Siete voi persone normalmente gioiose e serene?
Beh, uno potrebbe dirmi: "C'è poco da essere allegri in questo mondo". E' vero, ma c'è modo e modo di affrontare i fatti della vita. Un altro potrebbe dirmi: "questo dipende spesso dal proprio carattere: c'è chi ha sempre il "muso lungo" e chi è capace a 'sprizzare vitalità e gioia'". Anche questo può essere vero. Oppure: "Dipende dalle circostanze e dalle cose che si possiedono": su quest'affermazione, però, potrei avere delle forti perplessità... In ogni caso noi tutti aneliamo alla gioia come ad un nostro diritto, e molti la cercano, anche se solo effimera, in ciò che offre questo mondo.
La gioia vera, serena, profonda, però, e lo dico senza vergogna né reticenza, è uno dei doni che ci può offrire il Signore Gesù, seguendolo con fiducia. Egli infatti disse ai Suoi discepoli dopo aver loro insegnato per circa tre anni le cose che riguardano il Regno di Dio: "...Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia piena" (Gv. 15:11).
"La mia gioia in voi..." diceva Gesù. Certo è che non sempre quelli che si professano cristiani lo dimostrano. Lo scrittore francese Bernanos disse un giorno a dei cristiani: "Dove diamine nascondete la vostra gioia? Al vedervi vivere come vivete, non si direbbe che a voi e a voi soli sia stata promessa la gioia del Signore!".
Un momento strano per parlare di gioia
Quando Gesù disse ai Suoi discepoli questa frase: "...Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia piena" era senza dubbio un momento strano per parlare loro di gioia, gaudio ed esultanza. Mezz'ora dopo aver pronunciato queste parole Gesù era nel Getsemani, dove sarebbe stato arrestato e portato via legato, preludio questo di una terribile sofferenza che Egli aveva sempre saputo di dover un giorno patire.
Com'è possibile che proprio in questa circostanza Gesù avesse parlato di gioia, della Sua gioia, una gioia che voleva comunicare ai suoi discepoli e che in loro doveva dimorare ed essere piena? Si, è proprio uno dei fatti più curiosi che riguardano Gesù, per quanto ci risulta dalle testimonianze bibliche: l'unica volta in cui Egli aveva parlato della Sua gioia era quando si stava avvicinando al Getsemani.
Una gioia singolare
Da questo fatto notevole si possono fare due deduzioni:
(1) La Sua gioia, proprio perché rimaneva in Lui persino in quell'ora di tenebre, doveva essere stata del tutto unica nel suo genere, assolutamente diversa dalla gioia del mondo.
(2) Se Lui ora era gioioso, proprio nel momento della Sua più grande afflizione, la Sua vita di prima doveva essere stata nel suo insieme una vita gioiosa.
Quest'ultimo pensiero sconvolge l'idea prevalente che molti hanno di Cristo. Sono molti, infatti, quelli che, pensando a Gesù, se lo immaginano sempre triste ed afflitto. Tutti gli antichi artisti e la maggior parte di quelli contemporanei lo dipingono così. Certo, Egli era "l'uomo dei dolori" (Is. 53:3). Dice la Scrittura: "Nulla di simile vi avvenga, o voi che passate vicino. Mirate e guardate, se c'è dolore simile al mio dolore, quello che mi tormenta è che l'Eterno mi ha inflitto nel giorno della sua ira ardente" (La. 1:12).
Questo però non esaurisce le caratteristiche della Sua Persona. Di Lui è pure scritto: "Hai amato la giustizia e odiato l'iniquità; perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia al di sopra dei tuoi compagni" (Eb. 1:9). Sulla base soltanto di questa affermazione della Scrittura, dovremmo davvero rivedere il concetto che noi abbiamo di Gesù.
Non dobbiamo mai perdere di vista questo fatto: i bambini amavano sempre stare in Sua presenza, perché essi istintivamente evitano le persone che abitualmente sono tristi, dalla faccia lunga ed afflitta.
Che possiamo dire della gioia del nostro Signore? Proviamo a rispondere.
Un dovere del cristiano
Prima di farlo, però, è importante sottolineare come proprio quella Sua gioia dovrebbe essere la nota predominante della nostra vita. La gioia cristiana la si potrebbe definire un dovere del cristiano, e dovrebbe caratterizzare l'intera nostra vita e condotta.
Se dovessimo scrivere un libro sulla gioia cristiana, esso potrebbe avere per titolo l'esortazione dell'apostolo Paolo che dice: "Rallegratevi del continuo nel Signore, lo ripeto ancora: Rallegratevi" (Fl. 4:4). Questo libro potrebbe avere sei capitoli, corrispondenti ad altrettanti insegnamenti specifici della Scrittura, non tutti dei quali la gente definirebbe proprio generatori di gioia:
(1) Ricevere la Parola di Dio con gioia;
(2) "Rallegrarsi e saltare di gioia" quando, a causa di Cristo, si è odiati, scomunicati, vituperati e banditi;
(3) La gioia di trovarsi di fronte a prove di vario genere;
(4) Pregare con gioia;
(5) Servire il Signore con gioia;
(6) terminare con gioia il corso della nostra vita terrena.
Non posso trattare tutti questi temi: vorrei però concentrarmi sulla gioia del Signore Gesù e scoprire con voi le sue otto caratteristiche.
1. La gioia della presenza di Suo Padre
Gesù poteva dire: "colui che mi ha mandato è con me, il Padre non mi ha lasciato solo, perché faccio continuamente le cose che gli piacciono" (Gv. 8:29), e nei Salmi è scritto: "c'è abbondanza di gioia alla tua presenza; alla tua destra vi sono delizie in eterno" (Sl. 16:2).
La principale gloria di Gesù, e primo elemento della Sua gioia, era il fatto di poter godere costantemente della presenza di Dio Padre. Solo una volta, nella vita di Gesù, Egli aveva perduto quella beata consapevolezza, quando, sulla croce Egli aveva gridato: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mt. 27:46).
Non si trattava di un errore da parte di Colui che gridava in quel momento tutta la Sua sofferenza - Egli era stato fatto peccato per noi, e Dio Padre aveva, per il momento, voltato le spalle al Suo amato Figlio. In quel momento Egli rappresentava, sostituiva il peccatore, e il peccatore è privo della presenza di Dio che salva.
Elemento primo della gioia cristiana dovrebbe quindi essere la presenza di Dio Padre. Attenzione però! Non solo il riconoscimento del fatto che Egli sia con noi, ma il godimento costante di questa realtà. E' possibile?
L'uomo e la donna di questo mondo soffrono dell'assenza di Dio, non fatevi ingannare dalle tante religioni che ci sono. E' il Signore Gesù Colui che ci può riconciliare con Dio facendoci finalmente vivere e godere della presenza di Dio.
Egli infatti: "ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gl'ingiusti, per condurci a Dio" (1 Pi. 3:18), affinché cioè il privilegio della presenza di Dio accanto a noi fosse una realtà. E' il Suo dono pure per me e per voi.
Tutti noi siamo contenti quando gli altri sono contenti di noi. Che bello quando mio papà e mia mamma erano contenti di me. Altrettanto possiamo vivere sapendo che Dio è contento di noi. Quando?
"Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita, tu mi riempirai di gioia alla tua presenza" (At. 2:28). Questa citazione da un Salmo messianico era stata fatta da Pietro nel suo grande sermone il giorno di Pentecoste, ed egli l'aveva citata come una profezia adempiuta nell'esperienza del Signore Gesù. Che gioia doveva essere stata, per "l'uomo dei dolori" sapere di poter sempre godere del sorriso di Dio! Dio Padre si compiaceva di Gesù e questo Gli dava gioia.
Questa gioia può diventare anche la nostra? Si, non per quello che noi siamo o possiamo essere in noi stessi, ma quando, unendo la nostra vita a Cristo, Iddio ci vede in Lui. Allora e solo allora Egli è contento di noi!
Gesù si rallegrava sempre nel sottomettersi alla volontà di Dio Padre e nel compierla. L'aveva sempre avuta sul cuore e sulle labbra. Gesù era contento quando compiva la volontà di Suo Padre: "Sì, o Padre, perché così ti è piaciuto" (Lu. 10:21).
C'è una vecchia leggenda che parla di come il passero guadagnò le sue ali e che potrebbe essere appropriata in questo contesto. Dice questa leggenda che alla Creazione, per una ragione o per un'altra, il Creatore si fosse dimenticato di fare delle ali per il passero, e davvero questi era davvero una povera creatura. Richiamando a Sé il povero passero, l'Onnipotente aveva espresso il suo dispiacimento per l'errore fatto ed aveva detto: "Ecco invece un fardello per te da portare". "Un fardello?" pensò il passero. Rassegnato e sottomesso l'uccellino piegò il dorso per ricevere il fardello, e portò via coraggiosamente il carico, quando ecco che il fardello diventò delle ali, e il passero fu in grado di volare! Qui c'è una lezione da imparare. Noi dobbiamo portare molti gravi fardelli, ma se li accettiamo come la Sua volontà, essi diventeranno ali e ci faranno volare più vicino a Lui.
4. La gioia di "padroneggiare"
Nella parabola in cui Gesù parla di un servitore fedele ai compiti ricevuti, Egli fa esclamare al suo padrone: "Bene, buono e fedele servo; tu sei stato fedele in poca cosa, io ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo signore" (Mt. 25:21). Di che gioia si tratta? La gioia di essere padroni, di governare! L'essere umano era stato creato come rappresentante di Dio sulla terra: è quindi naturale per lui il "padroneggiare". Ahimè, a causa della caduta nel peccato, per aver abusato di questo privilegio, egli ha perso la corona. Grazie a Dio, però, attraverso il sacrificio di Cristo essa può essere riconquistata. Per la grazia di Dio possiamo padroneggiare su noi stessi, autocontrollarci, come pure padroneggiare le circostanze della nostra vita e, piano piano, sederemo con Lui sul Suo trono per giudicare uomini ed angeli! "Non sapete voi che noi giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare le cose di questa vita!" (1 Co. 6:3).
5. La gioia di veder realizzata l'opera di Dio
Certamente doveva essere una grande gioia per Gesù vedere quanto fossero attaccati a Lui i Suoi discepoli, vederli crescere nella fede e nella somiglianza con Dio. Gesù dice: "Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia piena" (Gv. 15:11). I genitori si rallegrano nel vedere crescere i loro figli nel corpo e nella mente. Allo stesso modo chi serve il Signore prendendosi cura degli altri, nel corpo e nello spirito, si rallegra quando, per grazia di Dio, vede i suoi sforzi non essere stati vani. "Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, irremovibili, abbondando del continuo nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore" (1 Co. 15:58). Servire la causa del Signore e, grazie a Lui, aver successo!
Certamente doveva essere una grande gioia per Gesù vedere quanto fossero attaccati a Lui i Suoi discepoli, vederli crescere nella fede e nella somiglianza con Dio. Gesù dice: "Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia piena" (Gv. 15:11). I genitori si rallegrano nel vedere crescere i loro figli nel corpo e nella mente. Allo stesso modo chi serve il Signore prendendosi cura degli altri, nel corpo e nello spirito, si rallegra quando, per grazia di Dio, vede i suoi sforzi non essere stati vani. "Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, irremovibili, abbondando del continuo nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore" (1 Co. 15:58). Servire la causa del Signore e, grazie a Lui, aver successo!
Molti dicono di "pregare Dio" e si arrabbiano quando pare che Dio non risponda loro. Sono essi però nella condizione di sapere che Dio ascolta le loro preghiere e le esaudisce? Spesso prendiamo per scontato di esserlo. Il discepolo fedele ed ubbidiente di Gesù può però dire: "Questa è la sicurezza che abbiamo davanti a lui: se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. E se sappiamo che egli ci esaudisce in qualunque cosa gli chiediamo, noi sappiamo di avere le cose che gli abbiamo chiesto" (1 Gv. 5:14,15). Che gioia quando il cuore di un cristiano sa che Iddio Padre ode e ascolta le Sue preghiere!
Gesù era in costante comunione di fede e di ubbidienza con Dio Padre, ed aveva perciò la "garanzia" di sapersi ascoltato!
Rattrista molto il cristiano vedere uomini, donne, giovani e ragazzi lontani dal Signore, inconsapevoli della loro perdizione e condanna. Gesù si rattristava per un mondo perduto. Gesù però operava per riavvicinare la gente a Dio, e quando qualcuno tornava fiduciosamente a Dio dopo essersi ravveduto del proprio peccato: che gioia! "...vi sarà in cielo più gioia per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento" (Lu. 15:7).
Questa certamente era la gioia del Signore Gesù, come l'aveva espressa attraverso le impareggiabili parabole della pecora perduta, della moneta perduta, e del figliol prodigo (cfr.Lu. 15:6-10). Se solo potessimo condividere con Lui questa gioia! Essa può essere la nostra operando fedelmente nell'annuncio dell'Evangelo.
Questa certamente era la gioia del Signore Gesù, come l'aveva espressa attraverso le impareggiabili parabole della pecora perduta, della moneta perduta, e del figliol prodigo (cfr.Lu. 15:6-10). Se solo potessimo condividere con Lui questa gioia! Essa può essere la nostra operando fedelmente nell'annuncio dell'Evangelo.
Infine, naturalmente c'è:
Gesù operava con l'incrollabile certezza che il Suo compito, per quanto difficile, sarebbe stato coronato di vittoria. La scrittura così ci esorta dicendo: "...tenendo gli occhi su Gesù, autore e compitore della nostra fede, il quale, per la gioia che gli era posta davanti, soffrì la croce disprezzando il vituperio e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio" (Eb. 12:2). Ecco la gioia che, come un salvagente, ci può sostenere nel mezzo delle tempeste della vita e che ci può conservare allegri ed ottimisti. Alla fine solo Dio trionferà!
Conclusione
Ho elencato quelli che potremmo chiamare gli otto segreti della gioia del Signore Gesù, gioia che Egli vuole condividere con noi affinché dimori con noi e sia piena.
(1) La gioia della presenza di Dio;
(2) La gioia dell'approvazione da parte di Dio;
(3) La gioia di sottomettersi alla volontà di Dio;
(4) La gioia di "padroneggiare";
(5) La gioia di veder realizzata l'opera di Dio;
(6) La gioia di una preghiera esaudita;
(7) La gioia di veder salvate anime perdute;
(8) La gioia di pregustare i beni futuri. Sarà tutto questo pure i nostro?
(1) La gioia della presenza di Dio;
(2) La gioia dell'approvazione da parte di Dio;
(3) La gioia di sottomettersi alla volontà di Dio;
(4) La gioia di "padroneggiare";
(5) La gioia di veder realizzata l'opera di Dio;
(6) La gioia di una preghiera esaudita;
(7) La gioia di veder salvate anime perdute;
(8) La gioia di pregustare i beni futuri. Sarà tutto questo pure i nostro?
In conclusione, è bene rammentare a noi stessi che non potremo avere la gioia del Signore senza la salvezza che solo il Signore può fornirci diventando molto seriamente Suoi discepoli. Dice un Salmo: "Rendimi la gioia della tua salvezza, e sostienimi con uno spirito volenteroso" (Sl. 51:12).
Ricordiamoci
sempre che eravamo degli orfani e come tutti gli orfani che trovano un
Padre ed una famiglia dovremmo vivere ogni nuovo giorno con la gioia della consapevolezza
di non essere più soli.
Chiediamo al Signore di darci la gioia della salvezza, di impartirci il Suo Spirito vitale che può trasformarci e darci la gioia autentica. Era quella dei Suoi discepoli, dei quali è scritto: "...E i discepoli erano ripieni della gioia dello Spirito Santo" (At. 13:52). La gioia è un dono che Dio vuole farci in Cristo quando riceviamo il Suo Spirito.
"...il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo"
"...il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo"
(Galati 5:22)
0 comments:
Posta un commento
Tutti i commenti non inerenti verranno cestinati