Per la maggior parte della
gente, chiedersi se il Natale sia una festa cristiana, è privo
di senso. Che ci potrebbe essere di più cristiano del Natale?
Non è forse il compleanno di Gesù? Eppure molti cristiani si
sentono sempre più a disagio con le celebrazioni natalizie.
Quando vedono tutti i baccanali che avvengono intorno alle
festività natalizie, essi non possono evitare di domandarsi se
non vi sia qualcosa di sbagliato in tutto questo. Così
continuano a chiedersi: "Non è forse il Natale il
compleanno di Gesù? Il mondo ha corrotto il vero senso del
Natale, ma si tratta pur sempre di una "festa
bellissima", e così anno dopo anno essi lottano per
"restituire il Natale a Gesù".
Quanto affermo, per alcuni potrà
essere scioccante, ma dopo aver ora per molti anni ben riflettuto
sulla questione e fatto ricerche nella Bibbia e nella storia
della Chiesa, sono giunto alla conclusione che non v'è nulla di
cristiano nel Natale, che sia come viene ora celebrato, come pure
nell'origine di questa festa, il Natale non è che
fondamentalmente ed essenzialmente pagano. Se questo pensiero per
voi è nuovo e sorprendente, vi invito a considerare la
possibilità che il Natale sia per voi un angolo oscuro che debba
essere riesplorato mettendolo in luce.
Non intendo dire che tutto il
romanticismo dello "spirito natalizio" mi lasci del
tutto indifferente. Certo c'è un fascino particolare in questa
festività: il pensiero delle riunioni di famiglia, le canzoni e
le melodie natalizie tradizionali, le città illuminate di luci
multicolori, le strade ed i negozi piene di gente che acquista
regali... Nessuno che abbia del sentimento può sfuggire al
fascino dello spirito natalizio. Anche il cinico più indurito
non può evitare quei sentimenti che inducono ad "essere
buoni" e a rinvangare la nostalgia della fanciullezza anche
solo per pochi giorni.
Ho provato quell'approccio che ci fa
dire: "restituiamo il Natale a Gesù", ma mi sono
convinto sempre di più che sia Cristo a non voler essere
"restituito" al Natale. Se parliamo contro la
commercializzazione del Natale e cerchiamo di mettere in rilievo
"il vero significato del Natale", la maggior parte
certamente sarebbe d'accordo. La gente è cosciente che a Natale
spesso si eccede in senso materialistico, e gradisce sermoni sul
"vero" significato del Natale. Mi chiedo però:
"Qual è il vero significato del
Natale?". Quando giungi proprio alla sua essenza, che cos'è
il Natale? Da dove è venuta questa festa? Com'è sorta? Che cosa
rappresenta ora per la gente? La vera questione riguarda la
natura stessa di questa istituzione.
Credo che sareste scioccati se vi
metteste a sondare realisticamente l'istituzione del Natale.
Quello che vi chiedo è di mettere da parte pregiudizi e
preferenze culturali, e di affrontare la questione con mente
aperta. Certo è difficile farlo. Siamo così sommersi da un
secolo di tradizioni e di nostalgie, che è quasi impossibile per
qualcuno considerare oggettivamente la faccenda. Vi chiedo di
mettere da parte le vostre idee preconcette, almeno
temporaneamente e considerare onestamente questa istituzione che
chiamiamo Natale. Francamente l'intenzione di questo articolo è
quella di mettervi in questione, di farvi pensare, di fare si che
si produca in voi un cambiamento nel vostro comportamento se si
trovasse il Natale non conforme alla verità dell'Evangelo.
1. L'origine delle
festività natalizie
Qual è l'origine del Natale? Come
iniziarono le feste natalizie? Al principio si trattava di una festa pagana oppure
cristiana? Non c'è indicazione alcuna nel Nuovo Testamento che i
primi cristiani celebrassero il Natale. Può essere dimostrato
dalla storia della Chiesa che, probabilmente per i primi 300 anni
dopo la nascita di Cristo, i cristiani non sapessero nulla delle
feste natalizie. Fu soltanto quando la Chiesa cominciò ad
allontanarsi dalla dottrina e dalla pratica apostolica ed a
corrompersi sempre di più che iniziano le celebrazioni
natalizie.
Da dov'è venuto allora il Natale?
Da dove ha preso le idee e le usanze associate oggi al Natale la
Chiesa in fase di allontanamento dalle sue origini? La fonte
della maggior parte delle forme basilari di paganesimo nel mondo
antico può essere fatta risalire ai "misteri"
babilonesi. Tutte le culture antiche: Egitto, Grecia, Roma, e
persino India e Cina, avevano credenze, tradizioni, pratiche dei
e dee collegate in qualche modo a quelle di Babilonia. I
nomi usati erano diversi, e furono aggiunte ad esse diverse
modifiche, fondamentalmente, però, le religioni antiche erano
collegate e trovano la loro "forma più pura" a
Babilonia. Nell'Antico Testamento Babilonia è considerata
l'incarnazione di tutto ciò che è empio e perverso. La più
grossa vergogna sofferta dal popolo di Dio a causa dei loro
peccati fu quella di essere portata forzosamente in esilio nel
cuore stesso del mondo pagano.
Nel Nuovo Testamento Babilonia
diventa tutto ciò che da quel tempo incarna le credenze e le pratiche pagane dell'antica Babilonia,
e difatti viene considerata come il nemico n° uno del popolo di
Dio. Essa
viene descritta così: "Poi uno dei sette angeli che
avevano le sette coppe venne e mi disse: "Vieni, io ti
mostrerò il giudizio della grande meretrice, che siede sopra
molte acque, con la quale hanno fornicato i re della terra, e gli
abitanti della terra sono stati inebriati col vino della sua
fornicazione". Quindi egli mi trasportò in spirito in un
deserto, e vidi una donna che sedeva sopra una bestia di colore
scarlatto, piena di nomi di bestemmia e che aveva sette teste e
dieci corna. La donna era vestita di porpora e di scarlatto, era
tutta adorna d'oro, di pietre preziose e di perle, e aveva in
mano una coppa d'oro piena di abominazioni e delle immondezze
della sua fornicazione. Sulla sua fronte era scritto un nome:
"Mistero, Babilonia la grande, la madre delle meretrici e
delle abominazioni della terra". E vidi la donna ebbra del
sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. E, quando la
vidi, mi meravigliai di grande meraviglia" (Ap. 17:1-6).
Qual era l'atteggiamento del popolo
di Dio verso questa "Babilonia" dei loro tempi?":"Uscite
da essa, o popolo mio, affinché non abbiate parte ai suoi
peccati e non vi venga addosso alcuna delle sue piaghe"
(Ap. 18:4). Naturalmente essi non potevano separarsene fisicamente per cui l'appello era per una
separazione spirituale dai suoi atteggiamenti e pratiche. Però,
il popolo di Dio aveva ben udito questi ammonimenti tanto da
separarsi da Babilonia? No, anzi, fecero proprio l'opposto.
Fecero dei compromessi con essa e si contaminarono corrompendo
sé stessi. Nell'anno 313 a. D. l'imperatore romano Costantino
affermò di essersi convertito al cristianesimo e dichiarò la
fede cristiana religione ufficiale del suo regno. Il fatto che
lui avesse abbracciato il cristianesimo si comprovò estremamente nocivo per il
vero cristianesimo. Costantino conservò i tradizionali titoli
pagani, e le sue monete continuarono a portare l'effigie ed i
nomi delle figure dei vecchi déi di Roma.
La Chiesa divenne "la Chiesa
cattolica romana" ed i suoi metodi operarono un compromesso
con il Paganesimo. Da allora il metodo della Chiesa cattolica
romana di convertire i pagani al suo stile di culto è stato
quello di assorbirli gradualmente, insieme alle loro osservanze
idolatriche. La Chiesa si compiacque di aumentare il numero dei
suoi membri includendo cristiani nominali e incontrando il
paganesimo a metà strada. Vi furono valenti voci di protesta che
amaramente lamentavano l'incoerenza di un simile approccio, ma le
loro voci furono elevate invano.
La Chiesa cattolica romana ha
continuato fino ad oggi questo tipo di approccio. Esso può
essere rilevato molto bene nell'America centrale e meridionale,
dove le statue degli idoli sono state semplicemente sostituite
con quelle dei santi. Alcuni dei loro nomi e tradizioni si sono
persino combinati. In quei paesi le chiese cattoliche si aprono
spesso alla gente del luogo per celebrarvi i loro riti per il
culto di divinità animiste.
Come dunque abbiamo ricevuto le
nostre feste con le loro usanze e tradizioni (Natale, Pasqua,
Ognissanti, e lo stesso carnevale)? Ciascuna di esse ha origine
in Babilonia e prima attraverso Roma e poi grazie alla Chiesa cattolica
romana diventa ufficiale. (nota personale: La festività del Natale fu scelta per soppiantare del Natale del Sole, paragonando Cristo al Sole nascente o Sol-Invictus.)
Era per questa stessa ragione che
nella Ginevra di Calvino si poteva essere multati e persino messi
in prigione per aver celebrato il Natale. Fu per richiesta
dell'Assemblea di Westminster che il Parlamento inglese proibì
l'osservanza del Natale, chiamandolo una festa pagana. In
un'appendice al loro "Direttorio per il Culto pubblico di
Dio", i teologi di Westminster dicono: "Non c'è
comando alcuno nelle Scritture a santificare sotto il Nuovo
Patto, altri giorni se non il giorno del Signore.
Altre cosiddette "feste comandate' di tipo religioso, non
avendo convalida alcuna nelle Scritture, devono essere
abolite" (vedi pure James Bannerman, The Church of Christ,
Vol. i, pagine 406-420).
Quando i cristiani riformati
soprannominati puritani, andarono in America, stabilirono questa
stessa legge. Gli abitanti della Nuova Inghilterra, il 25
dicembre 1620, lavorarono più del solito quel giorno, affinché
la festività stessa fosse, sottoposta ad una "negligenza
studiata". 40 anni più tardi la Corte civile e penale del
Massachusetts decretò persino delle punizioni per chiunque
avesse osservato le festività natalizie: "…chiunque
venga trovato ad osservare, astenendosi dal lavoro e
festeggiando, tali giorni come il cosiddetto Natale, pagherà per
questa trasgressione 5 scellini".
Fino al 19° secolo il Natale non
aveva rilevanza alcuna nelle chiese riformate. Nella Chiesa
presbiteriana del sud degli USA, fino al 1900, nel giorno di
Natale nemmeno si tenevano dei culti. La Chiesa presbiteriana
degli Stati Uniti, nel 1899, dichiarava: "Non c'è alcuna
giustificazione biblica a che si debbano osservare come feste il
Natale e la Pasqua, al contrario (vedi Ga. 4:9-11; Cl. 2:16-21)
queste osservanze sono contrarie ai principi della Chiesa
riformata, conducono ad un culto non prescritto e non sono in
armonia con la semplicità dell'Evangelo di Gesù Cristo".
Il riformatore John Knox ed i suoi
colleghi, nel loro Primo Libro di Disciplina (1560) vi includeva
questa affermazione:
- Noi affermiamo che "Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia". Affermiamo che i libri dell'Antico come del Nuovo Testamento contengono e ivi sono sufficientemente espresse tutte le cose necessarie all'istruzione della Chiesa e che possono rendere di nulla mancante l'uomo di Dio. Per questo noi vi leggiamo la condanna di tutte quelle leggi, decreti conciliari o costituzioni imposte sulle coscienze degli uomini prive di chiara convalida da parte della Parola di Dio, come: voti di castità, cerimonie di fidanzamento, il vincolare uomini e donne a vestirsi in un determinato modo, l'osservanza superstiziosa di giorni di digiuno, fare differenza fra le carni da mangiare per scrupolo di coscienza, la preghiera per i morti, l'osservanza di giorni festivi in onore di certi santi stabiliti come tali dall'uomo ed inventati dai papisti, come le cosiddette feste degli Apostoli, dei Martiri, delle Vergini, del Natale, della Circoncisione, dell'Epifania, della Purificazione, ed altre popolari feste in onore della Madonna. Proprio perché queste cose, nelle divine Scritture, non vengono in alcun modo né comandate né raccomandate, sentenziamo che esse vengano del tutto abolite da questo Regno. Affermiamo infine che coloro che si ostinano a mantenere ed insegnare tali abominazioni non dovranno sfuggire al castigo che infliggerà loro il Magistrato civile.
Qual è dunque la storia del Natale?
Esso fu introdotto nella Chiesa secoli dopo il Nuovo Testamento,
fu condannato dalla Riforma, ed è solo in questo secolo che esso
è tornato ad insinuarsi nella Chiesa riformata. Quel che voglio
dire, così, è che il vero Natale è sempre stato
pagano, e renderlo una celebrazione cristiana significa
aggiungere Cristo od altri elementi biblici ad una festa
essenzialmente pagana.
II. La sua
istituzione
Consideriamo così alcune fra le
usanze più familiari del Natale ed il loro significato. Ne
prenderò solo alcune, ma vi assicuro che ciò che dirò di
queste è vero pure di tutte le usanze natalizie, e vi incoraggio
a verificarlo in qualsiasi enciclopedia.
Si prenda per esempio la data stessa
del Natale, il 25 dicembre. Come probabilmente già saprete,
nessuno conosce veramente quando nacque Gesù, e il 25 dicembre
è molto improbabile. Perché allora il 25 dicembre? Perché è
il periodo dell'anno in cui i giorni cominciano ad allungarsi di
nuovo e quello in cui i Babilonesi celebravano la vittoria del
loro dio Sole. (nota personale: Al 3000 A.C. risalgono le feste di celebrazione del Dio del Sole Babilonese Shamash, nel giorno corrispondente al nostro 25 dicembre. Il dio Sole Shamash, Utu in sumerico e Shamas in accadico, è una divinità popolare in tutta la storia della Mesopotamia; il suo nome si riferisce al Sole. Shamas è rappresentato da un disco solare. In Babilonia comparve successivamente il culto della Regina del Cielo (Isthar) e di suo figlio Tammuz, il dio creduto la reincarnazione del Sole. La nascita di questo Dio avveniva proprio durante il solstizio d’inverno: in questa veste di bambino a Babilonia il dio Sole Tammuz prendeva il nome di Yule e il Giorno di Yule veniva festeggiato il 25 dicembre. La dea Ishtar veniva rappresentata anch’essa avente tra le braccia il suo “unico figlio” con una aureola di dodici stelle intorno al capo, i 12 segni zodiacali. Il culto di Tammuz/Yule era talmente forte e diffuso che nella stessa Bibbia troviamo il profeta Ezechiele , nel VI secolo a.C, rimproverare le donne di Gerusalemme perche’ piangevano la morte di Tammuz. "Allora
mi condusse all'ingresso della porta della casa dell'Eterno, che è
verso il nord; ed ecco, là sedevano donne che piangevano Tammuz. Quindi mi disse: «Hai visto, figlio d'uomo? Tu vedrai abominazioni ancora piú grandi di queste»" Ezechiele 8:14-15). La copia romana di questa usanza babilonese veniva
chiamata "Saturnali", la festa della nascita di Sole
(Sol-Invictus). Per secoli agli occhi dei cristiani questa era stata
un'abominazione. Questa celebrazione avveniva con feste ed orge
sfrenate. La Chiesa cattolica, però, invece di contrapporsi fermamente al
paganesimo, cominciò a fare compromessi con esso. Desiderava
"aiutare" i deboli giovani cristiani che non volevano
abbandonare i divertimenti e l'allegria che caratterizzava questo
solstizio di inverno. La chiesa, così, diceva loro:
"Divertitevi pure in questa stagione, se volete. Soltanto
ora la considereremo la celebrazione della nascita del Figlio di
Dio. Invece di perdere la gente in favore del paganesimo,
combineremo le due celebrazioni e gradualmente conquisteremo dei
pagani al cristianesimo. Non costringiamo la gente a fare una
scelta fra le due cose".
Consideriamo poi la stretta
associazione che sussiste per la Chiesa cattolica romana fra il
Natale e la tradizionale "messa di mezzanotte", usanza
che affascina pure molti che non sono cattolici-romani. Gli
antichi pagani attendevano la nascita del dio Sole in una simile
veglia notturna. Nella lingua inglese il nostro
"Natale" viene espresso con un termine che ricorda
proprio questa speciale messa, il "Christmas", la messa
("mass") speciale in onore di Cristo. In tedesco si
dice "Weinacht", la notte santa, il concetto è
identico. Qual è il significato della messa? Nel cuore stesso
della messa, secondo la concezione cattolica-romana, c'è una
palese negazione della sufficienza dell'espiazione sacrificale
compiuta da Cristo. Nella messa si rinnoverebbe il sacrificio di
Cristo per i peccati. Tutto questo, però, non è nulla di meno
che rinnegare l'Evangelo (cfr. Eb. 9:12,24-26; 10:10,12,14). La
Chiesa cattolica-romana ha molte di queste messe speciali, come
quella della festa di S. Michele, ma è quella di Natale che ,molti
protestanti sembrano avere conservato.
Che vi potrebbe poi essere di più
innocente degli alberi di Natale decorati e luccicanti che
troneggiano nelle case e persino in certe chiese durante la festa
di Natale? Sapete perché noi abbiamo questa tradizione? Dai
tempi più antichi gli alberi hanno giocato un ruolo importante
nella religione pagana, ed erano persino adorati. I normanni, i
celti ed i sassoni usavano gli alberi per tenere lontane le
streghe, gli spiriti malvagi ed i fantasmi. In Egitto le palme
erano prominenti, a Roma erano gli abeti. A causa di queste
associazioni si intagliavano con cura degli idoli da questi
alberi. Geremia così ammoniva il popolo di Dio: "Così dice
l'Eterno: "Non imparate a seguire la via delle nazioni e non
abbiate paura dei segni del cielo, perché sono le nazioni che ne
hanno paura. Poiché i costumi dei popoli sono vanità: infatti
uno taglia un albero dal bosco, il lavoro delle mani di un
operaio con l'ascia. Lo adornano d'argento e d'oro, lo fissano
con chiodi e martelli perché non si muova" (Gr. 10:2-4).
Persino la scena della natività, il
tradizionale "presepio", che alcuni considerano come
"il più cristiano" dei simboli di Natale, è
contaminato di influenze pagane. Quasi ogni forma di culto pagano
che si conosca, derivata dai misteri babilonesi, focalizza
l'attenzione dei fedeli su una dea madre e sulla nascita del suo
bambino. Le diverse culture utilizzano nomi diversi, ma il
concetto è uniformemente lo stesso. In Babilonia era il culto
della Regina del cielo e del suo figlio Tammuz, il dio che si
credeva incarnazione del Sole. La nascita di questo dio avveniva
proprio durante il solstizio di inverno. Yule era il nome
che in Babilonia portava questo bambino, e il giorno di Yule
veniva celebrato il 25 dicembre, molto prima della nascita di
Cristo. La prossima volta che vedrete una cartolina di Natale con
su la scena del presepio, Maria e Gesù con un aureola sulla
testa, ricordate che questo concetto cattolico-romano è stato
preso a prestito dai misteri babilonesi, ed anche l'iconografia
pagana antica presenta impressionanti somiglianze proprio con
questa usanza "cristiana". Ricordate, inoltre, che al
credente viene fatta proibizione di farsi immagini religiose
scolpite: "Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna
delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o
nelle acque sotto la terra" (Es. 20:4). Prendiamo seriamente
questi comandamenti di Dio o pensiamo che siano superati o che
possano venire "spiegati" facilmente?
Che dire poi di Babbo Natale, o S.
Nicolao? Forse che qualcuno potrebbe negare che è questi che
rappresenta "il vero significato del Natale" per la
grande maggioranza della gente in occidente? Non mi addentrerò
ora nelle molte storie che fanno risalire questa figura ad un
santo cattolico-romano, ma che cosa rappresenta oggi? Egli è un
inoffensivo, grasso e gioioso elfo, oppure è diventato il
simbolo anti-cristiano dell'avidità, del materialismo,
dell'egoismo, un espressione di "qualcosa per nulla",
"che ce ne ricavo io?".
I genitori che raccontano ai loro
bambini il mito di S. Nicolao mettono così in questione la loro
propria credibilità di fronte ai loro bambini. Quando essi vi
chiedono: "Babbo Natale può vedermi attraverso queste
pareti?" Che rispondete? I nostri bambini dovrebbero essere
in grado di sapere che possono aver fiducia di noi in tutto ciò
che diciamo loro senza questione. Come potremmo aspettarci che ci
credano quando insegniamo loro fin dall'infanzia "le sacre
Scritture, le quali ti possono rendere savio a salvezza, per
mezzo della fede che è in Cristo Gesù" (2 Ti. 3:15), e
"il mistero della pietà: Dio è stato manifestato in
carne" (1 Ti. 3:16)?
Tutto ciò che la nostra cultura
crede di Dio è condensato in S. Nicolao! Egli è impegnato in
un'attività bella ma piuttosto priva di significato per tutto
l'anno. Egli esiste in qualche luogo là nel nord o nei boschi
come un vecchio innocuo e amichevole con una lunga barba bianca.
Egli visita la gente una volta l'anno, passando 364 giorni
nell'oscurità. Un bambino potrebbe scrivergli al Polo Nord, ma
la comunicazione è strettamente a senso unico. S. Nicolao non ha
nulla a che fare con la vita di tutti i giorni. Il modo in cui un
bambino può essergli gradito è quello di "essere
buono". S. Nicolao ci ammonisce sulle conseguenze
dell'essere "cattivi", ma quello che ci dice, in fondo,
non avverrà mai. Il bambino sa di non essere stato perfetto, e
sebbene incontrando questa figura, può avere una qualche ansia,
egli si ricorda dell'anno passato e sa che non importa che cosa
dirà S. Nicolao, alla fine egli sempre gli darà buone cose. S.
Nicolao rappresenta un dio che minaccia l'uomo dell'inferno solo
per "tenerlo buono" in questa vita, ma che alla fine,
bene o male, accetterà poi tutti benevolmente. Se insegnate ai
bambini il mito di S. Nicolao, senza saperlo date loro del
materiale per far si che essi sviluppino un concetto non biblico
del Trascendente.
Non è interessante che i giapponesi
abbiano elevato S. Nicolao al rango di divinità e gli abbiano
dato un posto uguale alle loro altre divinità della buona
fortuna? Fa meraviglia che recentemente un teologo liberale abbia
suggerito che S. Nicolao potrebbe ben essere considerato il primo
santo veramente ecumenico? Questi afferma che una tale figura
potrebbe riscuotere il consenso del pagano medio, del
cattolico-romano medio, come pure del protestante: "Anche i
buddisti ed i mussulmani che onorano questo vecchietto,
potrebbero con lui e con noi fare un buon tratto di strada
insieme… egli ha fatto molto per diffondere l'insegnamento
che 'è meglio dare che ricevere' più di quanto mai abbia fatto
un qualsiasi ecclesiastico nei passati mille anni!" Una
simile affermazione la dice lunga, non è vero?
Non è forse molto positivo
ricordarsi della nascita del Salvatore scambiandosi doni?
Certamente non c'è nulla di non-cristiano nello scambio dei
doni, ma non è forse vero che non c'è nessun altro aspetto del
cristianesimo che abbia subito più di questo maggior
perversione? "Spendiamo del denaro che non abbiamo per
comprare doni di cui non abbiamo bisogno per fare impressione su
gente che non amiamo". Che presa in giro e che follia tutta
questa frenesia per fare compere! Potrebbe forse qualcuno
onestamente suggerire che ciò che avviene nelle nostre città
intorno al 25 dicembre onora Gesù Cristo, colui che visse una
vita di semplicità, umiltà e rinnegamento di sé stesso, che
condannò l'ostentazione e l'auto-indulgenza, che ci insegnò
che: "Fate attenzione …la vita di uno non consiste
nell'abbondanza delle cose che possiede" (Lu. 12:15)? Eppure
gente che afferma di essere cristiana spende cifre grandissime
per i loro Natali, ed al tempo stesso offre molto poco per
l'opera dell'Evangelo nel nostro paese o per le missioni. Non è
forse vero che per il vero cristiano donare dovrebbe essere qualcosa
che avviene per tutto l'anno e dovrebbe scaturire da un cuore che
veramente ama, e non per dovere e aspettandoci qualcosa in
cambio?
Che dire dei pranzi e delle cene
"natalizie", della baldoria, delle dissolutezze che
avvengono in questo periodo dell'anno, apparentemente in
connessione con la nascita di Gesù Cristo? Come mai gli alcolici
sembrano scorrere a fiumi in questo periodo dell'anno? Perché vi
sono più incidenti stradali in questo periodo che in tutti gli
altri messi assieme? Potremmo pure cavillare sull'origine
dell'albero di Natale e del presepio, ma una cosa è certa: se
usate l'Incarnazione del nostro Signore come scusa per fare
baldoria e dissolutezze di ogni genere, potrete star sicuri che a
suo tempo raccoglierete la ferma ed inappellabile sentenza di
condanna da parte di Dio. Ora la questione è questa: tutte
queste parodie che circondano la stagione natalizia sono incoerenti
con il vero significato del Natale, oppure è proprio
questo il vero significato del Natale come è derivato dalla
sua origine e storia.
Davvero poi le tradizioni che
circondano il Natale sono così innocue? Sono poi così
innocenti? Mah. Com'è che Satana potrebbe tentarci più
efficacemente? Forse mettendoci di fronte a immagini orribili
e grottesche che ci ripugnerebbero? Forse che ci assale in
vicoli bui vestito di rosso, con la cosa ed il forcone dicendoci:
"Ehi, sono il diavolo. Sono venuto per ingannarti e por
portarti con me all'inferno?". Naturalmente no. I mezzi che
Satana usa sono sottili: si traveste da "angelo di
luce" (2 Co. 11:14). Egli ci mette di fronte cose
"innocenti", "innocue", "solo per
divertimento", cose che "così fan tutti". I
cristiani sinceri spesso senza che se ne accorgano sono
trascinati nell'idolatria attraverso le tradizioni umane.
III. Le implicazioni
Da questa massa di materiale (e ne
abbiamo solo grattato la superficie), tiriamone qualche
conclusione. Come dobbiamo reagire come cristiani a tutto questo
"Natale" con le sue tradizioni multiformi? Come io la
vedo, abbiamo solo tre alternative:
- Possiamo fare del nostro meglio per "restituire Cristo al Natale", continuare a combattere la battaglia perduta per ricuperare qualcosa di remotamente cristiano da questa festa del tutto pagana. Dobbiamo però chiederci: "Voglio mettere Cristo in una celebrazione pagana?". Dobbiamo allora affrontare la questione di base: "Che cos'è il Natale?", che cos'è veramente? Quando è iniziato e che cos'è stato storicamente?
- Possiamo cercare di separare interamente il Natale da Cristo. Possiamo considerarlo come una sorta di festa cultural-popolare, osservando che gli elementi pagani in esso siano così remoti storicamente, che queste tradizioni sono state in qualche modo purgate dalla loro idolatria. Questo sarebbe più coerente, ma c'è ancora un problema: i vostri amici non cristiani e la società ancora vagamente associano il Natale con la nascita di Cristo e presumono che, dato che siete cristiani, voi partecipate a questa celebrazione della nascita di Gesù. I cristiani nelle culture primitive hanno avuto questo problema per anni. Essi vengono esortati a partecipare ai riti pagani come una sorta di retaggio culturale, distanziandosi però dalle loro origini idolatriche. Però: riescono ancora a conservare una testimonianza cristiana in tutto questo?
- La sola altra alternativa è di abbandonare interamente il Natale. Io sono convinto che questa sia l'unica via coerente che possa essere presa. Ho sentito più volte dire: "Nessuno è sempre coerente". Certo, nessuno è sempre coerente con i propri punti di vista. Questo fatto, però, non ci solleva dall'obbligo di essere coerenti il più possibile, ubbidire ad ogni comando scritturale che noi comprendiamo. "Questo però non è forse una presa di posizione troppo drastica?". Si, molto drastica, ma se vogliamo contrapporci alla marea sempre più invadente del paganesimo moderno, lanciarci una sfida, sono necessarie misure drastiche. "Ma non è una proposta un po' troppo radicale?". Si, ma la fede cristiana è una fede radicale.
"Ma non corro il rischio di
essere così considerato un fanatico?". Probabilmente.
Quella sarebbe un'esperienza nuova, non è vero? A nessuno piace
essere considerati fanatici. C'è qualcosa di sbagliato nel
fanatismo. A nessuno piace la persecuzione. Pensate però quanta
poca persecuzione noi si debba affrontare come cristiani. Non è
forse perché non siamo coerenti? Non c'è forse qualcosa di
sbagliato quando la nostra fede e la nostra condotta non disturba
il mondo più di quel tanto? Se facciamo compromessi a questo
punto, perché non facciamo compromessi anche in altri campi, ed
in altri ancora? Noi cristiani spesso ci domandiamo perché oggi
non siamo perseguitati. La conclusione a cui spesso raggiungiamo è
che saremmo perseguitati, se fossimo veramente fedeli. Perché il mondo non
ci odia? È perché non sfidiamo più il suo modo di essere e di
pensare, perché non presentiamo più che cosa invece dovrebbe
essere il cristianesimo. Il mondo ha sostituito l'Evangelo con
una religione cultural-popolare.
Martin Lutero disse: "Se io
professo con voce alta ed esposizione chiara ogni porzione della
verità di Dio eccetto precisamente quel punto che il mondo ed il
diavolo in questo momento stanno attaccando, io non confesso
Cristo, per quanto arditamente possa professare Cristo. Là dove
infuria la battaglia è proprio là che si prova quanto il
soldato sia valente, ed essere coerente nelle retrovie soltanto
significa sfuggire dalle nostre responsabilità".
"È difficile fare questo
veramente!". Si, lo è, senza alcun dubbio. La
tradizione natalizia è così radicata nella nostra società -
e anche nel nostro cuore - da rendere particolarmente difficile
nuotare contro corrente. La questione non è però: "È
difficile?", ma "È giusto?". Le cose giuste non
sono sempre facili. Cristo ci ha promesso che seguirlo non
sarebbe stato facile. Quando la vita cristiana è facile come la
nostra, è inevitabile che in qualche punto essa sia sbagliata.
Quali sono allora le ragioni
positive per volere cancellare del tutto la festa del Natale? La
prima è che i nostri antenati nella fede, i primi cristiani,
cercavano accuratamente di evitare di essere coinvolti nelle
celebrazioni natalizie. Era così perché si attenevano alla
Parola di Dio come unica regola infallibile di fede e di pratica.
La Confessione di Fede di Westminster dice: "L'intero
consiglio di Dio riguardo alle cose necessarie alla propria
gloria, la salvezza dell'uomo, la fede, e la vita, è o
espressamente presentato nelle Scritture, o può essere da esse
dedotto come conseguenza buona e necessaria. Ad esse non si
dovrà aggiungere nulla, né per rivelazioni dello Spirito, o per
tradizione umana" (1,6). "Il modo accettevole per
rendere culto a Dio è stato stabilito da Dio stesso, e così
limitato dalla Sua propria volontà rivelata, che Egli non potrà
essere adorato secondo le immaginazioni e gli artifici dell'uomo,
o i suggerimenti di Satana, sotto una qualsiasi rappresentazione
visibile, o in modi non prescritti dalle Sacre Scritture"
(21:1).
Gesù disse dei Farisei:
"Trascurando infatti il comandamento di Dio, vi attenete
alla tradizione degli uomini: lavatura di brocche e di coppe; e
fate molte altre cose simili... annullando così la parola di Dio
con la vostra tradizione, che voi avete tramandata. E fate molte
altre cose simili" (Mr. 7:8,13). Paolo tristemente così
scriveva ai Galati: "Voi osservate giorni, mesi, stagioni e
anni. Io temo di essermi affaticato invano per voi" (Ga.
4:10,11). Egli non li condannava per seguire quelle istituzioni
comandate da Dio, ma per osservare quelle di fattura umana,
contrarie alla legge di Dio. Per molti oggi la festa principale
delle osservanze religiose è una celebrazione senza alcun
supporto biblico.
Pensate che mi piaccia tanto
dire queste cose? A nessuno piace essere come Ebenezer Scrooge
del racconto di Dickens oppure come quello gnomo malvagio che
faceva di tutto pur di privare la gente …della gioia del
Natale. La vera questione è solo questa: È biblico ciò che ho
detto fin ora? È coerente con la Parola di Dio? Se non lo è,
allora potete anche non considerarlo. Se però lo è, allora
dovreste considerarlo attentamente e metterlo in pratica.
Potreste, è vero, a questo punto, non concordare con la mia
interpretazione delle Scritture, potreste non essere d'accordo
con la mia valutazione del contesto storico e dell'attuale
situazione. Potrei anche sbagliarmi. Non sono infallibile. Ciò
che però dovete fare con un messaggio come questo è ciò
che fecero i cristiani di Berea nel libro degli Atti: "Or
costoro erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica
e ricevettero la parola con tutta prontezza, esaminando ogni
giorno le Scritture per vedere se queste cose stavano così"
(At. 17:11). Dovete valutare apertamente, onestamente e
realisticamente queste argomentazioni da voi stessi e giungere ad
una conclusione. Non siete responsabili verso il predicatore, ma
verso Dio.
Le Scritture mettono in evidenza il
contrasto che ci deve essere fra il cristiano ed il mondo. Oggi
largamente non lo si tiene più in considerazione. "Non
amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il
mondo, l'amore del Padre non è in lui" (1 Gv. 2:15).
"Perciò uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il
Signore, e non toccate nulla d'immondo, ed io vi
accoglierò" (2 Co. 6:17). "E non vi conformate a
questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della
vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la
buona, accettevole e perfetta volontà di Dio" (Ro. 12:2).
L'idea è: non lasciate che il mondo vi imponga la sua lista, non lasciate che il mondo vi dica a quale passo
andare o che stabilisca lui i criteri di giudizio. Il cristiano
è nel mondo, ma non deve essere del mondo. Egli è
cittadino di un altro paese, uno straniero ed un pellegrino
quaggiù. Non tiene il passo con i suoi compagni, perché ascolta
il ritmo indicato da un altro comandante.
Ciò che voglio mettere in evidenza
è il fatto che non potete avere un Natale cristiano. Gli aspetti
religiosi sono la parte peggiore del Natale. Non c'è
illustrazione più appropriata nel Natale del contrasto esistente
fra la religione cultural-popolare e la fede biblica. Il Natale propone un'imitazione dell'Evangelo che di
fatto impedisce al mondo di comprendere che cosa sia veramentel'Evangelo.
Il Natale presenta un Evangelo alternativo con il quale il mondo
può ben convivere. Per il mondo il messaggio cristiano è
semplicemente "amore, pace, lo spirito del donare, il
sentimento di buona volontà". Questo "Evangelo"
spogliato è in grado di fornire al mondo la sua dose di
pseudoreligione che non gli permetterà di comprendere il vero
Evangelo.
Il mondo ama il Natale
perché il Natale promuove un'immagine sentimentale di un bambino
in una mangiatoia. Il Natale non rappresenta veramente chi è
Gesù. Il Natale è l'unico momento in cui una persona
fondamentalmente empia possa sentirsi per un po' religiosa. La
maggior parte della gente ama fare di tanto in tanto qualcosa di
religioso per mettersi in pace la coscienza e convincere sé
stessi che in fondo non sono dopo tutto delle cattive persone. Il
Natale concede loro l'opportunità per pensarlo. Alla maggior
parte dei pagani non disturba partecipare per un po' allo spirito
natalizio. Questo perchè è possibile avere lo spirito natalizio ma senza
avere lo Spirito Santo, senza avere realmente la mente di Cristo.
La stessa popolarità acquisita dal
Natale dovrebbe far drizzare le antenne al cristiano e metterlo
in guardia contro di esso. Tutti possono celebrare il Natale con
cuor contento! I pagani confessi, i cristiani nominali, persino i
buddisti possono associarsi a questa celebrazione. Se, in
realtà, il 25 dicembre fosse una data stabilita da Dio affinché
la osservassimo, potete stare sicuri che il mondo non vorrebbe
osservarla. Dopo tutto Dio ha comandato affinché si osservasse
come festivo un giorno su sette. Il mondo lo osserva forse? Naturalmente non ne vuole
sapere di osservarlo come Dio richiede. Il mondo lo ignora
totalmente. Non dovrebbe il cristiano avere dei sospetti su una
celebrazione che il mondo peccatore accetta senza farsi problema
alcuno? Vi sono moltitudini di persone che continuamente
infangano il Giorno del Signore, ma in qualche modo hanno grande
zelo nell'essere in Chiesa a Natale.
La questione cruciale per un
cristiano è la Signoria di Gesù Cristo. "Non sapete che il
vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il
quale voi avete da Dio, e che voi non appartenete a voi stessi?
Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque
Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a
Dio" (1 Co. 6:19,20). Siete disposti sinceramente a pensare
su questa questione tutto ciò che Dio desidera che voi pensiate?
Siete disposti, se necessario, a fare un drastico cambiamento nel
vostro modo di pensare e di agire? È a questo punto che insorge
il vero conflitto.
Ho udito molte persone che su questo
argomento dicono: "No, non voglio leggere nulla al riguardo.
Non ne voglio parlare. Voglio avere il mio Natale qualunque cosa
se ne possa pensare. Mi piace e nessuno me lo porterà via"
(Dio incluso). È allora che il Natale diventa un idolo. Un idolo
è qualunque cosa venga fra voi e Dio; qualunque cosa vi
rifiutate di rinunciare, anche con il Suo comando. Esortazioni
generiche alla rinuncia non incidono tanto sulla nostra vita. Il
discepolato concreto, però, è l'unica cosa che conti perché
tocca proprio le cose che ci importano. La questione reale è:
potete sinceramente dire al Signore Iddio: "Sia fatta la Tua
volontà sulla terra com'è fatta in cielo, la Tua volontà,
oh Signore!
tratto da: http://www.riforma.net/
"E se vi pare cattiva cosa servire l'Eterno, scegliete oggi chi volete servire, o gli dèi che servirono i vostri padri di là dal fiume, o gli dèi degli Amorei, nel cui paese voi abitate; quanto a me e alla mia casa, serviremo l'Eterno»."
(Giosué 24:15)
Bellissimo articolo, condivido pienamente!!
RispondiEliminaSono contenta che tu condivida quanto vi è scritto... Pace
RispondiEliminasono d'accordissimo.
RispondiElimina