Il Natale è una festa cristiana? | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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mercoledì 12 dicembre 2012
Unknown

Il Natale è una festa cristiana?



natale
Per la maggior parte della gente, chiedersi se il Natale sia una festa cristiana, è privo di senso. Che ci potrebbe essere di più cristiano del Natale? Non è forse il compleanno di Gesù? Eppure molti cristiani si sentono sempre più a disagio con le celebrazioni natalizie. Quando vedono tutti i baccanali che avvengono intorno alle festività natalizie, essi non possono evitare di domandarsi se non vi sia qualcosa di sbagliato in tutto questo. Così continuano a chiedersi: "Non è forse il Natale il compleanno di Gesù? Il mondo ha corrotto il vero senso del Natale, ma si tratta pur sempre di una "festa bellissima", e così anno dopo anno essi lottano per "restituire il Natale a Gesù".
Quanto affermo, per alcuni potrà essere scioccante, ma dopo aver ora per molti anni ben riflettuto sulla questione e fatto ricerche nella Bibbia e nella storia della Chiesa, sono giunto alla conclusione che non v'è nulla di cristiano nel Natale, che sia come viene ora celebrato, come pure nell'origine di questa festa, il Natale non è che fondamentalmente ed essenzialmente pagano. Se questo pensiero per voi è nuovo e sorprendente, vi invito a considerare la possibilità che il Natale sia per voi un angolo oscuro che debba essere riesplorato mettendolo in luce.
Non intendo dire che tutto il romanticismo dello "spirito natalizio" mi lasci del tutto indifferente. Certo c'è un fascino particolare in questa festività: il pensiero delle riunioni di famiglia, le canzoni e le melodie natalizie tradizionali, le città illuminate di luci multicolori, le strade ed i negozi piene di gente che acquista regali... Nessuno che abbia del sentimento può sfuggire al fascino dello spirito natalizio. Anche il cinico più indurito non può evitare quei sentimenti che inducono ad "essere buoni" e a rinvangare la nostalgia della fanciullezza anche solo per pochi giorni.
Ho provato quell'approccio che ci fa dire: "restituiamo il Natale a Gesù", ma mi sono convinto sempre di più che sia Cristo a non voler essere "restituito" al Natale. Se parliamo contro la commercializzazione del Natale e cerchiamo di mettere in rilievo "il vero significato del Natale", la maggior parte certamente sarebbe d'accordo. La gente è cosciente che a Natale spesso si eccede in senso materialistico, e gradisce sermoni sul "vero" significato del Natale. Mi chiedo però: "Qual è il vero significato del Natale?". Quando giungi proprio alla sua essenza, che cos'è il Natale? Da dove è venuta questa festa? Com'è sorta? Che cosa rappresenta ora per la gente? La vera questione riguarda la natura stessa di questa istituzione.
Credo che sareste scioccati se vi metteste a sondare realisticamente l'istituzione del Natale. Quello che vi chiedo è di mettere da parte pregiudizi e preferenze culturali, e di affrontare la questione con mente aperta. Certo è difficile farlo. Siamo così sommersi da un secolo di tradizioni e di nostalgie, che è quasi impossibile per qualcuno considerare oggettivamente la faccenda. Vi chiedo di mettere da parte le vostre idee preconcette, almeno temporaneamente e considerare onestamente questa istituzione che chiamiamo Natale. Francamente l'intenzione di questo articolo è quella di mettervi in questione, di farvi pensare, di fare si che si produca in voi un cambiamento nel vostro comportamento se si trovasse il Natale non conforme alla verità dell'Evangelo.
  
1. L'origine delle festività natalizie
Sol Invictus
Qual è l'origine del Natale? Come iniziarono le feste natalizie? Al principio si trattava di una festa pagana oppure cristiana? Non c'è indicazione alcuna nel Nuovo Testamento che i primi cristiani celebrassero il Natale. Può essere dimostrato dalla storia della Chiesa che, probabilmente per i primi 300 anni dopo la nascita di Cristo, i cristiani non sapessero nulla delle feste natalizie. Fu soltanto quando la Chiesa cominciò ad allontanarsi dalla dottrina e dalla pratica apostolica ed a corrompersi sempre di più che iniziano le celebrazioni natalizie.
Da dov'è venuto allora il Natale? Da dove ha preso le idee e le usanze associate oggi al Natale la Chiesa in fase di allontanamento dalle sue origini? La fonte della maggior parte delle forme basilari di paganesimo nel mondo antico può essere fatta risalire ai "misteri" babilonesi. Tutte le culture antiche: Egitto, Grecia, Roma, e persino India e Cina, avevano credenze, tradizioni, pratiche dei e dee collegate in qualche modo a quelle di Babilonia. I nomi usati erano diversi, e furono aggiunte ad esse diverse modifiche, fondamentalmente, però, le religioni antiche erano collegate e trovano la loro "forma più pura" a Babilonia. Nell'Antico Testamento Babilonia è considerata l'incarnazione di tutto ciò che è empio e perverso. La più grossa vergogna sofferta dal popolo di Dio a causa dei loro peccati fu quella di essere portata forzosamente in esilio nel cuore stesso del mondo pagano.
Nel Nuovo Testamento Babilonia diventa tutto ciò che da quel tempo incarna le credenze e le pratiche pagane dell'antica Babilonia, e difatti viene considerata come il nemico n° uno del popolo di Dio. Essa viene descritta così: "Poi uno dei sette angeli che avevano le sette coppe venne e mi disse: "Vieni, io ti mostrerò il giudizio della grande meretrice, che siede sopra molte acque, con la quale hanno fornicato i re della terra, e gli abitanti della terra sono stati inebriati col vino della sua fornicazione". Quindi egli mi trasportò in spirito in un deserto, e vidi una donna che sedeva sopra una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia e che aveva sette teste e dieci corna. La donna era vestita di porpora e di scarlatto, era tutta adorna d'oro, di pietre preziose e di perle, e aveva in mano una coppa d'oro piena di abominazioni e delle immondezze della sua fornicazione. Sulla sua fronte era scritto un nome: "Mistero, Babilonia la grande, la madre delle meretrici e delle abominazioni della terra". E vidi la donna ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. E, quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia" (Ap. 17:1-6).
Qual era l'atteggiamento del popolo di Dio verso questa "Babilonia" dei loro tempi?":"Uscite da essa, o popolo mio, affinché non abbiate parte ai suoi peccati e non vi venga addosso alcuna delle sue piaghe" (Ap. 18:4). Naturalmente essi non potevano separarsene fisicamente per cui l'appello era per una separazione spirituale dai suoi atteggiamenti e pratiche. Però, il popolo di Dio aveva ben udito questi ammonimenti tanto da separarsi da Babilonia? No, anzi, fecero proprio l'opposto. Fecero dei compromessi con essa e si contaminarono corrompendo sé stessi. Nell'anno 313 a. D. l'imperatore romano Costantino affermò di essersi convertito al cristianesimo e dichiarò la fede cristiana religione ufficiale del suo regno. Il fatto che lui avesse abbracciato il cristianesimo si comprovò estremamente nocivo per il vero cristianesimo. Costantino conservò i tradizionali titoli pagani, e le sue monete continuarono a portare l'effigie ed i nomi delle figure dei vecchi déi di Roma.
La Chiesa divenne "la Chiesa cattolica romana" ed i suoi metodi operarono un compromesso con il Paganesimo. Da allora il metodo della Chiesa cattolica romana di convertire i pagani al suo stile di culto è stato quello di assorbirli gradualmente, insieme alle loro osservanze idolatriche. La Chiesa si compiacque di aumentare il numero dei suoi membri includendo cristiani nominali e incontrando il paganesimo a metà strada. Vi furono valenti voci di protesta che amaramente lamentavano l'incoerenza di un simile approccio, ma le loro voci furono elevate invano.
La Chiesa cattolica romana ha continuato fino ad oggi questo tipo di approccio. Esso può essere rilevato molto bene nell'America centrale e meridionale, dove le statue degli idoli sono state semplicemente sostituite con quelle dei santi. Alcuni dei loro nomi e tradizioni si sono persino combinati. In quei paesi le chiese cattoliche si aprono spesso alla gente del luogo per celebrarvi i loro riti per il culto di divinità animiste.
Come dunque abbiamo ricevuto le nostre feste con le loro usanze e tradizioni (Natale, Pasqua, Ognissanti, e lo stesso carnevale)? Ciascuna di esse ha origine in Babilonia e prima attraverso Roma e poi grazie alla Chiesa cattolica romana diventa ufficiale. (nota personale: La festività del Natale fu scelta per soppiantare del Natale del Sole, paragonando Cristo al Sole nascente o Sol-Invictus.)
Era per questa stessa ragione che nella Ginevra di Calvino si poteva essere multati e persino messi in prigione per aver celebrato il Natale. Fu per richiesta dell'Assemblea di Westminster che il Parlamento inglese proibì l'osservanza del Natale, chiamandolo una festa pagana. In un'appendice al loro "Direttorio per il Culto pubblico di Dio", i teologi di Westminster dicono: "Non c'è comando alcuno nelle Scritture a santificare sotto il Nuovo Patto, altri giorni se non il giorno del Signore. Altre cosiddette "feste comandate' di tipo religioso, non avendo convalida alcuna nelle Scritture, devono essere abolite" (vedi pure James Bannerman, The Church of Christ, Vol. i, pagine 406-420).
Quando i cristiani riformati soprannominati puritani, andarono in America, stabilirono questa stessa legge. Gli abitanti della Nuova Inghilterra, il 25 dicembre 1620, lavorarono più del solito quel giorno, affinché la festività stessa fosse, sottoposta ad una "negligenza studiata". 40 anni più tardi la Corte civile e penale del Massachusetts decretò persino delle punizioni per chiunque avesse osservato le festività natalizie: "…chiunque venga trovato ad osservare, astenendosi dal lavoro e festeggiando, tali giorni come il cosiddetto Natale, pagherà per questa trasgressione 5 scellini".
Fino al 19° secolo il Natale non aveva rilevanza alcuna nelle chiese riformate. Nella Chiesa presbiteriana del sud degli USA, fino al 1900, nel giorno di Natale nemmeno si tenevano dei culti. La Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti, nel 1899, dichiarava: "Non c'è alcuna giustificazione biblica a che si debbano osservare come feste il Natale e la Pasqua, al contrario (vedi Ga. 4:9-11; Cl. 2:16-21) queste osservanze sono contrarie ai principi della Chiesa riformata, conducono ad un culto non prescritto e non sono in armonia con la semplicità dell'Evangelo di Gesù Cristo".
Il riformatore John Knox ed i suoi colleghi, nel loro Primo Libro di Disciplina (1560) vi includeva questa affermazione:
  • Noi affermiamo che "Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia". Affermiamo che i libri dell'Antico come del Nuovo Testamento contengono e ivi sono sufficientemente espresse tutte le cose necessarie all'istruzione della Chiesa e che possono rendere di nulla mancante l'uomo di Dio. Per questo noi vi leggiamo la condanna di tutte quelle leggi, decreti conciliari o costituzioni imposte sulle coscienze degli uomini prive di chiara convalida da parte della Parola di Dio, come: voti di castità, cerimonie di fidanzamento, il vincolare uomini e donne a vestirsi in un determinato modo, l'osservanza superstiziosa di giorni di digiuno, fare differenza fra le carni da mangiare per scrupolo di coscienza, la preghiera per i morti, l'osservanza di giorni festivi in onore di certi santi stabiliti come tali dall'uomo ed inventati dai papisti, come le cosiddette feste degli Apostoli, dei Martiri, delle Vergini, del Natale, della Circoncisione, dell'Epifania, della Purificazione, ed altre popolari feste in onore della Madonna. Proprio perché queste cose, nelle divine Scritture, non vengono in alcun modo né comandate né raccomandate, sentenziamo che esse vengano del tutto abolite da questo Regno. Affermiamo infine che coloro che si ostinano a mantenere ed insegnare tali abominazioni non dovranno sfuggire al castigo che infliggerà loro il Magistrato civile.
Qual è dunque la storia del Natale? Esso fu introdotto nella Chiesa secoli dopo il Nuovo Testamento, fu condannato dalla Riforma, ed è solo in questo secolo che esso è tornato ad insinuarsi nella Chiesa riformata. Quel che voglio dire, così, è che il vero Natale è sempre stato pagano, e renderlo una celebrazione cristiana significa aggiungere Cristo od altri elementi biblici ad una festa essenzialmente pagana.


II. La sua istituzione
dio babilonese
Consideriamo così alcune fra le usanze più familiari del Natale ed il loro significato. Ne prenderò solo alcune, ma vi assicuro che ciò che dirò di queste è vero pure di tutte le usanze natalizie, e vi incoraggio a verificarlo in qualsiasi enciclopedia.
Si prenda per esempio la data stessa del Natale, il 25 dicembre. Come probabilmente già saprete, nessuno conosce veramente quando nacque Gesù, e il 25 dicembre è molto improbabile. Perché allora il 25 dicembre? Perché è il periodo dell'anno in cui i giorni cominciano ad allungarsi di nuovo e quello in cui i Babilonesi celebravano la vittoria del loro dio Sole. (nota personale: Al 3000 A.C. risalgono le feste di celebrazione del Dio del Sole Babilonese Shamash, nel giorno corrispondente al nostro 25 dicembre. Il dio Sole Shamash, Utu in sumerico e Shamas in accadico, è una divinità popolare in tutta la storia della Mesopotamia; il suo nome si riferisce al Sole. Shamas è rappresentato da un disco solare. In Babilonia comparve successivamente il culto della Regina del Cielo (Isthar) e di suo figlio Tammuz, il dio creduto la reincarnazione del Sole. La nascita di questo Dio avveniva proprio durante il solstizio d’inverno: in questa veste di bambino a Babilonia il dio Sole Tammuz prendeva il nome di Yule e il Giorno di Yule veniva festeggiato il 25 dicembre. La dea Ishtar veniva rappresentata anch’essa avente tra le braccia il suo “unico figlio” con una aureola di dodici stelle intorno al capo, i 12 segni zodiacali. Il culto di Tammuz/Yule era talmente forte e diffuso che nella stessa Bibbia troviamo il profeta Ezechiele , nel VI secolo a.C, rimproverare le donne  di Gerusalemme perche’ piangevano la morte di Tammuz. "Allora mi condusse all'ingresso della porta della casa dell'Eterno, che è verso il nord; ed ecco, là sedevano donne che piangevano Tammuz. Quindi mi disse: «Hai visto, figlio d'uomo? Tu vedrai abominazioni ancora piú grandi di queste»" Ezechiele 8:14-15).  La copia romana di questa usanza babilonese veniva chiamata "Saturnali", la festa della nascita di Sole (Sol-Invictus). Per secoli agli occhi dei cristiani questa era stata un'abominazione. Questa celebrazione avveniva con feste ed orge sfrenate. La Chiesa cattolica, però, invece di contrapporsi fermamente al paganesimo, cominciò a fare compromessi con esso. Desiderava "aiutare" i deboli giovani cristiani che non volevano abbandonare i divertimenti e l'allegria che caratterizzava questo solstizio di inverno. La chiesa, così, diceva loro: "Divertitevi pure in questa stagione, se volete. Soltanto ora la considereremo la celebrazione della nascita del Figlio di Dio. Invece di perdere la gente in favore del paganesimo, combineremo le due celebrazioni e gradualmente conquisteremo dei pagani al cristianesimo. Non costringiamo la gente a fare una scelta fra le due cose".


Consideriamo poi la stretta associazione che sussiste per la Chiesa cattolica romana fra il Natale e la tradizionale "messa di mezzanotte", usanza che affascina pure molti che non sono cattolici-romani. Gli antichi pagani attendevano la nascita del dio Sole in una simile veglia notturna. Nella lingua inglese il nostro "Natale" viene espresso con un termine che ricorda proprio questa speciale messa, il "Christmas", la messa ("mass") speciale in onore di Cristo. In tedesco si dice "Weinacht", la notte santa, il concetto è identico. Qual è il significato della messa? Nel cuore stesso della messa, secondo la concezione cattolica-romana, c'è una palese negazione della sufficienza dell'espiazione sacrificale compiuta da Cristo. Nella messa si rinnoverebbe il sacrificio di Cristo per i peccati. Tutto questo, però, non è nulla di meno che rinnegare l'Evangelo (cfr. Eb. 9:12,24-26; 10:10,12,14). La Chiesa cattolica-romana ha molte di queste messe speciali, come quella della festa di S. Michele, ma è quella di Natale che ,molti protestanti sembrano avere conservato.
Che vi potrebbe poi essere di più innocente degli alberi di Natale decorati e luccicanti che troneggiano nelle case e persino in certe chiese durante la festa di Natale? Sapete perché noi abbiamo questa tradizione? Dai tempi più antichi gli alberi hanno giocato un ruolo importante nella religione pagana, ed erano persino adorati. I normanni, i celti ed i sassoni usavano gli alberi per tenere lontane le streghe, gli spiriti malvagi ed i fantasmi. In Egitto le palme erano prominenti, a Roma erano gli abeti. A causa di queste associazioni si intagliavano con cura degli idoli da questi alberi. Geremia così ammoniva il popolo di Dio: "Così dice l'Eterno: "Non imparate a seguire la via delle nazioni e non abbiate paura dei segni del cielo, perché sono le nazioni che ne hanno paura. Poiché i costumi dei popoli sono vanità: infatti uno taglia un albero dal bosco, il lavoro delle mani di un operaio con l'ascia. Lo adornano d'argento e d'oro, lo fissano con chiodi e martelli perché non si muova" (Gr. 10:2-4).
natività
 Persino la scena della natività, il tradizionale "presepio", che alcuni considerano come "il più cristiano" dei simboli di Natale, è contaminato di influenze pagane. Quasi ogni forma di culto pagano che si conosca, derivata dai misteri babilonesi, focalizza l'attenzione dei fedeli su una dea madre e sulla nascita del suo bambino. Le diverse culture utilizzano nomi diversi, ma il concetto è uniformemente lo stesso. In Babilonia era il culto della Regina del cielo e del suo figlio Tammuz, il dio che si credeva incarnazione del Sole. La nascita di questo dio avveniva proprio durante il solstizio di inverno. Yule era il nome che in Babilonia portava questo bambino, e il giorno di Yule veniva celebrato il 25 dicembre, molto prima della nascita di Cristo. La prossima volta che vedrete una cartolina di Natale con su la scena del presepio, Maria e Gesù con un aureola sulla testa, ricordate che questo concetto cattolico-romano è stato preso a prestito dai misteri babilonesi, ed anche l'iconografia pagana antica presenta impressionanti somiglianze proprio con questa usanza "cristiana". Ricordate, inoltre, che al credente viene fatta proibizione di farsi immagini religiose scolpite: "Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra" (Es. 20:4). Prendiamo seriamente questi comandamenti di Dio o pensiamo che siano superati o che possano venire "spiegati" facilmente?
Babbo Natale
 Che dire poi di Babbo Natale, o S. Nicolao? Forse che qualcuno potrebbe negare che è questi che rappresenta "il vero significato del Natale" per la grande maggioranza della gente in occidente? Non mi addentrerò ora nelle molte storie che fanno risalire questa figura ad un santo cattolico-romano, ma che cosa rappresenta oggi? Egli è un inoffensivo, grasso e gioioso elfo, oppure è diventato il simbolo anti-cristiano dell'avidità, del materialismo, dell'egoismo, un espressione di "qualcosa per nulla", "che ce ne ricavo io?".
I genitori che raccontano ai loro bambini il mito di S. Nicolao mettono così in questione la loro propria credibilità di fronte ai loro bambini. Quando essi vi chiedono: "Babbo Natale può vedermi attraverso queste pareti?" Che rispondete? I nostri bambini dovrebbero essere in grado di sapere che possono aver fiducia di noi in tutto ciò che diciamo loro senza questione. Come potremmo aspettarci che ci credano quando insegniamo loro fin dall'infanzia "le sacre Scritture, le quali ti possono rendere savio a salvezza, per mezzo della fede che è in Cristo Gesù" (2 Ti. 3:15), e "il mistero della pietà: Dio è stato manifestato in carne" (1 Ti. 3:16)?
Tutto ciò che la nostra cultura crede di Dio è condensato in S. Nicolao! Egli è impegnato in un'attività bella ma piuttosto priva di significato per tutto l'anno. Egli esiste in qualche luogo là nel nord o nei boschi come un vecchio innocuo e amichevole con una lunga barba bianca. Egli visita la gente una volta l'anno, passando 364 giorni nell'oscurità. Un bambino potrebbe scrivergli al Polo Nord, ma la comunicazione è strettamente a senso unico. S. Nicolao non ha nulla a che fare con la vita di tutti i giorni. Il modo in cui un bambino può essergli gradito è quello di "essere buono". S. Nicolao ci ammonisce sulle conseguenze dell'essere "cattivi", ma quello che ci dice, in fondo, non avverrà mai. Il bambino sa di non essere stato perfetto, e sebbene incontrando questa figura, può avere una qualche ansia, egli si ricorda dell'anno passato e sa che non importa che cosa dirà S. Nicolao, alla fine egli sempre gli darà buone cose. S. Nicolao rappresenta un dio che minaccia l'uomo dell'inferno solo per "tenerlo buono" in questa vita, ma che alla fine, bene o male, accetterà poi tutti benevolmente. Se insegnate ai bambini il mito di S. Nicolao, senza saperlo date loro del materiale per far si che essi sviluppino un concetto non biblico del Trascendente.
Non è interessante che i giapponesi abbiano elevato S. Nicolao al rango di divinità e gli abbiano dato un posto uguale alle loro altre divinità della buona fortuna? Fa meraviglia che recentemente un teologo liberale abbia suggerito che S. Nicolao potrebbe ben essere considerato il primo santo veramente ecumenico? Questi afferma che una tale figura potrebbe riscuotere il consenso del pagano medio, del cattolico-romano medio, come pure del protestante: "Anche i buddisti ed i mussulmani che onorano questo vecchietto, potrebbero con lui e con noi fare un buon tratto di strada insieme… egli ha fatto molto per diffondere l'insegnamento che 'è meglio dare che ricevere' più di quanto mai abbia fatto un qualsiasi ecclesiastico nei passati mille anni!" Una simile affermazione la dice lunga, non è vero?
Non è forse molto positivo ricordarsi della nascita del Salvatore scambiandosi doni? Certamente non c'è nulla di non-cristiano nello scambio dei doni, ma non è forse vero che non c'è nessun altro aspetto del cristianesimo che abbia subito più di questo maggior perversione? "Spendiamo del denaro che non abbiamo per comprare doni di cui non abbiamo bisogno per fare impressione su gente che non amiamo". Che presa in giro e che follia tutta questa frenesia per fare compere! Potrebbe forse qualcuno onestamente suggerire che ciò che avviene nelle nostre città intorno al 25 dicembre onora Gesù Cristo, colui che visse una vita di semplicità, umiltà e rinnegamento di sé stesso, che condannò l'ostentazione e l'auto-indulgenza, che ci insegnò che: "Fate attenzione …la vita di uno non consiste nell'abbondanza delle cose che possiede" (Lu. 12:15)? Eppure gente che afferma di essere cristiana spende cifre grandissime per i loro Natali, ed al tempo stesso offre molto poco per l'opera dell'Evangelo nel nostro paese o per le missioni. Non è forse vero che per il vero cristiano donare dovrebbe essere qualcosa che avviene per tutto l'anno e dovrebbe scaturire da un cuore che veramente ama, e non per dovere e aspettandoci qualcosa in cambio?
Che dire dei pranzi e delle cene "natalizie", della baldoria, delle dissolutezze che avvengono in questo periodo dell'anno, apparentemente in connessione con la nascita di Gesù Cristo? Come mai gli alcolici sembrano scorrere a fiumi in questo periodo dell'anno? Perché vi sono più incidenti stradali in questo periodo che in tutti gli altri messi assieme? Potremmo pure cavillare sull'origine dell'albero di Natale e del presepio, ma una cosa è certa: se usate l'Incarnazione del nostro Signore come scusa per fare baldoria e dissolutezze di ogni genere, potrete star sicuri che a suo tempo raccoglierete la ferma ed inappellabile sentenza di condanna da parte di Dio. Ora la questione è questa: tutte queste parodie che circondano la stagione natalizia sono incoerenti con il vero significato del Natale, oppure è proprio questo il vero significato del Natale come è derivato dalla sua origine e storia.
Davvero poi le tradizioni che circondano il Natale sono così innocue? Sono poi così innocenti? Mah. Com'è che Satana potrebbe tentarci più efficacemente? Forse mettendoci di fronte a immagini orribili e grottesche che ci ripugnerebbero? Forse che ci assale in vicoli bui vestito di rosso, con la cosa ed il forcone dicendoci: "Ehi, sono il diavolo. Sono venuto per ingannarti e por portarti con me all'inferno?". Naturalmente no. I mezzi che Satana usa sono sottili: si traveste da "angelo di luce" (2 Co. 11:14). Egli ci mette di fronte cose "innocenti", "innocue", "solo per divertimento", cose che "così fan tutti". I cristiani sinceri spesso senza che se ne accorgano sono trascinati nell'idolatria attraverso le tradizioni umane.

III. Le implicazioni

Da questa massa di materiale (e ne abbiamo solo grattato la superficie), tiriamone qualche conclusione. Come dobbiamo reagire come cristiani a tutto questo "Natale" con le sue tradizioni multiformi? Come io la vedo, abbiamo solo tre alternative:

  1. Possiamo fare del nostro meglio per "restituire Cristo al Natale", continuare a combattere la battaglia perduta per ricuperare qualcosa di remotamente cristiano da questa festa del tutto pagana. Dobbiamo però chiederci: "Voglio mettere Cristo in una celebrazione pagana?". Dobbiamo allora affrontare la questione di base: "Che cos'è il Natale?", che cos'è veramente? Quando è iniziato e che cos'è stato storicamente?
  2. Possiamo cercare di separare interamente il Natale da Cristo. Possiamo considerarlo come una sorta di festa cultural-popolare, osservando che gli elementi pagani in esso siano così remoti storicamente, che queste tradizioni sono state in qualche modo purgate dalla loro idolatria. Questo sarebbe più coerente, ma c'è ancora un problema: i vostri amici non cristiani e la società ancora vagamente associano il Natale con la nascita di Cristo e presumono che, dato che siete cristiani, voi partecipate a questa celebrazione della nascita di Gesù. I cristiani nelle culture primitive hanno avuto questo problema per anni. Essi vengono esortati a partecipare ai riti pagani come una sorta di retaggio culturale, distanziandosi però dalle loro origini idolatriche. Però: riescono ancora a conservare una testimonianza cristiana in tutto questo?
  3. La sola altra alternativa è di abbandonare interamente il Natale. Io sono convinto che questa sia l'unica via coerente che possa essere presa. Ho sentito più volte dire: "Nessuno è sempre coerente". Certo, nessuno è sempre coerente con i propri punti di vista. Questo fatto, però, non ci solleva dall'obbligo di essere coerenti il più possibile, ubbidire ad ogni comando scritturale che noi comprendiamo. "Questo però non è forse una presa di posizione troppo drastica?". Si, molto drastica, ma se vogliamo contrapporci alla marea sempre più invadente del paganesimo moderno, lanciarci una sfida, sono necessarie misure drastiche. "Ma non è una proposta un po' troppo radicale?". Si, ma la fede cristiana è una fede radicale.

"Ma non corro il rischio di essere così considerato un fanatico?". Probabilmente. Quella sarebbe un'esperienza nuova, non è vero? A nessuno piace essere considerati fanatici. C'è qualcosa di sbagliato nel fanatismo. A nessuno piace la persecuzione. Pensate però quanta poca persecuzione noi si debba affrontare come cristiani. Non è forse perché non siamo coerenti? Non c'è forse qualcosa di sbagliato quando la nostra fede e la nostra condotta non disturba il mondo più di quel tanto? Se facciamo compromessi a questo punto, perché non facciamo compromessi anche in altri campi, ed in altri ancora? Noi cristiani spesso ci domandiamo perché oggi non siamo perseguitati. La conclusione a cui spesso raggiungiamo è che saremmo perseguitati, se fossimo veramente fedeli. Perché il mondo non ci odia? È perché non sfidiamo più il suo modo di essere e di pensare, perché non presentiamo più che cosa invece dovrebbe essere il cristianesimo. Il mondo ha sostituito l'Evangelo con una religione cultural-popolare.
Martin Lutero disse: "Se io professo con voce alta ed esposizione chiara ogni porzione della verità di Dio eccetto precisamente quel punto che il mondo ed il diavolo in questo momento stanno attaccando, io non confesso Cristo, per quanto arditamente possa professare Cristo. Là dove infuria la battaglia è proprio là che si prova quanto il soldato sia valente, ed essere coerente nelle retrovie soltanto significa sfuggire dalle nostre responsabilità".
"È difficile fare questo veramente!". Si, lo è, senza alcun dubbio. La tradizione natalizia è così radicata nella nostra società - e anche nel nostro cuore - da rendere particolarmente difficile nuotare contro corrente. La questione non è però: "È difficile?", ma "È giusto?". Le cose giuste non sono sempre facili. Cristo ci ha promesso che seguirlo non sarebbe stato facile. Quando la vita cristiana è facile come la nostra, è inevitabile che in qualche punto essa sia sbagliata.
Quali sono allora le ragioni positive per volere cancellare del tutto la festa del Natale? La prima è che i nostri antenati nella fede, i primi cristiani, cercavano accuratamente di evitare di essere coinvolti nelle celebrazioni natalizie. Era così perché si attenevano alla Parola di Dio come unica regola infallibile di fede e di pratica. La Confessione di Fede di Westminster dice: "L'intero consiglio di Dio riguardo alle cose necessarie alla propria gloria, la salvezza dell'uomo, la fede, e la vita, è o espressamente presentato nelle Scritture, o può essere da esse dedotto come conseguenza buona e necessaria. Ad esse non si dovrà aggiungere nulla, né per rivelazioni dello Spirito, o per tradizione umana" (1,6). "Il modo accettevole per rendere culto a Dio è stato stabilito da Dio stesso, e così limitato dalla Sua propria volontà rivelata, che Egli non potrà essere adorato secondo le immaginazioni e gli artifici dell'uomo, o i suggerimenti di Satana, sotto una qualsiasi rappresentazione visibile, o in modi non prescritti dalle Sacre Scritture" (21:1).
Gesù disse dei Farisei: "Trascurando infatti il comandamento di Dio, vi attenete alla tradizione degli uomini: lavatura di brocche e di coppe; e fate molte altre cose simili... annullando così la parola di Dio con la vostra tradizione, che voi avete tramandata. E fate molte altre cose simili" (Mr. 7:8,13). Paolo tristemente così scriveva ai Galati: "Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni. Io temo di essermi affaticato invano per voi" (Ga. 4:10,11). Egli non li condannava per seguire quelle istituzioni comandate da Dio, ma per osservare quelle di fattura umana, contrarie alla legge di Dio. Per molti oggi la festa principale delle osservanze religiose è una celebrazione senza alcun supporto biblico.
Pensate che mi piaccia tanto dire queste cose? A nessuno piace essere come Ebenezer Scrooge del racconto di Dickens oppure come quello gnomo malvagio che faceva di tutto pur di privare la gente …della gioia del Natale. La vera questione è solo questa: È biblico ciò che ho detto fin ora? È coerente con la Parola di Dio? Se non lo è, allora potete anche non considerarlo. Se però lo è, allora dovreste considerarlo attentamente e metterlo in pratica. Potreste, è vero, a questo punto, non concordare con la mia interpretazione delle Scritture, potreste non essere d'accordo con la mia valutazione del contesto storico e dell'attuale situazione. Potrei anche sbagliarmi. Non sono infallibile. Ciò che però dovete fare con un messaggio come questo è ciò che fecero i cristiani di Berea nel libro degli Atti: "Or costoro erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica e ricevettero la parola con tutta prontezza, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se queste cose stavano così" (At. 17:11). Dovete valutare apertamente, onestamente e realisticamente queste argomentazioni da voi stessi e giungere ad una conclusione. Non siete responsabili verso il predicatore, ma verso Dio.
Le Scritture mettono in evidenza il contrasto che ci deve essere fra il cristiano ed il mondo. Oggi largamente non lo si tiene più in considerazione. "Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui" (1 Gv. 2:15). "Perciò uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d'immondo, ed io vi accoglierò" (2 Co. 6:17). "E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio" (Ro. 12:2). L'idea è: non lasciate che il mondo vi imponga la sua lista, non lasciate che il mondo vi dica a quale passo andare o che stabilisca lui i criteri di giudizio. Il cristiano è nel mondo, ma non deve essere del mondo. Egli è cittadino di un altro paese, uno straniero ed un pellegrino quaggiù. Non tiene il passo con i suoi compagni, perché ascolta il ritmo indicato da un altro comandante.
Ciò che voglio mettere in evidenza è il fatto che non potete avere un Natale cristiano. Gli aspetti religiosi sono la parte peggiore del Natale. Non c'è illustrazione più appropriata nel Natale del contrasto esistente fra la religione cultural-popolare e la fede biblica. Il Natale propone un'imitazione dell'Evangelo che di fatto impedisce al mondo di comprendere che cosa sia veramentel'Evangelo. Il Natale presenta un Evangelo alternativo con il quale il mondo può ben convivere. Per il mondo il messaggio cristiano è semplicemente "amore, pace, lo spirito del donare, il sentimento di buona volontà". Questo "Evangelo" spogliato è in grado di fornire al mondo la sua dose di pseudoreligione che non gli permetterà di comprendere il vero Evangelo.
Il mondo ama il Natale perché il Natale promuove un'immagine sentimentale di un bambino in una mangiatoia. Il Natale non rappresenta veramente chi è Gesù. Il Natale è l'unico momento in cui una persona fondamentalmente empia possa sentirsi per un po' religiosa. La maggior parte della gente ama fare di tanto in tanto qualcosa di religioso per mettersi in pace la coscienza e convincere sé stessi che in fondo non sono dopo tutto delle cattive persone. Il Natale concede loro l'opportunità per pensarlo. Alla maggior parte dei pagani non disturba partecipare per un po' allo spirito natalizio. Questo perchè è possibile avere lo spirito natalizio ma senza avere lo Spirito Santo, senza avere realmente la mente di Cristo.
La stessa popolarità acquisita dal Natale dovrebbe far drizzare le antenne al cristiano e metterlo in guardia contro di esso. Tutti possono celebrare il Natale con cuor contento! I pagani confessi, i cristiani nominali, persino i buddisti possono associarsi a questa celebrazione. Se, in realtà, il 25 dicembre fosse una data stabilita da Dio affinché la osservassimo, potete stare sicuri che il mondo non vorrebbe osservarla. Dopo tutto Dio ha comandato affinché si osservasse come festivo un giorno su sette. Il mondo lo osserva forse? Naturalmente non ne vuole sapere di osservarlo come Dio richiede. Il mondo lo ignora totalmente. Non dovrebbe il cristiano avere dei sospetti su una celebrazione che il mondo peccatore accetta senza farsi problema alcuno? Vi sono moltitudini di persone che continuamente infangano il Giorno del Signore, ma in qualche modo hanno grande zelo nell'essere in Chiesa a Natale.
La questione cruciale per un cristiano è la Signoria di Gesù Cristo. "Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale voi avete da Dio, e che voi non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio" (1 Co. 6:19,20). Siete disposti sinceramente a pensare su questa questione tutto ciò che Dio desidera che voi pensiate? Siete disposti, se necessario, a fare un drastico cambiamento nel vostro modo di pensare e di agire? È a questo punto che insorge il vero conflitto.
Ho udito molte persone che su questo argomento dicono: "No, non voglio leggere nulla al riguardo. Non ne voglio parlare. Voglio avere il mio Natale qualunque cosa se ne possa pensare. Mi piace e nessuno me lo porterà via" (Dio incluso). È allora che il Natale diventa un idolo. Un idolo è qualunque cosa venga fra voi e Dio; qualunque cosa vi rifiutate di rinunciare, anche con il Suo comando. Esortazioni generiche alla rinuncia non incidono tanto sulla nostra vita. Il discepolato concreto, però, è l'unica cosa che conti perché tocca proprio le cose che ci importano. La questione reale è: potete sinceramente dire al Signore Iddio: "Sia fatta la Tua volontà sulla terra com'è fatta in cielo, la Tua volontà, oh Signore!


tratto da: http://www.riforma.net/




"E se vi pare cattiva cosa servire l'Eterno, scegliete oggi chi volete servire, o gli dèi che servirono i vostri padri di là dal fiume, o gli dèi degli Amorei, nel cui paese voi abitate; quanto a me e alla mia casa, serviremo l'Eterno»."
(Giosué 24:15)
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