La via larga: l'inferno | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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mercoledì 13 febbraio 2013
Unknown

La via larga: l'inferno


inferno

L’inferno è un luogo ben definito

Il luogo o condizione inferno racchiude diversi concetti biblici che, seppur descritti con termini diversi nelle lingue ebraica e greca, hanno in comune un predominante concetto, che è quello dell'esistenza di una realtà, dopo la cessazione dell'esistenza dell'uomo sulla terra, di condizione eterna, lontana da Dio e nella sofferenza. D'altronde, la creazione di Dio, il Suo l'impegno per la realizzazione della salvezza dell'umanità, con la necessità della nascita, della morte e risurrezione di Cristo, sarebbero state inopportune in una realtà dove non ci sarebbe una punizione eterna e dove alla fine tutto sarebbe tornato nel nulla assoluto o nella eterna scomparsa dell'uomo malvagio e peccatore, tutte cose, queste, che ci portano alla deviazione totale dall'insegnamento di Cristo e completamente fuori dal cristianesimo.
La dottrina dell'inferno è, insieme alle altre, un insegnamento importantissimo, per cui negando la sua esistenza saremo costretti a rifiutare le altre che sono ad essa collegate. Tutte le dottrine e gli insegnamenti fondamentali di Cristo sono vitali per il credente, sono come i raggi di una ruota, per cui venendone a mancare uno, viene compromessa la funzionalità della ruota stessa.
I termini che riscontriamo nelle lingue bibliche sono:
  • Abyssos (gr.) cioè "abisso", "inferi", in particolare "prigione per i demoni" dei passi di Luca 8:31 e Apocalisse 9:1; un significato simile è attribuito a "tartaros" di 2 Pietro 2:4;
  • Sceol (ebr.) ovvero Ades (gr.), comunemente chiamato "inferno" e "soggiorno dei morti", ed è il luogo provvisorio ed intermedio di soggiorno dell'anima della persona deceduta sino alla resurrezione finale. Lì Gesù è andato ad annunciare il Vangelo agli spiriti dei morti (1 Pietro 3:19, 4:6), ed è pure da lì che, quando è salito nel cielo, ha liberato molti che erano prigionieri, portandoli con se (Efesini 4:8). Quindi Sceol o Ades, adesso, dopo la resurrezione di Gesù, è la condizione e il luogo dove vanno le anime di coloro che saranno giudicate e condannate da Dio ed è tutt'ora un luogo in cui si soffre;
  • Geenna (gr.) è l'inferno finale di fuoco e zolfo, o "stagno ardente di fuoco e zolfo" di Apocalisse 20:10 e 20:15. E' il termine tradotto in greco dall'Aramaico di "gehinnam", cioè valle di Hinnom, a sud di Gerusalemme, dove al tempo del dominio cananeo venivano eseguiti sacrifici di bambini tramite roghi. Quando Gesù parla di questo luogo non si riferisce al luogo geografico, ma a quello che esso rappresenta, cioè il luogo della punizione.
L'inferno, una angosciosa realtà
dottrina
I passi della Bibbia che ci parlano di queste realtà, dunque,  non ci vogliono trasmettere dei concetti puramente simbolici, come vogliono credere quelli che rifiutano il sano insegnamento di Cristo per abbracciare le tesi dell'annichilimento e del condizionalismo, ma ci descrivono delle realtà presenti e future.
La Geenna, o lo Stagno di Fuoco e di Zolfo è veramente un luogo in cui si soffre. Infatti, dice ancora la Parola, "lì sarà il pianto e lo stridor di denti".
L'indicazione perentoria dei dolori nello Sceol o nella Geenna, non si possono paragonare a un'estinzione o annientamento dell'esistenza, come molti credono. Se l'uomo fosse veramente annientato all'atto della morte terrena sarebbero superflui e incomprensibili i riferimenti al "fuoco eterno" o "inestinguibile", al "verme che non muore" e alle relative sofferenze.
Da nessuna parte della Sacra Scrittura si trova una chiara prova del fatto che questo "fuoco" rappresenta un atto unico di annientamento che dà termine all'esistenza dell'individuo, mentre invece si denota la sua eterna durata.
Per descrivere la realtà della punizione, della sofferenza e della lontananza eterna da Dio, la Bibbia utilizza costantemente concetti che richiamano orrore, dolore e sofferenze.
L'insegnamento biblico sull'inferno è oggi forse una delle dottrine più trascurate. Quando si parla oggi di inferno, infatti, si viene generalmente messi in ridicolo, come se tutta la faccenda dell'inferno fosse così antiquata che solo gli ingenui e gli sprovveduti potrebbero ancora credere all'esistenza di un luogo simile.
Queste reazioni non ci sorprendono più di quel tanto: l'uomo naturale, infatti, non sopporta l'idea di dover essere responsabile di sé stesso davanti a Dio, perché ama il peccato e non ha alcuna intenzione di abbandonarlo. La mente carnale allora scaglierà obiezione dopo obiezione contro l'idea dell'inferno, perché rifiuta di affrontarne la realtà. Molti vivono pensando che se solo continueranno ad ignorare una certa difficoltà abbastanza a lungo, essa svanisca da sola. Persino alcuni leader religiosi conservatori si sono messi ad attaccare l'idea dell'inferno!
Che propongano però pure tutti gli argomenti che vogliono: le frivole obiezioni degli sciocchi non riusciranno ad eliminare l'inferno!
Nel mezzo di tutto questo schiamazzo per negare l'esistenza dell'inferno, coloro che credono che la Bibbia abbia ragione sono chiamati ad alzarsi per parlare chiaramente e con fermezza. Quando parlerete del giusto terrore che deve incutere l'inferno, forse sarà la cosa più importante che avrete potuto fare in questa vita. «...chiunque ode il suono della tromba e non fa caso all'avvertimento, se la spada viene e lo porta via, il suo sangue sarà sul suo capo» (Ezechiele 33:4). Vi prego, vi esorto vivamente di prendere il tempo necessario per leggere questo studio fino alla fine.
Perché mai uno dovrebbe interessarsi così tanto dell'inferno? Perché dovremmo usare del nostro tempo prezioso per leggere qualcosa sull'inferno? Ci sono diverse ragioni per cui questo può essere vantaggioso:
  1. Udire dell'angosciosa realtà dell'inferno come di una reale possibilità potrebbe essere un salutare shock per la vostra coscienza e farvi aprire gli occhi sulle false sicurezze che troppo spesso si coltivano.
  2. Udire dell'inferno può essere un salutare deterrente dal commettere ciò che a Dio dispiace. Sia le persone religiose che quelle irreligiose possono essere dissuase molto efficacemente dal peccare quando si rammenta loro regolarmente della reale possibilità dell'inferno.
  3. Udire delle angosciose sofferenze dell'inferno come di una reale possibilità può essere molto utile per coloro che si illudono di essere salvati supponendo di essere credenti in Cristo e nei fatti dell'Evangelo mentre in realtà non lo sono e sono avviati loro malgrado proprio là dove essi certo non vorrebbero finire.
  4. Predicare la dottrina dell'inferno è utile sia per i credenti che per i non credenti.
Perché la gente oggi sembra non aver più paura dell'inferno? Si, perché oggi pare esservi una diffusa indifferenza ed incredulità a questo riguardo, e la possiamo trovare fra le file sia di quelli che vanno in chiesa e di quelli che non ci vanno.
La gente sembra non temere più l'inferno. Perché? Un uomo non ha paura di un leone quando questo è solo dipinto sulla parete perché è solo un'immagine. Egli sa che non si tratta di un leone vero. Ma se invece fosse da solo nella giungla e si trovasse faccia a faccia con un minaccioso leone ringhiante, ne sarebbe terrorizzato. L'umana coscienza è proprio come quell'uomo che vede un leone dipinto. Udiamo dalla Bibbia dell'inferno. Sappiamo che il Signore Gesù ne aveva parlato e forse di più di qualunque altro argomento! Allora perché molti oggi non credono all'inferno come di una reale possibilità? Perché non ne sentono parlare abbastanza, perché non studiano quello che la Scrittura dice sull'inferno. Non è tanto quello che udiamo a conformare ciò in cui noi crediamo, ma pure ciò che non udiamo conforma il nostro sistema di credenze. È solo lo Spirito di Dio che può incuterci il giusto e necessario terrore dell'inferno e presentarcelo in modo tale da rendercene attenti. La dottrina dell'inferno è stata usata da Dio per la conversione dei peccatori molto più spesso di quanto si creda e molto di più di qualsiasi altra dottrina. 

La necessità dell'inferno
punizione
La maggior parte di coloro che oggi si prendono gioco di questa dottrina lo fanno probabilmente per diverse ragioni. Forse la principale è la pertinacia di voler seguire solo quello che a loro meglio aggrada senza avere il pensiero di dover subire conseguenze per le loro azioni. Essi non vogliono udire che ciò che essi fanno è sbagliato, essi non vogliono udire che saranno puniti per i loro peccati.
Quante volte, poi, si odono al riguardo rimostranze di questo genere: "...ma non vi sembra che un tormento eterno all'inferno sia incompatibile con un Dio misericordioso ed amorevole? Come potrebbe un Dio che è amore destinare qualcuno all'inferno per sempre?". Queste domande però, nascono da un equivoco di fondo sul carattere di Dio e sulla natura del peccato. 
Perché è necessario l'inferno? Esaminiamone diverse ragioni:

1) La malvagità del peccato e la santità di Dio 

La difficoltà che molti hanno nel comprendere la necessità dell'inferno può essere posta in relazione ad una comprensione incompleta ed inadeguata da una parte di quanto sia veramente riprovevole ed aberrante il peccato, e dall'altra di quanto sia glorioso Dio. Non vediamo quanto anche il più piccolo peccato possa essere deplorevole agli occhi di Dio né riusciamo a comprendere la santità di Dio, la Sua giustizia e la Sua ira. Se considerassimo il peccato come il più grande male del mondo, se ci rendessimo conto che esso è un vergognoso insulto e un dispregio della sovranità di Dio su di noi, un empio scherno nei Suoi riguardi, un agitarGli davanti il nostro pugno ed uno sputo in faccia, cominceremmo a comprendere un poco di come possa apparire il peccato ai Suoi occhi. Ogni qual volta noi pecchiamo, eleviamo nel nostro cuore noi stessi oppure una nostra pietosa voglia come se Gli fosse una divinità rivale. Il peccato respinge il Creatore nella Sua stessa essenza e dignità divina per porre al Suo posto una creatura.
Se solo potessimo comprendere la santità divina e che cosa significa essere santo, puro, perfetto, retto e incontaminato dal sia pur minimo peccato, avremmo un'idea migliore sul perché Dio odi tanto il peccato. L'assoluta santità non può tollerare il minimo peccato. "Tu hai gli occhi troppo puri per vedere il male e non puoi guardare l'iniquità" (Ha. 1:13). Se solo potessimo capire la gloriosa santità e purezza di Dio, come pure maggiormente la natura abominevole del peccato, allora non avremmo problemi con l'assoluta necessità dell'inferno.
"Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato; chi lo può conoscere?". Il cuore umano è malato, il cuore umano è malvagio, il cuore umano è ingannevole. E' la corruzione del cuore umano a fare in modo che noi inganniamo noi stessi sulla perversità del peccato e su molte altre cose.

2) La natura infinita di Dio 

Cercare di comprendere che cosa sia in realtà il peccato, significa guardarlo dal punto di vista di Dio. Dio è un essere infinito ed eterno. Ogni atto di peccato viene commesso contro un Dio infinito e santo. In ogni atto di peccato noi spodestiamo Dio e mettiamo noi stessi sul trono: in ogni peccato è questa la questione decisiva. "la volontà di chi sarà compiuta: quella di Dio o quella dell'uomo?". Ora l'uomo, con il peccato pone la sua propria volontà al di sopra di quella di Dio, e così dà un calcio a Dio e lo pone sotto i suoi piedi. Un singolo atto peccaminoso commesso contro un Dio santo ed infinito, merita un castigo dal carattere infinito. E' un male infinito offendere un Dio infinito anche una sola volta. 

3) La giustizia divina

Anche un solo peccato contro Dio richiede che Dio difenda il Suo nome e la Sua giustizia punendolo tanto severamente quanto merita. Dio può difendere la Sua giustizia, e lo farà. Egli promette di farlo in Romani 12:19 laddove dice: " Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all'ira di Dio, perché sta scritto: «A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore»".
Uno dei più grandi predicatori in assoluto, Jonathan Edwards, scrisse: "La gloria di Dio è il bene più alto; è lo scopo principale della creazione; è di importanza maggiore di qualunque altra cosa. Ecco però un modo in cui Dio glorificherà sé stesso glorificando la Sua giustizia: nell'eterna distruzione degli empi. Là Egli apparirà come giusto sovrano del mondo. La giustizia retributiva di Dio apparirà stretta, esatta, terribile, e quindi gloriosa".

Una descrizione dell'inferno
pena
L'inferno è una fornace di fuoco inestinguibile, un luogo di castigo eterno, dove le sue vittime vengono tormentate sia nel corpo che nella mente secondo la loro natura peccaminosa, secondo i peccati che di fatto si sono commessi e la misura di luce spirituale loro accordata e respinta. L'inferno è un luogo dal quale Dio ha ritirato la Sua misericordia e la Sua bontà, dove l'ira di Dio viene rivelata come un fuoco terrificante e consumante e dove gli uomini vivranno con le loro concupiscenze insoddisfatte nei secoli dei secoli. In Matteo 13:47-50 il Signore Gesù racconta una parabola al riguardo del Giudizio. Nei versetti 49 e 50 il Signore descrive così  il destino degli empi: “Così avverrà alla fine del mondo, gli angeli verranno e separeranno i malvagi dai giusti; e li getteranno nella fornace del fuoco. Lì sarà pianto e stridor dei denti”. Nell'esaminare queste parole del Signore Gesù dovremmo dapprima notare che l'inferno viene qui descritto come una fornace di fuoco. La fornace di Nabucodonosor era stata riscaldata sette volte più del normale e viene descritta come “una fornace di fuoco ardente” (Daniele 3:23). Giovanni Battista parlava di “fuoco inestinguibile” e Apocalisse descrive l'inferno come “uno stagno di fuoco che arde con zolfo” (Apocalisse 19:20). Potete veramente immaginare l'orrore a cui fanno riferimento queste parole? Immaginate ogni parte del vostro corpo in fiamme allo stesso tempo, in modo tale che ogni fibra del vostro corpo senta l'intenso tormento di essere bruciato. Quanto a lungo potreste sopportare un simile castigo? Cristo ci dice che ci sarà “pianto e stridor di denti”. I perduti gemeranno e i loro denti strideranno dal dover sopportare il più intenso dolore e sofferenza che mai abbiano dovuto affrontare, mentre le fiamme consumano e costantemente bruciano ogni parte del loro corpo. E non ci sarà sollievo alcuno.
Jonathan Edwards descrive con un’immagine terribile ciò che sarà il fuoco dell'inferno: "Alcuni di voi forse avranno già visto degli edifici in fiamme. Immaginate voi stessi nel più bel mezzo di un simile incendio a combattere inutilmente con le fiamme. Avete mai visto un ragno o qualche altro fastidioso insetto gettato nel mezzo di un intenso fuoco, ed avete osservato come subito cede alla forza delle fiamme? Non c'è alcuna dura lotta, alcun combattimento contro le fiamme, nessuna forza che possa essere opposta al calore per sfuggirne; immediatamente si tende e vi si abbandona, e il fuoco ne prende possesso, e subito diventa incandescente. Ecco un'immagine limitata di ciò che sarete all'inferno, a meno che non vi ravvediate e non troviate rifugio in Cristo. Per incoraggiare voi stessi di poter essere in qualche modo capaci a sopportare i tormenti dell'inferno ...è come se un verme che stesse per essere gettato in una fornace ardente tendesse i muscoli e cercasse di fortificarsi e di prepararsi per combattere le fiamme".
L'inferno viene pure descritto come un luogo di tenebre 

Il Signore ci parla di quell'ospite trovato senza vestito di nozze e che era stato gettato "nelle tenebre di fuori" (Matteo 22:13). Giuda scrive di coloro che dimorano nell'inferno: «stelle erranti a cui è riservata la caligine delle tenebre infernali per sempre» (Giuda 13).
Christopher Love nella sua opera Hell's Terror dice: "le tenebre sono terribili, e gli uomini temono più le tenebre che la luce; l'inferno è dunque presentato con un'espressione così terribile affinché il cuore degli uomini tremi; non solo dunque le tenebre, ma la caligine delle tenebre".

In Isaia 30:33 l'inferno è paragonato al Tophet 

Il Tophet era il luogo dove i Giudei idolatri sacrificavano i loro bambini al Dio pagano Moloc gettandoli nel fuoco. Da quel luogo venivano emesse giorno e notte grida terrificanti, come pure, giorno e notte, dall'inferno si udivano grida, gemiti e lamenti.
Isaia parla del "soffio dell'Eterno" come di un "torrente di zolfo" che accende l'inferno. Vi sono dunque ampie evidenze dalle Scritture che Dio stesso sarà il fuoco dell'inferno. Ebrei 12:29 dice: «perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante». Gli empi sulla terra danzano di gioia quando odono predicatori che parlano dell'amore e della misericordia di Dio, ma essi non ne saranno i beneficiari, se prima non si ravvedono. Per loro Dio sarà come un fuoco consumante. Ebrei 10:30,31 ci ammonisce così: "Noi infatti conosciamo colui che ha detto: «A me appartiene la vendetta, io darò la retribuzione» dice il Signore. E altrove: «Il Signore giudicherà il suo popolo»".E' cosa spaventevole cadere nelle mani del Dio vivente. E' cosa spaventevole e terribile cadere nelle mani del Dio vivente! Peccatore, tu non potrai sfuggire all'inferno. Dio sarà il tuo inferno e la Sua ira ti consumerà e ti sarà riversata addosso per tutta la Sua esistenza. «Chi conosce la forza della tua ira e il tuo furore secondo il timore che ti è dovuto?». E' proprio perché Dio stesso sarà il fuoco dell'inferno che le parole non potranno mai esprimere adeguatamente il terrore dei dannati all'inferno. "Non c'è motivo di sperare che i predicatori riescano a presentare questo argomento oltre a ciò che è in realtà, che non sia poi così terribile come si vuole far credere, che i predicatori esagerino un po'... Abbiamo piuttosto ragione per supporre che quand'anche avessimo detto tutto il possibile, tutto ciò non sia ancora che un'immagine inadeguata".

In Luca 16:19-26 Cristo ci parla di due uomini 

Uno di loro era ricco (è conosciuto tradizionalmente come "il ricco Epulone") e l'altro era un mendicante (Lazzaro), Entrambi erano morti. Il mendicante venne subito portato dagli angeli in cielo, mentre il ricco andò all'inferno. Il ricco non era finito all'inferno perché fosse ricco, né il mendicante era andato in paradiso semplicemente perché fosse povero. Il Signore ci mostra questo contrasto per insegnarci che le nostre circostanze possono mutare radicalmente una volta che passiamo nella dimensione dell'eternità. Non dobbiamo ingannarci sul fatto che dopotutto Egli ci abbia trattato bene quaggiù perchè dopo la morte potrà fare molto diversamente. L'eterno luogo di dimora di questi due uomini era il risultato della condizione del loro cuore davanti a Dio qui sulla terra. Lazzaro era un vero seguace di Dio, il ricco Epulone no. Notiamo attentamente ciò che le Scritture ci dicono su Epulone e sulla sua condizione, perché da questo apprenderemo molto al riguardo dell'inferno.
I versetti 23 e 24 ci dicono che Epulone si trovava "tra i tormenti nell'inferno". Che significa essere tra i tormenti? Questi tormenti si riferiscono ai tormenti del corpo come pure a quelli dell'anima. Come abbiamo visto sarà il corpo ad essere tormentato in una fornace di fuoco. Ogni parte del corpo soffrirà il dolore di quel fuoco. Chi soffre di acuti dolori di stomaco, soltanto per quei dolori può essere in grande agonia, ma questo dolore sarà ancora più acuto. La morte per cancro può talvolta causare estremo dolore per il corpo, ma il dolore dell'inferno sarà ancora più grande. Se il vostro corpo fosse afflitto da molte diverse e dolorose malattie allo stesso tempo, sareste ancora lontani dall'immaginare come potrebbe essere il dolore dei dannati all'inferno. 

All'inferno anche la coscienza sarà tormentata

La coscienza è esattamente quel "verme che non muore" di cui parlano le Scritture (Marco 9:48; Isaia 66:24). Ad Epulone viene detto che "ricordati... che durante la tua vita...". Si sarà tormentati da intenso dolore, ma si sarà pure tormentati dalle proprie memorie. Ricorderemo di aver sentito parlare dell'inferno e di essercene fatti beffa. Ricorderemo che qualcuno ci aveva pure messi in guardia e ci aveva esortato al ravvedimento, oppure che accettare le benedizioni del paradiso senza sottomettersi a Cristo sarebbe stato comunque un perdere la salvezza, ma non vi avevamo prestato fede. Saremo tormentati dal vedere a distanza le glorie del paradiso (come Epulone era pur in grado di fare) e dal sapere che mai e poi mai potremo raggiungerle. Saremo tormentati da desideri e da concupiscenze insoddisfatte (Epulone non era in grado di ricevere neanche una goccia d'acqua fresca sulla lingua). Saremo tormentati dal sapere che dall'inferno non potremo più sfuggire (ad Epulone vien detto che "coloro che vorrebbero da qui passare a voi non possono"). Saremo tormentati dalle grida, dai gemiti e dalle maledizioni dei dannati intorno a noi. I tormenti più estremi che un uomo possa avere sulla terra non sono che una puntura d'ape comparate ai tormenti dell'inferno.
Jonathan Edwards nel suo sermone: Il futuro castigo dei malvagi parla di come gli uomini non saranno in grado di trovare neanche il più piccolo sollievo nell'inferno: "...né essi saranno in grado di trovare il minimo sollievo all'inferno. Laggiù non troveranno il minimo riposo, nemmeno un angolino che possa essere considerato più fresco del resto per prendere un po' di fiato, nemmeno il minimo allentarsi di questo estremo tormento. In quel luogo di tormento non saranno mai in grado di trovare un torrente o una fontana fresca; no, neanche una goccia d'acqua per rinfrescare la loro lingua. Non troveranno nessuno che possa loro dare un po' di conforto, o far loro il minimo bene. Non troveranno alcun luogo dove possano fermarsi un attimo per riposare e prendere respiro, perché saranno tormentati con il fuoco e con lo zolfo; e non avranno riposo, né giorno né notte".

L'eternità dell'inferno
eternità
L'aspetto più terrificante di tutti a proposito dell'inferno è la sua durata. L'inferno durerà per sempre. Potresti immaginare l'eternità? Nessuna formula matematica od equazione la può spiegare. La vostra mente non può concepire l'eternità, ciononostante essa è reale. Soltanto questo aspetto dell'inferno dovrebbe far si che tutti invocassero di esserne liberati ravvedendosi dei loro peccati. Non dovrebbe sorprendere che scettici di ogni tempo abbiano attaccato la natura eterna dell'inferno, sostituendovi dottrine come quella dell'annullamento dei malvagi. Verifichiamo però le Scritture per comprendere la natura eterna dell'inferno e cerchiamo di meglio comprendere l'eternità.«Allora il diavolo che le ha sedotte sarà gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono la bestia ed il falso profeta: e saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli» (Apocalisse 20:10). Questo versetto da solo basterebbe per indicarci la durata dell'inferno. L'inferno è "nei secoli dei secoli". Potrebbe forse essere usata un'espressione più forte e più chiara di questa? Se lo Spirito Santo voleva comunicarci la natura eterna dell'inferno, che altro meglio se non l'espressione "nei secoli dei secoli" avrebbe potuto usare? La Scrittura non presenta alcuna espressione più alta di "nei secoli dei secoli" per comunicarci l'idea di eternità, perché è la stessa frase usata per indicare l'eternità di Dio stesso, come in Apocalisse 4:9 «colui che vive nei secoli dei secoli». Forse che qualcuno dubita che Dio vivrà per ogni eternità? Come possiamo allora dubitare che l'inferno non duri per tutta l'eternità, quando la stessa espressione viene usata per entrambi?
"Possiamo solo comprendere una parte di questo argomento, ma per aiutare a comprendere, immaginate voi stessi gettati in una fornace ardente, dove il vostro dolore sia molto ma molto più grande di quando vi provocate accidentalmente un'ustione. Immaginate che il vostro corpo vi debba giacere per un quarto d'ora, avvolto dalle fiamme, e per tutto il tempo voi abbiate piena coscienza; che orrore sentireste nel dovere entrare in una simile fornace! e quanto lungo vi sembrerebbe quel quarto d'ora! E dopo aver sopportato quel fuoco per un minuto, quando insopportabile per voi sapere che davanti a voi vi sono altri quattordici minuti! Che effetto però avrebbe per la vostra anima, se voi sapeste di dover passare in quella fornace, in quei terribili tormenti, ...ventiquattr'ore, ...un'intero anno, ...mille anni!? E che effetto vi farebbe sapere che in quel luogo dovreste stare per sempre, nei secoli dei secoli? Dopo milioni d'anni il vostro tormento ancora non sarebbe alla fine, perché di là non sarete mai più liberati! Il vostro tormento all'inferno, però, è estremamente più grande di quanto questa o altre illustrazioni lo potrebbero rappresentare!".
Cristo, nel descrivere il grande giorno del giudizio, parla della separazione fra i salvati ed i perduti con queste espressioni: «E questi andranno nelle pene eterne, e i giusti nella vita eterna» (Matteo 25:46). C'è forse qualcuno disposto a negare che il paradiso duri per sempre? Forse che un giorno verrà a finire la beatitudine dei giusti nel cielo? Certamente no. Qui però la stessa parola greca usata per parlare della vita eterna dei giusti viene pure usata per descrivere l'eternità del castigo per i reprobi. L'inferno durerà fintanto che durerà il paradiso.
All'inferno gli uomini desidereranno non essere mai nati! Charles Haddon Spurgeon disse: "Nell'inferno non c'è speranza alcuna. Là non c'è nemmeno la speranza di morire, o la speranza di essere annientati. Là vi sono persone perdute, perdute nei secoli dei secoli! Su ogni catena dell'inferno c'è scritto "per sempre". Sopra la loro testa i dannati leggono "per sempre". I loro occhi sono molestati e il loro cuore è tormentato al solo pensiero che sarà "per sempre". Oh se solo questa sera io potessi dirvi che un giorno l'inferno terminasse, e che tutti i reprobi potranno un giorno essere ricuperati, ci sarebbe un'espressione di giubilo all'inferno al solo pensiero. Così però non è, è "per sempre" che essi sono cacciati nelle tenebre di fuori".
Christopher Love usa un'illustrazione per aiutarci a comprendere che cosa sia l'eternità: "Supponete che tutte le montagne della terra fossero montagne di sabbia, e venisse aggiunta montagna dopo montagna fino a raggiungere il cielo, e che un uccellino una volta ogni mille anni prendesse un granello della sabbia di questa montagna, ci vorrebbe un numero d'anni inconcepibile prima che questa massa di sabbia fosse consumata, eppure questo sarebbe pur sempre un tempo a termine, e sarebbe comunque incoraggiante per un uomo sapere che l'inferno non durasse più di quel tempo; questa è però la miseria dell'uomo nell'inferno: egli vi dovrà restare senza nemmeno la speranza di uscirne dopo un milione d'anni; i suoi tormenti infatti dureranno per l'eternità, saranno senza fine, perché il Dio che così lo danna è eterno"

Perchè l'inferno è eterno?

Abbiamo già considerato la necessità dell'inferno e perché vi debba essere un luogo come l'inferno. Ora considereremo perché non solo l'inferno debba esistere, ma perché debba esistere eternamente. Perché è necessario che l'inferno sia eterno? A questa domanda si possono dare diverse risposte e le considereremo sommariamente.
La prima ragione è quella menzionata da Christopher Love nel brano or ora citato. Il Dio che danna gli esseri umani è un Dio eterno. "L'eternità dell'inferno si fonda in ultima analisi sull'eternità di Dio". La Parola di Dio è eterna? La natura di Dio è eterna? La Scrittura ci dice: «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi, e in eterno», (Ebrei 13:8), «la sua giustizia dura in eterno» (Salmo 111:3), «la parola del Signore rimane in eterno» (1 Pietro 1:25). Se la Parola di Dio è eterna, se Dio stesso è eterno, perché non dovrebbe la Sua ira essere pure un'ira eterna? Come Essere eternamente esistente, tutti gli attributi di Dio sono eterni ed immutabili; l'inferno, quindi, come espressione dell'ira di Dio, deve essere eterno.
La seconda è che l'inferno deve essere eterno perché la giustizia di Dio non potrebbe mai essere soddisfatta da una punizione parziale del peccatore non importa quanto essa durasse. Cristo lo rende chiaro quando Egli parla di mettersi d'accordo per via con l'accusatore prima ancora di giungere in tribunale, altrimenti, se si viene gettati in prigione «Io ti dico che non ne uscirai, finché tu abbia pagato fino all'ultimo spicciolo» (Lu. 12:59). L'essere umano non può fare nulla per ripagare i suoi peccati, non importa quanto verrà castigato all'inferno, non importa per quanto tempo, esso non potrà mai espiare completamente la sua pena. E' impossibile, e quindi l'inferno deve essere eterno.
In terzo luogo, l'inferno deve essere eterno perché le Scritture ci dicono che il verme che rode le umane coscienze non morirà mai. «Il loro verme non morirà» (Isaia 66:24). Se il verme non muore mai, allora anche coloro che saranno tormentati da quel verme non moriranno mai.
Infine, l'inferno sarà eterno perché anche all'inferno gli uomini continueranno a peccare. Là aumenteranno sempre di più la loro colpa. L'inferno è un luogo dove i reprobi malediranno Dio e malediranno sé stessi, e urleranno e con linguaggio blasfemo verso i loro simili che li circonderanno. Gli uomini malvagi aumenteranno il reciproco tormento accusandosi, biasimandosi e condannandosi l'un l'altro. All'inferno gli uomini non si pentiranno perché il carattere del peccatore laggiù non cambierà più. Rimarranno ancora peccatori, peccheranno per l'eternità, e quindi Dio li castigherà eternamente. 

Un'esortazione a credenti e a non credenti
perdersi
I profeti dell'Antico Testamento ripetutamente ci ammoniscono del pericolo di finire all'inferno: «Chi di noi potrà dimorare con il fuoco divorante? Chi di noi potrà dimorare con le fiamme eterne?» (Isaia 33:14), «Chi può resistere davanti alla sua indignazione e chi può sopportare l'ardore della sua ira? Il suo furore è riversato come fuoco e le rocce sono da lui frantumate» (Naum 1:6). Peccatore, sei tu così arrogante da pensare di potere sopportare l'ira che Dio verserà su di te a piene mani? Potrai magari pensare che l'inferno non sia poi così caldo e che tu lo possa benissimo sopportare. Se credi questo sei molto più di un folle. I terrori dell'inferno fanno tremare persino i diavoli e tu sei così folle da rimanervi indifferente o da prendere queste cose alla leggera? Non pensare che solo perché tu vai in Chiesa o credi in Dio o credi intellettualmente alle verità del cristianesimo, tu possa sfuggire all'inferno. La maggioranza di coloro che frequenta la Chiesa tutte le settimane andrà all'inferno. Thomas Shepard, pastore e fondatore dell'università di Harvard, scrisse: “Coloro che professano formalmente la religione e tutti coloro che solo in apparenza sono evangelici, hanno qualcosa come la fede, qualcosa come la contrizione, qualcosa come il ravvedimento, qualcosa come dei buoni desideri, ma non sono che forma senza sostanza: essi ingannano pure se stessi e gli altri... la maggior parte di coloro che vivono nella Chiesa periranno”.
A.W. Pink disse:“Voi che professate di essere cristiani, ma non leggete molto la Bibbia e pregate poco, come pensate di sfuggire alla dannazione dell'inferno? Voi che non vi angustiate troppo per i piccoli peccati o non date molto peso ai vostri pensieri vani e sporchi: siete pronti ad andare all'inferno? Voi che credete che il regno di Dio consista in una professione verbale di Cristo o che credete solo intellettualmente che Cristo sia morto per i vostri peccati, ma che non siete particolarmente interessati ad una vita santa e pia, voi che non vi date molto pensiero di Dio durante la settimana: siete pronti a sopportare i tormenti dell'inferno, giorno e notte, nei secoli dei secoli? Fareste meglio a darvi pensiero di questo, perché se queste cose sono vere di voi, allora vi siete incamminati direttamente verso l'inferno, a meno che non ve ne ravvediate. Non ingannate voi stessi!. Il cristianesimo non consiste in parole o in affermazioni pie o semplicemente in una credenza intellettuale, ma in un nuovo cuore ed in una nuova vita dedicata a non peccare e ad operare per la gloria di Dio. Se il vostro cuore e la vostra vita non sono stati trasformati da Dio, siete ancora nei vostri peccati. Se voi sapete di vivere nella disubbidienza alla parola di Dio e questo non ve ne importa più di quel tanto, non avete alcun diritto di presumere che andrete in paradiso: siete in realtà incamminati verso l'inferno! Ravvedetevi di tutti i vostri peccati, volgetevi a Gesù Cristo, arrendetevi a Lui come Signore. Ascoltate queste parole di Cristo: «Parimenti, se il tuo occhio ti è occasione di peccato, cavalo, e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita avendo un occhio solo che, avendone due, essere gettato nella Geenna del fuoco» (Mt. 18:9). Nulla di meno che la completa rinuncia a sé stessi, l'abbandono dell'idolo che abbiamo più caro, la ripulsa di quell'atteggiamento peccaminoso che spesso nutriamo, rappresentato figurativamente dal taglio della mano o dall'estrazione dell'occhio, è ciò che Egli esige da ciascuno che voglia avere autentica comunione con Dio. Ricordate però, la difficoltà implicata nel rinunciare a tutto per Cristo, non è nulla rispetto a ciò che significa passare l'eternità all'inferno! ".
Potete voi immaginare l'eternità? Fermatevi ora un momento e immaginare come possa essere, essere tormentati incessantemente, per sempre, senza fine. Non vi spaventa questo? Mai un momento di requie. Mai nemmeno una goccia d'acqua per rinfrescare la vostra gola bruciante. Pensate ancora a quanto lunga sia l'eternità. Cercate di immaginarla: giorno e notte, per i secoli dei secoli, bruciati come un ragno nel forno. Urla, grida, maledizioni, maledire il giorno in cui si è nati, ed essere maledetti da demoni ed anime dannate intorno a voi per sempre. Ricordando, per sempre ricordando come eravate stati pur avvertiti sulla terra, ed avere sempre ignorato questi avvertimenti: soddisfatti di voi stessi e ingannati da voi stessi che tutto andasse bene per voi.
Io non credo che qualcuno debba giungere alla fede solo per paura dell'inferno, ma credo che faremmo bene a temere l'inferno, tanto da cominciare a cercare Dio con tutto il nostro cuore e da implorare Cristo di aver misericordia di noi. Uomini e donne camminano sull'orlo dell'inferno e stanno per cascarvi giù, e ciononostante sono completamente inconsapevoli del rischio che corrono. Se udire dell'inferno può far considerare a qualcuno altrimenti insensato le verità eterne, allora predicare dell'inferno è senza dubbio prezioso. E' meglio vedere l'inferno oggi mentre si è in vita, ed esserne terrorizzati, che doverne far esperienza diretta, e per sempre, una volta morti.
Io non vorrei però che voi aveste più paura dell'inferno che del peccato. Il vostro vero nemico è il peccato. Il peccato è peggio dell'inferno perché è stato il peccato a dare origine all'inferno. Sareste pronti ad andare all'inferno per tutta l'eternità solo per godere un poco di piacere illecito qui sulla terra? Fuggite dal peccato! Fuggite dal vivere solo per voi stessi e gettatevi nelle braccia di Cristo Gesù! Quando morrete sarà troppo tardi. Ogni opportunità di ravvedersi termina alla morte.
Questa dottrina risulta utile non solo per gli empi, ma anche per i credenti. La dottrina dell'inferno dovrebbe suscitare in loro un maggiore timore di Dio. Un santo timore di Dio giova in molti modi.. Colui che nel suo cuore ha un santo timore di Dio rispetterà maggiormente i comandamenti di Dio. Chi veramente ha timore di Dio non avrà timore dell'uomo e sarà pronto a dispiacere all'uomo piuttosto che dispiacere a Dio (Isaia 8:12,13). Questa dottrina dovrebbe aumentare la vostra fedeltà e gioia in Gesù Cristo, perché è merito Suo se siete stati liberati dai tormenti dell'inferno: non dovreste per questo amare maggiormente Gesù, Colui che ha portato su di Sé l'ira di Dio sulla croce affinché voi aveste potuto esserne liberati?
La dottrina dell'inferno dovrebbe promuovere in noi un maggior timore di peccare. Dovrebbe portarci a farci temere persino i peccati più piccoli, e a stare attenti a confessare e ad abbandonare i peccati commessi sia nel cuore che nella vita. Che la dottrina dell'inferno ci tenga lontano da tutto ciò che è peccato.
La dottrina dell'inferno dovrebbe aiutare i credenti ad essere pazienti nelle afflizioni esterne e temporanee che possono sopraggiungere loro. Non importa quanto grandi siano le afflizioni che possiate avere in questo mondo, esse sono ben poca cosa in confronto ai tormenti dell'inferno dai quali il Signore ha liberato coloro che amano Dio. Potete anche avere grandi tormenti durante la vostra vita quaggiù, ma ricordate che essi sono solo temporanei e siete stati liberati dal più grande di tutti i tormenti, affinché possiate rallegrarvi anche in tempi di afflizione.
Questa dottrina è utile per motivarvi a comunicare ad altri il messaggio di Cristo. Eryl Davies scrisse nel suo libro L'ira di Dio: "L'eternità delle sofferenze dell'inferno dovrebbe renderci più zelanti e desiderosi di parlare a tutti di Colui che è in grado di salvarli. Esitiamo forse a parlare di queste solenni verità? Forse che il pensiero stesso dell'inferno ci dispiace? Ricordate che Dio verrà glorificato anche attraverso le sofferenze eterne degli increduli nell'inferno. La sua lesa Maestà sarà vendicata... Ad essere supremo nei propositi di Dio nell'elezione e nella riprovazione degli uomini è la Sua propria gloria, e l'inferno pure glorificherà la giustizia, il potere, e l'ira di Dio per tutta l'eternità. Nel contempo è nostra responsabilità pregare ed operare per la salvezza dei peccatori prima che un tale orribile castigo abbia ragione di loro"

Conclusione
pena eterna
Ora voglio dirvi alcune parole solo mie, accettare l'insegnamento sull'inferno e descriverlo, non significa gioire ed essere felici per le molte anime che vanno in quel luogo di tormento. Nella Bibbia sta scritto che Dio non si compiace nel peccatore che perisce, ma desidera che ogni persona giunga alla conoscenza della verità per poter capire a chi deve, se la ha, la sua salvezza. Purtroppo dobbiamo costatare che per ignoranza o per negligenza, e comunque per libera scelta, molte persone vivono la propria vita vicino alla religione ma lontano da Dio.  
Anche io mi associo al sentimento di Dio, e voglio dirvi che il solo scopo di questo articolo è quello di servire come monito ed avvertimento per coloro che consapevoli o inconsapevoli sono sulla strada che li porta all'inferno.
La strada che conduce all'inferno è prima di tutto una strada (trascorrere la vita) senza la Salvezza che Cristo offre e senza Dio; è la strada del peccato e delle concupiscenze, della realizzazione dei propri desideri ad ogni costo, della politica corrotta, della religione formale, della scienza senza Dio, delle filosofie e delle dottrine ingannatrici, della disobbedienza e dell'egoismo.
Gesù ha detto: "...due sono le vie: una stretta ed angusta che porta alla vita, e pochi sono quelli che la prendono; l'altra larga e spaziosa che porta alla perdizione, e molti sono quelli che vi si incamminano" (Matteo 7:13-14).
Il sacrificio di Cristo è servito per addossare le nostre colpe a Lui, che le ha scontate in nostra vece sulla croce, ignorare e rifiutare questo significa rifiutare l'Unica salvezza data da Dio per quella pena eterna che sarà l'inferno. Noi non sappiamo quanti sono i giorni che Dio ci ha assegnati, oggi potrebbe essere l'ultimo e morire senza aver chiesto perdono a Dio e aver invocato la Sua grazia e la Sua salvezza, avrà conseguenze eterne. La nostra morte fisica non segnerà la nostra fine totale, perchè senza Dio, le conseguenze saranno l'inferno e lì nessuno morrà nonostante possa chiederlo a gran voce. Ricordiamo le parole di Dio in Ezechiele 22:20 e 31: "Come si raduna argento, bronzo, ferro, piombo e stagno in mezzo alla fornace e si soffia su di essi il fuoco per fonderli, così nella mia ira e nel mio furore vi radunerò, vi metterò là e vi fonderò........ Perciò io riverserò su di loro la mia indignazione, li consumerò col fuoco della mia ira e farò ricadere sul loro capo la loro condotta», dice il Signore, l'Eterno.".
Se non vi pentite e non vi rifugiate al più presto in Gesù Cristo, il quale è la nostra unica speranza, maledirete Dio per sempre e sarete tormentati  nell'orribile consapevolezza della Sua ira, ma voi non morrete.

Ricordate, voi non morrete mai. Voi non morrete mai! 
L'eternità è per sempre!



"Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunziata sarà quella che lo giudicherà nell'ultimo giorno." (Giovanni 12:48) 


Liberamente adattato da internet

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