La temibile condizione di un uomo spiritualmente in una gabbia
Nel
racconto allegorico di John Bunyan “Il pellegrinaggio del Cristiano”, Cristiano,
durante il suo viaggio verso la Città celeste (al cap. VIII), viene
invitato da un personaggio di nome “Interprete” (rappresentazione dello
Spirito Santo) a considerare diversi aspetti della vita cristiana. Ad un
certo punto viene portato di fronte ad un uomo richiuso in una gabbia
di ferro da cui non potrà mai più uscire. E’ l’immagine del cristiano
formalista ed ipocrita che, di fatto, non ha mai conosciuto una vera
conversione e che, pur conoscendo la verità, si è accontentato di una
religione superficiale, mentre di fatto, amando i piaceri di questo
mondo, anziché Dio, si indurisce sempre di più rispetto a Dio, rifiuta
di convertirsi, e, apostatando alla fine dalla fede e disprezzando
quanto Dio provvede ai peccatori pentiti, si ritrova in una condizione
irreparabile in cui Dio gli rifiuterà la grazia del ravvedimento e della
fede.
1. La tenebrosa condizione di un uomo
E’ possibile che il penoso personaggio qui rappresentato sia un riflesso
di uno di quelli presentati nella scena precedente, codardi che non
disponibili a combattere coraggiosamente e a lottare per guadagnare
l’ingresso della Città Celeste restano prigionieri di se stessi.
a. E’ privo della luce della speranza
In
una cella oscura siede un uomo contenuto in una gabbia di ferro. E’
triste e tutto ripiegato in una condizione di disperata afflizione. La
rappresentazione proviene dal Salmo 107:10-12: “Altri
dimoravano in tenebre e in ombra di morte, prigionieri nell'afflizione e
nelle catene, perché si erano ribellati alle parole di Dio e avevano
disprezzato gli avvertimenti dell'Altissimo; perciò egli umiliò i loro
cuori nella sofferenza; essi caddero, e nessuno li soccorse”.
b. E’ afflitto al punto da essere disperato
L’uomo
spiega a Cristiano che egli è imprigionato nella disperazione. Al tempo
di Bunyan disperare significava essere senza speranza in Dio, com’è il
caso qui perché l’uomo è stato completamente abbandonato da Dio.
c. E’ chiuso in una gabbia di ferro e non può sfuggire
Il
terrore di questa situazione implica che questo carcere indichi la
condizione di alcuni nella vita attuale. E’ possibile che Dio rifiuti di
soccorrere con la Sua misericordia certi individui? Si, come pure indicano
altri scritti di Bunyan, è ciò che qui egli insegna.
d. Non è pronto ad affrontare l’eternità
L’ansia
di quest’uomo riguarda la sua preoccupazione di dover affrontare un
futuro per lui desolato, senza speranza e senza fine. Nella sua
afflizione grida: "O Eternità, Eternità. Come potrò vedermela con la
miseria che dovrò affrontare nell’Eternità?"
2. Descrizione della condizione di apostasia di quell’uomo
Come
un apostata, uno che si è allontanato dalla vera fede, la sua
condizione di irrecuperabilità presenta dei problemi comuni per molti. Si
tratta di una persona che ha consapevolmente rinnegato la fede che prima
aveva, oppure un non credente potenzialmente candidato per la grazia
salvifica?
a. Prima professava in modo fiorente la fede cristiana
Dice: “Agli occhi di me stesso e degli altri, ero un cristiano fiorente e professante, ("Quelli sulla roccia sono coloro i quali, quando ascoltano la parola, la ricevono con gioia; ma costoro non hanno radice, credono per un certo tempo ma, quando viene la prova, si tirano indietro" (Luca 8:13)),
di belle speranze. Ero convinto di essere decisamente in cammino verso
la città celeste e pregustavo già la gioia di arrivare a destinazione”.
Per un tempo aveva una certa sicurezza, gioia e piacere alla prospettiva
di entrare nella città celeste, (“Quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia”(Matteo 13:20)). Era attivo nella vita di una chiesa locale.
b. Più tardi, però, ha trascurato di essere vigilante e sobrio
- Ha incoraggiato in sé stesso desideri libidinosi ed ha flirtato con la tentazione con il risultato di trascurare di essere vigilante: (“...però non ha radice in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a motivo della parola, è subito sviato … Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Matteo 13:21; 26:41)).
- Ha peccato contro la chiara conoscenza della Parola e bontà di Dio. ("infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. (...) Oppure disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento? (...) Considera dunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso quelli che sono caduti; ma verso di te la bontà di Dio, purché tu perseveri nella sua bontà; altrimenti, anche tu sarai reciso" (Romani 1:20-23; 2:4; 11:22)).
- Ha rattristato lo Spirito di Dio tanto che Egli si è allontanato da lui. (“Appena giunsero a Ghibea, una schiera di profeti si fece incontro a Saul; allora lo spirito di Dio lo investì ed egli si mise a profetizzare in mezzo a loro. Tutti quelli che lo avevano conosciuto prima lo videro profetizzare con i profeti e dicevano l'uno all'altro: «Che è mai accaduto al figlio di Chis? Saul è anche lui tra i profeti?» (...) Lo spirito del SIGNORE si era ritirato da Saul; e uno spirito cattivo, permesso dal SIGNORE, lo turbava” (1 Samuele 10:10-11; 16:14)).
- Si è così abbandonato alla seduzione del diavolo tanto che il diavolo lo pretende come uno dei suoi discepoli.
c. Ora è abbandonato da Dio
- Ha indurito sempre di più il suo cuore, quando messo a confronto con ciò che la Parola di Dio esige, fino al punto in cui il ravvedimento gli diventa impossibile. “L'uomo che, dopo essere stato spesso ripreso, irrigidisce il collo, sarà abbattuto all'improvviso e senza rimedio” (Proverbi 29:1).
- Ha tanto provocato l’ira di Dio da ritrovarsi rifiutato ed abbandonato da Dio (“L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; (...) Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; (...) Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro naturaì (...) Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente” (Romani 1:18, 22-24, 26, 28)), e quindi squalificato dal ricevere nuovamente il dono del ravvedimento.
3. Descrizione dell’uomo riprovato da Dio
Dopo
che Cristiano gli chiede se egli abbia una qualche speranza di uscire
da quella sua gabbia di ferro della disperazione, l’uomo risponde: “No,
nessuna”. Cristiano, però, gli risponde chiedendogli se egli sia
consapevole che Cristo è misericordioso e compassionevole? (“Ecco, noi definiamo felici quelli che hanno sofferto pazientemente. Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso” (Giacomo 5:11)). L’uomo
replica mettendo in evidenza le basi della sua disperazione. “La mia
vita l’ha crocifisso di nuovo. Ho disprezzato la Sua Persona, ("Non vogliamo che costui regni su di noi" (Luca 19:14)); ho disprezzato la Sua giustizia; ho considerato il Suo sangue come
qualcosa di profano; mi sono opposto, insultandolo, allo Spirito della
grazia." (“Chi trasgredisce la legge di Mosè viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. Di quale peggior castigo, a vostro parere, sarà giudicato degno colui che avrà calpestato il Figlio di Dio e avrà considerato profano il sangue del patto con il quale è stato santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?” (Ebrei 10:28-29)).
Per questo egli afferma di essersi escluso da tutte le promesse di Dio e che non rimane altro per lui che minacce, temibili prospettive di rimprovero, ardente indignazione ed il certo giudizio che lo consumerà completamente. Cristiano, così, gli chiede quale sia stata la ragione per la quale è giunto a quella miserevole condizione. L’uomo gli risponde che egli ha preferito le seduzioni, i piaceri ed i profitti di questo mondo in cui ha trovato sempre più delizia. Ora, però, tutto questo sta mordendo e rodendo la sua anima come un verme ardente, “...dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne” (Marco 9:48). Alla domanda di Cristiano se egli non potrebbe pentirsi di tutto questo e voltare le spalle a quella sua miserabile condizione, l’uomo risponde: “No, perché Dio mi ha negato il ravvedimento. La Sua Parola non mi dà alcun incoraggiamento a credere”. Dio, così, l’avrebbe rinchiuso in quella gabbia di ferro tanto che nemmeno tutti gli uomini del mondo potrebbero ottenere il suo rilascio. Termina così dicendo: “O Eternità! Eternità! Come potrà mai affrontare la miseria che incontrerò per tutta l’eternità?”.
Per questo egli afferma di essersi escluso da tutte le promesse di Dio e che non rimane altro per lui che minacce, temibili prospettive di rimprovero, ardente indignazione ed il certo giudizio che lo consumerà completamente. Cristiano, così, gli chiede quale sia stata la ragione per la quale è giunto a quella miserevole condizione. L’uomo gli risponde che egli ha preferito le seduzioni, i piaceri ed i profitti di questo mondo in cui ha trovato sempre più delizia. Ora, però, tutto questo sta mordendo e rodendo la sua anima come un verme ardente, “...dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne” (Marco 9:48). Alla domanda di Cristiano se egli non potrebbe pentirsi di tutto questo e voltare le spalle a quella sua miserabile condizione, l’uomo risponde: “No, perché Dio mi ha negato il ravvedimento. La Sua Parola non mi dà alcun incoraggiamento a credere”. Dio, così, l’avrebbe rinchiuso in quella gabbia di ferro tanto che nemmeno tutti gli uomini del mondo potrebbero ottenere il suo rilascio. Termina così dicendo: “O Eternità! Eternità! Come potrà mai affrontare la miseria che incontrerò per tutta l’eternità?”.
Il
problema, quindi, è non semplicemente la non volontà dell’uomo in
gabbia di supplicare Dio per ottenere misericordia, ma la percezione che
ha di porsi al di là di qualsiasi speranza di misericordia. Anzi, è Dio
stesso che gli nega misericordia e la grazia del ravvedimento, cosa che
oggi molti ritengono una proposizione biblica impensabile.
Si consideri, però, Romani 9:15:18: “Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione».
Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra». Così dunque Egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole”.
Si consideri, però, Romani 9:15:18: “Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione».
Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra». Così dunque Egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole”.
a. Il suo cuore indurito non trova misericordia
- Questo prigioniero indurito è pietrificato nella sua anima. La sua posizione è assolutamente priva di speranza, dato che la misericordia di Dio è passata oltre di lui senza fermarsi! Per quale ragione?
- Egli ha crocifisso di nuovo il Figlio di Dio esponendolo ad infamia. “...e poi sono caduti, è impossibile ricondurli di nuovo al ravvedimento perché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figlio di Dio e lo espongono a infamia” (Ebrei 6:6).
- Egli ha disprezzato la Persona del Signore Gesù (Luca 19:14) e la Sua giustizia salvifica (“Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono - infatti non c'è distinzione (...) Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (Romani 3:21-22; 1 Corinzi 1:30)).
- Ha considerato come profano il sangue del patto ed insultato lo Spirito della grazia (“Chi trasgredisce la legge di Mosè viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. Di quale peggior castigo, a vostro parere, sarà giudicato degno colui che avrà calpestato il Figlio di Dio e avrà considerato profano il sangue del patto con il quale è stato santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?” (Ebrei 10:28-29)).
- Come conseguenza dell’aver disprezzato le promesse di Dio, l’unica sua prospettiva è quella di essere consumato da spaventose minacce, un certo giudizio e una ardente indignazione “...ma una terribile attesa del giudizio e l'ardore di un fuoco che divorerà i ribelli” (Ebrei 10:27).
b. Il suo cuore in gabbia è chiuso al rimorso
In che modo è sopraggiunta questa condizione di prigionia, e come si sente ora rispetto all’attuale frutto dei suo travaglio?
- Come cristiano professante era alla continua ricerca dei piaceri e profitti di questo mondo (“...insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio” (2 Timoteo 3:3-4)). In questo egli aveva pure qualche soddisfazione temporanea. Il suo trinceramento, però, diventa sempre più rigido.
- Come cristiano squalificato, ora è trafitto da amara afflizione, come se un verme infuocato lo tormentasse per rammentargli la sua grande follia.
c. Al suo cuore incredulo è negato il ravvedimento
- Sebbene quest’uomo non voglia ravvedersi, è anche vero che egli non può ravvedersi. Solo la grazia sovrana se gli fosse impartita produrrebbe in lui una trasformazione al suo cuore. (“...e lo ha innalzato con la sua destra, costituendolo Principe e Salvatore, per dare ravvedimento a Israele, e perdono dei peccati (...) udite queste cose, si calmarono e glorificarono Dio, dicendo: «Dio dunque ha concesso il ravvedimento anche agli stranieri affinché abbiano la vita»” (Atti 5:31; 11:18)).
- Il ravvedimento non è la risposta dell’uomo autonomo, ma una risposta individuale operata dalla sovrana grazia di Dio (“...Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in se stessi, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà” (2 Timoteo 2:25-26)).
- In assenza dell’impartizione divina del cambiamento di cuore che è comunemente chiamato ravvedimento non vi può essere alcun incoraggiamento a credere da parte della Parola.
- Tale comprensione proviene solo attraverso la rigenerazione ed illuminazione da parte dello Spirito Santo (“Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutte le cose che ha il Padre, sono mie; per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annuncerà. (...) Ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente. L'uomo spirituale, invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da nessuno” (Giovanni 16:12-15; 1 Corinzi 2:14-15)).
4. La miserabile condizione dell’uomo in gabbia è un ammonimento
Interprete
spiega a Cristiano come la miseravole condizione di quest’uomo sia un
ammonimento perenne. Al che Cristiano risponde: "Possa Dio aiutarmi a
vigilare e ad essere sobrio, e prego che io possa ripudiare la causa
delle afflizioni di quest’uomo." Dopodiché Cristiano chiede di poter
riprendere il viaggio.
Questa terribile scena è presentata per incoraggiare il pellegrino a vigilare, a pregare e ad essere sobrio. “Vegliate,
state fermi nella fede, comportatevi virilmente, fortificatevi. (...)
Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri; poiché
quelli che dormono, dormono di notte, e quelli che si ubriacano, lo
fanno di notte. Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo
rivestito la corazza della fede e dell'amore e preso per elmo la
speranza della salvezza. Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad
ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, il quale è
morto per noi affinché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo
insieme con lui. (...)
"La fine di tutte le cose è vicina; siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera” (1 Corinzi 16:13; 1 Tessalonicesi 5:6-10; 1 Pietro 4:7).
Altrimenti ci si troverà ad essere come Esaù: “che nessuno sia fornicatore, o profano, come Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura. Infatti sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu ravvedimento” (Ebrei 12:16-17).
Bunyan stesso, da giovane, si era trovato a lottare in una condizione simile a quella di Esaù e gli era stato provveduto questo ammonimento. In questo modo Dio ammonisce i Suoi eletti e, attraverso questi ammonimenti, li preserva.
Conclusione
"La fine di tutte le cose è vicina; siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera” (1 Corinzi 16:13; 1 Tessalonicesi 5:6-10; 1 Pietro 4:7).
Altrimenti ci si troverà ad essere come Esaù: “che nessuno sia fornicatore, o profano, come Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura. Infatti sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu ravvedimento” (Ebrei 12:16-17).
Bunyan stesso, da giovane, si era trovato a lottare in una condizione simile a quella di Esaù e gli era stato provveduto questo ammonimento. In questo modo Dio ammonisce i Suoi eletti e, attraverso questi ammonimenti, li preserva.
Conclusione
a. L’uomo in gabbia è un’apostata
Non
era un vero credente che temporaneamente si allontani dal giusto
cammino del Signore. Chi si allontana temporaneamente dalla retta via
mostra segni di genuino dispiacimento, in particolare fame e
sete di giustizia personale. Non è il caso, però, di questo ciarlatano
che aveva fatto una qualche esperienza di religione, senza però mostrare
segno alcuno di autentica conversione.“Perciò
io vi dico: ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la
bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parli contro
il Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo
Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello
futuro. (...)Quelli sulla roccia sono coloro i quali, quando ascoltano
la parola, la ricevono con gioia; ma costoro non hanno radice, credono
per un certo tempo ma, quando viene la prova, si tirano indietro. (...)
Perché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della
giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo
comandamento che era stato dato loro. È avvenuto di loro quel che dice
con verità il proverbio: «Il cane è tornato al suo vomito», e: «La
scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango».(...) Sono usciti di
mezzo a noi, ma non erano dei nostri; perché se fossero stati dei
nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è avvenuto perché fosse
manifesto che non tutti sono dei nostri” (Matteo 12:31-32; Luca 8:13; 2 Pietro. 2:21-22; 1 Giovanni 2:19).
b. Quest’uomo rappresenta i credenti falsi, contraffatti
Sono
poche oggi le chiese in cui risuonano chiari ammonimenti come questo.
Eppure rimane un pensiero che fa riflettere e cioè che una persona può ben
essere viva nella carne ed attivamente religiosa ma rimanere al tempo
stesso irrecuperabilmente perduta agli occhi di Dio. La ragione di
questo è che una tale persona è stata abbandonata da Dio alla sua inesorabile
follia.
"Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei
loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi;essi,
che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito
la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno.... Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha
abbandonati in balìa della loro mente perversa, sì che facessero ciò che è
sconveniente"
(Romani 1:24-25,28)
Liberamente adattato da internet
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