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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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lunedì 29 luglio 2013
Unknown

Badate a voi stessi

falsità 
L’apostolo Paolo esortò gli anziani di Efeso a badare a se stessi (Atti 20:28): un breve sermone che non si impara velocemente! A riguardo di questa esortazione, vorrei considerare insieme con voi cosa significa badare a se stessi.

1. Badate che la grazia salvifica di Cristo abbia operato efficacemente nei vostri cuori

Badate a voi stessi affinché, mentre proclamate al mondo la necessità di essere salvati da Cristo, non restiate privi della grazia che offrite agli altri. Badate a voi stessi affinché, mentre esortate gli altri a scampare dalla morte eterna, non siate i primi a perire. Badate a voi stessi per non morire di fame mentre distribuite il Pane della vita agli altri peccatori. La promessa di risplendere “come le stelle in eterno” è riferita a coloro che, oltre ad aver “insegnato a molti la giustizia” (Daniele 12:3), sono stati resi partecipi della grazia in prima persona.

Molti hanno messo in guardia altri sul pericolo dell’inferno, mentre essi stessi, in seguito, vi si sono precipitati. Numerosi predicatori sono finiti in quel luogo di tormento, pur avendo esortato centinaia di volte chi li ascoltava ad applicarsi con attenzione e diligenza per scampare la loro anima. Può Dio salvare coloro che, pur annunciando il Vangelo ad altri, rifiutano di essere salvati? Possono fuggire l’ira a venire coloro che trascurano ed abusano delle verità che predicano? Conosco alcuni sarti che vanno vestiti di stracci, mentre confezionano vestiti eleganti per i loro clienti! E ci sono delle cuoche che stentano a vivere, eppure imbandiscono tavolate ricche di cibi succulenti! Credetemi fratelli, Dio non salverà nessun uomo perché è un predicatore, né perché è un buon predicatore, ma egli salva i peccatori perché li giustifica e li santifica. Badate a voi stessi, dunque, affinché siate ciò che cercate di persuadere altri ad essere e abbiate creduto di cuore alle verità che vorreste inculcare nel cuore di coloro cui predicate. 

È una cosa terribile essere un cristiano nominale, ma è ancora più tremendo essere un predicatore non salvato! Non tremate quando, aprendo la vostra Bibbia, leggete quella che potrebbe essere la vostra condanna? Quando preparate i vostri sermoni, non pensate che quello potrebbe costituire un atto d’accusa contro voi stessi? Quando predicate contro il peccato, state pronunciando un giudizio contro voi stessi! Quando proclamate le insondabili ricchezze di Cristo e della sua grazia, condannate l’incredulità del vostro cuore! Un predicatore inconvertito è una delle creature più infelici della terra. Chi vive questa condizione non si rende conto del proprio stato ed è simile a colui che possiede molti sassi che siccome assomigliano ai gioielli della grazia gli impediscono di vedere la propria povertà. Anzi, queste persone ripetono a se stesse: «Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente» (Apocalisse 3:17). Un predicatore può conoscere le Scritture, compiere opere di giustizia, non vivere dominato da peccati grossolani, riprendere coloro che trasgrediscono i comandamenti e servire l’altare giorno e notte, pur rimanendo inconvertito. Quale tragedia morire di fame pur avendo a disposizione tanta abbondanza!

Se coloro di cui sto parlando mi ascoltassero seriamente, esaminerebbero se stessi per vedere se sono nella fede e, anziché continuare a predicare agli altri, comincerebbero a richiamare se stessi a ravvedimento. Un predicatore inconvertito che comprendesse la condizione in cui si trova, comincerebbe a rendersi conto che nel giorno del giudizio sarà vano domandare: «Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo?» (Matteo 7:22). Quale conforto può trarre Giuda Iscariota dal ricordo di aver annunciato il Vangelo insieme agli altri apostoli e di essere stato chiamato da Cristo “amico”? Consiglio a queste persone di lasciare che queste verità lavorino le loro coscienze e, in seguito, di predicare alla propria congregazione un sermone applicando a se stessi le parole del Salmo 50: «Dio dice all’empio: “Perché vai elencando le mie leggi e hai sempre sulle labbra il mio patto, tu che detesti la disciplina e ti getti dietro alle spalle le mie parole?”» (vv. 16-17). Esponete questo testo con le lacrime agli occhi, confessate davanti all’assemblea il vostro stato di peccato e fate richiesta delle loro preghiere affinché Dio vi conceda il suo perdono e possiate predicare un Salvatore che avete incontrato e conosciuto personalmente.

Ahimè, questa è una delle più gravi calamità che possa abbattersi sulla chiesa di Dio! Uomini che diventano predicatori prima di diventare cristiani. Uomini che sono appartati ed ordinati ministri del Vangelo prima di essere stati santificati mediante la consacrazione del cuore. Uomini che adorano un Dio sconosciuto, che predicano un Cristo che non hanno mai incontrato, affidandosi ad uno Spirito che è lontano da loro. Come possono costoro parlare di comunione con Dio, di santità di vita, di gloria e di beatitudine se non hanno sperimentato nessuna di queste realtà? Oh, che i giovani che aspirano al ministero pongano mente a queste cose! Infatti, invano si applicano agli studi se non conoscono Dio e non aspirano a lui. A che serve lo studio di varie discipline se non cerchiamo Dio in esse? Conoscere e contemplare Dio, temerlo ed adorarlo, amarlo e gioire in lui: questa è la vera filosofia, mentre tutto il resto è solo stoltezza. Il mondo non ha conosciuto Dio con la propria sapienza e gli uomini, dichiarandosi savi, sono diventati stolti.

2. Badate di non accontentarvi di essere stati salvati, ma vegliate su voi stessi affinché le grazie che Dio vi ha donato portino frutto e siano ravvivate, e i sermoni che preparate siano predicati al vostro cuore

La vostra opera non è fine a se stessa, bensì tende al benessere spirituale della chiesa. Se il vostro animo è rivolto alle cose di lassù, il gregge che dovete pascere ne trarrà i benefici e, nell’ascoltarvi, si renderà conto che avete goduto una profonda comunione con Dio. Ciò che abbiamo nel cuore è ciò che giungerà alle orecchie della nostra congregazione. Vi confesso che sto parlando in base alla mia triste esperienza, in quanto mi accorgo che coloro dei quali devo prendermi cura risentono del mio stato d’animo. Quando il mio cuore è freddo, lo è anche la mia predicazione, e quando sono confuso, tale è anche la mia predicazione. In altre parole, posso rendermi conto della mia condizione osservando quella di coloro che mi ascoltano predicare.

Noi siamo come la “nutrice” di coloro che appartengono a Cristo. Se non cibiamo correttamente noi stessi, anch’essi cresceranno malnutriti. I nostri fratelli saranno “magri” e il servizio che renderanno a Dio sarà fiacco. Se l’intensità del nostro amore diminuisce, come potremmo ravvivare il loro? Se non camminiamo santamente nel timore del Signore, la nostra predicazione lo manifesterà. E se non sarà il contenuto dei nostri sermoni a dimostrare il nostro declino, lo sarà il nostro modo di vivere. Se ci cibiamo di errori dottrinali o di inutili controversie, coloro che ci ascoltano saranno i primi a fare le spese della nostra stoltezza. Al contrario, se abbondiamo in fede, amore e zelo, anche la nostra congregazione crescerà nella grazia e saremo di grande benedizione. 

Oh, fratelli! Badate a voi stessi dunque! Vegliate sul vostro cuore e mortificate le concupiscenze mondane. Perseverate nella fede, camminate con zelo nell’amore e non vagate qua e là, ma rimanete in casa e spendete il tempo che avete a disposizione in comunione con Dio. Non inganniamo noi stessi e gli altri con un fervore simulato, perché non sarà accompagnato dalla benedizione che scende dall’alto! Soprattutto, impieghiamo molto tempo pregando e meditando la Scrittura, perché è quando entriamo in questa “cameretta” che Dio fa scendere il fuoco dal cielo per consumare i sacrifici che gli offriamo. Ricordatevi che se trascureremo queste cose non saremo solo noi a cadere, ma anche coloro ai quali siamo preposti nel Signore. Per amore del gregge affidato alle vostre cure: badate a voi stessi!

3. Badate che il vostro comportamento non contraddica ciò che predicate

Badate a non essere un ostacolo che faccia inciampare colui che è cieco e non smentite col vostro comportamento ciò che avete affermato con le vostre parole. Questo peccato fa pensare alla gente che la Parola di Dio sia una filastrocca e che la predicazione del Vangelo non sia altro che un vano cianciare. Colui che crede davvero ciò che afferma, vivrà secondo quanto afferma! Una sola espressione d’orgoglio, una parola volgare, una discussione troppo animata o un solo atteggiamento dissoluto è sufficiente a rendere inutile la nostra predicazione. Ditemi, fratelli, nel timore del Signore, desiderate che la vostra opera porti frutto? Volete che le verità che predicate siano sperimentate da coloro che vi ascoltano? Come? Questo è ciò a cui ambite e non siete pronti a sopportare un torto, né siete disposti a rinunciare a qualcosa per favorire coloro che sono nell’indigenza? Desiderate che la vostra opera porti frutto e non volete assumere un atteggiamento più umile, essere più condiscendenti con coloro che considerate gli ultimi? Ahimè! Quanti di noi studiano molto per predicare correttamente, ma poco per vivere santamente! Una settimana intera non ci sembra sufficiente per preparare un sermone di due ore, mentre un’ora spesa meditando sul nostro comportamento ci pare già troppa!

Fratelli, certamente quello di cui stiamo discutendo è un motivo validissimo per badare sia a ciò che diciamo sia a ciò che facciamo. Se “metteremo in pratica” i comandamenti di Dio, saremo altresì “felici nel nostro operare” (Giacomo 1:25). Se coloro che ci ascoltano devono “mettere in pratica la Parola e non ascoltarla soltanto” (Giacomo 1:22), noi dobbiamo essere facitori e non soltanto predicatori! La medesima fatica che impieghiamo nel preparare i nostri sermoni dovrebbe essere profusa per vivere una vita santa. Quando studiamo quello che dobbiamo predicare, se davvero siamo interessati alla condizione spirituale di coloro che ci devono ascoltare, ci domandiamo: «Cosa posso dire per condurli alla salvezza?» Allo stesso modo, dovremmo diligentemente interrogare noi stessi domandandoci: «Come posso comportarmi per persuaderli a credere e quale deve essere il mio atteggiamento per guadagnarne il maggior numero?» Se la salvezza delle anime è il nostro obiettivo, lo perseguiremo quando saremo sul pulpito e quando ne saremo discesi! Non solo le parole della vostra bocca, ma anche il denaro del vostro portafogli sarà speso per il bene eterno degli altri! Che questo sia il nostro impegno quotidiano: usare tutto ciò che Dio ha messo a nostra disposizione per salvarne il maggior numero. Se pensate che il ministero sia solo studiare e predicare, vi sbagliate di grosso! E se questa fosse la vostra opinione, sareste indegni di essere chiamati ministri di Cristo!

Lasciate, dunque, che vi esorti con fervore ad essere “zelanti nelle buone opere” (Tito 2:14).

a) Siate irreprensibili e senza macchia

Il vostro comportamento condanni il peccato e sia un esempio per gli altri. Pretendete, forse, che coloro dei quali dovete prendervi cura si preoccupino dell’anima più di voi? Se volete che essi “recuperino il tempo” (Efesini 5:16), voi non sprecatelo! Se desiderate che i loro discorsi non siano futili e vani, siate i primi a parlare di ciò che edifica, affinché ciò che dite conferisca grazia a quelli che ascoltano (Efesini 4:29). Se volete che le loro famiglie siano ordinate e sobrie, governate le vostre come si conviene. Non siate superbi ed autoritari e anch’essi saranno mansueti. Di fronte all’ostinazione ed agli sbagli degli altri, carne e sangue vi suggeriranno di usare le stesse armi e di risolvere i vari problemi che incontrerete ricorrendo alla sapienza “carnale”. Se, però, ritenete che sia meglio imitare Cristo che Alessandro o Cesare, allora “non lasciatevi vincere dal male, ma vincete il male con il bene” (Romani 12:21). Ricordatevi che siete stati chiamati ad essere servi di tutti; perciò non estraniatevi dal gregge, ma familiarizzate con coloro che sono stati affidati alle vostre cure facendo loro del bene.

b) Abbondate in opere caritatevoli

Visitate i poveri, informatevi di ciò che necessitano e dimostrate in concreto la vostra compassione. Non siate avari, ma fate del bene a tutti e non cercate cose grandi per voi stessi e per i vostri posteri. Infatti, cosa perderete se impoverite per andare incontro ai bisogni altrui? Se insegnate che bisogna avere fede in Dio e farsi un tesoro in cielo, mostrate agli altri che credete in ciò che predicate! La nostra natura corrotta cercherà di cavillare per impedirci di adempiere al nostro dovere; perciò, badate bene a ciò che sto per dirvi (voglia Dio convincere i vostri cuori): colui che non è disposto a separarsi dai suoi beni per amore di Cristo, non è un vero cristiano! So bene che il cuore avaro cercherà ogni scusa per evitare di dividersi da ciò a cui è attaccato per ubbidire alla volontà di Dio, ma coloro che sono veri discepoli di Cristo seguiranno l’esempio del divino Maestro. Oh, quanto bene potrebbero fare i pastori del gregge se non amassero il mondo, né le cose che sono del mondo! Oh, se spendessero tutto ciò che Dio ha dato loro per fare del bene agli altri! Questa testimonianza aprirebbe molti più cuori alle dottrine della grazia di tutta la loro eloquenza! Anche se non dobbiamo rinchiuderci nei monasteri rinunciando ad ogni possedimento come fanno certuni, pure non dobbiamo possedere nulla che non appartenga prima a Dio.

4. Badate di non essere schiavi di quei peccati contro cui predicate e che condannate pubblicamente

Magnifichereste Dio sul pulpito per poi disonorarlo come gli altri ipocriti? Proclamereste il regno di Cristo per poi disprezzarlo, ribellandovi ad esso? Dichiarereste la perfezione della legge del Signore per poi trasgredirla? Come potreste vivere nel peccato? Se il peccato è pericoloso, perché lo accarezzate? E se non lo è, perché persuadete gli uomini a non peccare? Se è cosa spaventevole cadere nelle mani del Dio vivente, perché non camminate nel suo timore? E se non è così, perché allora allarmare le persone senza motivo? Perché tu che insegni agli altri, non insegni a te stesso (Romani 2:21-23)? Badate dunque a voi stessi, affinché non predichiate contro quei peccati dei quali siete ancora schiavi; infatti “uno è schiavo di ciò che lo ha vinto” (II Pietro 2:19). “Non sapete voi che se vi offrite a qualcuno come schiavi per ubbidirgli, siete schiavi di colui a cui ubbidite: o del peccato che conduce alla morte o dell’ubbidienza che conduce alla giustizia?” (Romani 6:16). Fratelli miei, ricordatevi che è più facile denunciare il peccato che vincerlo.

5. Infine, badate di non essere privi delle qualifiche necessarie allo svolgimento del ministero cristiano

Colui che deve insegnare ad altri la via della salvezza, non può essere un fanciullo in quanto a conoscenza. Quali requisiti sono necessari per noi che abbiamo una così grande responsabilità! Quanti passi biblici difficili dobbiamo saper spiegare agli altri e quanti problemi teologici da risolvere! Dobbiamo fuggire il male nelle sue varie manifestazioni; dobbiamo aprire gli occhi degli altri affinché non cadano in tentazione e dobbiamo saper risolvere svariati casi di coscienza. Come può un lavoro di questo tipo essere svolto da persone impreparate o immature? Quale ostinatezza e malizia nei cuori di coloro con cui abbiamo a che fare! Quanti pregiudizi nelle menti di coloro che ci ascoltano! Siamo di fronte ad uomini e donne dal cuore caparbio, che anche quando sono zittiti non riconoscono di aver torto e non si lasciano convincere. 

Quali uomini dovremmo essere in capacità, determinatezza ed instancabile diligenza! Paolo conosceva la propria insufficienza di fronte ad una tale chiamata e noi considereremo il ministero con superficialità o, peggio ancora, con sufficienza e spavalderia come se noi, invece, fossimo sufficienti? Il ministero cristiano non è un peso per le spalle di un ragazzino! Non penso che predicare un sermone sia la cosa più difficile per noi. Eppure, quale capacità è necessaria per esporre in maniera chiara tutto il consiglio di Dio, per convincere chi ci ascolta affinché la loro coscienza sia rischiarata? E non dimentichiamo che il linguaggio che adoperiamo e il nostro comportamento devono essere coerenti al messaggio che annunciamo. Dio dovrebbe essere onorato e glorificato dalla nostra predicazione, ma a causa della nostra debolezza e negligenza può avvenire il contrario! Quante volte gli schernitori sono usciti dal locale di culto beffandosi del Vangelo a causa delle mancanze del predicatore? Le persone si addormentano quando predichiamo se la nostra lingua e il nostro cuore sono addormentati e non abbiamo la capacità di svegliarli!

E ancora: quale abilità è necessaria per difendere la verità contro quelli che la contraddicono? Se noi veniamo meno di fronte a questo dovere (Tito 1:9), i nemici della verità esulteranno. Tuttavia, questo è il male minore. Infatti, chi può dire quante anime deboli ed instabili saranno danneggiate e quale disprezzo sarà suscitato verso la chiesa?


Oh fratelli! È vero, la necessità obbliga la chiesa a tollerare chi è debole, ma guai a noi se tolleriamo con indulgenza le nostre debolezze! Esiste forse un metodo per portare frutto, pur vivendo nell’ozio e nella trascuratezza? Se saremo pigri, spegneremo lo Spirito Santo! Dio ci insegna che nella sua opera dobbiamo essere “ferventi nello spirito” (Romani 12:11). Perciò, fratelli miei, non sprecate il tempo a vostra disposizione. Studiate e pregate, predicate e fate del bene a tutti. Badate a voi stessi, affinché la vostra negligenza non danneggi l’opera di Dio.

Da una predicazione di Richard Baxter



"Esorto dunque gli anziani che sono tra di voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di Cristo e che sarò pure partecipe della gloria che deve essere manifestata: pascete il gregge di Dio che è tra di voi, sorvegliandolo, non per obbligo, ma volenterosamente secondo Dio; non per vile guadagno, ma di buon animo; non come dominatori di quelli che vi sono affidati, ma come esempi del gregge. E quando apparirà il supremo pastore, riceverete la corona della gloria che non appassisce"
(1 Pietro 5:1-4) 
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