L'annuncio biblico sulla grazia
Uno dei caratteri più distintivi della fede cristiana è la grazia, la grazia
di Dio verso l'essere umano.
La Bibbia dice che nessuno di noi è degno di comparire alla presenza del Dio
santo e giusto, né di ricevere alcuna delle Sue benedizioni, perché siamo
tutti contaminati dal peccato e colpevoli nei Suoi confronti. L'unica speranza per
noi di salvezza è quella di implorare la Sua grazia e la Sua misericordia, e
Dio offre ad uomini e a donne la Sua grazia tramite il ravvedimento e la fede
nel Signore e Salvatore Gesù Cristo, il solo strumento che Egli abbia inviato
per la nostra riabilitazione davanti a Sé stesso. Non c'è infatti nulla di
sufficiente che possiamo da noi stessi fare per guadagnarci il Suo favore.
L'apostolo Paolo dice infatti ai cristiani di Efeso: "Egli ha vivificato anche
voi, che eravate morti nei falli e nei peccati... fra i quali anche noi un
tempo, vivevamo nelle concupiscenze della nostra carne, adempiendo i desideri
della carne e della mente, ed eravamo per natura figli d'ira, come anche gli
altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il suo grande amore con il
quale ci ha amati, anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con
Cristo (voi siete salvati per grazia), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci
ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù, per mostrare nelle età che
verranno le eccellenti ricchezze della sua grazia, con benignità verso di noi
in Cristo Gesù. Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e
ciò non viene da voi, è dono di Dio e non da opere, perché nessuno si glori.
Noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio
ha precedentemente preparato, perché le compiamo" (Ef. 1:10).
Fin qui il chiaro messaggio della Bibbia, Parola di Dio. E' un messaggio
chiaro e preciso, ma nel comunicare questo messaggio alla generazione d'oggi, come per altri concetti della Bibbia, ci troviamo di fronte a difficoltà quasi
insormontabili: in quest'epoca degenerata il concetto di grazia, anche
nell'ambito cristiano, è largamente equivocato, incompreso e respinto.
Grazia è un termine giuridico, e infatti un semplice vocabolario della
lingua italiana ce ne dà la seguente definizione: "Concessione di un
beneficio, di un favore, dovuta esclusivamente alla magnanimità o alla
generosità di chi lo elargisce. La facoltà che il capo dello Stato ha di
concedere il condono di una pena o di una parte d'essa con un atto di clemenza
individuale. Beneficio ricevuto senza alcun merito da parte nostra".
Si, il termine grazia
di per sé stesso implica la presenza di una legge oggettiva che noi abbiamo
trasgredito, di un'inesorabile condanna che grava sulla nostra testa e che deve
essere eseguita, come pure il fatto di dover dipendere, per esserne liberati,
da una sentenza liberatoria del Dio sovrano. La Grazia implica che tu sei davanti
a Dio, colpevole e condannato e solo Lui può liberarti dalla tua condanna a morte.
L'uomo moderno, però, è pronto ad accettare tutto questo? Qui sta il
problema e, se non è pronto ad accettarlo, tutto l'autentico annuncio cristiano
viene frustrato e reso impossibile. Sarebbe dunque un'impresa disperata
annunciare l'Evangelo oggi?
I. Ostacoli moderni
a. Faciloneria e presunzione
Molti ritengono che in fondo sia facile
essere salvati davanti a Dio. Oggi sembra mancare del tutto il senso della responsabilità personale verso
Dio, il senso biblico di peccato e di colpevolezza dell'essere umano verso Dio,
il senso che saremo sottoposti un giorno ad un severo giudizio, e quindi i più
non vedono la necessità di rapportarsi ad un Salvatore: sono concetti che
vengono considerati "superati". E se manca il senso che dovremo
rendere conto a Dio di noi stessi sulla base di una legge oggettivamente
stabilita da Dio e la coscienza di essere sottoposti tutti ad una condanna, chi
mai può temere un giudizio e che senso avrebbe avvertirne la gente? Per questi
il messaggio evangelico è del tutto irrilevante.
Dall'altra vi sono quelli che ritengono di potersi guadagnare da sé la salvezza,
tramite le loro buone opere o la loro presunta "rispettabilità":
anche per questi l'annuncio di un Salvatore è superfluo, perché non sentono
alcun bisogno di affidarsi ad un tale.
Già, parlare di grazia, in un simile contesto non ha senso alcuno, la gente
non sa, non vede, e non vuole accettare di sentirsi condannata da Dio. Si può
solo sperare e pregare che Dio apra loro gli occhi e li conduca al
ravvedimento.
b. La "tolleranza" morale dell'uomo moderno
L'uomo d'oggi, consapevole delle grandi scoperte scientifiche realizzate
negli ultimi anni, tende poi generalmente ad avere un'alta opinione di sé
stesso. Considera il benessere materiale in ogni caso più importante del
carattere morale, e nel campo morale egli è decisamente tollerante verso
sé stesso, considera piccole virtù come compensatrici di grandi vizi e rifiuta
di prendere seriamente l'idea che, moralmente parlando, ci sia qualcosa di
sbagliato in sé stesso. Tende a scaricarsi facilmente della cattiva coscienza, in sé stesso come in altri, come un fenomeno psicologico insano, segno di
malattia e di aberrazione mentale più che indice di condizione morale. L'uomo
moderno è convinto che, nonostante tutti i suoi "peccatucci" come il
bere, il gioco d'azzardo, la guida irresponsabile, l'imbroglio, le menzogne
bianche o nere, l'astuzia, la pornografia e altro... egli sia fondamentalmente
un uomo "a posto" e buono. Allora, come fanno i pagani (e l'uomo
moderno è nel profondo del cuore un pagano), egli si immagina Dio come
un'immagine magnificata di sé stesso, e presume che Dio sia tollerante e
compiacente quanto lui. Il solo pensiero d'essere una creatura decaduta
dall'immagine di Dio, un ribelle contro l'autorità di Dio, sporco e
colpevole agli occhi di Dio, degno solo della riprovazione divina, non entra
mai nella sua testa.
c. La giustizia retributiva di Dio
Oggi però è anche prassi comune "chiudere un occhio" sulle
trasgressioni fintanto che è possibile. Le tolleriamo in altri sperando che
essi tollerino le nostre. I genitori esitano a correggere i loro figli, e gli
insegnanti a punire i loro allievi. Raramente reagiamo a chiari comportamenti
anti-sociali e auto-distruttivi. Si accetta il principio che fintanto che il
male può essere ignorato, esso lo debba essere, che si debba punire solo come
ultima istanza, che non si debba "alzare un polverone" se non quando
sono evidenti gravi conseguenze sociali. La disponibilità a tollerare e ad
indulgere è considerata una virtù, mentre vivere secondo chiari principi di
giusto e di sbagliato è considerato essere moralisti e puritani. Questo modo di
pensare pagano si riflette sulla nostra concezione di Dio
L'idea che Dio ripaghi le umane inadempienze con un castigo corrispondente, e che questo sia espressione del Suo santo carattere, pare oggi del tutto fantasiosa;
e quelli che sostengono quest'idea vengono accusati di proiettare su Dio i
propri impulsi patologici di rabbia e di vendetta.
La Bibbia però afferma ampiamente che questo mondo che Dio, nella Sua bontà,
ha creato, è un mondo morale, in cui la retribuzione è certa come il nostro
respiro. Dio è giudice su tutta la terra, ed Egli eseguirà la Sua giustizia,
vendicando l'innocente (se esiste) e punendo coloro che commettono peccato. E
fintanto che uno non sia persuaso di questo, che i trasgressori della legge di
Dio non possano sperare di ricevere altro da Dio se non una giustizia
retributiva, non si potrà mai comprendere bene che cosa sia la grazia di Dio.
d. Accattivarsi Dio?
L'uomo moderno è anche maestro nell'arte di mettere colui che ci sta di fronte
in condizione di non poter dire di 'no', comprandolo con vantaggi,
privilegi, bustarelle ed anche ricatti. Lo stesso principio lo vorremmo
applicare nei nostri rapporti con Dio, e questo sta proprio alla radice del paganesimo,
cioè il pensare di poter comprare il favore della divinità, mettendola in
posizione di non poterci negare nulla... Gli antichi pagani lo facevano
moltiplicando i doni e i sacrifici, i moderni pagani con la pratica della
propria moralità (secondo i nostri propri criteri) e mantenendo certi legami formali
con le chiese. Pur concedendo di non essere perfetti, essi non dubitano che una
certa 'rispettabilità' da parte loro finisca col garantire loro l'accettazione
di Dio, qualunque cosa si sia fatta nel passato. La Bibbia però dice: "Poiché nessuna carne sarà
giustificata davanti a lui per le opere della legge" (Ro. 3:20). Risanare
il nostro rapporto con Dio, ricuperare il Suo favore dopo averlo perduto, è al
di là della nostra capacità. Bisogna convincersene prima di poter condividere
la fede biblica nel Dio della grazia.
e. La sovrana libertà di Dio
Ecco un'altro equivoco moderno. Il paganesimo antico pensava che ciascun Dio
fosse legato alle persone che gli rendevano culto da un certo interesse, perché
il suo benessere si pensava dovesse dipendere dai doni e dal servizio
resogli dai fedeli. Il paganesimo moderno coltiva una concezione simile, che
Dio, cioè, sia in qualche modo obbligato ad amarci e ad aiutarci, per quanto
poco lo meritiamo. Era il sentimento che aveva quel filosofo francese che poco
prima della sua morte mormorò: "Dio perdonerà, è il suo mestiere". Un
tale sentimento è completamente infondato. Il Dio della Bibbia non dipende per
il Suo benessere dalle Sue creature, né è tenuto a mostrarci favore. Da Lui
possiamo solo pretendere giustizia, e giustizia, per noi, certamente vuol dire
condanna. Dio non deve a nessuno una sospensione della pena, non è obbligato ad
avere pietà e compassione. Se lo fa, è solo perché liberamente lo vuole, senza
alcuna costrizione. La grazia è libera, nel senso che ha origine solo da Colui
che liberamente ha tutto il diritto di darla o non darla. Solo quando saremo
convinti che ciò che decide il destino di un essere umano è che Dio voglia o no salvarlo dai
suoi peccati, e che questa decisione Dio non è certamente tenuto in nessun caso a prenderla,
uno potrà cominciare a comprendere la concezione biblica della grazia.
II. La sostanza della grazia
L'opera di Satana sembra avere raggiunto il suo scopo, impedire alla gente
di udire e di accettare l'Evangelo della salvezza. Dovremmo così tacere
definitivamente, adattarci alla mentalità prevalente, oppure perseverare ad
annunciare la verità, e pregare Dio che apra gli occhi ai ciechi ed ingannati
della nostra generazione?
Dire grazia di Dio significa dire amore generosamente riversato su dei peccatori
colpevoli, contrariamente ai loro meriti e indubbiamente sfidando i loro
demeriti. E' Dio che manifesta bontà a delle persone che meritano solo severità, e
che non hanno alcuna ragione di aspettarsi altro che severità.
Abbiamo visto alcune ragioni per cui il concetto di grazia significa così
poco per molti che coltivano una concezione del tutto pagana della realtà, e
per questo si troveranno un giorno di fronte a brutte sorprese. Quelle persone, però, a cui Dio apre gli occhi sulla loro reale condizione,
non potranno che accogliere con grande gioia e riconoscenza l'annuncio
dell'Evangelo come una straordinaria liberazione. Esse scoprono ben presto come
il loro Giudice si trasformi nel loro Salvatore.
Grazia e salvezza sono due concetti inseparabili come causa ed effetto. Dice
la Bibbia: "voi
siete salvati per grazia"
(Ef. 2:5). L'Evangelo dichiara come: "Iddio
ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unico Figlio Gesù Cristo affinché
chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna" (Gv. 3:16), come "Dio manifesta il suo amore
verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi"
(Ro. 5:8), come secondo la profezia una fonte ci sia stata aperta, che può
purificarci da ogni peccato ed impurità. Essa ci rivela Cristo che ci dice: "Venite a me, voi tutti
che siete travagliati ed aggravati, ed io vi darò riposo" (Mt. 11:28).
III. Aspetti della grazia di Dio che ci riempiono di gioia e di stupefazione
1. Grazia come fonte del perdono dei peccati
L'Evangelo si incentra su quello che la Bibbia chiama giustificazione, cioè sulla remissione dei nostri peccati e la nostra riabilitazione di fronte a Dio. La giustificazione è il sorprendente passaggio dalla condizione di un criminale condannato che aspetta solo una terribile sentenza a quello di un erede che attende una favolosa eredità.
La giustificazione è solo per fede: essa ha luogo nel momento stesso in
cui una persona ripone una fiducia totale nel Signore Gesù Cristo, come proprio
Salvatore.
La giustificazione per noi è solo gratuita, ma a Dio è costata moltissimo,
perché il prezzo è stato la morte espiatrice del Figlio di Dio. Perché "colui che non ha
risparmiato il suo proprio Figlio, lo ha dato per tutti noi" (Ro. 8:32). E' stata
una Sua libera decisione quella di volerci salvare, ma, secondo i Suoi criteri di
giustizia, questo ha richiesto un'opera di espiazione.
Paolo lo dice chiaramente: "sono
gratuitamente giustificati (cioè con nulla da pagare da parte nostra) per
la sua grazia (cioè in conseguenza alla misericordiosa risoluzione di Dio),
mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Lui ha Dio preordinato per fare
l'espiazione (per pagare il prezzo del peccato umano) mediante la fede (cioè
che diventa efficace per la persona stessa quando ripone la sua più
incondizionata fiducia) nel suo sangue (nel valore del suo sacrificio)" (Ro. 3:24; cf. Tt. 3:7). E
ancora Paolo ci dice che in Cristo "abbiamo
la redenzione per mezzo del suo sangue, il perdono dei peccati secondo le
ricchezze della sua grazia" (Ef. 1:7). Per dei peccatori come noi, destinati solo al peggio, il fatto che
ci venga rivolto un simile annuncio di grazia ci può solo far esultare di gioia e di
riconoscenza.
2. Grazia come motivazione del piano di salvezza
Il perdono è il cuore dell'Evangelo, ma non esaurisce tutto quello che si può dire sulla grazia di Dio. Il Nuovo Testamento, infatti, pone il dono del perdono nel contesto di un progetto di salvezza stabilito da Dio già da prima della fondazione del mondo e che si sviluppa fino al suo completamento nella gloria del pieno ristabilimento di coloro che sono stati riscattati.
Paolo ne parla in diversi luoghi, ma la descrizione più particolareggiata la
troviamo in un lungo resoconto che va da Efesini 1:3 fino a 2:10. Come sua
abitudine, Paolo inizia con un'affermazione riassuntiva di tutta la sua
esposizione, e passa il resto del paragrafo ad analizzarla ed a spiegarla.
L'affermazione è che Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei
luoghi celesti in Cristo (cioè nella sfera delle realtà spirituali, v. 3).
L'analisi comincia con l'eterna elezione e predestinazione ad essere adottati
come figli in Cristo (v. 4ss), procede a descrivere la redenzione e la
remissione dei peccati in Cristo (v. 7), e si muove verso la speranza della
glorificazione in Cristo (v. 11 ss.) ed il dono dello Spirito in Cristo come
suggello che possederemo tutto ciò per sempre (v. 13ss). Da questo punto Paolo
concentra la sua attenzione sul potente atto per il quale Dio rigenera dei
peccatori in Cristo, impartendo loro la fede (cf. 2:8). Paolo dipinge tutti
questi oggetti come elementi di un grande progetto di salvezza, e ci dice che
la grazia ne è la forza motivante, che le "ricchezze della sua
grazia" compaiono in tutto questo processo, a lode della grazia di Dio
come suo obiettivo ultimo. In questo modo il credente può rallegrarsi nel
sapere che la sua conversione non è stato un caso, ma un atto di Dio che si
colloca in un progetto ben determinato, in cui Dio si è proposto di benedirlo
con il libero dono della salvezza dal peccato. Dio promette di portare a
compimento questo piano, e nulla può impedirlo (1:9ss).
3. Grazia come garante della perpetua sicurezza del cristiano
Infine, se il piano della salvezza verrà adempiuto con certezza e senza ritardo alcuno, allora il futuro del cristiano è assicurato. Egli è, ed ha la certezza che: "dalla potenza di Dio mediante la fede siete custoditi" (1 Pi. 1:5). Non deve più tormentarsi con la paura di poter fallire: com'era la grazia a condurlo fin dal principio, così la grazia lo accompagnerà fino alla fine. La fede ha la sua origine e perseveranza nel fatto che è un dono della grazia.IV. L'unica speranza
La dottrina della grazia sta dunque al centro di tutto il messaggio
cristiano. Assorbiamone tutto il significato e liberiamoci da ogni idea pagana
ed estranea. Siamo colpevoli e condannati davanti a Dio, ma una via d'uscita
l'abbiamo in Cristo che offre di pagare per noi il nostro debito: Egli è
l'unica soluzione alla nostra condizione esistenziale.
Quando comprenderemo questo, allora la grazia si trasformerà in noi in
etica, in modo di vivere, e sarà l'etica della gratitudine per Dio, la prova più
evidente che noi avremo compreso.
Coloro che dicono che la dottrina della grazia di Dio tenderebbe ad
incoraggiare il lassismo morale mostrano semplicemente di non sapere di che
cosa parlano.
Comprendere l'amore di Dio significa manifestare a nostra volta., in
contraccambio, amore riconoscente che cerca di compiacere chi tanto ci ha
amato. Volontà rivelata di Dio è che coloro che hanno ricevuto la grazia, da
ora in poi si impegnino nelle "opere buone". Chi comprende il vero
significato della grazia di Dio non potrà più stare con le mani in mano.
Guai a cullarci in illusioni sulla nostra vera condizione davanti a Dio:
chiedete a Dio di farvi comprendere il significato della grazia dell'Evangelo.
E' la vostra unica speranza.
Tratto da http://www.riforma.net
"Infatti è per grazia che siete salvati,
mediante la fede; e ciò non viene da voi, è
il dono di Dio "
(Efesini 2:8)
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