La sofferenza dei figli di Dio | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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domenica 10 ottobre 2010
Unknown

La sofferenza dei figli di Dio


Il problema della sofferenza nei figli di Dio

Malgrado il trionfalismo dilagante nelle teologie moderne, che prende sempre più piede, i cristiani continuano a soffrire e spesso a mettere da parte la visione di prospettive più che ottimistiche sul loro futuro terreno come Figli di Dio.
E' possibile che si raggiunga un punto nel quale non ti si possa più toccare. E' un punto dove niente e nessuno può consolarti!
Geremia scrive: "...Si è udita una voce a Rama, un lamento, un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli; lei rifiuta di essere consolata dei suoi figli, perché non sono più" (Geremia 31:15).
Nel periodo che Geremia scriveva ciò, Israele veniva portato in cattività dagli Assiri. Le loro case erano state bruciate e distrutte e tutti i loro vigneti devastati. Gerusalemme fu ridotta in un cumulo di pietrisco. Tutt'intorno a loro si vedevano solo rovine e desolazione. Così Geremia usò Rachele, l'ava d'Israele, come una figura che piange, distrutta nel vedere che le portano via i suoi figli e niente può consolarla.
In effetti, Geremia stava dicendo che quegli Israeliti afflitti si erano accomodati nel loro dolore, e non potevano essere più consolati! Geremia non li poteva confortare; non si otteneva niente nemmeno parlando loro. Secondo loro, Dio aveva permesso alla cattività di sorprenderli, e perciò avevano il diritto di essere amareggiati con lui!
Eppure, è qui il pericolo: quando conserviamo dentro di noi le nostre questioni e le lamentele per troppo tempo, si trasformano in irritazione. Poi la nostra irritazione si trasforma in amarezza. E, alla fine, la nostra amarezza si trasforma in rabbia. A questo punto, non ascoltiamo più il rimprovero. La parola di Dio non ci tocca più. E nessuno, nessun amico, pastore o coniuge, può raggiungerci. Escludiamo così tutte le maniere con le quali lo Spirito Santo possa persuaderci!



Per Coloro Che Ammettono di Essere Vicini o Di Aver Perfino
  Superato il Punto di Rifiutare di Essere Consolati
C'è Una Buona Notizia!

La parola di Dio dice che c'è speranza! "Così parla il Signore: Trattieni la tua voce dal piangere, i tuoi occhi dal versare lacrime; poiché l'opera tua sarà ricompensata, dice il Signore" (Geremia 31:16). In altre parole: "Non piangere più, non ti lamentare più. Io sto per premiarti per la tua fedeltà!"
"Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore" (1 Corinzi 15:58)
Miei cari, il vostro pianto e le vostre preghiere non sono state vane! Tutto il tuo dolore e tutte le tue lacrime sono state per un proposito.
Dio ti sta dicendo: "Tu pensi che sia tutto finito. Vedi solo le circostanze: fallimento, rovina, nessun risultato. Perciò dici: ‘È la fine.’ Ma io ti dico che è il principio! Vedo la ricompensa che sto per versare su di te. Ho cose buone in mente per te, cose meravigliose. Perciò, non piangere più!"
Lui ha in mente solo cose buone per te, perché "...ricompensa tutti quelli che lo cercano" (Ebrei 11:6).

«Benedetto sia il Dio e Padre nel nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione» (2 Corinzi 1:3,4).

LA PAURA DI SENTIRSI PERPLESSI NEI CONFRONTI DI DIO



Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all’estremo; perplessi, ma  non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati, ma non uccisi (2 Corinzi 4:8-9).

Secondo il dizionario Nuovo Zingarelli, perplesso significa: incerto, titubante, irresoluto, (o indeciso).
Il grande apostolo Paolo, quindi, in un certo momento della sua esistenza si è sentito incerto, insicuro nei confronti di Dio. Non era facile neanche per lui capire perché il Signore permettesse certe situazioni nella sua vita (cfer. 2 Corinzi 11:22-29), perché non rispondesse alle sue preghiere (cfr. 2 Corinzi 12:8), perché lasciasse il male trionfare, perché non manifestasse tutta quella pietà e misericordia di cui dice di avere pieno il cuore nei confronti dell’uomo. Sente così il bisogno di esprimere quel suo stato d’animo, nel versetto sopra citato, anche se non ci comunica tanti di quei dettagli che lo hanno portato a percepire quel sentimento.
 
Anche Gesù, la persona più vicina al cuore di Dio, ma nello stesso tempo simile alla natura dell’uomo e quindi capace di comprenderne le reazioni, di fronte alla croce si sente “oppresso da tristezza mortale e chiede al Padre di liberarlo da quella morte terribile: “Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! (Marco 14:36). Nell’uomo Gesù c’è il rifiuto per quello che dovrà accadergli di lì a poco; in Lui si è scatenato un conflitto talmente forte tra il desiderio di servire Dio e l’inaccettabilità umana del suo piano, da portarlo a sudare gocce di sangue.
Sulla croce poi griderà: “Padre, perché mi hai abbandonato?  Cioè, Padre perché hai permesso questa sofferenza nella mia vita? Perché non mi hai protetto? Perché hai permesso al maligno di arrivare fino a tanto? Perché non hai avuto compassione della mia condizione? Era perplesso e lo ha espresso.

La Bibbia non ci nasconde queste realtà, non ci mostra un Gesù che canta inni di lode nel momento della sua massima sofferenza, o che dice come Giobbe: “Ho accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuterò di accettare il male? (Giobbe 2:10), manifestando così una fede spettacolare, inamovibile, inattaccabile e a prova di qualsiasi tribolazione, ma ci presenta un Gesù umano che dice parole che avremmo detto anche noi, un Gesù perplesso, che si interroga, che percepisce un Dio quasi assente  di fronte a  quanto sta subendo, un Gesù talmente simile a noi da poterci identificare in Lui e da sentirlo più che mai  vicino, percependolo come uno di noi.
E se Gesù ha avuto la libertà di esprimere ciò che opprimeva il suo cuore in quei momenti terribili, non potremmo farlo anche noi? Perché dovremmo confinare tutto nell’inconscio e tappare con un pesante coperchio i nostri sentimenti? Perché dovremmo fingere o metterci una maschera di spiritualità? Perché non potremmo essere noi stessi?
 
Perché non potremmo gridare a Dio la nostra amarezza e delusione?



Davide, l’uomo che il Signore si era cercato secondo il suo cuore (cfr. 1 Samuele 13:14), che era stato scelto per rappresentare nel migliore dei modi Dio nell’esercizio del suo potere nei confronti del suo popolo e che era nel centro del proponimento dell’Eterno, ha espresso in diversi suoi salmi l’amarezza della sua anima e la profonda delusione per l’atteggiamento indifferente e insensibile del suo Padre celeste.
Passiamo in rassegna alcuni dei suoi salmi:
Fino a quando, o Signore, mi dimenticherai? Sarà forse per sempre? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando avrò l’ansia nell’anima e l’affanno nel cuore tutto il giorno? Fino a quando s’innalzerà il nemico su di me? Guarda, rispondimi, o Signore, mio Dio! (Salmo 13:1-3).

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito! Dio mio, io grido di giorno, ma tu non rispondi, e anche di notte, senza interruzione(Salmo 22:1-2).

Porgi l’orecchio alla mia preghiera, o Dio, non essere insensibile alla mia supplica. Dammi ascolto, e rispondimi; mi lamento senza posa e gemo, per la voce del nemico, per l’oppressione dell’empio; poiché riversano iniquità su di me e mi perseguitano con furorePaura e tremito m’invadono, e sono preso dal panico; e io dico: Oh, avessi ali come di colomba, per volar via e trovare riposo! Ecco, fuggirei lontano, andrei ad abitare nel deserto; m’affretterei a ripararmi dal vento  impetuoso e dalla tempestaLa sera, la mattina e a mezzogiorno mi lamenterò e gemerò, ed egli udrà la mia voce (Salmo 55:1-3,5-8,17).

Salvami, o Dio, perché  e acque mi sono penetrate fino all’anima. Sprofondo in un pantano senza trovar sostegno; sono scivolato in acque profonde, e la corrente mi travolge. Sono stanco di gridare, la mia gola è riarsa; i miei occhi si spengono nell’attesa del mio Dio(Salmo 69:1-3).

Davide  si è sentito dimenticato da Dio e lo ha percepito insensibile di fronte alle sue suppliche, non ha compreso la ragione di questa sua durezza imprevedibile e impensabile, che ha scosso le sue certezze e la sua fede, in netto contrasto con quanto Lui dice di se stesso nelle Sacre Scritture e del tutto sorprendente, considerando il suo atteggiamento di fedeltà e ubbidienza alle leggi divine.
I suoi salmi possono essere di consolazione per chi sta vivendo situazioni similari, per chi si sente bersagliato da Dio senza una ragione logica, per chi lo percepisce quasi come un nemico e non più un Padre amante e tenero come aveva sperimentato nel passato, per chi non riceve risposta alle sue suppliche e alle sue lacrime e si trova, così, ad affrontare la realtà impensabile di un Dio insensibile, duro, privo di una pur semplice parvenza di misericordia e quasi spietato.
Ma questa consolazione, che deriva dal non sentirsi delle bestie rare per quanto ci sta succedendo e dalla vittoria che comunque Davide  ha sperimentato alla fine delle loro tribolazioni, è resa possibile solo perché questi personaggi hanno avuto la libertà di esprimere la realtà del loro cuore, senza paura e senza ipocrisia.
  

Perché, allora, dovremmo noi mascherarci da “super-spirituali” e negare l’amarezza e la delusione presenti in noi? Perché dovremmo temere di vedere certi sentimenti creatisi in noi in seguito a situazioni drammatiche o, comunque, pesanti da sopportare? Perché dovremmo farci vedere sempre sorridenti e incrollabili nella fede in Dio, malgrado le vicissitudini che stiamo affrontando? Perché non potremmo esprimere la nostra difficoltà  nel vedere l’amore del Signore per noi, di cui tanto abbiamo bisogno, nelle circostanze dolorose che Lui sta permettendo nella nostra vita?
La bibbia ci presenta altri casi analoghi:
Allora Giobbe aprì la bocca e maledisse il giorno della sua nascita. E cominciò a parlare così: Perisca il giorno che io nacqui e la notte in cui si disse: E’ stato concepito un maschio! Quel giorno si converta in tenebre, non se ne curi Dio dall’alto, né splenda su di esso la luce!… Perché non morii fin dal seno di mia madre? Perché non spirai appena uscito dal suo grembo? Perché trovai delle ginocchia per ricevermi e delle mammelle da poppare? Ora giacerei tranquillo, dormirei, e avrei così riposo…Perché dare la luce all’infelice e la vita a chi ha l’anima nell’amarezza?…Perché dar vita a un uomo la cui vita è oscura, e che Dio ha stretto in un cerchio? Io sospiro anche quando prendo il mio cibo, e i miei gemiti si spargono come acqua…Non trovo  riposo, né tranquillità, né pace, il  tormento è continuo! (Giobbe 3:1-4,11-13,20,23-24,26).

Io sono l’uomo (Geremia) che ha visto l’afflizione sotto la verga del suo furore. Egli (il Signore) mi ha condotto, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. Sì, contro di me volge la sua mano tutto il giorno. Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle, ha spezzato le mie ossa…Mi ha circondato di un muro, perché non esca; mi ha caricato di pesanti catene. Anche quando grido e chiamo aiuto, egli chiude l’accesso alla mia preghiera…Mi ha squarciato, mi ha reso desolato…Egli mi ha saziato di amarezza…Tu mi hai allontanato dalla pace, io ho dimenticato il benessere. Io ho detto: E’ sparita la mia fiducia, non ho più speranza nel Signore!(Lamentazioni 3:1-4,7-8,11,15,17-18).


La Bibbia non ci tiene nascoste le reazioni in netto contrasto con il piano di Dio di questi personaggi, che sono delle colonne portanti nella storia del popolo eletto, e ce le trasmette perché ne prendiamo coscienza e le consideriamo come una realtà possibile nel cammino di ogni singolo cristiano. La porta dell’accettazione della volontà di Dio è stretta e può portarci a reagire con violenza e disperazione di fronte a situazioni che la nostra ragione rifiuta, primo perché non vuole pensare che possano provenire da un Padre amante, non volendo affrontare in questo modo la cocente delusione che ne conseguirebbe, e secondo perché non vuole credere che la sofferenza sia parte integrante della nostra vita in Cristo, un mezzo che Dio utilizza in continuazione per insegnarci le Sue verità.

Giobbe, che aveva solo sentito parlare di Dio, ha potuto dire di averlo visto (cfr. Giobbe 42:5), cioè conosciuto profondamente, solamente dopo essere stato oggetto di prove tremende: la perdita dei figli, delle sue proprietà e della salute fisica. Tutto questo lo aveva fatto affondare in una cupa depressione, determinata dalla sorpresa di percepire un Dio persecutore e non più protettore, dalla solitudine dovuta all’incomprensione di chi lo circondava e dalla sofferenza fisica torturatrice nella sua continuità, giorno dopo giorno. Questa situazione lo aveva riempito di amarezza e lo sfogo violento che ne è seguito non è altro che la sua logica conseguenza.

La Bibbia, però, non ci presenta un Dio adirato con questi suoi figlioli perché hanno osato esprimere un rifiuto e altrettanta rabbia per quello che Lui stava permettendo nella loro vita, né una condanna esplicita e inderogabile. Non descrive la delusione di Dio perché i suoi figlioli non hanno compreso e apprezzato i suoi sforzi per renderli partecipi delle ricchezze del Cielo, ma ci vuol dire di non avere paura di fare la stessa cosa, cioè di cadere nelle stesse reazioni, perché sono alquanto normali e del tutto comprensibili in un essere umano sottoposto a disciplina.
Dio non ha abbandonato questi suoi figli, ma è intervenuto, nel momento da Lui  ritenuto opportuno, per risollevarli e aiutarli a riprendere il cammino.  
E così farà anche con noi, non dubitiamo!
  

Le prove della vita non sono casuali perché «... non è volentieri che egli umilia e affligge i figli dell’uomo» (Lamentazioni 3:33). Quando permette che sperimentiamo il dolore e affrontiamo gli ostacoli «… lo fa per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità» (Ebrei 12:10).
Se con fede accettiamo quella prova che oggi ci sembra così dura e insopportabile, essa si trasformerà in una benedizione. Gli eventi negativi che offuscano la felicità terrena ci inducono a rivolgere il nostro sguardo verso il cielo. Quanti non avrebbero mai conosciuto Gesù se la sofferenza non li avesse indotti a cercare conforto in lui.
Le prove della vita sono uno dei mezzi di cui Dio si serve per purificare e migliorare il nostro carattere. Le fasi di taglio, smussatura, cesellatura, levigatura e lucidatura sono difficili, è duro essere frantumati. Ma soltanto così una pietra può essere preparata per il tempio del Signore. Il Maestro non offre la sua attenzione e la sua cura a materiali scadenti, ma solo a pietre preziose degne di essere usate per il suo tempio.
Il Signore si impegnerà in favore di coloro che ripongono la loro fiducia in lui. Quando «Davide saliva sul monte degli Ulivi; saliva piangendo e camminava con il capo coperto, a piedi scalzi…» (2 Samuele 15:30) il Signore lo accompagnava con il suo sguardo pieno di compassione.

CONCLUSIONE



A ciascuno piace vivere secondo le regole del mondo e le cose che fanno i molti: vivere una vita tranquilla, con soli svaghi e divertimenti. Una vita cristiana regolata in questo senso, non è conforme all'insegnamento di Gesù Cristo: questa è proprio la via larga!
Gesù dice che bisogna imboccare la via stretta. E la via stretta è Lui stesso, che dopo tre anni di ministero terreno si è trovato attorniato soltanto da poche donne ed un esiguo gruppo di discepoli. "Io sono la via" e per molta gente non torna troppo a loro comodo seguire Colui che è la via che l'ha fatto essere l'uomo di dolori, vilipeso e sputato, coronato di spine e fatto morire su una croce. Ancora un giorno Egli così si espresse: "Gli uccelli del cielo hanno i loro nidi, le volpi hanno le loro tane, ma il figliuolo dell'uomo non ha neanche una pietra su cui posare il capo". Essere discepolo di Gesù significa vivere e "camminare come Egli camminò". Domandiamolo a tutte le genti della terra se siano disposte ad accettare con allegrezza questo insegnamento.
Se a tutti piace passare per la porta larga, dove non sono previste difficoltà, Gesù viene a capovolgere i nostri pensieri e ci dice di entrare per la porta stretta e camminare per la via angusta. È la via della fede secondo cui l'uomo non può più seguire la propria volontà egoistica ma segue il Signore ubbidendoGli in ogni cosa. È la via stretta dell'osservanza dei precetti evangelici, del lasciare tutto e diventare "ultimo" per amore dei fratelli.
Ricordiamoci però che il Regno dei cieli non è una conquista fatta da carne e sangue, ma un dono della grazia di Dio. Pertanto continua sarà la nostra preghiera a Dio affinché ci sostenga nel nostro cammino con Lui.Permetti allo Spirito di Dio di guarirti da ogni amarezza, ira, rabbia, prima che queste cose possano distruggerti! Forse vedi solo rovine nella tua vita, ma Lui vede la restaurazione! Lascia che ti ristabilisca dalla desolazione intorno a te.

«Beato l’uomo che Dio corregge! Tu non disprezzare la lezione dell’Onnipotente; perché egli fa la piaga, ma poi la fascia; egli ferisce, ma le sue mani guariscono. In sei sciagure egli sarà il tuo liberatore, e in sette, il male non ti toccherà» (Giobbe 5:17-19).
"Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo." (Galati 3:27)

Sii come Gesù! 

  
 

"Poiché a voi è stato dato, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui." 
(Filippesi 1:29)
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3 comments:

  1. cara Ruth, questo è un articolo eccezionalmente importante per chi sta soffrendo per una qualsiasi cosa, ed è grandemente incoraggiante. nel leggerlo ho ritrovato delle scritture che avevo “dimenticato” e che mi citava il mio pastore 24 anni fa! (quanti ricordi grazie Gesù!)

    ..”perché egli fa la piaga, ma poi la fascia; egli ferisce, ma le sue mani guariscono.”

    anche io sto attendendo con pazienza la Sua guarigione, e so che se non accadrà su questa terra avverrà in cielo. Egli non mi deluderà, dovesse anche passare questa vita.. Come Gesù sono stato“oppresso da tristezza mortale” e se sono ancora qui è solo per un miracolo della Sua potenza e misericordia. Ma la strada è dura e stretta, e spesso è vero, gli altri non capiscono fino in fondo cosa sia veramente questa tristezza. Forse la identificano come ira, amarezza, o semplice autocommiserazione, ma io credo che forse cerchino di identificarla in qualche modo probabilmente perchè non hanno forza sufficiente per poterla sopportare. di tutto ciò che mi è accaduto in questo ultimo periodo della mia vita però non ho mai incolpato Dio, la Sua volontà è altissima e figuriamoci cosa sarà mai il mio caso in confronto a innumerevoli cose gravi che accadono ad altre persone...

    ultimamente ricevo costantemente un verso: “non stancatevi di fare il bene, perchè mieterete a suo tempo” (Gal.6:9) ..forse il Signore sa che sono un po' stanco, e che non riesco a vedere troppo più in là per me, ma gli sono comunque grato di tutto ciò che mi ha donato nella mia vita, quando ero più giovane mi ha dato delle grandi soddisfazioni e dei grandi regali con una famiglia e qualcuno che mi ha amato.
    e il poter parlare anche minimamente di Lui so che è un grande privilegio che ha concesso a pochi.

    “Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all’estremo; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati, ma non uccisi” (2 Corinzi 4:8-9).

    sia fatta la Sua volontà, ..che viva o che muoia io sono del Signore.



    ti abbraccio caramente,

    Giona.

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  2. Caro Giona, vedo che hai compreso che in parte questo aticolo era per te, ma come può esserlo per te può esserlo per me o per chiunque altro a volte si veda colpito da sofferenze che non riesce a comprendere a fondo poichè pensa che se Dio è con lui non dovrebbe correre pericoli...solo che questa è la nostra visione umana che vorrebbe cercare di evitare tutto quello che gli fa paura e che può farlo soffrire...Dio non vede come noi, e come un Padre che a volte mette in punizione un figlio per correggerlo così fa con i suoi figli, ci può essere incomprensione in alcuni momenti, ma noi abbiamo la certezza che nessuna delle prove sarà mai al di là delle nostre forze...e alla fine come un bambino viene curato e placato da una madre, così Lui fa con lui sanando la nostra sofferenza e rendendo il nostro cuore più ricettivo alla Sua voce e alla voce di quelli che soffrono e che noi possiamo aiutare...sai caro fratello, sono certa che sei sulla strada giusta, di certo una via non larga, ma noi non cerchiamo quella, ma sulla strada giusta per ritoccare la Sua mano che accarezzerà la tua fronte e tergerà le tue lacrime. Noi non siamo come tutti gli altri, il Suo popolo è un popolo che deve saper affrontare le avversità senza mai cedere alle tentazioni e agli inganni del nemico, perchè il nostro premio vale troppo per non cercare di correre verso quella meta anche se la corsa è una corsa ad ostacoli... "Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza, e la costanza compia pienamente l’opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti."
    (Giacomo 1:2-4)
    ..
    Un abbraccio a te caro Giona e ricorda che un fratello o una sorella se lo sono davvero non verranno mai a mancare, anche se qualche volta si possono avere vedute diverse....Dio ti benedica e ti porti al più presto la pace nel cuore

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