Tornare ad incamminarsi per i sentieri antichi | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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lunedì 5 agosto 2013
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Tornare ad incamminarsi per i sentieri antichi

sentiero

 I nostri sentieri alpini e il loro significato 

In una pubblicazione del Club Alpino Italiano ho trovato il seguente testo: “Un detto orientale recita: ‘Per alta che sia una montagna, un sentiero vi si trova’. Le definizioni tecniche di "sentiero" sono molteplici, ma per gli escursionisti è una sola: "Ponte tra il rumore della vita ed il silenzio delle vette". Quando un escursionista, aggiustandosi lo zaino sulle spalle, imbocca un sentiero, si lascia alle spalle un mondo amato per il benessere che propone, ma con preoccupazioni e angustie normali nella vita quotidiana; preoccupazione ed angustie che alla lunga ci infastidiscono come un rumore sordo, martellante, continuo. Va verso un mondo più rude, più esigente, con meno comodità, ma senza quel fastidioso rumore, … va verso un mondo più silenzioso, dove ogni cosa o gesto, anche se piccolo, assume un valore immenso, dove ogni giorno che nasce ti riempie di voglia di vita, dove ogni tramonto ti fa sognare il giorno dopo. Tutto questo è possibile grazie al semplice "sentiero", traccia a volte impercettibile tra rocce e baranci, ma carico di vita propria. In montagna ogni sentiero ha una sua storia ed una sua anima. Si riconoscono quelli nei quali sono transitate le mandrie, quelli più battuti dai boscaioli, quelli percorsi un tempo dai carbonai, quelli sofferti dai nostri soldati. Lungo i sentieri si parla molto con sé stessi, perché la fatica toglie il fiato ma non il pensiero, e c’è il tempo per riflettere. In quell’andare silenzioso, sovente raccolto, in quel colloquiare composto, quasi intimo scambio di sentimenti, un passo dopo l’altro, c’è una spiritualità sentita, anche se non dichiarata. C’è chi considera il sentiero una violenza fatta alla montagna, ma non è così, se il tracciato ripercorre antichi percorsi. E’ anzi nuova vita per la montagna, molto spesso abbandonata e dimenticata. L’efficienza dei sentieri è indice di rispetto verso coloro che li hanno tracciati, spesso col duro lavoro e per necessità di vita. Sono comunque un patrimonio a disposizione di tutti, e il loro mantenimento permette di raggiungere, con sicurezza, luoghi meravigliosi, senza necessariamente raggiungere una vetta”. 

Un'immagine ricorrente 

L'idea di un aspro sentiero che sale su una vetta è un'immagine che ricorre nella Bibbia. E' il sentiero antico battuto per secoli dal popolo fedele di Dio, un antico e sicuro sentiero che oggi ormai solo più pochi percorrono perché la maggior parte degli altri preferiscono ...le moderne autostrade dove in massa si procede incolonnati verso una vacanza di improbabile ed illusorio riposo. Quello è il sentiero della fedeltà al Dio di Abraamo, di Isacco e di Giacobbe, al Dio di Gesù Cristo. E' un sentiero percorso oggi da pochi. Gesù stesso l'aveva detto: "Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano” (Matteo 7:13-14).
La Parola di Dio ci esorta oggi con le stesse parole usate dall'antico profeta Geremia, che dice: "Fermatevi sulle vie e guardate, domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa; voi troverete riposo alle anime vostre! Ma quelli rispondono: "Non c'incammineremo per essa!" (Geremia 6:16). Vediamo innanzitutto il contesto originale di queste parole nell'ambito del capitolo 6 del libro del profeta Geremia.

Esame del testo Geremia 6

Nel capitolo 6 di Geremia troviamo il profeta che emette il giudizio di condanna da parte del Signore sul regno di Giuda, quello rimasto dopo la separazione del regno di Israele in due tronconi contrapposti ed in competizione. Il regno del nord (chiamato "Israele") era già stato sbaragliato e distrutto dall'invasore assiro. Quello del sud (chiamato "Giuda") si riteneva al sicuro, certo della protezione che il Signore avrebbe loro garantito (così credevano perché non si trattava di una protezione incondizionata). Si era però altrettanto corrotto moralmente e spiritualmente ed il Signore non avrebbe mancato di eseguire verso di esso il Suo giudizio di inappellabile condanna attraverso la stessa potenza imperialista assira.

1. L'esecuzione certa del giudizio di Dio (1-3)

1 «Figli di Beniamino, cercate un rifugio lontano da Gerusalemme;
sonate la tromba in Tecoa;
innalzate un segnale su Bet-Cherem,
perché dal settentrione avanza una calamità,
una grande rovina.
2 La bella, la voluttuosa figlia di Sion,
io la distruggo!
3 Verso di lei vengono dei pastori con le loro greggi;
essi piantano le loro tende intorno a lei;
ognuno d'essi bruca dal suo lato.
Geremia annuncia che un invasore proveniente dal nord, si sarebbe abbattuto sul regno di Giuda con capitale Gerusalemme. Sarebbe stato per esso un'immane rovina. Ogni resistenza sarebbe stata futile. Solo la fuga e il rifugiarsi lontano avrebbe potuto salvarli. Tutti dovevano essere avvertiti e passare all'azione prima che fosse troppo tardi. Una tale calamità e distruzione sarebbe stata l'espressione del giudizio di Dio su di loro. "Io la distruggo" (2 b) dice Dio stesso. Il regno di Giuda è compiacente verso sé stesso come una donna vanitosa che, ammirandosi, si guarda allo specchio, ma la cui bellezza è artificiosa e passeggera, oppure come un tenero prato che dei pastori con le loro greggi verranno a brucare.
Così è pure l'irresponsabile e narcisistica compiacenza dell'uomo moderno. Checché ne dicano gli inganni dei "buonisti" di oggi che parlano di un "Dio che perdona sempre"  il Nuovo Testamento proclama: "L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia ... Tu, invece, con la tua ostinazione e con l'impenitenza del tuo cuore, ti accumuli un tesoro d'ira per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio" (Romani 1:18; 2:5). Solo Gesù ci può liberare dalla "ira a venire" (1 Tessalonicesi 1:10). La Scrittura ci dice: "Badate di non rifiutarvi d'ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono d'ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo" (Ebrei 12:25).

2. Una seria minaccia, un serio appello al ravvedimento (4-8)

4 Preparate l'attacco contro di lei;
alzatevi, saliamo in pieno mezzogiorno!
Guai a noi, perché il giorno declina,
e le ombre della sera si allungano!
5 Alzatevi, saliamo di notte,
e distruggiamo i suoi palazzi!»
6 Infatti così parla il SIGNORE degli eserciti:
«Abbattete i suoi alberi,
ed elevate un bastione contro Gerusalemme;
quella è la città che deve essere punita;
dappertutto, in mezzo a lei, non c'è che oppressione.
7 Come un pozzo fa scaturire le sue acque,
così essa fa scaturire la sua malvagità;
in lei non si sente parlare che di violenza e di rovina;
davanti a me stanno continuamente sofferenze e piaghe.
8 Correggiti, Gerusalemme,
affinché io non mi allontani da te,
e non faccia di te un deserto,
una terra disabitata!»
È il Signore Iddio che qui viene presentato preparare l'attacco ("una guerra santa") contro Giuda al comando Egli stesso dell'esercito assiro! Esso viene esortato a non esitare ed a profittare della "notte". Vi è persino suggerita una strategia. Gerusalemme deve essere punita ("visitata" da Dio) perché in essa vi si tollera in modo compiacente ogni ingiustizia ed è essa stessa "la città della menzogna". Dio le comanda così di ravvedersi, di "lasciarsi correggere" prima che sia troppo tardi ed essa stessa si trasformi in una desolazione. Dio le dà quindi un'ultima possibilità di salvezza.
La condanna emanata da Dio non è arbitraria, ma si basa su precise prove giudiziarie: la trasgressione del patto che li lega a Lui le cui prescrizioni morali e conseguenze della loro trasgressione sono state chiaramente enunciate. Questo vale tanto per l'umanità quanto per la chiesa, ugualmente responsabili verso Dio. La giustizia come definita da Dio e che riguarda i nostri rapporti con Lui e con gli altri, ciò che ci rende giusti e retti davanti a Dio, deve essere rispettata. Menzogna, malvagità, violenza, rovina, sofferenze non sono cose da poco davanti a Dio e che si possano trascurare. L'onesto riconoscimento delle nostre trasgressioni insieme alla nostra determinazione ad emendare il nostro comportamento per conformarlo alla Sua realtà, è parte integrante ed indispensabile della nostra risposta all'annuncio della grazia.

3. Colpevole e fatale negligenza (9-13)

9 Così parla il SIGNORE degli eserciti:
«Il resto d'Israele sarà completamente racimolato come una vigna;
ripassa con la mano,
come fa il vendemmiatore sui tralci.
10 A chi parlerò, chi prenderò come testimone perché mi ascolti?
Ecco, il loro orecchio è incirconciso,
essi sono incapaci di prestare attenzione;
ecco, la parola del SIGNORE è diventata per loro un obbrobrio,
non vi trovano più nessun piacere.
11 Ma io sono pieno del furore del SIGNORE; sono stanco di contenermi.
Rivèrsalo sui bambini per la strada
e sui giovani riuniti assieme;
poiché il marito e la moglie,
il vecchio e l'uomo carico d'anni saranno presi tutti insieme.
12 Le loro case saranno passate ad altri,
così pure i loro campi e le loro mogli,
poiché io stenderò la mia mano sugli abitanti del paese»,
dice il SIGNORE.
13 «Infatti dal più piccolo al più grande,
sono tutti quanti avidi di guadagno;
dal profeta al sacerdote,
Giuda rischia anch'essa di diventare una vigna che sarà completamente racimolata. Il profeta è però pessimista: troverà chi lo stia veramente ad ascoltare e lo prenda sul serio? Sembrano infatti "incapaci di ascoltare". Nessuno sembra trovar più alcun piacere nella Parola di Dio, anzi, essa è convenientemente distorta, vilipesa e disprezzata. Il profeta non riesce a contenere la sua ira davanti a tanta cecità ed ostinazione. Non si rendono conto che "la mano di Dio" non avrà pietà colpendo sia giovani che anziani, inclusi profeti e sacerdoti, perché tutti sono "avidi di guadagno" e "praticano la menzogna".
È la situazione in cui spesso si trova davanti la Parola di Dio. Sordità spirituale, indisponibilità all'ubbidienza della fede, mancanza di apprezzamento per la Parola di Dio, è la condizione che caratterizza l'uomo naturale che ne è impermeabile e refrattario. La critica e il rifiuto pregiudiziale, risultato di una mente ottenebrata dal peccato, lo tiene lontano dal rispondere a ciò che sarebbe la sua salvezza. Solo l'opera rigenerante dello Spirito di Dio può, infatti aprire cuore e mente, scuotendolo dal suo sonno spirituale, anzi, facendolo risorgere dalla sua morte spirituale. Che dire, però, quando tali atteggiamenti di critica, indisponibilità e negligenza caratterizzano, in certi momenti storici, lo stesso popolo di Dio, la chiesa? Proprio loro che dovrebbero saperne meglio, vivendo ed apprezzando pienamente la Parola vivificante di Dio, si fanno attrarre dalle ingannevoli seduzioni di questo mondo (vile guadagno" e menzogna) e mettono da parte i tesori della Parola di Dio e della comunione con Lui? È la situazione denunciata alle chiese a cui si rivolge il libro dell'Apocalisse nei suoi primi capitoli. Alla chiesa di Efeso, per esempio, dice: "Ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima; altrimenti verrò presto da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi" (Apocalisse 2:4-5). Troviamo così come l'appello al ravvedimento non riguardi solo coloro che giungono per la prima volta alla fede in Cristo, ma anche le chiese costituite che possono decadere e persino essere abbandonate da Dio se non Gli si dimostrano fedeli.

4. Incapacità di vedere il proprio problema (14-15)

14 Essi curano alla leggera la piaga del mio popolo;
dicono: "Pace, pace",
mentre pace non c'è.
15 Saranno confusi perché commettono delle abominazioni;
non si vergognano affatto, non sanno che cosa sia arrossire;
perciò cadranno fra quelli che cadono;
quando io li visiterò saranno abbattuti»,
dice il SIGNORE.
Il popolo di Dio è spiritualmente profondamente malato, ma i loro leader dicono che le cose stanno bene così, "al massimo ha un raffreddore" e se ne curano "alla leggera", agiscono come se le ferite del popolo fossero solo graffi. Dicono "Tutto andrà bene", ma non andrà affatto bene! Di fatto commettono "abominazioni" senza vergognarsene, e "saranno sorpresi" quando il giudizio di Dio si abbatterà su di loro. La situazione umana è tragica, ma per la maggior parte delle persone "non c'è problema" o comunque nulla che non possa essere risolto da noi stessi o con l'aiuto di qualche "esperto" di questo mondo. Anzi, Dio stesso, il Cristo, tanti lo vedono come un inutile ingombro... Non di rado simile può essere la situazione del popolo di Dio, la chiesa. Fiera della propria storia, della propria posizione nel mondo, di ciò che ha conseguito, non si rende conto della propria miseria e disutilità per Dio. È la situazione della chiesa di Sardi, menzionata nel libro dell'Apocalisse: "Io conosco le tue opere: tu hai fama di vivere ma sei morto. Sii vigilante e rafforza il resto che sta per morire; poiché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio. Ricòrdati dunque come hai ricevuto e ascoltato la parola, continua a serbarla e ravvediti. Perché, se non sarai vigilante, io verrò come un ladro, e tu non saprai a che ora verrò a sorprenderti" (Apocalisse 3:1-4).

5. Vie moderne e sentieri antichi (16-17)

16 Così dice il SIGNORE:
«Fermatevi sulle vie e guardate,
domandate quali siano i sentieri antichi,
dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa;
voi troverete riposo alle anime vostre!
Ma quelli rispondono: "Non c'incammineremo per essa!"
17 Io ho messo delle sentinelle per voi:
"State attenti al suono della tromba!"
Ma quelli rispondono: "Non staremo attenti".
Così, di fronte alle abominazioni che commettono e di fronte alle quali sono ciechi, come pure all'imminente annunciato castigo che ostinatamente negano potrebbe avvenire perché per loro "non c'è problema", il Signore dice loro di "fermarsi" sulle vie larghe che stanno percorrendo (potremmo dire popolari e moderne "strade asfaltate"). Essi dovrebbero però meglio chiedere dei "sentieri antichi" (o "sentieri del passato"), chiedere dove sia "la buona strada" e tornare ad incamminarsi per essa. Che senso ha, potremmo però chiederci, abbandonare la via del progresso per tornare alla "scomodità" e "rozzezza" del passato, un "oscuro ed inquietante medioevo" (come dicono alcuni) da celebrare di tanto in tanto o meglio dimenticare? Tornare a quello che alcuni definiscono la situazione idealizzata di un passato "che non è mai veramente esistito"? Il "progresso" però, quello sì che è un mito. Spesso, infatti, siamo di fronte non ad una evoluzione, ma ad un'involuzione, una degenerazione morale e spirituale di cui non ci su avvede perché ci siamo abituati al presente - sul quale ci concentriamo - e non vediamo le cose "in prospettiva". È sulla freschezza ed entusiasmo delle vie antiche che troveremo la nostra pace, è tornando al nostro "primo amore" che troveremo quello che oggi ci manca.
L'antico popolo di Dio era ad un bivio e così il profeta li esorta a prendere la via più affidabile, quella tracciata nel passato e che conduce alla vera benedizione. E' l'appello che pure risuona nel Deuteronomio: "Ricòrdati dei giorni antichi, considera gli anni delle età passate, interroga tuo padre ed egli te lo farà conoscere, i tuoi vecchi ed essi te lo diranno" (Deuteronomio 32:7). Essi, però, ostinatamente si rifiutano di incamminarsi per questa via. Le sentinelle (i veri profeti) suonano l'allarme, ma essi non vi prestano attenzione. È così anche oggi. Le confessioni di fede di uomini e donne che avevano suggellato con il loro stesso sangue la loro fedeltà alla Bibbia, spesso oggi vengono onorate solo formalmente, relativizzate e disattese per far eco soltanto alle mode culturali ed intellettuali del tempo presente.

6. Sei stato avvertito: ne abbiamo i testimoni! (18-19)

18 Perciò, ascoltate, nazioni!
Sappiate, comunità dei popoli, quello che avverrà loro.
19 Ascolta, terra!
Ecco, io faccio venire su questo popolo una calamità,
frutto dei loro pensieri;
perché non sono stati attenti alle mie parole;
hanno rigettato la mia legge.
Per questo motivo, il Signore chiama come testimoni l'intera "comunità internazionale", le nazioni, tutta la terra. Giuda è stato debitamente avvertito. Dio stesso farà venire su quel popolo le calamità che, in realtà, sono "frutto dei loro pensieri". Non sono, infatti, stati attenti alla Parola di Dio ed hanno respinto la sua Legge. Ne patiranno le conseguenze, quelle che per altro erano state previste nel Suo patto in caso di disubbidienza.
Un giorno non potremo dire: "Non siamo stati avvertiti". In una famosa parabola Gesù parla di un uomo che aveva vissuto in modo egoista ed empio, "fregandosene di tutto e di tutti" e magari anche prendendo in giro la Parola del Signore che lo avvertiva delle conseguenze della disubbidienza ai criteri di comportamento stabiliti da Dio. Finito irrimediabilmente in quell'inferno che aveva sempre negato, chiede a Dio di mandare ai suoi fratelli in terra una speciale rivelazione per avvertirli, magari uno che torni dal mondo dei morti, ma che cosa dice Dio per bocca di Abraamo: "Hanno Mosè e i profeti, ascoltino quelli" (Luca 16:29), "Io ho già mandato loro la Bibbia...". L'avrebbero però ascoltata come sufficiente o criticata per "la sua ingenuità"?

7. L'inutilità della religione formale (20-21)

20 Che m'importa dell'incenso che viene da Seba,
della canna odorosa che viene dal paese lontano?
I vostri olocausti non mi sono graditi,
i vostri sacrifici non mi piacciono».
21 Perciò così parla il SIGNORE:
«Ecco, io porrò davanti a questo popolo delle pietre d'intoppo,
nelle quali inciamperanno assieme padri e figli,
vicini e amici, e periranno».
Nonostante il loro comportamento immorale, persistevano a considerarsi un popolo religioso ed a portare avanti i riti e le cerimonie tradizionali. Sarebbero esse servite per farli dichiarare "a posto" davanti a Dio? No. In quella situazione Dio non sa che farsene delle loro opere religiose (incenso, olocausti, sacrifici). Tutte quelle cose non Gli piacciono proprio, non Gli sono gradite: altre sono le priorità per il Signore Iddio, vale a dire l'ubbidienza alla Sua legge morale. Egli, così, tramite la parola del profeta, rigetta loro e la loro religione di facciata e di comodo.
Saranno confusi e persino scandalizzati" quando vedranno immancabilmente arrivare gli invasori "pietre di intoppo" e periranno. Saranno confusi perché si vedranno oppressi e respinti da Dio proprio quando pensavano di essere al sicuro. "Com'è possibile?", essi si chiederanno. "Pensavamo che Dio fosse un Dio d'amore che perdona sempre!", diranno. Si accorgeranno così di essersi creata una religione di comodo, una teologia per certi versi plausibile, ma fondamentalmente falsa. La loro fede così, insieme alla loro religione, vacillerà, cominceranno a non crederci più. Riusciranno, però, a vedere le cose che loro accadono da un'altra prospettiva?

8. Una risposta sbagliata: scoraggiamento e non ravvedimento (22-25)!

22 Così parla il SIGNORE: «Ecco un popolo viene dal paese di settentrione,
una grande nazione si muove dalle estremità della terra.
23 Essi impugnano l'arco e la freccia;
sono crudeli, non hanno pietà;
la loro voce è come il muggito del mare;
montano cavalli;
sono pronti a combattere come un solo guerriero,
contro di te, figlia di Sion».
24 Noi ne abbiamo udito la fama
e le nostre mani si sono infiacchite;
l'angoscia ci coglie,
un dolore come di partoriente.
25 Non uscite nei campi,
non camminate per le vie,
perché la spada del nemico è là;
tutto intorno è terrore.
Verranno, infatti, da nord crudeli e combattivi invasori. Al solo udirne parlare si sono scoraggiati e spaventati per la loro invincibilità: sarebbe più saggio nemmeno farsi vedere all'aperto, perché ne sarebbero colpiti subito. Dov'è finita la loro fede? Lo scoraggiamento, lo sgomento e la tristezza non è la risposta più appropriata di fronte alle disgrazie che sopravvengono loro. Come dice l'apostolo Paolo: "Perché la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c'è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte" (2 Corinzi 7:10).

9. Appello al ravvedimento raccolto da una minoranza (26-30).

26 Figlia del mio popolo, vèstiti di sacco, ròtolati nella cenere,
prendi il lutto come per un figlio unico,
fa' udire un amaro lamento,
perché il devastatore ci piomba addosso improvviso.
27 «Io ti avevo messo fra il mio popolo
come un saggiatore di metalli,
perché tu conoscessi e saggiassi la loro via.
28 Essi sono tutti ribelli incalliti,
seminano calunnie;
sono bronzo e ferro,
tutti corrotti.
29 Il mantice soffia con forza,
il piombo è consumato dal fuoco;
invano si cerca di raffinare,
perché le scorie non si staccano.
30 Saranno chiamati: argento di rifiuto,
perché il SIGNORE li ha rigettati».
Il ravvedimento da parte del popolo ribelle a Dio sarebbe quanto mai così opportuno. Il profeta, infatti, è stato messo fra quel popolo per saggiarne la condotta e sono stati trovati sommamente manchevoli: ribelli incalliti, corrotti e corruttori, gente che, pur considerandosi (a parole) "amica di Dio" sono avvezzi a seminano calunnie e diffamare i veri figlioli di Dio. Non sono che scorie di raffineria, rifiuti, perché il Signore li ha rigettati, riprovati.
Grazie a Dio vi sarà "un residuo eletto per grazia", come dice l'Apostolo: "Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal». Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia. Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia" (Romani 11:5-6). Siete voi fra questi? 

Conclusione 

Ecco così che abbiamo passato in rassegna il sesto capitolo del libro del profeta Geremia. E' parola di Dio per ciascuno di noi oggi. Parla, è vero, della sorte del popolo di Dio, della chiesa, quando è ribelle, corrotto e disubbidiente, chiamandolo al ravvedimento. Lo stesso messaggio, però, potrebbe essere utilizzato anche per chi non fa parte del popolo di Dio. Fare parte dell'umanità, però, non vuole forse dire far parte di creature corrotte e ribelli verso Dio destinate solo al peggio, che, pur tuttavia, ricevono l'appello della grazia di Dio al ravvedimento ed alla fede in Colui che Dio ha provveduto per la redenzione umana?
L'esecuzione del giudizio di Dio è certa: non si tratta di una vuota minaccia, è seria come serio appello al ravvedimento. Siamo colpevoli di fatale negligenza se non vediamo che "abbiamo un problema" che da soli non potremo risolvere. Per questo siamo chiamati ad abbandonare le vie moderne dei vangeli falsi ed a buon mercato che solo illudono per tornare sui sentieri antichi, sicuri e che portano alla meta: essere quel che eravamo destinati ad essere come creature di Dio destinate a vivere in comunione con Lui. La Parola di giudizio e di grazia è giunta così fino a noi. Siamo stati avvertiti e ne abbiamo i testimoni. Non nascondiamoci dietro alla religione formale che davanti a Dio non ci giustificherà, né rispondiamo a tutto questo in modo sbagliato: con lo scoraggiamento e non con il ravvedimento. Nel Signore e Salvatore Gesù Cristo, quello che ci è testimoniato dal Nuovo Testamento, potremo trovare salvezza. Chi raccoglierà questo appello? Forse solo una minoranza, ma che noi tutti si possa far parte di essa, con coraggio, il coraggio dell'autentico anticonformismo! 

di Paolo Castellina 



"«Perciò la loro strada sarà per loro come sentieri sdrucciolevoli; essi saranno sospinti nelle tenebre e in esse cadranno, perché farò venire su di loro la calamità nell'anno della loro punizione», dice l'Eterno."
 (Geremia 23:12)
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