Le vere ricchezze | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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lunedì 8 marzo 2010
Unknown

Le vere ricchezze

salvadanaio

Insegnamenti pratici da parte di Dio per noi 

In un tempo di crisi, come quello che molti di noi  oggi stanno  vivendo, è quanto mai necessario riscoprire le indicazioni che Dio ci dà  relativamente al nostro lavoro, ai nostri guadagni, al nostro rapporto con le necessità quotidiane e con il denaro. Questa riscoperta è  necessaria per non essere travolti dalla peggiore delle crisi che un figlio di Dio potrebbe conoscere nella sua vita: quella di valori morali e spirituali. Ci sono crisi che hanno implicazioni solo per un tempo: Dio, con la Sua presenza e con i Suoi insegnamenti, ci indica come affrontarle. Ma ci sono crisi che hanno implicazioni per l’eternità e di queste che soprattutto dobbiamo preoccuparci.

Dare valore alle cose
 
Come dobbiamo comportarci con le ricchezze? Fino a che punto è legittimo aspirare ad un tenore di vita più agiato? Come conciliare i tempi di crisi con le nostre abitudini? Sono domande che spesso siamo costretti a farci, confrontandoci con la vita di tutti i giorni. In questo articolo cerchiamo di considerare alcune indicazioni pratiche della Scrittura che possono darci delle risposte al riguardo.
Una prima verità di fondo che dobbiamo riaffermare, è che occorre dare valore alle cose che si hanno, anche alle più piccole e alle più consuete. Cominciando dal cibo quotidiano, per il quale ringraziamo il Signore prima dei pasti, dovremmo pensare a tutte le cose di cui disponiamo come un dono che Dio ci largisce. Avere una casa in cui abitare, la possibilità di andare a scuola, delle strade su cui viaggiare comodamente, le cure per la nostra salute, la pensione per la nostra vecchiaia… per non parlare dell’acqua potabile, della corrente elettrica, del riscaldamento, dei vestiti, delle automobili, delle comunicazioni…
Spesso pensiamo che sia normale, se non dovuto, avere tutte queste cose, ma non è affatto così. Accade di frequente (proprio nell’epoca in cui possiamo vedere in tempo reale cosa succede all’altro capo del globo!), che ci dimentichiamo con tanta facilità delle condizioni di vita di tanti. Persone senza casa, senz’acqua, afflitte dalla fame, dalle inondazioni o dalla siccità, dalle malattie, dalle guerre, dallo sfruttamento, persone che non possono neppure sapere delle possibilità che hanno gli altri uomini al di là del loro piccolo mondo. Le loro immagini ci passano davanti in televisione e molte volte ci lasciano indifferenti.
Non sembra anche a voi di essere diventati troppo insensibili? 
Non dobbiamo dimenticare l’importanza della riconoscenza a Dio per ogni cosa.
• “Infatti tutto quel che Dio che ha creato è buono; e nulla è da respingere, se usato con rendimento di grazie…” (1Ti 4:4).  
• “…ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo…” (Ef 5:20).
Esaminiamoci, per verificare se non sia anche dentro di noi il male dell’ingratitudine, che è un segno di decadenza degli ultimi tempi. Riconoscenza, oltre a “dire grazie a Dio”, è anche non sprecare ciò che abbiamo, abusando dell’abbondanza. Un altro pericolo che corriamo, circondati da una società che ne è succube, è quello di non essere mai contenti. Vorremmo di più. Non vogliamo restare indietro nella corsa rispetto agli altri, così cerchiamo capi di abbigliamento firmati e alla moda, l’ultimo modello di telefonino, e tante altre cose di cui ben potremmo fare a meno.
La pubblicità è ovunque e l’offerta dei prodotti proposti è sempre più frequentemente accompagnata da messaggi che trascendono il mero aspetto materiale dei beni. Infatti, sempre più spesso, i messaggi che vengono diffusi fanno leva proprio sui tre punti deboli dell’uomo che sono propri del mondo (1Gv 2:16): “la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita”. Così, non vogliamo privarci dell’ultima comodità disponibile né delle tecnologie più avanzate. Anche i bambini vengono dotati di tutto il possibile. Talvolta poi occorre lavorare molto per procurarsi e mantenere tutte queste cose, spesso a scapito del tempo che si potrebbe dedicare alla famiglia e, nel caso di credenti, alla chiesa ed al servizio. Il problema è che anche quando si possiedono tante cose, non si è soddisfatti, come correndo dietro qualcosa che va sempre più veloce di noi e non è possibile afferrare. Ma non pensiamo che ben presto lasceremo tutto qui in terra? “Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti. Invece quelli che vogliono arricchire cadono vittime di tentazioni, di inganni e di molti desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini nella rovina e nella perdizione. Infatti l’amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori.” (1Ti 6:7-10)
Dovremmo essere contenti di avere cibo per nutrirci (e noi a volte lo sprechiamo) e vestiti per coprirci (e spesso ne abbiamo armadi pieni!). Non dovremmo forse rivedere il nostro stile di vita alla luce di tutto ciò? “La vostra condotta non sia dominata dall’amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò”. Così noi possiamo dire con piena fiducia: «Il Signore è il mio aiuto; non temerò. Che cosa potrà farmi l’uomo?»” (Eb 13:5-6) Non dobbiamo dubitare: il Signore non ci farà mancare quello che ci è veramente necessario (Pr 10:3). Ma per parte nostra dobbiamo essere contenti delle cose che abbiamo e non avere “amore” (vale a dire il nostro cuore) per il denaro e le cose della vita. Il credente può sentirsi soddisfatto e sereno in qualunque condizione economica venga a trovarsi, come affermava l’apostolo Paolo: “…io ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo. So vivere nella povertà e anche nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell’abbondanza e nell’indigenza. Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica.” (Fl 4:11-13) Tanto la ricchezza quanto la povertà presentano il loro pericoli, tanto è vero che l’autore di Proverbi, consapevole di questi pericoli, chiedeva a Dio di non dargli né l’una né l’altra condizione di vita (Pr 30:7-9). Ma “in Cristo” diventa possibile vivere qualunque situazione, senza essere sopraffatti dai pericoli che comporta, anzi servire Lui, e questo grazie al fatto che Lui stesso ci fortifica interiormente per avere una vita vittoriosa. In linea generale, non dovremmo ambire ad avere grandi ricchezze e agi su questa terra. È scritto così: “Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili.” (Ro 12:16).

Essere ripieni delle ricchezze spirituali

Essere sempre contenti non è facile. Tutti noi siamo, di più o di meno, condizionati dalle circostanze. Ma se vogliamo essere resi più stabili per vivere sempre con soddisfazione, dobbiamo avere il nostro cuore vicino al Signore ed alla Sua Parola. Se un vaso è già pieno, non potrà essere ulteriormente riempito a meno di svuotarlo del suo contenuto. Così anche noi, se saremo pieni di tesori spirituali, non cercheremo altro. Guardando ai loro rispettivi contenuti, la lettera di Paolo agli Efesini può essere definita “la lettera della ricchezza”, mentre quella ai Colossesi “la lettera della pienezza”. In esse lo Spirito Santo ha sottolineato la portata immensa di tutto ciò che possediamo come credenti “in Cristo”, cose di cui dovremmo prendere sempre più consapevolezza. Perché invece, assomigliamo tanto a Laodicea, che deve sentirsi dire dal Signore: “…sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo” (Ap 3:17) Perché la nostra vita attinge molto dal mondo, dove per Dio c’è la povertà spirituale, e pochissimo dal cielo dove c’è il Signore e la ricchezza? Se solo dedicassimo più tempo per la meditazione della Parola di Dio! Saremmo arricchiti e al tempo stesso colmati di gioia. Notiamo nei brani seguenti l’esperienza di chi ha attinto da essa: • “Gioisco seguendo le tue testimonianze, come se possedessi tutte le ricchezze” (Sl 119:14)
• “La legge della tua bocca per me vale più di migliaia di monete d’oro e d’argento” (Sl 119:72).
• “Le tue testimonianze sono la mia eredità per sempre, esse sono la gioia del mio cuore” (Sl 119:111).
• “Perciò io amo i tuoi comandamenti più dell’oro, più dell’oro finissimo” (Sl 119:127).
• “Gioisco della tua parola, come chi trova un grande bottino” (Sl 119:162).
• “Beato l’uomo che ha trovato la saggezza, l’uomo che ottiene l’intelligenza! Poiché il guadagno che essa procura è preferibile a quello dell’argento, il profitto che se ne trae vale più dell’oro fino. Essa è più pregevole delle perle, quanto hai di più prezioso non l’equivale” (Pr 3:13-15).
E ancora, perché ­non “arricchirsi di opere buone” (1Ti 6:18), quelle opere che, come donne e uomini rigenerati per la grazia di Dio, dovrebbero occuparci senza sosta (Ef 2:10)? Sono quelle opere che nel giorno di Cristo rimarranno ed avranno la loro ricompensa (1Co 3:14). Anche il nostro carattere, se controllato dallo Spirito Santo, è considerato da Dio un bene di valore. L’apostolo Pietro, parlando alle mogli cristiane, si esprimeva così: “Il vostro ornamento non sia quello esteriore, che consiste nell’intrecciarsi i capelli, nel mettersi addosso gioielli d’oro e nell’indossare belle vesti, ma quello che è intimo e nascosto nel cuore, la purezza incorruttibile di uno spirito dolce e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran valore” (1P 3:3-4) Alla luce di queste cose che per Dio sono beni di valore, forse dobbiamo ammettere che la nostra scala di valori ha bisogno di essere di nuovo regolata in base al metro di Dio. Se le ricchezze di Dio ci colmeranno, saremo soddisfatti e contenti al punto di non desiderare altro. Saranno altresì posti i presupposti per un approccio sobrio ed equilibrato nei confronti di tutti i beni materiali.

Il lavoro: un dovere da apprezzare

Dopo aver parlato di “ricchezze spirituali”, si potrebbe pensare che il credente non abbia sufficienti indicazioni dal Signore per vivere sulla terra, dove tutti necessitiamo un coinvolgimento con il denaro ed i beni materiali, al punto da non essere neppure nelle condizioni di offrire una testimonianza credibile alla generazione in cui vive. In realtà, la Scrittura è molto concreta e realistica. Ci ricorda che, mentre abbiamo vita su questa terra, non soltanto abbiamo la necessità di lavorare ma ne abbiamo il dovere. “Infatti, voi stessi sapete come ci dovete imitare: perché non ci siamo comportati disordinatamente tra di voi; né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di nessuno, ma con fatica e con pena abbiamo lavorato notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi. (…) Infatti, quando eravamo con voi, vi comandavamo questo: che se qualcuno non vuole lavorare, neppure deve mangiare” (2Te 3:7-8, 10). Il lavoro era previsto per l’uomo ancor prima dell’ingresso del peccato nel mondo, infatti il compito che Dio affidò ad Adamo in Eden era di lavorare il giardino e custodirlo (Ge 2:15).
Lavorando, l’uomo irradia un riflesso dell’immagine e somiglianza di Dio che porta in sé, in quanto Dio stesso è creativo ed operativo. Il credente, che per la grazia ha ricevuto certezze in vista del suo futuro eterno, a maggior ragione degli altri deve vivere il presente, con tutti i doveri che esso comporta, con consapevolezza e con impegno. Basti leggere alcuni passaggi del libro dei Proverbi per ricordare che Dio non gradisce per niente il pigro (6:6-11; 10:26; 15:19; 18:9; 24:30-34; 26:13-16). Il Nuovo Testamento non manca di esortare, in vari brani, tanto chi ha la responsabilità di essere “padrone” (titolare, datore di lavoro) tanto chi ricopre la posizione di “servo” (dipendente, subordinato), insegnando i doveri reciproci degli uni e degli altri. In questo frangente vorrei mettere in evidenza solo una delle esortazioni che incontriamo in questi passaggi, valida per chi si trova in un contesto non facile:
“Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l’eredità. Servite Cristo, il Signore!” (Cl 3:23-24). Lavorare di buon animo, ecco che cosa il Signore ci insegna a fare! Lavorare come se stessimo svolgendo la nostra attività per Lui e non per gli uomini. Certo, si potrebbe osservare che vi sono luoghi di lavoro in cui è ben più difficile di altri mettere in pratica queste parole, per il tipo di lavoro, per i titolari, per i colleghi, per i sottoposti, per la retribuzione… Ma se Dio è con noi, in qualsiasi contesto ci troviamo non potrà che manifestarsi il frutto della sua presenza. Il giovane Giuseppe è un esempio incoraggiante al riguardo: benché si trovasse ingiustamente schiavo in Egitto, tutti potevano riscontrare che Dio era con lui e “che il Signore gli faceva prosperare nelle mani tutto ciò che intraprendeva” (Ge 39:3). Giuseppe non era un pigro e Dio poteva manifestarsi attraverso di lui mentre svolgeva le sue mansioni lavorative. Dobbiamo lavorare con onestà e con impegno, per sovvenire non solo alle nostre necessità, ma anche per aiutare gli altri. È scritto infatti: “Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a colui che è nel bisogno” (Ef 4:28). L’impegno nel proprio lavoro, se vissuto con la dovuta onestà, è da apprezzare in quanto, oltre a consentire di condurre una vita dignitosa, permette anche di donare agli altri.
• “…Dio ama un donatore gioioso” (2Co 9:7).
• “Così dunque, finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede” (Ga 6:10). Dobbiamo essere pronti a condividere i redditi derivanti dal nostro lavoro con chi ci circonda, primi fra tutti i fratelli e le sorelle in fede. Non dimentichiamo che, anche quando abbiamo qualcosa che deriva dalle fatiche delle nostre attività quotidiane, esso rimane un dono di Dio che dobbiamo rendere a lui perché possa essere utile secondo i suoi buoni propositi. Lungi da noi la sete di arricchire e di essere egoisti, lungi da noi il pensiero di spendere “nei nostri piaceri” (Gm 4:3): ne risentirebbe negativamente tutta la nostra vita e la nostra crescita spirituale. Al contrario, più doneremo e più saremo benedetti, perché “Chi è benefico sarà nell’abbondanza, e chi annaffia sarà egli pure annaffiato” (Pr 11:25).

Pianificare con umiltà e fiducia in Dio

Quando siamo alle prese con i beni materiali, si tratti del denaro, di proprietà, di investimenti o altro ancora, dobbiamo spesso confrontarci con il tempo che ci sta davanti e fare dei programmi. Specialmente in questi tempi “di crisi”, dobbiamo fare i conti con l’opportunità di intraprendere o meno una certa impresa, fare o non fare un acquisto importante, e via di seguito. Vi sono due indicazioni della Parola che dovremmo tenere presenti.
• La prima, è che dobbiamo essere caratterizzati dalla prudenza e dall’umiltà. Nella società del tutto e subito, i figli di Dio devono distinguersi anche per la capacità di pianificare la propria vita personale e familiare in modo equilibrato, senza presunzione e senza azzardi. “E ora a voi che dite: Oggi o domani andremo nella tale città, vi staremo un anno, trafficheremo e guadagneremo; mentre non sapete quel che succederà domani! Che cos’è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce. Dovreste invece dire: Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest’altro. Invece voi vi vantate con la vostra arroganza. Un tale vanto è cattivo. Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato” (Gm 4:13-17). Dobbiamo pensare al nostro domani tenendo conto del fatto che esso potrà essere condizionato da tanti fattori che non possiamo e non potremo controllare. Saremo ancora in vita? Sarà già tornato il Signore? Saremo nelle condizioni di mettere in azione i propositi che abbiamo oggi? Se ciò sarà possibile, lo sarà esclusivamente per la bontà di Dio. Abbiamo la possibilità di fare dei progetti, è lecito avere delle ambizioni, ma non dimentichiamo di anteporre a questi progetti e a queste ambizioni il “se Dio vuole”. Poche parole che non devono essere uno slogan, ma l’espressione convinta della nostra sottomissione alla volontà di Dio per noi. E se quei piani che avevamo formulato non vedessero la realizzazione, questo non dovrà essere per noi un motivo di tristezza e di rancore, ma sempre di riflessione e di ringraziamento a Dio.
• La seconda indicazione biblica, è che dobbiamo cercare la volontà di Dio e attendere con fiducia le sue risposte. “All’uomo spettano i disegni del cuore; ma la risposta della lingua viene dal Signore. Tutte le vie dell’uomo a lui sembrano pure, ma il Signore pesa gli spiriti. Affida al Signore le tue opere, e i tuoi progetti avranno successo” (Pr 16:1-3). “Riponi la tua sorte nel Signore; confida in Lui, ed egli agirà” (Sl 37:3). Dobbiamo anzitutto sottoporre tutti i nostri desideri al Signore, perché possano essere vagliati alla luce della sua presenza e della sua Parola che giudica, così da venire purificati da tutti quelli che sono dettati da noi stessi e provengono da motivazioni impure. Poi, dobbiamo avere una vita di preghiera attraverso la quale presentare a Dio le nostre richieste. Dobbiamo farlo con la fiducia piena ed incondizionata che Dio compirà quei propositi che corrispondono alla sua volontà. In questa esperienza di comunione intima con lui comprenderemo anche quali sono le cose che invece non dobbiamo più cercare di realizzare. Ma non dubitiamo di lui: egli agirà sempre per dare successo alle nostre opere che gli abbiamo affidato nella prospettiva che, portate a compimento, lo glorificheranno. A volte le risposte di Dio non arriveranno subito, ma impariamo anche in quei momenti a dipendere da lui, i cui tempi spesso non corrispondono ai nostri. Anche se viviamo in tempi di crisi, facciamo in modo che la nostra vita non debba risentire della peggiore delle crisi: quella dei valori morali e spirituali. Cerchiamo quindi di portare, nel tempo in cui ci troviamo a vivere, i valori di Dio e dell’eternità, avendo un approccio equilibrato con i beni materiali, in base agli insegnamenti della Parola che abbiamo brevemente considerato.


"Con me sono ricchezze e gloria, la ricchezza che dura e la giustizia.
Il mio frutto è migliore dell'oro, sì, dell'oro fino e il mio prodotto più dell'argento scelto.
Io cammino nella via della giustizia in mezzo ai sentieri dell'equità,
per far ereditare la vera ricchezza a quelli che mi amano e per riempire i loro tesori."
(8 Proverbi 18:21  )
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