Uno degli
aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti
più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti
più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente
facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare
abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un
ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero
che non abbiamo veramente bisogno di Dio.
Però,
dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato.
Vogliamo
esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché
possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo
nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella
Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono
essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio
ci insegna nella sua parola sulla preghiera.
La Bibbia
insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento
ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi.
Ma la verità
che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto
che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente,
che cosa significa pregare nel nome di Gesù.
Chi può pregare?
La prima
verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare?
Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà?
Chiaramente,
oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano
non significa che vengono ascoltate da Dio.
Secondo la
Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò
come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare.
Per esempio,
in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come
Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al
trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo
pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio.
Leggiamo il brano.
“14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è
passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che
professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa
simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come
noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena
fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed
essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16)
Quindi,
solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare.
A CHI si deve pregare?
Quando
preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere?
E' giusto
pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito
Santo? Cosa ne dice la Bibbia?
In Matt. 6:9
Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio
Padre.
“Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9)
In Giov.
16:23 Gesù parla della preghiera al Padre.
“In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In
verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome,
egli ve la darà.” (Giov 16:23)
La Bibbia ci
insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo
pregare a Dio Padre.
Allora, qual
è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo?
Se dobbiamo
pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo?
Nel nome di Gesù
Gesù ci ha
insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto.
Lo Spirito Santo
Per quanto
riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta
allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non
esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo
pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo?
Lo Spirito
Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per
giungere a questo fine.
“Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo
annuncerà.” (Giov 16:14)
Si può anche
leggere Giov. 14:14-26.
Quando un
grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota
neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo
è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo.
Inoltre, lo
Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di
porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo.
“26 Allo
stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non
sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri
ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello
Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom
8:26-27)
Che
consolazione!
Quindi, a
chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo.
per COSA si deve pregare?
Per che cosa
dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni
preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure,
pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste?
Chiaramente,
nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per
avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari,
prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio,
prega per un buon tempo durante le vacanze.
Che cosa ne dice la Bibbia?
Esaminiamo
alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il
loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male.
Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male
spiritualmente.
Giovanni 14
Consideriamo
per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo.
“12 In
verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che
faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel
Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov
14:12-14)
Prima di
esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti
tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella
carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è
realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo
sforzarci di dividere rettamente questo brano.
Alcuni
credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente
questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo
nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase
“nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello
che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo
celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa
interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete
nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì.
Chi crede a
questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo
è un pensiero molto falso, e molto pericoloso.
Pensiamo a
come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse
situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività
comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha
anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo
versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente
è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta.
In un
secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore.
Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà
suo figlio.
In un altro
esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e
citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio,
visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio
nel nome di Gesù.
In un altro
esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una
che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il
proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È
convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che
desidera.
Senza andare
ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla
base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio
qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà
solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio
diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta.
Dio sarebbe soggetto alla nostra
volontà.
Se è così,
allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe
dovuto insegnarci a pregare:
“sia fatta
la nostra volontà, non la Tua”
Però, Dio
NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come
vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che
la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta!
Ci sono
tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio.
Per esempio,
leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino:
“E, andato
un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre
mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio
io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39)
Gesù,
nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse
la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua
richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la
sua.
In Luca 22,
Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che
sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse
evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo.
“31 «Simone,
Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io
ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai
convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32)
Gesù NON ha chiesto che Dio gli
togliesse la prova.
In
Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara
alla chiesa di Smirne.
“8
«All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e
l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la
tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di
essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere
quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi
in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci
giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha
orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà
colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11)
Egli spiegò
che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro
fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le
loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che
morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non
era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero
rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano
per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto
piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte
fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi.
Infatti, Dio
ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la
decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello
che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11
“In
lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il
proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria
volontà,” (Efe 1:11)
Se le nostre
preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile,
Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse
preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo.
Se le nostre
preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero
quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra
morte e di quella dei nostri cari.
“15 Le mie
ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle
profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e
nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando
nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16)
Se Dio ci
desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché
tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di
guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro
volontà, non quella di Dio. Se fosse
così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà
dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma
nel momento stabilito da noi.
Ma non è
così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che
stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose
secondo la decisione della Sua volontà!
Per esempio,
leggiamo in 1Samuele 2:6-8
“6 Il
SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa
risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8
Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere
con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della
terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8)
E' il
Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi!
Allora, qual
è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:
“e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)?
Per capire
bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo
contesto.
Cosa significa “nel mio nome”?
Dobbiamo
capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo
che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa
motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per
poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un
certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani.
Quindi, qual
è il senso della frase: “nel mio nome?”
Chiedere
“nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera,
costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi
saremo i sovrani. Ma non è così!
Pregare “nel
nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per
garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due
cose:
1. chiedere per i Suoi meriti
Prima di
tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti,
riconoscendo che noi non ne abbiamo.
Nessun di
noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di
Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio
nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi
venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico
del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla
(visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli
chiedo nel nome del mio amico.
Allora, chiedere nel nome di Gesù
necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per
conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria
insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver
nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste
per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente,
pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del
pregare nel nome di Gesù.
2. chiedere secondo la volontà di
Gesù
Dobbiamo però
considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di
chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere
secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo
principio. Ripeto: chiedere nel nome di
Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra.
Un soldato
semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome
del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà
del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il
nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato.
In 1Giovanni
5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio
esaudirà. Leggiamo.
“14 Questa è
la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua
volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli
chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov
5:14-15)
Avete notato
la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci
esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non
la nostra.
Quindi, se
preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la
volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per
quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo
come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare
Dio.
Quindi,
ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo
di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad
accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la
volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà.
Affinché il Padre sia glorificato
Allora, qual
è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano,
dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto.
“12 In
verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che
faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel
Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov
14:12-14)
Notiamo che
le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e
infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù
non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il
Padre.
Infatti, in
Giacomo 4:2-4 leggiamo:
“2 Voi
bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi
litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non
ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente
adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi
dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4)
Non avete perché non domandate,
ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché
domandate per spendere nei vostri piaceri.
Quando
chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde.
Torniamo
agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio.
Pensiamo
all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male,
e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta
pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di
Dio.
Nell'esempio
del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle),
quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per
la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può
essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per
prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori
hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in
fin dei conti, a se stesso.
Poi ho fatto
l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole
che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni
ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una
preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.
Poi c'era il
credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che
gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio
quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria
di Dio.
Quindi, non
dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase
“nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli
chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua
volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il
proprio comodo, ma la gloria di Dio.
Un brutto risultato
Che cosa
succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta?
Quando Dio
NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente
scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione
spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel
credente rimane deluso di Dio.
Giov. 15:5-7,16
Quindi, è
importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio
questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della
preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14.
Giovanni
15:5-7
“5 Io sono
la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro,
porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non
dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si
raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie
parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov
15:5-7)
Qui, Gesù
insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo
portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se
le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo.
Questa è una
condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una
condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà.
Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a
seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per
la sua.
Solamente se
ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo
e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di
Dio.
Un altro
versetto importante è Giovanni 15:16
“Non siete
voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che
chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16)
Gesù
risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in
eterno.
Ostacoli alle nostre preghiere
È importante
menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere.
L'orgoglio
Una cosa che
ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si
allontana da noi.
“Il SIGNORE
è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.”
(Sal 34:18)
Quando
abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella
figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo
pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non
confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi.
Mancanza di fede
Un altro
ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo
1.
“5 Se poi
qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti
generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede,
senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal
vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal
Signore,” (Giac 1:5-7)
Questo brano
ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre
verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di
Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però,
dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere
fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati.
La Preghiera fatta con egoismo
Abbiamo già
menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè,
alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria
di Dio, ma perché è il nostro desiderio.
Questo è ciò
che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei
piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio.
Come conoscere la volontà di Gesù
Visto che la
preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà,
come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio?
Dio ci ha
già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare
quando non la conosciamo.
Prima di
tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio?
Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando
non siamo sicuri della volontà di Dio?
Gesù stesso
ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36;
Luca 22:42. Leggo da Matteo.
“E, andato
un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre
mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio
io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39)
Nella sua
umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire
sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire
quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha
esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio.
Ed è così
che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà
di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi
a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo
confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà.
Conclusione
La preghiera
è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La
preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è
ascoltare Dio che ci parla.
E importante
pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose
giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per
merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non
secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante
accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi.
Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la
volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto
quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio
sia fatta!
Preghiamo
poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua
perfetta volontà.
Non
dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche
il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve
anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere
che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la
gloria di Dio.
Oh che
possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un
servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti
dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia,
quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio
glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore!
Marco deFelice
"Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15)
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Il racconto inizia dicendo: "C'era un uomo nella regione montuosa di Efraim che si chiamava Mica". Allora
gli Amoriti avevano rifiutato alla tribù di Dan il transito che avrebbe
permesso loro di accedere a Gerusalemme e li aveva costretti ad
ammassarsi nella regione attorno al monte Efraim. E' triste quando il
popolo di Dio permette al mondo di relegarli in una posizione scomoda.
I Daniti, così, non potevano raggiungere Gerusalemme. Da questo vengono
i problemi che stiamo per esaminare.
Giudici 17:1-13. Culto idolatra nella casa di Mica in Efraim. 1 C'era un uomo nella regione montuosa di Efraim che si chiamava Mica. 2
Egli disse a sua madre: «I millecento sicli d'argento che ti hanno
rubato e a proposito dei quali hai pronunziato una maledizione, e l'hai
pronunziata in mia presenza, ecco, li ho io; quel denaro l'avevo preso
io». Sua madre disse: «Il Signore ti benedica, figlio mio!» 3
Egli restituì a sua madre i millecento sicli d'argento, e sua madre
disse: «Io consacro al SIGNORE, di mano mia, quest'argento a favore di
mio figlio, per farne un'immagine scolpita e un'immagine di metallo
fuso; e ora te lo rendo». 4 Quando egli ebbe
restituito l'argento a sua madre, questa prese duecento sicli e li
diede al fonditore, il quale ne fece un'immagine scolpita, di metallo
fuso, che fu messa in casa di Mica. 5 Così
quest'uomo, Mica, ebbe una casa per gli idoli; fece un efod e degli
idoli domestici e consacrò uno dei suoi figli, che teneva come
sacerdote. 6In quel tempo non vi era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio. 7 Vi era un giovane di Betlemme di Giuda, della famiglia di Giuda, il quale era un Levita, e abitava in questo luogo. 8
Quest'uomo partì dalla città di Betlemme di Giuda, per cercare un luogo
adatto dove stabilirsi; e, cammin facendo, giunse nella regione
montuosa di Efraim, alla casa di Mica. 9 Mica gli
chiese: «Da dove vieni?» Quello gli rispose: «Sono un Levita di
Betlemme di Giuda e vado a stabilirmi dove troverò un luogo adatto». 10Mica gli disse: «Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò
dieci sicli d'argento all'anno, un vestito completo e il vitto». Il
Levita entrò. 11 Egli acconsentì a stare con quell'uomo, che trattò il giovane come uno dei suoi figli. 12 Mica consacrò quel Levita; il giovane gli servì da sacerdote e si stabilì in casa sua. 13 Mica disse: «Ora so che il SIGNORE mi farà del bene, perché ho questo Levita come mio sacerdote».
Giudici 18:1-6. I Daniti, alla ricerca di un territorio, rubano l'idolo di Mica. 1
In quel tempo, non vi era re in Israele; e in quel medesimo tempo, la
tribù dei Daniti cercava un suo territorio per stabilirvisi, perché,
fino a quei giorni, non le era toccata alcuna eredità fra le tribù
d'Israele. 2 I figli di Dan mandarono dunque da Sorea
e da Estaol cinque uomini della loro tribù, scelti fra loro tutti,
uomini valorosi, per esplorare ed esaminare il paese; e dissero loro:
«Andate a esaminare il paese!» Quelli giunsero nella regione montuosa
di Efraim, alla casa di Mica e pernottarono in quel luogo. 3
Quando furono in prossimità della casa di Mica, riconobbero la voce del
giovane levita; e, avvicinatisi, gli chiesero: «Chi ti ha condotto qua?
Che fai in questo luogo? Perché sei qui?» 4Egli disse loro quello che Mica aveva fatto per lui e aggiunse: «Mi stipendia e io gli servo da sacerdote». 5 Quelli gli dissero: «Consulta Dio, affinché sappiamo se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà successo». 6 Il sacerdote rispose loro: «Andate in pace; il viaggio che fate è sotto lo sguardo del SIGNORE».
Giudici 18:14-21. 14 Allora i cinque uomini che erano andati a esplorare
il paese di Lais dissero ai loro fratelli: «Sapete voi che in questa
casa c'è un efod, ci sono degli idoli domestici, un'immagine scolpita,
di metallo fuso? Considerate ora quello che dovete fare». 15 Essi si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, alla casa di Mica, e gli chiesero come stava. 16 I seicento uomini dei figli di Dan, armati per la guerra, si misero davanti alla porta. 17
Ma i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese salirono,
entrarono in casa, presero l'immagine scolpita, l'efod, gl'idoli
domestici e l'immagine di metallo fuso, mentre il sacerdote stava
davanti alla porta con i seicento uomini armati. 18
Quando furono entrati in casa di Mica ed ebbero preso l'immagine
scolpita, l'efod, gli idoli domestici e l'immagine di metallo fuso, il
sacerdote disse loro: «Che fate?» 19 Essi gli
risposero: «Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e ci farai
da padre e da sacerdote. Che è meglio per te, essere sacerdote in casa
di un uomo solo, oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia
in Israele?» 20Il sacerdote si rallegrò nel suo cuore; prese l'efod, gl'idoli domestici e l'immagine scolpita e si unì a quella gente.21 Così si rimisero in cammino, mettendo davanti a loro i bambini, il bestiame e i bagagli.
IL LEVITA
La
storia ci chiarisce quali fossero le condizioni sociali in cui viveva
Israele in quel tempo, in cui ciascuno faceva quel che gli pareva
meglio e non c'era re in Israele. Comprendiamo che Mica non era in
grado di raggiungere Gerusalemme. Decide così di costruirsi una replica
del tempio nella sua stessa proprietà. Per questo decide di costruire
un edificio che gli sembri appropriato, lo fornisce di tutto ciò che
era prescritto per il tabernacolo, arredamenti, efod e tutto il resto.
Vi include, però, anche oggetti della pietà popolare, dei terafim, immagini religiose che Dio aveva proibito. E'
indubbiamente in buona fede. Fa quel che gli sembra meglio. Prende un
poco del mondo ed un poco di Israele, ciò che era stato rivelato da
Dio, e lo mescola. Ritiene di fare qualcosa che sarebbe "sicuramente"
piaciuto al Signore. Poi, naturalmente, diventa indicibilmente felice
quando s'imbatte in un giovane predicatore itinerante che proveniva da
Betlemme, un Levita, della tribù di Giuda. Questo giovane non era
soddisfatto di ciò che veniva provveduto ad ogni levita, così era
partito per vedere se avesse potuto, da qualche parte, trovare una
migliore sistemazione. Voleva avere maggiori opportunità di quelle che
gli erano state offerte, e così giunge alla casa di Mica. Gli viene
così offerto di diventare il sacerdote del nuovo tempio. «Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò
dieci sicli d'argento all'anno, un vestito completo e il vitto». Per quel giovane certamente quell'offerta era stata una ghiotta
opportunità, così decide di accettarla e di rimanere con Mica, anche se
questo avrebbe per lui significato fare dei compromessi con l'idolatria.
Arrivano
però i Daniti. Avrebbero dovuto combattere per liberarsi degli Amoriti,
ma il compito sembra loro troppo difficile. Vogliono trovare qualcuno
che sia più facile da rimuovere. Arrivano alla casa di Mica e il Levita
dice loro di procedere con fiducia. Scoprono così gente simile a quella
di Sidone a Laish. Erano pacifici e nessuno li proteggeva. Considerano
allora che il loro territorio sarebbe stato un buon posto per
stanziarsi, dato che poteva essere conquistato facilmente. Quando
arrivano con gli uomini mandati a conquistare quest'area pensano che,
dato che hanno trovato questo territorio con l'aiuto del giovane
levita, sarebbe stato splendido averlo sempre con loro. Entrano così
nella casa di Mica, si appropriano di tutte le cose che aveva fatte (e
che gli erano costate molti denari) perché le valutano almeno 200
sicli. Si prendono tutto e persuadono il levita a seguirli e lui lo fa perchècosì
vede aprirsi una nuova opportunità. Certo servire un'intera
tribù è un onore maggiore che servire un solo uomo, pensa, avrebbe
potuto servire così tante persone! Cosa "indubbiamente saggia" da farsi
e la giustifica. Senza alcuno scrupolo di coscienza passa così al nuovo
"datore di lavoro" e fa finta di non vedere quando i Daniti portano via
a Mica tutti gli arredi sacri dalla cappella che aveva fatto costruire.
Per proteggersi, poi contro sgradite sorprese, si pone nel più bel
mezzo delle truppe danite che così lo attorniano.
PRAGMATISMO
In
che modo potremmo considerare tutto questo e come potremmo applicarlo
alla nostra generazione? Non sbaglierei di molto se chiamassi tutto
questo religione utilitaristica e cristianesimo di comodo. Pure un Dio di comodo? Vorrei attrarre l'attenzione sul fatto che noi
viviamo in un tempo in cui la filosofia dominante è il pragmatismo.
Comprendete che cosa intendo per pragmatismo? Pragmatismo è quella
concezione secondo la quale è vero "ciò che funziona". Se ha successo è
buono. Il criterio per verificare ogni pratica, ogni principio, ogni
verità, ogni dottrina è "se funziona", se "ha successo", se "raggiunge
dei risultati". Secondo questa prospettiva, coloro che Dio ha onorato
di più nella storia dovrebbero essere considerati soltanto dei "grandi
falliti".
Noè, per esempio, certamente era un grande
costruttore di imbarcazioni, ma la sua attività principale non era la
cantieristica navale, ma la predicazione. Come predicatore, però, era
un grande fallimento. Sette soli convertiti in 120 anni non lo
chiamereste certo un successo. "Sicuramente" il suo approccio alla
predicazione non era molto efficace... Gran parte delle agenzie
evangelistiche gli avrebbero gentilmente suggerito di "cambiare
mestiere" perché la predicazione "non era il suo forte". Meglio sarebbe
stato per lui mettere su una ditta per costruire imbarcazioni che
insistere a predicare...
Pensate poi ad un altro grande
"fallimento", un uomo di nome Geremia. Certo la sua predicazione era di
prima qualità, ma i risultati di questa predicazione lasciavano molto a
desiderare. Se doveste misurare statisticamente i successi di Geremia,
arrivereste al massimo allo zero virgola... Non riesce a persuadere il
popolo, perde credibilità con la corte, persino l'associazione dei
profeti gli vota contro e non vogliono avere a che fare con lui. I
risultati del ministero di Geremia sono di fatto del tutto
fallimentari. L'unico che sembra essere contento di lui è Dio,
altrimenti Geremia sarebbe da considerarsiè uno che "combina ben poco".
Consideriamo
poi un personaggio ben conosciuto, il Signore Gesù Cristo: un
fallimento da tutti i punti di vista. Non è riuscito ad organizzare
alcuna chiesa o denominazione. Non è stato capace di mettere su una
scuola e nemmeno un'agenzia missionaria. Non ha mai pubblicato alcun
libro. Non è mai stato veramente in grado di utilizzare i vari criteri
e strumenti che noi riteniamo così utili. No, non sto facendo del
sarcasmo, essi sono utili. Gesù ha predicato per tre anni, ha guarito
migliaia di persone, sfamato migliaia d'altre, e alla fine sono rimaste
solo 120, forse 500 persone alle quali si dice che si sia rivelato dopo
la Sua risurrezione. Il giorno poi in cui è stato arrestato, un uomo
dice: "Anche se tutti ti abbandonassero, io sarei pronto a morire per
te". Gesù guarda così a quest'unico e gli dice: "Pietro, tu non conosci
il tuo stesso cuore. Prima che il gallo canti domattina, mi avrai
rinnegato per ben tre volte". E' così che tutti lo abbandonano e
fuggono. Se consideriamo Gesù dal punto di vista dei criteri di
successo in auge nella nostra generazione, non potremmo che concluderne
che Gesù sia stato un unico e grande fallimento. La
questione, ora, è questa: quale è il criterio secondo il quale dobbiamo
giudicare se la nostra vita ed il nostro ministero siano "di successo"?
La domanda che vi dovete porre è "Dio, è il fine oppure il
mezzo?". La nostra generazione valorizza molto le scelte di successo.
Fintanto che uno "realizza" qualcosa, allora la nostra generazione è
pronta a dirgli: "Ben fatto!".
Dobbiamo così chiedere a noi
stessi, quando iniziamo il nostro ministero, il nostro pellegrinaggio,
il nostro cammino: "Saremo noi come il levita che ha servito Dio per
dieci sicli ed un vestito completo?". Potremmo servire gli uomini in
nome di Dio, più che Dio stesso? Quell'uomo era un levita ed eseguiva
rituali religiosi, cercava un posto di lavoro, ambiva al pubblico
riconoscimento, un luogo che potesse dargli accoglienza, un luogo che
potesse dargli sicurezza, un luogo dove avrebbe potuto brillare nei
termini di quei valori che egli considerava importanti. Ci sapeva fare
con le attività religiose e quindi lui aspirava ad avere un lavoro in campo religioso.
Non sorprende, quindi, che sia stato molto contento quando Mica gli offre
quell'opportunità. Aveva deciso che egli valeva dieci sicli
ed un vestito completo, ed era pronto a vendersi a chiunque glielo
avesse garantito. Se poi qualcuno fosse sopraggiunto e gli avesse offerto di più, egli
avrebbe cambiato padrone. Egli, però, metteva un valore per sé stesso e
credeva che le sue attività religiose fossero solo un mezzo in vista di
un fine. Con gli stessi criteri, per lui anche Dio era uno strumento
per giungere ad un fine.
L'UMANISMO
Ora, per poter
comprendere le implicazioni di questo racconto oggi, dobbiamo risalire
a 150 anni fa circa, ad un massiccio attacco frontale che è stato
sferrato alla fede cristiana. Proprio dopo il grande risveglio
americano con Finney, dopo che lo Spirito Santo era stato
meravigliosamente riversato in diverse parti del nostro paese, in Europa il
Cristianesimo viene apertamente attaccato dall'Alta Critica. Darwin postula
la sua teoria sull'evoluzione, certi filosofi l'adattano alle loro
filosofie, ed i teologi l'applicano alle Scritture. Sono gli anni 50
dell'Ottocento e la Parola di Dio subisce un attacco senza precedenti.Satana, è vero, non aveva mai cessato di insidiarla in vari modi. Era
evidentemente, però, giunto il tempo di mettere in questione la
legittimità stessa del Libro e della Chiesa. Voltaire affermava che
avrebbe visto la Bibbia, nell'arco della sua vita, diventare un
semplice relitto, un oggetto da porre solo nei musei, che essa sarebbe
stata del tutto discreditata e distrutta da argomentazioni
incontrovertibili.
L'effetto? La filosofia del momento diventa l'umanismo. L'umanismo lo si potrebbe definire come un'affermazione filosofica che dichiara che il fine dell'esistenza è la felicità dell'uomo.
La ragione dell'esistenza è la felicità umana. Ora, secondo
l'umanesimo, la salvezza sarebbe semplicemente la questione di trarre dalla
vita tutta la felicità possibile. Se foste influenzati da un pensatore
come Nietzsche pensereste che la sola vera soddisfazione nella vita è
il conseguimento del potere, che il potere trova in sé stesso la
propria giustificazione e che, dopo tutto, il mondo intero è come una
giungla dove sopravvive il più forte. Tocca quindi all'uomo perseguire
la propria felicità, diventare potente attraverso ogni mezzo possibile.
E' infatti solo in questa posizione di ascendenza, come si vedeva nel
culto di Moloc, che uno può essere veramente felice. Questo avrebbe
prodotto, a suo tempo, personaggi come Hitler, che avrebbe assunto la
filosofia di Nietzsche come suo principio operativo di base e guida,
insegnando al suo popolo il concetto che esso era destinato a dominare il mondo. La salvezza, quindi, sarebbe giunta perseguendo questo obiettivo con ogni mezzo possibile.
Arriva
però qualcun altro e dice: "Beh, no, il fine dell'esistenza è la
felicità, ma la felicità non deriva dal signoreggiare sugli altri, la
felicità deriva dall'esperienza sensuale". [...] Dato che l'essere
umano è essenzialmente un animale ghiandolare, la salvezza è semplicemente
trovare il modo più desiderabile per gratificare questa parte della
persona. Questo, così, diventa l'effetto dell'umanismo, e cioè che il fine
dell'esistenza è la felicità dell'uomo. John Dewey, filosofo americano
che ha avuto grande influenza sul sistema educativo di quel paese, è
stato in grado di persuadere gli educatori che non esistono criteri
morali assoluti. Ai bambini, diceva, non si dovrebbero insegnare
standard morali, basta permettere al bambino di esprimere sé stesso,
sviluppare quello che è, e aiutarlo a trovare la sua felicità in ciò che
vuole essere. E' antinomia culturale quando ciascuno può fare ciò che
ai suoi occhi sembra giusto senza alcun Dio che lo governi. La
Bibbia, in questa prospettiva, viene screditata, trovata falsa e inutile. Dio viene detronizzato, non esiste, non ha alcun rapporto
personale con l'individuo. Gesù Cristo o è un mito o solo un uomo: il
fine ultimo dell'esistenza è la felicità. E' l'individuo che stabilisce
i criteri di felicità e li interpreta.
LIBERALE, FONDAMENTALISTA O ...NESSUNO DI QUESTI?
La religione, si affermava, esiste perché che ci sono così tanti
che ci mangiano e devono quindi trovare un modo per giustificare la
loro esistenza. E' così che, nello stesso periodo, il 1850, la chiesa
si divide in due gruppi. Il primo gruppo è quello dei liberali che
accettano la filosofia umanista e cercano di provarne la rilevanza
dicendo, alla loro generazione, qualcosa di simile: "Noi non sappiamo
se ci sia un paradiso. Non sappiamo se ci sia un inferno. Sappiamo però
questo, che dobbiamo vivere per 70 anni! Sappiamo che si può avere
grande beneficio dalla poesia, pensieri elevati, nobili aspirazioni. E'
importante, quindi, che voi veniate in chiesa domenica così che vi
possiamo leggere delle poesie, qualche piccolo adagio ed assioma con il quale
vivere meglio la vita. Non sappiamo dirvi nulla su ciò che accadrà
quando morirete. Possiamo però dirvi questo: se venite ogni settimana, e pagate, contribuite e state con noi, noi renderemo la vostra vita più
felice". Questo diventa così l'essenza del liberalismo. Non è più che
un tentativo di zuccherare un po' il caffè di un'esistenza per altro
amara. Questo è tutto ciò che può dire. La filosofia dell'atmosfera che
respira è l'umanismo perché è persuaso che il fine ultimo
dell'esistenza sia la nostra felicità.
C'è un altro
gruppo che si è posto, con i liberali, sotto l'ombrello dell'umanismo.
E' il gruppo dei cosiddetti fondamentalisti. Essi dicono: "Noi crediamo
nell'ispirazione della Bibbia! Crediamo nella divinità di Gesù Cristo!
Crediamo nell'inferno! Crediamo nel paradiso! Crediamo nella morte,
seppellimento e risurrezione di Gesù Cristo!". Anche loro, però
respirano nell'atmosfera dell'umanismo. L'umanismo dice che il fine
ultimo della nostra esistenza sia la felicità. L'umanesimo è come il
miasma che esce dalle fogne e che permea ogni cosa. L'umanismo è come
un'infezione, un'epidemia: raggiunge ogni luogo.
All'inizio
i fondamentalisti si riconoscevano vicendevolmente perché dicevano "Noi
crediamo in queste cose!". La maggior parte di loro erano uomini e
donne che indubbiamente avevano avuto un'esperienza di Dio. Dopo però
aver detto: "Queste sono le cose che ci caratterizzano come
fondamentalisti", non passa molto tempo che la seconda generazione
dice: "Questo è come siamo diventati fondamentalisti. Crediamo
nell'ispirazione della Bibbia! Crediamo nella divinità di Cristo!
Crediamo nella morte, seppellimento e risurrezione di Gesù. Per questo
siamo diventati fondamentalisti". Passa il tempo e raggiungiamo la
nostra generazione. Qui l'intero piano di salvezza si risolve nel dare
assenso intellettuale ad alcune affermazioni dottrinali, e una persona
viene considerata cristiana solo perché può dire: "A-a!" quando glielo
si chiede, a quattro o cinque proposizioni. Se dice "A-a!", allora gli
si dà una pacca sulla spalla, gli si stringe la mano con un gran
sorriso e gli si dice: "Fratello, ora sei salvato!". Ci si riduce così
a considerare la salvezza come nulla più che un assenso ad uno schema o dottrina
che conduce dove? All'eterna felicità! Non è forse questo allora pure
umanismo? Se doveste analizzare, infatti, il fondamentalismo in
contrasto al liberalismo di cento anni fa come poi si è sviluppato (ora
non specifico alcun punto nel tempo), sarebbe qualcosa come questo: "Il
liberale dice che il fine della religione è quello di rendere una
persona felice durante la sua vita, ed il fondamentalista dice che il
fine della religione è di rendere una persona felice quando muore".
In ogni caso, vedete, l'unico criterio di fondo dell'una e dell'altra
variante è sempre quello della felicità. Laddove il liberale dice:
"Attraverso la trasformazione sociale e politica dell'attuale
ordinamento, cancelleremo gli slum, elimineremo l'alcoolismo, la
dipendenza dalle droghe e la povertà. Costruiremo IL PARADISO SULLA
TERRA! TI RENDEREMO FELICE NELL'ESISTENZA ATTUALE! Non sappiamo che
cosa verrà dopo, ma vogliamo che tu sia felice durante l'esistenza
terrena!". Così ci hanno provato, solo per raccogliere fallimento dopo
fallimento, delusione dopo delusione.
Poi ci
sono i fondamentalisti, i quali, se guardate bene, sono sulla stessa
lunghezza d'onda dei liberali, fintanto che troviamo qualcosa del
genere: "Accettate Gesù, e così potrete andare in paradiso! Non
vorreste mica finire in quel vecchio, sporco e bruciante inferno,
quando con poco voi potreste andare in paradiso? Venite a Gesù e
potrete andare in paradiso!". L'appello è lo stesso che potreste fare a
due uomini seduti al tavolo di un caffé proponendo loro di andare a
rapinare una banca e così risolvere facilmente tutti i problemi della
loro vita! Spesso "l'evangelizzazione" per molti non è nulla di più che
invitare qualcuno ad impossessarsi facilmente di qualcosa che non gli
appartiene.
Credo che l'umanismo sia uno dei miasmi più
venefici e disastrosi che possono venir fuori dalle fogne dell'inferno.
Questi miasmi sono penetrati molto nella nostra religione, ma SONO IN
CONTRASTO TOTALE CON LA FEDE CRISTIANA! Sfortunatamente di questo ce se ne
accorge raramente. Qui troviamo Mica che vuole costruirsi una cappella
privata, vuole avvalersi in proprio di un sacerdote, vuole garantirsi
le proprie preghiere e vuole le sue brave cerimonie perché? Perché vuole
essere benedetto dal Signore! Dice: "IO SO CHE COSI' IL SIGNORE MI
FARA' DEL BENE!" QUESTO PERO' E' EGOISMO! QUESTO E' PECCATO! Arriva
questo levita e, compiacente, ne diventa complice! Perché? Perché vuole
avere un posto ben retribuito! Vuole dieci sicli, un vestito completo
ed il vitto garantito! Così, per avere quello che vuole lui e quello che vuole Mica, SVENDONO DIO! Per dieci sicli ed un vestito! NON
E' FORSE QUESTO UN TRADIMENTO DI TUTTO CIO' CHE E' BUONO E VERO? E' IL
TRADIMENTO IN AUGE NELLA NOSTRA EPOCA. NOI NON POTREMO GUARIRE DA
QUESTA MALATTIA MORTALE fintanto che non ritorneremo al Cristianesimo,
IN DIRETTO E TOTALE CONTRASTO CON QUESTO PUZZOLENTE UMANISMO che viene
perpetrato nel nostro tempo e generazione in nome di Cristo-
Si
tratta di qualcosa di molto sottile e permea ogni cosa. Di che cosa si
tratta? Di questo: è il postulato filosofico secondo il quale il fine
dell'esistenza umana è la nostra felicità. Gesù Cristo si sarebbe così
incarnato per renderci felici! Possiamo dare a tutto questo una vernice
biblica, evangelica e cristiana, ma la sostanza rimane: DIO ESISTE IN
FUNZIONE DELLA FELICITA' UMANA! Questo è cristiano? Lo dubito
seriamente. Ma allora, forse noi non dovremmo essere felici? Non
abbiamo forse il diritto di essere felici? Non ha Dio forse inteso
che noi fossimo felici? Sì, ma come un beneficio accessorio, non come
la cosa più importante della vita.
RISPETTO PER LA VITA
Albert
Schweitzer, un uomo buono, grandemente ammirato dai pensatori confusi
dei suoi tempi, aveva vissuto per anni nel Congo, Africa orientale. Era
un uomo brillante, filosofo, medico, musicista e compositore. Non
dovrebbe, però, essere considerato un cristiano. Non vedeva, infatti,
come Cristo potesse avere rilevanza per la sua filosofia di vita. Di
fatto, egli era un'umanista. Lo sport favorito dei tiratori scelti
dell'esercito belga dal ponte di un vaporetto sul fiume Congo, era
quello di sparare ai coccodrilli. Segnavano "i punti" (i coccodrilli
centrati) su una cordicella che pendeva dal loro fucile. Schweitzer era
giustamente sconcertato da questo sport rivoltante. Lo considerava un
colossale spreco di vite. Da queste esperienze, Schweitzer trae lo
slogan che segna l'essenza della sua filosofia: il rispetto per la
vita. La vita dei coccodrilli... la vita umana... ed altri tipi di
vita. Il dott. Schweitzer era così persuaso che la vita andasse
rispettata, che non voleva neppure sterilizzare il suo ambulatorio
medico. Di fatto aveva l'ambulatorio più sporco dell'Africa. I batteri
sono vita, e quindi non devono essere distrutti, George Kline,
missionario veterano con la Missione Generale del Sud Africa, viveva a
circa 100 chilometri dalla stazione missionaria dello Schweitzer.
George era un'organista di talento e riparatore d'organi. Il dott.
Schweitzer gli aveva chiesto di venire alla sua stazione per
controllare il suo organo, donato da un suo amico tedesco, che non
funzionava più bene. Va così a trovare il buon medico. "George, pensi
di poter riparare il mio organo?". "Ci proverò", risponde. George apre
l'organo posteriormente e con grande sua sorpresa vi scopre un grosso
nido di scarafaggi. Con caratteristico entusiasmo e zelo americano,
George comincia a calpestare gli scarafaggi per non lasciarne sfuggire
nemmeno uno. Il buon dottore, però, sopraggiunge, con i capelli ritti
in testa come non si erano mai visti, e infuriato, grida: "SI FERMI
SUBITO!". Perché? Risponde George, "Stanno rovinando il suo organo". Il
dottore, però, risponde: "Sta bene così. Quegli scarafaggi sono fedeli
alla loro natura, non li può uccidere! Va bene così, sig. Kline".
Schweitzer, così, si china, raccoglie gli scarafaggi uno per uno, li
mette in un sacchetto, lo chiude, raggiunge il bordo della giungla e li
lascia liberi.
Ecco un uomo fedele
alla sua filosofia di vita: il rispetto per la vita. COMPLETAMENTE
CONSACRATO AD ESSO! COMPLETAMENTE COERENTE! Anche se si trattava di
uno scarafaggio o un microbo... Vedete, questo è umanismo, questa è
coerenza!
ORA VI CHIEDO: QUAL'E' LA FILOSOFIA DELLA
MISSIONE? QUAL'E' LA FILOSOFIA DELL'EVANGELIZZAZIONE? QUAL'E' LA
FILOSOFIA DI UN CRISTIANO?
Se mi chiedete perché ho voluto andare in Africa, vi dirò che
originalmente vi ero andato per promuovere la giustizia di Dio. Non
pensavo fosse giusto per chiunque finire all'inferno senza avere una
chance di essere salvato. Mi ero così recato presso quei poveri
peccatori per dare loro una chance d'andare in paradiso. Per dirvi
questo non ho usato molte parole, ma se analizzaste ciò che vi ho
appena detto, come lo definireste? Umanesimo. Ho fatto uso di ciò che
Dio ha provveduto in Gesù Cristo come mezzo per migliorare le
condizioni di vita delle persone, alleviando le loro sofferenze e
miseria. Quando mi sono recato in Africa, ho scoperto che non erano
gente povera, ignorante, dei piccoli pagani che corrono per le foreste
cercando qualcuno che dica loro come andare in paradiso... Di fatto
erano MOSTRI D'INIQUITA'!!! VIVEVANO NEL PIU' TOTALE E COMPLETO
DISPREZZO DELLA CONOSCENZA DI DIO, CHE NEANCHE SUPPONEVO CHE AVESSERO!
Meritavano
l'inferno! Essi rifiutavano consapevolmente e totalmente di camminare
alla luce della loro coscienza, della testimonianza della natura e
della verità che conoscevano! E quando l'ho scoperto, vi assicuro che
ero così infuriato contro Dio che una volta, in preghiera, Gli ho detto
che aveva fatto proprio una ...bella cosa a mandarmi da gente alla quale del
paradiso proprio non importavanulla, che amavano i loro peccati e
volevano rimanerci. Ero andato in Africa motivato dall'umanesimo. Avevo
visto immagini di lebbrosi, delle ulcere di quei malati, dei loro
funerali... e non volevo che i miei consimili dovessero soffrire
eternamente nell'inferno dopo una tale vita miserevole sulla terra. E'
stato però in Africa che Dio aveva cominciato a scrostrarmi di dosso
GLI STRATI DI QUESTO UMANESIMO! Quel giorno, chiuso nella mia
camera, stavo lottando con Dio. Eccomi lì, infatti, alle prese con
il fatto che gente che ritenevo ignorante e che supponevo volesse
conoscere come raggiungere il paradiso e che mi aspettavo dicessero:
"Vieni ed insegnaci", e che di fatto non aveva alcuna intenzione di parlare
con me o con chiunque altro. Non aveva interesse alcuno nella Bibbia e
nessun interesse in Cristo, amavano i loro peccati e volevano solo
continuare in essi. E' lì che mi sono reso conto come la "filosofia
missionaria" non fosse altro che spazzatura, che mi avevano preso in
giro, di aver solo sprecato tempo e denaro. Volevo solo ritornarnene a
casa.
Là, nella mia camera, venendo onestamente alle prese
con Dio e con ciò che realmente avevo in cuore, mi sembrava che Dio mi
dicesse: "Sì, non è forse vero che il Giudice di tutta la terra giudica
giustamente? I pagani sono perduti, essi andranno all'inferno, non
perché non abbiano avuto l'opportunità di udire l'Evangelo, ma perché
sono peccatori CHE AMANO IL LORO PECCATO. Perché meritano di finire
all'inferno. PERO' io non ti ho mandato là per loro". Ho udito così,
più chiaramente che mai, non la mia voce fisica, ma l'eco di un'antica
verità che si stava facendo strada nel mio cuore. Ho udito Dio che mi
diceva: "Non ti ho mandato in Africa per amore dei pagani. Ti
ho mandato in Africa per amor mio. Essi meritano l'inferno, ma IO LI
AMO, ED HO SOPPORTATO L'AGONIA DELL'INFERNO PER LORO!!! NON TI HO
MANDATO PER LORO!!! TI HO MANDATO LI PER ME! FORSE CHE IO NON MERITO LA
RICOMPENSA DELLE MIE SOFFERENZE? NON MERITO FORSE IO D'AVERE COLORO PER
I QUALI IO SONO MORTO?".
Non ero
andato, dunque, in Africa, per amore dei pagani, ma per il Salvatore
che ha sopportato l'agonia dell'inferno per me. Egli merita quei
pagani. Perché Egli è morto per loro. I miei occhi, così, ora erano
aperti. Non lavoravo più per Mica, per dieci sicli ed un vestito
completo. Ero lì prerché servivo il Dio vivente. Vedete il punto?
Lasciate che lo riassuma per voi ancora a chiare lettere. La fede
cristiana dice: "Il fine dell'esistenza è la gloria di Dio". L'umanesimo dice: "Il fine dell'esistenza è la felicità umana".
Un'affermazione nasce nell'inferno ed è finalizzata alla
deificazione dell'essere umano, L'ALTRA AFFERMAZIONE NASCE IN CIELO: ED E' LA
GLORIFICAZIONE DI DIO!Una è il Levita che serve Mica, l'altra è un
cuore che è indegno di servire l'Iddio vivere, perché è il più alto
onore dell'universo!
CHE DIRE ORA DI VOI?
Che
dire ora di voi? Perché siete giunti al ravvedimento? Vorrei vedere
alcuni ravvedersi ancora nei termini posti dalla Bibbia. George
Whitfield sapeva che cosa voleva dire ravvedimento. Una volta stava
predicando in una piazza di Boston a circa 20.000 persone e diceva:
"Ascoltate, peccatori, voi siete dei mostri, DEI MOSTRI D'INIQUITA'!
Voi meritate dandare tutti all'inferno! E il peggiore dei vostri
crimini è che, benché voi lo siete, non avete avuto nemmeno la decenza
di ammetterlo!". Diceva: "Se voi deplorate in lacrime i vostri PECCATI
ed i vostri crimini commessi contro un Dio santo, George Withfield lo
farà per voi!". Quell'uomo aveva chinato il capo e singhiozzato come
un bambino. Perché? Perché correvano il rischio di finire all'inferno?
No! Perché erano MOSTRI DI INIQUITA' che nemmeno si rendevano conto dei
loro peccati e non importava nulla dei loro crimini. Vedete la
differenza? La differenza è che qui c'è qualcuno che trema perché dovrà
soffrire all'inferno e NON HA SENSO ALCUNO DELL'ENORMITA' DELLE SUE
COLPE!!! NESSUN SENSO DELL'ENORMITA' DEL SUO CRIMINE!!! NESSUN SENSO
DELL'INSULTO CHE STA PERPETRANDO CONTRO DIO!!! Sta tremando perché teme
di non potere sopportare il dolore dell'inferno. Egli ha paura! Per
quanto questo possa essere una buona preparazione all'opera della
grazia, quello non è un posto in cui fermarsi. Lo Spirito Santo non si
ferma lì.
Questa è la
ragione per la quale molti non possono ricevere Cristo in modo
salvifico fintanto che non passano attraverso il ravvedimento. Coloro
che giungono al ravvedimento sono persone persuase di meritare il
peggior castigo per i loro peccati, persone che SI RENDONO CONTO DI
ESSERE DEI CRIMINALI DAVANTI A DIO CHE MERITANO TUTTA L'IRA DI DIO,
PERSONE CHE SONO PERSUASE CHE SE DIO LE MANDASSE NELL'ANGOLO PIU' BASSO
DELL'INFERNO PER SEMPRE, LO MERITEREBBERO FINO ALL'ULTIMO, e cento
volte di più! Perché? Perché SI SONO RESI CONTO DELLA GRAVITA' DEI PROPRI
CRIMINI!
Le predicazioni
di John Wesley nell'Inghilterra del XVIII secolo pure erano così ed
erano molto diverse da quelle che si sentono oggi. Wesley predicava la
giustizia di Dio nei suoi sermoni di due o tre ore all'aria aperta.
Parlava della legge, di Dio, della giustizia di Dio e della sapienza di
quel che Egli esige da noi. Egli dipingeva di fronte ai peccatori
l'enormità dei loro crimini, la loro aperta ribellione, tradimento ed
anarchia di fronte alla regalità di Dio. La potenza di Dio sarebbe
discesa tanto su quel suo vasto uditorio da farli cadere in ginocchio,
confusi e affranti per implorare a viva voce il perdono di Dio. Perché?
Perché avevano avuto una rivelazione della santità di Dio e si erano
resi conto dell'enormità dei loro peccati. Lo Spirito di Dio era
penetrato nel loro cuore e nella loro mente. Questo fenomeno avveniva anche in America durante il XVIII secolo all'università di Yale,
dove riunioni evangelistiche erano tenute nell'anfiteatro
dell'università (...) La vita delle persone era trasformata (...)
cessavano di bere alcoolici, persone crudeli erano radicalmente
trasformate, gente immorale rinunciava all'immoralità. Lo Spirito di
Dio faceva loro sentire tutto il peso delle loro colpe. Giungevano così
alla conversione ed alla fede salvifica in Cristo. CHE DIFFERENZA!
(...) Non era come convincere UN UOMO BUONO che aveva dei problemi con
un DIO CATTIVO! Si trattava di convincere UOMINI CATTIVI che essi
meritavano l'ira di un DIO BUONO! Conseguenza di tutto questo era il
ravvedimento che conduceva alla fede ed alla vita.
Cari
amici, c'è solo una ragione, una sola ragione, per la quale un
peccatore deve ravvedersi dai suoi peccati: che Cristo merita il culto,
l'adorazione, l'amore e l'obbedienza di tutto cuore, non perché così
potrà andare in cielo! Se l'unica ragione per la quale doveste
ravvedervi, cari amici, è quella di evitare l'inferno, siete solo
simili al levita del racconto che si era messo a servire Dio per dieci
sicli ed un vestito intero. State cercando solo di servire Dio perché
pensate che vi convenga, che questo vi faccia del bene! Un cuore
pentito, però, è un cuore che ha percepito anche solo in minima parte
l'enormità del crimine di giocare a fare Dio e di negare al Dio giusto
e retto il culto e l'ubbidienza che Egli merita!
Perché un peccatore dovrebbe ravvedersi? PERCHE' DIO MERITA
L'UBBIDIENZA E L'AMORE CHE EGLI HA RIFIUTATO DI DARGLI! Non perché così
potrà andare in paradiso! Se la sola ragione per la quale si ravvede è
quella di poter andare in paradiso, questo non è altro che il tentativo
di fare un affare o un baratto con Dio. PERCHE' UN PECCATORE DOVREBBE
ABBANDONARE TUTTI I SUOI PECCATI? PERCHE' DOVREBBE FARE UNA
RESTITUZIONE QUANDO GIUNGE A CRISTO? PERCHE' DIO MERITA L'UBBIDIENZA
CHE EGLI ESIGE!!!
Ho
parlato con persone che non hanno alcuna certezza che i loro peccati
siano perdonati. Essi vogliono sentirsi sicuri, prima ancora di essere
disposti ad affidarsi a Cristo. Credo, però, che gli unici ai quali di
fatto Dio rende testimonianza nel loro cuore tramite il Suo Spirito e
che sono nati da Lui, sono coloro che quando vengono a Cristo, dicono o
intendono: "Signore Gesù. Io intendo ubbidirti, amarti, servirti, fare
tutto ciò che Tu vuoi che io faccia fino all'ultimo istante della mia
vita, anche se dovessi finire all'inferno, semplicemente perché TU SEI
DEGNO DI ESSERE AMATO, UBBIDITO E SERVITO. Io non sto cercando di fare
con te alcun baratto".
Vedete
la differenza? Veramente vedete la differenza? Fra un levita che serve
Dio per dieci sicli ed un vestito, o un Mica che costruisce una
cappella per Dio perché così Dio lo benedirà E qualcuno che si ravvede
dai suoi peccati per la gloria di Dio. Perché una persona dovrebbe
andare ai piedi della croce di Cristo? Perché una persona dovrebbe
identificarsi con il Cristo, inchiodato ad una croce, sepolto e
risorto? Vi dico il perché. PERCHE' QUELLO E' L'UNICO MODO ATTRAVERSO IL QUALE, DIO
RICEVE DA UN ESSERE UMANO LA GLORIA CHE GLI E' DOVUTA!!! Se voi dice
che fate così per avere gioia, pace, benedizione, successo o fama,
allora non siete altro che un levita che serve Dio per dieci sicli ed
un vestito.
CARO GIOVANE,
C'E' UNA SOLA RAGIONE PER LA QUALE DEVI ANDARE PRESSO LA CROCE DI
CRISTO. La ragione per la quale devi recarti in quel luogo dove potrai
essere in comunione con Cristo è che se non ci vai, tu defraudi il
Figlio di Dio della gloria che Egli deve avere dalla tua vita. Perché
nessuna carne potrà gloriarsi al Suo cospetto. Fintanto che non hai compreso l'opera santificante di Dio attraverso lo Spirito Santo che ti
porta in comunione con Cristo nella sua morte, sepoltura e
risurrezione, dovrai servire in ciò che hai e tutto ciò che hai è
sottoposto ad una sentenza di morte: la personalità umana, la natura
umana, la forza umana, e l'energia umana. Dio non trarrà alcuna gloria
da quello! La ragione per la quale devi andare presso la croce
di Cristo, non è che tu potrai conseguire vittoria, benché vittoria
avrai. Non è perché tu potrai avere gioia, benché gioia tu avrai. La
ragione per la quale devi abbracciare la croce ed insistervi fintanto
che tu non possa dire con Paolo: "Io sono crocifisso con Cristo"
(Galati 2:20), non è per quello che da ciò tu puoi ottenere, ma per la
gloria di Dio. Perché la Scrittura ti esorta ad ottenere la pienezza di
Cristo, la pienezza dello Spirito Santo? PERCHE' IL SOLO MODO POSSIBILE
ATTRAVERSO IL QUALE CRISTO POTRA' RICEVERE GLORIA DA UNA VITA CHE E'
REDENTA CON IL SUO PREZIOSO SANGUE E' QUANDO EGLI PUO' RIEMPIRE QUELLA
VITA CON LA SUA PRESENZA E VIVERE ATTRAVERSO LA SUA VITA. Il genio
della nostra fede non è fare come quel Levita che era stato assunto per
servire Dio con una buona paga. No! No! Il genio della nostra fede è
che noi giungiamo al punto di sapere di non potere fare nulla, anzi, che
tutto ciò che possiamo fare è presentare il nostro vaso e dirgli
"Signore, Tu solo lo puoi riempire. Tutto ciò che c'è da fare dovrà
essere fatto da Te e per Te". Vi sono molti, però, che cercano
l'esperienza della pienezza di Dio così da poter usare Dio per i loro
fini. [...]
Hanno servito Mica, ma
pensavano che se avessero avuto la potenza dello Spirito Santo
avrebbero potuto servire la tribù di Dan. No, non potrà funzionare. Non
funzionerà mai. C'è una sola ragione per la quale Dio ha bisogno di
voi, è quella di portarvi nel luogo dove, nel ravvedimento, siete statiperdonati per la Sua gloria. Allora (...) il vostro atteggiamento sarà
quello del Signore, quando diceva: "non faccio nulla da me" (Giovanni
8:28). Non posso parlare da me. Non faccio piani per me. La mia unica
ragione di esistere è di dare gloria a Dio in Gesù Cristo. Se io
dovessi dirvi: "Venite, siate salvati, così potrete andare in paradiso,
avere gioia e vittoria. Venite alla pienezza dello Spirito Santo e
sarete totalmente soddisfatti", io cadrei nella trappola
dell'umanismo. (...) Ti voglio dire, caro amico cristiano, se non
conosci la pienezza dello Spirito Santo, vieni e presenta il tuo corpo
come sacrificio vivente, lascia che ti riempia affinché si realizzi lo
scopo per cui è venuto lo Spirito Santo, cioè dare gloria a Dio
attraverso la tua vita. NON SI TRATTA DI CIO' CHE CI PUOI RICAVARE DA
DIO, MA DI CIO' CHE DIO PUO' RICAVARE DA TE!
Basta, una volta per tutte, con quel cristianesimo
utilitaristico che fa di Dio solo un mezzo per un fine: EGLI E' IL FINE.
Diciamo a Mica che rassegniamo le dimissioni. Non saremo più i suoi
sacerdoti per servire per dieci sicli ed un vestito completo. Diciamolo
anche alla tribù di Dan: non mi interessa la paga che promettete di
darmi. Gettiamoci di fronte ai piedi forati del Figlio di Dio e
diciamogli che intendiamo ubbidirgli, amarlo, servirlo, fintanto che
avremo vita, PERCHE' EGLI E' DEGNO!
"Basta, una volta per tutte, con quel cristianesimo
utilitaristico che fa di Dio solo un mezzo per un fine: EGLI E' IL FINE"
Predicazione di Paris Reidhead (riduzione)
«Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le
ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode»
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