La chiesa dei morti viventi | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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domenica 11 agosto 2013
Unknown

La chiesa dei morti viventi

chiesa
Chiese morte

Mi capita, talvolta, di vedere, in certi luoghi, delle chiese, degli edifici ecclesiastici, che una volta erano usati per il culto evangelico, e che, per diversi motivi, sono stati abbandonati e che nessuno ora usa più. L'edificio testimonia di una passata grandezza: indubbiamente una volta era usato. Oggi non più. C'è ancora un campanile, ma la campana è stata rimossa. Davanti all'ingresso c'è una tavola con il nome della chiesa e l'orario dei culti, ma è rovinata, la vernice viene via e quasi non si riesce più a leggerla. Il cancello è arrugginito e c'è un lucchetto ed una catena che testimonia come nessuno da lungo tempo più lo apra. Passo attraverso un'apertura di un recinto cascante. Mi avvicino all'entrata principale e le erbacce sono cresciute tanto da quasi impedirne il passaggio. Un asse è inchiodato alla porta forse per avvertire di non entrare perché è pericolante. Cerco di aprire la porta. Cigola in modo spettrale. Entro. C'è freddo e buio. Un po' di luce passa attraverso le finestre di vetro colorate che dei ragazzini forse si sono divertiti a spaccare tirandovi contro delle pietre. I banchi sono ancora lì tutti bene allineati, ma pieni di polvere. C'è un bel pulpito: grosse ragnatele impediscono di salirvi. C'è pure un organo, ma diverse delle sue canne sono cadute. Una croce al di sopra di un tavolo per la santa cena, coperto ancora da un tappeto ingiallito e strappato. Questa chiesa sembra solo essere frequentata da pipistrelli e topi. Forse i suoi membri sono emigrati, oppure uno ad uno si sono estinti e nessuno più ha preso il loro posto. Chissà?
Ce ne sono in giro di chiese così... Le ho trovate in diversi posti in Europa. Alcuni di questi edifici ecclesiastici sono stati convenientemente “riciclati”. Sono diventati gallerie d'arte, musei, abitazioni private, supermercati, oppure edifici di culto di altre religioni, usate da immigrati che parlano lingue a noi sconosciute. Sono chiese morte, morte senza alcun dubbio.
Ecco, però, un'altra chiesa, un edificio ecclesiastico, indubbiamente, questa volta, utilizzato. Tutto è pulito e tenuto in ordine da un sacrestano diligente. Le campane suonano rintocchi cristallini ogni ora e a festa prima del culto. Il nome di quella chiesa è scritto nel libro del telefono con tanto di pastore in carica, i cui titoli che si accompagnano al nome testimoniano della sua grande istruzione. C'è un consiglio di chiesa locale che tiene in ordine ogni cosa, finanze e registri. Vi si celebrano matrimoni e funerali. Viene pagato anche un bravo organista. Vi si tengono alcune attività sociali e caritatevoli e queste sono annunciate sul giornale locale. Vengono celebrate a scadenza regolare anno dopo anno le feste religiose tradizionali. È una chiesa rispettata che tutti sanno fare parte da tempo del “tessuto sociale” e della cultura tradizionale. Forse non è molto frequentata (sono persone prevalentemente anziane, diverse donne, o “donnette”, direbbero alcuni). I culti alcuni li definirebbero “freddi” e formali, ma tant'è. La predicazione molti la trovano spesso “noiosa”, ma il sermone “ci deve essere”, “deve essere così”, dicono, e lo tollerano quasi come “un male necessario” senza prestarci comunque molta attenzione. Il tutto, però, indubbiamente, in questa chiesa, “funziona”. “Così dev'essere”, dicono molti che la sostengono, senza tanto entusiasmo, ma di buon grado. Nessuno la mette seriamente in questione. È una “istituzione necessaria” dicono i maggiorenti della società anche se raramente la frequentano.

È quest'ultima una “chiesa vivente” contrapposta alla prima che è morta? Molti non avrebbero dubbi a a dire di sì, ma anche questa è una chiesa morta, spiritualmente morta, “priva di futuro”. Anche se vi possono essere eccezioni, di questo tipo sono, molto spesso, “chiese morte”. Chiese morte? Chi osa dire di essa una cosa simile? Sicuramente un pazzo! Un fanatico! Non vede forse che “funziona”? La facciamo funzionare e “ci perdiamo pure del tempo”. Che vorrebbe di più? A chi interesserebbe avere “di più”? Così devono stare le cose. O no? “Ha nome di vivere, ma è morta”.
Chi fa questa sconcertante valutazione, per una chiesa simile a quella che ho descritta, non è né un pazzo, né un fanatico, ma lo stesso Signore e Salvatore Gesù Cristo, proprio Colui che quella chiesa dice di servire! Com'è possibile? Evidentemente ci dev'essere una “scollatura” fra quel che i suoi membri intendono come chiesa “che funziona” e Colui che ha, invece, idee diverse su come dovrebbe essere una chiesa! “Sospetto”, però, che sia più utile ascoltare Colui che la chiesa l'ha “inventata” che coloro che hanno “le loro idee” su quel che una chiesa dovrebbe essere...


C'è ancora speranza?


Nel libro dell'Apocalisse, il Signore Gesù risorto, per bocca di Giovanni emette un impietoso giudizio verso una chiesa apparentemente vivente ma, che in realtà, è spiritualmente morta e quindi disutile al Signore che pure dovrebbe servire. È la chiesa della città di Sardi, nell'Asia Minore. Il Signore emette questo giudizio negativo verso questa chiesa nella speranza che si ravveda prima che sia troppo tardi, che la sua luce si estingua del tutto e che sia come un sale che abbia perso del tutto il suo sapore. Egli esorta i suoi conduttori a che almeno possano essere ricuperati e sostenuti quei pochi credenti che, in quella comunità, ancora sono spiritualmente viventi.


Leggiamone il testo. È quello che prevede per oggi il lezionario che utilizziamo per i testi da usarsi nel culto. Dal libro dell'Apocalisse, capitolo 3, dal versetto 1 al 6.


Quinta lettera: alla chiesa di Sardi. «E all'angelo, della chiesa in Sardi scrivi: queste cose dice colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle. Io conosco le tue opere; tu hai la reputazione di vivere, ma sei morto. Sii vigilante e rafferma il resto delle cose che stanno per morire, perché non ho trovato le tue opere compiute davanti al mio Dio. Ricordati dunque quanto hai ricevuto e udito; serbalo e ravvediti. Se tu non vegli, io verrò su di te come un ladro, e non saprai a quale ora verrò su di te. Tuttavia hai alcune persone in Sardi che non hanno contaminato le loro vesti; esse cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degne. Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese»” (Apocalisse 3:1-6).


Il diritto di giudicare


Ecco dunque una chiesa che viene severamente giudicata e valutata dal suo Signore. Egli la giudica e la valuta affinché pure i suoi membri la giudichino e la valutino criticamente. Giudicare? Emettere dei giudizi? Sì, a differenza di quanto comunemente si sente dire, giudicare, valutare, sottoporre persone e le realtà umane ad un giudizio di valore sulla base di criteri oggettivi, non solo è perfettamente legittimo, ma anche necessario. È utile e necessario esprimere anche giudizi di valore sulla qualità della fede di chiese e credenti.


Non ha, però, Gesù forse anche detto: “Non giudicate, affinché non siate giudicati” (Matteo 7:1)? Sì, ma Egli non intende dire che non si possa mai giudicare niente e nessuno. Gesù condanna chi giudica in modo ingiusto ed ipocrita. Si può abusare della facoltà di giudicare, ma giudicare in modo giusto e documentato è necessario. Tant'è vero che Gesù stesso, in un'altra circostanza, dice: “Non giudicate secondo l'apparenza, ma giudicate secondo giustizia” (Giovanni 7:24) e “Non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?” (Luca 12:57).


La stessa Parola di Dio ci incoraggia a valutare criticamente noi stessi e la società che ci circonda sulla base dei suoi criteri. Non solo questo, ma essa ritiene doveroso che noi giudichiamo criticamente la qualità e l'operato della nostra chiesa confrontandoci con quanto Iddio stesso esige che noi siamo e facciamo. Un giorno Dio esprimerà un giudizio su questo mondo, e questo giudizio si estenderà anche alla chiesa. L'apostolo Pietro scrive: “Poiché è giunto il tempo che il giudizio cominci dalla casa di Dio, e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di coloro che non ubbidiscono all'evangelo di Dio?” (1 Pietro 4:17).
È scritto che persino coloro che Lo hanno seguito fedelmente, i Suoi discepoli, saranno giudici con Lui, quasi che fossero una “giuria popolare”:“In verità vi dico che nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sederà sul trono della sua gloria, anche voi che mi avete seguito sederete su dodici troni, per giudicare le dodici tribù d'Israele” (Matteo 19:28).


Un giudizio sulla qualità delle chiese è, fra l'altro, quanto già noi troviamo nei primi capitoli del libro dell'Apocalisse. L'autore ispirato, infatti, consegna, da parte del Signore, a sette chiese del suo tempo, delle lettere nelle quali il Signore Gesù giudica il loro operato. In esse anche le chiese di oggi si possono e devono confrontare. A quale di quelle sette chiese noi somigliamo? Quale sarà, di conseguenza, il verdetto che il Signore potrebbe emettere sulla nostra chiesa?
Il diverso giudizio che il Signore emette su quelle sette chiese ci è, per così dire, profeticamente anticipato. Perché? Affinché noi, se ci trovassimo oggi in quella situazione, nella situazione delle chiese che Egli riprende, e, di conseguenza, manchevoli, prendiamo dei provvedimenti e ci riformiamo ravvedendoci dai nostri peccati, cambiando strada prima che sia troppo tardi. Fra quelle sette chiese, solo due “si salvano”, hanno un bilancio in attivo. Cinque fra esse hanno un bilancio negativo e sono fallimentari! Naturalmente mi riferisco non ad un bilancio economico, ma ad un bilancio morale e spirituale. Gesù giudica severamente cinque chiese che trova mancanti. Fra queste chiese “fallimentari”, che non rispondono a ciò che il Signore si aspetta da loro, è quella di cui abbiamo letto, della città di Sardi.
Che cosa dice al suo riguardo? Potrebbe Egli dire la stessa cosa di noi? Come risponderemmo se fosse così?
  
Le premesse della lettera

Quali sono le premesse della lettera che il Signore rivolge ai cristiani di Sardi? Essa dice:


1. “E all'angelo della chiesa in Sardi scrivi...”. Sardi (o Sfard, Sart) era un'antichissima città dell'Asia Minore (oggi Turchia). Era stata in passato un'importante città. Capitale del regno della Lidia, il cui ultimo re era stato Creso, famoso per la sua ricchezza. Il regno della Lidia è conquistato dal re persiano Ciro (VI secolo a. .C.), lo stesso che permette agli ebrei di tornare in patria dall’esilio babilonese. La parte vecchia della città, già in rovina ai tempi dell’autore dell’Apocalisse, conservava ancora i segni di un grande passato, ed era in alto sulla montagna, la città nuova scendeva verso la pianura e li si era estesa. Pare che la comunità cristiana locale avesse occupato, per il culto cristiano, un grande tempio pagano del passato in disuso. Era così grande che la comunità si riuniva solo in una parte d'esso. In ogni caso, essa si vantava di aver così prevalso sul paganesimo e molti in città non potevano che riconoscerglielo. Quei cristiani erano “i vincitori” dello scontro fra culture e ideologie diverse.


2. Il mittente (o i mittenti) di questa lettera si qualifica con questa espressione: “...queste cose dice colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle”. Cristo ha la pienezza e la perfezione dei doni e delle grazie di Dio, simboleggiato dal numero sette. Egli, che ne dispone a dismisura, è il Mediatore, il solo che li possa elargire. Con Cristo parlano le “sette stelle”, idealmente i ministri di Dio fedeli che questi doni hanno ricevuto. Le stelle, infatti, implicano brillantezza e gloria, la pienezza dello Spirito, la pienezza della luce sfolgorante di Cristo, in contrasto con il vuoto ed opaco formalismo che Egli riprende in questa chiesa.


3. Anche nel caso della chiesa di Sardi, il Signore dice: “Io conosco le tue opere”. Sì, il Signore, che vede ogni cosa a fondo, conosce, vede perfettamente quel che questa chiesa fa, sia in bene che in male. Nulla può essergli tenuto nascosto. Con Lui non possiamo in alcun modo fingere: Egli conosce quel che siamo, fino nel profondo. La chiesa di Sardi sembra rispecchiare le vicende della città, un tempo molto viva ora in declino. Quand'anche noi illudiamo noi stessi sulla nostra reale situazione, Egli la conosce molto meglio di quanto noi stessi la conosciamo.

La valutazione centrale della lettera
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Qual è la valutazione centrale che il Signore fa di loro?


1. “...tu hai la reputazione di vivere, ma sei morto”; come pure:“...non ho trovato le tue opere compiute davanti al mio Dio”. la chiesa di Sardi assomiglia a molte “chiese storiche” oggi: a prima vista, per chi non le conosce bene, fanno una buona impressione, sembrano ben organizzate ed attive. In realtà la chiesa di Sardi ha una vita spirituale fatta solo di apparenza: ha fama di essere vivente e invece è morta. Ha delle opere, ma esse non sono “compiute”, cioè sono solo parziali. Si può essere impegnati, infatti, in tante cose, anche buone, ma trascurare quelle che il Signore considera essenziali.


Non ci si può giustificare dicendo di aver fatto ciò che formalmente si doveva fare, “secondo i regolamenti e gli statuti” (umani) e trascurare la sostanza (cioè quel che Dio dice di fare nella Sua Parola scritta nella Bibbia. Quella di Sardi forse era una chiesa composta di cristiani incostanti, che mettevano mano a tante cose, senza portarne a termine nessuna, almeno non significative agli occhi di Dio. Oppure si contentavano della mediocrità.


La realtà di questa chiesa è indubbiamente “scottante”. Pensate, una chiesa che agli occhi del mondo sembra viva e vegeta, una chiesa che sembra “funzionare” perfettamente dal punto di vista umano, mentre, in realtà è morta, spiritualmente morta. È possibile, perciò, che una chiesa, una comunità cristiana, sia come il cinema rappresenta gli zombie, cadaveri ambulanti che vanno in giro a terrorizzare la gente e a farne scempio! Si potrebbe imitare il titolo di uno di questi film e dire: “La chiesa dei morti viventi”. Se per il cinema questi personaggi da incubo sono frutto di fantasia (in realtà non esistono e non sono mai esistiti), una chiesa morta che sembra vivente può essere una sconcertante realtà. La chiesa di Sardi era una chiesa che, secondo la valutazione del Signore aveva cessato a tutti gli effetti di essere uno strumento nelle mani di Dio e che era diventata di imbarazzo, fastidio ed ostacolo alla Sua opera, una chiesa che era “operativa”, sì, ma solo per creare danni e mettere ostacoli davanti all'opera del Signore. Una chiesa che, a suo proprio dire, “faceva il suo dovere”, ma che di fatto, era un disonore ed una vergogna per Lui; una chiesa che non solo non promuoveva la Sua causa, ma che, di fatto, la diffamava!

L'ultima chance

Non c'è più nulla da fare, allora, per questa chiesa? Questa chiesa è come una malata terminale da accompagnare compassionevolmente alla sua ultima ora facendola soffrire il meno possibile? No, ha ancora un'ultima chance. Il Signore le dice:


1. Sii vigilante e rafferma il resto delle cose che stanno per morire”. Al suo interno vi sono ancora credenti autentici che non meritano la riprensione del Signore e che, anzi, meriterebbero (sarebbero “degni”) di essere curati, sostenuti e nutriti spiritualmente. Sono contenti che vi sia questa chiesa. Sembra attiva, ma essa è tragicamente carente ed incapace di provvedere ai loro bisogni spirituali. Essi, infatti, non trovano in essa alcun nutrimento spirituale per crescere nella fede. Mentre i responsabili di questa chiesa sono impegnati ad “osservare i regolamenti” ed essere come un'auto che non ha la forza di muoversi e che si riesce “almeno” a tenere con il motore acceso al minimo, questi ultimi rischiano di “andare perduti” per la negligenza nei loro confronti. Secondo il versetto, infatti, c'è un resto di buoni credenti “degni”. Di essi la lettera dice: “...hai alcune persone in Sardi che non hanno contaminato le loro vesti”. Essi non si sono ancora compromessi, sporcati con il mondo. Essi non hanno pregiudicato ancora la loro fede. Essa è pura, cristallina, “ingenua”. Essi, di fatto, sono scandalizzati da questa chiesa. Gesù direbbe a questa chiesa: “Sarebbe meglio per lui che gli fosse messa al collo una macina da mulino e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno solo di questi piccoli” (Luca 17:2). Questa chiesa può ancora aprire gli occhi e cambiare strada, ravvedersi, prima che sia troppo tardi. Lo farà?


2. “Ricordati dunque quanto hai ricevuto e udito; serbalo e ravvediti“. La condanna di questa chiesa non è dunque senza appello, ma occorre una decisa inversione di rotta. Ci sono quattro imperativi che tracciano il cammino necessario per la ripresa: Rafforza il resto che sta per morire; Ricordati di come originalmente tu hai ascoltato e ricevuto la Parola di Dio; Continua, riprendi, ad osservare la Parola di Dio diligentemente. È soltanto la Parola di Dio a dover essere il primo riferimento di una chiesa che funzioni, non tanto “i regolamenti” umani. È con la Parola di Dio che essi si devono confrontare. Ravvediti. Sono tutte esortazioni che compaiono più volte nella Scrittura ed esprimono quello che una volta si indicava nelle chiese con il nome di “Risveglio”.


3. La minaccia del Signore è precisa:“Se tu non vegli, io verrò su di te come un ladro, e non saprai a quale ora verrò su di te”. Sì, quella chiesa aveva bisogno di un risveglio, altrimenti sarebbe stata completamente abbandonata dal Signore, si sarebbe estinta irreparabilmente, perché il Signore le porta via quel che ha ricevuto e lo passa ad altri. Sarebbe diventata un museo che parla di “bei tempi andati che non sono più”, come le rovine dell'antica Sardi, meta solo più di turisti... Altre chiese “alternative” avrebbero preso il suo posto, perché il Signore non si priva mai in ogni generazione di una testimonianza fedele. L'espressione “verrò come un ladro”, cioè all'improvviso, rammenta le stesse parole di Gesù quando parla del Suo ritorno come giusto Giudice. L'apostolo Paolo scrive: “poiché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. Quando infatti diranno: «Pace e sicurezza», allora una subitanea rovina cadrà loro addosso, come le doglie di parto alla donna incinta e non scamperanno affatto. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno vi sorprenda come un ladro” (1 Tessalonicesi 5:2-4).

Conclusione
santi
Se non si ravvede al più presto, la chiesa di Sardi marcerà verso il suo ineluttabile destino: l'estinzione. Altri prenderanno il suo posto, altri cristiani, altre chiese. Il testo dice: “Esse cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degne”. Hanno “vesti bianche” perché non si sono contaminate e compromesse con il mondo. Sono rimasti fedeli al loro Signore.


Altri “vinceranno”, perché il Signore è fedele e non può essere frustrato dall'inettitudine umana: “Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli”. Coloro che rimarranno fedeli a Dio “conserveranno il loro nome sul libro della vita”, libro questo che è molto più importante dei neri registri della chiesa, la cui diligente compilazione forse era molto importante per la chiesa di Sardi! Al momento del ritorno di Gesù saranno loro, e non gli altri (nonostante portassero il nome di “chiesa”), ad essere riconosciuti come Suoi difronte a Dio Padre ed agli angeli! Gesù disse: “Or io vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio” (Luca 12:8).


Un proverbio dice: A buon intenditor poche parole. Ecco così che la lettera del Signore ai cristiani di Sardi termina dicendo: “Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese”. Siamo disposti a prendere con serietà quello che lo Spirito dice alle chiese? Se ci riconosciamo almeno in parte nella chiesa di Sardi, riflettiamo sul nostro apparire vivi mentre non lo siamo, sul nostro operare incompleto, sul nostro accontentarci della mediocrità, sul nostro essere ripiegati sulle attività interne alla chiesa e nelle “necessarie” formalità, mentre siamo chiamati ad allargare i nostri orizzonti ed ampliare il nostro respiro, siamo chiamati a rispondere a questo appello del Signore. Quale sarà la nostra risposta?
La logica del Signore è ineludibile. Gesù disse: “Dimorate in me e io dimorerò in voi; come il tralcio non può da sé portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla. Se uno non dimora in me è gettato via come il tralcio e si secca; poi questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e sono bruciati” (Giovanni 15:4-6).


di Paolo Castellina


"Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese"
(Apocalisse 3:22)

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