"Combatti
il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna, alla quale sei
chiamato e per cui hai fatto la buona confessione di fede davanti a molti
testimoni" (1 Ti. 6:12).
Il buon combattimento
La vita è spesso una lotta difficile per molti in questo mondo. La lotta per
la vita contraddistingue il mondo animale, ed anche quello umano. Spesso la
lotta è impari e senza scrupoli. Le lotte e le guerre causano innumerevoli
vittime, disastri ed ingiustizie. Giustamente desideriamo la pace. La lotta, la
competizione e la polemica, però non sono valori negativi quando sono portati
avanti secondo precise regole etiche. Senza lotta e competizione non ci sarebbe
neppure lo sport, e nemmeno il progresso.
A volte si esagera persino con il pacifismo, e Gesù, che la Bibbia chiama
giustamente "principe della pace" a volte, nella descrizione di
qualcuno, appare come un personaggio sdolcinato, senza spina dorsale, sempre
teso al compromesso, senza impeto alcuno. Questo però non è il Cristo della
Bibbia. La Bibbia dice: "Il figlio di Dio è venuto per distruggere le
opere del diavolo", e Gesù stesso disse: "Non pensate che io
sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettervi la pace, ma
la spada".
Iddio aveva chiamato Abramo e la sua gente ad un "viaggio" che si
sarebbe rivelato una meravigliosa avventura, riconquistare la dignità perduta
originale di creature fatte ad immagine e somiglianza di Dio. E' la stessa
grande avventura a cui chiama noi. Abrahamo doveva procedere con grande fiducia
nella potenza di Dio la quale sola avrebbe sovvenuto alle obiettive sue
incapacità di arrivare a quell'obiettivo. Doveva avere pazienza e rispettare i
tempi che Dio, nella Sua sovranità, aveva deciso per lui. Abrahamo doveva
soprattutto ubbidire a tutte le indicazioni che Dio gli avrebbe dato durante il
suo "viaggio".
Un altro aspetto però di questo viaggio verso la dignità perduta di figli di
Dio, il popolo di Israele l'avrebbe appreso più tardi mentre, sotto la guida di
Mosè, liberato dall'Egitto, si sarebbe trovato finalmente davanti all'agognata
terra promessa. Mettervi piede non sarebbe stato così facile, perché prendere
possesso di quella terra sarebbe stato una conquista di carattere militare, una
conquista non facile, una guerra! Un dono di Dio da conquistare a forza?
Com'è
possibile?
Dio ci rende possibile il ricupero della nostra dignità perduta, la vita
significativa ed eterna, ma Egli vuole che la conquista sia per noi un'importante
esperienza didattica. Egli sarà con noi nel combattimento, ce ne darà le
armi e la forza, ma pur sempre sarà una conquista. Dice il Nuovo Testamento: "Combatti
il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna, alla quale sei
chiamato e per cui hai fatto la buona confessione di fede davanti a molti
testimoni" (1 Ti. 6:12).
Giosuè
Davanti alla terra promessa Mosè termina la sua missione e subentra infatti
un'altra figura, quella di Giosuè, il condottiero, il conquistatore. Beh, noi
sappiamo che sarebbe poi stato un grande conquistatore, all'inizio Giosuè nemmeno ci
pensava. Avrebbe forse voluto essere solo un buon politico come Mosè, ma Iddio
lo chiama a ben altro: alla lotta!
Che cosa c'era però in serbo per Israele nella terra di Canaan? Canaan
sarebbe stata per loro una terra di benedizioni inimmaginabili. Una volta
sistemati laggiù, il popolo di Dio si sarebbe oltremodo moltiplicato
fisicamente e spiritualmente. Israele avrebbe esercitato dominio sulla terra
come mai prima. La frustrazione del lavoro sarebbe diminuita, la terra avrebbe
donato i suoi frutti con un lavoro minimo. In breve, Dio aveva stabilito che
Canaan diventasse un luogo di straordinaria dignità per i Suoi redenti.
Conquistando Canaan Israele avrebbe avuto un assaggio dell'onore che Dio
aveva originalmente conferito alla razza umana. Dio aveva detto a Giosuè:
"Tu devi lottare per l'onore di vivere nella Terra Promessa".
Ogni credente si trova oggi spiritualmente nella stessa posizione in cui si
trovava allora Giosuè. Cristo ci libera dal peccato come Mosè aveva liberato
Israele dalla schiavitù. Anche noi ci muoviamo verso la gloria di nuovi cieli e
di una nuova terra, proprio come Israele si muoveva verso la terra di Canaan.
Anche noi dobbiamo ingaggiare una lotta, proprio come Israele doveva impegnarsi
in una lotta di conquista. La dignità perduta di immagini di Dio non ci verrà
offerta su un piatto d'argento: dobbiamo conquistarla!
Sebbene l'analogia fra le nostre circostanze e la situazione in cui si
trovava Israele è profonda, dobbiamo stare attenti pure a notarne le differenze.
Dice a noi la Bibbia: "poiché il nostro combattimento non è contro
sangue e carne, ma contro i principati, contro le podestà, contro i dominatori
del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti malvagi nei luoghi
celesti". Noi siamo chiamati a combattere forze spirituali. Noi
combattiamo contro falsità e menzogne, usando le armi che ci vengono fornite
dallo Spirito Santo: "Infatti, anche se camminiamo nella carne, non
guerreggiamo secondo la carne, perché le armi della nostra guerra non sono
carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze, affinché distruggiamo le
argomentazioni ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e
rendiamo sottomesso ogni pensiero all'ubbidienza di Cristo" (2 Corinzi 10: 3-5).
Dio ha chiamato ogni cristiano a lottare per la sua dignità perduta. Ci ha
fatto grandi promesse, ma verranno realizzate solo con coloro che sono disposti
a lottare e a vincere. Le promesse che Dio fa ad ogni persona quando la chiama
a diventare cristiano sono autentiche: liberazione dal peccato, gioia,
serenità, pace, forza, consiglio, senso nella vita... ma non sarebbe onesto
dire che tutto questo si ottenga facilmente. La persona che diventa credente sa
che una volta affidata la sua vita a Cristo, dovrà lottare duramente contro sé
stesso e contro quelle forze spirituali che non hanno alcuna intenzione di
permettergli di conquistare la sua dignità perduta, nessuna intenzione di
vederselo sottrarre al suo dominio per trovare in Dio la sua libertà e la sua
pace.
Seguire Cristo significa lottare. Bisogna lottare per strappare le anime dal
potere dispotico di Satana e portarle a Cristo, lottare contro peccati
ricorrenti, affrontare la malattia e la morte, lottare per la verità, lottare
contro l'egoismo, l'indifferenza, la menzogna, le pressioni sociali... Essere
credenti significa essere ingaggiati in ogni sorta di conflitti! Non sarebbe
onesto celarlo.
Come si dovrà essere sentito Giosuè nel contemplare la realtà di una dura
conquista? Quando aveva visto le grandi fortificazioni e gli eserciti armati
che gli stavano di fronte, magari avrà pensato: "...e adesso come
facciamo?". Che Giosuè fosse preoccupato lo possiamo dedurre dai ripetuti
incoraggiamenti che il Signore gli rivolgeva. Dio però fa molto di più che
esortarlo ad essere uomo e a lottare con coraggio. Dio gli aveva detto che c'erano
tre modi specifici in cui egli avrebbe potuto diventare forte e coraggioso.
Come? Dio si rivolge a Giosuè per ben tre volte, ogni volta dandogli un motivo
per poter avere forza e coraggio.
1. La certezza dell'obiettivo proposto
La prima esortazione che Dio rivolge a Giosuè è: "Sii forte e
coraggioso, perché tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai
ai loro padri di dare loro". Il primo motivo che ispirerà a Giosuè
forza e coraggio è la certezza dell'obiettivo finale che dovrà
raggiungere: "tu metterai questo popolo in possesso del paese che
giurai ai loro padri di dare loro".
Le difficoltà della vita cristiana ci possono spaventare, ma non dobbiamo
lasciarcene impressionare: dobbiamo soltanto avere bene davanti a noi
l'obiettivo da raggiungere. Ogni grande impresa è stata compiuta da persone del
tutto comuni che non si sono lasciate spaventare dalle difficoltà ed hanno dato
tutte sé stesse fino a raggiungere l'obiettivo desiderato. Quanto spesso invece
siamo paurosi e titubanti? Quanto spesso non osiamo raccogliere la sfida che ci
sta davanti osando ciò che i più direbbero "impossibile"? A tutti i
livelli sfidando quello che potrebbe pensare la gente... sfidando quegli
"ostacoli impossibili" intorno a noi.
Molti sportivi tentano di superare record considerati imbattuti, ed allora
sfidano le capacità stesse del loro corpo per arrivare a battere il record. Il
libro dei Guinness dei primati è pieno di gente che ha tentato con successo
imprese che tutti ritenevano impossibili. Voi mi direste: "E' veramente
stupido, chi glielo fa fare?". E' vero, spesso queste imprese sono
veramente folli e inutili, e rischiano veramente la loro vita. Per cosa poi?
Fama? Denaro?
Le sfide che però Dio ci propone a livello personale e sociale per
raggiungere la nostra dignità perduta e le nostre potenzialità di immagini di
Dio non sono né inutili né ideali impossibili: sono la nostra più autentica
realizzazione umana! Gli obiettivi che Dio ci propone sono realistici:
le forze che vi si oppongono sono grandi, ma Dio è ancora più grande !
Considerate gli eroi della fede di cui ci parla la lettera agli Ebrei:"E
che dirò di più? Infatti mi mancherebbe il tempo se volessi raccontare di
Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti, i
quali per fede vinsero regni, praticarono la giustizia, conseguirono le
promesse, turarono le gole dei leoni, spensero la forza del fuoco, scamparono
al taglio della spada, trassero forza dalla debolezza, divennero forti in
guerra, misero in fuga gli eserciti stranieri.... Altri ancora subirono scherni
e flagelli, e catene e prigionia. Furono lapidati, segati, tentati, morirono
uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra,
bisognosi, afflitti e maltrattati. (il mondo non era degno di loro), erranti
per deserti e monti, in spelonche e in grotte della terra. ... Anche noi,
dunque, essendo circondati da un così gran numero di testimoni, deposto ogni
peso ed il peccato che ci sta sempre intorno allettandoci, corriamo con
perseveranza la gara che ci è posta davanti. Tenendo gli occhi su Gesù, autore
e compitore della nostra fede il quale, per la gioia che gli era posta davanti,
soffrì la croce disprezzando il vituperio e si è posto a sedere alla destra del
trono di Dio" .
Se teniamo davanti ai nostri occhi l'obiettivo possibile che Dio pone
davanti ai nostri occhi, obiettivo che veramente vale la pena di raggiungere,
le difficoltà non ci spaventeranno più.
2. La guida di Dio
Il primo pensiero che ispirerà a Giosuè forza e coraggio è l'idea della fedele
esecuzione di tutto ciò che Dio gli avrebbe comandato. "Solo sii forte
e coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che Mosè, mio servo, ti
ha prescritto, non deviare da essa né a destra né a sinistra, affinché tu
prosperi, dovunque tu andrai... perché allora riuscirai nelle tue imprese,
allora prospererai". Giosuè poteva ricevere coraggio non solo tenendo
davanti a sé l'obiettivo, ma anche servendosi delle indicazioni che Dio aveva
dato al Suo popolo.
Quando si va in una città che non si conosce, una mappa è molto utile: ti
permette di raggiungere il posto in cui devi arrivare. Se vai in giro con una
cartina, tutti vedranno che sei un turista, e magari rideranno, ma che importa?
Se non conosci la strada è solo intelligenza avvalersi di una cartina. Anche
Giosuè aveva bisogno di una guida per conquistare la terra promessa: la Parola
che Dio rivelata a Mosè.
La Parola di Dio anche per noi è la Costituzione, il Corpo delle Leggi che
regola la vita del Suo regno, la regola che garantisce una vita
personale e sociale equilibrata, armoniosa e quindi anche realmente libera e
prospera. La regola della Parola di Dio ci è di grande beneficio. Oggi però
molti non la considerano così. Per molti la regola della Bibbia è una camicia
di forza che limiterebbe la nostra libertà. Molti rifiutano la fede cristiana
perché "vogliono essere liberi dalle regole della religione". Che
tragico inganno! L'autentica Parola di Dio, non "le regole di una
religione", in realtà, è una garanzia della nostra libertà e del nostro
benessere. Magari all'inizio può sembrare una "palla al piede" che ci
impedisce di muoverci liberamente e di "goderci la vita". All'inizio
forse può sembrare così, ma alla fine le conseguenze per non aver rispettato la
Parola di Dio sono sempre tragiche. Il Nuovo Testamento dice: "Così, la
legge è certamente santa, e il comandamento santo, giusto e buono".
Perché Dio ci ha dato, ad esempio, i 10 Comandamenti? Per dare gloria alla
Sua sovranità, per farci vedere quanto siamo lontani dalla nostra dignità
originale di creature fatte ad immagine di Dio e per farci cercare in Cristo il
nostro Salvatore. Certo, ma anche per regolare la nostra vita per il nostro
stesso bene. Avere Dio come unico nostro Dio ci libera dall'essere schiavi di
falsi dei.
3. La presenza di Dio
Il terzo motivo che avrebbe ispirato a Giosuè forza e coraggio mi piace
considerarlo come il più importante: "Non te l'ho comandato? Sii forte
e coraggioso; non avere paura e non sgomentarti, perché l'Eterno, il tuo Dio, è
con te dovunque tu vada" .
Nella nostra vita gli impegni che abbiamo spesso ci impediscono la cosa che
dovrebbe essere la più importante: coltivare l'amicizia e la comunione con i
nostri famigliari ed amici. Se questo è già importante, ancora di più noi
dovremmo considerare importante coltivare il nostro rapporto con Dio, fatto di
preghiera e di meditazione della Sua Parola. Una volta il riformatore Martin
Lutero aveva detto: "Oggi ho così tanti impegni che non so nemmeno da dove
cominciare. Devo assolutamente passare tre ore in preghiera!".
Giosuè poteva avere forza e coraggio solo se avesse vissuto nella piena
certezza che Dio sarebbe stato con Lui dovunque sarebbe andato. Il Signore non
stava semplicemente dicendo a Giosuè di essere onnipresente, ma che Giosuè
avrebbe potuto fare esperienza della Sua presenza nella comunione con Lui. Giosuè avrebbe
potuto affrontare le battaglie che lo attendevano soltanto se avesse coltivato
la sua personale comunione con Dio. Aveva bisogno di fare esperienza regolare
della presenza di Dio per poter lottare efficacemente per la perduta dignità di
immagine di Dio.
Essere creature fatte ad immagine di Dio significa avere il privilegio di
una cosciente comunione con Lui. Quanto valorizziamo noi l'incontro quotidiano
con Dio nella preghiera e nella meditazione della Sua parola. Per un credente,
anzi, per una creatura umana che voglia recuperare la sua dignità perduta,
questo è essenziale. Spesso è una comoda scusa per alcuni dire di essere in
comunione con Dio nel lavoro quotidiano senza avere bisogno di alcun momento
specifico di preghiera. E' come se un uomo sposato dicesse: "Io so che mia
moglie esiste, e che fa le sue faccende a casa: non è poi così importante
passare del tempo con lei!", oppure: "Io so che quel tale è mio
amico, e che se ho bisogno mi aiuterà. Non è importante andarlo sempre a cercare
e passare del tempo con lui". Strano matrimonio... strana amicizia...
ricorrere a Dio soltanto quando se ne ha bisogno e ...ignorarLo per il resto
del tempo. Non è assurdo?
La terza istruzione di Dio a Giosuè era una sincera devozione a Dio: questo
era essenziale affinché avesse il coraggio e la forza nelle sue conquiste. Lo è
per noi nella pratica della vita cristiana? Dio non voleva che Giosuè
trascurasse questo aspetto della sua vita. Se noi lo trascuriamo i cattivi
risultati e la sconfitta non ci devono sorprendere. Conoscendo la presenza di
Dio in modo dinamico ed intimo potremo trovare la certezza che Egli si cura di
noi e potremo muoverci in avanti verso grandi e vittoriose battaglie.
Conclusione
Dio ci dà il privilegio di vederci restituita la dignità perduta di creature
fatte ad immagine di Dio e di essere davvero Suoi figli. Arrivarci è la certezza del Suo amore e della Sua
grazia, ma arrivarci è anche il risultato di una conquista, di una guerra
contro forze spirituali che vorrebbero impedirci di giungere a questo
traguardo. Come Dio ha detto a Giosuè, anche noi potremo per queste battaglie
trovare forza e coraggio se continuiamo a guardare la certezza dell'obiettivo
finale che ci sta davanti, la Sua affidabile guida nella Scrittura e la Sua
intima presenza nella preghiera e nella comunione con Lui Solo attraverso questi mezzi
potremo muoverci verso il ristabilimento completo della nostra dignità perduta.
Scopriremo la via per lottare e per vincere!
"Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma mèditalo giorno e notte, perché tu cerchi di agire secondo quanto vi è scritto; poiché allora tu porterai a buon fine le tue imprese e avrai successo. Non ti ho io comandato: Sii forte e coraggioso? Non temere dunque e non spaventarti, perché è con te il Signore tuo Dio, dovunque tu vada."
(Giosuè 1:8,9)
Leggi anche "Sei disposto a vincere"
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