SGUARDO
GENERALE
Ogni
anno nel mondo quattro milioni di persone tentano di togliersi la vita, ogni
giorno mille persone riescono nel loro proposito: secondo le stime della
“Organizzazione mondiale della Sanità”, nella maggior parte dei Paesi
occidentali, (posto nella scala delle cause di decesso violento), il suicidio si
colloca fra il 5%; ed il 10%;. In Italia un numero difficilmente precisabile di
persone, ma probabilmente fra le 7.000 e le 10.000, tenta ogni anno il suicidio
e per più di 3.700 il gesto ha effetti letali.
Un aspirante suicida ha scritto: "Viviamo nella noia , e
cerchiamo un altro bisogno, non appena ne appaghiamo uno, questo per noi
significa altro dolore. La vita è un pendolo che oscilla tra la noia e
il dolore, regalandoci soltanto attimi illusori di felicità."
Alcune persone non riescono a trovare un senso alla propria
esistenza, niente le appassiona o le emoziona più. Non si sentono
depresse, semplicemente si sentono vuote e spente. Apparentemente hanno
una vita normale o addirittura soddisfacente, ma dietro la maschera di
normalità, si nasconde una profonda insoddisfazione. Queste persone non
credono più in niente e in nessuno: si sentono ciniche, disincantate,
senza più sogni. La vita non è più un dono prezioso ma è un vano
agitarsi prima della morte. La loro esistenza non è che una morte
vivente e allora perché non affrettare l'inevitabile, risparmiandosi la
fatica di vivere?
In questo caso, anche se non c'è una depressione conclamata, la
persona che pensa al suicidio, vive in uno stato di silente
disperazione. L'impossibilità di trovare un senso alla propria
esistenza, la noia continua , l'incapacità di amare sono problemi gravi
che mascherano una profonda depressione. Ma, mentre nella depressione
classica rimane un anelito di protesta e di ribellione verso la propria
situazione, in questo caso l' aridità della propria esistenza viene
accettata come l'emblema della condizione umana. La persona in questo
stato non soffre più, perchè non si lascia più coinvolgere in niente,
non si sente più delusa, perché non spera più in niente.
La morte suicida mette a nudo il problema stesso del senso della vita, il problema del Senso: la vita è un dono e un compito o un bene di consumo, da usare e da gettare a piacimento? L’uomo è l’autore e il padrone della propria vita o si trova invece posto in essa come chi ne deve rendere conto? Molte volte l’uomo dimentica che solo da Dio dipende la vita; l’uomo così arbitrariamente vuole innalzarsi al di sopra di Colui che siede nei cieli, pensando che la vita gli appartiene, per cui la “vita è sua e la gestisce da sè”. L’uomo dimentica che la vita è un dono di Dio come afferma la Bibbia, anche se non vuole ammetterlo.
Tutti i suicidi e i tentativi di suicidio hanno un'unica causa: la massima disperazione senza uno spiraglio di luce.
Durante la sua esistenza, l'individuo cerca il senso della vita. Questa ricerca lo spinge a cercare e a provare tutto il possibile. Ma se non trova un senso e deve inoltre affrontare problemi di difficile risoluzione, sprofonda nella disperazione. La situazione senza uscita della sua esistenza lo spinge all'ultima possibilità, il suicidio. I pensieri di queste persone sono stati previsti dalla Bibbia, che riporta le parole di qualcuno che aveva provato tutto:
«Poi
considerai tutte le opere che le mie
mani avevano fatte, e la fatica che
avevo sostenuto per farle, ed ecco
che tutto era vanità, un correre
dietro al vento, e che non se ne
trae alcun profitto sotto il sole» (Ec
2,11).
Dio ha sempre un consiglio pronto ed utile per la Sua creatura, che ama infinitamente. Vuole far comprendere che esistono dei limiti che non devono essere superati e delle decisioni che non devono essere prese senza prima averLo consultato. La Bibbia afferma che la vita è un dono di Dio: “Lo spirito di Dio mi ha creato, e il soffio dell’Onnipotente mi dà la vita” (Giobbe 33:4).
Dio ha sempre un consiglio pronto ed utile per la Sua creatura, che ama infinitamente. Vuole far comprendere che esistono dei limiti che non devono essere superati e delle decisioni che non devono essere prese senza prima averLo consultato. La Bibbia afferma che la vita è un dono di Dio: “Lo spirito di Dio mi ha creato, e il soffio dell’Onnipotente mi dà la vita” (Giobbe 33:4).
In modo inequivocabile la Scrittura
dichiara che:
A) Dio è la fonte della vita: “Dio non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa” (Atti 17:25).
B) La vita è un atto creativo di Dio: “Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’ uomo divenne un ‘anima vivente” (Genesi 2:7).
C) Dio è l’unico Padrone e Governatore della vita: “Nudo sono uscito dal grembo di mia madre, e nudo tornerò in grembo alla terra; il signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore” (Giobbe 1:21).
D) L’ampiezza della vita dell’uomo dipende da Dio: “Lo sazierò di lunga vita e gli farò vedere la mia salvezza” (Salmo 91:16).
E) La vita degli uomini è nelle mani di Dio: “Che Egli tiene in mano l’anima di tutto quel che vive, e lo spirito di ogni carne umana” (Giobbe 12:10).
F) Dio vieta all’uomo di togliere o di togliersi la vita: “Non uccidere” (Esodo 20:13).
Quando Gesù è venuto sulla terra, ci ha insegnato quanto sia importante il valore della vita e quanto lo si debba tenere in considerazione: “Cinque passeri non si vendono per due soldi? Eppure non uno di essi è dimenticato dinanzi a Dio; anzi perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi siete da più di molti passeri” (Luca 12: 6,7).
Quando si accetta Cristo come Personale Salvatore e Signore della propria esistenza l’uomo può capire il vero significato della vita che Dio gli ha dato. Questo è confermato dalle parole straordinarie che pronunciò Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai” (Giovanni 11:25,26).
Si può quindi affermare che suicidarsi è un atto condannato da Dio. Solo Dio è il Padrone della vita dell’uomo e solo Lui ha il diritto di disporre della vita e della morte:
Ø “L’Eterno fa vivere e morire” (1Samuele 2:6).
(Giovanni 10:10).
Quando il credente affronterà la sua dipartenza verso l’eternità, sereno, con gioia e certo di essere con Cristo, potrà dire: “Il tempo della mia partenza è giunto. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede” (2Timoteo 4:6, 7).
La vita umana è inviolabile, perché creata e donata da Dio, nonché plasmata a Sua immagine, a meno che sia Dio stesso a porvi fine con la morte naturale.
Pertanto, il suicidio è solo una fuga da questo mondo. Nell'aldilà l'individuo scoprirà che la sua esistenza continua, ma a chi cerca il suicidio la Bibbia avverte (Gb 36,20-21):"Non desiderare quella notte... Guàrdati bene dal volgerti all'iniquità, tu che sembri preferirla all'afflizione!".
A) Dio è la fonte della vita: “Dio non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa” (Atti 17:25).
B) La vita è un atto creativo di Dio: “Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’ uomo divenne un ‘anima vivente” (Genesi 2:7).
C) Dio è l’unico Padrone e Governatore della vita: “Nudo sono uscito dal grembo di mia madre, e nudo tornerò in grembo alla terra; il signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore” (Giobbe 1:21).
D) L’ampiezza della vita dell’uomo dipende da Dio: “Lo sazierò di lunga vita e gli farò vedere la mia salvezza” (Salmo 91:16).
E) La vita degli uomini è nelle mani di Dio: “Che Egli tiene in mano l’anima di tutto quel che vive, e lo spirito di ogni carne umana” (Giobbe 12:10).
F) Dio vieta all’uomo di togliere o di togliersi la vita: “Non uccidere” (Esodo 20:13).
Quando Gesù è venuto sulla terra, ci ha insegnato quanto sia importante il valore della vita e quanto lo si debba tenere in considerazione: “Cinque passeri non si vendono per due soldi? Eppure non uno di essi è dimenticato dinanzi a Dio; anzi perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi siete da più di molti passeri” (Luca 12: 6,7).
Quando si accetta Cristo come Personale Salvatore e Signore della propria esistenza l’uomo può capire il vero significato della vita che Dio gli ha dato. Questo è confermato dalle parole straordinarie che pronunciò Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai” (Giovanni 11:25,26).
Si può quindi affermare che suicidarsi è un atto condannato da Dio. Solo Dio è il Padrone della vita dell’uomo e solo Lui ha il diritto di disporre della vita e della morte:
Ø “L’Eterno fa vivere e morire” (1Samuele 2:6).
Ø “Ora
vedete che io solo sono Dio e che non vi è altro dio accanto a me. Io faccio
morire e faccio vivere, ferisco e risano e nessuno può liberare dalla mia
mano” (Deuteronomio 32:39).
Gesù è venuto per darci una vita abbondante: “Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io son
venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”Quando il credente affronterà la sua dipartenza verso l’eternità, sereno, con gioia e certo di essere con Cristo, potrà dire: “Il tempo della mia partenza è giunto. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede” (2Timoteo 4:6, 7).
La vita umana è inviolabile, perché creata e donata da Dio, nonché plasmata a Sua immagine, a meno che sia Dio stesso a porvi fine con la morte naturale.
Pertanto, il suicidio è solo una fuga da questo mondo. Nell'aldilà l'individuo scoprirà che la sua esistenza continua, ma a chi cerca il suicidio la Bibbia avverte (Gb 36,20-21):"Non desiderare quella notte... Guàrdati bene dal volgerti all'iniquità, tu che sembri preferirla all'afflizione!".
SI PUÒ DESIDERARE LA MORTE?
Nella Scrittura alcuni uomini di Dio hanno chiesto al Signore di morire. Uno di questi è Giobbe. Si tratta di una preghiera frutto della disperazione. Giobbe è angosciato e desidera la morte perché neanche i suoi intimi amici lo comprendono, anzi lo giudicano, attribuendogli la sofferenza come conseguenza del suo peccato. Egli non sa rispondere a tanti interrogativi, ma gli sembra ingiusto il duro giudizio dei suoi amici ed esprime tutta la sua amarezza desiderando che Dio lo schiacci e tagli il “filo dei suoi giorni” (Giobbe 6:9).
La disperazione e l’angoscia spesso conducono ad elevare a Dio delle richieste avventate. Disperazione e preghiera non possono andare insieme. L’una annulla completamente l’altra. La disperazione è mancanza di speranza e di fede, mentre la preghiera si fonda proprio sulla fede e sulla speranza. Questa richiesta di Giobbe è inoltre temeraria. Se è umanamente comprensibile, appare però in antitesi con la sua professione di fede in Dio. Quando tutte quelle tremende sventure gli erano cadute addosso, egli aveva avuto ancora la forza di dire: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore” (Giobbe 1:21).
Quando fu colpito da un’ulcera maligna, egli ebbe la forza di dire a sua moglie che lo spingeva a ribellarsi a Dio: “Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?” (Giobbe 2:10).
Il giudizio e l’incomprensione degli amici lo gettano, invece, nella più profonda disperazione. Certamente le prove materiali e fisiche sono più sopportabili di quelle morali, ma “l’argilla dirà forse a colui che la forma: “Che fai?” (Isaia 45:9).
La preghiera innalzata a Dio perché ponga fine ai nostri giorni, non è una vera preghiera, è una richiesta temeraria e senza alcuna fede, in quanto l’uomo vuole modificare il programma divino ed amministrarlo secondo la propria volontà.
Dio sia ringraziato, perché non risponde a richieste “miopi”, disperate ed angosciose, ma continua ad attuare il Suo meraviglioso piano per la nostra vita. Egli potrebbe giudicarci per la nostra protervia, ma “conosce la nostra natura; egli si ricorda che siamo polvere” e paternamente perdona le nostre intemperanze. Queste richieste disperate sono pur sempre uno stolto tentativo che compiamo con lo scopo inconfessato di riprendere la gestione della nostra vita, che invece abbiamo affidato alla Sua saggia ed eterna amministrazione.
Ø “Ciascuno è responsabile della propria
vita davanti a Dio che gliel’ha donata. È lui che ne rimane il sovrano
Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a preservarla per il
suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo gli amministratori, non i
proprietari della vita che Dio ci ha affidato”..
Ø “Il suicidio contraddice la naturale
inclinazione dell’essere umano a conservare e a perpetuare la propria vita.
Esso è gravemente contrario al giusto amore di sé. Al tempo stesso è
un’offesa all’amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami di
solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle
quali abbiamo degli obblighi. Il suicidio è contrario all’amore del Dio
vivente.
Ø “Se è commesso con l’intenzione che
serva da esempio, soprattutto per i giovani, il suicidio si carica anche della
gravità dello scandalo. La cooperazione volontaria al suicidio è contraria
alla legge morale”.
Desiderare la morte è innaturale ed è un’aberrazione. L’uomo ha in sé l’istinto di conservazione, è stato creato per la vita. I cristiani amano la vita, perché ritengono che sia un’occasione per servire Dio. Non hanno una visione pessimistica dell’esistenza terrena, anche se desiderano l’eternità come traguardo supremo di ininterrotta comunione con Dio.
Il saggio Salomone, durante il suo sviamento, è preso da un funesto pessimismo e giunge ad affermare: “Io ho odiato la vita” (Ecclesiaste 2:17).
CONCLUSIONI
Esiste un'altra via d'uscita, una via d'uscita reale, dalla sofferenza e dalla disperazione. Quella via è Gesù. Là dove tutti i tentativi di autoredenzione e le religioni falliscono, dove le filosofie, l'esoterismo e la psicologia oscurano l'anima, con le loro pratiche rituali e terapeutiche, invece di aiutarla, Gesù è Colui che può nuovamente riscaldare e far fiorire un'anima disperata. Non esiste alcun problema che sia maggiore della grazia di Dio. Non esiste alcuna disperazione che Gesù non possa guarire. E non esiste nessun peccato che Gesù non possa perdonare. Il diavolo, invece, è "omicida fin dal principio" (Gv 8,44). Il suo intento è trascinare l'anima della persona verso la morte, derubare di ogni speranza e dipingere un quadro ingannevole agli occhi delle persone, facendo credere che la morte sia l'ultima via d'uscita. Gesù invece dà vita, una vita reale, pura e soddisfacente! Per questo Egli è venuto e per questo dice: "Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10).
Sei forse afflitto da pensieri
suicidi? Sappi che il suicidio non è
una via d'uscita e sappi anche che
tu puoi liberarti delle tue
preoccupazioni. Gesù ti ama. Lui ti
conosce fin dal giorno della tua
nascita, conosce ogni tuo problema e
vuole donarti una nuova vita; se
solo tu vuoi con tutto il tuo cuore,
tu puoi conoscerLo. I tuoi problemi
non sono più grandi della salvezza
che Lui può darti. Perché non ti
rivolgi ora in preghiera a Gesù,
confidandoGli le tue preoccupazioni
e i tuoi fallimenti, tutto ciò che
grava sul tuo cuore? Parla con Lui
in modo spontaneo. Dai a Lui ogni
tuo peso, Egli ti è accanto e ti
ascolta. Confessagli anche i tuoi
errori, le tue trascuratezze e i
peccati, poiché Gesù ti perdonerà
sicuramente. E pregalo di venire
nella tua vita e di prendere la
guida della tua vita. Se fai tutto
questo con tutto il cuore e con la
massima onestà, ti accorgerai che
Gesù è con te, che esiste e che ti
ama. Potrai conoscerLo come una
Persona vivente nella tua vita.
"Se dunque uno è in Cristo, egli
è una nuova creatura; le cose
vecchie sono passate: ecco, sono
diventate nuove" (2 Co 5,17).
“Nessuno di noi infatti vive per sé stesso, e nessuno muore per sé stesso; perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore. Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia dei viventi”
(Romani 14:7-9)
Liberamente adattato da internet
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