La pazzia di Dio | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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domenica 15 gennaio 2012
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La pazzia di Dio

preghiera


Pregate incessantemente e predicate la fedele Parola il più chiaramente possibile!
«Ergiti, o Dio, difendi la Tua causa!»


Quando la pazzia è sapienza


«Nessuno s’inganni. Se qualcuno tra di voi presume di essere un saggio in questo secolo, diventi pazzo per diventare saggio; perché la sapienza di questo mondo è pazzia davanti a Dio» (1 Corinzi 3:18-19).


E’ folle ricercare l’approvazione della sapienza dell’uomo; si tratta di un obiettivo di per se incompatibile con l’integrità richiesta dalla Scrittura.
L’apostolo Paolo affrontò estesamente questo problema nella sua prima epistola ai Corinzi.
Consapevole del fatto che il inondo considera la verità biblica come i pura follia, Paolo scrisse: «La pazzia di Dio è più saggia degli uomini» (1 Corinzi 1:25).
Il solo parlare di “pazzia di Dio” è sconvolgente, ma Paolo usa questa espressione proprio per gettare luce sul conflitto che esiste tra la filosofia umana e la verità biblica.
La sapienza umana non sempre appare saggia dati punto di vista umano.
In un’epoca come la nostra, ciò che è vero può anche essere in contrasto con ciò che funziona e ciò che è giusto può anche differire profondamente da ciò che il mondo considera accettabile. Anzi, spesso è così!
Tuttavia, questo non significa che vi sia qualche difetto nel Vangelo. Piuttosto, è la deficienza della sapienza umana ad essere smascherata.
Paolo difendeva il Vangelo dall’accusa di essere inferiore alla sapienza del mondo. Non tentò mai di dimostrare l’intelletto del messaggio di Cristo, né ricercò l’apprezzamento e la stima dei cosiddetti sapienti di questo mondo.
Riconobbe, invece, che il Vangelo è pazzia agli occhi della sapienza umana. Egli scrisse:
“Infatti Cristo non mi ha mandato a battezzare ma a evangelizzare; non con sapienza di parola, perché la croce di Cristo non sia resa vana. Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio; infatti sta scritto: «Io farò perire la sapienza dei saggi e annienterò l’intelligenza degli intelligenti». Dov’è. il sapiente? Dov’è lo scriba? Dov’è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo? Poiché il mondo non ha conosciuto mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella Sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione. I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati: tanto Giudèi quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio, poiché la pazzia di Dio e più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini. Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, ne molti potenti, ne molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio ed è grazie a Lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; affinché com’è scritto: «Chi si vanta, si vanti nel Signore».
E io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunziarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza; poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e Lui crocifisso. Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1 Corinzi 1:17; 2:5).

L’inferiorità della sapienza umana


filosofo


Ricordiamoci che Paolo si trovava a predicare in una civiltà che, ai tempi dell’imperialismo Greco, aveva avuto un passato glorioso e che adesso, sotto il governo Romano, stava godendo di un brillante risveglio culturale.
Gli antichi Greci consideravano la filosofia come la più alta delle attività, umane e attorno ad essa ruotò tutta la loro civiltà.
I colti greci consideravano la loro filosofia molto seriamente.
Alcune scuole filosofiche avevano una tendenza religiosa e spiegavano l’origine dell’uomo, la moralità, le relazioni sociali ed il destino umano, ricorrendo a miti varie loro divinità. Queste scuole filosofiche erano estremamente complesse ed influenzavano ogni rapporto sociale, economico, politico ed educativo ed erano completamente in contrasto con la verità. rivelata dalla Scrittura.
Evidentemente, ritenevano che la sapienza umana potesse aggiungere valore alla rivelazione divina, o migliorare ciò che già avevano in Cristo.
Il brano  riportato sopra, fu scritto da Paolo proprio per correggere questi credenti.
Paolo rivolse un ammonimento simile anche nell’epistola ai Colossesi: «Guardate che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vani raggiri secondo la tradizione degli uomini e gli elementi del mondo e non secondo Cristo» (Colossesi 2:8).
Ciò che gli premeva sottolineare, era che i cristiani non hanno nulla a che spartire con la sapienza umana. Essa, dal punto di vista spirituale, non può garantire niente di buono ai non credenti e non può aggiungere nulla a ciò che i credenti possiedono. La sapienza umana, infatti, non ha niente da offrire oltre alla confusione e alla divisione.
E’ importante notare come Paolo non condanni le realtà naturali o la verità razionale.
Egli non assume un atteggiamento insensato ed anti-intellettuale. Al contrario, Paolo stesso fa spesso appello alla mente dei discepoli: «Siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente» (Romani 12:2); «Rinnovati nello spirito della vostra mente» (Efesini 4:23); «Pensate alle cose di sopra» (Colossesi 3:2); «Siate ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale» (Colossesi 1:9).
L’apostolo non era affatto anti-intellettuale!
Per Paolo, tutta la verità era oggettiva, stabilita, infallibilmente rivelata da Dio mediante la Bibbia. Per conoscere la verità occorreva studio e diligenza (2 Timoteo 2:15). Si trattava di comprensione, non di sentimento (1 Corinzi 14:14-20).
Paolo non sottovalutava l’importanza della mente.
L’apostolo non stava attaccando nemmeno la tecnologia e la scienza.
All’epoca di Paolo, proprio come oggi, la medicina, l’architettura, l’ingegneria, la matematica e le altre scienze, avevano fatto grandi passi avanti. Paolo non stava condannando nessuno di questi settori della conoscenza.
I cristiani possono e devono ringraziare Dio per tutte le benedizioni che derivano da queste scienze. Se usate in modo appropriato, cioè se non diventano base per speculare su Dio, su ciò che è giusto e sbagliato, sul bene e sul male o sul significato spirituale della vita, le vere scienze non rappresentano affatto una minaccia per la verità del Vangelo.


Ciò cui Paolo si opponeva era la sapienza umana che stava dietro alla filosofia mondana «Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo?” (1 Corinzi 1:20).
Altrove, Paolo scrive: «Questo infatti, è il nostro vanto: la testimonianza della nostra coscienza di esserci comportati nel mondo, e specialmente verso di voi, con la semplicità e la sincerità di Dio, non con sapienza carnale ma con la grazia di Dio» (2 Corinzi 1:12).


Al contrario di Paolo, molti cosiddetti cristiani di oggi hanno elevato la sapienza umana, mondana e carnale, ad un ruolo che non le compete.
Troppo spesso questi cristiani, per andare dietro a queste cose, che sono incompatibili con la Bibbia e con la semplicità del Vangelo, sono stati disposti a torcere ed a rimodellare la verità divina per cercare di renderla più presentabile al mondo. In questo modo, migliaia di credenti hanno abbracciato la sapienza umana, perdendo il loro sincero attaccamento alla dottrina biblica.
Nello sforzo di perseguire questo falso obiettivo, la chiesa ha acquisito la mentalità del mondo, imitando tutte le sue mode e assumendo le sue mentalità. I cristiani che credono davvero nella Bibbia, quindi, hanno sempre dovuto sostenere una guerra spietata contro l’opinione comune degli uomini.
Questa volontà di combattere potrebbe, forse, venire meno oggi, quando un numero sempre crescente di chiese si conforma al mondo.
E’ prassi comune, fra i principali gruppi cristiani, quella di prendere a prestito dal mondo la psicologia e la metodologia.
Alcuni credono che sia sufficiente condire la Scrittura con considerazioni di ordine umano, per poter ribattezzare la sapienza mondana come sapienza “cristiana”. Paolo, al contrario, non aveva alcuna intenzione di mescolare la verità con la sapienza umana. Invece, l’attaccò frontalmente, come fosse un nemico odiato: “Infatti Cristo non mi ha mandato a battezzare ma a evangelizzare; non con. sapienza di parola, perché la croce di Cristo non sia resa vana” (1 Corinzi 1:17).

Il compito di Paolo, dunque, era quello di predicare la Parola di Dio !


Potrebbe essere opportuno, a questo punto, domandare se richiamarsi alla sapienza umana sia sempre sbagliato, anche nel contesto di un’evangelizzazione.
Se il nostro dovere è quello di raggiungere il mondo con il messaggio del Vangelo, perché non tentare di comunicarlo in modo tale da accattivare l’intelletto?
Paolo risponde a questa domanda sostenendo che un approccio del genere rende vana la croce di Cristo. Per due ragioni.
Prima di tutto, il messaggio della croce “è pazzia per quelli che periscono” (1 Corinzi 1:18). Non è possibile prescindere dal messaggio rimanendo fedeli al messaggio!
In secondo luogo, è impossibile esaltare la sapienza umana senza abbassare, allo stesso tempo, la verità di Dio.
La sapienza umana alimenta la superbia intellettuale e sociale, le concupiscenze carnali e il desiderio d’indipendenza da Dio.
La sapienza umana e il Vangelo sono due realtà costituzionalmente inconciliabili!
Secondo Paolo, se proverete ad unirle, annullerete il Vangelo e lo renderete vano!


La vera ragione per cui la gente ama la religione sofisticata e la moralità di tipo cerebrale, è che queste cose deliziano l’ego umano!
Allo stesso tempo, la sapienza mondana deride il Vangelo proprio perché questo ultimo sfida la vanità umana. Il Vangelo esige che gli uomini riconoscano il proprio peccato e la propria impotenza spirituale; li umilia, li convince e li chiama peccatori! Inoltre, presenta la salvezza come un’opera esclusiva della grazia di Dio e non come qualcosa che l’uomo possa ottenere, in qualche modo, mediante l’ausilio totale o parziale delle proprie forze.
La croce schiaccia la testa dell’orgoglio umano!

Il trionfo della sapienza di Dio


sapienza


La sapienza umana liquida la verità divina definendola “pazzia”.
Coloro che sono sapienti secondo il mondo, spesso descrivono il Vangelo ricorrendo ad espressioni come “semplicistico”, “irrilevante”, “ingenuo”, “rozzo” o anche “folle” ed è proprio così che appare ai loro occhi.
Il fatto che Cristo fu inchiodato ad un pezzo di legno su una collina lontana, in un’arida zona del mondo, duemila anni fa, come potrebbe avere una qualche rilevanza realistica per l’umanità oggi o per il nostro destino eterno?
E’ proprio vero che agli occhi di Dio la realizzazione personale, la bontà umana, la filantropia o i meriti religiosi non hanno valore?
Davvero Dio è così severo da punire i peccatori?
Siamo davvero dei peccatori così spregevoli?
Ecco come ragiona l’uomo decaduto.
Ecco perché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono.
Quando Paolo parla della “predicazione della croce”, sta certamente pensando al messaggio del Vangelo.
La croce è il centro di tutto ciò che noi crediamo e proclamiamo!
Ricordiamoci di come, prima che la gente iniziasse a fare della croce un oggetto di gioielleria e ad indossarla come ornamento, essa non fosse altro che un infame strumento di morte!
Era un mezzo di tortura per i peggiori criminali!
Cosa poteva esserci di più spregevole?
Il discorso di Paolo, tuttavia, non si limita a quella parte del messaggio che riguarda la croce, ma abbraccia tutta la verità salvifica di Dio. La croce, essendo il cuore della rivelazione di Dio, è l’oggetto principale del disprezzo umano, ma è la verità nel suo insieme ad essere considerata “pazzia” dal mondo e ad essere disprezzata dalla sapienza carnale.
Paolo aveva sfidato la sapienza umana nell’ Areòpago di Atene, proprio prima di giungere a Corinto (Atti 17:18-21).
I filosofi di Atene si fecero beffe di lui a proposito della risurrezione (Atti 17:32).
Eppure, come ben sapeva, a Corinto, città nota per il suo attaccamento alla filosofia mondana, ai piaceri terreni e agli appetiti carnali, avrebbe dovuto affrontare maggiori opposizioni.
Un esperto di marketing avrebbe suggerito a Paolo di modificare il suo approccio, di adeguare il messaggio, di non calcare troppo la mano sui punti caldi che avrebbero indispettito la gente, di parlar loro di cose più attinenti alla loro vita e ai loro interessi.
Tuttavia, l’apostolo si propose “di non sapere altro fra [loro] fuorché Gesù Cristo e Lui crocifisso” (1 Corinzi 2:2).
Non avrebbe mai modificato il suo messaggio per accontentare i Corinzi!
Di opinioni umane e di filosofia terrena ne avevano già a sufficienza, senza bisogno che Paolo ne aggiungesse ancora!
Ciò di cui i Corinzi avevano veramente bisogno, era il messaggio della croce, profondamente semplice, ma anche semplicemente profondo!
Sebbene la mente naturale trovi la croce scandalosa, “per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio”.
La croce è il culmine della sapienza divina e la prova della sua superiorità.
La sapienza di Dio è infinitamente migliore della sapienza umana sotto molti punti di vista.


La sapienza umana è effimera, la sapienza divina è eterna


“lo farò perire la sapienza dei saggi e annienterò l’intelligenza degli intelligenti”( Isaia 29:14).


In 1 Corinzi Paolo pone tutta una serie di domande allo scopo di ironizzare sulla sapienza umana: «Dov’è il sapiente? Dov’è lo scriba? Dov’è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio reso pazzia la sapienza di questo mondo?» (1 Corinzi 1:20).


In sostanza, Paolo sta chiedendo: «Dove sono quelli che hanno raffinato tanto la sapienza umana da potersi ritenere superiori a Dio?».
La sapienza umana è forse riuscita ad eliminare le guerre, la fame, il crimine, la povertà o l’immoralità?
Dove sono riusciti a condurre l’umanità gli Illuministi e gli oratori virtuosi?
La gente è forse migliore, o semplicemente più soddisfatta di se stessa e più gratificata, grazie ad essi?
La sapienza umana non ha cambiato nulla!
La vita è ancora piena di tutti quei problemi e di tutti quei dilemmi che hanno sempre afflitto l’uomo!
Le opinioni umane sono spesso contraddittorie, sempre mutevoli e, a volte, passano di moda per poi ricomparire nella generazione successiva. Avendo rigettato l’autorità divina, la sapienza “riciclata” di questo mondo non ha più alcuno scoglio al quale aggrapparsi saldamente.

La sapienza umana è debole, la sapienza divina è potente

potenza



Nei versetti 21-25, l’apostolo mette in evidenza come la sapienza mondana sia spiritualmente impotente. Essa non è in grado di migliorare la natura umana, ne di avvicinare gli uomini a Dio.
La chiesa di oggi ha un disperato bisogno di comprendere questa verità.
Tutti i filosofi, gli intellettuali, i sociologi, gli antropologi, gli psicologi, i politici e tutti gli altri sapienti messi insieme, non sono mai riusciti a trovare una soluzione al problema del peccato, né hanno mai portato l’umanità più vicina a Dio anche di un passo!
La nostra “razza”, infatti, è spiritualmente peggiore oggi di quanto non sia mai stata!
I tassi dei suicidi sono più elevati, la minaccia di una guerra nucleare, di epidemie, il livello di frustrazione, confusione, depressione e dissolutezza hanno raggiunto una vetta spaventosa.
La sapienza umana, ai nostri giorni, è fallita, proprio come tutte le filosofie dell’antica Corinto e, forse, ancor peggio!
La verità è che la sapienza e la filosofia umana peggiorano lo stato dell’uomo e non lo migliorano.
Problemi attuali come la guerra, il razzismo, l’alcolismo, il crimine, il divorzio, la tossicodipendenza e la povertà lo attestano. Tali realtà, universalmente considerate “mali”, continuano a svilupparsi e a diffondersi sempre di più, in modo sempre più grave, senza che si riesca a trovare alcun rimedio. Anzi, più il mondo si affida alla sapienza umana, più questi problemi si accentuano.


“E’ piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione”!
Questa parola enfatizza tanto il messaggio quanto il metodo che Dio ha scelto per essere lo strumento fondamentale nel salvare il peccatore: il semplice annuncio del Vangelo.
Lo strumento stabilito da Dio per la salvezza è, letteralmente, una pazzia agli occhi della sapienza umana. Eppure, è l’unico modo che abbiamo a disposizione.
«Per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio».
Coloro che rifiuteranno la sapienza umana in favore della pazzia di Dio, otterranno vita eterna.
Questa “pazzia” è la nostra sola speranza.
Il semplice Vangelo, in questo modo, provvede tutto ciò che la contorta sapienza umana ha sempre ricercato: «Se qualcuno tra di voi presume di essere un saggio in questo secolo, diventi pazzo per diventare saggio» (1 Corinzi 3:18).
Notate come Dio non supponga nemmeno che gli uomini giungano ad una comprensione salvifica della verità, mediante il loro ingegno. No, è Lui a scegliere la pazzia della predicazione!
Questo è il Suo piano, stabilito secondo la “sapienza di Dio”.
Gli uomini non possono giungere a Dio percorrendo la via che a loro sembra migliore.
Paolo certo non incoraggiava una predicazione folle. Stava semplicemente mettendo in evidenza che la predicazione del Vangelo è pazzia per la sapienza del mondo.
Chi promuove i principi del marketing nel ministero pastorale, suggerisce che, se la gente non vuole la predicazione, allora dovremmo dare loro ciò che vogliono.
Qual era l’opinione di Paolo in proposito?
Inequivocabilmente: «I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia».
I Giudei vogliono un miracolo, perché non darglielo?
I Greci amano la filosofia, perché non presentare il Vangelo sotto forma dialettica filosofica? Dopo tutto, non fu lo stesso apostolo a dire: «Mi sono fatto ogni cosa a tutti»? Ma qui vediamo ancora una volta che, sebbene Paolo desiderasse diventare servo di tutti, non era disposto a modificare il Vangelo o ad alterare il piano stabilito da Dio per la sua predicazione. Egli non avrebbe mai appagato le preferenze della sapienza umana compiendo, platealmente, prodigi e miracoli per accontentare coloro che cercavano qualcosa di sensazionale, oppure presentando il messaggio sotto forma di confronto filosofico per piacere a coloro che avevano gusti più intellettuali!
Paolo, invece, predicò Cristo crocifisso, pietra d’inciampo per i Giudei increduli, pazzia per i Greci filosofi.
I Giudei volevano vedere la potenza, i Greci volevano ascoltare la sapienza, ma solo coloro che risposero alla pazzia della predicazione trovarono entrambe le cose: «Per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio».
Paradossalmente e tragicamente, ciò che la sapienza umana considera pazza e debole è proprio l’espressione più chiara possibile della potenza e della sapienza di Dio: «La [cosiddetta] pazzia di Dio è più saggia degli uomini, e la [presunta] debolezza di Dio è più forte degli uomini».

Paolo conosceva molto bene i membri della chiesa di Corinto. Per questo ricordò loro, che erano in pochi quelli che avevano raggiunto una buona posizione nel mondo: «Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti». Insistendo sul contrasto fra sapiente e pazzo e fra debole e forte, Paolo mette in evidenza che c’erano davvero pochi cristiani a Corinto ad essere colti, potenti, ricchi o famosi.
Di certo, quelli che lo erano, dovevano aver perso gran parte del loro prestigio sociale nel momento stesso in cui si erano convertiti.
La potenza di Dio si dimostra perfetta nella debolezza dell’ uomo (2 Corinzi 12:9).
Noi tendiamo a pensare che Dio debba usare gli intellettuali per conquistare altri intellettuali!
Il fatto è che nessuno si converte a causa dell’abilità o della profondità intellettuale!
Al contrario, quelli che hanno sondato le profondità della sapienza mondana e le hanno trovate vuote, non hanno bisogno di grandi ragionamenti per essere convinti del Vangelo.
Conosco degli accademici e dei docenti universitari che sono stati salvati dai bidelli e dalle donne delle pulizie.
Il Signore ha voluto che il Vangelo fosse tale “perché nessuno si vanti di fronte a Dio”.

La sapienza umana esalta l’uomo, la sapienza divina glorifica Dio

nullità umana

«Ed è grazie a Lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia. santificazione e redenzione; affinché com’è scritto: “Chi si vanta, si vanti nel Signore”. La salvezza è interamente opera di Dio: “In fatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio: Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera Sua”».
La sapienza umana vorrebbe escogitare una via di salvezza che dipenda, in qualche modo, dai meriti umani.
Se proprio non possono avere tutto il merito, ne potranno accumulare almeno un pò!
...ma secondo il piano di Dio nessuno di coloro che saranno salvati, potrà vantarsi!
Il motivo è che Dio compie tutto ciò di cui c’è bisogno affinché il peccatore sia salvato!
E il Signore che li sceglie, li chiama, lì attira e li rende capaci di credere!
Tutto è “opera sua”!
«Cristo Gesù...da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione»!
Dio, nella Sua volontà sovrana, ci unisce a Cristo, in modo tale che tutto ciò che Egli è diventa nostro!
Considerate la perfezione dell’opera salvifica di Dio.
Ogni tentativo di aumentare ciò che Dio ha fatto per noi, non fa altro che annullare la Sua grazia (Galati 2:21).
Ogni sforzo di aggiungere qualcosa al Suo dono perfetto, non fa altro che sminuirlo (Giacomo 1:17).
Ogni tendenza ad amplificare la sapienza divina con ragionamenti terreni, non fa altro che deturpare la sua armoniosa bellezza.
Come potremmo mai migliorare Cristo e la Sua Parola?
A differenza della sapienza umana, che esalta il peccatore, la sapienza divina glorifica Dio, Paolo scrive: «Non sia mai che io mi vanti di altro che della croce del nostro Signore Gesù Cristo, mediante la qua1e il mondo, per me, è stato crocifisso e io sono stato crocifisso per il mondo» (Galati 6:14).
Non fa meraviglia il fatto che Paolo si propose di non sapere altro, fuorché Gesù Cristo crocifisso.
Perché avrebbe dovuto discutere di filosofia o di altri argomenti umani?
Tutte queste cose non hanno nulla da offrire!
Gesù Cristo, invece, il Salvatore crocifisso, risorto e redentore, offre la sola vera speranza per il mondo!
Il predicatore fedele, anzi, ogni vero discepolo, deve presentare ad un mondo incredulo Gesù Cristo come l’unica via, l’unica verità e l’unica vera vita (Giovanni 14:6).
Se cercheremo di conquistare i peccatori con l’intrattenimento, con ragionamenti brillanti, con le nostre credenziali accademiche o con la sapienza mondana, falliremo miseramente e finiremo con il perderli!
Paolo disse ai Corinzi: «La mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio».
Ricordate che Paolo era giunto a Corinto dopo essere stato picchiato ed incarcerato a Filippi, dopo aver dovuto fuggire da Tessalonica e da Berea e dopo esser stato schernito ad Atene (Atti 16:22-24; 17:10,13,14,32).
Sapeva che Corinto era una città moralmente corrotta, un centro di dissolutezza e di prostituzione. La città era la “quintessenza” dello stile di vita pagano. Paolo, forse, fu tentato di attenuare i suoi toni, di svolgere diversamente il suo ministero, di alleviare lo scandalo della croce. Tuttavia, egli afferma esplicitamene di aver determinato fermamente in se stesso di non fare niente di tutto ciò. La sua “parola e la [sua] predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana”.
A lui non interessava cambiare il pensiero delle persone.
Voleva che Dio trasformasse la loro vita.
Non aveva alcun messaggio proprio da predicare.
Era stato chiamato a predicare il Vangelo e ciò rese potente il suo ministero!

Nella storia, Dio ha ripetutamente reso pazza la sapienza del mondo.
Tuttavia, la chiesa è stata più volte ammaliata dall’idea che la sapienza mondana abbia un certo valore, una sua utilità peculiare che dovremmo conoscere a fondo per avere un ministero efficace.
Paolo la pensava diversamente!
Gli uomini di Dio, nel corso dei secoli, l’hanno sempre pensata diversamente!


"La nostra fede non può fondarsi sulla sapienza umana, ma solo sulla potenza di Dio"
(1 Corinzi 2:5)

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