La vera Sapienza | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

Ultime News

    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

    • Abramo era giudeo?

    • Un unico eletto

    • Vicini alla fine

    • Il quasi cristiano

mercoledì 10 aprile 2013
Unknown

La vera Sapienza

conoscenza
Una definizione elementare dice che la saggezza consiste nel "fare il miglior uso possibile della conoscenza che si ha a disposizione".

Tu, ti consideri saggio o saggia? Questa domanda non mira a capire se usi o no la parola “saggio” quando pensi a te stesso, ma quanto ti fidi del tuo ragionamento. Se per abitudine, ti affidi quasi ciecamente ai tuoi ragionamenti e al tuo discernimento, a come le cose sembrano a te, allora, che tu te ne renda conto oppure no, ti consideri saggio o saggia.
Ecco quello che la Parola di Dio dichiara a chi si considera saggio ai propri occhi:
Non ritenerti savio ai tuoi occhi, temi l’Eterno e ritirati dal male;” (Proverbi 3:7) 
“Hai visto un uomo che si crede saggio? C’è maggiore speranza per uno stolto che per lui,” (Proverbi 26:12 ) 
“Guai a quelli che sono saggi ai loro occhi e intelligenti davanti a loro stessi!” (Isaia 5:21)
Chi crede di essere saggio per conto suo ha una sapienza terrena. Esiste però un altro tipo di sapienza, la sapienza che viene da Dio. Qui, vogliamo considerare queste due forme di sapienza e i loro frutti. La mia preghiera è che ognuno di noi possa ricercare la sapienza che viene da Dio.

Che cos'è la sapienza

Iniziamo considerando che cos'è la saggezza, ovvero la sapienza. La saggezza è diversa dall’intelligenza.
Essere intelligenti, di solito, vuol dire conoscere fatti. Una persona molto intelligente sa tante cose, e spesso conosce la risposta alla domanda che le viene posta. Il mondo stima molto gli uomini intelligenti, coloro che sanno fare, che sono molto competenti in qualche campo. È importante ricordare che, per quanto qualcuno sia esperto in un certo ambito, è ignorante in tantissime altre materie. Comunque sia, il mondo premia l’intelligenza.
Tuttavia, il fatto di essere intelligenti, di sapere tante cose, non significa saper usare quell'intelligenza per scopi buoni. Si può usare l’intelligenza a fin di bene o per un fine malvagio. Ci sono malviventi che hanno una grande conoscenza grazie alla quale compiono atti disonesti. Ci sono persone brave a capire come fare per guadagnare tanto denaro o altro, però poi arrivano al giudizio finale spiritualmente povere. L'intelligenza non reca loro alcun vero beneficio eterno.
Invece, possedere la sapienza significa saper usare l’intelligenza, le varie capacità e i mezzi che uno ha per i traguardi migliori, quelli che portano veri benefici eterni.
Ossia, essere saggi vuol dire saper adoperare la propria intelligenza ed altre capacità per traguardi veramente buoni, anzi, per le mete migliori. Il contrario della sapienza è la stoltezza.
Allora, una persona può essere molto intelligente, ma allo stesso tempo, molta stolta, se usa la sua intelligenza per ottenere risultati che alla fine saranno distrutti per sempre. Per esempio, Gesù ci insegna che se qualcuno impiega la sua intelligenza per cercare di stare bene in questa vita e trascura la sua condizione spirituale, non prestando attenzione agli avvertimenti che Dio gli dà, quell'uomo rimarrà sotto il giudizio eterno, e tutto quello per cui avrà faticato non gli gioverà a nulla. Questa è vera stoltezza. Una persona simile è intelligente, ma non saggia.
Chiaramente, gli uomini non vogliono ritenersi stolti ai propri occhi. Perciò, hanno inventato una sapienza umana, terrena. La sapienza terrena porta un frutto terribile, mentre la sapienza dall'alto, che viene da Dio dà un frutto meraviglioso. In questo scritto, vogliamo capire meglio qual'è la vera sapienza, quella che procede da Dio, e vogliamo confrontarla con la sapienza terrena. Il mio scopo è di stimolare ciascuno di noi a ricercare la vera sapienza.

Giacomo 3:13-18

Il passo che vogliamo esaminare è Giacomo 3:13-18. All'inizio di questo capitolo, Giacomo parla del pericolo di considerarsi saggi ai propri occhi, e di voler essere maestri senza pensare alle conseguenze di eventuali insegnamenti sbagliati. Chi si comporta così è stolto, non saggio.
Chi è savio e intelligente fra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere fatte con mansuetudine di sapienza. Ma se nel vostro cuore avete amara gelosia e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. Questa non è la sapienza che discende dall’alto, ma è terrena, animale e diabolica. Dove infatti c’è invidia e contesa, lì c’è turbamento ed ogni sorta di opere malvagie. Ma la sapienza che viene dall’alto prima di tutto è pura, poi pacifica, mite, docile, piena di misericordia e di frutti buoni, senza parzialità e senza ipocrisia. Or il frutto della giustizia si semina nella pace per quelli che si adoperano alla pace.” (Giacomo 3:13-18)
Questo brano confronta la sapienza terrena, che porta al male, con la sapienza proveniente da Dio, che produce bene e benedizioni.
Riflettiamo sui due tipi di sapienza e impegniamoci ad avere la vera sapienza, che viene da Dio.

La sapienza terrena


sapienza

Consideriamo per prima quella che il passo chiama “sapienza terrena”, la sapienza del mondo. Che cos'è la sapienza del mondo o, per meglio dire, ciò che il mondo considera sapienza? Come possiamo riconoscere questa sapienza? Quali sono alcuni dei suoi frutti?

Amara gelosia e spirito di contesa

Iniziamo con il v.14, che ci aiuta a riconoscere la sapienza terrena.
Ma se nel vostro cuore avete amara gelosia e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità.” (Giacomo 3:14)
Alcune delle caratteristiche della sapienza terrena sono la gelosia e uno spirito di contesa. La gelosia in sé è già molto negativa e malvagia. Qui, viene aggiunto l’aggettivo “amara”. La gelosia ci porta a stare male quando gli altri stanno bene, anche se non manchiamo di nulla. Provare amara gelosia vuol dire avere il cuore agitato quando qualcuno sta meglio di te. Chi ha questa gelosia nel cuore non può stare bene quando gli altri sono contenti, e nemmeno quando le cose procedono bene per lui, perché egli teme che qualcun altro potrebbe stare meglio. La gelosia rovina i rapporti fra le persone.
La parola che viene tradotta con l'espressione “spirito di contesa” è un termine greco che veniva usato per descrivere chi entrava in politica per motivi egoistici e che cercava di portare avanti il suo programma a qualsiasi costo, anche calpestando gli altri. La stessa parola viene impiegata in Filippesi 1:16, quando Paolo descrive coloro che predicavano il vangelo mentre egli era in prigione, e che cercavano così di fargli del male.
“Alcuni invero predicano Cristo anche per invidia e contesa, ma vi sono anche altri che lo predicano di buon animo. Quelli certo annunziano Cristo per contesa, non puramente, pensando di aggiungere afflizione alle mie catene,” (Fil 1:15-16)
La sapienza del mondo porta ad avere uno spirito che cerca il proprio bene, e non quello degli altri, il che produce contese. Questo è completamente contrario allo spirito mostrato da Cristo, e che Dio ci comanda di avere, in Filippesi 2:3,4:
non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri.” (Fil 2:3-4)
Cercare il proprio bene, a costo di calpestare gli altri, e provare gelosia sono chiari frutti della sapienza terrena.
Notate la seconda parte del v. 14.
Ma se nel vostro cuore avete amara gelosia e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità.” (Giacomo 3:14)
Che cosa vuol dire: “non mentite contro la verità”? Il contesto è il seguente: se uno proclama di avere sapienza, mentre ha nel cuore amara gelosia e uno spirito di contesa, allora, non deve vantarsi, affermando di essere saggio, perché comportandosi in quel modo, mente contro la verità. È uno stolto.
Notiamo anche il v.15:
Questa non è la sapienza che discende dall’alto, ma è terrena, animale e diabolica.” (Giacomo 3:15)
La sapienza che porta a provare gelosia e ad avere uno spirito di contesa non viene dall'alto, dal cielo, ma piuttosto è terrena, animale e diabolica. Non ha niente a che fare con Dio. Riflettiamo su questi aspetti della sapienza umana.

 E' terrena

La sapienza terrena non va oltre questa vita. Non è capace di considerare e capire veramente le cose di Dio, ma si limita alle cose di questa terra. Perciò, non può essere vera sapienza, perché la vita non è limitata alle cose terrene. Visto che la vera vita ha più a che fare con l’eternità che con questo mondo, una cosiddetta sapienza che non giunge fino alle realtà celesti è stoltezza, e non vera sapienza.

E' animale

La sapienza del mondo è anche animale. La parola greca tradotta come “animale” è usata anche in 1Corinzi 2:14, dove è resa con l'aggettivo “naturale”.
Or l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché sono follia per lui, e non le può conoscere, poiché si giudicano spiritualmente.” (1Corinzi 2:14)
Questo termine indica le qualità dell’uomo che assomigliano alle caratteristiche delle bestie. In altre parole, la sapienza del mondo rende l’uomo simile a una bestia che non sa distinguere le cose di vero valore.
Gesù parla di questo tipo di persona in Matteo 7:6:
Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con i piedi e poi si rivoltino per sbranarvi.” (Mat 7:6)
Gesù non sta disprezzando le persone chiamandole “porci”, ma piuttosto sta spiegando che, come il porco non sa minimamente apprezzare una perla, che è di grande valore, così gli uomini naturali non sanno apprezzare i tesori di Dio. La sapienza terrena non riesce a comprendere il vero valore delle cose che provengono da Dio.
Come il porco preferisce il fango alle perle, così la sapienza terrena porta una persona a preferire le cose che non hanno alcun valore eterno a quelle di vero valore.

E'diabolica

Oltre ad essere terrena ed animale, la sapienza terrena è anche diabolica. Essa deriva dalla potenza di Satana.
In Efesini 2:1,2,  ci viene spiegata la condizione dell’uomo naturale, che costituisce quella di ogni credente prima della sua salvezza.
Egli ha vivificato anche voi, che eravate morti nei falli e nei peccati, nei quali già camminaste, seguendo il corso di questo mondo, secondo il principe della potestà dell’aria, dello spirito che al presente opera nei figli della disubbidienza,” (Efe 2:1-2)
Per natura, gli uomini seguono il corso di questo mondo, secondo la guida del principe della potestà dell’aria, ovvero di Satana. Quindi, la sapienza terrena è diabolica. Non reca alcun vero bene eterno.
Il mondo esalta la sapienza terrena, ma essa è appunto solo terrena, animale e diabolica, e non dobbiamo desiderarla, anche se ci porta ad ottenere l’approvazione del mondo.

Compie anche opere malvagie

Il v.16 ci spiega altre qualità della sapienza del mondo. Leggiamolo.
Dove infatti c’è invidia e contesa, lì c’è turbamento ed ogni sorta di opere malvagie.” (Giacomo 3:16)
La sapienza terrena, che produce invidia e contese, porta al turbamento o ad ogni sorta di opere malvagie. Cioè, quando alla radice ci sono invidia e contesa, il frutto finale sarà turbamento anziché pace, e si avranno opere malvagie di ogni sorta, anziché vere buone opere. I buoni rapporti verranno distrutti, e la vita sarà segnata da tanti tipi di peccati.
La sapienza del mondo può sembrare una cosa da desiderare, e infatti, è molto ricercata nel mondo. Tuttavia, genera tanti frutti terribili nella vita.

La sapienza dall’alto


discernimento

Passiamo ora a considerare la sapienza dall'alto. Come la sapienza terrena produce un frutto cattivo, così la sapienza dall'alto dà un frutto buono, che permette di distinguerla. Giacomo ci elenca le qualità che fanno parte della sapienza che viene da Dio. Questa è la sapienza che ognuno di noi dovrebbe ricercare ardentemente.

Essa controlla tutta la nostra vita

La prima cosa da capire è che la sapienza che viene dall'alto controlla la vita di chi ce l'ha. Notate che Giacomo inizia con la domanda, nel v.13, “chi è savio e intelligente fra voi?”. La parola greca tradotta qui come “intelligente”, in tutto il NT, viene usata solo in questo punto, e anziché avere il significato di possedere un'intelligenza normale, questo termine vuol dire “essere un vero esperto, che sa applicare la sua conoscenza alla vita pratica”. Ossia, l'intelligenza normale riguarda maggiormente la conoscenza di vari fatti, che non sempre incide sulla vita pratica. Invece, l'intelligenza dall'alto è un’intelligenza che viene applicata in ogni campo della vita.
Allora, quando parliamo della sapienza dall’alto, dobbiamo capire che si tratta di una sapienza che guida tutto il nostro comportamento. Non è una semplice conoscenza intellettuale, ma una sapienza che dirige il nostro modo di parlare, di agire e di pensare in ogni situazione della vita.

Un comportamento che dimostra vera sapienza

Il v.13 parla del frutto stupendo che la vera sapienza produce.
Chi è savio e intelligente fra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere fatte con mansuetudine di sapienza.” (Giacomo 3:13)
Chi ha la sapienza dall’alto avrà anche una buona condotta, buona secondo il metro di Dio. Non solo, ma le sue buone opere saranno compiute con mansuetudine di sapienza. Il termine “mansuetudine” è molto importante.
Essere mansueti vuol dire vivere umilmente, con fede in Dio, al punto di accettare tutto quello che la Sua provvidenza ci dà, senza lamentarci o resistervi. Significa, perciò, avere pace e accettare quando gli altri peccano contro di noi, sapendo che Dio, con lo scopo di purificarci, permette il male che essi ci fanno,, e sapendo per fede che Dio ci libererà al Suo tempo perfetto. Essere mansueti quindi è il contrario di lottare per far valere i propri diritti o spingere per promuovere i propri interessi.
L'unico modo di essere veramente mansueti è di avere fede nella bontà di Dio e nel suo sovrano controllo sulle nostre vite. La persona mansueta non si preoccupa di se stessa, né si agita quando viene offesa o se le si fa del male. La mansuetudine è un frutto dello Spirito Santo.
Essere mansueti vuol dire rimanere calmi nella tempesta, non per forza di volontà, ma tramite una forte fede in Dio.
Perciò, chi è veramente savio e intelligente, lo dimostrerà compiendo buone opere con mansuetudine di sapienza. La vera sapienza, che viene dall'alto, vuol dire essere veramente mansueti.

Altri stupendi frutti della sapienza

La vera sapienza produce altri meravigliosi frutti nella vita, alcuni dei quali sono elencati da Giacomo nel v.17.
Ma la sapienza che viene dall’alto prima di tutto è pura, poi pacifica, mite, docile, piena di misericordia e di frutti buoni, senza parzialità e senza ipocrisia.” (Giacomo 3:17)
Consideriamo ciascuno di questi frutti.

 E' pura

La qualità più importante della vera sapienza, ciò che la caratterizza prima di tutto, è che essa è pura. Le altre qualità sono essenziali, ma per prima cosa, la vera sapienza è pura.
La parola greca tradotta con “pura” è “Agnos”, che deriva dal termine “Agios”, il cui significato è “purezza, santità”. Essere santi vuol dire essere separati da tutto ciò che è impuro e non secondo la Parola di Dio.
Quindi, la qualità fondamentale della vera sapienza è la purezza, la santità, cioè la conformità alla Parola di Dio, e di conseguenza, la separazione da tutto quello che è peccato.

Altre qualità:

Su questa base, proseguiamo verso le altre qualità che fanno parte della vera sapienza, proveniente da Dio.
E' pacifica: la vera sapienza è pacifica. Quest'aggettivo indica chi ama e promuove la pace. Di natura, l’uomo non è pacifico. Si agita, si arrabbia, serba rancore e tanti altri sentimenti negativi che possono portare alla divisione. La sapienza del mondo ha uno spirito di gelosia e di contesa. Essere pacifici è il contrario di tutto questo. Essere pacifici vuol dire impegnarsi per promuovere la vera pace con gli altri, e anche la pace fra l’uomo e Dio. Questo fa parte della vera sapienza.
E' mite: un'altra qualità è di essere mite: questo termine descrive una persona che non ha alcun desiderio di vendetta. Quando subisce un'ingiustizia, lei rimane calma, fidandosi di Dio e trovando la sua pace e la sua gioia in Lui.
Questa è la qualità che vediamo in Gesù quando si trova davanti al sinedrio e poi davanti ai soldati romani. Leggo Isaia 53;7:
“Maltrattato e umiliato, non aperse bocca. Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca.” (Isaia 53:7)
Chi è mite, porta pace e riduce la tensione ovunque vada.
E' docile: la vera sapienza è docile: questa qualità dipinge chi si sottomette facilmente alle regole e alle richieste che gli vengono imposte, come ad esempio un ragazzo che entra a fare parte dell'esercito, e accetta senza problema le varie regole della vita militare. Egli fa tutto ciò che gli viene detto, senza sentirsi aggravato e a prescindere dal fatto che ogni cosa sia giusta oppure no.
Perciò, per un credente essere docile vuol dire accettare senza problema i comandamenti del Signore, e quello che la provvidenza di Dio permette nella sua vita. Questa è vera sapienza, perché le vie del Signore sono perfette e sono per il nostro bene. La vera sapienza riconosce questa realtà, anche quando non capisce il perché di una situazione. La fede in Dio, fa sì che il credente è docile poiché egli sa che Dio non sbaglia mai.
È piena di misericordia: la vera sapienza è piena di misericordia. Mostrare misericordia significa avere riguardo per coloro che soffrono o si trovano in situazioni difficili, e anche essere pronti a perdonare. Dio dimostra tanta misericordia con ciascuno di noi. La vera sapienza riconosce questo fatto, e perciò è piena di misericordia verso gli altri.
È piena di frutti buoni: la sapienza che viene dall’alto è anche piena di frutti buoni. Se la vita di una persona non è piena di frutti buoni, non c'è vera sapienza. Notate nella preghiera di Paolo per i credenti, in Filippesi 1 come la vera conoscenza e il vero discernimento, che fanno parte della sapienza, sono collegati ai frutti della giustizia.
“E per questo prego che il vostro amore abbondi sempre di più in conoscenza e in ogni discernimento, affinché discerniate le cose eccellenti e possiate essere puri e senza macchia per il giorno di Cristo ripieni di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, alla gloria e lode di Dio.” (Fil 1:9-11)
Quando cresciamo in vera sapienza, che è anche conoscenza e discernimento, essa ci porta necessariamente ad essere ripieni di frutti di giustizia. Questi frutti portano gloria e lode a Dio. Chi ha la sapienza che viene dall’alto, avrà una vita piena di buoni frutti.
È senza parzialità: la vera sapienza è senza parzialità. Essere parziali vuol dire fare delle distinzioni sbagliate e prendere decisioni per interessi, anziché compiere ciò che è giusto. Dio non usa parzialità, ed è un grave peccato essere parziali. La vera sapienza porta ad essere imparziali in tutti i nostri rapporti.
È senza ipocrisia: infine, la vera sapienza è senza ipocrisia. Non porta una maschera, non fa sembrare una cosa diversa da quella che è. La sapienza terrena spesso cerca di fingere per ottenere qualcosa. Anzi, la sapienza terrena considera molto importante e intelligente essere in grado di nascondere i veri sentimenti e pensieri, per arrivare ad affrontare meglio una situazione. Tale mentalità è veramente diabolica, ed è il contrario dell’amore cristiano. Avere vera sapienza dall’alto vuol dire essere completamente senza ipocrisia. Questo è il comportamento che viene benedetto da Dio.
Quindi, chi ha vera sapienza dall'alto non cerca di sfruttare una situazione per soddisfare i propri interessi, come fa chi ha una sapienza terrena. Piuttosto, chi ha vera sapienza si fida di Dio, sapendo che Egli lo curerà nel migliore dei modi, secondo il suo piano perfetto, per i suoi scopi eterni.
Chi ha la sapienza dall'alto segue Dio in tutto, ed è docile, mite, pieno di misericordia e di buoni frutti. 
Questi sono alcuni dei buoni frutti della sapienza dall'alto.

Il frutto della giustizia

Il v.18 conclude il brano con una verità molta bella.
Or il frutto della giustizia si semina nella pace per quelli che si adoperano alla pace.” (Giacomo 3:18)
La vita di fede, vissuta con la sapienza dall'alto, è una vita ricolma della giustizia di Dio. Questa giustizia produce molto frutto che si semina nella pace. Colui che è pieno di sapienza dall'alto avrà pace con Dio, avrà pace nei suoi rapporti con gli altri, e aiuterà alcuni ad essere in pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo. Chi vive secondo la sapienza dall’alto si adopererà per la pace.
Adoperarsi per la pace vuol dire proclamare e promuovere il Vangelo, perché solamente tramite la salvezza per fede in Gesù si può ottenere pace con Dio e poi pace con gli altri. Se vogliamo portare pace nel mondo, dobbiamo riconoscere che l’unica vera pace deve iniziare dalla pace con Dio, e che l’unico modo di avere la pace con Dio è per mezzo della salvezza in Gesù Cristo. Chi non ha il perdono dei propri peccati non ha pace con Dio, e non potrà mai avere vera pace. Quindi, adoperatevi per la pace, vivete per proclamare il Vangelo di Gesù Cristo. Chi vive così avrà una vita piena del frutto della giustizia e piena di vera pace.

Conclusione

E' chiaro che esiste un contrasto infinito fra quella che il mondo considera sapienza e la vera sapienza, la sapienza che viene dall’alto.
La sapienza del mondo porta a vivere per cercare di stare bene in questa vita, ignorando le realtà eterne, e produce una vita piena di gelosia, contese e tante altre cose malvagie. In realtà, la sapienza terrena è vera stoltezza.
La sapienza dall'alto, invece, è pura e genera mansuetudine, umiltà, e fede in Dio in ogni situazione. Essa produce tanti buoni frutti. Chi ha questa sapienza non cerca di difendersi, ma piuttosto, si adopera al compimento di buone opere e per la pace. 

Capire la distinzione fra la sapienza terrena e la sapienza dall'alto è essenziale, ma è ancora più importante porsi la domanda seguente: quale sapienza stai cercando nella tua vita? Stai cercando di combattere per i tuoi diritti, di difenderti da offese e torti subiti e di fare strada nella vita?
Oppure, ti stai umilmente fidando di Dio, dei Suoi tempi, e della Sua provvidenza, impegnandoti per il bene degli altri e per la gloria di Dio?
Vi esorto a ricercare la sapienza dall'alto, in Cristo Gesù. Umiliatevi, fidatevi di Dio. Non combattete per quelli che vi sembrano i vostri diritti; piuttosto, diventate miti e mansueti, e lasciate che Dio combatta per voi nel suo tempo e nel suo modo. Voi, lottate contro la vostra carne e il vostro peccato. Così, avrete la sapienza dall'alto, con il suo buon frutto. E così conoscerete la pace di Dio!
Questo è possibile per chi ha Gesù Cristo come Salvatore e Signore. Quindi, prima di tutto, cercate Gesù come Salvatore. Poi, seguite le orme di Gesù per vivere giorno per giorno secondo la sua volontà, e quindi con saggezza, finché non vedrete Dio.
di Marco deFelice
 

"Temere il Signore, questo è sapienza, e fuggire il male è intelligenza"
(Giobbe 28:28 )
  • Blogger Commenti
  • Facebook Commenti

0 comments:

Posta un commento

Tutti i commenti non inerenti verranno cestinati

Item Reviewed: La vera Sapienza 9 out of 10 based on 10 ratings. 9 user reviews.