Dove riponete la vostra speranza? | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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venerdì 1 gennaio 2016
Consapevoli nella Parola

Dove riponete la vostra speranza?


All'inizio dell'anno la nostra attenzione è sempre rivolta al futuro, a ciò che ci si potrà attendere da esso, alle nostre speranze. Il testo biblico e la riflessione che su di esso faremo ci potrà aiutare a focalizzare la nostra attenzione sul contenuto della speranza che l'Evangelo di Gesù Cristo ci annuncia, al contenuto del nostro futuro, al contenuto delle nostre aspirazioni. A che cosa noi aspiriamo nella vita più di ogni altra cosa? E soprattutto: ne vale la pena? L'Apostolo Pietro, nella sua prima lettera, scrive:
"Perciò, avendo cinti i lombi della vostra mente, siate vigilanti, e riponete piena speranza nella grazia che vi sarà conferita nella rivelazione di Gesù Cristo. Come figli ubbidienti, non conformatevi alle concupiscenze del tempo passato, quando eravate nell’ignoranza, ma come colui che vi ha chiamati è santo, voi pure siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: "Siate santi, perché io sono santo"" (1 Pi. 1:13-16).

Qualcosa in cui sperare

Un’esclamazione che si sente spesso, senz’altro vera e giustificata, è: "La vita è dura". Anche se, a udire questo, qualcuno subito penserà che la vita può essere dura per alcuni ma che per altri è comoda e piena di contestabili ed invidiabili privilegi, il fatto che la vita sia piena di frustrazioni, insoddisfazioni e vanità, lo affermava amaramente anche il ricco e privilegiato re Salomone. Egli, come riporta il libro biblico dell’Ecclesiaste, pur avendo avuto tutto ciò che nel mondo si può comprare, ne conclude pessimisticamente: "Poi mi volsi a considerare tutte le opere che le mie mani avevano fatto, e la fatica che avevo impiegato a compierle; ed ecco tutto era vanità e un cercare di afferrare il vento; non c’era alcun vantaggio sotto il sole. Sapienza e follia sono entrambe vanità ... Perciò ho preso in odio la vita, perché tutto ciò che si fa sotto il sole mi è divenuto disgustoso, perché tutto è vanità e un cercare di afferrare il vento" (Ec. 2:11,17).
Qualunque siano le condizioni oggettive in cui uno viva, c’è un solo modo con il quale chiunque possa continuare a vivere nonostante tutte le pene, le frustrazioni e le insoddisfazioni della sua vita: avere qualcosa in cui sperare. Quella speranza, qualunque essa possa essere, è ciò che dà ad una persona ragioni per continuare.

Discernere le speranze

I più pessimisti potrebbero osservare come ogni speranza non sia altro che una pia illusione, un inganno operato verso noi stessi solo per poter "tirare avanti". Non è però ragionevole fare queste generalizzazioni perché uno non potrebbe certo dimostrare che ogni speranza sia davvero infondata. Bisogna saper discernere: esistono, è vero, speranze infondate, ma altre possono essere ben fondate.
In questo mondo vi sono molte speranze in competizione l’una con l’altra. Permettetemi che menzioni tre tipi di speranza che, in qualche modo sono rappresentativi:

1. Speranza in noi stessi

La prima speranza è la speranza in noi stessi. Nella nostra cultura sono molti ad avere questo tipo di speranza. Il fine che si propongono è una certa qual misura di prosperità, una vita piacevole e soddisfacente. Le virtù che vengono associate a questo tipo di speranza sono responsabilità e impegno nel proprio lavoro. Così, quando la vita diventa difficile, quando incontrano ostacoli sul loro cammino verso una vita piacevole e soddisfacente, siano essi fastidi minori come arrivare tardi sul lavoro o qualcosa di più traumatico come la perdita del lavoro, la soluzione, per questo tipo di persone è di assumersi le proprie responsabilità nella situazione e, attraverso uno strenuo impegno, risolvere i problemi. Questa è la loro speranza.
Sebbene però il senso di responsabilità e la diligenza siano valori importanti, non si può sperare totalmente su di essi come se fosse la chiave per aprire ogni porta. Spesso il senso di responsabilità non basta a risolvere i mali che possono sopravvenire ad una persona. Anche il lavoro fatto con grande diligenza e dedizione ha i suoi limiti. Il problema è che questo tipo di speranza non regge quando è Dio a valutare la nostra vita. Contando molto su sé stesso e sulle proprie risorse, qualcuno potrebbe anche pensare: "Se mi dovessi presentare davanti al giudizio di Dio, saprò sicuramente come uscirne, come giustificarmi, come cavarmela. Non me ne preoccupo…". Davvero? Ci siamo mai premurati di esaminare quali siano i valori che Dio ritiene importanti e sulla base dei quali verremo giudicati? Non siamo noi a stabilire questi criteri.
Egli potrebbe ben dichiarare, quando ci presenteremo a Lui, che l’obiettivo ultimo che abbiamo avuto nella nostra vita era sbagliato, che i mezzi per perseguirlo erano sbagliati, che la nostra speranza era mal riposta. Aver perseguito esclusivamente il nostro benessere terreno come valore ultimo (e per di più per così pochi anni) potrebbe risultare in un’eterna e terribile separazione da Dio. Queste sono le speranze di un mondo perduto.

2. …con la benedizione di Dio

Un secondo tipo di speranza che è oggi molto popolare è una variazione del primo. Si tratta di una speranza più religiosa. Essa inizia con obiettivi simili alla prima, una certa misura di prosperità ed una vita piacevole e soddisfacente. I mezzi per raggiungere questo obiettivo, però, sono leggermente emendati. C’è si il senso di responsabilità ed il lavoro diligente. Quello che alcuni aggiungono, però, è l’aspettare per questo la benedizione di Dio. Così, quando a questa persona capita un incidente di percorso, quando incontra sulla sua strada un ostacolo significativo, la soluzione è chiara: prendersi le responsabilità del caso e, attraverso il proprio diligente impegno risolvere il problema e poi pregare Dio che benedica i propri sforzi.
Nella prospettiva della nostra salvezza eterna essa implica che Dio sia "buono" e che sicuramente ci salverà perché avrà apprezzato i nostri sforzi e la nostra buona volontà, chiudendo magari un occhio di fronte alle nostre inadempienze "minori". In ogni caso, ci si aspetta qui che la faccenda sia in qualche modo risolta. In alcuni casi ci vorrà maggiore tempo, ma l’obiettivo di una vita piacevole e soddisfacente sarà raggiunto. Questa speranza comporta tutte le debolezze della prima e forse di più.

3. La speranza biblica

Il terzo tipo di speranza è la speranza della quale testimoniano le Sacre Scritture, la speranza cristiana. Questo tipo di speranza parte da un punto molto diverso delle prime due.
In primo luogo, il suo obiettivo è diverso. L’obiettivo che si prefigge non è quello di avere una certa misura di prosperità. Non si tratta tanto di voler godere una vita piacevole e soddisfacente. L’obiettivo è quello di voler condurre una vita che porti onore a Cristo. Ora questa vita potrebbe anche essere molto piacevole e soddisfacente, ma non necessariamente. Le persone alle quali l’apostolo Pietro scriveva la lettera, una porzione della quale abbiamo letto, non godevano di prosperità. Soffrivano con grandi prove. La vita per loro era eccezionalmente dura. Stranamente, però, questo a loro non importava. L’obiettivo era diverso, e questo rendeva loro possibile di rallegrarsene grandemente. Qual era la speranza che proponeva loro Pietro, sebbene essi dovessero affrontare molte prove ed ostacoli nel loro cammino verso il vivere una vita che portasse onore a Cristo?
"Perciò, avendo cinti i lombi della vostra mente, siate vigilanti, e riponete piena speranza nella grazia che vi sarà conferita nella rivelazione di Gesù Cristo" (1 Pi. 1:13).
Questa è la vera speranza, la speranza che non fallisce. Essa non fallisce perché è una speranza che non è radicata nell'oggi, ma nel mondo a venire.

Nella prospettiva dell'eternità

Il mondo a venire… Solo ad usare questa espressione oggi si incontra solo scetticismo e derisione. Viviamo infatti in una cultura fortemente incentrata sul qui ed ora, una cultura che vede la morte come la fine di ogni cosa e quindi la necessità di godersi a fondo tutto ciò che questo mondo può offrire finché se ne è in tempo. Chi crede nell'eternità viene considerato solo uno stupido che si perderà "tutto il bello della vita".
La dimensione dell'esistenza che noi conosciamo, però, non esaurisce tutto ciò che esiste. Esiste una dimensione diversa, un'età a venire, un'eternità. La Bibbia ci dice che l'unico modo per comprendere, usare e, certamente, godere di questa vita è proprio quello di vederla nel contesto della vita a venire, vederla nel contesto di quelle cose fuori moda, di cui oggi si preferisce non parlare, che sono paradiso ed inferno.
La speranza cristiana è radicata nella dimensione dell'eternità. Per comprendere meglio la cosa, dovremmo porci tre domande: In primo luogo: Qual è la speranza cristiana? Che cosa noi speriamo? In secondo luogo: Quando verrà realizzata questa speranza? E in terzo luogo, in che modo noi perseguiamo questa speranza? In tutto questo, il mio obiettivo è quello di rammentarvi che nessuno sarà in grado di vivere, e persino di comprendere questa vita, fintanto che non lo vedremo nella prospettiva del tempo a venire.

1. Che cosa speriamo? 

La nostra prima domanda è "Che cosa speriamo?". Il nostro testo ci dice: ".. nella grazia che vi sarà conferita nella rivelazione di Gesù Cristo". Che cos'è questa grazia? Pietro ce lo dice in questa stessa sua lettera:
"Benedetto sia il Dio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, a una viva speranza per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per un'eredità incorruttibile, incontaminata e immarcescibile, conservata nei cieli per voi" (1 Pi. 1:3,4).
Siamo stati rigenerati ad una viva speranza e questa viva speranza è un'eredità da ricevere da Dio.
Come si può immaginare questa speranza celeste? Potreste iniziare prendendo tutte le cose che vi causano frustrazione, che vi fanno inciampare nel cammino della vita, ed immaginarle tutte svanite. Iniziate la vostra giornata dopo una notte di buon riposo. Uscite e vi godete la colazione mentre un sole glorioso comincia a far sentire la sua presenza. Fate una lista delle cose che dovete fare quel giorno senza alcun senso di pressione o peso imposto dal dovere, e eseguite tutto ciò che la lista indica senza mai essere frustrati. Avendo terminato la vostra lista, invitate i vostri amici e vi godete la cena, chiacchierando su tutto ciò che la vostra fantasia vi suggerisce. Finite la serata facendo una piacevole passeggiata sotto le stelle e poi andate a letto. Siete stanchi, ma è una buona stanchezza. Chiudendo gli occhi per dormire pensate: "Domani potrò godermi un'altra bella giornata come quella che oggi ho passato". Aggiungete a tutto questo il punto forte dell'eternità. Giungerete a vedere Gesù, vedrete Colui per il quale avete lottato contro il peccato per tutti questi anni. Sentirete quel Suo sguardo, tenero ma penetrante. Vedrete il sorriso che potevate percepire quando vi mettevate a pregare. Giungerete ad udire quella voce che tanto avevate amato. Questa è la grazia che ci sarà conferita. Questa è la nostra speranza.

2. Quando verrà realizzata questa speranza?  

Domanda numero due: quando verrà realizzata questa speranza? La nostra speranza non è qualcosa che ci verrà data in questo tempo. Essa verrà realizzata quando Gesù tornerà da noi, ciò che Pietro chiama: "la rivelazione di Gesù Cristo". Dobbiamo attenerci strettamente a questo perché ci rammenta che la risoluzione di tutti i nostri problemi non avverrà durante questa vita. Era Gesù stesso che diceva ai Suoi discepoli: "Nel mondo avrete tribolazioni".
Perché sottolineo tutto questo? Lo sottolineo perché ciò che ci attendiamo ha un'importanza critica. Se vi aspettate il giorno in cui tutte le vostre frustrazioni e difficoltà verranno appianate, due cose vi accadranno. In primo luogo, quel punto della vita diventerà il vostro obiettivo primario. Farete tutto ciò che è in vostro potere fare per raggiungere quell'obiettivo. Raggiungere quel punto sarà la vostra speranza. La seconda cosa che accadrà è che ne rimarreste delusi, forse anche amareggiati, perché vi renderete conto di non poter mai arrivare a quel punto. Ora certo questa vita ha le sue gioie, e noi dovremmo godercele tutte. Queste gioie, però, non sono la nostra speranza. La nostra speranza è l'eredità, la grazia che Gesù Cristo ci conferirà quando tornerà al termine di quest'era e all'inizio della prossima. Vedete così come questa vita non sia il tentativo di arrivare alla beatitudine in questa vita. Essa è un viaggio verso una speranza che risiede nel tempo a venire. Alcuni diranno: "Questo è pessimistico". Non si tratta, però, di pessimismo. È il realismo della vita cristiana. Il nostro punto focale è questo: la gioia non la si potrà trovare nel dire che si potrà avere una vita senza problemi e preoccupazioni. La gioia la si può avere anche nel mezzo di problemi e preoccupazioni, rammentando a noi stessi che Gesù ci ama anche ora e che un giorno Egli ritornerà per mostrarci che tutte le pene di questa vita non saranno state prive di significato.

3. in che modo noi perseguiamo questa speranza?  

La nostra terza domanda è: In che modo noi perseguiamo questa speranza? Il nostro testo ci dice di mantenere il nostro sguardo fisso sulla speranza del ritorno di Gesù. Come possiamo farlo? Vorrei mettere qui in rilievo tre cose. Notate dapprima del nostro testo l'espressione: "riponete piena speranza". La versione interconfessionale della Bibbia dice: "Tutta la vostra speranza sia rivolta verso quel dono che riceverete da Cristo Gesù", o ancora meglio: "Fissate completamente la vostra speranza".
Se siete in buona forma, correre è un divertimento. Una volta acquisito un certo ritmo, di fatto ci si sente bene correndo. Per questo per i corridori, il correre è qualcosa di bello. Quando fate una corsa a lunga distanza, il vostro corpo ogni tanto sentirà stanchezza, ma il corridore di esperienza spinge con forza le sue gambe sapendo che il suo corpo ricupererà, che le forze ritorneranno. Il corridore esperto, quindi, non si fermerà fintanto che non taglierà il traguardo. Solo allora potrà considerare conclusa la sua corsa. Essere cristiani è come correre una corsa di lunga distanza. Ci sono delle volte in cui le forze spirituali sembrano cedere. Il cristiano esperto, però, sa perseverare per fede. Il cristiano d'esperienza sa che Dio continuerà a rinnovargli lo spirito per metterlo in grado di continuare. Il cristiano esperto persevererà fino al traguardo finale. Egli sa che la corsa non sarà conclusa fino a che Cristo non darà inizio ad una nuova era. Nel nostro testo lo Spirito ci dice di non mollare la presa fino alla fine, di non abbandonare la gara ma di continuarla fino alla fine, fintanto che Gesù arriverà. Non dobbiamo riporre la nostra fede in altro che non sia il traguardo finale.
Questo significa fissare fermamente la nostra speranza sulla grazia a venire di Cristo. Vi sono molte tentazioni a questo mondo che vorrebbero farci soffermare l'attenzione in qualcosa di meno che il traguardo finale. In che cosa speri quando hai più conti da pagare che denaro? Non dici mai a te stesso che le cose andranno meglio quando riceverai l'aumento che ti hanno promesso? Oppure quando la tua carriera avrà una svolta decisiva? Che succede però quando la tua carriera non giunge al punto che speravi? Che accade se lo sperato aumento è minore di quanto tu ti aspettavi? Che accade se quando ricevi l'aumento, anche i conti che devi pagare aumentano? O, tanto per prendere una prospettiva diversa, che fai quando, ricevuto l'aumento e pagati i conti, ti rimane ancora del denaro? Quando ricevi ciò che avevi sperato? Forse che la vita finalmente non avrà più problemi per te? Le cose andranno bene, realmente bene, solo quando Cristo ritornerà. Nel frattempo dobbiamo perseverare verso il traguardo di condurre una vita che porti onore a Lui, e sempre pregando per la grazia di poterlo fare. "Riponete piena speranza nella grazia che vi sarà conferita nella rivelazione di Gesù Cristo"

Indicazioni supplementari

Il nostro testo ci dice di più su come perseguire questa speranza. Nel versetto 13 vi è solo un verbo principale indipendente: "riponete piena speranza". Le altre parole sono tradotte come verbi indipendenti, ma in realtà sono participi che di fatto meglio precisano il senso del verbo principale.

1. Pronti all'azione.  

Così, il primo participio è "avendo cinti i lombi della vostra mente". È un'espressione dell'Antico Testamento. Nell'Antico Testamento gli uomini indossavano lunghe vesti. Quando dovevano lavorare si tiravano su la veste alla vita fissandola con una cintura, affinché essa non ingombrasse.
In 1 Re 18:46 troviamo scritto: "La mano dell'Eterno fu sopra Elia, che si cinse i lombi e corse davanti ad Achab fino all'ingresso di Jezreel". Questo vuol dire che Elia si era preparato all'azione. Ciò che nel nostro testo è interessante è che veniamo istruiti a "cingerci i lombi" della nostra mente. L'appello qui è di disporre la nostra mente all'azione. Il versetto 14 ci aiuta a spiegarlo con una contrapposizione:
"Come figli ubbidienti, non conformatevi alle concupiscenze del tempo passato, quando eravate nell’ignoranza".
Pietro qui rammenta ai quei credenti ciò che essi erano stati prima. Essi erano stati "nell'ignoranza". Ecco perché Pietro li chiama a rendere pronta la loro mente. Questo non è un appello a tornare a scuola. Questo è un appello a comprendere, un appello a guardare il mondo attorno a loro e a vederlo per quello che è realmente.
Conoscevo una volta un giovanotto che viveva in funzione del giorno in cui avrebbe potuto possedere e guidare l'automobile. Avrebbe comprato un auto elegante, veloce e sportiva che lo avrebbe fatto apparire elegante, veloce e sportivo. Quando si cresce, però, ci si rende conto che possedere un'auto non è "il massimo della vita". La realtà di doverla mantenere e riparare non è poi così esaltante.
Una visione annebbiata e irrealistica della vita non è però dominio esclusivo ad appannaggio dei giovani. Vi sono alcuni oggi che pensano che il massimo nella vita sia salire al vertice della loro ditta tanto da dirigerla come essi vorrebbero. Altri pensano che il massimo nella vita sia andare in pensione con tanti soldi in banca. Per alcune donne l'ideale della vita è quello di avere una fattoria propria con tanti animali, cucire loro stesse i vestiti dei famigliari, farsi il proprio pane, ecc. Poi ci sono altri che vorrebbero realizzare l'ideale di quell'adesivo per le auto che dice: "Chiunque muore con più giocattoli di tutti, vince". Queste sono le speranze di chi vive nell'ignoranza. Non è che siano stupidi o poco istruiti, ma non capiscono. Essi non vedono il mondo nel modo in cui lo fa  Dio. Se dobbiamo essere in grado di fissare la nostra speranza completamente su Gesù, allora dobbiamo comprendere bene la realtà. Abbiamo bisogno di discernimento. Abbiamo bisogno della sapienza che solo Iddio ci può dare e questo Egli ce lo dà attraverso la Sua Parola.

2. Vigilanti. 

 Nel testo originale, poi, c'è un altro participio: "essendo vigilanti", quasi come se dicesse "state all'occhio"! Ancora una volta il contrasto del versetto 14 ci può aiutare a comprendere questo.
"Come figli ubbidienti, non conformatevi alle concupiscenze del tempo passato, quando eravate nell’ignoranza".
Il contrario della vigilanza qui è abbandonarsi a soddisfare le concupiscenze di questo mondo. Molti pensano che "concupiscenze" siano le cose che in sé stesse sono sbagliate, ed al primo posto mettono l'immoralità sessuale. In realtà, questo concetto nemmeno si avvicina a queste cose. Una "concupiscenza" è un intenso desiderio, una forte attrazione verso qualcosa che ci assorbe del tutto. Il peccato non sta nella cosa in sé stessa, sta nel fatto di desiderarla intensamente. La nostra cultura è fondata in gran parte sul desiderio di possedere. Essa incoraggia il desiderio di possedere. Pensate alle moderne concupiscenze. C'è chi desidera ardentemente una nuova auto ogni due anni, il desiderio di avere l'apparecchiatura più aggiornata con tutti i suoi lustrini. La concupiscenza dei giovani è quella di acquisire popolarità fra i propri compagni e fra gli anziani quella della sicurezza economica. Queste cose non sono di per sé stesse peccaminose. È del desiderio intenso e bruciante ciò di cui parliamo. Per questo lo Spirito Santo, nel nostro testo, ci esorta ad essere "vigilanti", o forse, meglio tradotto, "sobri", dotati di autocontrollo. Siamo chiamati a controllare noi stessi, Segno di una persona sobria che sa controllarsi non è che essa guidi carcasse d'auto, non sia popolare e finanziariamente traballante. Segno di una persona "sobria" è quello di non essere distratta dall'obiettivo di condurre una vita che renda onore a Cristo dalle molte concupiscenze che ci attraggono intorno a noi. In questo modo, quando un cristiano sviluppa una mente che realmente comprende questa vita, e sviluppa una personalità che sa autocontrollarsi (il che è l'opera della grazia dello Spirito Santo) allora questi sarà in grado di fissare completamente la sua attenzione su Gesù.

Conclusione

Quali sono per noi le conseguenze pratiche di tutto questo? Beh, vi dovrà essere in primo luogo un accurato esame di noi stessi. Ciascuno si chieda dove ripone la sua speranza. A che cosa guardate per essere liberati quando la vita diventa frustrante e opprimente? Che cos'è che vi fa continuare a tenere duro nella vita? Qual è la vostra speranza?
Ditemi se sbaglio, ma io credo che tutti noi abbiamo qualcosa di cui ravvedercene. Quante volte siamo stati distratti dal perseguire il nostro obiettivo? Quante volte abbiamo riposto la nostra speranza su cose sbagliate? Di fronte alla proclamazione di questa verità, però, non dobbiamo scoraggiarci. L'Evangelo è per peccatori come noi. Gesù ci ha chiamato ad una vita intera di ravvedimento e di fede.
È così che oggi, inizio dell'anno nuovo, è un'altra opportunità in cui abbiamo bisogno di ravvederci dai nostri peccati e a ritornare a Lui per ricevere la grazia di perseguire fedelmente la corsa. E quando ritorniamo in pista, rammentiamoci che cosa ci aspetta al traguardo. Gesù ci aspetta proprio là con un'eredità così meravigliosa che va al di là di qualsiasi nostra capacità di descriverla. Corriamo fedelmente questa gara. Impegnamoci a vivere una vita che rechi onore e gloria a Cristo. Fissiamo la nostra speranza completamente sull'eredità che ci aspetta nell'età a venire.

 Paolo Castellina


 
“Aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria
del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù…”
 
(Tito 2:13)

Consapevoli nella Parola

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