La grazia di Dio | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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domenica 23 dicembre 2012
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La grazia di Dio

grazia 
L'annuncio biblico sulla grazia


Uno dei caratteri più distintivi della fede cristiana è la grazia, la grazia di Dio verso l'essere umano.
La Bibbia dice che nessuno di noi è degno di comparire alla presenza del Dio santo e giusto, né di ricevere alcuna delle Sue benedizioni, perché siamo tutti contaminati dal peccato e colpevoli nei Suoi confronti. L'unica speranza per noi di salvezza è quella di implorare la Sua grazia e la Sua misericordia, e Dio offre ad uomini e a donne la Sua grazia tramite il ravvedimento e la fede nel Signore e Salvatore Gesù Cristo, il solo strumento che Egli abbia inviato per la nostra riabilitazione davanti a Sé stesso. Non c'è infatti nulla di sufficiente che possiamo da noi stessi fare per guadagnarci il Suo favore.


L'apostolo Paolo dice infatti ai cristiani di Efeso: "Egli ha vivificato anche voi, che eravate morti nei falli e nei peccati... fra i quali anche noi un tempo, vivevamo nelle concupiscenze della nostra carne, adempiendo i desideri della carne e della mente, ed eravamo per natura figli d'ira, come anche gli altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il suo grande amore con il quale ci ha amati, anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo (voi siete salvati per grazia), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù, per mostrare nelle età che verranno le eccellenti ricchezze della sua grazia, con benignità verso di noi in Cristo Gesù. Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è dono di Dio e non da opere, perché nessuno si glori. Noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha precedentemente preparato, perché le compiamo" (Ef. 1:10).
Fin qui il chiaro messaggio della Bibbia, Parola di Dio. E' un messaggio chiaro e preciso, ma nel comunicare questo messaggio alla generazione d'oggi, come per altri concetti della Bibbia, ci troviamo di fronte a difficoltà quasi insormontabili: in quest'epoca degenerata il concetto di grazia, anche nell'ambito cristiano, è largamente equivocato, incompreso e respinto.
Grazia è un termine giuridico, e infatti un semplice vocabolario della lingua italiana ce ne dà la seguente definizione: "Concessione di un beneficio, di un favore, dovuta esclusivamente alla magnanimità o alla generosità di chi lo elargisce. La facoltà che il capo dello Stato ha di concedere il condono di una pena o di una parte d'essa con un atto di clemenza individuale. Beneficio ricevuto senza alcun merito da parte nostra".  

Si, il termine grazia di per sé stesso implica la presenza di una legge oggettiva che noi abbiamo trasgredito, di un'inesorabile condanna che grava sulla nostra testa e che deve essere eseguita, come pure il fatto di dover dipendere, per esserne liberati, da una sentenza liberatoria del Dio sovrano. La Grazia implica che tu sei davanti a Dio, colpevole e condannato e solo Lui può liberarti dalla tua condanna a morte.


L'uomo moderno, però, è pronto ad accettare tutto questo? Qui sta il problema e, se non è pronto ad accettarlo, tutto l'autentico annuncio cristiano viene frustrato e reso impossibile. Sarebbe dunque un'impresa disperata annunciare l'Evangelo oggi?

I. Ostacoli moderni 

libertà
Perché oggi pare essere un'impresa quasi disperata annunciare l'autentico ed incorrotto Evangelo di Gesù Cristo alla generazione d'oggi? Qual è la mentalità dei più oggi? Lasciando da parte chi non crede né in Dio né in una vita oltre la tomba, possiamo identificare alcune tendenze aberranti del pensiero moderno.

a. Faciloneria e presunzione

Molti ritengono che in fondo sia facile essere salvati davanti a Dio. Oggi sembra mancare del tutto il senso della responsabilità personale verso Dio, il senso biblico di peccato e di colpevolezza dell'essere umano verso Dio, il senso che saremo sottoposti un giorno ad un severo giudizio, e quindi i più non vedono la necessità di rapportarsi ad un Salvatore: sono concetti che vengono considerati "superati". E se manca il senso che dovremo rendere conto a Dio di noi stessi sulla base di una legge oggettivamente stabilita da Dio e la coscienza di essere sottoposti tutti ad una condanna, chi mai può temere un giudizio e che senso avrebbe avvertirne la gente? Per questi il messaggio evangelico è del tutto irrilevante.
Dall'altra vi sono quelli che ritengono di potersi guadagnare da sé la salvezza, tramite le loro buone opere o la loro presunta "rispettabilità": anche per questi l'annuncio di un Salvatore è superfluo, perché non sentono alcun bisogno di affidarsi ad un tale.


Già, parlare di grazia, in un simile contesto non ha senso alcuno, la gente non sa, non vede, e non vuole accettare di sentirsi condannata da Dio. Si può solo sperare e pregare che Dio apra loro gli occhi e li conduca al ravvedimento.

b. La "tolleranza" morale dell'uomo moderno

L'uomo d'oggi, consapevole delle grandi scoperte scientifiche realizzate negli ultimi anni, tende poi generalmente ad avere un'alta opinione di sé stesso. Considera il benessere materiale in ogni caso più importante del carattere morale, e nel campo morale egli è decisamente tollerante verso sé stesso, considera piccole virtù come compensatrici di grandi vizi e rifiuta di prendere seriamente l'idea che, moralmente parlando, ci sia qualcosa di sbagliato in sé stesso. Tende a scaricarsi facilmente della cattiva coscienza, in sé stesso come in altri, come un fenomeno psicologico insano, segno di malattia e di aberrazione mentale più che indice di condizione morale. L'uomo moderno è convinto che, nonostante tutti i suoi "peccatucci" come il bere, il gioco d'azzardo, la guida irresponsabile, l'imbroglio, le menzogne bianche o nere, l'astuzia, la pornografia e altro... egli sia fondamentalmente un uomo "a posto" e buono. Allora, come fanno i pagani (e l'uomo moderno è nel profondo del cuore un pagano), egli si immagina Dio come un'immagine magnificata di sé stesso, e presume che Dio sia tollerante e compiacente quanto lui. Il solo pensiero d'essere una creatura decaduta dall'immagine di Dio, un ribelle contro l'autorità di Dio, sporco e colpevole agli occhi di Dio, degno solo della riprovazione divina, non entra mai nella sua testa.

c. La giustizia retributiva di Dio

Oggi però è anche prassi comune "chiudere un occhio" sulle trasgressioni fintanto che è possibile. Le tolleriamo in altri sperando che essi tollerino le nostre. I genitori esitano a correggere i loro figli, e gli insegnanti a punire i loro allievi. Raramente reagiamo a chiari comportamenti anti-sociali e auto-distruttivi. Si accetta il principio che fintanto che il male può essere ignorato, esso lo debba essere, che si debba punire solo come ultima istanza, che non si debba "alzare un polverone" se non quando sono evidenti gravi conseguenze sociali. La disponibilità a tollerare e ad indulgere è considerata una virtù, mentre vivere secondo chiari principi di giusto e di sbagliato è considerato essere moralisti e puritani. Questo modo di pensare pagano si riflette sulla nostra concezione di Dio
L'idea che Dio ripaghi le umane inadempienze con un castigo corrispondente, e che questo sia espressione del Suo santo carattere, pare oggi del tutto fantasiosa; e quelli che sostengono quest'idea vengono accusati di proiettare su Dio i propri impulsi patologici di rabbia e di vendetta.


La Bibbia però afferma ampiamente che questo mondo che Dio, nella Sua bontà, ha creato, è un mondo morale, in cui la retribuzione è certa come il nostro respiro. Dio è giudice su tutta la terra, ed Egli eseguirà la Sua giustizia, vendicando l'innocente (se esiste) e punendo coloro che commettono peccato. E fintanto che uno non sia persuaso di questo, che i trasgressori della legge di Dio non possano sperare di ricevere altro da Dio se non una giustizia retributiva, non si potrà mai comprendere bene che cosa sia la grazia di Dio.

d. Accattivarsi Dio?

L'uomo moderno è anche maestro nell'arte di mettere colui che ci sta di fronte in condizione di non poter dire di 'no', comprandolo con vantaggi, privilegi, bustarelle ed anche ricatti. Lo stesso principio lo vorremmo applicare nei nostri rapporti con Dio, e questo sta proprio alla radice del paganesimo, cioè il pensare di poter comprare il favore della divinità, mettendola in posizione di non poterci negare nulla... Gli antichi pagani lo facevano moltiplicando i doni e i sacrifici, i moderni pagani con la pratica della propria moralità (secondo i nostri propri criteri) e mantenendo certi legami formali con le chiese. Pur concedendo di non essere perfetti, essi non dubitano che una certa 'rispettabilità' da parte loro finisca col garantire loro l'accettazione di Dio, qualunque cosa si sia fatta nel passato. La Bibbia però dice: "Poiché nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge" (Ro. 3:20). Risanare il nostro rapporto con Dio, ricuperare il Suo favore dopo averlo perduto, è al di là della nostra capacità. Bisogna convincersene prima di poter condividere la fede biblica nel Dio della grazia.

e. La sovrana libertà di Dio

Ecco un'altro equivoco moderno. Il paganesimo antico pensava che ciascun Dio fosse legato alle persone che gli rendevano culto da un certo interesse, perché il suo benessere si pensava dovesse dipendere dai doni e dal servizio resogli dai fedeli. Il paganesimo moderno coltiva una concezione simile, che Dio, cioè, sia in qualche modo obbligato ad amarci e ad aiutarci, per quanto poco lo meritiamo. Era il sentimento che aveva quel filosofo francese che poco prima della sua morte mormorò: "Dio perdonerà, è il suo mestiere". Un tale sentimento è completamente infondato. Il Dio della Bibbia non dipende per il Suo benessere dalle Sue creature, né è tenuto a mostrarci favore. Da Lui possiamo solo pretendere giustizia, e giustizia, per noi, certamente vuol dire condanna. Dio non deve a nessuno una sospensione della pena, non è obbligato ad avere pietà e compassione. Se lo fa, è solo perché liberamente lo vuole, senza alcuna costrizione. La grazia è libera, nel senso che ha origine solo da Colui che liberamente ha tutto il diritto di darla o non darla. Solo quando saremo convinti che ciò che decide il destino di un essere umano è che Dio voglia o no salvarlo dai suoi peccati, e che questa decisione Dio non è certamente tenuto in nessun caso a prenderla, uno potrà cominciare a comprendere la concezione biblica della grazia. 

II. La sostanza della grazia

elezione
L'opera di Satana sembra avere raggiunto il suo scopo, impedire alla gente di udire e di accettare l'Evangelo della salvezza. Dovremmo così tacere definitivamente, adattarci alla mentalità prevalente, oppure perseverare ad annunciare la verità, e pregare Dio che apra gli occhi ai ciechi ed ingannati della nostra generazione?


Dire grazia di Dio significa dire amore generosamente riversato su dei peccatori colpevoli, contrariamente ai loro meriti e indubbiamente sfidando i loro demeriti. E' Dio che manifesta bontà a delle persone che  meritano solo severità, e che non hanno alcuna ragione di aspettarsi altro che severità.


Abbiamo visto alcune ragioni per cui il concetto di grazia significa così poco per molti che coltivano una concezione del tutto pagana della realtà, e per questo si troveranno un giorno di fronte a brutte sorprese. Quelle persone, però, a cui Dio apre gli occhi sulla loro reale condizione, non potranno che accogliere con grande gioia e riconoscenza l'annuncio dell'Evangelo come una straordinaria liberazione. Esse scoprono ben presto come il loro Giudice si trasformi nel loro Salvatore.


Grazia e salvezza sono due concetti inseparabili come causa ed effetto. Dice la Bibbia: "voi siete salvati per grazia" (Ef. 2:5). L'Evangelo dichiara come: "Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unico Figlio Gesù Cristo affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna" (Gv. 3:16), come "Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Ro. 5:8), come secondo la profezia una fonte ci sia stata aperta, che può purificarci da ogni peccato ed impurità. Essa ci rivela Cristo che ci dice: "Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, ed io vi darò riposo" (Mt. 11:28).

III. Aspetti della grazia di Dio che ci riempiono di gioia e di stupefazione

1. Grazia come fonte del perdono dei peccati

L'Evangelo si incentra su quello che la Bibbia chiama giustificazione, cioè sulla remissione dei nostri peccati e la nostra riabilitazione di fronte a Dio. La giustificazione è il sorprendente passaggio dalla condizione di un criminale condannato che aspetta solo una terribile sentenza a quello di un erede che attende una favolosa eredità.


La giustificazione è solo per fede: essa ha luogo nel momento stesso in cui una persona ripone una fiducia totale nel Signore Gesù Cristo, come proprio Salvatore.


La giustificazione per noi è solo gratuita, ma a Dio è costata moltissimo, perché il prezzo è stato la morte espiatrice del Figlio di Dio. Perché "colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, lo ha dato per tutti noi" (Ro. 8:32). E' stata una Sua libera decisione quella di volerci salvare, ma, secondo i Suoi criteri di giustizia, questo ha richiesto un'opera di espiazione.


Paolo lo dice chiaramente: "sono gratuitamente giustificati (cioè con nulla da pagare da parte nostra) per la sua grazia (cioè in conseguenza alla misericordiosa risoluzione di Dio), mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Lui ha Dio preordinato per fare l'espiazione (per pagare il prezzo del peccato umano) mediante la fede (cioè che diventa efficace per la persona stessa quando ripone la sua più incondizionata fiducia) nel suo sangue (nel valore del suo sacrificio)" (Ro. 3:24; cf. Tt. 3:7). E ancora Paolo ci dice che in Cristo "abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia" (Ef. 1:7). Per dei peccatori come noi, destinati solo al peggio, il fatto che ci venga rivolto un simile annuncio di grazia ci può solo far esultare di gioia e di riconoscenza.

2. Grazia come motivazione del piano di salvezza

Il perdono è il cuore dell'Evangelo, ma non esaurisce tutto quello che si può dire sulla grazia di Dio. Il Nuovo Testamento, infatti, pone il dono del perdono nel contesto di un progetto di salvezza stabilito da Dio già da prima della fondazione del mondo e che si sviluppa fino al suo completamento nella gloria del pieno ristabilimento di coloro che sono stati riscattati.


Paolo ne parla in diversi luoghi, ma la descrizione più particolareggiata la troviamo in un lungo resoconto che va da Efesini 1:3 fino a 2:10. Come sua abitudine, Paolo inizia con un'affermazione riassuntiva di tutta la sua esposizione, e passa il resto del paragrafo ad analizzarla ed a spiegarla. L'affermazione è che Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo (cioè nella sfera delle realtà spirituali, v. 3). L'analisi comincia con l'eterna elezione e predestinazione ad essere adottati come figli in Cristo (v. 4ss), procede a descrivere la redenzione e la remissione dei peccati in Cristo (v. 7), e si muove verso la speranza della glorificazione in Cristo (v. 11 ss.) ed il dono dello Spirito in Cristo come suggello che possederemo tutto ciò per sempre (v. 13ss). Da questo punto Paolo concentra la sua attenzione sul potente atto per il quale Dio rigenera dei peccatori in Cristo, impartendo loro la fede (cf. 2:8). Paolo dipinge tutti questi oggetti come elementi di un grande progetto di salvezza, e ci dice che la grazia ne è la forza motivante, che le "ricchezze della sua grazia" compaiono in tutto questo processo, a lode della grazia di Dio come suo obiettivo ultimo. In questo modo il credente può rallegrarsi nel sapere che la sua conversione non è stato un caso, ma un atto di Dio che si colloca in un progetto ben determinato, in cui Dio si è proposto di benedirlo con il libero dono della salvezza dal peccato. Dio promette di portare a compimento questo piano, e nulla può impedirlo (1:9ss). 

3. Grazia come garante della perpetua sicurezza del cristiano 

Infine, se il piano della salvezza verrà adempiuto con certezza e senza ritardo alcuno, allora il futuro del cristiano è assicurato. Egli è, ed ha la certezza che: "dalla potenza di Dio mediante la fede siete custoditi" (1 Pi. 1:5). Non deve più tormentarsi con la paura di poter fallire: com'era la grazia a condurlo fin dal principio, così la grazia lo accompagnerà fino alla fine. La fede ha la sua origine e perseveranza nel fatto che è un dono della grazia.

IV. L'unica speranza

peccatore
La dottrina della grazia sta dunque al centro di tutto il messaggio cristiano. Assorbiamone tutto il significato e liberiamoci da ogni idea pagana ed estranea. Siamo colpevoli e condannati davanti a Dio, ma una via d'uscita l'abbiamo in Cristo che offre di pagare per noi il nostro debito: Egli è l'unica soluzione alla nostra condizione esistenziale.
Quando comprenderemo questo, allora la grazia si trasformerà in noi in etica, in modo di vivere, e sarà l'etica della gratitudine per Dio,  la prova più evidente che noi avremo compreso.


Coloro che dicono che la dottrina della grazia di Dio tenderebbe ad incoraggiare il lassismo morale mostrano semplicemente di non sapere di che cosa parlano.
Comprendere l'amore di Dio significa manifestare a nostra volta., in contraccambio, amore riconoscente che cerca di compiacere chi tanto ci ha amato. Volontà rivelata di Dio è che coloro che hanno ricevuto la grazia, da ora in poi si impegnino nelle "opere buone". Chi comprende il vero significato della grazia di Dio non potrà più stare con le mani in mano.


Guai a cullarci in illusioni sulla nostra vera condizione davanti a Dio: chiedete a Dio di farvi comprendere il significato della grazia dell'Evangelo. E' la vostra unica speranza.


Tratto da http://www.riforma.net

 

"Infatti è per grazia che siete salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi, è il dono di Dio "   
(Efesini 2:8)
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