Cosa significa credere in Gesù Cristo | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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martedì 2 marzo 2010
Unknown

Cosa significa credere in Gesù Cristo

pregare

Probabilmente il verbo “credere” è uno dei più fraintesi nel suo significato, a tal punto che oggi, quando dichiariamo di essere “credenti”, siamo costretti a spiegare bene che cosa intendiamo dire e quale è la realtà che la nostra vita vive nella sua relazione personale con il Signore. Sgombrare il campo da ogni equivoco, e farlo guidati ed illuminati dalla Parola di Dio, è quanto mai necessario non solo per la nostra testimonianza, ma anche per il nostro cammino personale con il Signore.

Credere: un significato frainteso

A un sondaggio Censis del 2002, il 65% degli italiani ha detto di credere in Gesù. Se fosse vero non ci sarebbe un disperato bisogno di evangelizzare, la via non sarebbe così stretta e quelli che la trovano non sarebbero così pochi. Il problema è che appunto il mondo non sa cosa significhi veramente credere in Cristo e molti pensano di credere, perché fraintendono il significato di credere.

Mi sono chiesta allora cosa vuol dire avere fede secondo la Scrittura; mi rendo conto che l’argomento non è certo originale, molti di voi si annoieranno a sentirne parlare per l’ennesima volta. Ma l’argomento è cruciale, basti pensare che il vangelo di Giovanni è stato dichiaratamente scritto perché “crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome” (Gv 20:31).

Basta leggere alcuni versetti che conosciamo a memoria, come Giovanni 1:13; 3:16 e 7:38-39 e Galati 3:26 per sapere che credere in Cristo è sufficiente:

• per essere salvati,

• per ricevere lo Spirito Santo,

• per diventare figli di Dio,

• per avere la vita;

credere in Cristo è sufficiente in altre parole:

• per nascere di nuovo,

• per partecipare della natura divina,

• per avere comunione con il Padre e con il Figlio.

Nello straordinario piano della redenzione, l’unica cosa richiesta all’uomo è avere fede.



In Giacomo 2:14-26 però leggiamo due affermazioni che sembrano contraddire il resto del Nuovo Testamento:

1. anche i demoni credono e tremano (Gm 2:19).

2. l’uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto (Gm 2:24). Abraamo e Raab furono giustificati per le opere.

Questi versetti potrebbero farci pensare che credere non sia sufficiente. Ma questa è una conclusione errata nata appunto dal fraintendimento del significato della espressione credere in lui o avere fede in lui, che è la stessa cosa visto che le parole greche usate hanno la stessa radice.

Tutto quello che non basta... per credere!
Innanzitutto vediamo cosa credere non vuol dire:

1. Non basta sapere che esiste un solo Dio e non basta avere rispetto e timore di questo Dio, perché anche i demoni credono e tremano (Gm 2:19)

2. Non basta sapere che 2000 anni fa ha vissuto in Palestina un uomo di nome Gesù, che ha detto cose straordinarie e ha dato il via a un movimento religioso che nel corso dei secoli si è imposto in tutto il mondo.

Tanti suoi contemporanei che lo hanno visto e hanno visto le sue opere non credevano in Lui: “Voi mi avete visto, eppure non credete!” (Gv 6:36); persino i fratelli di Gesù, che hanno vissuto con Lui, non credevano in Lui (Gv 7:5).

3. Non basta conoscere il piano di salvezza che egli ha attuato, conoscere il valore del Sacrificio della croce, sapere che il suo sangue è stato versato per i nostri peccati. Lo spirito di divinazione che possiede l’indovina di Atti 16:17 sa che Gesù è la via della salvezza.

4. Non è sufficiente sapere che Gesù è il Figlio di Dio, che Gesù è il Cristo perchè anche i demoni lo sanno; in Luca 4:41 leggiamo che “anche i demòni uscivano da molti, gridando e dicendo: «Tu sei il Figlio di Dio!» Ma egli li sgridava e non permetteva loro di parlare, perché sapevano che egli era il Cristo.”

5. Non basta conoscere la Bibbia né riconoscerla come Parola di Dio; Satana conosce la Scrittura e l’ha usata per tentare Gesù nel deserto. Satana non è ateo e probabilmente farebbe una bellissima figura in un congresso di teologia, perché sa tante cose su Dio e sulla sua Parola, ma non è certo un figlio di Dio

6. Non basta credere alle profezie cioè credere che quello che egli ha detto si avvererà: lo spirito immondo di Marco 1:23-24 sa che Cristo manderà in perdizione i demoni.

7. Non basta professare di credere in lui, frequentare o servire in una chiesa, pregare, spezzare il pane, leggere la Bibbia, addirittura insegnarla; non basta invocare il suo nome e fare opere potenti nel suo nome (Mt 7:21-22)

Credere CHE e credere IN: due espressioni assai diverse...

Credere comprende sicuramente tutte quello che abbiamo detto sinora, ma ha un significato molto più profondo; per capirlo dobbiamo considerare che la parola greca pistis significa sia fede che fiducia che fedeltà.

Inoltre dobbiamo notare che in versetti cardine come Giovanni 3:16 o 6:47 la parola credere o la parola fede sono seguiti dalla preposizione “in”; credere in è la traduzione dal greco di espressioni che in italiano si possono tradurre con:

• “presto fede in qualcuno”,

• “confido in qualcuno”,

• “mi fido di qualcuno”.

Il “credere in” di, ad esempio, Gv 6:47 è dunque cosa ben diversa dal “credere che” di Giacomo 2:19. Il verbo greco e la sua traduzione italiana “credere” sono le stesse nei due versetti ma la diversa costruzione verbale ci aiuta a capire che si tratta di due diversi modi di credere: i demoni di Giacomo 2:19 credono che ci sia un solo Dio, i discepoli in Giovanni 3:16 sono invitati a credere in lui nel senso di confidare in lui.

Il “credere che” può limitarsi a un puro riconoscimento di un dato di fatto, alla mera constatazione dell’esistenza, delle capacità, persino della sovranità di qualcuno, come è nel caso dei demoni, che sanno chi è Gesù, sanno che il Salvatore, sanno che li manderà in perdizione.

Il “credere in” è cosa ben diversa, perché comporta l’affidarsi a questo qualcuno, il fidarsi di quello che dice, il pensare che lui vuole il nostro bene, che, se lui ci dice di fare qualcosa, quel qualcosa è la cosa giusta da fare. La fede che ci è richiesta non è dunque solo accettare come verità certi dati, e cioè che Gesù è Dio, è stato crocifisso per salvarci, tornerà a giudicare l’umanità… ma implica avere fiducia nell’oggetto della nostra fede, Gesù appunto, e essere fedeli a questo Gesù. Fede coincide con fiducia e con fedeltà, come abbiamo detto prima.

Un esempio pratico

Un esempio ci può aiutare a capire la differenza tra il credere che dei demoni e il credere in che è richiesto all’uomo: immaginate di tenere tutti i risparmi di una vita in una banca il cui direttore si chiama Mario.

Essendo clienti da tanto tempo, avete avuto l’occasione più volte di parlare con Mario e lui vi ha raccontato che ha una moglie e due figli, che ha vissuto dieci anni a Roma prima di trasferirsi in Emilia, che ha studiato economia e commercio in una prestigiosa università; non penso che abbiate difficoltà a credere tutto ciò. Mario vi racconta anche che ha fatto tanti studi di alta finanza, è molto apprezzato dai colleghi ed è un mago degli investimenti: l’anno scorso è riuscito a far guadagnare a un cliente il 30% in un anno.
Mario è molto convincente, sembra sincero e allora voi credete a tutto questo e lo raccontate anche ad altri clienti che a loro volta ci credono.
Mario sa anche che avete bisogno di una casa più grande e che i vostri risparmi non vi bastano e allora vi dice:
“Ho trovato un modo ingegnoso per far fruttare i tuoi risparmi, è un po’ complicato da spiegare, ma non preoccuparti, penso a tutto io, tu firmami la piena delega in modo che io possa disporre liberamente di tutti i tuoi soldi e io li utilizzerò nel modo più conveniente per te: tu, fidati di me. Nel giro di qualche anno vedrai che farò raddoppiare i tuoi risparmi”.

Magari voi obiettate:

“Io avevo pensato di fare diversamente, vorrei investire in titoli di Stato, al massimo potrò affidarti il 10-20% dei miei risparmi ma non posso rischiare tutto...”.
Lui ribatte di fidarvi, che è meglio fare come dice lui, dargli tutto il 100% altrimenti non riesce a fare quello che aveva in mente.

Come vi comportate davanti a una richiesta di fiducia totale? C’è o no differenza tra credere che Mario sia un bravo direttore di banca esperto in investimenti finanziari e credere in lui al punto di affidargli tutti i nostri risparmi alla cieca?

Se veramente crediamo in Mario, se veramente abbiamo fiducia in lui, gli apriremo il nostro portafoglio, faremo quello che lui ci ha detto di fare e cioè affidargli tutti i nostri soldi; se non facciamo così, stiamo dimostrando coi fatti che non ci fidiamo veramente di lui.

Allo stesso modo, se veramente crediamo in Gesù, gli apriremo il nostro cuore, faremo quello che egli ci ha detto di fare e cioè affidargli tutta la nostra vita, tutto noi stessi. Se non facciamo così, stiamo dimostrando coi fatti che non ci fidiamo veramente di lui.

Mostrare di fidarsi veramente!

Se io ho fiducia in qualcuno, infatti, ascolterò questo qualcuno, crederò a quello che lui dice e a quello che lui dice di sé e se questo qualcuno mi suggerisce di fare una certa cosa, di comportarmi in una certa maniera, farò il possibile per fare quella cosa, per comportarmi in quella maniera; se non faccio così vuol dire che in realtà non mi fido veramente, non ho fiducia nelle sue capacità, nella sua saggezza o nella sua lealtà nei miei confronti.

Torniamo al caso del direttore di banca, perché non gli affido i miei soldi alla cieca? O perché non mi fido delle sue capacità e ho paura che butti via i miei soldi in investimenti sbagliati oppure perché non mi fido della sua lealtà e ho paura che rubi i miei soldi.

Ma il Signore è infinitamente saggio, infinitamente potente, infinitamente giusto, non possiamo dubitare delle sue capacità e della sua fedeltà nei nostri confronti: perché non fidarsi di lui? Perché non fare quello che lui ci ha detto di fare?

La fede cresce con la conoscenza della Parola di Dio

La vera fede in Cristo dunque consiste non solo nell’ascoltare la sua Parola e nel credere a quello che lui dice, ma è soprattutto mettere in pratica la Sua Parola.

In Giacomo 1:22 leggiamo:

“Siate facitori della parola e non uditori soltanto, ingannando voi stessi”.

Se ci limitiamo ad ascoltare la Parola senza metterla in pratica, non stiamo ingannando Dio perché lui tanto vede i cuori, ma stiamo ingannando noi stessi perché ci illudiamo di credere e invece non crediamo veramente.

La vera fede in Cristo è fiducia e fedeltà perseverante (in Giovanni 3:16 e 6:47 il tempo è presente continuo) e incondizionata, vale a dire che non si lascia condizionare da circostanze esterne e risalta nelle prove.

Le parole di1 Pietro 1:6-7 ci dicono proprio che le prove servono per mostrare il valore della nostra fede affinché essa “torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo”.

È facile dire che abbiamo fede quando tutto va bene, è molto più difficile dimostrare questa fede quando le cose vanno male, quando il Signore permette delle prove proprio per dare a noi stessi la possibilità di verificare quanta fede abbiamo.

Dicevo prima che la parola greca pistis significa sia fede che fiducia che fedeltà: dobbiamo essere fedeli a lui indipendentemente dalle circostanze avverse, dobbiamo imparare a confidare in lui anche nei momenti più tristi e di sconforto, dobbiamo fidarci e seguire le sue vie anche se a noi sembrerebbe giusto fare diversamente.

Credere è sperare contro speranza (Ro 4:18), avere fiducia in lui anche quando le circostanze dicono il contrario. E per far questo dobbiamo imparare a conoscerLo sempre più, perché più conosciamo Gesù, il suo amore, la sua potenza, la sua saggezza e più ci fidiamo di lui.

Ma è vero anche che solo chi ha fede può conoscerlo, perché il Signore apre gli occhi spirituali a chi si abbandona a lui, per cui si instaura un circolo virtuoso: più lo conosciamo, più aumenta la nostra fede...

Non esiste vera fede senza ravvedimento e obbedienza

La vera fede in Cristo non può prescindere, anzi potremmo dire che coincide con il ravvedimento e l’obbedienza.

Il ravvedimento è un punto centrale della predicazione dei profeti dell’Antico Testamento, di Giovanni Battista ma anche di Gesù e degli apostoli (basti leggere Mt 4:17; 9:13; Lu 13:3, At 20:21 e 26:18-20).

È interessante notare che le parole ravvedimento e conversione sono molto diffuse nella predicazione di Gesù e degli apostoli (e quindi nei Vangeli  e negli Atti), mentre sono praticamente assenti negli scritti di Giovanni e di Paolo, probabilmente perché per Giovanni e Paolo il ravvedimento è implicito nella fede.

Il ravvedimento è diverso dal pentimento, che può essere solo rimpianto (per danni provocati a sé stesso) o rimorso (per danni provocati ad altri): Caino (Genesi 4) o Giuda (Mt 27:3) si sono pentiti per il male che hanno fatto ma non si sono ravveduti e soprattutto non si sono rivolti all’Unico che poteva cambiare le loro vite.

Il ravvedimento (in greco metanoia, letteralmente trasformazione della mente) è il cambiamento del nostro modo di pensare e di agire, in pratica dell’intero modo di vivere; è una completa inversione di rotta, come quella necessaria a una nave che sta andando contro gli scogli.deve pertanto essere concreto e visibile, Deve partire dalla nostra mente con la volontà di abbandonare la strada che stavamo percorrendo, deve proseguire con le nostre parole confessando le iniquità che abbiamo commesso, deve completarsi con i fatti evitando per quanto possibile di commettere ancora quelle iniquità (Zaccheo, Lu 18:1-10, è un bell’esempio di ravvedimento convinto e concreto in quanto il prendere coscienza dei suoi peccati lo ha portato a restituire il quadruplo del frodato).

E poiché, anche da credenti continuiamo a peccare il ravvedimento del vero credente non deve essere una tantum, all’inizio della conversione, ma deve essere un esercizio quotidiano, come quotidiano è il nostro peccare e il nostro scoprire lati del nostro carattere e della nostra condotta che non onorano il Signore.

“Si ritragga dall’iniquità chiunque pronunzia il nome del Signore” (2 Ti 2:19): non si può avere vera fede senza orrore del peccato; non si può invocare il Signore e continuare a vivere alla maniera dell’uomo vecchio.

La vera fede è anche obbedienza. In alcuni passi Paolo usa la parola obbedienza come sinonimo di fede. Ad esempio in Romani 15:18 egli ricorda che Cristo ha operato in lui “per condurre i pagani all’obbedienza” e in Romani 1:5 scrive di aver “ricevuto la grazia dell’apostolato per ottenere l’obbedienza alla fede da parte di tutte le genti”.

Obbedienza significa accettare Gesù non solo come Salvatore ma anche come Signore della nostra vita, come padrone (Giuda 4); è accettare la sua autorità e la sua legittimità come sovrano assoluto e di conseguenza sottomettersi completamente a questa autorità; è accogliere continuamente, al 100%, senza condizioni l’invito di Gesù: “Tu, seguimi” (Gv 21:22).

La vera fede dunque si manifesta nella obbedienza, è una fede che opera.

Abramo è stato giustificato per fede perché ha creduto nelle promesse dell’Eterno e ha dimostrato questa fede, a sé stesso e al mondo, con le opere, ubbidendo. Da notare che, accanto ad Abramo, al padre della fede, a colui al quale furono rivolte le promesse, a colui del quale per fede diventiamo figli (Ro 4:11), a colui che è il prototipo del credente, il testo di Giacomo 2:14-26 pone Raab, una donna pagana, una prostituta, che non conosceva la legge, ma che aveva creduto in quel Dio che aveva salvato Israele; una donna che, soprattutto, aveva obbedito a quel Dio.

Se comprendiamo che fede e obbedienza sono necessariamente legate, possiamo capire che Giacomo non contraddice le altre Scritture affermando che l’uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto (Gm 2:24) in quanto le opere sono una logica conseguenza, una dimostrazione della fede (“io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”, Gm 2:18), o meglio sono il frutto della nuova vita che è stata impiantata in noi quando abbiamo deciso di sottometterci al Signore.

Fede e opere: è necessario comprendere bene quale è la causa e quale l’effetto!

Non esiste vera fede senza opere:

“A che giova, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?” (Gm 2:14).

Una fede senza opere non salva, perché non è vera fede, è il “credere che” di chi accetta una verità non il “credere in” una persona. È interessante notare che Giacomo non dice: “Che giova, fratelli miei, se uno ha fede ma non ha opere?” bensì dice: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere fede ma non ha opere?”

La fede senza opere non esiste, non ha valore, è morta dice Giacomo per ben tre volte in pochi versetti.

Al massimo possiamo pensare, possiamo ingannarci di avere fede e non avere opere, ma è impossibile avere fede e non avere opere perché la grazia che è stata riversata su di noi non può restare inoperosa, la vita di Cristo non può non produrre frutti; nella illustrazione della vite di Giovanni 15, esistono solo due tipi di tralci, quelli che non portano frutto che pertanto vengono recisi e quelli che portano frutto, che vengono potati affinché ne portino di più; non esiste un terzo tipo di tralci, che dimora in Cristo pur non portando frutto.

Le opere di cui parla Giacomo non sono dunque azioni che ci sforziamo di fare per cercare di riconciliarci con Dio, ma sono il frutto dell’ essere stati riconciliati con Dio, sono il prodotto della nuova nascita, sono la conseguenza del lasciarsi usare da Lui come strumenti a sua gloria.

Sono le opere dell’amore di Galati 5:6.

Un esempio pratico

Facciamo un altro esempio per capire meglio la stretta relazione tra fiducia in una persona e obbedienza alle prescrizioni di quella persona.

Immaginate che io abbia una grave malattia e vada da un medico, un luminare che ha scritto libri sull’argomento e tiene congressi in tutto il mondo. Questo medico mi dice:

“Sei malato ma io ho la cura, funziona al 100% e non c’è nessun rischio”.

Se io non faccio quella cura, posso dire di credere in quel medico?

Se credo in lui, se ho fiducia in lui e credo che quello che mi dice lo dica per il mio bene, farò quella cura se voglio guarire veramente.

Posso stare ad ascoltarlo per ore, posso leggere i libri che ha pubblicato, partecipare alle sue conferenze, farmi dettagliare le sue referenze dai colleghi o da altri pazienti, ma se non faccio quella cura vuol dire in definitiva che non mi fido di lui, che non credo che quello che mi stia dicendo è vero.

O ancora: se prendo quella medicina, ma non faccio anche il resto che mi viene richiesto, non mi “ravvedo” e non smetto di mangiare cibi grassi o di fumare o di bere troppi alcolici ..., posso dire di credere al medico?

Noi siamo malati, completamente malati, ma il Medico delle nostre anime ha la cura ed è quella di sottometterci a lui e di affidarci completamente a Lui per ogni cosa.

Il Medico ci ha dato anche “il foglietto illustrativo”, per spiegarci la cura e vedere se stiamo seguendo bene la cura o se invece stiamo facendo di testa nostra e questo foglietto è la Bibbia.

Se noi rifiutiamo di prendere la medicina o non leggiamo il foglietto illustrativo o lo leggiamo ma lo interpretiamo come vogliamo o addirittura lo ignoriamo e non facciamo come dice, possiamo veramente dire di credere nel Medico?

Il nostro Medico celeste ci dice che parte integrante, e al tempo stesso effetto della cura, sono rinunciare a noi stessi per far vivere lui al posto nostro, amare il nostro prossimo, portare i pesi gli uni degli altri, osservare i suoi comandamenti, essere uno per testimoniare di Cristo, diventare santi, essere suoi discepoli e andare a fare suoi discepoli ...

  • Se noi continuiamo a vivere nel peccato, in aperta disubbidienza a Dio,
  • se non desideriamo santificarci,
  • se non mettiamo i nostri doni, i nostri talenti, il nostro tempo a disposizione della sua chiesa per l’avanzamento del Regno,
  • se la sua parola, il suo spirito, la nostra coscienza ci dicono di fare una certa cosa e noi facciamo finta di niente,
  • se siamo insensibili verso il bisogno del nostro prossimo,

se non ci interessa se scandalizziamo il nostro fratello con un comportamento che a noi sembra lecito ma che a lui crea disagio e diciamo che il problema è la sua immaturità,

se addirittura accettiamo il fatto di non essere in buoni rapporti con un fratello pur frequentando la stessa assemblea... possiamo dire di credere veramente?

Conclusione

Riassumendo, avere fede in Cristo non vuol dire riconoscere come verità quello che c’è scritto nella Bibbia, perché anche Satana e i demoni fanno ciò.

Credere in Cristo vuol dire confidare in lui, affidarsi completamente a lui per ogni cosa, avere fiducia anche quando le circostanze sono avverse.

La fede, inoltre, coincide con il ravvedimento e l’obbedienza, avere fede vuol dire ascoltare e mettere in pratica la Parola, osservare tutte le cose che egli ci ha comandato (Mt 28:20), non la maggior parte delle cose, ma tutte le cose che Lui ci ha comandato.

La Scrittura ci dice anche che esiste una crescita della fede (2Co 10:15; 2Te 1:3), che ci sono diversi “livelli” di fede, che si può essere deboli nella fede (Romani 14:1) o avere tutta la fede in modo da spostare i monti (1 Co 13:2).

Le benedizioni spirituali di Dio sono tutte a nostra disposizione ma ci vengono riversate in misura della nostra fede; è come un oceano infinito da cui possiamo attingere e sta a noi decidere se farlo con una autocisterna o con un bicchiere.

Preghiamo che il Signore ci faccia passare dal bicchiere all’autocisterna: “



“Signore, aumenta la nostra fede!” 
(Luca 7:6) 


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