Il suicidio | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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venerdì 20 agosto 2010

Il suicidio




SGUARDO GENERALE
  
Ogni anno nel mondo quattro milioni di persone tentano di togliersi la vita, ogni giorno mille persone riescono nel loro proposito: secondo le stime della “Organizzazione mondiale della Sanità”, nella maggior parte dei Paesi occidentali, (posto nella scala delle cause di decesso violento), il suicidio si colloca fra il 5%; ed il 10%;. In Italia un numero difficilmente precisabile di persone, ma probabilmente fra le 7.000 e le 10.000, tenta ogni anno il suicidio e per più di 3.700 il gesto ha effetti letali.
Un aspirante suicida ha scritto: "Viviamo nella noia , e  cerchiamo un altro bisogno, non appena ne appaghiamo uno, questo per noi significa altro dolore. La vita è un pendolo che oscilla tra la noia e il dolore, regalandoci soltanto attimi illusori di felicità."  
Alcune persone non riescono a trovare un senso alla propria esistenza, niente le appassiona o le emoziona più. Non si sentono depresse, semplicemente si sentono vuote e spente. Apparentemente hanno una vita normale o addirittura soddisfacente,  ma dietro la maschera di  normalità, si nasconde una profonda insoddisfazione. Queste persone non credono più in niente e in nessuno: si sentono ciniche, disincantate, senza più sogni. La vita non è più un dono prezioso ma è un vano agitarsi prima della morte. La loro esistenza non è che una morte vivente e allora perché non affrettare l'inevitabile, risparmiandosi la fatica di vivere?
In questo caso, anche se non c'è una depressione conclamata, la persona che pensa al suicidio, vive in uno stato di silente disperazione. L'impossibilità di trovare un senso alla propria esistenza, la noia continua , l'incapacità di amare sono problemi gravi che mascherano una profonda depressione. Ma, mentre nella depressione classica rimane un anelito di protesta e di ribellione verso la propria situazione, in questo caso l' aridità della propria esistenza viene accettata come l'emblema della condizione umana. La persona in questo stato non soffre più, perchè non si lascia più coinvolgere in niente, non si sente più delusa, perché non spera più in niente.


IL SUICIDIO NELLA PROSPETTIVA BIBLICA



La morte suicida mette a nudo il problema stesso del senso della vita, il problema del Senso: la vita è un dono e un compito o un bene di consumo, da usare e da gettare a piacimento? L’uomo è l’autore e il padrone della propria vita o si trova invece posto in essa come chi ne deve rendere conto? Molte volte l’uomo dimentica che solo da Dio dipende la vita; l’uomo così arbitrariamente vuole innalzarsi al di sopra di Colui che siede nei cieli, pensando che la vita gli appartiene, per cui la “vita è sua e la gestisce da sè”. L’uomo dimentica che la vita è un dono di Dio come afferma la Bibbia, anche se non vuole ammetterlo.
 

Tutti i suicidi e i tentativi di suicidio hanno un'unica causa: la massima disperazione senza uno spiraglio di luce.
Durante la sua esistenza, l'individuo cerca il senso della vita. Questa ricerca lo spinge a cercare e a provare tutto il possibile. Ma se non trova un senso e deve inoltre affrontare problemi di difficile risoluzione, sprofonda nella disperazione. La situazione senza uscita della sua esistenza lo spinge all'ultima possibilità, il suicidio. I pensieri di queste persone sono stati previsti dalla Bibbia, che riporta le parole di qualcuno che aveva provato tutto:
 
«Poi considerai tutte le opere che le mie mani avevano fatte, e la fatica che avevo sostenuto per farle, ed ecco che tutto era vanità, un correre dietro al vento, e che non se ne trae alcun profitto sotto il sole» (Ec 2,11). 
Dio ha sempre un consiglio pronto ed utile per la Sua creatura, che ama infinitamente. Vuole far comprendere che esistono dei limiti che non devono essere superati e delle decisioni che non devono essere prese senza prima averLo consultato. La Bibbia afferma che la vita è un dono di Dio:Lo spirito di Dio mi ha creato, e il soffio dell’Onnipotente mi dà la vita” (Giobbe 33:4). 
 
In modo inequivocabile la Scrittura dichiara che:
A)    Dio è la fonte della vita: “Dio non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa” (Atti 17:25).
B)    La vita è un atto creativo di Dio: “Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’ uomo divenne un ‘anima vivente” (Genesi 2:7).
C)    Dio è l’unico Padrone e Governatore della vita: “Nudo sono uscito dal grembo di mia madre, e nudo tornerò in grembo alla terra; il signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore” (Giobbe 1:21).
D)    L’ampiezza della vita dell’uomo dipende da Dio: “Lo sazierò di lunga vita e gli farò vedere la mia salvezza” (Salmo 91:16).
E)    La vita degli uomini è nelle mani di Dio: “Che Egli tiene in mano l’anima di tutto quel che vive, e lo spirito di ogni carne umana” (Giobbe 12:10).
F)     Dio vieta all’uomo di togliere o di togliersi la vita: “Non uccidere” (Esodo 20:13). 

Quando Gesù è venuto sulla terra, ci ha insegnato quanto sia importante il valore della vita e quanto lo si debba tenere in considerazione: “Cinque passeri non si vendono per due soldi? Eppure non uno di essi è dimenticato dinanzi a Dio; anzi perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi siete da più di molti passeri” (Luca 12: 6,7). 
Quando si accetta Cristo come Personale Salvatore e Signore della propria esistenza l’uomo può capire il vero significato della vita che Dio gli ha dato. Questo è confermato dalle parole straordinarie che pronunciò Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai” (Giovanni 11:25,26). 
Si può quindi affermare che suicidarsi è un atto condannato da Dio. Solo Dio è il Padrone della vita dell’uomo e solo Lui ha il diritto di disporre della vita e della morte: 

Ø     “L’Eterno fa vivere e morire” (1Samuele 2:6).

Ø     “Ora vedete che io solo sono Dio e che non vi è altro dio accanto a me. Io faccio morire e faccio vivere, ferisco e risano e nessuno può liberare dalla mia mano” (Deuteronomio 32:39). 
 
Gesù è venuto per darci una vita abbondante: “Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io son venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”  (Giovanni 10:10).
Quando il credente affronterà la sua dipartenza verso l’eternità, sereno, con gioia e certo di essere con Cristo, potrà dire: “Il tempo della mia partenza è giunto. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede” (2Timoteo 4:6, 7). 
La vita umana è inviolabile, perché creata e donata da Dio, nonché plasmata a Sua immagine, a meno che sia Dio stesso a porvi fine con la morte naturale.
Pertanto, il suicidio è solo una fuga da questo mondo. Nell'aldilà l'individuo scoprirà che la sua esistenza continua, ma a chi cerca il suicidio la Bibbia avverte (Gb 36,20-21):"Non desiderare quella notte... Guàrdati bene dal volgerti all'iniquità, tu che sembri preferirla all'afflizione!".

SI PUÒ DESIDERARE LA MORTE?


 
Nella Scrittura alcuni uomini di Dio hanno chiesto al Signore di morire. Uno di questi è Giobbe. Si tratta di una preghiera frutto della disperazione. Giobbe è angosciato e desidera la morte perché neanche i suoi intimi amici lo comprendono, anzi lo giudicano, attribuendogli la sofferenza come conseguenza del suo peccato. Egli non sa rispondere a tanti interrogativi, ma gli sembra ingiusto il duro giudizio dei suoi amici ed esprime tutta la sua amarezza desiderando che Dio lo schiacci e tagli il “filo dei suoi giorni” (Giobbe 6:9).
La disperazione e l’angoscia spesso conducono ad elevare a Dio delle richieste avventate. Disperazione e preghiera non possono andare insieme. L’una annulla completamente l’altra. La disperazione è mancanza di speranza e di fede, mentre la preghiera si fonda proprio sulla fede e sulla speranza. Questa richiesta di Giobbe è inoltre temeraria. Se è umanamente comprensibile, appare però in antitesi con la sua professione di fede in Dio. Quando tutte quelle tremende sventure gli erano cadute addosso, egli aveva avuto ancora la forza di dire: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore” (Giobbe 1:21).
Quando fu colpito da un’ulcera maligna, egli ebbe la forza di dire a sua moglie che lo spingeva a ribellarsi a Dio: “Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?” (Giobbe 2:10).
Il giudizio e l’incomprensione degli amici lo gettano, invece, nella più profonda disperazione. Certamente le prove materiali e fisiche sono più sopportabili di quelle morali, ma “l’argilla dirà forse a colui che la forma: “Che fai?” (Isaia 45:9). 
La preghiera innalzata a Dio perché ponga fine ai nostri giorni, non è una vera preghiera, è una richiesta temeraria e senza alcuna fede, in quanto l’uomo vuole modificare il programma divino ed amministrarlo secondo la propria volontà. Giobbe vuole morire perché ritiene che Dio non difenda la sua causa. Allora se Dio non lo ascolta come può pensare che Egli esaudisca la sua preghiera? Possiamo anche comprendere la sua angoscia, ma la consideriamo eccessiva, perché considera l’opinione ed il giudizio umano così importante da essere un valido motivo per lasciare questa terra.
Dio sia ringraziato, perché non risponde a richieste “miopi”, disperate ed angosciose, ma continua ad attuare il Suo meraviglioso piano per la nostra vita. Egli potrebbe giudicarci per la nostra protervia, ma “conosce la nostra natura; egli si ricorda che siamo polvere” e paternamente perdona le nostre intemperanze. Queste richieste disperate sono pur sempre uno stolto tentativo che compiamo con lo scopo inconfessato di riprendere la gestione della nostra vita, che invece abbiamo affidato alla Sua saggia ed eterna amministrazione.

Ø     “Ciascuno è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel’ha donata. È lui che ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a preservarla per il suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato”..
Ø     “Il suicidio contraddice la naturale inclinazione dell’essere umano a conservare e a perpetuare la propria vita. Esso è gravemente contrario al giusto amore di sé. Al tempo stesso è un’offesa all’amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi. Il suicidio è contrario all’amore del Dio vivente.
Ø    “Se è commesso con l’intenzione che serva da esempio, soprattutto per i giovani, il suicidio si carica anche della gravità dello scandalo. La cooperazione volontaria al suicidio è contraria alla legge morale”. 
 

Desiderare la morte è innaturale ed è un’aberrazione. L’uomo ha in sé l’istinto di conservazione, è stato creato per la vita. I cristiani amano la vita, perché ritengono che sia un’occasione per servire Dio. Non hanno una visione pessimistica dell’esistenza terrena, anche se desiderano l’eternità come traguardo supremo di ininterrotta comunione con Dio. L’apostolo Paolo, nonostante le grandi difficoltà che aveva incontrato nella sua esistenza di credente, afferma: “Se il vivere nella carne porta frutto all’opera mia, non saprei che cosa preferire. Sono stretto da due lati: da una parte ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio; ma dall’altra, il mio rimanere nel corpo è più necessario per voi” (Filippesi 1:22,23). Quanto è diversa quest’espressione dalla disperata preghiera di voler morire. Il credente non è attaccato alla terra, desidera la gloria del cielo, non nutre una visione oscura e pessimistica della vita e della morte: “La morte è stata sommersa nella vittoria. O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?” (1Corinzi 15:54,55).
Il saggio Salomone, durante il suo sviamento, è preso da un funesto pessimismo e giunge ad affermare: “Io ho odiato la vita” (Ecclesiaste 2:17). Mentre la promessa di Dio a chi pone la fiducia in Lui è: “Poiché egli ha posto in me il suo affetto, io lo salverò; lo proteggerò, perché conosce il mio nome. Egli mi invocherà e io gli risponderò; sarò con lui nei momenti difficili; io lo libererò, e lo glorificherò. Lo sazierò di lunga vita e gli farò vedere la mia salvezza” (Salmo 91:14-16). Sotto il profilo biblico solo il Signore può disporre della vita che egli stesso ha creato e nessun uomo, per nessuna ragione, può in alcun modo avere il diritto di abbreviare la sua esistenza terrena. Nella vita quotidiana possono presentarsi casi limite di diverso genere, ma in nessuno di questi potrà legittimarsi biblicamente la deliberata eliminazione di una vita creata ad immagine e somiglianza di Dio.

CONCLUSIONI

Esiste un'altra via d'uscita, una via d'uscita reale, dalla sofferenza e dalla disperazione. Quella via è Gesù. Là dove tutti i tentativi di autoredenzione e le religioni falliscono, dove le filosofie, l'esoterismo e la psicologia oscurano l'anima, con le loro pratiche rituali e terapeutiche, invece di aiutarla, Gesù è Colui che può nuovamente riscaldare e far fiorire un'anima disperata. Non esiste alcun problema che sia maggiore della grazia di Dio. Non esiste alcuna disperazione che Gesù non possa guarire. E non esiste nessun peccato che Gesù non possa perdonare. Il diavolo, invece, è "omicida fin dal principio" (Gv 8,44). Il suo intento è trascinare l'anima della persona verso la morte, derubare di ogni speranza e dipingere un quadro ingannevole agli occhi delle persone, facendo credere che la morte sia l'ultima via d'uscita. Gesù invece dà vita, una vita reale, pura e soddisfacente! Per questo Egli è venuto e per questo dice: "Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10).
Sei forse afflitto da pensieri suicidi? Sappi che il suicidio non è una via d'uscita e sappi anche che tu puoi liberarti delle tue preoccupazioni. Gesù ti ama. Lui ti conosce fin dal giorno della tua nascita, conosce ogni tuo problema e vuole donarti una nuova vita; se solo tu vuoi con tutto il tuo cuore, tu puoi conoscerLo. I tuoi problemi non sono più grandi della salvezza che Lui può darti. Perché non ti rivolgi ora in preghiera a Gesù, confidandoGli le tue preoccupazioni e i tuoi fallimenti, tutto ciò che grava sul tuo cuore? Parla con Lui in modo spontaneo. Dai a Lui ogni tuo peso, Egli ti è accanto e ti ascolta. Confessagli anche i tuoi errori, le tue trascuratezze e i peccati, poiché Gesù ti perdonerà sicuramente. E pregalo di venire nella tua vita e di prendere la guida della tua vita. Se fai tutto questo con tutto il cuore e con la massima onestà, ti accorgerai che Gesù è con te, che esiste e che ti ama. Potrai conoscerLo come una Persona vivente nella tua vita.
"Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove" (2 Co 5,17).

Scegli la vita, e vedrai che in un futuro non troppo lontano, capirai di aver fatto la scelta giusta. 
 
 

“Nessuno di noi infatti vive per sé stesso, e nessuno muore per sé stesso; perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore. Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia dei viventi”  
(Romani 14:7-9)
Liberamente adattato da internet 
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