All'incrocio delle due strade | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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mercoledì 4 maggio 2011
Unknown

All'incrocio delle due strade

aereo

 Il volo 007 delle Linee Aeree Coreane partì da Anchorage, in Alaska, il 31 ottobre 1983, per un volo diretto a Seul, in Corea. Tuttavia, il pilota e l'equipaggio non sapevano che il computer preposto alla rotta riproduceva nelle direttive un errore di un grado e mezzo. Al momento della partenza l'errore era sconosciuto; dopo 100 miglia di volo era tanto insignificante che non si notava, ma quando il gigantesco 747 raggiunse l'Oceano Pacifico, a causa di quell'errore, finì fuori rotta e intercettato da un radar sovietico che lo ritenne un aereo spia, fu abbattuto e tutti i passeggeri perirono.
Un piccolo errore al punto di partenza si trasformò in un tragico sconfinamento e terminò con un disastro.

Salmo 1 

Il Salmo primo presenta due possibili piani di navigazione, con risultati molto diversi tra loro ed offre un modo per conoscere la nostra rotta.
Esso esalta e loda il giusto che si separa dai peccatori e mette tutta la sua attenzione sulla fondamentale pratica di meditare la legge del Signore, sola ed unica fonte di bene, gioia e felicità. Ora, mentre l'empio peccatore è condannato alla rovina ed all'eterna perdizione, il giusto che obbedisce ed ha piena fiducia nella bontà di Dio, cresce, porta del frutto ed ottiene la vita. Il Salmo mette enfasi sulla scelta che si pone dinanzi all'uomo: seguire la via giusta che porta alla vita, oppure la via del peccato e della perdizione. Questo concetto lo ritroviamo più volte nell'Antico Testamento (Geremia 21:9; Deuteronomio 30:15-20; Giosuè 24:15).
Il Salmo può indubbiamente dividersi in parti diverse. Vediamole insieme:


BEATO L'UOMO

benedizione

La più grande raccolta poetica e profetica che sia mai stata scritta si apre con una promessa di felicità (V.1).
L'invito alla decisione è presentato nella forma di una beatitudine: "Beato l'uomo" (letteralmente "felicità dell'uomo"). Questa espressione fa parte del linguaggio comune che troviamo sovente quasi come formula di cortesia (1Re 10:8), ma la ritroviamo anche in altri brani, sebbene in forme diversificate (Salmo 112:1; 32:1; 84:5,12). Come Geremia esso mette la beatitudine dell'uomo giusto, che ha fiducia in Dio fortemente in contrasto con la maledizione che grava sul peccatore (Geremia 17:5-7). 
Anche nel N.T. troviamo questa bellissima espressione nel Sermone sul Monte pronunciato dal Signor Gesù (Matteo 5:3).
Lo scrittore del Salmo sarà stato, molto probabilmente, uno dei cosiddetti maestri di sapienza (Geremia 8:9; 18:18; Ecclesiaste 12:11) che si prefiggevano di insegnare ai più giovani e secondo la propria esperienza, la strada da seguire per avere la gioia e la vita.
Tuttavia non si deve fraintendere l'insegnamento del salmista come se i giusti saranno sempre nella felicità o nella prosperità, visto che tutta la Bibbia sottolinea che anche i giusti soffrono e, talvolta, addirittura più dell'empio (Salmo 73:3-12). La gioia e la felicità del giusto, in effetti, derivano semplicemente dalla fiducia in Dio: "La saggezza non chiama forse? L'intelligenza non fa udire la sua voce? Essa sta in piedi in cima ai luoghi più elevati, sulla strada, agli incroci; grida presso le porte della città, all'ingresso, negli androni: "Chiamo voi, o uomini nobili, la mia voce si rivolge ai figli del popolo" (Proverbi 8:1-4).

  • CHE NON CAMMINA SECONDO IL CONSIGLIO DEGLI EMPI

Ogni qualvolta i miei sentimenti o le mie emozioni oppure il consiglio di amici mi spingono a compiere qualcosa che non è coerente con la Parola di Dio, sono indotto a seguire il "consiglio degli empi". L'attitudine assunta riguarda la scelta di vivere fuori dalla volontà di Dio, espressa nella Bibbia e contro il suggerimento interiore dello Spirito Santo.
Camminare secondo il consiglio degli empi, significa adeguare la propria condotta a quella degli empi e, in questo modo, passare, come dire man mano, dalla loro parte: "Non entrare nel sentiero degli empi e non t'inoltrare per la via dei malvagi; schivala, non passare per essa; allontanatene, e va' oltre. Essi infatti non possono dormire, se non hanno fatto del male; il sonno è loro tolto, se non hanno fatto cadere qualcuno. Essi mangiano il pane dell'empietà e bevono il vino della violenza; ma il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va sempre più risplendendo, finché sia giorno pieno" (Proverbi 4:14-18).
L'uomo giusto non si lascerà guidare dai principi dei malvagi, anzi se ne allontanerà subito: "Figlio mio, se i peccatori ti vogliono sviare, non dar loro retta. Potranno dirti: "Vieni con noi; mettiamoci in agguato per uccidere; tendiamo insidie senza motivo all'innocente; inghiottiamoli vivi, come il soggiorno dei morti, e tutti interi come quelli che scendono nella tomba; noi troveremo ogni sorta di beni preziosi, riempiremo le nostre case di bottino; tu estrarrai a sorte la tua parte con noi, non ci sarà tra noi tutti che una borsa sola". Tu però, figlio mio, non t'incamminare con loro; trattieni il tuo piede lontano dal loro sentiero" (Proverbi 1:10-15).

  • NON SI FERMA SULLA VIA DEI PECCATORI

Fermarsi significa assumere una posizione statica e fissa. Non ho forse sbagliato nel camminare con gli empi, accettando il loro punto di vista ma è giustificato che ora mi fermi e compia delle scelte errate legittimando così il comportamento peccaminoso loro e mio?
Se il verbo "camminare" ci dà l'idea di un adeguamento ai malvagi, il verbo "fermarsi" ci mette dinanzi ad una posizione oramai acquisita e durevole nel tempo. Il termine indica il fatto che si condividono i principi e la condotta dei peccatori, cioè di coloro che hanno "sbagliato il bersaglio".

  • NON SI SIEDE IN COMPAGNIA DEGLI SCHERNITORI

Sedersi è una posizione finale. Rifiuto di restare in piedi, ma mi sistemo per rimanere in quell'attitudine. Schernisco e derido coloro che cercano la volontà e la via di Dio.
Infine, la mia lontananza da Dio è così estrema al punto che divento critico nei riguardi di Dio, del prossimo e sleale verso tutti. "Io non mi sono seduto assieme a quelli che ridono, e non mi sono rallegrato; ma per causa della tua mano mi sono seduto solitario, perché tu mi riempivi di sdegno" (Geremia 15:17).
Qui l'espressione indica una assuefazione alla via dei beffardi e degli schernitori nemici di Dio, della Sua Parola e dei Suoi principi di morale, etica e fede. In altri termini si tratta di una vera connivenza abituale che porta a mescolarsi e mimetizzarsi con i bestemmiatori. Si nota, dunque, in che modo il pericolo del peccato si presenta all'uomo di Dio: camminare, fermarsi e, infine, sedersi. È indubbiamente felice chi sa prendere le dovute distanze sin dal principio quando rifiuta di camminare o semplicemente simpatizzare con i malvagi scegliendo di obbedire alla legge di Dio. 

  • IL CUI DILETTO È NELLA LEGGE DEL SIGNORE E SU QUELLA LEGGE MEDITA GIORNO E NOTTE

pregare

MEDITARE VUOL DIRE "RUMINARE" LE VERITÀ CHE ABBIAMO ASCOLTATO. QUEL CRISTIANO CHE NON PRATICA LA MEDITAZIONE È COME GLI ANIMALI DELL'ANTICO TESTAMENTO CHE NON RUMINAVANO, I QUALI ERANO CONSIDERATI IMPURI. MEDITARE È COME ANNAFFIARE UN SEME: FA SBOCCIARE I FIORI E CRESCERE I FRUTTI DELLA GRAZIA NELLA NOSTRA VITA" (Thomas Watson).

I BENEFICI DELLA MEDITAZIONE

albero
    
È impossibile enumerare tutti i benefici che possiamo ricevere da una regolare e sistematica meditazione della Bibbia, ma possiamo trovare alcune indicazioni nei seguenti riferimenti. Chi medita:
  • PROSPERA NELLE VIE DEL SIGNORE: "Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai" (Giosuè 1:8).
  • È BENEDETTO DA DIO: "Vi metterete dunque nel cuore e nell'anima queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno e ve le metterete sulla fronte in mezzo agli occhi; le insegnerete ai vostri figli, parlandone quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai in viaggio, quando ti coricherai e quando ti alzerai; le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte delle tue città, affinché i vostri giorni e i giorni dei vostri figli, nel paese che il Signore giurò di dare ai vostri padri siano numerosi come i giorni dei cieli al di sopra della terra. Infatti, se osservate diligentemente tutti questi comandamenti che vi do, e li mettete in pratica, amando il Signore, il vostro Dio, camminando in tutte le sue vie e tenendovi stretti a lui, il Signore scaccerà davanti a voi tutte quelle nazioni e voi vi impadronirete di nazioni più grandi e più potenti di voi. Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà sarà vostro; i vostri confini si estenderanno dal deserto al Libano, dal fiume, il fiume Eufrate, al mare occidentale. Nessuno vi potrà resistere; il Signore, il vostro Dio, come vi ha detto, diffonderà la paura e il terrore di voi per tutto il paese dove camminerete. Guardate, io metto oggi davanti a voi la benedizione e la maledizione: la benedizione se ubbidite ai comandamenti del Signore vostro Dio, che oggi vi do; la maledizione, se non ubbidite ai comandamenti del Signore vostro Dio" (Deuteronomio 11:18-21).
  • DIVENTA UN ALBERO FRUTTIFERO: "Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge del Signore, e su quella legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà" (Salmo 1:1-3).
  • È RICOMPENSATO DA DIO: "Le parole del Signore sono verità..son più desiderabili dell'oro, anzi, più di molto oro finissimo; son più dolci del miele, anzi, di quello che stilla dai favi. Anche il tuo servo è da essi ammaestrato; v'è gran ricompensa a osservarli" (Salmo 19:11).
  • CONTEMPLA LE MERAVIGLIE DI DIO: "Beati quelli che sono integri nelle loro vie, che camminano secondo la legge del Signore. Beati quelli che osservano i suoi insegnamenti, che lo cercano con tutto il cuore e non commettono il male, ma camminano nelle sue vie. Tu hai dato i tuoi precetti perché siano osservati con cura. Sia ferma la mia condotta nell'osservanza dei tuoi statuti! Non dovrò vergognarmi quando considererò tutti i tuoi comandamenti. Ti celebrerò con cuore retto, imparando i tuoi giusti decreti. Osserverò i tuoi statuti, non abbandonarmi mai. Come potrà il giovane render pura la sua via? Badando a essa mediante la tua parola. Ti ho cercato con tutto il mio cuore; non lasciare che mi allontani dai tuoi comandamenti. Ho conservato la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te. Tu sei benedetto, o Signore; insegnami i tuoi statuti. Ho enumerato con le mie labbra tutti i giudizi della tua bocca. Gioisco seguendo le tue testimonianze, come se possedessi tutte le ricchezze. Io mediterò sui tuoi precetti e considererò i tuoi sentieri. Mi diletterò nei tuoi statuti e non dimenticherò la tua parola. Fa' del bene al tuo servo perché io viva e osservi la tua parola. Apri i miei occhi, e contemplerò le meraviglie della tua legge" (Salmo 119:1-18).

Ecco una bella definizione di meditazione: "È IL RACCOGLIERSI DELL'ANIMA IN SE STESSA, AFFINCHÉ, CONCENTRANDO SOLENNEMENTE E PROFONDAMENTE I PROPRI PENSIERI SU DIO, NEL CUORE SORGANO DEI SANTI SENTIMENTI" (Thomas Watson).
È importante, a questo punto, porre l'accento sulla figura del giusto:

pianta

a. "Come un albero". Una pianta forte, maestosa, piena di vigore, che dura nel tempo e negli anni, da mettere in netto contrasto con la effimera fugacità dell'erba che viene calpestata e si secca prestamente (Isaia 40:7, 31; Salmo 103:15).

b. "Piantato". Ciò implica il fatto che le radici dell'albero sono ben affondate nel suolo. Egli è piantato nella comunità del popolo di Dio, quindi è fortemente ancorato. Il credente non può sopravvivere nel "mondo", ma deve essere "trapiantato" (il termine originale da più questa idea) nella Chiesa del Signore. Qui c'è il terreno adatto per poter crescere e sviluppare.

c. "Vicino a ruscelli". Questo terreno è impregnato d'acqua perché è attraversato da un ruscello o da un fiume. L'albero, dunque, è alimentato dall'acqua e dal terreno ricco di vitamine, non può dar frutto da sé! 
La legge del Signore è come acqua che vivifica, nutre e stimola la crescita e lo sviluppo del giusto: "La legge penetra nell'interiorità dell'uomo e diventa linfa vitale che porta il suo frutto" (Deuteronomio 30:11-14; Geremia 31:31-34). Il credente, trapiantato nel terreno nuovo della Chiesa, attinge l'acqua della Parola che lo Spirito Santo dona gratuitamente.

d. "Dà il suo frutto nella sua stagione". Il giusto, attingendo la linfa vitale dalla Parola di Dio, non solo è vivo, ma dimostra questa sua vita portando del frutto nella sua stagione. Ciò indica una condizione di perfetto funzionamento, di vita vissuta con Dio nella normalità. 
Non dà frutti prematuri, presto inariditi per mancanza d'acqua e neppure frutti a ripetizione, ma porta frutti al tempo giusto, cioè al tempo voluto da Dio. Insomma, l'espressione indica una vita conforme alla volontà di Dio che si estrinseca esteriormente con un frutto buono al tempo giusto: "Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Giovanni 15:5,16).

e. "Il cui fogliame non appassisce". L'espressione del salmista indica la vigorosità, la vitalità e la costanza che distinguono il giusto. Porta del frutto nella sua stagione ma manifesta la vita in tutte le stagioni. È un albero sempre verde che testimonia in ogni tempo la grazia ottenuta e vissuta nella quotidianità.

f. "Tutto quello che fa, prospererà". Quest'ultima frase non si riferisce all'albero, ma al giusto. Quando il credente è piantato nel terreno giusto ed attinge l'acqua che in esso vi si trova, allora sicuramente prospererà: "Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai" (Giosuè 1:8).

   
L'idea di prosperità, naturalmente, non è intesa come quella del mondo pagano, cioè di amore, salute e ricchezza, infatti, la Bibbia parla lungamente della prosperità dei malvagi (Salmo 73:3-12) e delle sofferenze dei giusti (Salmo 37:7; 56:8), ma è la fiduciosa certezza di essere con Dio ed al centro della sua benedetta volontà. Il vero contenuto e valore della vita va riscoperto non nel successo in sé, ma nella gioiosa ed incrollabile certezza in Dio" (Romani 8:28-39).

LA ROVINA DEL PECCATORE

divisione

La vita dell'empio è ora posta in netto contrasto con quella del giusto. Sicuramente il salmista vuole descrivere l'inutilità, il vuoto e la miseria spirituale in cui versa l'empio. Completamente opposta alla stabilità e alla fruttuosità del giusto, è presentata la rovinosa sorte dell'empio: egli è come la pula del grano. 
L'immagine della pula non è nuova nell'Antico Testamento:

- Isaia 17:13: "Le nazioni rumoreggiano come rumoreggiano le grandi acque. Ma Egli le minaccia, ed esse fuggono lontano, cacciate, come la pula dei monti dal vento, come un turbine di polvere dall'uragano".

- Giobbe 21:18: "Quando mai sono essi come paglia al vento, come pula portata via dall'uragano?"

- Salmo 35:5: "Siano come pula al vento, e l'angelo del Signore li scacci".


pula

Dopo aver falciato il grano, i covoni venivano portati e sparsi su uno spazio libero ed elevato, ben esposto ai venti e fuori dai centri abitati. Il grano era trebbiato con una slitta trebbiatrice che, trascinata sui covoni, schiacciava le spighe, liberando il grano. I contadini, a questo punto, separavano il grano dalla pula, cioè la parte più leggera della paglia, i gusci del grano ormai completamente inutili, lanciando in alto questo ammasso con un'apposita pala e, mentre il grano più pesante, ricadeva sul suolo, la pula era portata via dal vento. Per il salmista la vita dell'empio, cioè dell'uomo che ha scelto di vivere senza Dio, è come la pula, senza alcun valore e significato: "Egli ha in mano il suo ventilabro per ripulire interamente la sua aia e raccogliere il grano nel suo granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile" (Luca 3:17).
C.H. Spurgeon al riguardo ha scritto: "Notate bene: non sono simili ad un albero selvatico, non piantato, ma nato da se, no: l'albero ha vita, e costoro sono morti nel peccato; non sono neppure paragonati all'albero sradicato, perché egli è sempre buono a qualcosa: se lo porta seco la piena del fiume, la gente lo pesca, lo asciuga, ne fa fuoco e si scalda. Non sono neppure simili al cespuglio del deserto, perché almeno quello è di qualche utilità, servendo a rallegrare un poco quella vasta desolazione: essi non rassomigliano a nulla che abbia vita, che sia buono a qualcosa". 

Una seconda cosa importante da notare è il giudizio dei peccatori. Essi non reggeranno davanti al giudizio di Dio:
 

"Perciò gli empi non reggeranno davanti al giudizio"
L'espressione "non reggeranno" è tradotta, a ben vedere, anche con altri termini: "non entreranno, non si alzeranno". Quest'espressione è una chiara indicazione escatologica.
Infatti la si può benissimo vedere in riferimento al giudizio finale, quando i peccatori, i reprobi, verranno condannati dal Giusto ed Eterno Giudice (Osea 13:3; Sofonia 2:2; Isaia 29:5; Salmo 35:5; Matteo 3:12). Gli empi sono letteralmente impotenti dinanzi al giudizio di Dio e pertanto non potranno "stare in piedi" dinanzi al Dio che hanno rifiutato e bestemmiato. 
Se natura e valore della vita del pio e dell'empio sono visibili già nel presente a chi guarda più a fondo, quanto più se si guarda al futuro, dove Dio stesso in giudizio pronuncerà la sentenza:

Malachia 3:1-3: "Ecco, io vi mando il mio messaggero, che spianerà la via davanti a me e subito il Signore, che voi cercate, l'Angelo del patto, che voi desiderate, entrerà nel suo tempio. Ecco egli viene", dice il Signore degli eserciti. Chi potrà resistere nel giorno della sua venuta? Chi potrà rimanere in piedi quando egli apparirà? Egli infatti è come il fuoco del fonditore, come la potassa dei lavatori di panni. Egli si metterà seduto, come chi raffina e purifica l'argento, e purificherà i figli di Levi e li raffinerà come si fa dell'oro e dell'argento".
 

Isaia 33:14,15: "I peccatori sono presi da spavento in Sion, un tremito si è impadronito degli empi. "Chi di noi potrà resistere al fuoco divorante? Chi di noi potrà resistere alle fiamme eterne?" Colui che cammina per le vie della giustizia, e parla rettamente; colui che disprezza i guadagni estorti, che scuote le mani per non accettar regali, che si tura gli orecchi per non udir parlare di sangue e chiude gli occhi per non vedere il male".
 
LE DUE VIE

scelta

Siamo così giunti alla conclusione del Salmo. Come ha fatto sin dall'inizio, il salmista mette in risalto, dopo aver fortemente dichiarato i contrasti tra il giusto e l'empio, l'albero e la pula, la via del giusto e la via dell'empio, dove per via s'intende un modo di vivere e di essere. 
Gesù stesso riprenderà poi questo tipo di figura quando mette in opposizione la via spaziosa che porta alla perdizione e la via angusta che conduce alla vita: "Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano" (Matteo 7:13,14).
Lo stesso apostolo Paolo metterà enfasi sul contrasto tra carne e spirito (Romani 8:5-9,13,14). È indubbio il fatto che non si possono servire due padroni (Matteo 6:24) e pertanto urge da parte dell'uomo scegliere e decidere la strada da seguire: "Così dice il Signore: "Fermatevi sulle vie e guardate, domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa; voi troverete riposo alle anime vostre! Ma quelli rispondono: "Non c'incammineremo per essa!" (Geremia 6:16).

A. La via dei giusti

giusti

"Poiché il Signore conosce la via dei giusti" .

La via dei giusti è sotto il segno della benedizione divina. Il verbo "conosce" non ha il senso della mera conoscenza intellettuale e neppure semplicemente quello della preveggenza ma il senso pieno dell'amore, dell'apprezzamento e della cura di Dio verso i suoi figli: "Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me" (Giovanni 10:14).
Nella via tracciata da Dio per i suoi figli si ritrovano le benedizioni ed i doni divini, nonché la grazia e l'aiuto necessari per vivere nella prosperità e nel "successo": "Tu m'insegni la via della vita; vi son gioie a sazietà in tua presenza; alla tua destra vi son delizie in eterno" (Salmo 16:11).
Naturalmente intraprendere questa via è una scelta che richiede rinunce e sforzi di vera umiltà (Luca 13:24).
L'espressione "conosce la via dei giusti", dunque, indica il fatto che Dio "osserva ed approva tutto il loro modo di fare (2Timoteo 2:19), garantendo loro una sorte diametralmente opposta a quella degli empi" (Giovanni 3:16; Romani 6:23). La fede del giusto è riposta esclusivamente in Dio che conosce appieno la sua vita e la sua condotta e si prende cura con interesse, con amore e spassionatamente di lui e del suo destino presente ed eterno (Salmo 94:9; Geremia 29:11; Salmo 121:3,4; Isaia 40:27). 
Gesù si è autoproclamato la via per eccellenza (Giovanni 14:6). Questa è la via per la quale dobbiamo camminare: "Quando andrete a destra o quando andrete a sinistra, le tue orecchie udranno dietro a te una voce che dirà: "Questa è la via; camminate per essa!" (Isaia 30:21).
 
B.La via dell'empio 

empio

- "Ma la via degli empi conduce alla rovina" 
Della via degli empi viene detto molto poco, ma è chiaramente dichiarata la meta alla quale conduce, la rovina e la perdizione:

- Proverbi 12:26: "Il giusto indica la strada al suo compagno, ma la via degli empi li fa smarrire".

- Proverbi 14:12: "C'è una via che all'uomo sembra diritta, ma essa conduce alla morte".

- Proverbi 16:25: "C'è una via che all'uomo sembra diritta, ma finisce con il condurre alla morte". 
Anche qui è necessario sottolineare che la rovina è intesa sia in senso escatologico, in quanto il giudizio di Dio sarà inequivocabile per gli empi, ma anche nel senso presente: l'empio vive nella nullità (Romani 3:16). In qualunque modo l'uomo viva la sua esistenza, se è senza Dio, è perduto, inutile ed inconsistente. Questa strada è una rovina di per se perché esclude Dio, il Signore e pensa di poter costruire ed edificare l'esistenza con le proprie forze e capacità. Sembra insomma di vedere il materialista e l'ateo che, noncurante del Creatore dell'universo, si da energicamente da fare e non si rende conto della rovina in cui vive il suo presente e della rovina in cui vivrà il suo futuro storico ed eterno.
Dio è il solo fondamento della nostra sussistenza; chi si allontana da lui, si allontana dalla vita (Salmo 49:10; 80:16; 119:176). Questa via,
cioè quella degli empi, non collima affatto con la via di Dio (Isaia 55:8) perché sono vie "oblique" (Isaia 30:12) e "tortuose" (Proverbi 2:15).
Il Salmo mette dunque dinanzi all'uomo la necessità di trovarsi nella posizione voluta da Dio, cioè a debita distanza dal peccato e dai peccatori: "Ora così parla il Signore degli eserciti: Riflettete bene sulla vostra condotta!" (Aggeo 1:5).
Perciò, mentre descrive la terribile condizione e fine dei peccatori e degli empi, il Salmista esorta a prendere la decisione di intraprendere la via del Signore, che conduce alla vita:

* Proverbi 16:17 "La strada maestra dell'uomo retto è evitare il male; chi bada alla sua via preserva sé stesso".

* Salmo 139:23,24 "Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c'è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna".
 


CONCLUSIONE

Quale strada stai percorrendo? Quella che porta alla vita o quella che porta alla morte? Fermati un attimo e considera il tuo cammino!

  

"Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al Signore che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare"
(Isaia 55:7 )

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