Uno degli
aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti
più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti
più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente
facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare
abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un
ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero
che non abbiamo veramente bisogno di Dio.
Però,
dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato.
Vogliamo
esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché
possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo
nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella
Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono
essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio
ci insegna nella sua parola sulla preghiera.
La Bibbia
insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento
ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi.
Ma la verità
che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto
che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente,
che cosa significa pregare nel nome di Gesù.
Chi può pregare?
La prima
verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare?
Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà?
Chiaramente,
oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano
non significa che vengono ascoltate da Dio.
Secondo la
Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò
come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare.
Per esempio,
in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come
Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al
trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo
pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio.
Leggiamo il brano.
“14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è
passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che
professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa
simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come
noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena
fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed
essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16)
Quindi,
solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare.
A CHI si deve pregare?
Quando
preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere?
E' giusto
pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito
Santo? Cosa ne dice la Bibbia?
In Matt. 6:9
Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio
Padre.
“Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9)
In Giov.
16:23 Gesù parla della preghiera al Padre.
“In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In
verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome,
egli ve la darà.” (Giov 16:23)
La Bibbia ci
insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo
pregare a Dio Padre.
Allora, qual
è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo?
Se dobbiamo
pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo?
Nel nome di Gesù
Gesù ci ha
insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto.
Lo Spirito Santo
Per quanto
riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta
allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non
esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo
pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo?
Lo Spirito
Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per
giungere a questo fine.
“Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo
annuncerà.” (Giov 16:14)
Si può anche
leggere Giov. 14:14-26.
Quando un
grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota
neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo
è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo.
Inoltre, lo
Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di
porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo.
“26 Allo
stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non
sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri
ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello
Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom
8:26-27)
Che
consolazione!
Quindi, a
chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo.
per COSA si deve pregare?
Per che cosa
dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni
preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure,
pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste?
Chiaramente,
nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per
avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari,
prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio,
prega per un buon tempo durante le vacanze.
Che cosa ne dice la Bibbia?
Esaminiamo
alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il
loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male.
Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male
spiritualmente.
Giovanni 14
Consideriamo
per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo.
“12 In
verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che
faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel
Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov
14:12-14)
Prima di
esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti
tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella
carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è
realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo
sforzarci di dividere rettamente questo brano.
Alcuni
credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente
questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo
nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase
“nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello
che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo
celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa
interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete
nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì.
Chi crede a
questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo
è un pensiero molto falso, e molto pericoloso.
Pensiamo a
come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse
situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività
comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha
anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo
versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente
è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta.
In un
secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore.
Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà
suo figlio.
In un altro
esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e
citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio,
visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio
nel nome di Gesù.
In un altro
esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una
che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il
proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È
convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che
desidera.
Senza andare
ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla
base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio
qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà
solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio
diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta.
Dio sarebbe soggetto alla nostra
volontà.
Se è così,
allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe
dovuto insegnarci a pregare:
“sia fatta
la nostra volontà, non la Tua”
Però, Dio
NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come
vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che
la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta!
Ci sono
tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio.
Per esempio,
leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino:
“E, andato
un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre
mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio
io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39)
Gesù,
nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse
la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua
richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la
sua.
In Luca 22,
Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che
sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse
evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo.
“31 «Simone,
Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io
ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai
convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32)
Gesù NON ha chiesto che Dio gli
togliesse la prova.
In
Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara
alla chiesa di Smirne.
“8
«All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e
l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la
tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di
essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere
quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi
in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci
giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha
orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà
colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11)
Egli spiegò
che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro
fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le
loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che
morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non
era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero
rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano
per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto
piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte
fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi.
Infatti, Dio
ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la
decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello
che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11
“In
lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il
proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria
volontà,” (Efe 1:11)
Se le nostre
preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile,
Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse
preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo.
Se le nostre
preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero
quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra
morte e di quella dei nostri cari.
“15 Le mie
ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle
profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e
nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando
nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16)
Se Dio ci
desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché
tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di
guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro
volontà, non quella di Dio. Se fosse
così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà
dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma
nel momento stabilito da noi.
Ma non è
così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che
stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose
secondo la decisione della Sua volontà!
Per esempio,
leggiamo in 1Samuele 2:6-8
“6 Il
SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa
risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8
Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere
con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della
terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8)
E' il
Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi!
Allora, qual
è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:
“e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)?
Per capire
bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo
contesto.
Cosa significa “nel mio nome”?
Dobbiamo
capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo
che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa
motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per
poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un
certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani.
Quindi, qual
è il senso della frase: “nel mio nome?”
Chiedere
“nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera,
costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi
saremo i sovrani. Ma non è così!
Pregare “nel
nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per
garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due
cose:
1. chiedere per i Suoi meriti
Prima di
tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti,
riconoscendo che noi non ne abbiamo.
Nessun di
noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di
Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio
nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi
venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico
del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla
(visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli
chiedo nel nome del mio amico.
Allora, chiedere nel nome di Gesù
necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per
conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria
insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver
nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste
per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente,
pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del
pregare nel nome di Gesù.
2. chiedere secondo la volontà di
Gesù
Dobbiamo però
considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di
chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere
secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo
principio. Ripeto: chiedere nel nome di
Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra.
Un soldato
semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome
del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà
del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il
nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato.
In 1Giovanni
5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio
esaudirà. Leggiamo.
“14 Questa è
la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua
volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli
chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov
5:14-15)
Avete notato
la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci
esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non
la nostra.
Quindi, se
preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la
volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per
quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo
come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare
Dio.
Quindi,
ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo
di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad
accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la
volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà.
Affinché il Padre sia glorificato
Allora, qual
è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano,
dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto.
“12 In
verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che
faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel
Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov
14:12-14)
Notiamo che
le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e
infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù
non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il
Padre.
Infatti, in
Giacomo 4:2-4 leggiamo:
“2 Voi
bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi
litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non
ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente
adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi
dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4)
Non avete perché non domandate,
ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché
domandate per spendere nei vostri piaceri.
Quando
chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde.
Torniamo
agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio.
Pensiamo
all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male,
e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta
pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di
Dio.
Nell'esempio
del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle),
quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per
la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può
essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per
prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori
hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in
fin dei conti, a se stesso.
Poi ho fatto
l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole
che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni
ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una
preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.
Poi c'era il
credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che
gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio
quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria
di Dio.
Quindi, non
dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase
“nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli
chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua
volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il
proprio comodo, ma la gloria di Dio.
Un brutto risultato
Che cosa
succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta?
Quando Dio
NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente
scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione
spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel
credente rimane deluso di Dio.
Giov. 15:5-7,16
Quindi, è
importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio
questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della
preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14.
Giovanni
15:5-7
“5 Io sono
la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro,
porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non
dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si
raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie
parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov
15:5-7)
Qui, Gesù
insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo
portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se
le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo.
Questa è una
condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una
condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà.
Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a
seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per
la sua.
Solamente se
ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo
e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di
Dio.
Un altro
versetto importante è Giovanni 15:16
“Non siete
voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che
chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16)
Gesù
risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in
eterno.
Ostacoli alle nostre preghiere
È importante
menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere.
L'orgoglio
Una cosa che
ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si
allontana da noi.
“Il SIGNORE
è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.”
(Sal 34:18)
Quando
abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella
figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo
pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non
confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi.
Mancanza di fede
Un altro
ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo
1.
“5 Se poi
qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti
generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede,
senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal
vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal
Signore,” (Giac 1:5-7)
Questo brano
ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre
verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di
Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però,
dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere
fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati.
La Preghiera fatta con egoismo
Abbiamo già
menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè,
alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria
di Dio, ma perché è il nostro desiderio.
Questo è ciò
che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei
piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio.
Come conoscere la volontà di Gesù
Visto che la
preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà,
come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio?
Dio ci ha
già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare
quando non la conosciamo.
Prima di
tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio?
Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando
non siamo sicuri della volontà di Dio?
Gesù stesso
ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36;
Luca 22:42. Leggo da Matteo.
“E, andato
un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre
mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio
io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39)
Nella sua
umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire
sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire
quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha
esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio.
Ed è così
che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà
di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi
a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo
confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà.
Conclusione
La preghiera
è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La
preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è
ascoltare Dio che ci parla.
E importante
pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose
giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per
merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non
secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante
accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi.
Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la
volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto
quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio
sia fatta!
Preghiamo
poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua
perfetta volontà.
Non
dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche
il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve
anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere
che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la
gloria di Dio.
Oh che
possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un
servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti
dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia,
quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio
glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore!
Marco deFelice
"Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15)
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Dio è Glorificato nella Totale Dipendenza dell’Uomo da Lui
Predicato in un discorso pubblico a Boston, l’8
Luglio 1731, e pubblicato per desiderio di vari ministri ed altri che lo ascoltarono; è la prima pubblicazione di Edwards, ed oggi è
contenuta in: Jonathan Edwards, The Works of Jonathan Edwards,
vol. 2.
"Affinché nessuna carne si glori alla sua
presenza. Ora grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale da Dio è
stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione,
affinché, come sta scritto: «Chi si gloria, si glori nel Signore»."(1 Corinzi 1:29-31)
Quei cristiani a cui l’apostolo diresse questa
epistola, dimoravano in una parte del mondo dove la sapienza umana
godeva di una grande reputazione; come l’apostolo osserva al verso 22 di
questo capitolo, "i Greci cercano sapienza." Corinto non era lontana da
Atene, che per molto tempo era stata la più famosa sede della filosofia
e dell’apprendimento del mondo. L’apostolo quindi fa loro osservare come
Dio attraverso il vangelo ha distrutto e ridotto al niente la loro
sapienza. I sapienti Greci e i loro grandi filosofi, con tutta la loro
sapienza non avevano conosciuto Dio, non erano stati capaci di scoprire
la verità concernente le cose divine. Ma, dopo che essi ebbero fatto
tutto quanto era in loro potere senza ottenere alcun risultato, piacque
a Dio di rivelarsi ampiamente attraverso il vangelo, che loro ritenevano
follia. Dio "ha scelto le cose stolte del mondo per svergognare le
savie; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le
forti; e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose spregevoli e
le cose che non sono per ridurre al niente quelle che sono". E nel testo
l’apostolo li informa riguardo al perché egli ha fatto così: "perché
nessuna carne si glori in sua presenza," ecc.; in queste parole può
essere osservato:
A cosa Dio mira nella disposizione delle cose nell’ambito della
redenzione, ovvero a che l’uomo non si glori in se stesso, ma solo
in Dio, 1 Corinzi 1:29,31: "Affinché nessuna carne
si glori alla sua presenza, come sta scritto: «Chi si gloria, si
glori nel Signore»."
In che modo è ottenuto questo fine nell’opera della redenzione,
ovvero attraverso un’assoluta ed immediata dipendenza da Dio, da
parte degli uomini, nell’opera di redenzione, per ogni loro bene.
Primo, tutto il bene che essi hanno è in ed attraverso Cristo; Egli "è stato fatto per noi sapienza, giustizia,
santificazione e redenzione." L’intero bene della creatura caduta e
redenta è costituito da queste quattro cose, e non può esser meglio
distribuito che in esse; ma Cristo è ognuna di esse per noi, e noi non
abbiamo nessuna di esse se non che in lui. Egli "da Dio è stato fatto
per noi sapienza:" in lui è tutto il vero bene e la vera eccellenza
dell’intendimento. La sapienza era una cosa che i Greci ammiravano, ma
Cristo è la vera luce del mondo; è attraverso lui soltanto che la vera
sapienza è impartita alla mente. E’ in e per mezzo di Cristo che abbiamo
la "giustizia:" è essendo in lui che siamo giustificati, abbiamo i
nostri peccati perdonati, e siamo ricevuti come giusti nel favore di
Dio. E’ per mezzo di Cristo che abbiamo la "santificazione:" abbiamo in
lui la vera eccellenza di cuore e di intendimento, e lui è stato fatto
per noi giustizia inerente come anche imputata. E’ per mezzo di Cristo
che noi abbiamo la "redenzione," o la reale liberazione da ogni miseria,
e il conferimento di ogni felicità e gloria. Quindi noi abbiamo tutto il
nostro bene per mezzo di Cristo, che è Dio.
Secondo, un’altra istanza in cui appare la nostra
dipendenza da Dio per ogni nostro bene, è questa: che è Dio che ci ha
dato Cristo, così che noi potessimo ricevere questi benefici attraverso
di lui; egli "da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia,
santificazione e redenzione."
Terzo, è grazie a lui che noi siamo in Cristo
Gesù, e che giungiamo ad avere un interesse per lui, e che, in questo
modo, riceviamo quelle benedizioni che egli è stato fatto per noi. E’
Dio che ci dà la fede, per mezzo della quale noi ci accostiamo a Cristo.
Questo verso, dunque, mostra la nostra dipendenza da ogni persona nella
Trinità per ogni nostro bene. Siamo dipendenti da Cristo il Figlio di
Dio, poiché egli è la nostra sapienza, giustizia, santificazione, e
redenzione. Siamo dipendenti dal Padre, che ci ha dato Cristo, e lo ha
reso tali cose per noi. Siamo dipendenti dallo Spirito Santo, perché
"grazie a lui siamo in Cristo Gesù:" è lo Spirito di Dio che dona fede
in Cristo, per mezzo della quale noi lo riceviamo, e ci accostiamo a
lui.
Dottrina
"Dio è glorificato nell’opera di redenzione in
questo, che, in essa, la dipendenza del redento da lui, appare assoluta
ed universale."
Qui mi propongo di mostrare,
che c’è un’assoluta ed universale dipendenza dei redenti da Dio
per ogni loro bene, e,
che, per questo, Dio soltanto è esaltato e glorificato
nell’opera di redenzione.
I. C’è un’assoluta ed universale dipendenza dei redenti da Dio. La
natura e il meccanismo della nostra redenzione sono tali che i redenti
dipendono da Dio in ogni cosa in modo diretto, immediato, e totale: essi
sono dipendenti da lui per tutto, e in ogni modo.
Gli svariati tipi di dipendenza da parte di un essere
da un altro per il suo bene, e in cui i redenti di Gesù Cristo dipendono
da Dio per tutto il loro bene, sono questi: essi hanno ogni loro bene
da lui, per mezzo di lui, e in lui: egli, cioè, è la
causa e l’origine da cui proviene ogni loro bene, e per questo esso
è da lui; egli è il mezzo attraverso cui il loro bene è
ottenuto e conferito, e dunque lo hanno per mezzo
di lui; egli è il bene stesso dato ed impartito, e dunque
esso è in lui. Ora, quelli che sono redenti da Gesù Cristo, per
ognuna di queste cose, riguardo ad ognuno di questi aspetti della
redenzione, dipendono da Dio in modo molto diretto e completo.
Primo, i redenti hanno ogni loro bene da
Dio. Dio è il grande autore d’esso. Egli è la prima causa
d’esso, e non solo: egli è la sola vera causa. E’ da Dio che
abbiamo il nostro Redentore. E’ Dio che ha provveduto un Salvatore per
noi. Gesù Cristo è da Dio non soltanto per quanto concerne la sua
persona, poiché egli è l’unigenito Figlio di Dio, ma egli è da Dio per
quanto concerne noi in relazione con lui ed il suo ufficio di Mediatore.
Egli è il dono di Dio a noi: Dio lo scelse e lo unse, gli assegnò la sua
opera, e lo mandò nel mondo. E come è Dio che dà, così è Dio che
accetta il Salvatore. Egli dà colui che acquista, ed egli procura
ciò che è acquistato. E’ grazie a Dio che Cristo diviene nostro, che noi
siamo portati a lui, e che siamo uniti a lui (I Corinzi 1:30). E’ da Dio
che noi riceviamo fede per accostarci a lui, che noi possiamo avere un
interesse per lui, Efesini 2:8: "Voi infatti siete stati salvati per
grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio." E’
da Dio che noi riceviamo tutti i benefici che Cristo ha acquistato. E’
Dio che perdona e giustifica, e libera dallo scendere all’inferno; e nel suo favore i redenti sono ricevuti, perché vengono giustificati. Così è
Dio che ci libera dal dominio del peccato, ci pulisce dal nostro
sudiciume e trasforma la nostra deformità. E’ da Dio che i redenti
ricevono ogni vera eccellenza, sapienza, e santità; e ciò in due modi:
lo Spirito, per mezzo del quale queste cose sono immediatamente
prodotte, è da Dio, procede da lui, ed è mandato da lui; lo Spirito
Santo stesso è Dio, tramite le cui operazioni e il cui dimorare nei
santi sono conferite e mantenute la conoscenza di Dio e delle cose
divine, una santa disposizione, e ogni grazia. Ed anche se nel conferire
grazia alle anime degli uomini è fatto uso di mezzi, tuttavia è da Dio
che noi abbiamo questi mezzi di grazia, ed è lui che li rende efficaci.
E’ da Dio che noi abbiamo le Sacre Scritture; esse sono la sua parola.
E’ da Dio che abbiamo ordinanze, e la loro efficacia dipende
dall’immediata influenza del suo Spirito. I ministri del vangelo sono
mandati da Dio, e tutta la loro sufficienza viene da lui, 2 Corinzi
4:7: "Or noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché
l'eccellenza di questa potenza sia di Dio e non da noi." Il loro
successo dipende interamente ed assolutamente dall’immediata benedizione
ed influenza di Dio.
1. I redenti hanno tutto dalla graziadi Dio.
Fu per pura grazia che Dio ci diede il suo unigenito Figlio. La grazia è
grande in proporzione all’eccellenza di ciò che è dato. Il dono fu
infinitamente prezioso, perché era una persona infinitamente degna, una
persona di infinita gloria; ed anche perchè era una persona
infinitamente vicina e cara a Dio. La grazia è grande in proporzione al
beneficio che egli ci ha dato in lui. Il beneficio è doppiamente
infinito, per il fatto che in lui abbiamo liberazione da un’infinita,
poiché eterna, miseria, e anche perché riceviamo eterna gioia e gloria.
La grazia nel dare questo dono è grande in proporzione alla nostra
indegnità nel riceverlo; invece di meritare tale dono, noi meritavamo
infinitamente il male dalla mano di Dio. La grazia è grande rispetto
alla maniera in cui è data, o in proporzione all’umiliazione e al costo
del mezzo con cui fu creata una strada affinchè avessimo il dono. Egli
lo diede per dimorare in mezzo a noi, lo diede a noi incarnato, nella
nostra natura, e nelle stesse infermità, ma privo di peccato. Egli lo
diede a noi in una condizione bassa e nell’afflizione; e non soltanto
questo, ma come vittima, così che egli potesse essere una pasqua per le
nostre anime.
La grazia di Dio nel conferire questo dono è
liberissima. Era ciò che Dio non aveva alcun obbligo di dare. Egli
avrebbe potuto rigettare l’uomo caduto, come fece con gli angeli
decaduti. Era ciò che non abbiamo fatto niente per meritare; fu dato
mentre noi eravamo ancora nemici, e perfino prima ancora che ci fossimo
ravveduti. Fu dall’amore di Dio che non vide in noi alcun eccellenza che
lo attraesse, e fu senza aspettarsi di essere ripagato per esso. Ed è
per pura grazia che i benefici di Cristo sono applicati a tali e tal
altre particolari persone. Quelli che sono chiamati e santificati devono
attribuirlo solo al beneplacito della bontà di Dio, per il quale essi si
distinguono. Egli è sovrano, ed ha misericordia di chi ha misericordia.
L’uomo ha ora una più grande dipendenza dalla grazia
di Dio di quanto ne avesse prima della caduta. Egli dipende dalla libera
bontà di Dio molto più di allora. Allora egli dipendeva dalla bontà di
Dio per il conferimento del premio per la perfetta ubbidienza; Dio non
era obbligato a promettere e conferire quel premio. Ma ora noi siamo dipendenti dalla grazia di Dio per molto di più;
abbiamo necessità di ricevere grazia, non solo per mettere su di noi la
sua gloria, ma per liberarci dall’inferno e dall’ira eterna. Sotto il
primo patto noi dipendevamo dalla bontà di Dio perché ci fosse data la
ricompensa della giustizia, e così anche ora: ma ora abbiamo necessità
della libera e sovrana grazia di Dio che ci dia quella giustizia, che
perdoni il nostro peccato, e ci affranchi dalla colpa e dall’infinito
demerito dovuto ad essa. E poiché dipendiamo dalla bontà di Dio più ora
che sotto il primo patto, così siamo dipendenti da una più grande, più
libera e meravigliosa bontà. Noi siamo ora più dipendenti
dall’arbitrario e sovrano beneplacito di Dio. Nella nostra condizione
originaria dipendevamo da Dio per la santità. Avevamo la nostra
originale giustizia da lui; ma allora la santità non era donata secondo
un tale beneplacito sovrano, come è ora. L’uomo fu creato santo, perchè
Dio creò sante tutte le sue creature razionali. Sarebbe stato un
discredito per la santità della sua natura, se egli avesse creato non
santa una creatura intelligente. Ma ora, quando l’uomo caduto è reso
santo, è per pura ed arbitraria grazia; Dio può negare per sempre la
santità alla creatura caduta se così gli piace, senza alcun discredito
per alcuna delle sue perfezioni. E noi siamo non solo davvero più
dipendenti dalla sua grazia, ma la nostra dipendenza è molto più
cospicua, perché la nostra propria inerente insufficienza ed impotenza è
molto più evidente, nel nostro stato decaduto e disfatto, che quando lo
fosse prima di essere contaminati dal peccato e miserabili. Noi
dipendiamo da Dio per la santità in modo più apparente, perché siamo
dapprima in uno stato di peccato, e completamente contaminati, e poi
santi. Così la produzione dell’effetto è percepibile, e la sua
derivazione da Dio più ovvia. Se l’uomo si fosse conservato sempre
santo, non sarebbe stato così apparente che la santità non è una qualità
necessariamente inseparabile dalla natura umana. Così invece dipendiamo
dalla libera grazia del favore di Dio in modo più apparente, perché
siamo dapprima, e giustamente, gli oggetti del suo dispiacere, e in
secondo luogo siamo ricevuti nel suo favore. Dipendiamo da Dio per la
felicità, perché davvero siamo senza alcun tipo di eccellenza da poter
meritare qualcosa, se ci può essere qualcosa come un merito
nell’eccellenza di una creatura. E noi siamo non solo senza alcuna vera
eccellenza, ma pieni di ciò che è infinitamente odioso, del tutto
lordati da esso. Tutto il nostro bene è da Dio in un modo più apparente,
perché siamo dapprima nudi e del tutto senza alcun bene, e poi
arricchiti di ogni bene.
2. Noi riceviamo tutto dalla potenza di Dio. La
redenzione dell’uomo è spesso descritta come un’opera di
meravigliosa potenza oltre che di grazia. La grande potenza
di Dio appare nel portare un peccatore dal suo spregevole
stato, dalle profondità del peccato e della miseria, ad un
tale stato esaltato di santità e felicità. Efesini 1:19: "e
qual è
la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi
che crediamo secondo l'efficacia della forza della sua
potenza". Dipendiamo dalla potenza di Dio in ogni passo
della nostra redenzione. Dipendiamo dalla potenza di Dio che
ci converte, e ci dà fede in Gesù Cristo, e la nuova natura.
E’ un’opera di creazione: "Se dunque uno è in Cristo, egli
è una nuova creatura," 2 Corinzi 5:17. "Noi infatti siamo
opera sua, creati in Cristo Gesù," Efesini 2:10. La creatura
caduta, non può ottenere la vera santità, se non essendo
creata di nuovo. Efesini 4:24: "e per essere rivestiti
dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e
santità della verità." E’ un risuscitare dai morti,
Colossesi 2:12: "in lui siete anche stati insieme
risuscitati, mediante la fede nella potenza di Dio che lo ha
risuscitato dai morti." Sì, è un’opera più gloriosa di una
mera creazione, o del risuscitare un corpo morto, poiché
l’effetto ottenuto è più grande e più eccellente. Quel santo
e felice essere, e la vita spirituale, che è prodotta
nell’opera di conversione, sono di gran lunga un più grande
e più glorioso effetto, che un mero esistere, o essere in
vita. E lo stato dal quale è operato il cambiamento—una
morte nel peccato, una totale corruzione della natura ed una
profonda miseria—è di gran lunga più remoto dallo stato
ottenuto, di quanto non lo sia la mera morte o la
non-esistenza. E’ per la potenza di Dio, inoltre, che siamo
preservati in uno stato di grazia. 1 Pietro 1:5: "che dalla
potenza di Dio mediante la fede siete custoditi, per la
salvezza …"Come la grazia è da Dio all’inizio, così lo è
continuamente, ed è mantenuta da lui, nella stessa misura in
cui la luce nell’atmosfera proviene dal sole durante tutto
il giorno, dall’alba al tramonto. Gli uomini dipendono dalla
potenza di Dio per ogni esercizio di grazia, e per portare
avanti quell’opera nel cuore, per sottomettere il peccato e
la corruzione, per sviluppare principi santi, e per essere
in grado di portare frutto nelle buone opere. L’uomo dipende
dalla potenza divina nel portare la grazia alla sua
perfezione, nel rendere l’anima completamente amabile, a
gloriosa somiglianza di Cristo, e riempirla di gioia,
portandola ad uno stato di soddisfacente benedizione; così
anche per la risurrezione del corpo alla vita, e ad uno
stato di tale perfezione che sarà adatto per abitarvi, in
modo da essere uno strumento per un’anima così perfezionata
e benedetta. Questi sono i più gloriosi effetti della
potenza di Dio, che sono visti nella serie degli atti di Dio
nei confronti delle creature. L’uomo era dipendente dalla
potenza di Dio nella sua condizione primitiva, ma ora lo è
maggiormente; egli ha bisogno che la potenza di Dio faccia
più cose per lui, e dipende da un più meraviglioso esercizio
di questa potenza.
Fu l’effetto della potenza di Dio a rendere l’uomo
santo all’inizio: ma ora è più rimarcabilmente così, perché c’è grande
opposizione e difficoltà lungo la strada. E’ un più glorioso effetto
della sua potenza il rendere santo ciò che era così depravato, e sotto
il dominio del peccato, che quello di conferire santità a ciò che prima
non aveva in sé niente che vi si opponesse. E’ una più gloriosa opera di
potenza il riscattare un’anima dalle mani del diavolo, e dalle potenze
delle tenebre, e portarla in uno stato di salvezza, che conferire
santità dove non c’era una pre-possessione od opposizione. Luca
11:21,22: "Quando l'uomo forte, ben armato, custodisce la sua casa, i
suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo
vince, questi gli toglie l'armatura nella quale confidava e ne divide le
sue spoglie." Così è una più gloriosa opera di potenza il mantenere
un’anima in uno stato di grazia e santità, e portarla avanti fino a che
essa sia condotta alla gloria, quando c’è così tanto peccato rimanente
nel cuore che resiste, e Satana con tutta la sua potenza che si oppone,
di quanto lo sarebbe stato trattenere l’uomo dal cadere all’inizio,
quando Satana non aveva niente nell’uomo che gli fosse complice. Abbiamo
mostrato quindi come i redenti dipendono da Dio per ogni loro bene,
poiché lo hanno interamente da lui.
Secondo, essi dipendono da Dio per tutto, anche
perché hanno tutto per mezzo di lui. Dio è il mezzo, come
l’autore e la fonte, del loro bene. Tutto ciò che abbiamo: sapienza,
perdono dei peccati, liberazione dall’inferno, accettazione nel favore
di Dio, grazia e santità, profondo conforto e felicità, vita eterna e
gloria, è da Dio attraverso un Mediatore, e questo Mediatore è Dio; e da
questo Mediatore abbiamo un’assoluta dipendenza, come da colui
attraverso il quale riceviamo ogni cosa. Qui abbiamo un altro modo in
cui dipendiamo da Dio per ogni bene. Dio non solo ci dà il Mediatore, ed
accetta la sua mediazione, e per la sua potenza e grazia ci dona le cose
acquistate dal Mediatore, ma il Mediatore è Dio stesso.
Le nostre benedizioni le abbiamo perché ci sono state
acquistate, e l’acquisto è stato fatto da Dio, le benedizioni sono state
acquistate da lui, e Dio dà colui che acquista; e non solo questo, ma
Dio è colui che acquista. Sì, Dio è sia l’acquirente che il prezzo,
perché Cristo, che è Dio, acquistò queste benedizioni per noi, offrendo
se stesso come prezzo della nostra salvezza. Egli acquistò la vita
eterna col sacrificio di se stesso, Ebrei 7:27: "offerse se stesso."
Ebrei 9:26: "Cristo è stato manifestato per annullare il peccato
mediante il sacrificio di se stesso." In verità fu la natura ad essere
offerta, ma era la natura di una persona che nel medesimo tempo, nella
sua umanità, era anche divina, e quindi fu pagato un prezzo infinito.
Come dunque abbiamo il nostro bene per mezzo di Dio,
abbiamo una dipendenza da lui in un senso in cui l’uomo nella sua
condizione originaria non aveva. L’uomo doveva avere la vita eterna
attraverso la sua propria giustizia, così che egli dipendeva in parte
anche da ciò che era in se stesso, perché noi dipendiamo da ciò
attraverso cui abbiamo il nostro bene, come anche da ciò da cui
l’abbiamo, e anche se la giustizia dell’uomo da cui allora dipendeva era
da Dio, tuttavia era la sua propria, era inerente a se stesso, così che
la sua dipendenza non era così immediatamente da Dio. Ma ora la
giustizia da cui noi dipendiamo non è in noi stessi, ma in Dio. Noi
siamo salvati attraverso la giustizia di Cristo: Egli è stato fatto
per noi giustizia, e quindi di lui è profetizzato, in Geremia 23:6:
"L'Eterno nostra giustizia". Dal momento che la giustizia per mezzo di
cui noi siamo giustificati è la giustizia di Cristo, è la giustizia di
Dio. 2 Corinzi 5:21: "Poiché egli ha fatto essere
peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi
potessimo diventare giustizia di Dio in lui". Quindi nella redenzione
noi abbiamo non soltanto tutte le cose da Dio, ma per mezzo e attraverso
di lui, 1 Corinzi 8:6: "per noi c'è un solo Dio, il Padre dal quale sono
tutte le cose e noi in lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo
del quale sono tutte le cose, e noi esistiamo per mezzo di lui."
Terzo, i redenti hanno tutto il loro bene in
Dio. Non solo l’abbiamo da lui, e per mezzo di lui, ma esso consiste
di lui stesso, egli è tutto il nostro bene. Il bene dei redenti è o
oggettivo o inerente. Per loro bene oggettivo intendo quell’oggetto
estrinseco, al di fuori di loro stessi, nel possesso e nel godimento del
quale essi sono felici. Il loro bene inerente è quell’eccellenza o
piacere che è nell’anima stessa. Per quanto riguarda entrambi, i redenti
hanno tutto il loro bene in Dio, o, che è dire lo stesso, Dio stesso è
tutto il loro bene.
1. I redenti hanno tutto il loro bene oggettivoin
Dio. Dio stesso è il grande bene di cui essi sono portati in
possesso e in godimento, mediante la redenzione. Egli è il
bene più alto, e la somma di tutto il bene che Cristo ha
acquistato. Dio è l’eredità dei santi; egli è la porzione
delle loro anime. Dio è la loro salute e il loro tesoro, il
loro cibo, la loro vita, la loro dimora, il loro ornamento e
diadema, ed il loro eterno onore e gloria. Essi non hanno
nessuno in cielo se non Dio; egli è il grande bene in cui i
redenti sono ricevuti alla morte, e a cui devono risorgere
alla fine del mondo.
Il Signore Dio è la luce della Gerusalemme celeste; ed è il
"fiume puro dell’acqua della vita" che scorre, e "l’albero
della vita che è in mezzo al paradiso di Dio." Le gloriose
eccellenze e la bellezza di Dio sarà ciò che diletterà le
menti dei santi, e l’amore di Dio sarà la loro gioia eterna.
I redenti godranno sicuramente di altre cose: degli angeli,
e di uno con l’altro, ma ciò di cui godranno negli angeli, o
in l’uno con l’altro, o in qualsiasi altra cosa che
procurerà loro diletto e felicità, sarà ciò che sarà visto
di Dio in tutte queste cose.
2. I redenti hanno tutto il loro bene inerente
in Dio. Il bene inerente è duplice: o è eccellenza o piacere. I redenti
non solo derivano questi da Dio, poiché causati da lui, ma li hanno in
lui. Essi hanno eccellenza spirituale e gioia per una sorta di
partecipazione di Dio. Essi sono resi eccellenti per una comunicazione
dell’eccellenza di Dio. Dio mette la sua propria bellezza, la sua
bellissima immagine, sulle loro anime."Essi sono resi partecipi della
santità di Dio" Ebrei 12:10. I santi sono bellissimi e benedetti per una
comunicazione della santità e della gioia di Dio, come la luna ed i
pianeti risplendono per la luce del sole che li irradia. In queste cose
i redenti hanno comunione con Dio; cioè, essi partecipano di lui con
lui. I santi hanno sia la loro eccellenza spirituale che la loro
benedizione attraverso il dono dello Spirito Santo, e il suo dimorare in
loro. Esse non soltanto sono causate dallo Spirito Santo, ma hanno in
lui il loro principio. Lo Spirito Santo, divenendo un abitatore, è un
principio vitale nell’anima. Egli, agendo in, su, e con l’anima, diviene
una fonte di vera santità e gioia, una fonte come d’acqua, attraverso
l’esercizio e la diffusione di se stesso. Giovanni 4:14: "ma chi beve
dell'acqua che io gli darò non avrà mai più sete in eterno; ma l'acqua
che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che zampilla in vita
eterna." Confrontato con il capitolo 7, versi 38-39: "Chi crede in me,
come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d'acqua
viva. Or egli disse questo dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro
che avrebbero creduto in lui." La somma di ciò che Cristo ci ha
acquistato è quella fonte d’acqua di cui si parla nel primo dei passi
riportati, e quei fiumi d’acqua viva di cui si parla nel secondo. E la
somma delle benedizioni che i redenti riceveranno in cielo, e quel fiume
dell’acqua della vita che procede dal trono di Dio e dell’Agnello
(Apocalisse 22:1), il quale senza dubbio è lo stesso di cui si parla in
Giovanni 7:38-39, e che altrove è chiamato "il fiume delle delizie di
Dio." In ciò consiste la pienezza del bene che i santi ricevono da
Cristo. E’ essendo partecipi dello Spirito Santo, che essi hanno
comunione con Cristo nella sua pienezza. Dio ha dato a lui lo Spirito
senza misura, ed essi ricevono dalla sua pienezza grazia su grazia.
Questa è la somma dell’eredità dei santi, e quindi
quel poco dello Spirito Santo [ciò che lo Spirito ci comunica di Dio]
che i credenti hanno in questo mondo, è detto essere la caparra della
loro eredità, 2 Corinzi 1:22: "il quale ci ha anche sigillati e ci ha
dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori." E al capitolo 5, verso
5: "Or colui che ci ha formati proprio per questo è Dio, il quale ci ha
anche dato la caparra dello Spirito." E, "siete stati sigillati con lo
Spirito Santo della promessa; il quale è la garanzia della nostra
eredità, in vista della piena redenzione dell'acquistata proprietà a
lode della sua gloria." Lo Spirito Santo e le cose buone sono equiparati
nella Scrittura; ciò che lo Spirito di Dio comunica all’anima comprende
tutte le cose buone, "quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà
cose buone a quelli che gliele domandano!" In Luca 11:13, il pasaggio
parallelo, è: "quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a
coloro che glielo chiedono!" Questa è la somma delle benedizioni che
Cristo morì per procurare, e il soggetto delle promesse del vangelo.
Galati 3:13,14: "essendo diventato maledizione per noi (poiché sta
scritto: «Maledetto chiunque è appeso al legno»), affinché la
benedizione di Abrahamo pervenisse ai gentili in Cristo Gesù, perché noi
ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede." Lo Spirito di
Dio è la grande promessa del Padre, Luca 24:49: "Ed ecco, io mando su di
voi la promessa del Padre mio." Lo Spirito di Dio è quindi chiamato in
Efesini 1:13: "lo Spirito Santo della promessa." Cristo ricevette questa
cosa promessa, ed essa gli fu consegnata non appena ebbe finito l’opera
della nostra redenzione per donarla a tutti quelli che aveva redento:
"Egli dunque, essendo stato innalzato alla destra di Dio e avendo
ricevuto dal Padre la promessa dello Spirito Santo, ha sparso quello che
ora voi vedete e udite," Atti 2:33. Così tutta la santità e la felicità
dei redenti è in Dio. Essa è nelle comunicazioni, nel dimorare, e
nell’agire dello Spirito di Dio. La santità e la felicità è nel frutto,
qui e nell’aldilà, perché Dio dimora in loro, e loro in Dio.
Quindi Dio ci ha dato il Redentore, ed è per mezzo di
lui che è acquistato il nostro bene. Così Dio è il Redentore e il
prezzo; ed egli è anche il bene acquistato. Così tutto ciò che abbiamo è
da Dio, per mezzo di lui, ed in lui. "Poiché da lui, per mezzo di lui e
in vista di lui (o in lui) [eis] sono tutte le cose," Romani 11:36. La
stessa particella che nel greco è qui resa con "per, in vista di," è
resa con "in" in 1 Corinzi 8:6 ("per noi c'è un solo Dio, il Padre dal
quale sono tutte le cose e noi in [eis] lui").
II.Dio è glorificato nell’opera di redenzione
attraverso questi mezzi; essendoci una dipendenza così grande ed
universale dei redenti da lui.
1. L’uomo ha quindi una più grande occasione ed
obbligo di notare e riconoscere le perfezioni e la completa sufficienza
di Dio. Più grande è la dipendenza della creatura dalle perfezioni di
Dio, più esse gli riguarderanno, e tanto più grande è l’occasione che
egli ha di notarle. Quanto più stretta è la relazione che uno ha con e
la dipendenza dalla potenza e la grazia di Dio, tanto più grande è
l’occasione che egli ha di notare quella potenza e quella grazia. Quanto
più grande e più immediata dipendenza c’è dalla santità divina, tanto
più grande sarà l’occasione di considerarla e riconoscerla. Quanto più
grande e più assoluta sarà la dipendenza che abbiamo dalle perfezioni
divine, in quanto appartenenti alle varie persone della Trinità, tanto
più grande è l’occasione che noi abbiamo di osservare ed appropriarci
della gloria divina di ognuna di loro. Ciò con cui abbiamo molto a che
fare è sicuramente parecchio in vista da essere osservato e notato; e
questo tipo di relazione, di dipendenza, tende specialmente a dirigere e
ad obbligare l’attenzione e l’osservazione. Quelle cose da cui non siamo
molto dipendenti, sono facili da trascurare; ma possiamo fare ben poco
altro se non preoccuparci di ciò da cui abbiamo una grande dipendenza.
Per ragione di una nostra così grande dipendenza da Dio, e dalle sue
perfezioni, e per così tanti aspetti, lui è la sua gloria sono più
direttamente messi in vista, qualsiasi sia la direzione in cui volgiamo
i nostri occhi. Abbiamo la più grande occasione di notare la completa
sufficienza di Dio, quando tutta la nostra sufficienza è quindi la sua
in ogni modo. Abbiamo più occasione di contemplarlo come un bene
infinito, e come la fonte di tutto il bene. Una tale dipendenza da Dio
dimostra la sua completa sufficienza. Quanto più la dipendenza della
creatura è da Dio, tanto più grande appare in se stessa la vuotezza
della creatura; e quanto più profonda è la vuotezza della creatura,
tanto più grande deve essere la pienezza dell’Essere che vi sopperisce.
L’avere tutto da Dio, mostra la pienezza della sua potenza e
grazia; l’avere tutto per mezzo di lui, mostra la pienezza del
suo merito e dignità, e l’avere tutto in lui, dimostra la sua
pienezza e bellezza, amore e gioia. Ed i redenti, per ragione della
grandezza della loro dipendenza da Dio, hanno non solo una tanto più
grande occasione, ma anche obbligo di contemplare e riconoscere la
gloria e la pienezza di Dio. Quanto irragionevoli ed ingrati saremmo se
non riconoscessimo quella sufficienza e gloria da cui noi dipendiamo in
modo assoluto, immediato, ed universale!
2. Di qui è dimostrato quanto grande è la gloria di
Dio considerata comparativamente, o paragonata, a quella della creatura.
Poiché la creatura è quindi totalmente ed universalmente dipendente da
Dio, appare che essa è niente, e che Dio è tutto. Di qui appare che Dio
è infinitamente al di sopra di noi, che la forza di Dio, e la saggezza e
la santità, sono infinitamente più grandi delle nostre. Per quanto
grande e glorioso Dio viene appreso essere dalla creatura, tuttavia se
essa non è sensibile alla differenza tra Dio e lei, così da vedere che
la gloria di Dio è grande, paragonata con la sua propria, essa non sarà
disposta a dare a Dio la gloria dovuta al suo nome. Se la creatura,
sotto qualunque profilo, si pone ad un livello pari a quello di Dio, o
esalta se stessa ad una qualsiasi competizione con lui, per quanto possa
apprendere che a Dio appartengono grande onore e profondo rispetto
dovutegli da parte di chi è ad una grande distanza da lui, essa non sarà
così sensibile alla realtà che deve a lui il suo essere. Quanto più gli
uomini esaltano se stessi, di sicuro tanto meno saranno disposti ad
esaltare Dio. E’ certamente ciò a cui mira Dio nella disposizione delle
cose riguardanti la redenzione (se riteniamo le Scritture una
rivelazione della mente di Dio) affinché Dio appaia pieno, e l’uomo in
se stesso vuoto, affinché Dio appaia come tutto, e l’uomo niente. E’ il
dichiarato disegno di Dio che altri non si "glorino in sua presenza," il
che implica che è il suo disegno quello di promuovere, in paragone, la
sua propria gloria. Quanto più l’uomo "si gloria nella presenza di Dio,"
tanto meno la gloria è attribuita a Dio.
3. Essendo dunque così ordinato, cioè che la creatura
debba avere una così assoluta ed universale dipendenza da Dio, Dio ha
disposto che egli debba possedere le nostre intere anime, e che debba
essere l’oggetto del nostro indiviso rispetto. Se dipendessimo in parte
da Dio, ed in parte da qualcos’altro, il rispetto dell’uomo sarebbe
diviso tra quelle due differenti cose dalle quali dipende. Così sarebbe,
dunque, se noi dipendessimo da Dio solo per una parte del nostro bene, e
da noi stessi, o qualche altro essere, per un’altra parte. Oppure se noi
avessimo il nostro bene solo da Dio, ma per mezzo di un altro che non
sia Dio, e in qualcos’altro che non sia né l’uno né l’altro, i nostri
cuori sarebbero divisi tra il bene stesso, e colui dal quale, e
attraverso il quale, noi lo abbiamo ricevuto. Ma ora non c’è occasione
per questo, poiché Dio non solo è colui dal quale abbiamo tutto il bene,
ma anche colui per mezzo del quale lo abbiamo, ed anche quel bene
stesso, che da lui abbiamo. Così qualsiasi cosa debba attrarre il nostro
interesse, la tendenza è ancora direttamente verso Dio, e tutto trova
unione in lui come centro.
Applicazione
1. Possiamo qui osservare la meravigliosa sapienza di
Dio nell’opera di redenzione. Dio ha fatto della vuotezza e della
miseria dell’uomo, del suo basso, perduto e rovinoso stato, in cui era
sprofondato con la caduta, un’occasione per il più grande avanzamento
della sua propria gloria, come in altre maniere, così particolarmente in
questa, ossia che ora l’uomo dipende da Dio in un modo molto più
universale ed apparente. Anche se Dio si è compiaciuto di sollevare
l’uomo da quel desolante abisso di peccato ed afflizione in cui era
caduto, e di esaltarlo in eccellenza ed onore in maniera straordinaria,
e ad un alto livello di gloria e di benedizione, tuttavia la creatura
non ha niente, sotto qualunque aspetto, di cui gloriarsi; tutta la
gloria appartiene in modo evidente a Dio, tutto è in una vera, e più
assoluta, e divina dipendenza dal Padre, dal Figlio, e dallo Spirito
Santo. Dunque Dio appare nell’opera di redenzione come tutto in tutti.
E’ opportuno che colui che è, e oltre al quale non c’è nessun altro,
debba essere l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il tutto ed il solo,
in quest’ opera.
2. Per tali ragioni, quelle dottrine e schemi
teologici che, sotto qualsiasi profilo, si oppongono ad una tale
assoluta ed universale dipendenza da Dio, sminuiscono la sua gloria, e
distorcono il disegno della nostra redenzione. E tali sono quegli schemi
che pongono la creatura al posto di Dio, in qualsiasi dei menzionati
aspetti, che esaltano l’uomo al posto del Padre, del Figlio, o dello
Spirito Santo, per qualsiasi cosa che pertiene alla nostra redenzione.
Per quanto essi possano ammettere una dipendenza dei
redenti da Dio, tuttavia essi negano una dipendenza che è così assoluta
ed universale. Essi ammettono un’intera dipendenza da Dio per
alcune cose, ma non per altre; essi ammettono la nostra
dipendenza da Dio per il dono e l’accettazione da parte di Dio di un
Redentore, ma negano una tale assoluta dipendenza da lui per ottenere un
interesse nel Redentore. Essi ammettono un’assoluta dipendenza
dal Padre per quanto concerne il dare suo Figlio, e dal Figlio per
compiere la redenzione, ma non una così intera dipendenza dallo Spirito
Santo per la conversione, e per essere in Cristo, e così giungere
ad essere in grado di ricevere i suoi benefici. Essi ammettono una
dipendenza da Dio per quanto riguarda i mezzi della grazia, ma
non per il beneficio e il successo di quei mezzi in modo assoluto; una
parziale dipendenza dalla potenza di Dio, per ottenere ed esercitare la
santità, ma non una mera dipendenza dall’arbitraria e sovrana grazia di
Dio. Essi ammettono una dipendenza dalla libera grazia di Dio per una
ricezione nel suo favore, fino al punto che ciò non è per alcun merito,
ma non per quanto riguarda l’essere ricevuti nel suo favore perché si è
attratti e mossi senza alcun eccellenza in se stessi. Essi ammettono una
parziale dipendenza da Cristo, come da colui dal quale abbiamo vita, e
colui che ha acquistato nuove condizioni per avere la vita, ma ritengono
ancora che quella giustizia per cui abbiamo la vita è inerente a noi
stessi, come sotto il primo patto. Ora qualsiasi schema è incoerente con
quello della nostraintera dipendenza da Dio per ogni cosa, per avere tutto da lui, per mezzo di
lui, ed in lui, è ripugnante al disegno ed al tenore del vangelo, e lo
deruba (lo priva, lo spoglia) di ciò a cui Dio attribuisce il suo
splendore e la sua gloria.
3. Di qui possiamo apprendere uno dei motivi per cui
la fede è ciò atraverso cui noi giungiamo ad acquisire interesse in
questa redenzione; perché nella natura della fede è incluso un sensibile
riconoscimento di assoluta dipendenza da Dio in quest’affare. E’
molto giusto che debba essere richiesto, da parte di tutti, perché
ricevano il beneficio di questa redenzione, l’essere sensibili verso, e
il riconoscere la loro dipendenza da Dio per essa. La fede è una
sensibilità di ciò che è reale nell’opera della redenzione, e l’anima
che crede dipende interamente da Dio per l’intera sua salvezza,
considerandola nel senso più profondo, e nel suo compimento. La fede
abbassa l’uomo, ed esalta Dio; dà tutta la gloria della redenzione a lui
solo. E’ necessario, per la fede salvifica, che l’uomo sia svuotato di
se stesso, e sia sensibile al fatto che egli è "disgraziato, miserabile,
povero, cieco e nudo." L’umiltà è un grande ingrediente della vera fede:
colui che davvero riceve la redenzione, la riceve come un piccolo
bambino: "In verità vi dico che chiunque non riceve il regno di Dio come
un piccolo fanciullo, non entrerà in esso," Marco 10:15. E’ il diletto
di un’anima credente quello di abbassare se stessa ed esaltare Dio solo:
questo è il suo linguaggio: "Non a noi, o Eterno, non a noi ma al tuo
nome dà gloria," Salmo 115:1.
4. Siamo esortati ad esaltare Dio solo, e ad
attribuire a lui tutta la gloria della redenzione. Sforziamoci di
ottenere e di aumentare la sensibilità verso la nostra grande dipendenza
da Dio, di avere i nostri occhi su lui solo, di mortificare una
disposizione di auto-dipendenza ed auto-giustizia. L’uomo è per natura
estremamente incline ad esaltare se stesso, e a dipendere dalla sua
propria potenza o bontà, come se anche da se stesso debba aspettarsi la
felicità. Egli è proclive a ricercare godimenti estranei a Dio ed al suo
Spirito, per quanto riguarda ciò in cui debba trovare la sua felicità.
Ma questa dottrina dovrebbe insegnarci ad esaltare Dio solo: sia
confidando ed appoggiandoci su di lui, che lodandolo. "«Chi si gloria,
si glori nel Signore»." Ha qualcuno una qualche speranza di essere
convertito, e santificato, e che la sua mente è dotata di vera
eccellenza e bellezza spirituale? Che i suoi peccati sono perdonati, ed
è ricevuto nel favore di Dio, ed elevato nell’amore e alla benedizione
di essere suo figlio ed erede della vita eterna? Dia a Dio tutta la
gloria, perché solo lui lo fa differire dal peggiore degli uomini di
questo mondo, o dal più miserabile dei dannati all’inferno. Se un uomo
ha molto conforto e una forte speranza di vita eterna, che la sua
speranza non lo porti ad innalzarsi, ma lo disponga ad abbassare se
stesso, e ad esaltare Dio solo. E’ qualcuno eminente in santità, ed
abbondante in buone opere? Che egli non si prenda niente della gloria di
ciò per se stesso, ma la attribuisca a colui del quale "siamo opera,
creati in Cristo Gesù per fare le buone opere da lui precedentemente
preparate afinchè camminassimo in esse," Efesini 2:9-10.
di Jonathan Edwards
"Sii innalzato al di sopra dei cieli, o DIO; risplenda la tua gloria su tutta la terra."
In questa grazia la vita umana, nella consapevolezza della caduta primordiale,questa ottiene rigenerazione e splendore di vita in comunione con il Signore Gesù...Romani 5,1-2 1 Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, 2 mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio;
Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesú Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesú Cristo dai morti(1 Pietro 1:3)...Dio benedica te caro wids72!!
In questa grazia la vita umana, nella consapevolezza della caduta primordiale,questa ottiene rigenerazione e splendore di vita in comunione con il Signore Gesù...Romani 5,1-2 1 Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, 2 mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio;
RispondiEliminaDio ti benedica!!!
Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesú Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesú Cristo dai morti(1 Pietro 1:3)...Dio benedica te caro wids72!!
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