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martedì 20 luglio 2010

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ragnatela

L'uomo nella rete

Non ci sono molti dubbi sul fatto che Internet, e la tecnologia in generale, ci stanno cambiando la vita: i tempi si accorciano, le opportunità aumentano, i contatti si estendono, le informazioni si diffondono su scala globale con ritmi e dimensioni impensabili fino ad appena vent'anni fa. Questi sono i "pro"; ci sono, poi, i "contro", che un articolo sulla Stampa riassume in una domanda angosciata: "Internet ci rende stupidi?".

Citando lo studioso americano Nicholas Carr, il quotidiano torinese avvisa che «nell'arco di pochi anni saremo tutti superficiali, incapaci di concentrarci per più di qualche minuto o di distinguere una informazione importante da quelle irrilevanti».

Opinione condivisa da "decine di scienziati in tutto il mondo", secondo cui "l'uso di Internet e degli altri potenti strumenti di comunicazione che teniamo in tasca sta modificando i neuroni del nostro cervello, sempre pronti ad adattarsi a nuove situazioni… sta cambiando non solo il modo con il quale ci informiamo, ma anche quello di pensare e di reagire".

Il bombardamento di "suoni e segnali" trasmessi dalla vista al cervello rende "sempre più difficile stabilire le priorità": non possiamo non riconoscere che la ricezione di una mail o di un sms produce una "sensazione di urgenza… facendoci ritardare cose più importanti".

Lo si può riscontrare anche nell'esperienza quotidiana, interrogandosi su quante volte, di fronte alla novità di un messaggio al cellulare, ci siamo distratti dalla guida. Per chi lavora con il computer questa "urgenza" assume livelli patologici: si arriva a controllare l'arrivo di nuove e-mail ogni due minuti. Insomma, «il Web – spiega Carr – non ci incoraggia mai a fermarci, ci tiene in uno stato continuo di movimento».

Potrebbe anche essere un bene, dato che rispetto al passato siamo in grado di fare più cose contemporaneamente. Il problema è che siamo programmati per un'attività di tipo analogico, completando un lavoro prima di cominciarne uno nuovo, e non per un impegno frammentato come il web impone.

Proprio per venire incontro a queste nuove esigenze, "il cervello si adatta a queste ripetute distrazioni trasformandoci in pensatori superficiali, sempre più incapaci di concentrarci, di leggere un testo lungo o di connettere le informazioni che riceviamo".

L' astrofisico Stephen Hawking vagheggia la nascita di un "uomo nuovo"; a noi sorge la preoccupazione di capire se questo homo technologicus sia migliore, o almeno non peggiore, del suo predecessore.

L'esperienza della specie umana dimostra che possiamo cambiare entro certi limiti e con certi ritmi; oltrepassandoli si corre il rischio di collassare. La frenesia del nuovo rischia di attirare la nostra attenzione sulla forma più che sulla sostanza, sull'immagine invece che sulla realtà. Catturati dall'effimero bagliore di un monitor rischiamo di perdere di vista affetti, valori, scopi, riducendo l'uomo nuovo a una pallida copia di ciò per cui è stato creato.

Se così fosse, "l'uomo nuovo" plasmato dalla tecnologia non sarebbe necessariamente più stupido. Ma sicuramente sarebbe un uomo meno felice.

w.w.w.


web


Oggi la vita del credente tende ad essere tecnologicamente ricca, ma povera di comunione. Il frastuono di internet sembra soffocare la voce tenue di Dio, la frenetica attività su internet rischia di isolare dalla vera comunione con Dio e con gli altri. Più si tenta di comunicare, più si diventa confusi e disorientati. Tanti si affrettano a controllare la posta elettronica ancor prima di aprire la Bibbia, mentre i messaggi e le stanze delle chat minacciano di sostituirsi alla riunione di preghiera, alla comunione con la comunità.


Seguire una "chiesa elettronica" su un canale satellitare, scaricare studi biblici, sermoni e inni con il semplice clic di un pulsante, sono gesti che possono distogliere dal rispettare l'insegnamento biblico di non abbandonare "la nostra comune adunanza" per esortarci a vicenda (cfr. Ebrei 10:25).
 

chiesa online

Naturalmente non si può, né si vuole disconoscere che proprio grazie ad un sito web o ad uno scambio di posta elettronica, un sempre maggior numero di persone riceve l'annuncio dell'Evangelo direttamente a casa sua. Internet, infatti, ha il potere di condividere le informazioni rapidamente, capillarmente e talvolta anche discretamente. Internet potrebbe essere visto come uno strumento di diffusione che permette di "andare in tutto il mondo" ad annunciare la buona novella, giacché il mondo ha bisogno dell'Evangelo e una parte di quel mondo è online. 
Bisogna riconoscere, però, che online si trovano spesso informazioni spirituali alquanto bizzarre, capaci non solo di fuorviare un lettore innocente, ma di confondere persino un credente. Basta un rapido giro sul web per restare attoniti, dal momento che chiunque può pubblicare il proprio punto di vista su internet, come quasi tutti fanno, senza qualifica o filtro. In realtà, la tecnologia di internet è in se stessa moralmente neutrale, senza costituire un particolare valore spirituale o un pericolo morale, è l'uso che se ne fa che conta. La tecnologia può aiutarmi a portare il messaggio dell'Evangelo a persone che altrimenti non conoscerei, ma se trascorro tante ore al giorno davanti al computer, senza combinare nulla di buono sul lavoro, per la famiglia o, ancora peggio, per il Signore, allora il problema di internet per me esiste.

Chat è davvero utile?


internet

Negli anni Ottanta internet, il sistema di collegamento che permette la comunicazione diretta tra computer diversi dislocati nel mondo, progettato inizialmente per trasmettere messaggi militari durante le guerre, ha avuto un notevole incremento, fino a determinare, negli anni Novanta, la nascita dell'attuale sistema di navigazione chiamato World Wide Web (www), la rete globale. Lo sviluppo è stato continuo, inarrestabile, tanto da rendere internet uno strumento di uso comune nelle case, un nuovo e potente mezzo di comunicazione di massa. Mano a mano che si perfezionava la capacità di trasmissione di testi e immagini, sono stati sviluppati anche programmi capaci di far interagire più persone dalla tastiera del computer, una vera e propria conversazione in tempo reale tra individui sparsi nel mondo.

I programmi di chat (il nome dato al nuovo sistema deriva dall'inglese e significa ("chiacchierata") sono divenuti sempre più evoluti, fino a consentire l'utilizzo di webcam, le telecamere di internet che permettono di vedere il proprio interlocutore sullo schermo del computer. Lo sviluppo è stato tale che ormai con chat ci si riferisce ad un'ampia gamma di servizi, alcuni di questi anche piuttosto diversi fra loro, ma tutti con due elementi in comune: la possibilità di dialogare in tempo reale e quella di mettere in contatto dei perfetti sconosciuti con estrema facilità, spesso in forma anonima attraverso l'uso di nickname, di nomignoli. 

Questi due fattori hanno permesso che la chat divenisse, soprattutto nel mondo giovanile, un mezzo per la ricerca di nuove amicizie o avventure di vario genere, e la chatroom, la "stanza delle chiacchierate", un luogo in cui s'intrecciano relazioni virtuali, senza sguardi, senza calore umano, soltanto con l'ausilio della fredda videoscrittura e di ironiche "faccine", magari nell'attesa di un possibile incontro reale. L'elettronica è diventata così un mezzo attraverso cui le generazioni di giovani e adolescenti del terzo millennio concludono nuove amicizie e intessono legami, finanche sentimentali. I sociologi sono però in disaccordo tra loro, poiché diversi vedono questo nuovo strumento come riduttivo delle relazioni interpersonali, capace di causare, specialmente nei ragazzi, disimpegno, fuga dalla realtà e addirittura forme di disordine psicologico.

Siamo alle solite: tutto ciò che di buono viene inventato per aiutare l'uomo, spinto all'estremo rischia di finire per danneggiarlo!
Non si vuole entrare nel merito che spetta agli addetti ai lavori, ma come cristiani è bene porsi una semplice domanda: "È davvero utile chattare?" Non si possono nascondere le difficoltà che la risposta implica, ma non per questo ci si deve esimere dal fare delle considerazioni. Innanzi tutto, da un punto di vista comunicativo non si può certo dire che la chat sia un mezzo completo, anche con l'utilizzo delle webcam, perché il colloquio rimane sempre distante, separato dal freddo schermo del proprio computer. Nell'uso quotidiano, la comunicazione non è solo lo scambio di pensieri tra esseri umani attraverso la parola, la scrittura, le immagini, ma anche attraverso i gesti, il contatto. Viene spontaneo chiedersi dove sia finito il vecchio modo di manifestare i propri sentimenti con gli amici o verso la persona amata, dove siano le lettere vergate di proprio pugno. Dio ha dato agli uomini una meravigliosa capacità di comunicare che non può, e non deve, essere ridotta dall'elettronica.



Fb


Da un punto di vista cristiano, l'uso della chat presenta diversi aspetti inquietanti. Il tempo che i giovani dedicano per "chattare" è spesso maggiore di quello utilizzato per stabilire una più intima comunione con il Signore. Dio, che è rimasto all'antica, comunica ancora con l'uomo attraverso la Sua Parola, la preghiera, l'azione dello Spirito Santo. Così, quella cameretta segreta che doveva servire a dedicare del tempo alla comunione con Dio (cfr. Matteo 6:6), sta diventando per tanti  giovani una chatroom che non favorisce minimamente l'incontro con Cristo Gesù. Le "delusioni telematiche", i risvolti sentimentali ai quali questo mezzo ci sta abituando sempre di più, non di rado spingono anche i credenti a deviare dalla fede. Due versi della Bibbia ci aiuteranno a riflettere:  
 
"Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla" (I Corinzi 6:12), e "ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica" (I Corinzi 10:23). In ogni scelta e comportamento, tra le cose lecite il credente cercherà sempre le cose utili e quelle che edificano.
Chiacchiere

chat


 I pericoli connessi all'uso indiscriminato ed irresponsabile del web sono ormai notori, comprese le chat-line, una sorta di universo parallelo nel quale l'anonimato è d'obbligo, la comunicazione è falsata dal mezzo elettronico ed altissime sono le probabilità d'infiltrazioni micidiali, pericolose per i minori, ma anche per i maggiorenni, visto l'elevato numero di matrimoni andati a rotoli a causa di primi contatti… elettronici. Al fine di ovviare a tutto ciò, si è pensato bene di creare degli spazi "cristiani" da riservare all'uso esclusivo dei credenti, per offrire la possibilità di contatti soprattutto fra giovani e contemporaneamente testimoniare dell'Evangelo sulla rete. La cura, almeno in questo caso, non è stata sempre la migliore, perché tali iniziative nei fatti si sono risolte, la quasi totalità delle volte, esclusivamente in contatti fra credenti e non nell'evangelizzazione. Si propongono temi e modi desunti dal mondo esterno, che fra credenti nati di nuovo sono fuori luogo.
 
 Determinati argomenti frivoli, che occupano buona parte dello spazio e che prima o poi si risolvono in leggerezze per nulla edificanti, gli amori lungo le vie telematiche sono elettronici anch'essi, sbocciano davanti ad un video, e con esso si spengono.
La rete assicura contatti anonimi fra giovani appartenenti a diverse denominazioni evangeliche, una nuova forma di comunicazione che non induce a rapporti rispettosi delle diverse realtà, ma ad un continuo tentativo d'intromissione nella vita di altre comunità. Si può non essere d'accordo con usi e dottrine professate da altri, in determinati casi si deve, questo però non si traduce in un continuo dibattito, né nel tentativo di emancipare coloro che operano diversamente. Le chat-line cristiane sono una sorta di tam-tam telematico che chiama a raccolta chiunque, per qualunque "evento" di rilievo, che può essere la riunione del notissimo televangelista finalmente in visita in Italia, oppure il semplice concerto dal vivo del gruppo musicale cristiano, se non gli insinuanti inviti a visitare la "mia chiesa perché da noi non è così":  insomma una sorta di "evangelizzazione al contrario". Invece di annunciare l'Evangelo a chi non lo ha mai ascoltato, ci si preoccupa di sottrarre credenti ad altre chiese.
Non è il caso di demonizzare il "mezzo", che presenta indubbi vantaggi ed utilizzi, ma il "modo" come si utilizza, che non dipende dai microchip bensì dalla maturità degli utenti. La rete, se utilizzata con sobrietà, è certamente, al pari dei mass-media tradizionali, giornali, radio e televisione, un mezzo "planetario" per annunciare l'Evangelo.
I cristiani rigenerati dalla potenza dello Spirito Santo si contraddistinguono per saggezza e misura: 
"Per la grazia che m'è stata data, io dico quindi a ciascuno fra voi che… abbia di sé un concetto sobrio" (Romani 12:3). 
Essi sono mossi dalla "…sapienza che è da alto… pura… pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti" (Giacomo 3:17).

 

"In ogni fatica v'è profitto, ma il chiacchierare mena all'indigenza" 
(Proverbi 14:23)



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