Nella società attuale, e a dire il vero nel passato, coloro che amano
Dio sono stati spesso considerati dei “buonannulla”. Da molti che si
definiscono cristiani, la passione per Dio è stata spesso considerata
come un po’“esagerata”, un “extra” non essenziale riservato a coloro che
hanno il tempo di tergiversare nel sentimentalismo religioso.
Ovviamente tutto può cambiare rapidamente e quando la storia bussa
alla nostra porta è allora che riemergono le questioni eterne e che la
passione per Dio sembra di nuovo essere all’ordine del giorno.
L’esercito della Salvezza operò al fronte durante la terribile guerra di
trincea della Prima Guerra Mondiale, un periodo in cui molti uomini
s’interessarono alle cose di Dio. Durante la prima guerra del Golfo si
convertirono talmente tanti soldati a Cristo che fu difficile trovare
abbastanza acqua per battezzarli. Alla fine fu necessario battezzarli in
delle bare: quale modo migliore per identificarsi con la morte di Gesù!
Nei momenti di prova i più grandi interrogativi della vita richiedono
risposte ed è in quelle circostanze che l’uomo moderno ancora una volta
ricorda che è uno spirito eterno che ha bisogno di salvezza. Gli esseri
umani sono stati creati per avere un rapporto con Dio ed è lì che si
trova la vera felicità. Alla croce, Gesù (il Dio della storia e
dell’eternità), ha versato il suo sangue per i peccati del mondo ed è
ravvedendosi e chiedendo a lui di entrare nella propria vita che sarà
possibile trovare il vero significato della nostra esistenza e le
risposte ai grandi interrogativi della vita.
Infatti, fu un uomo che amava Dio a scrivere il libro dell’Apocalisse. Conoscere e amare Gesù è la chiave per la comprensione degli ultimi tempi. Dio “sigilla” la verità degli ultimi tempi e la nasconde ad altri: lo fa forse per evitarne l’uso improprio da parte loro? Con
l’avvicinarsi del giorno del Signore tutte le filosofie e gli sforzi
umani falliranno ma la testimonianza di Gesù Cristo rimarrà. Fu l’amato
Giovanni a portarci questa verità:
“……..la testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia”. – Ap. 19:10
La storia sacra avanza in maniera teologica o lineare verso un apice.
I cicli ipnotici del misticismo orientale, il freddo e impersonale ying
e yang, il tetro e insignificante cerchio della vita e della morte, le
droghe che annebbiano la mente e tutte queste tediose e inconcludenti filosofie trascinano le anime degli uomini nella polvere. Il vuoto
misticismo esistenzialista in cui rimasero intrappolati i Beatles e la
gioventù degli anni ’60 non condusse da nessuna parte, se non a letto
con un estraneo nel vano tentativo di trovare “la pace” nell’eros senza
un ritorno a Dio. La dottrina di Woodstock “fate l’amore, non fate la
guerra” era solo un altro tentativo da parte del genere umano di tenere
in equilibrio la pace e la guerra come un altro “ying e yang”. Rudyard
Kipling disse: “L’est è l’est e l’ovest è l’ovest, i due non saranno mai
conciliabili.” Aveva torto. L’uomo occidentale è ormai immerso nel
misticismo; è veramente perduto e la sua mente annebbiata. Nell’Odissea
di Omero il suo eroe fu detenuto su un’isola con la maga Circe per dieci
anni: mangiando foglie di loto aveva dimenticato la sua identità e
insieme ad essa la sua ricerca. Così anche l’uomo occidentale ha
dimenticato la sua memoria e il suo destino e come l’equipaggio di
Ulisse è stato anch’esso trasformato in un maiale. Ma la crisi dell’età
presente arriverà, così, un bel giorno ci risveglieremo e ricorderemo la
nostra identità (ciò che siamo stati) e come Ulisse ritorneremo alla
nave, salperemo ancora una volta e riprenderemo il nostro viaggio.
Ritorneremo come il figliol prodigo alla nostra casa spirituale, la casa
del Padre, e da colui che veramente amiamo.
L’amore è un fuoco che brucia e le informazioni che Daniele ricevette
dal trono di Dio in tre visioni non erano facili da accogliere. In
Daniele 7:21 e 25, 8:24 e 12:7 è indicato che i santi perderanno il potere temporale e la protezione politica negli ultimi tempi; nei giorni
del quinto sigillo della Grande Tribolazione essi subiranno un martirio
di proporzioni sconcertanti. Quando la sua anima ascoltò queste
verità concernenti gli ultimi tempi, queste erano di una gravità tale
che Daniele svenne (come probabilmente faremo anche noi oggi), come si legge in Daniele 8:27.
A lui non fu dato di capire come i santi degli ultimi tempi potessero
perdere la lotta per il potere temporale e nonostante ciò ereditare il
regno alla fine. Questo era per un lui un mistero tanto quanto lo è per
noi oggi 2500 anni dopo. Il tema principale dei libro di Daniele e
dell’apostolo Giovanni è la guerra spirituale (inevitabile e necessaria)
che dovremo affrontare.
Come possiamo vedere, questo studio degli ultimi giorni è più che
solo un esercizio accademico, ma è prima di tutto un passaggio che ha
come fondamento l’amore e la passione per Dio. È un’avventura e una
storia d’amore con Dio che supera i confini della morte e che si
trasformerà col passare del tempo in una passione: essa sta crescendo
dentro di noi ed è destinata ad affascinare e a consumare l’intero
nostro essere. Questo viaggio con Dio ci porterà ad andare oltre le
preoccupazioni del presente e le questioni di protezione politica e a
sperimentare realtà che trascendono la mera sopravvivenza della carne.
La Via ci condurrà al di là dei mandati della predominante vita egoista
del presente e così, memori della moglie di Lot lasceremo alle spalle le
nostre preoccupazioni e cammineremo senza guardarci indietro.
Questo pellegrinaggio è una passione; è la strada maestra della Santità (Is 35:8-10).
Alla fine del percorso arriveremo nei pressi della Città Santa e una
volta giunti in vista dei cancelli di splendore lasceremo alle spalle
tutti i fardelli terreni che erano a noi cari entrando così nella città
di Dio (Mt. 19:24-29) e in reami di gloria indicibile non ancora in
vista.
Forse saremo “disperse come pecore senza pastore” (1 Re 22:17, Mt 9:36), ma nessuno sarà perduto.
Forse saremi stati (o ancora saremo) esiliati tra i goyim (pagani) ma Dio farà di noi “una luce per i gentili”.
Forse saremo considerati come “pecore da macello” (Sl 44:22, Rm 8:36) ma “noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati”(Ro 8:37).
Gesù disse: “Sarete traditi da genitori, fratelli, parenti e amici”.
“Faranno morire parecchi di voi” confidò il nostro Signore ai suoi
discepoli nel discorso sul monte degli Ulivi (Mt 24). “Ma neppure un
capello del vostro capo perirà” (Luca 21:18).
“Con la vostra costanza salverete le vostre vite” (Luca 21:19). “Io sono con voi tutti i giorni, (il nostro Signore dice) sino alla fine dell’età presente” (Mt 28:20).
“Con la vostra costanza salverete le vostre vite” (Luca 21:19). “Io sono con voi tutti i giorni, (il nostro Signore dice) sino alla fine dell’età presente” (Mt 28:20).
Cari santi noi siamo pellegrini in un viaggio epico verso il cuore di
Dio e la questione centrale non sarà la nostra forza economica,
materiale o militare, ma la nostra consacrazione, e a chi siamo
consacrati. Il sipario sta per alzarsi sull’avvenimento più
avvincente e sulla storia d’amore più accattivante che questo mondo e
che gli angeli abbiano mai visto (Eb 12:1).
E questa è la conclusione di questa storia secondo le Scritture: il
Messia ritornerà per una sposa senza macchia, ruga o imperfezione (Ef
5:27) e la rifinitura dei santi come oro sarà inevitabile (Apocalisse
3:18). La storia della presente epoca malvagia terminerà con la
rivelazione del Messia quale Leone di Giuda che ruggirà da Sion (Gioele e
Amos 1:2) e verrà in giudizio contro le schiere di Gog e i suoi alleati
mentre queste cercheranno di assalire Israele dalle estremità del
settentrione negli ultimi tempi (Ez 38). Egli difenderà Israele con il
suo potente braccio e quando le nazioni circostanti si raduneranno con i
loro eserciti sulla pianura di Armageddon, Dio esigerà una terribile
retribuzione. Isaia, inoltre, vide il Messia ritornare calpestando l’uva
dell’ira e Michea lo vide far breccia e liberare gli eletti dall’ovile
di Bosra. “Poiché è il giorno della vendetta del Signore, l’anno di retribuzione per la causa di Sion” (Is 34:8).
Il fulcro della seconda venuta del Signore Gesù è la devozione.
La liberazione finale dei santi è il giorno dell’ira e sarà anche il
giorno del giudizio per gli empi. Dio agirà con amore e rabbia animata
dalla gelosia e libererà i suoi santi, i quali saranno provati, dalle
mani dei loro carcerieri. In quel giorno gli empi saranno radunati da
tremendi angeli d’ira, saranno raccolti come erbacce da bruciare e il
loro destino sarà un luogo di tormento eterno (Mt 13:30). Gli uomini,
infatti, potranno farsi beffe della promessa della sua venuta, ma Dio
non si lascia prendere in giro, né abbandona il suo popolo: egli lo
libererà prontamente non appena ogni cosa sarà detta e fatta.
È molto importante sapere che il giusto giudizio arriverà,
perché questo ci aiuterà personalmente ad affrontare la grande Tribolazione con pazienza. Questa conoscenza c’è data, infatti,
affinché possiamo crescere in grazia e predicare il vangelo a quelle
stesse persone che ci perseguiteranno. Ma indovina un pò? Non siamo noi a
essere nei guai ma loro perché avranno osato perseguitare il popolo del
patto di Dio.
L’ira di Dio non è solo rabbia vuota, nè è diretta al suo popolo in forma di “tribolazione” ma è uno zelo intenso e santo e una rabbia diretta in modo specifico a coloro che perseguiteranno il popolo del suo patto. Questa è una manifestazione del Suo amore.
Pensando all’amore e alla passione per Dio soffermiamoci a ricordare
il nostro patriarca Giuseppe. Come vi ricorderete egli fu perseguitato
dai suoi fratelli: alcuni di loro volevano ucciderlo. Eppure, in tempo
di carestia egli elargì il pane della vita ai suoi fratelli in
precedenza ostili e nutrì anche i popoli fuori dal patto e provenienti
da vari angoli della terra durante quei terribili sette anni.
La storia di Giuseppe durante quei sette anni è un modello della storia della chiesa futura nella settantesima settimana.
Questa grazia e pazienza nella tribolazione che Giuseppe ha
esemplificato, saranno gloriosamente visibili ancora durante gli eventi
degli ultimi tempi. Negli ultimi tempi tutto il popolo giudeo-cristiano
composto da coloro che appartengono a Dio affronterà il tempo di
angoscia di Giacobbe ed è al culmine di questa prova che molti si
piegheranno finalmente e abbracceranno il Cristo che vedono nella vita
dei loro fratelli perseguitati. A tal fine, un elemento chiave sarà la
promessa rivolta a Giuda di fare da garante per la vita di Beniamino. La
casa reale di Giuda sarà salvata, il trono di Davide stabilito sulla
terra per mille anni (Za 12:7-13:1) e le case d’Israele e le dodici
porte della città santa saranno destinate ad aprirsi gloriosamente negli
ultimi giorni. I due pezzi di legno diventeranno uno nelle mani del
Messia (Ez. 37), il quale sarà contemporaneamente re e sacerdote santo
come il grande Melchisedec e in Lui essi si uniranno per formare un solo
“sacerdozio reale e una nazione santa” (1 P 2:9). Questo sarà il regno/sacerdozio che ristabilirà questo mondo durante il millennio del Messia.
Molti misteri devono ancora essere svelati: una grande avventura ci è posta dinnazi. Questa
santa ricerca è destinata a consumare i pellegrini degli ultimi tempi
con una storia d’amore in Dio che toccherà ogni parte del loro essere.
Il pellegrinaggio è stato lungo: il percorso di fedeltà al patto è
cominciato con il nostro patriarca Abramo. Egli partì ben 4000 anni fa
da Ur, una città d’idoli, guidato dalla mano di Dio e 500 anni più tardi
la famiglia di Abramo, Isacco e Giacobbe era diventata una nazione di
un milione di persone. Questo popolo cantò il Cantico di Mosè mentre
usciva dall’Egitto per mezzo di una potente liberazione, e, protetto
dalla mano potente di Dio, fu condotto fuori da Mosè in un esodo di
massa. Dio lo soccorse dall’assalto delle bighe del Faraone
permettendogli di attraversare il Mar Rosso sulla terra asciutta.
Il pellegrinaggio del popolo di Dio va avanti e nel futuro ci aspetta
un esodo di proporzioni ancora maggiori (Gr 16:14-15). Alla fine di
quest’epoca l’enorme e grandioso esercito dei redenti arriverà nei regni
celesti e lì canterà il Cantico di Mosè, nello stesso modo in cui fu
cantato quando il popolo d’Israele attraversò il Mar Rosso. Questa volta
sarà cantato in ricordo di una liberazione ancora più gloriosa e
quell’enorme e glorioso esercito proveniente da tutte le nazioni starà
in piedi di fronte al mare di vetro (Ap 15:1-3). Dio libera i suoi!
Il tempo incalza ora che ci stiamo avvicinando al premio della nostra
grande chiamata. Gli eletti di Dio sono al centro della sacra storia:
come potranno mai essere in grado di affrontare tutto questo? Come
continueranno a lottare con l’Angelo durante la “notte oscura
dell’anima”? La risposta si vedrà in azione e sarà la grazia divina di
Dio che ci condurrà alla vittoria. L’imminente settantesima
settimana di Daniele e i suoi tre anni e mezzo di Grande Tribolazione
porteranno i santi sulla scena, i quali sopporteranno un periodo di prova senza precedenti nel bel mezzo delle impetuose tempeste della storia. Come mai potranno sopportare tale afflizione?
I santi degli ultimi tempi non saranno soli, né avranno dei corpi interamente corruttibili quando giungeranno “all’ora della tentazione”,
ma in quel tempo penetreranno nel mistero della santità e saranno
provvisti in maniera soprannaturale della grazia di Dio per le prove; i
cristiani perseguitati nel mondo ne sono provvisti già ora. I santi saranno protetti o preservati dalla potenza di Dio in ogni istante
dell’“ora della tentazione” (Ap 3:10) e troveranno rifugio nel “luogo
segreto dell’Altissimo” (Salmo 91:1). Come Davide nella “valle
dell’ombra della morte” troveranno una mensa imbandita apposta per loro,
proprio alla presenza dei loro nemici (Salmo 23) sperimentando la
meraviglia di una storia d’amore divina che trascende ogni altra.
Nel Cantico dei Cantici la Sulamita conduce finalmente a conclusione
la sua storia d’amore dando testimonianza della sua dedizione totale e
dell’amore basato su un patto di sangue per il suo sposo:
“Mettimi come un sigillo sul tuo cuore,
come un sigillo sul tuo braccio; perché l’amore è forte come la morte,
la gelosia è dura come il soggiorno dei morti. I suoi ardori sono ardori
di fuoco, fiamma potente.” Cantico dei Cantici 8:6
Dove troveranno i santi la forza per andare avanti in un periodo di
straordinarie prove? Da dove verrà la grazia e la pazienza per sostenere
tutte queste cose? E come saranno fortificati nel loro uomo interiore
per testimoniare del patto fedelmente, anche fino alla morte?
Nell’ora della tentazione scopriranno una forza interiore che viene
da dentro, proprio dal Cristo dimorante in noi (Salmo 91) e daranno la
loro testimonianza davanti agli uomini, così come avevano fatto i santi
di prima davanti a loro. Anche nei giorni cruciali della luna color
sangue, la loro testimonianza andrà avanti e sarà essa, durante il
quinto sigillo, a concludere questa epoca.
E perché faranno questo?
Lo faranno per Amore.
Concesso da: Sequenza Profetica
" Poiché egli ha riposto in me il suo amore io lo libererò e lo leverò in alto al sicuro perché conosce il mio nome.
" Poiché egli ha riposto in me il suo amore io lo libererò e lo leverò in alto al sicuro perché conosce il mio nome.
Egli mi invocherà e io gli risponderò; sarò con lui nell'avversità; lo libererò e lo glorificherò.
Lo sazierò di lunga vita e gli farò vedere la mia salvezza." (Salmi 91:14-16)
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