Mi
capita, talvolta, di vedere, in certi luoghi, delle chiese, degli
edifici ecclesiastici, che una volta erano usati per il culto
evangelico, e che, per diversi motivi, sono stati abbandonati e che
nessuno ora usa più. L'edificio testimonia di una passata grandezza:
indubbiamente una volta era usato. Oggi non più. C'è ancora un
campanile, ma la campana è stata rimossa. Davanti all'ingresso c'è una
tavola con il nome della chiesa e l'orario dei culti, ma è rovinata, la
vernice viene via e quasi non si riesce più a leggerla. Il cancello è
arrugginito e c'è un lucchetto ed una catena che testimonia come nessuno
da lungo tempo più lo apra. Passo attraverso un'apertura di un recinto
cascante. Mi avvicino all'entrata principale e le erbacce sono cresciute
tanto da quasi impedirne il passaggio. Un asse è inchiodato alla porta
forse per avvertire di non entrare perché è pericolante. Cerco di aprire
la porta. Cigola in modo spettrale. Entro. C'è freddo e buio. Un po' di
luce passa attraverso le finestre di vetro colorate che dei ragazzini
forse si sono divertiti a spaccare tirandovi contro delle pietre. I
banchi sono ancora lì tutti bene allineati, ma pieni di polvere. C'è un
bel pulpito: grosse ragnatele impediscono di salirvi. C'è pure un
organo, ma diverse delle sue canne sono cadute. Una croce al di sopra di
un tavolo per la santa cena, coperto ancora da un tappeto ingiallito e
strappato. Questa chiesa sembra solo essere frequentata da pipistrelli e
topi. Forse i suoi membri sono emigrati, oppure uno ad uno si sono
estinti e nessuno più ha preso il loro posto. Chissà?
Ce ne sono in giro di chiese così... Le
ho trovate in diversi posti in Europa. Alcuni di questi edifici
ecclesiastici sono stati convenientemente “riciclati”. Sono diventati
gallerie d'arte, musei, abitazioni private, supermercati, oppure edifici
di culto di altre religioni, usate da immigrati che parlano lingue a
noi sconosciute. Sono chiese morte, morte senza alcun dubbio.
Ecco, però, un'altra chiesa, un edificio ecclesiastico, indubbiamente, questa volta, utilizzato.
Tutto è pulito e tenuto in ordine da un sacrestano diligente. Le
campane suonano rintocchi cristallini ogni ora e a festa prima del
culto. Il nome di quella chiesa è scritto nel libro del telefono con
tanto di pastore in carica, i cui titoli che si accompagnano al nome
testimoniano della sua grande istruzione. C'è un consiglio di chiesa
locale che tiene in ordine ogni cosa, finanze e registri. Vi si
celebrano matrimoni e funerali. Viene pagato anche un bravo organista.
Vi si tengono alcune attività sociali e caritatevoli e queste sono
annunciate sul giornale locale. Vengono celebrate a scadenza regolare
anno dopo anno le feste religiose tradizionali. È una chiesa rispettata
che tutti sanno fare parte da tempo del “tessuto sociale” e della
cultura tradizionale. Forse non è molto frequentata (sono persone
prevalentemente anziane, diverse donne, o “donnette”, direbbero alcuni).
I culti alcuni li definirebbero “freddi” e formali, ma tant'è. La
predicazione molti la trovano spesso “noiosa”, ma il sermone “ci deve
essere”, “deve essere così”, dicono, e lo tollerano quasi come “un male
necessario” senza prestarci comunque molta attenzione. Il tutto, però,
indubbiamente, in questa chiesa, “funziona”. “Così dev'essere”, dicono
molti che la sostengono, senza tanto entusiasmo, ma di buon grado. Nessuno la mette seriamente in questione. È una “istituzione necessaria” dicono i maggiorenti della società anche se raramente la frequentano.
È quest'ultima una “chiesa vivente”
contrapposta alla prima che è morta? Molti non avrebbero dubbi a a dire
di sì, ma anche questa è una chiesa morta, spiritualmente morta, “priva di futuro”. Anche se vi possono essere eccezioni, di questo tipo sono, molto spesso, “chiese morte”. Chiese morte? Chi osa dire di essa una cosa simile?
Sicuramente un pazzo! Un fanatico! Non vede forse che “funziona”? La
facciamo funzionare e “ci perdiamo pure del tempo”. Che vorrebbe di più?
A chi interesserebbe avere “di più”? Così devono stare le cose. O no? “Ha nome di vivere, ma è morta”.
Chi fa questa sconcertante valutazione, per una chiesa simile a quella che ho descritta, non è né un pazzo, né un fanatico, ma lo stesso Signore e Salvatore Gesù Cristo, proprio Colui che quella chiesa dice
di servire! Com'è possibile? Evidentemente ci dev'essere una
“scollatura” fra quel che i suoi membri intendono come chiesa “che
funziona” e Colui che ha, invece, idee diverse su come dovrebbe
essere una chiesa! “Sospetto”, però, che sia più utile ascoltare Colui
che la chiesa l'ha “inventata” che coloro che hanno “le loro idee” su
quel che una chiesa dovrebbe essere...
Nel libro dell'Apocalisse, il Signore Gesù risorto, per bocca di Giovanni emette un impietoso giudizio verso una chiesa apparentemente vivente ma, che in realtà, è spiritualmente morta e quindi disutile al Signore che pure dovrebbe servire. È la chiesa della città di Sardi, nell'Asia Minore. Il Signore emette questo giudizio negativo verso questa chiesa nella speranza che si ravveda prima che sia troppo tardi, che la sua luce si estingua del tutto e che sia come un sale che abbia perso del tutto il suo sapore. Egli esorta i suoi conduttori a che almeno possano essere ricuperati e sostenuti quei pochi credenti che, in quella comunità, ancora sono spiritualmente viventi.
Leggiamone il testo. È quello che prevede per oggi il lezionario che
utilizziamo per i testi da usarsi nel culto. Dal libro dell'Apocalisse,
capitolo 3, dal versetto 1 al 6.
Quinta lettera: alla chiesa di Sardi.
«E all'angelo, della chiesa in Sardi scrivi: queste cose dice colui che
ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle. Io conosco le tue opere;
tu hai la reputazione di vivere, ma sei morto. Sii vigilante e
rafferma il resto delle cose che stanno per morire, perché non ho
trovato le tue opere compiute davanti al mio Dio. Ricordati dunque
quanto hai ricevuto e udito; serbalo e ravvediti. Se tu non vegli, io
verrò su di te come un ladro, e non saprai a quale ora verrò su di te. Tuttavia hai alcune persone in Sardi che non hanno contaminato le
loro vesti; esse cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono
degne. Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche e io non
cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome
davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. Chi ha orecchi,
ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese»” (Apocalisse 3:1-6).
Il diritto di giudicare
Ecco dunque una chiesa che viene severamente giudicata e valutata dal suo Signore. Egli la giudica e la valuta affinché pure i suoi membri la giudichino e la valutino criticamente.
Giudicare? Emettere dei giudizi? Sì, a differenza di quanto comunemente
si sente dire, giudicare, valutare, sottoporre persone e le realtà
umane ad un giudizio di valore sulla base di criteri oggettivi, non solo è perfettamente legittimo, ma anche necessario. È utile e necessario esprimere anche giudizi di valore sulla qualità della fede di chiese e credenti.
Non ha, però, Gesù forse anche detto: “Non giudicate, affinché non siate giudicati” (Matteo 7:1)? Sì, ma Egli non intende dire che non si possa mai giudicare niente e nessuno. Gesù condanna chi giudica in modo ingiusto ed ipocrita.
Si può abusare della facoltà di giudicare, ma giudicare in modo giusto e
documentato è necessario. Tant'è vero che Gesù stesso, in un'altra
circostanza, dice: “Non giudicate secondo l'apparenza, ma giudicate secondo giustizia” (Giovanni 7:24) e “Non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?” (Luca 12:57).
La stessa Parola di Dio ci incoraggia a valutare criticamente noi stessi e la società che ci circonda sulla base dei suoi criteri. Non solo questo, ma essa ritiene doveroso che noi giudichiamo criticamente la qualità e l'operato della nostra chiesa confrontandoci con quanto Iddio stesso esige che noi siamo e facciamo. Un giorno Dio esprimerà un giudizio su questo mondo, e questo giudizio si estenderà anche alla chiesa. L'apostolo Pietro scrive: “Poiché
è giunto il tempo che il giudizio cominci dalla casa di Dio, e se
comincia prima da noi, quale sarà la fine di coloro che non ubbidiscono
all'evangelo di Dio?” (1 Pietro 4:17).
È scritto
che persino coloro che Lo hanno seguito fedelmente, i Suoi discepoli,
saranno giudici con Lui, quasi che fossero una “giuria popolare”:“In
verità vi dico che nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo
sederà sul trono della sua gloria, anche voi che mi avete seguito
sederete su dodici troni, per giudicare le dodici tribù d'Israele” (Matteo 19:28).
Un
giudizio sulla qualità delle chiese è, fra l'altro, quanto già noi
troviamo nei primi capitoli del libro dell'Apocalisse. L'autore
ispirato, infatti, consegna, da parte del Signore, a sette chiese del
suo tempo, delle lettere nelle quali il Signore Gesù giudica il loro operato. In esse anche le chiese di oggi si possono e devono confrontare. A quale di quelle sette chiese noi somigliamo? Quale sarà, di conseguenza, il verdetto che il Signore potrebbe emettere sulla nostra chiesa?
Il diverso giudizio che il Signore emette su quelle sette chiese ci è, per così dire, profeticamente anticipato.
Perché? Affinché noi, se ci trovassimo oggi in quella situazione, nella
situazione delle chiese che Egli riprende, e, di conseguenza,
manchevoli, prendiamo dei provvedimenti e ci riformiamo ravvedendoci dai nostri peccati, cambiando strada prima che sia troppo tardi. Fra quelle sette chiese, solo due “si salvano”,
hanno un bilancio in attivo. Cinque fra esse hanno un bilancio negativo
e sono fallimentari! Naturalmente mi riferisco non ad un bilancio
economico, ma ad un bilancio morale e spirituale. Gesù giudica
severamente cinque chiese che trova mancanti. Fra queste chiese “fallimentari”, che non rispondono a ciò che il Signore si aspetta da
loro, è quella di cui abbiamo letto, della città di Sardi.
Che cosa dice al suo riguardo? Potrebbe Egli dire la stessa cosa di noi? Come risponderemmo se fosse così?
Le premesse della lettera
Le premesse della lettera
Quali sono le premesse della lettera che il Signore rivolge ai cristiani di Sardi? Essa dice:
1. “E all'angelo della chiesa in Sardi scrivi...”. Sardi
(o Sfard, Sart) era un'antichissima città dell'Asia Minore (oggi
Turchia). Era stata in passato un'importante
città. Capitale del regno della Lidia, il cui ultimo re era stato Creso,
famoso per la sua ricchezza. Il regno della Lidia è conquistato dal re
persiano Ciro (VI secolo a. .C.), lo stesso che permette agli ebrei di
tornare in patria dall’esilio babilonese. La parte vecchia della città,
già in rovina ai tempi dell’autore dell’Apocalisse, conservava ancora i
segni di un grande passato, ed era in alto sulla montagna, la città
nuova scendeva verso la pianura e li si era estesa. Pare che la comunità
cristiana locale avesse occupato, per il culto cristiano, un grande
tempio pagano del passato in disuso. Era così grande che la
comunità si riuniva solo in una parte d'esso. In ogni caso, essa si
vantava di aver così prevalso sul paganesimo e molti in città non potevano
che riconoscerglielo. Quei cristiani erano “i vincitori” dello scontro
fra culture e ideologie diverse.
2. Il mittente (o i mittenti) di questa lettera si qualifica con questa espressione: “...queste cose dice colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle”. Cristo
ha la pienezza e la perfezione dei doni e delle grazie di Dio,
simboleggiato dal numero sette. Egli, che ne dispone a dismisura, è il
Mediatore, il solo che li possa elargire. Con Cristo parlano le “sette
stelle”, idealmente i ministri di Dio fedeli che questi doni hanno
ricevuto. Le stelle, infatti, implicano brillantezza e gloria, la
pienezza dello Spirito, la pienezza della luce sfolgorante di Cristo, in
contrasto con il vuoto ed opaco formalismo che Egli riprende in questa
chiesa.
3. Anche nel caso della chiesa di Sardi, il Signore dice: “Io conosco le tue opere”. Sì,
il Signore, che vede ogni cosa a fondo, conosce, vede perfettamente
quel che questa chiesa fa, sia in bene che in male. Nulla può essergli
tenuto nascosto. Con Lui non possiamo in alcun modo fingere: Egli
conosce quel che siamo, fino nel profondo. La chiesa di Sardi sembra
rispecchiare le vicende della città, un tempo molto viva ora in declino.
Quand'anche noi illudiamo noi stessi sulla nostra reale situazione,
Egli la conosce molto meglio di quanto noi stessi la conosciamo.
La valutazione centrale della lettera
Qual è la valutazione centrale che il Signore fa di loro?
1. “...tu hai la reputazione di vivere, ma sei morto”; come pure:“...non ho trovato le tue opere compiute davanti al mio Dio”. la chiesa di Sardi assomiglia a molte “chiese storiche” oggi: a
prima vista, per chi non le conosce bene, fanno una buona impressione,
sembrano ben organizzate ed attive. In realtà la chiesa di Sardi ha una vita spirituale fatta solo di apparenza:
ha fama di essere vivente e invece è morta. Ha delle opere, ma esse non
sono “compiute”, cioè sono solo parziali. Si può essere impegnati,
infatti, in tante cose, anche buone, ma trascurare quelle che il Signore
considera essenziali.
Non ci si può
giustificare dicendo di aver fatto ciò che formalmente si doveva fare,
“secondo i regolamenti e gli statuti” (umani) e trascurare la sostanza
(cioè quel che Dio dice di fare nella Sua Parola scritta nella Bibbia.
Quella di Sardi forse era una chiesa composta di cristiani incostanti,
che mettevano mano a tante cose, senza portarne a termine nessuna,
almeno non significative agli occhi di Dio. Oppure si contentavano della
mediocrità.
La realtà di questa
chiesa è indubbiamente “scottante”. Pensate, una chiesa che agli occhi
del mondo sembra viva e vegeta, una chiesa che sembra “funzionare”
perfettamente dal punto di vista umano, mentre, in realtà è morta,
spiritualmente morta. È possibile, perciò, che una chiesa, una comunità
cristiana, sia come il cinema rappresenta gli zombie, cadaveri
ambulanti che vanno in giro a terrorizzare la gente e a farne scempio!
Si potrebbe imitare il titolo di uno di questi film e dire: “La chiesa
dei morti viventi”. Se per il cinema questi personaggi da incubo sono
frutto di fantasia (in realtà non esistono e non sono mai esistiti), una
chiesa morta che sembra vivente può essere una sconcertante realtà. La chiesa di Sardi era una chiesa che, secondo la valutazione del Signore aveva cessato a tutti gli effetti di essere uno strumento nelle mani di Dio e che era diventata di imbarazzo, fastidio ed ostacolo alla Sua opera,
una chiesa che era “operativa”, sì, ma solo per creare danni e mettere
ostacoli davanti all'opera del Signore. Una chiesa che, a suo proprio
dire, “faceva il suo dovere”, ma che di fatto, era un disonore ed una
vergogna per Lui; una chiesa che non solo non promuoveva la Sua causa,
ma che, di fatto, la diffamava!
L'ultima chance
Non c'è più nulla da fare, allora, per questa chiesa? Questa chiesa è
come una malata terminale da accompagnare compassionevolmente alla sua
ultima ora facendola soffrire il meno possibile? No, ha ancora un'ultima
chance. Il Signore le dice:
1. “Sii vigilante e rafferma il resto delle cose che stanno per morire”. Al suo interno vi sono ancora credenti autentici che non meritano la riprensione del Signore e che, anzi, meriterebbero (sarebbero “degni”) di essere curati, sostenuti e nutriti spiritualmente. Sono contenti che vi sia questa chiesa. Sembra attiva, ma essa è tragicamente carente ed incapace di provvedere ai loro bisogni
spirituali. Essi, infatti, non trovano in essa alcun nutrimento
spirituale per crescere nella fede. Mentre i responsabili di questa
chiesa sono impegnati ad “osservare i regolamenti” ed essere come
un'auto che non ha la forza di muoversi e che si riesce “almeno” a
tenere con il motore acceso al minimo, questi ultimi rischiano di “andare
perduti” per la negligenza nei loro confronti. Secondo il versetto, infatti, c'è un resto di buoni credenti “degni”. Di essi la lettera
dice: “...hai alcune persone in Sardi che non hanno contaminato le loro vesti”. Essi non si sono ancora compromessi, sporcati con il
mondo. Essi non hanno pregiudicato ancora la loro fede. Essa è pura,
cristallina, “ingenua”. Essi, di fatto, sono scandalizzati da questa
chiesa. Gesù direbbe a questa chiesa: “Sarebbe meglio per lui
che gli fosse messa al collo una macina da mulino e fosse gettato nel
mare, piuttosto che scandalizzare uno solo di questi piccoli” (Luca 17:2). Questa chiesa può ancora aprire gli occhi e cambiare strada, ravvedersi, prima che sia troppo tardi. Lo farà?
2. “Ricordati dunque quanto hai ricevuto e udito; serbalo e ravvediti“. La condanna di questa chiesa non è dunque senza appello, ma occorre una decisa inversione di rotta. Ci sono quattro imperativi che tracciano il cammino necessario per la ripresa: Rafforza il resto che sta per morire; Ricordati di come originalmente tu hai ascoltato e ricevuto la Parola di Dio; Continua,
riprendi, ad osservare la Parola di Dio diligentemente. È soltanto la
Parola di Dio a dover essere il primo riferimento di una chiesa che
funzioni, non tanto “i regolamenti” umani. È con la Parola di Dio che
essi si devono confrontare. Ravvediti.
Sono tutte esortazioni che compaiono più volte nella Scrittura ed
esprimono quello che una volta si indicava nelle chiese con il nome di
“Risveglio”.
3. La minaccia del Signore è precisa:“Se tu non vegli, io verrò su di te come un ladro, e non saprai a quale ora verrò su di te”. Sì, quella chiesa aveva bisogno di un risveglio, altrimenti sarebbe stata completamente abbandonata dal Signore,
si sarebbe estinta irreparabilmente, perché il Signore le porta via
quel che ha ricevuto e lo passa ad altri. Sarebbe diventata un museo che
parla di “bei tempi andati che non sono più”, come le rovine
dell'antica Sardi, meta solo più di turisti... Altre chiese
“alternative” avrebbero preso il suo posto, perché il Signore non si
priva mai in ogni generazione di una testimonianza fedele. L'espressione
“verrò come un ladro”, cioè all'improvviso, rammenta le stesse parole
di Gesù quando parla del Suo ritorno come giusto Giudice. L'apostolo
Paolo scrive: “poiché voi stessi sapete
molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte.
Quando infatti diranno: «Pace e sicurezza», allora una subitanea rovina
cadrà loro addosso, come le doglie di parto alla donna incinta e non
scamperanno affatto. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che
quel giorno vi sorprenda come un ladro” (1 Tessalonicesi 5:2-4).
Conclusione
"Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese"
Se non si ravvede al
più presto, la chiesa di Sardi marcerà verso il suo ineluttabile
destino: l'estinzione. Altri prenderanno il suo posto, altri cristiani,
altre chiese. Il testo dice: “Esse cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degne”. Hanno “vesti bianche” perché non si sono contaminate e compromesse con il mondo. Sono rimasti fedeli al loro Signore.
Altri “vinceranno”, perché il Signore è fedele e non può essere frustrato dall'inettitudine umana: “Chi
vince sarà dunque vestito di vesti bianche e io non cancellerò il suo
nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre
mio e davanti ai suoi angeli”. Coloro che rimarranno fedeli a Dio “conserveranno il loro nome sul libro della vita”, libro
questo che è molto più importante dei neri registri della chiesa, la
cui diligente compilazione forse era molto importante per la chiesa di
Sardi! Al momento del ritorno di Gesù saranno loro, e non gli altri
(nonostante portassero il nome di “chiesa”), ad essere riconosciuti come
Suoi difronte a Dio Padre ed agli angeli! Gesù disse: “Or io vi
dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio
dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio” (Luca 12:8).
Un proverbio dice: A buon intenditor poche parole. Ecco così che la lettera del Signore ai cristiani di Sardi termina dicendo: “Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese”. Siamo disposti a prendere con serietà quello che lo Spirito dice alle chiese? Se
ci riconosciamo almeno in parte nella chiesa di Sardi, riflettiamo sul
nostro apparire vivi mentre non lo siamo, sul nostro operare incompleto,
sul nostro accontentarci della mediocrità, sul nostro essere ripiegati
sulle attività interne alla chiesa e nelle “necessarie” formalità,
mentre siamo chiamati ad allargare i nostri orizzonti ed ampliare il
nostro respiro, siamo chiamati a rispondere a questo appello del
Signore. Quale sarà la nostra risposta?
La logica del Signore è ineludibile. Gesù disse: “Dimorate
in me e io dimorerò in voi; come il tralcio non può da sé portare
frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in
me. Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me e io in lui,
porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla. Se uno non
dimora in me è gettato via come il tralcio e si secca; poi questi tralci
si raccolgono, si gettano nel fuoco e sono bruciati” (Giovanni 15:4-6).
di Paolo Castellina
"Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese"
(Apocalisse 3:22)
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