L'ubbidienza pratica | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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martedì 16 luglio 2013
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L'ubbidienza pratica

Abramo
Perché tanta insistenza?

L’apostolo Paolo, al giovane collaboratore e pastore Timoteo, in una sua lettera, gli scrive: “predica la parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, rimprovera, esorta con ogni pazienza e dottrina”  (2 Ti. 4:2).

Notate la forza dei termini che usa:  …insisti “a tempo e fuor di tempo” …riprendi …rimprovera …esorta.  Insistere e riprendere in ogni circostanza, rimproverare ed esortare: a fare che cosa? A che uomini, donne e bambini prestino la massima attenzione al messaggio dell’Evangelo, alla Parola che Dio rivolge loro in Cristo, lo ritengano e diligentemente lo mettano in pratica, diligentemente vi ubbidiscano. Perché? Perché questa è la Parola che indica loro la via della salvezza e di una vita giusta e buona, gradita a Dio.

Insistenza, dunque. Chi insiste sempre su qualche cosa di solito diventa noioso, fastidioso,  importuno. Eppure qui l’apostolo esorta il suo discepolo a insistere “a tempo e fuor di tempo”. Altre versioni dicono: “In ogni occasione, opportuna e non opportuna” (CEI), “in ogni occasione, favorevole e sfavorevole” (NR), “insisti in ogni occasione” (TILC), nella stagione giusta e fuori stagione! Perché? Perché la cosa è urgente, urgente come prestare ascolto ad una sirena d’allarme che suona, non per esercitazione, ma perché il pericolo è imminente e bisogna passare al più presto all’azione per …salvarsi la pelle!

E’ così per il messaggio dell’Evangelo? Si, è così. La Scrittura dice al riguardo del Cristo e dell’importanza vitale del suo messaggio: “Guardate di non rifiutare colui che parla, perché se non scamparono quelli che rifiutarono di ascoltare colui che promulgava gli oracoli sulla terra, quanto meno scamperemo noi, se rifiutiamo di ascoltare colui che parla dal cielo” (Eb. 12:25).

Questo è il senso della mia stessa “insistenza” sull’importanza della Bibbia: vera Parola di Dio, infallibile, inerrante, sufficiente, autorità ultima nella fede e nella condotta. Il nostro interesse nella Bibbia deve essere solo “accademico” e culturale? No. Esso deve essere finalizzato all’ubbidienza. Infatti: a che serve la predicazione domenicale nel culto? A che serve uno studio biblico? Perché veniamo esortati a leggere e meditare la Parola di Dio scritta, la Bibbia, a livello personale e quotidiano? Perché tutto questo lo dobbiamo mettere in pratica nella nostra vita!

Lo scopo ultimo di ogni predicazione, di ogni studio biblico, di ogni lettura biblica personale è l’applicazione, cioè il tradurlo in pratica nella nostra vita.

SOLO Un esercizio di retorica?

A volte, però, ho l’impressione che tutte queste cose siano davvero parole al vento, che si ascoltano, magari si apprezzano, ma che non si trasformino mai in ubbidienza pratica, che si dimentichi ben presto quel che si è udito, che ci sia sempre qualche scusa per non trasformare quello che si è udito, diligentemente, nella nostra pratica quotidiana, e che quindi ci si possa domandare veramente “a che serve”?

Una situazione simile era quella a cui era andato incontro il profeta Ezechiele. Doveva portare il messaggio di Dio al suo popolo, messaggio di giudizio e di salvezza, ma non sarebbe stato facile. Avrebbe avuto frustrazione e tragiche delusioni, ma era stato avvertito fin dall’inizio, fin dalla sua originale vocazione.

Ascoltate qual era stato il mandato del profeta Ezechiele: "E mi disse: «Figlio d'uomo, alzati in piedi e io ti parlerò». Mentre egli mi parlava, lo Spirito entrò in me e mi fece alzare in piedi, e io udii colui che mi parlava. Egli mi disse: «Figlio d'uomo, io ti mando ai figli d'Israele, a nazioni ribelli che si sono ribellate contro di me, essi e i loro padri si sono rivoltati contro di me fino a questo giorno. Quelli ai quali ti mando sono figli dalla faccia dura e dal cuore ostinato, e tu dirai loro: Così dice il Signore, l'Eterno. Sia che ascoltino o rifiutino di ascoltare, perché sono una casa ribelle, sapranno tuttavia che c'è un profeta in mezzo a loro. E tu, figlio d'uomo, non aver paura di loro e non aver paura delle loro parole, anche se ti trovi attorniato da ortiche e da spine e abiti in mezzo a scorpioni; non aver paura delle loro parole e non spaventarti di fronte a loro, perché sono una casa ribelle. Ma tu riferirai loro le mie parole, sia che ascoltino o rifiutino di ascoltare, perché sono ribelli. E tu, figlio d'uomo, ascolta ciò che ti dico; non essere ribelle come questa casa ribelle; apri la bocca e mangia ciò che ti do». Io guardai, ed ecco una mano tesa verso di me; ed ecco in essa vi era il rotolo di un libro. Egli lo distese quindi davanti a me era scritto di dentro e di fuori e vi erano scritti lamenti, gemiti e guai" (Ez. 2).

Sempre nel libro del profeta Ezechiele troviamo questa situazione. I capi del popolo ed il popolo stesso erano giunti pure a volere ascoltare le parole del profeta. Avevano persino convocato delle speciali assemblee per questo. Una cosa però era stare ad ascoltare, …un’altra era ubbidire a ciò che, da parte di Dio, il profeta loro comunicava.

In occasione dell’annunciata presa di Gerusalemme da parte degli invasori assiri, il popolo chiede di ascoltare il responso dell’Eterno Iddio sul da farsi, ma la Sua Parola viene rivolta al profeta in questi termini: "Quanto a te, figlio d'uomo, i figli del tuo popolo parlano di te presso le mura e sulle porte delle case, si parlano l'un l'altro, dicendo ognuno al proprio fratello: "Venite a sentire qual è la parola che viene dall'Eterno". Così vengono da te come fa la gente, si siedono davanti a te come il mio popolo e ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica; con la loro bocca, infatti mostrano tanto amore, ma il loro cuore va dietro al loro ingiusto guadagno. Ecco, tu sei per loro come una canzone d'amore di uno che ha una bella voce e sa suonare bene uno strumento; essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica. Ma quando la cosa avverrà (ed ecco sta per avvenire) riconosceranno che in mezzo a loro c'è stato un profeta»" (Ezechiele 33:30-33).

Notate questa curiosa ultima espressione: “tu sei per loro come una canzone d'amore di uno che ha una bella voce e sa suonare bene uno strumento; essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica”. Si, per loro la predicazione era …uno spettacolo, un intrattenimento, un esercizio di retorica e di estetica… non le precise istruzioni di un comandante (Dio) che intende essere ubbidito dai suoi soldati. Potrebbe essere anche questo il nostro caso?

Si, la Parola di Dio è intesa a trasformare la nostra vita ed è quindi di vitale importanza, sia che sia una predicazione, uno studio biblico, o la lettura devozionale della Bibbia da parte del cristiano, imparare ad applicare la Scrittura alla nostra vita.

L’apostolo Giacomo scrive: "Perciò, deposta a ogni lordura e residuo di malizia, ricevete con mansuetudine la parola piantata in voi, la quale può salvare le anime vostre. E siate facitori della parola e non uditori soltanto, ingannando voi stessi. Poiché, se uno è uditore della parola e non facitore, è simile a un uomo che osserva la sua faccia naturale in uno specchio; egli osserva se stesso e poi se ne va, dimenticando subito com'era. Ma chi esamina attentamente la legge perfetta, che è la legge della libertà, e persevera in essa, non essendo un uditore dimentichevole ma un facitore dell'opera, costui sarà beato nel suo operare. " (Gm. 1:21-26).

Ascoltano la Parola di Dio, ma…

La situazione spirituale del tempo in cui vive il profeta Ezechiele era di grande decadenza. Il popolo di Israele mancava del vigore spirituale, dell’entusiasmo, dello spirito di iniziativa che aveva caratterizzato i momenti migliori della sua storia. Aveva perduto il senso stesso della sua identità, del motivo per cui Iddio lo aveva portato all’esistenza, e trascinava stancamente la sua vita portato qui e là da interessi mondani, dalle mode del momento, da beni materiali. Questa carenza di spirito di iniziativa si manifestava in mancanza di visioni e progetti politici, sociali e culturali, anzi, nel tessuto sociale erano tollerate corruzione ed ingiustizia. La nazione viveva nel ricordo delle glorie del passato, quella passata vitalità, però, era del tutto ora assente. ( Vi ricorda qualcosa tutto questo?). 
Ecco quindi che tutto questo rendeva la nazione debole e facile ed ambita preda delle mire imperialiste di popoli stranieri, che ben presto avrebbero prevalso derubando il paese delle sue ricchezze e cancellandone l’identità.

In tre esemplari occasioni troviamo i capi del popolo che si recano presso Ezechiele, l’uomo di Dio e Suo portavoce, per consultarlo. Riconoscono la sua autorità, ma credono che l’ascolto formale delle sue parole basti. Ezechiele denuncia i loro idoli, ma il loro cuore è attaccato a queste cose e non c’è nulla che possa farli rinunciare ad essi. Gli idoli sono tutto ciò che nella nostra vita prende il posto di Dio, o ne assume un'importanza più grande. 


1. Idoli e abominazioni. La prima volta (cap. 8) lo spirito di Dio gli fa avere la chiara visione di ciò che in Israele avviene in segreto. Vede innalzato in Israele “l’idolo della gelosia”: “Quindi egli mi disse: «Figlio d'uomo, alza ora i tuoi occhi verso il nord». Così alzai i miei occhi verso il nord, ed ecco, a nord della porta dell'altare, proprio all'ingresso, c'era l'idolo della gelosia. Ed egli mi disse: «Figlio d'uomo, vedi ciò che fanno costoro, le grandi abominazioni che qui commette la casa d'Israele e che mi fanno allontanare dal mio santuario? Ma tu vedrai abominazioni ancora più grandi” (Ez. 8:5,6). Che cosa potrebbe essere per noi “l’idolo della gelosia”? Forse l’invidia dell’apparente prosperità di coloro che disprezzano Dio e la Sua legge? Ezechiele così denunzia come questo faccia allontanare Israele da Dio.

Vede poi culti segreti: Così entrai a guardare, ed ecco ogni sorta di rettili e di bestie abominevoli e tutti gl'idoli della casa d'Israele, intagliati tutt'intorno sulla parete. ... Quindi mi disse: «Figlio d'uomo, hai visto ciò che gli anziani della casa d'Israele fanno nell'oscurità, ciascuno nella camera delle sue immagini? Infatti dicono: "L'Eterno non ci vede, l'Eterno ha abbandonato il paese” (Ez. 8:10-12). Si, pensano che Dio non veda, che “sia partito”, in realtà sono loro che hanno abbandonato Iddio. Quali e quante sono le cose che noi facciamo “in segreto” contravvenendo alla Sua volontà rivelata? Eppure Dio vede ogni cosa, e la registra accuratamente.

Ezechiele vede “donne che piangono Tammuz”, che si entusiasmano cioè per le “telenovelas” pagane nel loro tempo e se ne lasciano influenzare (Ez. 8:13). Che cos’è che oggi eccita le nostre passioni? Quanti “stimolanti artificiali” eccitano i nostri sensi per il nostro proprio piacere, indebolendo il nostro corpo e la nostra psiche, svuotando la nostra testa di ciò che più conta?

Ezechiele vede la violenza che prevale nel paese: “«Hai visto, figlio d'uomo? È forse piccola cosa per la casa di Giuda commettere le abominazioni che commette qui? Essi infatti hanno riempito il paese di violenza e mi hanno ripetutamente provocato ad ira (8:17). “«L'iniquità della casa d'Israele e di Giuda è estremamente grande; il paese è pieno di sangue e la città è piena di depravazione. Infatti dicono: "L'Eterno ha abbandonato il paese, l'Eterno non vede" (Ez. 9:9). Se si continua così, vi saranno gravissime conseguenze per tutti, ammonisce Ezechiele. Il popolo ascolta “riverente”. Voi mi direte: ecco che passa all’azione, che si ravvede, che cambia la sua condotta… No, pensa che la Parola di Dio che il profeta riferisce sia “una musichetta”, un teatro in cui vengono rappresentati drammi di fantasia. No, si tratta invece di realtà. 


2. Idoli segreti. Una seconda volta i capi di Israele vanno presso Ezechiele e vogliono ascoltare la Parola di Dio. Che bravi, che zelanti, non è vero? Le parole di Ezechiele non hanno ambiguità alcuna: “Poi vennero da me alcuni anziani d'Israele e sedettero davanti a me. Allora la parola dell'Eterno mi fu rivolta, dicendo: «Figlio d'uomo, questi uomini hanno eretto i loro idoli nel loro cuore e hanno posto davanti a sé l'intoppo che li fa cadere nell'iniquità. Mi lascerò dunque consultare da costoro? Perciò parla e di' loro: Così dice il Signore, l'Eterno: Chiunque della casa d'Israele erige i suoi idoli nel suo cuore e pone davanti a sé l'intoppo che lo fa cadere nell'iniquità e poi viene dal profeta, gli risponderò io, l'Eterno, a proposito di questo, secondo la moltitudine dei suoi idoli per far presa sui cuori di quelli della casa d'Israele che si sono allontanati da me a motivo di tutti i loro idoli. Perciò di' alla casa d'Israele: Così dice il Signore, l'Eterno: Convertitevi, allontanatevi dai vostri idoli e distogliete la faccia da tutte le vostre abominazioni. Poiché, se un individuo qualsiasi della casa d'Israele o degli stranieri che risiedono in Israele si separa da me, erige i suoi idoli nel suo cuore e pone davanti a sé l'intoppo che lo fa cadere nell'iniquità e poi viene dal profeta per consultarmi per suo mezzo, gli risponderò io, l'Eterno da me stesso. Volgerò la mia faccia contro quell'uomo, ne farò un segno e un proverbio e lo sterminerò di mezzo al mio popolo; allora riconoscerete che io sono l'Eterno” (Ez. 1:8).

Notate qui come non si tratti soltanto di idoli materiali, ma di “idoli nel loro cuore”, come il profeta li chiami al ravvedimento, e come ci siano minacce se questo non avviene. Eppure pensate che passino all’azione? Niente affatto. Ascoltano, ascoltano soltanto. Non è incredibile questa loro passività, questa loro indifferenza? Vengono ad ascoltare, ma per loro è come …una musica di sottofondo! La predicazione della Parola del Signore è fatta affinché sia ubbidita. Sono stati però avvertiti, le conseguenze verranno, se non presteranno ascolto. Neppure queste minacce, però, riescono a smuoverli. 


3.  Prendersi gioco di Dio. Un’altra volta ancora gli anziani di Israele vengono a consultare il profeta Ezechiele e il tono ora è diverso, ed è come se dicesse: “Perché continuate a venire a consultare Dio? Pensate di “essere bravi”, ma vi state prendendo gioco di Dio. A che vale che voi veniate e poi non mettiate in pratica quello che udite? Or avvenne nel settimo anno, il dieci del quinto mese, che alcuni degli anziani, d'Israele, vennero a consultare l'Eterno e sedettero davanti a me. Quindi la parola dell'Eterno mi fu rivolta, dicendo: «Figlio d'uomo, parla agli anziani d'Israele e di' loro: Così dice il Signore, l'Eterno: Siete venuti per consultarmi? Com'è vero che io vivo, non mi lascerò consultare da voi», dice il Signore, l'Eterno” (Ez. 20:1-3). E poi Ezechiele passa in rassegna tutta la storia di Israele, e sembra dire: “Pensate che Dio scherzi quando parla? Pensate forse che le Sue siano parole al vento?

Se mettete in pratica la mia Parola, solo allora per voi saranno le mie benedizioni.  “"Voi dunque, casa d'Israele», così parla il Signore, l'Eterno: «Andate, servite ognuno i vostri idoli; ma in seguito mi darete ascolto e non profanerete più il mio santo nome con i vostri doni e con i vostri idoli. Poiché sul mio monte santo, sull'alto monte d'Israele», dice il Signore, l'Eterno, «là tutta la casa d'Israele, tutti quanti saranno nel paese, mi servirà; là io mi compiacerò di loro, là richiederò le vostre offerte e le primizie dei vostri doni insieme a tutte le vostre cose consacrate. Io mi compiacerò di voi come di un profumo di odore soave, quando vi avrò fatti uscire di mezzo ai popoli e vi avrò radunati dai paesi nei quali siete stati dispersi; e sarò santificato in voi agli occhi, delle nazioni. Voi riconoscerete che io sono l'Eterno, quando vi condurrò nella terra d'Israele, nel paese per il quale avevo alzato la mano e giurato di dare ai vostri padri. Là ricorderete la vostra condotta e tutte le azioni con le quali vi siete contaminati e proverete disgusto di voi stessi per tutte le malvagità che avete commesso. Così riconoscerete che io sono l'Eterno, quando agirò con voi per amore del mio nome e non secondo la vostra condotta malvagia né secondo le vostre azioni corrotte, o casa d'Israele dice il Signore, l'Eterno»” (Ez. 20:39-44).

Perché l’applicazione è importante

Si, la Bibbia ci è stata data per insegnarci a rapportarci con l’Onnipotente Iddio e per come possiamo vivere in questo mondo secondo la Sua volontà. Ci è stata data per cambiare la nostra vita e per conformarla sempre meglio a quella di Gesù Cristo. L’apostolo Paolo afferma chiaramente: “Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia” (2 Ti. 3:16).

La Bibbia è un libro pratico, esso riguarda la vita concreta. Uno studio biblico che non miri all’applicazione personale può solo essere un esercizio accademico senz’alcun valore spirituale. La Bibbia è stata scritta per essere applicata alla nostra vita. Notiamo alcuni importanti fatti. 


1. Non si conosce realmente la Parola di Dio fintanto che non la si applica nella nostra vita. Un giorno Gesù disse ai Sadducei (un partito liberalizzante della società israelita di quel tempo): “Voi sbagliate, non comprendendo né le Scritture né la potenza di Dio” (Mt. 22:29). Essi avevano una conoscenza intellettuale delle Scritture, ma non ne applicavano personalmente i principi. Alcuni oggi considerano la conoscenza della Bibbia come “cultura generale” come conoscere i fatti della storia del nostro paese, o le caratteristiche della nostra civiltà. Certo, si può essere coscienti delle radici bibliche della nostra civiltà, ma è vano o sciocco, disattendendone i precetti, perché se ne rimarrebbe del tutto privi dei suoi benefici. Altri la leggono o la ascoltano come un esercizio estetico, ma che sarà servito questo quando ciò che essa minaccia si realizzerà e non si era prestato ascolto ai suoi ammonimenti? " Si potrebbe anche avere una conoscenza enciclopedica della Bibbia, ma non servirebbe a nulla, è del tutto vano ed anche sciocco, se non se ne praticassero i precetti nella vita quotidiana


2. Studiare la Parola di Dio può diventare anche pericoloso se la si studia senza applicarla.


a) Può infatti portare all’arroganza: “la conoscenza gonfia, ma l'amore edifica” (1 Co. 8:1). Vi sono molti “esperti di Bibbia” e anche con tanto di dottorato, che ritengono di saperla lunga su questi scritti, di giudicarli, di decidere ciò che secondo loro è “accettabile” o “inaccettabile”. “La conoscono”, ma la loro vita è vissuta come i suoi avversari, nella disubbidienza, nella sfida arrogante di Dio. Si ritengono maestri della sua interpretazione. La manipolano abilmente, come Satana che, durante le tentazioni di Cristo, sapeva ben usarla a proprio vantaggio e contro Cristo (Mt. 4:1-11), ma si può stare certi che questo non rimarrà senza conseguenze. Il giudizio di Dio cadrà inesorabile su chiunque usi la Parola di Dio con arroganza in questo modo.

b) Studiare la Parola di Dio senza applicarla può essere pericoloso perché la conoscenza esige l’azione. Conoscere la Bibbia richiede il metterla in pratica in modo fedele ed ubbidiente. Ciò che l’uomo sa deve trovare espressione in ciò che fa. “Siate facitori della parola e non uditori soltanto, ingannando voi stessi” (Gm. 1:22). Gesù disse: “chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, io lo paragono ad un uomo avveduto, che ha edificato la sua casa sopra la roccia” (Mt. 7:24). Una vita fondata sull’ubbidienza resiste anche agli attacchi più violenti di Satana. Davide diceva: “Ho esaminato le mie vie e ho rivolto i miei passi verso i tuoi precetti. Senza alcun indugio mi sono affrettato ad osservare i tuoi comandamenti” (Sl. 119:59-60). Disattendere ciò che Iddio ci comanda nella Bibbia è stolto ed autolesionista, perché essa ci è stata data per il nostro bene.

c) Studiare la Parola di Dio senza applicarla può essere pericoloso perché la conoscenza aumenta la responsabilità. Conoscere ciò che è giusto e vero e non metterlo in pratica significa essere passibili, da parte di Dio, di un maggiore castigo. “Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato” (Gm. 4:17). 


3. Applicare il messaggio biblico, però, implica impegno e noi siamo fondamentalmente pigri e tendenti alla faciloneria. L’applicazione è la parte più difficile dello studio biblico. Perché è così duro applicare la Scrittura alla nostra vita? Perché esige una seria riflessione, perché Satana ci attaccherà in modo spietato, perché per natura resistiamo ad ogni cambiamento.


(a) Esige seria riflessione. Siamo noi “gente che pensa”, riflette con scrupolosità? A volte è necessario un lungo periodo di meditazione (riflessione, concentrazione, preghiera) prima di scoprire come applicare la verità biblica che abbiamo scoperto. A volte significa scoprire sotto una regola temporanea un principio eterno. A volte sotto un’usanza locale si può nascondere un fatto di valore universale. Senza prenderci tempo per riflettere accuratamente rischiamo di non vederlo.
(b) Bisogna anche dire che quando noi prendiamo le cose seriamente Satana ci attaccherà in modo spietato. “In che modo ora posso mettere in pratica ciò che ho letto?” dobbiamo dire. Lui però non vuole che ci facciamo questa domanda. Gli attacchi più forti di Satana spesso sopraggiungono quando, durante le nostre devozioni giornaliere, cerchiamo di applicare ciò che abbiamo studiato. Certo non costituiremo una minaccia per lui limitandoci ad una conoscenza intellettuale. Quando però prendiamo seriamente la cosa e cerchiamo di applicarla nella vita, egli ci combatterà con denti ed unghie. Allora …è meglio non farlo, potremmo dire. Satana, però, non mantiene ciò che promette, e alla fine saremo solo noi ad avere la peggio. Satana lo si combatte; chi pensa di “stare in pace” con lui non troverà la pace, perché la sua natura è di essere bugiardo ed omicida. Egli odia chi mette in pratica la Parola di Dio. 
(c) Per natura facciamo resistenza ai cambiamenti. Spesso “non ce la sentiamo di cambiare”, ma questo è proprio ciò che Iddio esige. Viviamo spesso secondo le nostre emozioni, e non secondo la nostra volontà, perché ci accontentiamo di essere quel che siamo. Alcuni cristiani dicono che “non si sentono di leggere la Bibbia”, che “non si sentono di pregare”, che “non si sentono di evangelizzare”. “Sentire”, però, non ha nulla a che fare con la vita cristiana, perché i sentimenti vanno e vengono. La chiave stessa per la maturità spirituale è vivere per Cristo non perché “ce la sentiamo di farlo”, ma perché è la cosa da fare! Certo il diavolo si assicurerà che mai noi ce la sentiamo! L’ubbidienza è nostro preciso dovere. Punto e basta.

Ubbidienza, non cerimonie

Un giorno il re Saul aveva pensato di fare un omaggio a Dio eseguendo una cerimonia religiosa. Il profeta Samuele, però l’aveva rimproverato. L’ubbidienza vale più di un atto formare religioso, anche il più eccelso, agli occhi di Dio. “Samuele disse: «Gradisce forse l'Eterno gli olocausti e i sacrifici come l'ubbidire alla voce dell'Eterno? Ecco l'ubbidienza è migliore del sacrificio, e ascoltare attentamente è meglio del grasso dei montoni. Poiché la ribellione è come il peccato di divinazione, e l'ostinatezza è come il culto agli idoli e agli dei domestici. Poiché hai rigettato la parola dell'Eterno anch'egli ti ha rigettato come re». Allora Saul disse a Samuele: «Ho peccato per aver trasgredito il comando dell'Eterno e le tue parole, perché ho avuto paura del popolo e ho dato ascolto alla sua voce. Ma ora, ti prego, perdona il mio peccato e ritorna con me, perché mi possa prostrare davanti all'Eterno»” (1 Sa. 15.22-25). Notate qui l’espressione: “l’ostinazione (a non volere ubbidire) è come il culto degli idoli”. Quand’anche noi non adorassimo statue di legno, Iddio ci considererebbe idolatri, se noi disubbidissimo alla Sua voce!

Vorrei concludere con un’indicazione pratica. Quando leggiamo un brano della Bibbia, un buon aiuto ci potrebbe venire compilando un modulo che ci assiste a trarne veramente beneficio.

Comprende sei spazi: 

(1)la data in cui leggiamo quel testo biblico; 

(2)il nome del libro biblico, capitolo e versetto/i studiati. 

(3)Preghiera: dobbiamo sempre chiedere al Signore di assisterci facendoci ben comprendere il significato del testo e soprattutto a trovare la sua applicazione pratica nella nostra vita di tutti i giorni; 

(4)Meditazione: lo spazio in cui, con parole nostre, riassumiamo che cosa abbiamo imparato dal testo in esame;

(5)Applicazione: lo spazio in cui scriviamo come intendiamo ubbidire a ciò che abbiamo appreso. Dovrà essere un’applicazione personale, pratica e verificabile, affinché non sia qualcosa di troppo generale e campato in aria. Il punto di riferimento costante quando studiamo ed applichiamo la Scrittura è la Persona di Gesù Cristo. Dobbiamo chiederci: “Questa applicazione mi aiuta a diventare sempre più simile a Gesù Cristo? 

(6)Memorizzazione: il versetto più importante di quel testo che dovremo imparare a memoria, affinché la lezione rimanga ben impressa nella nostra coscienza. Questo è un modo serio di leggere la Bibbia.


Un uomo un giorno chiese ad un cristiano che stava uscendo dal culto domenicale: “E’ finita la predica?”. Il cristiano gli rispose saggiamente: “No, prosegue da adesso in poi. Il sermone è stato predicato, ma ancora deve essere messo in pratica”
Se non applichiamo i pensieri che Dio ci ha comunicato, diventiamo spiritualmente duri ed insensibili. Diventiamo insensibili alla potenza dello Spirito Santo di operare nella nostra vita. L’applicazione della Parola di Dio è vitale e necessaria alla nostra salute spirituale e alla nostra maturazione cristiana.

Rammentiamoci dunque di ciò che veramente sta a cuore al Signore: l'ubbidienza è migliore del sacrificio”. 
Non formalità e cerimonie, dunque, ma pratica della Parola del Signore. Ecco perché così tanta insistenza: senza la nostra ubbidienza pratica tutto è vano, inganniamo noi stessi e ci priviamo delle benedizioni che ne potremmo avere. Ne vale la pena?

di Paolo Castellina




"«Il Signore, il nostro Dio, è quello che serviremo, e alla sua voce ubbidiremo!»"
(Giosué 24:24)
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