Un evento solenne
Ogni anno il calendario ci ripropone delle ricorrenze che vengono
celebrate (per motivi differenti) con gioia o con tristezza. C'è né una
in particolare (forse la sola) che viene ricordata generalmente con
solennità e con tanta tristezza, quella del
2 Novembre, la Commemorazione dei defunti, ed è facile capire perché viene ricordata con tanta mestizia.
Questa particolare "commemorazione" - come tutte le altre - ha un suo
preciso "rituale" che - in questo caso - è incentrato particolarmente
nell'andare al cimitero per "visitare" una persona cara, deporre dei
fiori sulla tomba ed eventualmente nell'assistere a un rito religioso
sperando che "il caro estinto" ne tragga "qualche beneficio". Ma da
quello che la Bibbia afferma, dopo la morte si può solo "raccogliere" il
frutto della propria "seminagione", quindi
nessuno dopo la morte può cambiare, modificare o migliorare il proprio stato dinanzi a Dio, neanche con delle accorate suppliche (vedi
Lu. 16:19-31) né tanto meno noi vivi possiamo trarre benefici dai morti in quanto Dio non vuole.
Se vi si dice: "Consultate quelli che evocano gli spiriti e gli
indovini, quelli che susurranno e bisbigliano", rispondete: "Un popolo
non dev’egli consultare il suo Dio? Si rivolgerà egli ai morti a pro de’
vivi?"(Isaia 8,19).
Che viene dopo la morte?
Che viene dopo la morte?
Per sdrammatizzare questo sofferto evento della vita umana, c'è chi
ha ironizzato, come George Bernard Shaw (noto drammaturgo irlandese) che
disse: "Certo che le statistiche sulla morte sono realmente
impressionanti:
una persona su una muore".
Il divertentissimo libro da Marcello D'Orta: Io speriamo che me la cavo
raccoglie una sessantina di temi scritti da ragazzi delle scuole
elementari di Arzano (NA). In uno di questi temi un bambino racconta
"Una visita al Camposanto" dicendo: "Prima di partire...ridevo sempre, a
casa giocavo. Ma era il giorno dei morti, e mio padre mi aveva detto
che io dovevo essere triste, perché era il giorno dei morti, e allora io
l'ho fatto contento e sono diventato triste…".
Il tema di un altro ragazzo citato nel suddetto libro [parla della
fine del mondo e conclude] "Il mondo scoppierà, le stelle scoppieranno,
il cielo scoppierà, Arzano si farà in mille pezzi. Il sindaco di Arzano e
l'assessore andranno in mezzo alle capre…. I buoni rideranno e i
cattivi piangeranno, quelli del purgatorio un
po ridono e un po piangono. I bambini del Limbo diventeranno farfalle.
Io speriamo che me la cavo"…
Il secondo ragazzino lascia emergere un
atteggiamento classico: quello cioè di giudicare e condannare le persone
antipatiche o di malaffare (come il sindaco di Arzano e l'assessore) e
essere pronto a "salvare" le persone care o almeno simpatiche.
Nello stesso tempo, l'astuta e prudente conclusione espressa nel tema del secondo ragazzino: ("io speriamo che me la cavo"),
fa emergere anche un certo disagio comune a tutti quelli che
"avvertono" in se stessi che dopo la morte c'è qualcosa, ma sono
tormentati perché non sanno (o non vogliono sapere) cos'è quel
"qualcosa" e non sanno come affrontare quel "qualcosa", e allora vivono
in una sorta di speranzoso e logorante tormento evidenziato molto bene
dalle parole di questo arguto ragazzino:
"io… speriamo che me la cavo"… finché non giunge
il proprio personale 2 Novembre!
Peggio della morte fisica: La morte spirituale
Quello che è ancora più grave è che l'uomo è morto soprattutto spiritualmente, e questa è la morte peggiore per l'essere umano, perché le sue ripercussioni su ogni singolo individuo sono eterne, senza tempo.
Questo tipo di morte ha la sua origine nella caduta dell'uomo nel
peccato. Infatti da quando Adamo ed Eva disubbidirono a Dio, furono
scacciati dalla presenza di Dio, perciò vennero
separati da Lui: "Il Signore Iddio mandò via l'uomo dal giardino d'Eden… Così egli [Dio]
scacciò l'uomo… dal giardino d'Eden" (Ge. 3: 23, 24). Ma l'uomo non può vivere
lontano da Dio, e questo concetto lo
espresse molto bene Agostino d'Ippona quando scrisse: "Nel cuore
dell'uomo c'è un vuoto, e questo vuoto ha la 'forma' di Dio… Tu [Dio] ci
hai creati per Te, e
il cuor nostro è inquieto finché non trova il suo riposo in Te" (Le Confessioni).
Da quando Dio ha dovuto scacciare l'uomo dall'Eden, gli esseri umani sono:
"morti [spiritualmente] nelle loro colpe e nei loro peccati" (Ef. 2:1). Da allora gli uomini
"sono privi [privati] della gloria di Dio" (Ro. 3:23).
Quale sarà il mio futuro se non conosco Gesù?
A questo punto però è d'obbligo porsi qualche domanda: qual è il futuro dei defunti? Come sarà il mio personale "2 Novembre?". La Bibbia risponde in maniera inequivocabile a queste domande, e il nostro futuro "2 Novembre" dipende dalla nostra scelta personale:
Se non conosco Gesù, la Bibbia dice, "È
terribile cadere nelle mani del Dio vivente" (Eb. 10:31). "Chi non crede
[in Gesù] è già giudicato, perché non ha creduto nel nome
dell'unigenito Figlio di Dio" (Gv. 3:18). "Chi rifiuta di credere al
Figlio [di Dio] non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui"
(Gv. 3:36). "Se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu
gettato nello stagno di fuoco [inferno]" (Ap. 20:15), e nell'inferno
"Saranno tormentati [insieme al Diavolo] giorno e notte, nei secoli dei
secoli" (Ap. 20:10).
Quale sarà il mio futuro se conosco Gesù?
Se credo in Gesù, il mio futuro è meraviglioso perché la morte spirituale (ossia l'eterna separazione da Dio) per loro non esiste più, perché da Cristo Gesù hanno ricevuto la vita eterna, sono passati dalla morte alla vita. Infatti Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna [paradiso] e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita" (Gv. 5:24). "Chi crede in lui [Gesù] non è giudicato" (Gv. 3:18). "Chi crede nel Figlio [Gesù] ha vita eterna" (Gv. 3:36), è stato salvato sia per il tempo presente che per l'eternità!!!
Di fronte alle lacrime di Marta (che piangeva la morte di suo fratello Lazzaro), Gesù dichiarò:
"Io sono la risurrezione e la vita; chi crede
in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà
mai" (Gv. 11:25, 26).
Sin dal momento della morte fisica il credente va col Signore, infatti Gesù al criminale pentito che stava morendo su una croce a fianco a Lui, gli disse:
"In verità io ti dico che oggi tu sarai con me in paradiso" (Lu. 23:43). Gesù non gli disse che non avrebbe più sofferto, infatti quel criminale convertito a Cristo morì fra atroci spasmi, ma
"le sofferenze del tempo presente non sono
assolutamente paragonabili alla gloria che sarà manifestata a nostro
riguardo" (Ro. 8:18).
"Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; poiché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Quindi chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna" (Galati 6:7, 8)
Il criminale che era crocifisso a fianco di Gesù, gli Apostoli, i
martiri cristiani e milioni di milioni di cristiani di ogni epoca, hanno
affrontato indicibili sofferenze e anche la morte senza timore, perché
sapevano dove andavano e cosa li attendeva. E tu? Sai qual è il tuo
futuro dopo il tuo personale "2 Novembre"? O vuoi comportarti come quel
tizio che, leggendo queste parole su una lapide in un cimitero:
"Fermati, o straniero che passi. Come tu sei, io sono stato. Come sono
ora, presto lo sarai anche tu. Preparati a seguirmi", così replicò: "Di
seguirti non ho l'intenzione finché non so la tua destinazione"!
Ora, allo scritto su di una lapide, si può rispondere in maniera
più o meno arguta e andarsene con un'alzata di spalle pensando di avere
così risolto il proprio spinoso problema. In un tema si può scrivere
"io… speriamo che me la cavo" e intanto attendere il proprio personale
"2 Novembre" vivendo in una sorta di speranzoso, illusorio e logorante
tormento. Oppure si può attendere il proprio "2 Novembre" ponendo la
propria fede in Gesù che disse:
"In verità, in verità vi dico: chi ascolta la
mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna e non viene
in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita" (Gv. 5:24).
La
percezione mesta, a volte tragica, della morte è comune a
tutti,credenti e non, ma la fede cristiana ha una parola nuova e
risolutiva, che oggi dovrebbe risuonare nella Chiesa e nei cuori, una
cosa semplice e grandiosa: che la morte c’è, ma che Cristo ha vinto la morte! La
morte non è più la stessa di prima, un fatto decisivo è intervenuto.
Essa ha perso il suo pungiglione, come un serpente il cui veleno è
capace solo di addormentare la vittima per qualche ora, ma non di
ucciderla. "La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov’è, o morte,
la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?" (1Cor 15,55).
Una
breccia è stata aperta per sempre attraverso il muro della morte.
Grazie a Cristo, la morte non è più un muro davanti al quale tutto si
infrange; è un passaggio. È una specie di “ponte dei
sospiri”, attraverso il quale si entra nella vita vera, quella che non
conosce la morte. "Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; poiché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Quindi chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna" (Galati 6:7, 8)
Diciamo che queste tradizioni umane derivano dal culto dei morti che facevano gli egizi,quindi un accostamento ad una tradizione antichissima ma ricca di magia. La cosa sorprendente è che la chiesa cattolica ha insegnato una inutile tradizione, a volte anche perniciosa, in quanto queste festività coincidono con delle feste pagane-sataniche. Personalmente avrei inserito nel calendario una festa alla vera Vita Eterna grazie al sacrificio di Gesù Cristo, con inni e canti di lode a DIO.
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