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domenica 16 dicembre 2012

Lieto annuncio




«UN FANCIULLO CI È NATO, UN FIGLIUOLO CI È STATO DATO» (Isaia 9:5)
«OGGI NELLA CITTÀ DI DAVIDE VI È NATO IL SALVATORE» (Luca 2:11
)

     La venuta di Gesù tra gli uomini rappresenta l'avvenimento più grande di tutti i tempi. La storia terrena ed il destino eterno dell'uomo dipendono essenzialmente da come ci si pone di fronte a Lui, dall'atteggiamento spirituale che si assume nei Suoi confronti: «se Io non fossi venuto e non avessi loro parlato non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa del loro peccato»(Giov. 15:23).
     La nascita di Gesù diviene l'attimo in cui Dio entra direttamente nella vicenda umana per mezzo di Gesù il Suo Figliolo, l'inizio di un'opera di grazia e di redenzione a favore della umanità decaduta, l'apparire di una Luce sfolgorante nel mezzo delle tenebre più fitte: «il popolo che camminava nelle tenebre vede una gran luce, su quelli che abitavano il paese dell'ombra della morte la luce risplende» (Isaia 9:1)

IL FATTO STORICO DELLA SUA NASCITA
natività

Gesù nasce in «casa Sua», che è il popolo di Israele, collegandosi così alla progenie di Davide ed alla tribù di Giuda, (Isaia 11:1), (Genesi 49:10). La Sua nascita è l'adempimento delle profezie antiche ed avrebbe dovuto essere la risposta alle attese ed alle aspettative di tutto il popolo: purtroppo «è venuto in casa Sua ma i Suoi non l'hanno ricevuto».
     Il Suo ingresso nel mondo registra il puntuale avverarsi di precise profezie. «Nato di donna» (Isaia 7:14) ed esattamente da una vergine, nel luogo voluto da Dio (Michea 5:1), nel tempo da Lui stabilito (Gal. 4:4), il Signore Gesù nacque nel momento più favorevole e propizio per l'annuncio dell'Evangelo: l'Impero Romano predisponeva strade ed arterie di grande collegamento, la lingua e la cultura greca accomunavano i popoli, la religiosità, le profezie e le Scritture ebraiche erano conosciute quasi dappertutto.
     «Oggi nella città di Davide vi è nato il Salvatore»: benché quell'«oggi» non sia ben individuato o ufficialmente riportato (in effetti il 25 di dicembre i pagani festeggiavano la nascita del dio sole), pure quell'oggi rappresenta il giorno in cui si compie il miracolo della «incarnazione», cioè di Dio il Figlio che si fa «uomo» per essere il Salvatore. Nonostante Dio stesso intervenga sulla scena terrena, i Suoi natali umani rimangono umili e poveri: nasce in una famiglia di operai, la Sua prima casa fu una mangiatoia, i primi destinatari del «buon annunzio» furono pastori e mandriani.
     A tanta umiltà e sobrietà e ad un tale abbassamento fa riscontro la gioia e la felicità della gente più semplice, l'adorazione dei sapienti giunti di lontano, il canto e la lode dell'esercito celeste: «gloria a Dio nei luoghi altissimi, pace in terra fra gli uomini che Egli gradisce»! Quanta bellezza e quanta spiritualità nel Suo avvento!

L'ASPETTO TRADIZIONALE DELLA SUA NASCITA
     
Purtroppo il sentimento religioso attuale, fortemente secolarizzato tende a trasformare tale sublime avvenimento in occasione folkloristica e coreografica o al più in ricorrenza vuota e rituale. Il senso spirituale e mistico dell'evento viene stravolto ed annullato dagli usi e dagli abusi che si moltiplicano in questo particolare periodo.
     È infatti impossibile ritrovare la semplicità e la spiritualità cristiana nel modo corrente di ricordare la nascita del Salvatore. Non c'erano banchetti ed ebbrezze alla Sua nascita ma solo lode, adorazione, gioia pura e santa, non vi furono sprechi, acquisti, veglioni, divertimenti e piaceri, luminarie, alberi e presepi ma riverenza profonda, timore di Dio, annuncio di pace e di riconciliazione.
     Gesù non viene affatto onorato attraverso tali usanze, anzi appare evidente come l'umanità cosiddetta cristiana stia progressivamente impoverendo il valore spirituale di un avvenimento unico nella storia umana e divina.
     Riconsiderando dunque serenamente il senso ed il messaggio espressi dalla misera «mangiatoia» di Bethleem, comprenderemo che il «regno di Dio non consiste né in vivande e né in bevande ma è pace, amore ed allegrezza nello Spirito» (Rom. 14:17), «comprenderemo che è del tutto vano offrire al Signore cerimonie e rituali esteriori se il nostro cuore è lontano da Lui» (Marco 7:6).

IL SIGNIFICATO SPIRITUALE DELLA SUA NASCITA

     
Invero il fatto storico della nascita di Gesù-Uomo non avrebbe particolare valenza se non venisse applicato alla persona umana e ricevuto spiritualmente dentro di noi: «è venuto in casa Sua ed i Suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che lo hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventare figlioli di Dio»(Giov. 1:11,12). È perfettamente inutile ricordarsi di Gesù solo il 25 di dicembre ovvero festeggiare la nascita di una Persona che rimane sconosciuta, esclusa dai nostri programmi, posta ai margini della nostra esistenza ed a cui impediamo di entrare nel cuore e di cambiare la nostra vita.
     Gesù è venuto nel mondo per presentare la vera vita, per illuminare gli occhi dell'uomo peccatore ed essere così il suo Liberatore e Salvatore, Egli è l'Emmanuele cioè l«Iddio con noi», Colui che desidera dimorare in noi e con noi per recarci salvezza e benedizione.
     La natività di Cristo Gesù, dunque, non può essere soltanto occasione di svago e di feste, non può divenire solo poesia e calore intorno al «bambino» Gesù; anzi la Sua nascita ci deve far riflettere e meditare sullo scopo della Sua venuta: offrire la Sua vita quale prezzo di riscatto dai nostri peccati. Egli dunque nacque per morire al nostro posto.
     Se non si accettano e non si sperimentano personalmente le motivazioni per cui Gesù è nato, allora tutti i riti, i preparativi, gli addobbi, il chiasso, i colori, gli auguri ed i buoni propositi che accompagnano e caratterizzano l'attuale periodo dell'anno, diventano pura esteriorità, abitudine e formalismo religioso, strumentalizzazione a fini consumistici di un Nome e di un avvenimento veramente santo.
     Quello che conta in realtà è aprirsi nella dolce presenza del Signore, fare di Gesù il Signore ed il Re che regna nel cuore, ricevere questo grande Iddio e Salvatore e lasciare che egli porti pace e salute nella nostra vita e nella nostra famiglia: e questo non solo per il giorno di Natale o per il mese di dicembre ma sempre, tutti i giorni possiamo vivere in comunione con Lui ed essere in pace con tutti gli uomini.
     Scopriremo così che l'Iddio del cielo non è legato a ricorrenze annuali, ma ogni giorno è possibile gioire e fare festa con Lui, ogni giorno giubileremo per il fatto che Egli è venuto a nascere nel nostro cuore, vive ed opera in noi, ci libera dai problemi e dalle ansietà, ci sostiene e ci aiuta nel cammino quotidiano dandoci pace e serenità.

 


"Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano nel paese dell'ombra della morte, si è levata una luce. Tu hai accresciuto la nazione, hai aumentato la loro gioia; essi gioiscono davanti a te come si gioisce alla mietitura, e come si giubila quando si divide il bottino. Poiché tu hai spezzato il giogo che gravava su di lui, il bastone sulle sue spalle e la verga di chi l'opprimeva, come nel giorno di Madian. Poiché ogni calzatura di guerriero nella mischia e ogni mantello rotolato nel sangue, sarà destinato ad essere arso e sarà esca del fuoco. Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato. Sulle sue spalle riposerà l'impero, e sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace. Non ci sarà fine all'incremento del suo impero e pace sul trono di Davide e sul suo regno, per stabilirlo fermamente e rafforzarlo mediante il giudizio e la giustizia, ora e sempre. Questo farà lo zelo dell'Eterno degli eserciti"
(Isaia 9:1-6)

Liberamente adattato da internet

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