La nascita di Gesù da una vergine significa che la “progenie della
donna” è venuta al mondo senza l’ausilio dell’uomo. La stessa cosa è
vera per quanto riguarda la resurrezione dei morti e la creazione ex
nihilo (dal nulla). Queste sono le metafore usate dalla Bibbia per
descrivere il concetto di rigenerazione. In tutti questi esempi
(creazione, nascita e resurrezione) il soggetto è passivo. Non sta
compiendo l’azione, ma l’azione si compie su di esso. La salvezza di Dio
è manifesta ovunque come atto supremo di Dio “a prescindere dalle
opere”.
L’unica opera deve essere quella di Dio, perché una divisione del
lavoro implicherebbe una divisione della gloria. Benché la salvezza di
Dio sia compiuta “nell’uomo” e manifesta “attraverso l’uomo”, non è
qualcosa che appartiene “all’uomo”. Questo è precisamente ciò che separa
la fede in Cristo da qualsiasi sistema religioso. È ciò che rese Paolo
un nemico non solo per la sua nazione, ma anche per molti all’interno
della Chiesa stessa. La loro obiezione non riguardava la concezione
cristologica di Paolo, ma la sua soteriologia monergista, ossia la
concezione di salvezza non tramite azioni umane, ma per la sola azione
di Dio.
Così come la nascita da una vergine permise di “svincolare” la
riproduzione naturale, lo stesso vale per ogni aspetto della salvezza di
Dio. Dio è un Dio sommamente geloso e intransigente sul fatto che a Lui
solo debba andare tutta la gloria. La croce indica il totale rifiuto di
Dio per qualsiasi elemento mortale che possa presumere di contribuire
alla propria resurrezione. “Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate
morti …” (Efesini 2:1). Ciò significa che la vita dello Spirito può
iniziare solo nel momento della completa morte di ogni sostegno
naturale. È per questo che la promessa salvezza escatologica di Israele
viene sempre descritta al momento della fine della sua potenza terrena
(Deuteronomio 32:36; Levitico 26:29; Geremia 30:6-7; Daniele 12:7).
Se questo principio vale per Israele nel giorno della venuta del
Signore, allora vale anche per la Chiesa di quest’era. Infatti è questo
che rende la Chiesa ciò che è. Attraverso la potenza trasformatrice
della rivelazione dell’Evangelo, il credente riceve la salvezza degli
ultimi giorni in anticipo. La Chiesa è, per definizione, la primizia
della futura salvezza di Israele. La Chiesa è tale solo perché ha
ricevuto lo stesso Spirito che verrà dato alla rimanenza pentita di
Israele alla fine della grande tribolazione.
Possiamo dire che la Chiesa è il prodotto di un’escatologia
parzialmente “realizzata”. In quanto tale, essa NON rappresenta la
negazione dell’escatologia di Israele ma, in quanto popolo dello Spirito
attraverso la rivelazione del segreto messianico (Marco 4:11; 8:30;
9:9; Romani 16:25-26; 1 Corinzi 2:7-8; Efesini 6:19; 1 Pietro 1:11.12;
Apocalisse 10:7), la Chiesa è la primizia dell’Israele millenario.
Poiché vive nel periodo compreso tra le venute del Signore, la Chiesa
rappresenta il popolo della tribolazione, chiamato ad istruire molti
(Daniele 11:33; 12:3). Perciò, cosa dovrebbe essere la Chiesa? Cosa è
chiamata a dimostrare la Chiesa, oggi, davanti agli uomini e agli angeli
in attesa del giorno della resurrezione?
Ovviamente, la cosiddetta Chiesa che professa il “Cristianesimo” cade
miseramente ben al di sotto degli standard stabiliti da Dio per la Sua
Chiesa. La domanda “A che punto sei?” trova vergognosamente distratta ed
impreparata la gran parte di quella che si definisce Chiesa. Ciò lascia
molti ancora con il dubbio: Cos’è la Chiesa? Dov’è la Chiesa? La
grandezza del piano di Dio per la Chiesa, con particolare riferimento a
ciò che Egli ha promesso di mostrare e compiere attraverso di essa,
lascia la Chiesa con la stessa perplessità manifestata da Maria al
momento dell’annunciazione: “Come sarà possibile?”
Credo che anche la Chiesa di oggi debba fare sua la promessa biblica: “Con Dio ogni cosa è possibile.” Si ha l’impressione che quest’epoca sia in attesa di qualcosa che deve compiersi all’interno della Chiesa, qualcosa che la Chiesa non potrà mai raggiungere se non attraverso i vincoli e gli incentivi che Dio fornirà attraverso la crisi di Israele.
La crisi di Israele, in particolare per quanto riguarda il patto inerente la Terra e la controversia di Gerusalemme (Isaia 34:8; Zaccaria 12:2), costituirà lo spartiacque finale che evocherà tutti i grandi temi della fede. In sintesi, Dio spingerà le nazioni a provocarlo, poiché sarà solo quando le nazioni attaccheranno Israele che la furia del Signore si manifesterà (Ezechiele 38:18; Gioele 3:2). Dopo questa grande provocazione dell’ira di Dio, non vi saranno più ritardi.
Credo che anche la Chiesa di oggi debba fare sua la promessa biblica: “Con Dio ogni cosa è possibile.” Si ha l’impressione che quest’epoca sia in attesa di qualcosa che deve compiersi all’interno della Chiesa, qualcosa che la Chiesa non potrà mai raggiungere se non attraverso i vincoli e gli incentivi che Dio fornirà attraverso la crisi di Israele.
La crisi di Israele, in particolare per quanto riguarda il patto inerente la Terra e la controversia di Gerusalemme (Isaia 34:8; Zaccaria 12:2), costituirà lo spartiacque finale che evocherà tutti i grandi temi della fede. In sintesi, Dio spingerà le nazioni a provocarlo, poiché sarà solo quando le nazioni attaccheranno Israele che la furia del Signore si manifesterà (Ezechiele 38:18; Gioele 3:2). Dopo questa grande provocazione dell’ira di Dio, non vi saranno più ritardi.
La questione di Israele si tramuterà in una grande prova del cuore,
che determinerà una spaccatura non solo nelle nazioni, ma anche nella
Chiesa, anche perché lo stesso popolo che fornisce il pretesto per un
simile tumulto, non è affatto amico dell’Evangelo. Perciò la questione
di Israele metterà alla prova il cuore di molti, soprattutto perché
questo popolo, benché di per sé non sia esente da biasimo, è nonostante
tutto predestinato ad essere reso giusto nel momento stabilito, così
come fu per Paolo sulla via di Damasco. Quindi, ciò che la Chiesa crede
riguardo ad Israele dimostra quanto ne abbia capito della natura della
grazia di cui lei stessa usufruisce.
Al momento esiste una Chiesa che è più che mai viva e nascosta con
Dio in Cristo. Tuttavia, Dio ha stabilito un giorno di separazione e di
manifestazione attraverso gli eventi e i giudizi che avranno luogo nella
tribolazione. Certo, l’essenza di ciò che la Chiesa incontrerà nella
tribolazione finale non è senza precedenti. Sara solo l’ultima concreta e
massima manifestazione del conflitto che ha accompagnato la Chiesa per
tutta la sua storia. Ma allo stesso tempo questa costituirà la prova che
renderà palese la distinzione tra il grano e le zizzanie, anche prima
dell’effettivo ritorno di Cristo.
Perciò, l’attuale condizione della Chiesa non rappresenta la fine. Dio sa come condurci da qui a lì. “Fedele è Colui che vi chiama, ed Egli farà anche questo”
(1 Tessalonicesi 5:24). Alleluia! Questo versetto, di così grande
significato, ci conferma che ciò che Dio ha stabilito di fare “per” e
“nel” Suo popolo, e certamente lo farà. Che parole di conforto! Quando
penso allo stato attuale della Chiesa ed, ovviamente, al mio stato
attuale, mi ricordo delle parole che il Signore ha detto a Pietro in
Giovanni 21:18: “In verità, in verità ti dico che quand’eri più
giovane ti cingevi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai
vecchio, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti condurrà dove
non vorresti.”
Perciò cosa è richiesto alla Chiesa per poter raggiungere l’apice
della sua statura escatologica prima che quest’era ceda il testimone
alla gloria millenaria? È richiesto un potere non inferiore a quello che
discese sopra a Maria. Quella “cosa santa” così concepita è tanto santa
e separata dall’opera dell’uomo quanto lo è stata quella che venne
concepita nel ventre di Maria, cioè la progenie della donna, la Parola
fatta carne. Sappiamo anche che l’opera di quella potenza richiede
quella divina umiltà di fede che emerge solamente quando ci si trova
alla fine delle proprie forze. Dio è in grado di condurre la Chiesa ad
un simile esito.
L’esito della Chiesa
Proporre un’uscita di scena pre-tribolazionista della Chiesa, che è “colonna e sostegno della verità”
(1 Timoteo 3:15), equivale a scegliere un anti-climax, indegno ed
estraneo rispetto a tutto ciò che la Bibbia rivela sul percorso
cruciforme che rappresenta il rapporto di Dio con il Suo popolo,
espresso nel corso di tutta la storia (“Non doveva Cristo soffrire …?”).
I sofferenti santi della tribolazione non sono mai descritti come
bersagli dell’ira divina, ma solo della persecuzione umana. Alcuni di
essi saranno nascosti e nutriti (Isaia 26:20; Apocalisse 12:6); molti
saranno tenuti in vita fino alla fine.
Possiamo dunque presumere che Dio stia aspettando la Chiesa? O è la
Chiesa che sta aspettando di vedere la manifestazione della gloria di
Dio? C’è un ordine necessario, ma Dio non si aspetta che la Chiesa
raggiunga la propria posizione, così come non si aspetta che lo faccia
Israele. Dio non si aspetta l’aiuto dell’uomo!
Se la storia ci ha insegnato qualcosa è che se Dio avesse dovuto
aspettare un gesto da parte di Israele, avrebbe aspettato per sempre.
No, mentre la sovranità del piano di Dio non annulla mai la
responsabilità umana di soddisfare i necessari requisiti di giustizia,
in base all’escatologia di Israele, la volontà e l’obbedienza del popolo
attendono la manifestazione pratica della potenza divina. “Il tuo popolo si offre volenteroso quando raduni il tuo esercito”
(Salmo 110:3; Geremia 31:18; Galati 1:15). E, straordinariamente, a
quel giorno fatidico seguirà l’umiliazione della nazione con il castigo
dell’Anticristo (Isaia 10:5; Geremia 30:14).
Certo, la Chiesa ha già in qualche misura raggiunto la sua divina
“abilitazione” grazie al dono dello Spirito Santo; in caso contrario non
sarebbe la Chiesa. Tuttavia, la potenza della Pentecoste non è caduta
nel vuoto e possiamo essere sicuri che la volontà di Dio di manifestare
la potenza di Cristo attraverso la Chiesa deve ancora vedere un
crescendo di gloria, fino alla testimonianza del martirio finale, in
amore e obbedienza, che si imprimerà potentemente nella coscienza di
Israele, muovendo molti all’ira ed altri alla santa emulazione. Ma che
si tratti di ira o emulazione, una Chiesa che si consideri giunta al suo
status finale deve essere una Chiesa capace di provocare.
Così come la progenie della donna non è apparsa fino alla “pienezza dei tempi”
(Galati 4:4), anche il compimento del piano di Dio per la Chiesa ha il
suo tempo stabilito e noi siamo convinti che quel tempo coinciderà con
il “lamento di Giacobbe” (Geremia 30:7; Daniele 12:1; Matteo
24:21). La Chiesa deve capire il momento e la natura di quel momento di
crisi finale, cosa la provocherà e che cosa vi sarà in ballo al suo
interno. Noi crediamo che questa “comprensione” (Daniele 9:25; 11:33;
12:3, 10) sia fondamentale e che avrà un ruolo trasformante per la
Chiesa. Crediamo che la prima metà della settantesima settimana di
Daniele avrà a che fare con il mettere la Chiesa in posizione per la sua
testimonianza finale, che non a caso coinciderà con il momento in cui
Michele getterà Satana sulla terra perché abbia inizio la grande
tribolazione, il “poco tempo” del furore del diavolo (Daniele 12:7;
Apocalisse 12:12; 17:10).
Teologicamente parlando, la Chiesa è la progenie della donna
attraverso lo Spirito di Cristo, che risiede in tutto il popolo
rigenerato di Dio sin dall’inizio (1 Pietro 1:11), così come Cristo in
persona è la progenie della donna. Nata dal miracoloso concepimento
della Parola (1 Pietro 1:23), la Chiesa è la pienezza di Cristo nel Suo
popolo, attraverso il Suo Spirito (Efesini 1:23: Colossesi 1:18-19).
Nella sua essenza, la Chiesa è miracolosamente concepita e venuta alla
luce, come il Suo asceso Signore. Nessuno se non Cristo stesso, la
Chiesa e ogni membro vivente che la compone, è nato dall’alto: “Non da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma da Dio” (Giovanni 1:13).
Quindi, la vita incarnata di Dio nel popolo di Dio è la
caratteristica di base. Molti si affannano a ricercare prove di questa
realtà in manifestazioni tangibili, in modo particolare nella
manifestazione della potenza dello Spirito Santo. Qui dobbiamo metterci
in guardia da un elemento davvero perverso della natura umana. Si tratta
dello spirito di pretesa. Ma è anche una questione legata alla purezza
dei motivi che ci spingono a ricercare prove schiaccianti dell’opera
manifesta di Dio.
Un puro e sincero desiderio di vedere l’immensa gloria di Dio nella
Chiesa potrà insegnare a contare sull’umiltà e sulla segretezza delle
vie del Signore nei confronti del Suo popolo. Tranne che per motivi di
giudizio, Dio tende di solito a tenere nascoste le maggiori
manifestazioni della Sua potenza. Dio preferisce far venire “qualcosa di
buono da Nazareth” (Giovanni 1:46) e nascondere la Sua gloria sotto una
pelle di tasso. Come il Signore, anche la Chiesa è priva di bellezza
esteriore o di attrattive agli occhi del mondo. La sua bellezza è
nascosta e nota solo a Dio e a coloro che sono nati da Lui.
La Chiesa è forte solo quando è debole. È piena solo quando è
vuota. La Chiesa dimostra la saggezza della croce nel suo rifiuto di
tutte le false forme di potere, attraverso una rassegnata fede nel “Dio che risuscita i morti”. Una fede simile non può essere scossa da nessuna potenza terrena. È tanto libera di vivere che di morire. “Se il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi” (Giovanni 8:36). La libertà vera è la libertà dell’amore che spazza via la paura (1 Giovanni 4:8).
È molto significativo il fatto che solo una Chiesa che è perfetta
nell’amore può essere impavida di fronte alla morte, e questo è
esattamente il modo in cui il libro di Daniele e l’Apocalisse dipingono i
santi della tribolazione. Come Gesù imparò l’obbedienza dalle cose che
dovette soffrire, così anche la Chiesa degli ultimi tempi sarà
perfezionata attraverso la sofferenza. È un principio inviolabile della
fede (Atti 14:22). Che si sia trattato di Giuseppe o di Davide (ma ci
sono forse delle eccezioni?), le afflizioni dei figli di Dio hanno
stabilito il percorso che Cristo, il Figlio Unigenito, ha compiuto
definitivamente (“Non doveva Cristo soffrire …?”). Come Israele
dovrà essere, e sarà, condotto alla fine della sua potenza terrena in
preparazione della rivelazione di Cristo, così anche la Chiesa sarà
portata all’esaurimento della sua forza. “Il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio” (1 Pietro 4:17).
La domanda che segue è: che mezzo utilizzerà Dio per condurre la
Chiesa alla sua destinata pienezza? In che modo ci porterà da qui a lì,
come corpo? Possiamo credere a questa gloria “manifesta” per
Israele, alla fine della sua tribolazione, ma non credere ad un simile
esito per la Chiesa?
Se fossi un insegnante che deve assegnare un compito, mi
piacerebbe raccogliere le impressioni collettive su ciò che la Bibbia
dice riguardo a come Dio intende condurre la Sua Chiesa al compimento
del suo destino escatologico in preparazione del ritorno di Israele.
Si noti che, nel momento stesso in cui la Chiesa viene glorificata,
Israele viene convertito. La salvezza di Israele non avviene
gradualmente, ma improvvisamente, tutta insieme e tutta in un unico
momento (Isaia 59:21; 66:8; Ezechiele 39:22; Zaccaria 3:9; 12:10; Matteo
23:29; Atti 3:21; Romani 11:26; Apocalisse 1:7), al momento stabilito
(Salmi 102:13; Daniele 9:24; 11:35). La salvezza di Israele nel giorno
del Signore può essere paragonata alla divina e improvvisa conversione
di Paolo sulla via di Damasco.
Si noti anche come la salvezza di Israele è collegata alla potenza
del ritorno di Cristo e alla prigionia millenaria di Satana. Molto
significativamente, la fine del mistero di Dio (Apocalisse 10:7)
coincide con la distruzione del “velo che copre la faccia di tutti i popoli”
(Isaia 25:7), e con il tempo di Satana, che inizia con la rivelazione
del mistero dell’iniquità nell’incarnazione dell’Uomo di Peccato.
di Reggie Kelly – traduzione a cura di Sequenza Profetica
"Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
E guardatevi dagli uomini; perché vi
metteranno in man de’ tribunali e vi flagelleranno nelle loro
sinagoghe;
e sarete menati davanti a
governatori e re per cagion mia, per servir di testimonianza dinanzi a
loro ed ai Gentili."
(Matteo 10:16-18)
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