Abbiamo davvero trovato il Messia! | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

Ultime News

    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

    • Abramo era giudeo?

    • Un unico eletto

    • Vicini alla fine

    • Il quasi cristiano

lunedì 20 gennaio 2014
Consapevoli nella Parola

Abbiamo davvero trovato il Messia!

agnello

Modi di “risolvere” le “dìfficoltà” della Bibbia

Il mondo moderno, quello di cui tutti noi facciamo parte, si sta allontanando sempre di più dalla concezione biblica del mondo e della vita. Anche la stessa concezione di Dio, quando oggi si ammette la Sua esistenza, è generalmente molto diversa, nella sensibilità popolare, da quella che ci presenta la Bibbia (sia dell'Antico che del Nuovo Testamento). Si tratta forse di un'evoluzione del pensiero a cui dobbiamo plaudire? Questo sembrano pensare quelle chiese compiacenti verso il mondo moderno, che non esitano ad adattare il messaggio cristiano alla "sensibilità contemporanea" con l'intenzione, conclamata, di essere "rilevanti". Che siamo di fronte ad uno sviluppo, un cambiamento, delle idee e delle credenze è indubitabile. Davvero, però, si tratta di un'evoluzione, nel senso di un "miglioramento" della concezioni bibliche, di una "migliore comprensione" di Dio, dell'uomo o della via che porta alla salvezza?
La filosofia evoluzionista, oggi molto diffusa, porta la gente a pensare che il nuovo sia sempre migliore del vecchio. Non è sempre così. Non è così nel campo delle idee, della concezione del mondo e della vita. Nella maggior parte dei casi, infatti, sfruttando l’ignoranza della storia, oggi vengono fatte passare per “nuove” e “aggiornate” idee che, di fatto, sono vecchie di millenni, concezioni già presenti nell’antichità e in concorrenza con la visione biblica del mondo e della vita. Tornano oggi pure d’attualità e vengono riproposte con compiacimento “ardite” interpretazioni eterodosse della fede cristiana che da tempo, però, erano state confutate come insostenibili. Tutto questo conquista diffusione e popolarità per motivi diversi, non ultimo dei quali la semplice, e sfacciata convenienza.
Spesso oggi la concezione biblica del mondo e della vita viene considerata “superata”, solo perché, di fatto, è piuttosto “scomoda”, sgradita a quello che si ritiene “più conveniente” alle ambizioni umane. C’è chi nega l’esistenza di Dio e di una legge morale universale da Lui stabilita e lo cerca di giustificare, perché vorrebbe essere legge e Dio a sé stesso, “finalmente libero” da queste “imposizioni”. C’è però anche chi si immagina un Dio bonario fatto solo di “amore”, un Dio che “accoglie”, non giudica, perdona, salva e “lascia liberi” e che questo sarebbe “il Dio di Gesù Cristo”, questo il suo “vangelo”. E’ un “dio” evidentemente molto “conveniente”: non parla di legge e di peccato, è alieno da colpa e condanne e la sua unica legge sarebbe un non meglio precisato “amore”. Se però gli dici: “Guarda che la Bibbia non dice così” e glielo dimostri, la risposta è pronta: “Ah, ma la Bibbia non va presa alla lettera … la Bibbia va "interpretata"! Sì, “interpretata”, secondo i nostri comodi! Patetico, non è vero? Eppure ci sono anche chiese compiacenti che sostengono, teorizzano e promuovono questo modo di ragionare per essere, a loro dire, “rilevanti” e “in linea con i tempi”! Se questa non è prostituzione spirituale, non vedo che altro potrebbe esserlo. Questo, però, non si può dire perché sennò “si offendono” e ti accusano di quello che per loro è il peccato oggi più grave, vale a dire quello di “giudicare”!
E’ proprio questa “magnifica” evoluzione culturale che oggi rende praticamente “incomprensibile” il messaggio del vangelo, quello autentico, quello che ci proviene dal Nuovo Testamento, il “vecchio” vangelo di Matteo, Marco, Luca, Giovanni, Paolo, Pietro… (in versione originale, non quello riveduto e corretto, quello “interpretato”). E’ forse “incomprensibile”, però, perché appartiene ad “un contesto culturale primitivo” e diverso dal nostro, o perché quello, oggi, non ci è “conveniente”?

Il testo biblico

E’ anche per questo motivo che il testo biblico sottoposto alla nostra attenzione risulta parecchio “ostico” al nostro attuale contesto culturale. Non sorprende che oggi molti predicatori lo leggano e poi discorrano di questioni che ne sono marginali, ne stravolgano il senso, o, “più onestamente”, semplicemente “parlino d’altro”. Il testo proviene dal vangelo secondo Giovanni ed è incentrato su Giovanni il Battista che presenta Gesù di Nazareth come “l’Agnello di Dio” e sulle prime persone che Lo seguono come Suoi discepoli. Sembra un argomento piuttosto “innocuo”, ma solo per chi non si rende conto delle sue implicazioni! Leggiamone il testo in Giovanni 1:29-42: “Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: «Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! Questi è colui del quale dicevo: "Dopo di me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me". Io non lo conoscevo; ma appunto perché egli sia manifestato a Israele, io sono venuto a battezzare in acqua». Giovanni rese testimonianza, dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma colui che mi ha mandato a battezzare in acqua, mi ha detto: "Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quello che battezza con lo Spirito Santo". E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio». Il giorno seguente, Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli; e fissando lo sguardo su Gesù, che passava, disse: «Ecco l'Agnello di Dio!» I suoi due discepoli, avendolo udito parlare, seguirono Gesù. Gesù, voltatosi, e osservando che lo seguivano, domandò loro: «Che cercate?» Ed essi gli dissero: «Rabbì (che, tradotto, vuol dire Maestro), dove abiti?» Egli rispose loro: «Venite e vedrete». Essi dunque andarono, videro dove abitava e stettero con lui quel giorno. Era circa la decima ora. Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito Giovanni e avevano seguito Gesù. Egli per primo trovò suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» (che, tradotto, vuol dire Cristo); e lo condusse da Gesù. Gesù lo guardò e disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa» (che si traduce «Pietro»)” .

Una designazione fondamentale

L’evangelista continua qui il suo racconto sulla figura ed il messaggio di Giovanni “il battezzatore” rilevando il modo con il quale egli espressamente presenta Gesù di Nazareth chiamando tutti a riconoscerlo ed affidarsi a Lui. A proposito della Persona e della missione di Gesù, Giovanni battista e, con lui gli scrittori del Nuovo Testamento, insistono su un unico punto dicendo: «Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” (v.29).
Si tratta di una designazione fondamentale su Gesù radicata nell’intera millenaria storia e cultura del popolo di Dio. Come dimostra la storia della chiesa cristiana, non si tratta di un dato accessorio. Gesù di Nazareth, come “Agnello di Dio” (o in latino “Agnus Dei”) ha sempre avuto un ruolo importante nel messaggio, nella liturgia e nella simbologia dell’arte cristiana, dove Egli viene rappresentato come un agnello che porta una croce.
La designazione di Gesù come “Agnello di Dio” era risultata perfettamente comprensibile da tutti coloro che, rispondendo a questo messaggio, avevano cominciato a seguirlo come Suoi discepoli e dei quali il nostro stesso testo parla. A non comprenderlo più com’era compreso allora, in tutta la sua importanza, siamo noi che viviamo in un contesto e quadro culturale diverso. Al massimo, oggi qualcuno potrebbe pensare alla tradizione di mangiare a Pasqua agnelli arrosto, altri, magari animalisti e vegetariani, rispondono scandalizzati: “Povere creature!”.
Non comprendere oggi questa designazione, non significa abbandonarla e cambiarla, come se fosse trascurabile e sostituibile, ma esige che noi, se non siamo consapevoli del suo significato, visto che è così essenziale per comprendere l’Evangelo, ci si informi diligentemente a suo riguardo e debitamente vi rispondiamo. Questa è pure la funzione della predicazione.
Il concetto di “Agnello di Dio” si fonda su precisi presupposti e proprio per questo, come dicevamo all’inizio, oggi essi non sono affatto popolari, anzi, sono contraddetti dal sentire comune. La cosa è tragica, perché priva la nostra generazione dell’Evangelo stesso! Ecco perché il messaggio su Gesù come Agnello di Dio è rivoluzionario. Implica necessariamente il completo cambiamento delle nostre prospettive, della nostra concezione del mondo! Implica la nostra conversione, quella alla quale erano pure, allora, chiamati i popoli diversi, da quello ebraico, a cui giungeva questo messaggio, non meno estranei di noi, ai suoi presupposti.
Il concetto di Gesù come “Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo” è la sostanza stessa dell’Evangelo cristiano. Altro che “adattare” il messaggio alla “sensibilità moderna”! Supporre di poter modificare il messaggio cristiano “adattandolo” significa di fatto tradirlo, e tradirlo significa vanificarlo,“rimanere nei nostri peccati” e perduti!. Domandiamoci chi fa comodo che questo avvenga!

Separati da un muro invalicabile

Il primo presupposto su cui si fonda il messaggio al riguardo dell’Agnello di Dio è che Dio non è affatto, come qualcuno pensa oggi, “a portata di mano” o incondizionatamente amichevole e accogliente. Tutt’altro!
All’antico Israele, e notate bene, persino al Suo popolo eletto, in un particolare momento della sua storia, Dio dice loro tramite il profeta: “...le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto. Le vostre mani infatti sono contaminate dal sangue, le vostre dita dall'iniquità; le vostre labbra proferiscono menzogna, la vostra lingua sussurra perversità. Nessuno muove causa con giustizia, nessuno la discute con verità; si appoggiano su ciò che non è, dicono menzogne,concepiscono il male, partoriscono l'iniquità (...) I loro piedi corrono al male, essi si affrettano a spargere sangue innocente; i loro pensieri sono pensieri iniqui, la desolazione e la rovina sono sulla loro strada. La via della pace non la conoscono, non c'è equità nel loro procedere; si fanno dei sentieri tortuosi, chiunque vi cammina non conosce la pace” (Isaia 59:2-8).
Sì, fra noi e Dio c’è un muro divisorio invalicabile e questo muro è stato eretto dai nostri peccati, dalle nostre trasgressioni alla Legge morale che Egli ha stabilito su di noi, per il nostro bene, affinché la praticassimo. Inoltre, anticipando possibili obiezioni, questo non riguarda solo Israele nel particolare periodo storico in cui Isaia rivolge loro quelle parole. Questa è, infatti, la descrizione della condizione umana. L’apostolo Paolo, infatti, riporta stralci di questo testo nella lettera ai Romani, dove egli descrive l’alienazione dell’umanità da Dio, la fondamentale corruzione morale e spirituale dell’umanità, quella che la separa radicalmente da Dio, tanto che si può parlare dell’umanità, rispetto a Dio, come di una massa condannata, maledetta e perduta. La Bibbia lo afferma nonostante gli aneliti religiosi che l’umanità accampa di avere e che tanto valuta, ma che, agli occhi di Dio, a nulla valgono per venire a capo di questa situazione. Riascoltiamo le parole dell’Apostolo Paolo al riguardo.
"Che dire dunque? Noi siamo forse superiori? No affatto! Perché abbiamo già dimostrato che tutti, Giudei e Greci, sono sottoposti al peccato, com'è scritto: «Non c'è nessun giusto, neppure uno. Non c'è nessuno che capisca, non c'è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c'è nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno». «La loro gola è un sepolcro aperto; con le loro lingue hanno tramato frode». Sotto le loro labbra c'è un veleno di serpenti». «La loro bocca è piena di maledizione e di amarezza». «I loro piedi sono veloci a spargere il sangue. Rovina e calamità sono sul loro cammino e non conoscono la via della pace». «Non c'è timor di Dio davanti ai loro occhi. Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio»" (Romani 3:9-19).
La Parola di Dio, afferma dunque chiaramente la verità scomoda ed impopolare che non c’è nulla, assolutamente nulla, che noi si possa fare per ristabilire la nostra comunione con Dio, nessuna opera per quanto la si consideri “buona” (perché non lo sarebbe di fronte ai criteri di giustizia di Dio), e nessuna religione o atto religioso. Dio ci è ostile e nemico a causa dei nostri peccati e noi meritiamo giustamente di essere da Lui dannati, maledetti, respinti e, alla fine, distrutti. Abbandoniamo pure ogni illusione.

Una pena inevitabilmente da espiare

La pena che il nostro peccato merita è solo la morte e la morte non è una pena che noi si possa espiare e poi riprendere a vivere… “perché il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23).
Secondo l’inesorabile giustizia di Dio, la pena che il peccato merita deve essere espiata, senza tanti sì, ma, e forse. Non c’è appello per la giustizia di Dio, che ci piaccia o non ci piaccia. Ho usato qui l’aggettivo “inesorabile” in modo del tutto appropriato, perché “inesorabile” significa: “che non si lascia vincere, commuovere, impietosire da preghiere, quindi implacabile, spietato”. E’ questo il Dio in cui credete? No? Allora fareste meglio a crederlo, perché non ve ne sono altri!
Ecco perché, durante l’Antico Testamento, Dio istruisce il Suo popolo nella pratica dei sacrifici espiatori. Secondo la logica della giustizia di Dio, la pena che noi meritiamo per i nostri peccati deve essere espiata. Se fosse però eseguita su di noi, non avremmo più speranza. La Scrittura dice: "Il riscatto dell'anima sua è troppo alto, e il denaro sarà sempre insufficiente!" (Salmo 49:8). La pena, però, attraverso la stessa logica può essere trasferita ad una terza persona innocente che se ne faccia carico per noi, che paghi per noi quel prezzo che noi non riusciremo mai a pagare. “Ah, ma questo non è giusto!”, direbbe a questo punto qualcuno. Gli rispondiamo: “Chi sei tu per dire che non è giusto? Giusto è ciò che Dio stabilisce essere tale e non quello che tu pensi al riguardo. Tu devi solo tenere chiusa la tua bocca maledetta e riconoscere di non aver diritto a proprio nulla davanti a Dio. Se questo non ti piace e preferisci gli dei che più ti fanno comodo, un giorno, inevitabilmente incontrerai il Dio vero e vivente e ti accorgerai che tutte le tue fantasie non ti saranno servite a nulla! Allora saresti anche accusato di non aver voluto ascoltare quello che Egli ti diceva”.
Dio istruisce il Suo popolo, e tutti noi con esso, nella pratica dei sacrifici di animali in espiazione dei peccati, in vista del perdono, per rivolgere la nostra attenzione a Colui che sarebbe stato l’Agnello di Dio per eccellenza, Colui che sarebbe stato Egli stesso il sacrificio ultimo, Colui che avrebbe espiato Egli stesso, al nostro posto e per noi, la pena che noi dovremmo espiare per i nostri peccati, liberarci dalla pena che meritiamo ed aprirci la via della riconciliazione con Dio, la comunione con Lui e quindi la salvezza. Questa è la salvezza che Dio, nella Sua misericordia, offre per grazia in Cristo Gesù. Egli diventa così, volontariamente, lo strumento del nostro riscatto, del nostro perdono, del nostro ristabilimento, della nostra rigenerazione a vita nuova.

L’Agnello risolutore

Allora “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo!”. Egli è il solo che possa toglierlo di mezzo affinché fra te e Dio non ci sia più un muro, un ostacolo di non-comunicazione. Egli non “toglie” il peccato come farebbe magari piacere a qualcuno, eliminandone il concetto stesso, come se la cosa non importasse, fosse relativa, o si potesse perdonare facilmente. Egli non fa come i moderni psicoterapeuti che si propongono di togliere dai loro pazienti i loro sensi di colpa “castranti” relativizzando o scusando le loro trasgressioni. Dio conferma la nostra reale colpevolezza, ci porta a riconoscerla onestamente e, con il nostro ravvedimento, ci porta a ricevere riconoscenti l’espiazione che per noi Egli ha provveduto morendo in croce per i nostri peccati. Il peccato Egli lo toglie nel senso che ne elimina per noi la forza delle conseguenze, perché a suo riguardo Egli per noi soddisfa le esigenze della giustizia. Egli, Gesù di Nazareth, è l’Agnello che dall’eternità Dio ha stabilito come mezzo di riscatto per la creatura umana, condannata, maledetta, esclusa e giustamente abbandonata a causa dei suoi peccati.
Ecco perché, nella sua prima epistola, l’apostolo Giovanni stesso scrive: “In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati” (Giovanni 4:10). Gesù, il Cristo, è Colui che Dio ha provveduto per risolvere “il dilemma” (nostro) della condizione umana. Matteo scrive: "il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti" (Matteo 20:28). L'apostolo Paolo afferma che Cristo: "...ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo" (1 Timoteo 2:6). Così Pietro: "...sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia. Già designato prima della fondazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi" (1 Pietro 1:18-20).
Questo era prefigurato nell’Antico Testamento dal tentato sacrificio che Abraamo vuole fare di suo figlio Isacco. Pagare il prezzo del peccato umano è necessario, ma il sacrificio di un essere umano, peccatore, non sarebbe stato sufficiente ed egli sarebbe stato così privo di ogni speranza. Genesi dice: “Isacco parlò ad Abraamo suo padre e disse: «Padre mio!» Abraamo rispose: «Eccomi qui, figlio mio». E Isacco: «Ecco il fuoco e la legna; ma dov'è l'agnello per l'olocausto?» Abraamo rispose: «Figlio mio, Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto»” (Genesi 22:7-8).
Dove possiamo trovare “un agnello per l’olocausto”? Non lo troveremo in nessun posto e non illudiamoci di trovarlo e di risolvere così il nostro problema, qualunque cosa noi si voglia o possa escogitare. Profeticamente Abraamo afferma: “Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto” ed è esattamente quello che Dio ha operato nella Persona del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, vero ed ultimo agnello sacrificale. Giovanni battista: “fissando lo sguardo su Gesù, che passava, disse: «Ecco l'Agnello di Dio!»”.
Questo è ciò che Isaia preannunciava: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca ... ha dato se stesso alla morte ed è stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i colpevoli" (Isaia 53:6,12).
In Gesù di Nazareth si palesa per noi il Cristo degli ultimi tempi, il Messia. Il titolo "Agnello di Dio" che Gli viene attribuito, congiunge in un unico termine descrittivo i concetti di innocenza, sacrificio volontario, atto di riparazione di un rapporto infranto, effettiva ubbidienza e capacità redentrice simile a quella dell'agnello pasquale.

Quel che avviene “il giorno seguente”

Questo è ciò che avviene “il giorno seguente” dell’annuncio del Battista. Con una catena umana inizia un “passaparola” che si allungherà per tutto il mondo ed ancora oggi non è terminato.
Gesù, Agnello di Dio, toglie i peccati “del mondo” nel senso del peccato di persone di ogni tipo sparse per il mondo intero, non solo degli Israeliti. Certo, Giovanni battista parlava quel giorno agli Israeliti, ma lo stesso messaggio, dopo il giorno di Pentecoste, diventa universale e raggiunge, con la predicazione cristiana, il mondo intero, quando, attraverso di esso, Dio chiama a Sé coloro che dall’eternità Egli ha scelto affinché ricevano la grazia della salvezza.
Questo è il messaggio che l’evangelista Giovanni trasmette e spiega ai suoi lettori, che non sono israeliti. Egli non lo cambia, non lo altera, ma lo traduce e lo spiega. Questo è magnificamente espresso da una delle visioni dell'Apocalisse: "Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante il vangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano sulla terra, a ogni nazione, tribù, lingua e popolo" (Apocalisse 14:6). Notate come qui proprio come l'Evangelo di Cristo sia definito “eterno”, vale a dire immutabile. Tradotto, ma non tradito.
Il messaggio di questo Evangelo li raggiunge e diventa lo strumento dello Spirito Santo per rigenerarli spiritualmente e portarli al ravvedimento ed alla fede in Cristo. Questo è il messaggio dell’Evangelo. Nessun “adattamento” a diversi contesti, come qualcuno intende e fa, alterando il messaggio e vanificandolo, ma attraverso la predicazione espositiva di questi concetti, esso raggiunge ogni popolo e nazione in ubbidienza al mandato stesso di Gesù.
Questo è il messaggio del “Venite a vedere”, della testimonianza resa a Colui che trasforma le vite umane. “Venite a vedere dove Egli dimora”: nel nostro cuore, nella nostra vita, nella nostra comunità cristiana, nella nostra predicazione, nei nostri atti di ubbidienza a Lui per estendere in ogni dove il modo di essere, di pensare e di vivere che Lui ci ha insegnato. Certo, questo non potrà che essere frammisto a tutte le nostre imperfezioni, ma la Sua presenza e la Sua opera dovrà essere presente in tutti i Suoi annunciatori e testimoni, come lo era nella figura di Giovanni Battista.
Andremo dai nostri familiari, dai nostri vicini e dai nostri compaesani dicendo: «Abbiamo trovato il Messia» (che, tradotto, vuol dire Cristo, il Consacrato da Dio ad essere il Salvatore del mondo, l’unico, quello autentico.
Coloro che lo riceveranno come loro Signore e Salvatore si vedranno impartire da Gesù come era successo a Pietro, “un nuovo nome”, vale a dire una nuova natura, un nuovo carattere. Sarà l’inizio di un cammino che li porterà alla gloria finale. “Gesù lo guardò e disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa» (che si traduce «Pietro»)”. Pietro era una persona debole e volubile, ma in Cristo e con Cristo, diventerà gradualmente “solido come una roccia”, dando la sua stessa vita per Cristo, pur di non rinnegarlo. L’aveva fatto durante il processo di Gesù, ma avrebbe imparato la lezione e sarebbe cresciuto nella fede.

Conclusione

Abbiamo iniziato la nostra riflessione considerando come il mondo moderno, quello di cui tutti noi facciamo parte, si stia allontanando sempre di più dalla concezione biblica del mondo e della vita che fedeli generazioni di cristiani avevano trasmesso con fede e perseveranza. Si tratta di ciò che chiamiamo “secolarizzazione” e che ha dato origine a quella che pure è stata chiamata: l’era post-cristiana. Questo rende sempre più difficile la predicazione dell’Evangelo biblico perché il mondo moderno, fiero delle proprie concezioni “progredite”, appoggiate come sono da chiese compiacenti e compromesse, lo considera “superato”. Questa “difficoltà” non è casuale, ma è stata “sapientemente” creata dall’avversario di Dio nel tentativo di pregiudicare l’efficacia della diffusione dell’autentico Evangelo.
La tentazione per i cristiani che vogliono rimanere fedeli alla fede “una volta per sempre trasmessa ai santi” è quella della rassegnazione e dell’inazione. Non dobbiamo permettere, però, a questi sentimenti di prevalere. Niente e nessuno, infatti, potrà frustrare ed arrestare l’opera di Dio attraverso la fedele predicazione dell’Evangelo di Gesù Cristo. Tutto andrà avanti infallibilmente e vittoriosamente esattamente come Dio ha previsto, in barba agli “innovatori” ed oppositori di ogni tipo. Nessuno al riguardo deve farsi illusioni. Coloro che devono venire alla fede in Cristo verranno: quello che Dio ha stabilito giungerà a compimento nei modi e nei tempi previsti.
Noi possiamo e dobbiamo continuare il “passaparola” della testimonianza al Cristo, “Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”, quel “passaparola” che era iniziato con Giovanni Battista che proclamava il Cristo. E’ l’Evangelo che l’altro Giovanni, lo scrittore del vangelo, proclama, esattamente in quei termini, alle nazioni non ebraiche, insieme agli altri tre vangeli ed agli scritti apostolici che compongono il Nuovo Testamento. Quello è l’Evangelo che venti secoli di cristiani fedeli hanno proclamato e proclamano in ogni angolo del mondo, con impegno e spesso pregiudicando la loro stessa vita.
Ai Suoi discepoli Gesù aveva detto: "Queste sono le cose che io vi dicevo quand'ero ancora con voi: che si dovevano compiere tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per capire le Scritture e disse loro: «Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. Voi siete testimoni di queste cose" (Luca 24:44-49).
A te che leggi o ascolti questo messaggio, e che ancora non fai parte del popolo di Dio, si rivolge ancora l’appello a conoscere il Signore e Salvatore Gesù Cristo come l’unico che possa abbattere il muro di peccato che ti separa da Dio e ti condanna, conoscerlo ed affidarti a Lui dopo aver riconosciuto la verità rivelata e che ti riguarda. Non prestare ascolto agli inganni di vario tipo che il mondo ti propone, sono le vie facili e comode che portano alla perdizione. Il sacrificio unico e perfetto di cui tu hai bisogno è quello che Cristo ha compiuto morendo sulla croce del Calvario per pagare Lui, al posto tuo, il debito che tu hai con Dio e che non potresti mai da te stesso pagare. Egli è l’Agnello di Dio che toglie di mezzo e per sempre il tuo peccato, che ti riconcilia con Dio e che, ion comunione con Sé, ti apre la strada che conduce ad una vita significativa ed eterna. 


 Paolo Castellina

 

"Poiché ogni carne è come l'erba ed ogni gloria d'uomo è come il fiore dell'erba; l'erba si secca e il fiore cade,
 ma la parola del Signore rimane in eterno; e questa è la parola che vi è stata annunziata."
(1 Pietro 1:24-25)

Consapevoli nella Parola

  • Blogger Commenti
  • Facebook Commenti

0 comments:

Posta un commento

Tutti i commenti non inerenti verranno cestinati

Item Reviewed: Abbiamo davvero trovato il Messia! 9 out of 10 based on 10 ratings. 9 user reviews.