Dieci sicli ed un vestito completo | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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martedì 29 dicembre 2015
Consapevoli nella Parola

Dieci sicli ed un vestito completo

Mica e i dieci sicli

Introduzione

Il racconto inizia dicendo: "C'era un uomo nella regione montuosa di Efraim che si chiamava Mica". Allora gli Amoriti avevano rifiutato alla tribù di Dan il transito che avrebbe permesso loro di accedere a Gerusalemme e li aveva costretti ad ammassarsi nella regione attorno al monte Efraim. E' triste quando il popolo di Dio permette al mondo di relegarli in una posizione scomoda. I Daniti, così, non potevano raggiungere Gerusalemme. Da questo vengono i problemi che stiamo per esaminare.
Giudici 17:1-13. Culto idolatra nella casa di Mica in Efraim. 1 C'era un uomo nella regione montuosa di Efraim che si chiamava Mica. 2 Egli disse a sua madre: «I millecento sicli d'argento che ti hanno rubato e a proposito dei quali hai pronunziato una maledizione, e l'hai pronunziata in mia presenza, ecco, li ho io; quel denaro l'avevo preso io». Sua madre disse: «Il Signore ti benedica, figlio mio!» 3 Egli restituì a sua madre i millecento sicli d'argento, e sua madre disse: «Io consacro al SIGNORE, di mano mia, quest'argento a favore di mio figlio, per farne un'immagine scolpita e un'immagine di metallo fuso; e ora te lo rendo». 4 Quando egli ebbe restituito l'argento a sua madre, questa prese duecento sicli e li diede al fonditore, il quale ne fece un'immagine scolpita, di metallo fuso, che fu messa in casa di Mica. 5 Così quest'uomo, Mica, ebbe una casa per gli idoli; fece un efod e degli idoli domestici e consacrò uno dei suoi figli, che teneva come sacerdote. 6 In quel tempo non vi era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio. 7 Vi era un giovane di Betlemme di Giuda, della famiglia di Giuda, il quale era un Levita, e abitava in questo luogo. 8 Quest'uomo partì dalla città di Betlemme di Giuda, per cercare un luogo adatto dove stabilirsi; e, cammin facendo, giunse nella regione montuosa di Efraim, alla casa di Mica. 9 Mica gli chiese: «Da dove vieni?» Quello gli rispose: «Sono un Levita di Betlemme di Giuda e vado a stabilirmi dove troverò un luogo adatto». 10 Mica gli disse: «Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò dieci sicli d'argento all'anno, un vestito completo e il vitto». Il Levita entrò. 11 Egli acconsentì a stare con quell'uomo, che trattò il giovane come uno dei suoi figli. 12 Mica consacrò quel Levita; il giovane gli servì da sacerdote e si stabilì in casa sua. 13 Mica disse: «Ora so che il SIGNORE mi farà del bene, perché ho questo Levita come mio sacerdote».

Giudici 18:1-6. I Daniti, alla ricerca di un territorio, rubano l'idolo di Mica. 1 In quel tempo, non vi era re in Israele; e in quel medesimo tempo, la tribù dei Daniti cercava un suo territorio per stabilirvisi, perché, fino a quei giorni, non le era toccata alcuna eredità fra le tribù d'Israele. 2 I figli di Dan mandarono dunque da Sorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, scelti fra loro tutti, uomini valorosi, per esplorare ed esaminare il paese; e dissero loro: «Andate a esaminare il paese!» Quelli giunsero nella regione montuosa di Efraim, alla casa di Mica e pernottarono in quel luogo. 3 Quando furono in prossimità della casa di Mica, riconobbero la voce del giovane levita; e, avvicinatisi, gli chiesero: «Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Perché sei qui?» 4 Egli disse loro quello che Mica aveva fatto per lui e aggiunse: «Mi stipendia e io gli servo da sacerdote». 5 Quelli gli dissero: «Consulta Dio, affinché sappiamo se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà successo». 6 Il sacerdote rispose loro: «Andate in pace; il viaggio che fate è sotto lo sguardo del SIGNORE».
Giudici 18:14-21. 14 Allora i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais dissero ai loro fratelli: «Sapete voi che in questa casa c'è un efod, ci sono degli idoli domestici, un'immagine scolpita, di metallo fuso? Considerate ora quello che dovete fare». 15 Essi si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, alla casa di Mica, e gli chiesero come stava. 16 I seicento uomini dei figli di Dan, armati per la guerra, si misero davanti alla porta. 17 Ma i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese salirono, entrarono in casa, presero l'immagine scolpita, l'efod, gl'idoli domestici e l'immagine di metallo fuso, mentre il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati. 18 Quando furono entrati in casa di Mica ed ebbero preso l'immagine scolpita, l'efod, gli idoli domestici e l'immagine di metallo fuso, il sacerdote disse loro: «Che fate?» 19 Essi gli risposero: «Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e ci farai da padre e da sacerdote. Che è meglio per te, essere sacerdote in casa di un uomo solo, oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele?» 20 Il sacerdote si rallegrò nel suo cuore; prese l'efod, gl'idoli domestici e l'immagine scolpita e si unì a quella gente. 21 Così si rimisero in cammino, mettendo davanti a loro i bambini, il bestiame e i bagagli.

IL LEVITA 

La storia ci chiarisce quali fossero le condizioni sociali in cui viveva Israele in quel tempo, in cui ciascuno faceva quel che gli pareva meglio e non c'era re in Israele. Comprendiamo che Mica non era in grado di raggiungere Gerusalemme. Decide così di costruirsi una replica del tempio nella sua stessa proprietà. Per questo decide di costruire un edificio che gli sembri appropriato, lo fornisce di tutto ciò che era prescritto per il tabernacolo, arredamenti, efod e tutto il resto. Vi include, però, anche oggetti della pietà popolare, dei terafim, immagini religiose che Dio aveva proibito.

E' indubbiamente in buona fede. Fa quel che gli sembra meglio. Prende un poco del mondo ed un poco di Israele, ciò che era stato rivelato da Dio, e lo mescola. Ritiene di fare qualcosa che sarebbe "sicuramente" piaciuto al Signore. Poi, naturalmente, diventa indicibilmente felice quando s'imbatte in un giovane predicatore itinerante che proveniva da Betlemme, un Levita, della tribù di Giuda. Questo giovane non era soddisfatto di ciò che veniva provveduto ad ogni levita, così era partito per vedere se avesse potuto, da qualche parte, trovare una migliore sistemazione. Voleva avere maggiori opportunità di quelle che gli erano state offerte, e così giunge alla casa di Mica. Gli viene così offerto di diventare il sacerdote del nuovo tempio.
«Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò dieci sicli d'argento all'anno, un vestito completo e il vitto». Per quel giovane certamente quell'offerta era stata una ghiotta opportunità, così decide di accettarla e di rimanere con Mica, anche se questo avrebbe per lui significato fare dei compromessi con l'idolatria.

Arrivano però i Daniti. Avrebbero dovuto combattere per liberarsi degli Amoriti, ma il compito sembra loro troppo difficile. Vogliono trovare qualcuno che sia più facile da rimuovere. Arrivano alla casa di Mica e il Levita dice loro di procedere con fiducia. Scoprono così gente simile a quella di Sidone a Laish. Erano pacifici e nessuno li proteggeva. Considerano allora che il loro territorio sarebbe stato un buon posto per stanziarsi, dato che poteva essere conquistato facilmente. Quando arrivano con gli uomini mandati a conquistare quest'area pensano che, dato che hanno trovato questo territorio con l'aiuto del giovane levita, sarebbe stato splendido averlo sempre con loro. Entrano così nella casa di Mica, si appropriano di tutte le cose che aveva fatte (e che gli erano costate molti denari) perché le valutano almeno 200 sicli. Si prendono tutto e persuadono il levita a seguirli e lui lo fa perchècosì vede aprirsi una nuova opportunità. Certo servire un'intera tribù è un onore maggiore che servire un solo uomo, pensa, avrebbe potuto servire così tante persone! Cosa "indubbiamente saggia" da farsi e la giustifica. Senza alcuno scrupolo di coscienza passa così al nuovo "datore di lavoro" e fa finta di non vedere quando i Daniti portano via a Mica tutti gli arredi sacri dalla cappella che aveva fatto costruire. Per proteggersi, poi contro sgradite sorprese, si pone nel più bel mezzo delle truppe danite che così lo attorniano.

PRAGMATISMO

In che modo potremmo considerare tutto questo e come potremmo applicarlo alla nostra generazione? Non sbaglierei di molto se chiamassi tutto questo religione utilitaristica e cristianesimo di comodo   Pure un Dio di comodo? Vorrei attrarre l'attenzione sul fatto che noi viviamo in un tempo in cui la filosofia dominante è il pragmatismo. Comprendete che cosa intendo per pragmatismo? Pragmatismo è quella concezione secondo la quale è vero "ciò che funziona". Se ha successo è buono. Il criterio per verificare ogni pratica, ogni principio, ogni verità, ogni dottrina è "se funziona", se "ha successo", se "raggiunge dei risultati". Secondo questa prospettiva, coloro che Dio ha onorato di più nella storia dovrebbero essere considerati soltanto dei "grandi falliti".

Noè, per esempio, certamente era un grande costruttore di imbarcazioni, ma la sua attività principale non era la cantieristica navale, ma la predicazione. Come predicatore, però, era un grande fallimento. Sette soli convertiti in 120 anni non lo chiamereste certo un successo. "Sicuramente" il suo approccio alla predicazione non era molto efficace... Gran parte delle agenzie evangelistiche gli avrebbero gentilmente suggerito di "cambiare mestiere" perché la predicazione "non era il suo forte". Meglio sarebbe stato per lui mettere su una ditta per costruire imbarcazioni che insistere a predicare...

Pensate poi ad un altro grande "fallimento", un uomo di nome Geremia. Certo la sua predicazione era di prima qualità, ma i risultati di questa predicazione lasciavano molto a desiderare. Se doveste misurare statisticamente i successi di Geremia, arrivereste al massimo allo zero virgola... Non riesce a persuadere il popolo, perde credibilità con la corte, persino l'associazione dei profeti gli vota contro e non vogliono avere a che fare con lui. I risultati del ministero di Geremia sono di fatto del tutto fallimentari. L'unico che sembra essere contento di lui è Dio, altrimenti Geremia sarebbe da considerarsiè uno che "combina ben poco".

Consideriamo poi un personaggio ben conosciuto, il Signore Gesù Cristo: un fallimento da tutti i punti di vista. Non è riuscito ad organizzare alcuna chiesa o denominazione. Non è stato capace di mettere su una scuola e nemmeno un'agenzia missionaria. Non ha mai pubblicato alcun libro. Non è mai stato veramente in grado di utilizzare i vari criteri e strumenti che noi riteniamo così utili. No, non sto facendo del sarcasmo, essi sono utili. Gesù ha predicato per tre anni, ha guarito migliaia di persone, sfamato migliaia d'altre, e alla fine sono rimaste solo 120, forse 500 persone alle quali si dice che si sia rivelato dopo la Sua risurrezione. Il giorno poi in cui è stato arrestato, un uomo dice: "Anche se tutti ti abbandonassero, io sarei pronto a morire per te". Gesù guarda così a quest'unico e gli dice: "Pietro, tu non conosci il tuo stesso cuore. Prima che il gallo canti domattina, mi avrai rinnegato per ben tre volte". E' così che tutti lo abbandonano e fuggono. Se consideriamo Gesù dal punto di vista dei criteri di successo in auge nella nostra generazione, non potremmo che concluderne che Gesù sia stato un unico e grande fallimento.
La questione, ora, è questa: quale è il criterio secondo il quale dobbiamo giudicare se la nostra vita ed il nostro ministero siano "di successo"? La domanda che vi dovete porre è "Dio, è il fine oppure il mezzo?". La nostra generazione valorizza molto le scelte di successo. Fintanto che uno "realizza" qualcosa, allora la nostra generazione è pronta a dirgli: "Ben fatto!".

Dobbiamo così chiedere a noi stessi, quando iniziamo il nostro ministero, il nostro pellegrinaggio, il nostro cammino: "Saremo noi come il levita che ha servito Dio per dieci sicli ed un vestito completo?". Potremmo servire gli uomini in nome di Dio, più che Dio stesso? Quell'uomo era un levita ed eseguiva rituali religiosi, cercava un posto di lavoro, ambiva al pubblico riconoscimento, un luogo che potesse dargli accoglienza, un luogo che potesse dargli sicurezza, un luogo dove avrebbe potuto brillare nei termini di quei valori che egli considerava importanti. Ci sapeva fare con le attività religiose e quindi lui aspirava ad avere un lavoro in campo religioso. Non sorprende, quindi, che sia stato molto contento quando Mica gli offre quell'opportunità. Aveva deciso che egli valeva dieci sicli ed un vestito completo, ed era pronto a vendersi a chiunque glielo avesse garantito. Se poi qualcuno fosse sopraggiunto e gli avesse offerto di più, egli avrebbe cambiato padrone.  Egli, però, metteva un valore per sé stesso e credeva che le sue attività religiose fossero solo un mezzo in vista di un fine. Con gli stessi criteri, per lui anche Dio era uno strumento per giungere ad un fine.

L'UMANISMO

Ora, per poter comprendere le implicazioni di questo racconto oggi, dobbiamo risalire a 150 anni fa circa, ad un massiccio attacco frontale che è stato sferrato alla fede cristiana. Proprio dopo il grande risveglio americano con Finney, dopo che lo Spirito Santo era stato meravigliosamente riversato in diverse parti del nostro paese, in Europa il Cristianesimo viene apertamente attaccato dall'Alta Critica. Darwin postula la sua teoria sull'evoluzione, certi filosofi l'adattano alle loro filosofie, ed i teologi l'applicano alle Scritture. Sono gli anni 50 dell'Ottocento e la Parola di Dio subisce un attacco senza precedenti. Satana, è vero, non aveva mai cessato di insidiarla in vari modi. Era evidentemente, però, giunto il tempo di mettere in questione la legittimità stessa del Libro e della Chiesa. Voltaire affermava che avrebbe visto la Bibbia, nell'arco della sua vita, diventare un semplice relitto, un oggetto da porre solo nei musei, che essa sarebbe stata del tutto discreditata e distrutta da argomentazioni incontrovertibili.
L'effetto? La filosofia del momento diventa l'umanismo. L'umanismo lo si potrebbe definire come un'affermazione filosofica che dichiara che il fine dell'esistenza è la felicità dell'uomo.  La ragione dell'esistenza è la felicità umana. Ora, secondo l'umanesimo, la salvezza sarebbe semplicemente la questione di trarre dalla vita tutta la felicità possibile. Se foste influenzati da un pensatore come Nietzsche pensereste che la sola vera soddisfazione nella vita è il conseguimento del potere, che il potere trova in sé stesso la propria giustificazione e che, dopo tutto, il mondo intero è come una giungla dove sopravvive il più forte. Tocca quindi all'uomo perseguire la propria felicità, diventare potente attraverso ogni mezzo possibile. E' infatti solo in questa posizione di ascendenza, come si vedeva nel culto di Moloc, che uno può essere veramente felice. Questo avrebbe prodotto, a suo tempo, personaggi come Hitler, che avrebbe assunto la filosofia di Nietzsche come suo principio operativo di base e guida, insegnando al suo  popolo il concetto che esso era destinato a dominare il mondo. La salvezza, quindi, sarebbe giunta perseguendo questo obiettivo con ogni mezzo possibile.
Arriva però qualcun altro e dice:  "Beh, no, il fine dell'esistenza è la felicità, ma la felicità non deriva dal signoreggiare sugli altri, la felicità deriva dall'esperienza sensuale". [...] Dato che l'essere umano è essenzialmente un animale ghiandolare, la salvezza è semplicemente trovare il modo più desiderabile per gratificare questa parte della persona. Questo, così, diventa l'effetto dell'umanismo, e cioè che il fine dell'esistenza è la felicità dell'uomo. John Dewey, filosofo americano che ha avuto grande influenza sul sistema educativo di quel paese, è stato in grado di persuadere gli educatori che non esistono criteri morali assoluti. Ai bambini, diceva, non si dovrebbero insegnare standard morali, basta permettere al bambino di esprimere sé stesso, sviluppare quello che è, e aiutarlo a trovare la sua felicità in ciò che vuole essere. E' antinomia culturale quando ciascuno può fare ciò che ai suoi occhi sembra giusto senza alcun Dio che lo governi. La Bibbia, in questa prospettiva, viene screditata, trovata falsa e inutile. Dio viene detronizzato, non esiste, non ha alcun rapporto personale con l'individuo. Gesù Cristo o è un mito o solo un uomo: il fine ultimo dell'esistenza è la felicità. E' l'individuo che stabilisce i criteri di felicità e li interpreta.

LIBERALE, FONDAMENTALISTA O ...NESSUNO DI QUESTI?

La religione, si affermava, esiste perché che ci sono così tanti che ci mangiano e devono quindi trovare un modo per giustificare la loro esistenza. E' così che, nello stesso periodo, il 1850, la chiesa si divide in due gruppi. Il primo gruppo è quello dei liberali che accettano la filosofia umanista e cercano di provarne la rilevanza dicendo, alla loro generazione, qualcosa di simile: "Noi non sappiamo se ci sia un paradiso. Non sappiamo se ci sia un inferno. Sappiamo però questo, che dobbiamo vivere per 70 anni! Sappiamo che si può avere grande beneficio dalla poesia, pensieri elevati, nobili aspirazioni. E' importante, quindi, che voi veniate in chiesa domenica così che vi possiamo leggere delle poesie, qualche piccolo adagio ed assioma con il quale vivere meglio la vita. Non sappiamo dirvi nulla su ciò che accadrà quando morirete. Possiamo però dirvi questo: se venite ogni settimana, e pagate, contribuite e state con noi, noi renderemo la vostra vita più felice". Questo diventa così l'essenza del liberalismo. Non è più che un tentativo di zuccherare un po' il caffè di un'esistenza per altro amara. Questo è tutto ciò che può dire. La filosofia dell'atmosfera che respira è l'umanismo perché è persuaso che il fine ultimo dell'esistenza sia la nostra felicità.
C'è un altro gruppo che si è posto, con i liberali, sotto l'ombrello dell'umanismo. E' il gruppo dei cosiddetti fondamentalisti. Essi dicono: "Noi crediamo nell'ispirazione della Bibbia! Crediamo nella divinità di Gesù Cristo! Crediamo nell'inferno! Crediamo nel paradiso! Crediamo nella morte, seppellimento e risurrezione di Gesù Cristo!". Anche loro, però respirano nell'atmosfera dell'umanismo. L'umanismo dice che il fine ultimo della nostra esistenza sia la felicità. L'umanesimo è come il miasma che esce dalle fogne e che permea ogni cosa. L'umanismo è come un'infezione, un'epidemia: raggiunge ogni luogo.
All'inizio i fondamentalisti si riconoscevano vicendevolmente perché dicevano "Noi crediamo in queste cose!". La maggior parte di loro erano uomini e donne che indubbiamente avevano avuto un'esperienza di Dio. Dopo però aver detto: "Queste sono le cose che ci caratterizzano come fondamentalisti", non passa molto tempo che la seconda generazione dice: "Questo è come siamo diventati fondamentalisti. Crediamo nell'ispirazione della Bibbia! Crediamo nella divinità di Cristo! Crediamo nella morte, seppellimento e risurrezione di Gesù. Per questo siamo diventati fondamentalisti". Passa il tempo e raggiungiamo la nostra generazione. Qui l'intero piano di salvezza si risolve nel dare assenso intellettuale ad alcune affermazioni dottrinali, e una persona viene considerata cristiana solo perché può dire: "A-a!" quando glielo si chiede, a quattro o cinque proposizioni. Se dice "A-a!", allora gli si dà una pacca sulla spalla, gli si stringe la mano con un gran sorriso e gli si dice: "Fratello, ora sei salvato!". Ci si riduce così a considerare la salvezza come nulla più che un assenso ad uno schema o dottrina che conduce dove? All'eterna felicità! Non è forse questo allora pure umanismo? Se doveste analizzare, infatti, il fondamentalismo in contrasto al liberalismo di cento anni fa come poi si è sviluppato (ora non specifico alcun punto nel tempo), sarebbe qualcosa come questo: "Il liberale dice che il fine della religione è quello di rendere una persona felice durante la sua vita, ed il fondamentalista dice che il fine della religione è di rendere una persona felice quando muore". In ogni caso, vedete, l'unico criterio di fondo dell'una e dell'altra variante è sempre quello della felicità. Laddove il liberale dice: "Attraverso la trasformazione sociale e politica dell'attuale ordinamento, cancelleremo gli slum, elimineremo l'alcoolismo, la dipendenza dalle droghe e la povertà. Costruiremo IL PARADISO SULLA TERRA! TI RENDEREMO FELICE NELL'ESISTENZA ATTUALE! Non sappiamo che cosa verrà dopo, ma vogliamo che tu sia felice durante l'esistenza terrena!". Così ci hanno provato, solo per raccogliere fallimento dopo fallimento, delusione dopo delusione.
Poi ci sono i fondamentalisti, i quali, se guardate bene, sono sulla stessa lunghezza d'onda dei liberali, fintanto che troviamo qualcosa del genere: "Accettate Gesù, e così potrete andare in paradiso! Non vorreste mica finire in quel vecchio, sporco e bruciante inferno, quando con poco voi potreste andare in paradiso? Venite a Gesù e potrete andare in paradiso!". L'appello è lo stesso che potreste fare a due uomini seduti al tavolo di un caffé proponendo loro di andare a rapinare una banca e così risolvere facilmente tutti i problemi della loro vita! Spesso "l'evangelizzazione" per molti non è nulla di più che invitare qualcuno ad impossessarsi facilmente di qualcosa che non gli appartiene.
Credo che l'umanismo sia uno dei miasmi più venefici e disastrosi che possono venir fuori dalle fogne dell'inferno. Questi miasmi sono penetrati molto nella nostra religione, ma SONO IN CONTRASTO TOTALE CON LA FEDE CRISTIANA! Sfortunatamente di questo ce se ne accorge raramente. Qui troviamo Mica che vuole costruirsi una cappella privata, vuole avvalersi in proprio di un sacerdote, vuole garantirsi le proprie preghiere e vuole le sue brave cerimonie perché? Perché vuole essere benedetto dal Signore! Dice: "IO SO CHE COSI' IL SIGNORE MI FARA' DEL BENE!" QUESTO PERO' E' EGOISMO! QUESTO E' PECCATO! Arriva questo levita e, compiacente, ne diventa complice! Perché? Perché vuole avere un posto ben retribuito! Vuole dieci sicli, un vestito completo ed il vitto garantito! Così, per avere quello che vuole lui e quello che vuole Mica, SVENDONO DIO! Per dieci sicli ed un vestito! NON E' FORSE QUESTO UN TRADIMENTO DI TUTTO CIO' CHE E' BUONO E VERO? E' IL TRADIMENTO IN AUGE NELLA NOSTRA EPOCA. NOI NON POTREMO GUARIRE DA QUESTA MALATTIA MORTALE fintanto che non ritorneremo al Cristianesimo, IN DIRETTO E TOTALE CONTRASTO CON QUESTO PUZZOLENTE UMANISMO che viene perpetrato nel nostro tempo e generazione in nome di Cristo-
Si tratta di qualcosa di molto sottile e permea ogni cosa. Di che cosa si tratta? Di questo: è il postulato filosofico secondo il quale il fine dell'esistenza umana è la nostra felicità. Gesù Cristo si sarebbe così incarnato per renderci felici! Possiamo dare a tutto questo una vernice biblica, evangelica e cristiana, ma la sostanza rimane: DIO ESISTE IN FUNZIONE DELLA FELICITA' UMANA! Questo è cristiano? Lo dubito seriamente. Ma allora, forse noi non dovremmo essere felici? Non abbiamo forse il diritto di essere felici? Non ha Dio forse inteso che noi fossimo felici? Sì, ma come un beneficio accessorio, non come la cosa più importante della vita.

RISPETTO PER LA VITA

Albert Schweitzer, un uomo buono, grandemente ammirato dai pensatori confusi dei suoi tempi, aveva vissuto per anni nel Congo, Africa orientale. Era un uomo brillante, filosofo, medico, musicista e compositore. Non dovrebbe, però, essere considerato un cristiano. Non vedeva, infatti, come Cristo potesse avere rilevanza per la sua filosofia di vita. Di fatto, egli era un'umanista. Lo sport favorito dei tiratori scelti dell'esercito belga dal ponte di un vaporetto sul fiume Congo, era quello di sparare ai coccodrilli. Segnavano "i punti" (i coccodrilli centrati) su una cordicella che pendeva dal loro fucile. Schweitzer era giustamente sconcertato da questo sport rivoltante. Lo considerava un colossale spreco di vite. Da queste esperienze, Schweitzer trae lo slogan che segna l'essenza della sua filosofia: il rispetto per la vita. La vita dei coccodrilli... la vita umana... ed altri tipi di vita. Il dott. Schweitzer era così persuaso che la vita andasse rispettata, che non voleva neppure sterilizzare il suo ambulatorio medico. Di fatto aveva l'ambulatorio più sporco dell'Africa. I batteri sono vita, e quindi non devono essere distrutti, George Kline, missionario veterano con la Missione Generale del Sud Africa, viveva a circa 100 chilometri dalla stazione missionaria dello Schweitzer. George era un'organista di talento e riparatore d'organi. Il dott. Schweitzer gli aveva chiesto di venire alla sua stazione per controllare il suo organo, donato da un suo amico tedesco, che non funzionava più bene. Va così a trovare il buon medico. "George, pensi di poter riparare il mio organo?". "Ci proverò", risponde. George apre l'organo posteriormente e con grande sua sorpresa vi scopre un grosso nido di scarafaggi. Con caratteristico entusiasmo e zelo americano, George comincia a calpestare gli scarafaggi per non lasciarne sfuggire nemmeno uno. Il buon dottore, però, sopraggiunge, con i capelli ritti in testa come non si erano mai visti, e infuriato, grida: "SI FERMI SUBITO!". Perché? Risponde George, "Stanno rovinando il suo organo". Il dottore, però, risponde: "Sta bene così. Quegli scarafaggi sono fedeli alla loro natura, non li può uccidere! Va bene così, sig. Kline". Schweitzer, così, si china, raccoglie gli scarafaggi uno per uno, li mette in un sacchetto, lo chiude, raggiunge il bordo della giungla e li lascia liberi.
Ecco un uomo fedele alla sua filosofia di vita: il rispetto per la vita. COMPLETAMENTE CONSACRATO AD ESSO! COMPLETAMENTE COERENTE! Anche se si trattava di uno scarafaggio o un microbo... Vedete, questo è umanismo, questa è coerenza!
ORA VI CHIEDO: QUAL'E' LA FILOSOFIA DELLA MISSIONE? QUAL'E' LA FILOSOFIA DELL'EVANGELIZZAZIONE? QUAL'E' LA FILOSOFIA DI UN CRISTIANO?
Se mi chiedete perché ho voluto andare in Africa, vi dirò che originalmente vi ero andato per promuovere la giustizia di Dio. Non pensavo fosse giusto per chiunque finire all'inferno senza avere una chance di essere salvato. Mi ero così recato presso quei poveri peccatori per dare loro una chance d'andare in paradiso. Per dirvi questo non ho usato molte parole, ma se analizzaste ciò che vi ho appena detto, come lo definireste? Umanesimo. Ho fatto uso di ciò che Dio ha provveduto in Gesù Cristo come mezzo per migliorare le condizioni di vita delle persone, alleviando le loro sofferenze e miseria. Quando mi sono recato in Africa, ho scoperto che non erano gente povera, ignorante, dei piccoli pagani che corrono per le foreste cercando qualcuno che dica loro come andare in paradiso... Di fatto erano MOSTRI D'INIQUITA'!!! VIVEVANO NEL PIU' TOTALE E COMPLETO DISPREZZO DELLA CONOSCENZA DI DIO, CHE NEANCHE SUPPONEVO CHE AVESSERO!
Meritavano l'inferno! Essi rifiutavano consapevolmente e totalmente di camminare alla luce della loro coscienza, della testimonianza della natura e della verità che conoscevano! E quando l'ho scoperto, vi assicuro che ero così infuriato contro Dio che una volta, in preghiera, Gli ho detto che aveva fatto proprio una ...bella cosa a mandarmi da gente alla quale del paradiso proprio non importava nulla, che amavano i loro peccati e volevano rimanerci. Ero andato in Africa motivato dall'umanesimo. Avevo visto immagini di lebbrosi, delle ulcere di quei malati, dei loro funerali... e non volevo che i miei consimili dovessero soffrire eternamente nell'inferno dopo una tale vita miserevole sulla terra. E' stato però in Africa che Dio aveva cominciato a scrostrarmi di dosso GLI STRATI DI QUESTO UMANESIMO! Quel giorno, chiuso nella mia camera, stavo lottando con Dio. Eccomi lì, infatti, alle prese con il fatto che gente che ritenevo ignorante e che supponevo volesse conoscere come raggiungere il paradiso e che mi aspettavo dicessero: "Vieni ed insegnaci", e che di fatto non aveva alcuna intenzione di parlare con me o con chiunque altro. Non aveva interesse alcuno nella Bibbia e nessun interesse in Cristo, amavano i loro peccati e volevano solo continuare in essi. E' lì che mi sono reso conto come la "filosofia missionaria" non fosse altro che spazzatura, che mi avevano preso in giro, di aver solo sprecato tempo e denaro. Volevo solo ritornarnene a casa.
Là, nella mia camera, venendo onestamente alle prese con Dio e con ciò che realmente avevo in cuore, mi sembrava che Dio mi dicesse: "Sì, non è forse vero che il Giudice di tutta la terra giudica giustamente? I pagani sono perduti, essi andranno all'inferno, non perché non abbiano avuto l'opportunità di udire l'Evangelo, ma perché sono peccatori CHE AMANO IL LORO PECCATO. Perché meritano di finire all'inferno. PERO' io non ti ho mandato là per loro". Ho udito così, più chiaramente che mai, non la mia voce fisica, ma l'eco di un'antica verità che si stava facendo strada nel mio cuore. Ho udito Dio che mi diceva: "Non ti ho mandato in Africa per amore dei pagani. Ti ho mandato in Africa per amor mio. Essi meritano l'inferno, ma IO LI AMO, ED HO SOPPORTATO L'AGONIA DELL'INFERNO PER LORO!!! NON TI HO MANDATO PER LORO!!! TI HO MANDATO LI PER ME! FORSE CHE IO NON MERITO LA RICOMPENSA DELLE MIE SOFFERENZE? NON MERITO FORSE IO D'AVERE COLORO PER I QUALI IO SONO MORTO?".
Non ero andato, dunque, in Africa, per amore dei pagani, ma per il Salvatore che ha sopportato l'agonia dell'inferno per me. Egli merita quei pagani. Perché Egli è morto per loro. I miei occhi, così, ora erano aperti. Non lavoravo più per Mica, per dieci sicli ed un vestito completo. Ero lì prerché servivo il Dio vivente. Vedete il punto? Lasciate che lo riassuma per voi ancora a chiare lettere. La fede cristiana dice: "Il fine dell'esistenza è la gloria di Dio". L'umanesimo dice: "Il fine dell'esistenza è la felicità umana".
Un'affermazione nasce nell'inferno ed è finalizzata alla deificazione dell'essere umano, L'ALTRA AFFERMAZIONE NASCE IN CIELO: ED E' LA GLORIFICAZIONE DI DIO! Una è il Levita che serve Mica, l'altra è un cuore che è indegno di servire l'Iddio vivere, perché è il più alto onore dell'universo!

CHE DIRE ORA DI VOI?

Che dire ora di voi? Perché siete giunti al ravvedimento? Vorrei vedere alcuni ravvedersi ancora nei termini posti dalla Bibbia. George Whitfield sapeva che cosa voleva dire ravvedimento. Una volta stava predicando in una piazza di Boston a circa 20.000 persone e diceva: "Ascoltate, peccatori, voi siete dei mostri, DEI MOSTRI D'INIQUITA'! Voi meritate dandare tutti all'inferno! E il peggiore dei vostri crimini è che, benché voi lo siete, non avete avuto nemmeno la decenza di ammetterlo!". Diceva: "Se voi deplorate in lacrime i vostri PECCATI ed i vostri crimini commessi contro un Dio santo, George Withfield lo farà per voi!". Quell'uomo aveva chinato il capo e singhiozzato come un bambino. Perché? Perché  correvano il rischio di finire all'inferno? No! Perché erano MOSTRI DI INIQUITA' che nemmeno si rendevano conto dei loro peccati e non importava nulla dei loro crimini. Vedete la differenza? La differenza è che qui c'è qualcuno che trema perché dovrà soffrire all'inferno e NON HA SENSO ALCUNO DELL'ENORMITA' DELLE SUE COLPE!!! NESSUN SENSO DELL'ENORMITA' DEL SUO CRIMINE!!! NESSUN SENSO DELL'INSULTO CHE STA PERPETRANDO CONTRO DIO!!! Sta tremando perché teme di non potere sopportare il dolore dell'inferno. Egli ha paura! Per quanto questo possa essere una buona preparazione all'opera della grazia, quello non è un posto in cui fermarsi. Lo Spirito Santo non si ferma lì.
Questa è la ragione per la quale molti non possono ricevere Cristo in modo salvifico fintanto che non passano attraverso il ravvedimento. Coloro che giungono al ravvedimento sono persone persuase di meritare il peggior castigo per i loro peccati, persone che SI RENDONO CONTO DI ESSERE DEI CRIMINALI DAVANTI A DIO CHE MERITANO TUTTA L'IRA DI DIO, PERSONE CHE SONO PERSUASE CHE SE DIO LE MANDASSE NELL'ANGOLO PIU' BASSO DELL'INFERNO PER SEMPRE, LO MERITEREBBERO FINO ALL'ULTIMO, e cento volte di più! Perché? Perché SI SONO RESI CONTO DELLA GRAVITA' DEI PROPRI  CRIMINI!
Le predicazioni di John Wesley nell'Inghilterra del XVIII secolo pure erano così ed erano molto diverse da quelle che si sentono oggi. Wesley predicava la giustizia di Dio nei suoi sermoni di due o tre ore all'aria aperta. Parlava della legge, di Dio, della giustizia di Dio e della sapienza di quel che Egli esige da noi. Egli dipingeva di fronte ai peccatori l'enormità dei loro crimini, la loro aperta ribellione, tradimento ed anarchia di fronte alla regalità di Dio. La potenza di Dio sarebbe discesa tanto su quel suo vasto uditorio da farli cadere in ginocchio, confusi e affranti per implorare a viva voce il perdono di Dio. Perché? Perché avevano avuto una rivelazione della santità di Dio e si erano resi conto dell'enormità dei loro peccati. Lo Spirito di Dio era penetrato nel loro cuore e nella loro mente. Questo fenomeno avveniva anche in America durante il XVIII secolo all'università di Yale, dove riunioni evangelistiche erano tenute nell'anfiteatro dell'università (...) La vita delle persone era trasformata (...) cessavano di bere alcoolici, persone crudeli erano radicalmente trasformate, gente immorale rinunciava all'immoralità. Lo Spirito di Dio faceva loro sentire tutto il peso delle loro colpe. Giungevano così alla conversione ed alla fede salvifica in Cristo. CHE DIFFERENZA! (...) Non era come convincere UN UOMO BUONO che aveva dei problemi con un DIO CATTIVO! Si trattava di convincere UOMINI CATTIVI che essi meritavano l'ira di un DIO BUONO! Conseguenza di tutto questo era il ravvedimento che conduceva alla fede ed alla vita.
Cari amici, c'è solo una ragione, una sola ragione, per la quale un peccatore deve ravvedersi dai suoi peccati: che Cristo merita il culto, l'adorazione, l'amore e l'obbedienza di tutto cuore, non perché così potrà andare in cielo! Se l'unica ragione per la quale doveste ravvedervi, cari amici, è quella di evitare l'inferno, siete solo simili al levita del racconto che si era messo a servire Dio per dieci sicli ed un vestito intero. State cercando solo di servire Dio perché pensate che vi convenga, che questo vi faccia del bene! Un cuore pentito, però, è un cuore che ha percepito anche solo in minima parte l'enormità del crimine di giocare a fare Dio e di negare al Dio giusto e retto il culto e l'ubbidienza che Egli merita!
Perché un peccatore dovrebbe ravvedersi? PERCHE' DIO MERITA L'UBBIDIENZA E L'AMORE CHE EGLI HA RIFIUTATO DI DARGLI! Non perché così potrà andare in paradiso! Se la sola ragione per la quale si ravvede è quella di poter andare in paradiso, questo non è altro che il tentativo di fare un affare o un baratto con Dio. PERCHE' UN PECCATORE DOVREBBE ABBANDONARE TUTTI I SUOI PECCATI? PERCHE' DOVREBBE FARE UNA RESTITUZIONE QUANDO GIUNGE A CRISTO? PERCHE' DIO MERITA L'UBBIDIENZA CHE EGLI ESIGE!!!
Ho parlato con persone che non hanno alcuna certezza che i loro peccati siano perdonati. Essi vogliono sentirsi sicuri, prima ancora di essere disposti ad affidarsi a Cristo. Credo, però, che gli unici ai quali di fatto Dio rende testimonianza nel loro cuore tramite il Suo Spirito e che sono nati da Lui, sono coloro che quando vengono a Cristo, dicono o intendono: "Signore Gesù. Io intendo ubbidirti, amarti, servirti, fare tutto ciò che Tu vuoi che io faccia fino all'ultimo istante della mia vita, anche se dovessi finire all'inferno, semplicemente perché TU SEI DEGNO DI ESSERE AMATO, UBBIDITO E SERVITO. Io non sto cercando di fare con te alcun baratto".
Vedete la differenza? Veramente vedete la differenza? Fra un levita che serve Dio per dieci sicli ed un vestito, o un Mica che costruisce una cappella per Dio perché così Dio lo benedirà E qualcuno che si ravvede dai suoi peccati per la gloria di Dio. Perché una persona dovrebbe andare ai piedi della croce di Cristo? Perché una persona dovrebbe identificarsi con il Cristo, inchiodato ad una croce, sepolto e risorto? Vi dico il perché. PERCHE' QUELLO E' L'UNICO MODO ATTRAVERSO IL QUALE,  DIO RICEVE DA UN ESSERE UMANO LA GLORIA CHE GLI E' DOVUTA!!! Se voi dice che fate così per avere gioia, pace, benedizione, successo o fama, allora non siete altro che un levita che serve Dio per dieci sicli ed un vestito.
CARO GIOVANE, C'E' UNA SOLA RAGIONE PER LA QUALE DEVI ANDARE PRESSO LA CROCE DI CRISTO. La ragione per la quale devi recarti in quel luogo dove potrai essere in comunione con Cristo è che se non ci vai, tu defraudi il Figlio di Dio della gloria che Egli deve avere dalla tua vita. Perché nessuna carne potrà gloriarsi al Suo cospetto. Fintanto che non hai compreso l'opera santificante di Dio attraverso lo Spirito Santo che ti porta in comunione con Cristo nella sua morte, sepoltura e risurrezione, dovrai servire in ciò che hai e tutto ciò che hai è sottoposto ad una sentenza di morte: la personalità umana, la natura umana, la forza umana, e l'energia umana. Dio non trarrà alcuna gloria da quello! La ragione per la quale devi andare presso la croce di Cristo, non è che tu potrai conseguire vittoria, benché vittoria avrai. Non è perché tu potrai avere gioia, benché gioia tu avrai. La ragione per la quale devi abbracciare la croce ed insistervi fintanto che tu non possa dire con Paolo: "Io sono crocifisso con Cristo" (Galati 2:20), non è per quello che da ciò tu puoi ottenere, ma per la gloria di Dio. Perché la Scrittura ti esorta ad ottenere la pienezza di Cristo, la pienezza dello Spirito Santo? PERCHE' IL SOLO MODO POSSIBILE ATTRAVERSO IL QUALE CRISTO POTRA' RICEVERE GLORIA DA UNA VITA CHE E' REDENTA CON IL SUO PREZIOSO SANGUE E' QUANDO EGLI PUO' RIEMPIRE QUELLA VITA CON LA SUA PRESENZA E VIVERE ATTRAVERSO LA SUA VITA. Il genio della nostra fede non è fare come quel Levita che era stato assunto per servire Dio con una buona paga. No! No! Il genio della nostra fede è che noi giungiamo al punto di sapere di non potere fare nulla, anzi, che tutto ciò che possiamo fare è presentare il nostro vaso e dirgli "Signore, Tu solo lo puoi riempire. Tutto ciò che c'è da fare dovrà essere fatto da Te e per Te". Vi sono molti, però, che cercano l'esperienza della pienezza di Dio così da poter usare Dio per i loro fini. [...]
Hanno servito Mica, ma pensavano che se avessero avuto la potenza dello Spirito Santo avrebbero potuto servire la tribù di Dan. No, non potrà funzionare. Non funzionerà mai. C'è una sola ragione per la quale Dio ha bisogno di voi, è quella di portarvi nel luogo dove, nel ravvedimento, siete statiperdonati per la Sua gloria. Allora (...) il vostro atteggiamento sarà quello del Signore, quando diceva: "non faccio nulla da me" (Giovanni 8:28). Non posso parlare da me. Non faccio piani per me. La mia unica ragione di esistere è di dare gloria a Dio in Gesù Cristo. Se io dovessi dirvi: "Venite, siate salvati, così potrete andare in paradiso, avere gioia e vittoria. Venite alla pienezza dello Spirito Santo e sarete totalmente soddisfatti", io cadrei nella trappola dell'umanismo.  (...) Ti voglio dire, caro amico cristiano, se non conosci la pienezza dello Spirito Santo, vieni e presenta il tuo corpo come sacrificio vivente, lascia che ti riempia affinché si realizzi lo scopo per cui è venuto lo Spirito Santo, cioè dare gloria a Dio attraverso la tua vita. NON SI TRATTA DI CIO' CHE CI PUOI RICAVARE DA DIO, MA DI CIO' CHE DIO PUO' RICAVARE DA TE!

Basta, una volta per tutte, con quel cristianesimo utilitaristico che fa di Dio solo un mezzo per un fine: EGLI E' IL FINE. Diciamo a Mica che rassegniamo le dimissioni. Non saremo più i suoi sacerdoti per servire per dieci sicli ed un vestito completo. Diciamolo anche alla tribù di Dan: non mi interessa la paga che promettete di darmi. Gettiamoci di fronte ai piedi forati del Figlio di Dio e diciamogli che intendiamo ubbidirgli, amarlo, servirlo, fintanto che avremo vita, PERCHE' EGLI E' DEGNO!


 "Basta, una volta per tutte, con quel cristianesimo utilitaristico che fa di Dio solo un mezzo per un fine: EGLI E' IL FINE"
Predicazione di Paris Reidhead (riduzione)

 

«Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode» 
(Apocalisse 5:12)

Consapevoli nella Parola

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