Uno degli
aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti
più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti
più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente
facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare
abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un
ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero
che non abbiamo veramente bisogno di Dio.
Però,
dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato.
Vogliamo
esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché
possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo
nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella
Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono
essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio
ci insegna nella sua parola sulla preghiera.
La Bibbia
insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento
ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi.
Ma la verità
che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto
che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente,
che cosa significa pregare nel nome di Gesù.
Chi può pregare?
La prima
verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare?
Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà?
Chiaramente,
oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano
non significa che vengono ascoltate da Dio.
Secondo la
Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò
come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare.
Per esempio,
in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come
Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al
trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo
pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio.
Leggiamo il brano.
“14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è
passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che
professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa
simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come
noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena
fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed
essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16)
Quindi,
solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare.
A CHI si deve pregare?
Quando
preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere?
E' giusto
pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito
Santo? Cosa ne dice la Bibbia?
In Matt. 6:9
Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio
Padre.
“Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9)
In Giov.
16:23 Gesù parla della preghiera al Padre.
“In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In
verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome,
egli ve la darà.” (Giov 16:23)
La Bibbia ci
insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo
pregare a Dio Padre.
Allora, qual
è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo?
Se dobbiamo
pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo?
Nel nome di Gesù
Gesù ci ha
insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto.
Lo Spirito Santo
Per quanto
riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta
allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non
esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo
pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo?
Lo Spirito
Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per
giungere a questo fine.
“Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo
annuncerà.” (Giov 16:14)
Si può anche
leggere Giov. 14:14-26.
Quando un
grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota
neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo
è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo.
Inoltre, lo
Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di
porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo.
“26 Allo
stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non
sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri
ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello
Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom
8:26-27)
Che
consolazione!
Quindi, a
chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo.
per COSA si deve pregare?
Per che cosa
dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni
preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure,
pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste?
Chiaramente,
nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per
avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari,
prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio,
prega per un buon tempo durante le vacanze.
Che cosa ne dice la Bibbia?
Esaminiamo
alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il
loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male.
Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male
spiritualmente.
Giovanni 14
Consideriamo
per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo.
“12 In
verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che
faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel
Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov
14:12-14)
Prima di
esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti
tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella
carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è
realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo
sforzarci di dividere rettamente questo brano.
Alcuni
credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente
questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo
nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase
“nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello
che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo
celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa
interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete
nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì.
Chi crede a
questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo
è un pensiero molto falso, e molto pericoloso.
Pensiamo a
come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse
situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività
comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha
anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo
versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente
è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta.
In un
secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore.
Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà
suo figlio.
In un altro
esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e
citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio,
visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio
nel nome di Gesù.
In un altro
esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una
che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il
proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È
convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che
desidera.
Senza andare
ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla
base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio
qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà
solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio
diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta.
Dio sarebbe soggetto alla nostra
volontà.
Se è così,
allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe
dovuto insegnarci a pregare:
“sia fatta
la nostra volontà, non la Tua”
Però, Dio
NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come
vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che
la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta!
Ci sono
tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio.
Per esempio,
leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino:
“E, andato
un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre
mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio
io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39)
Gesù,
nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse
la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua
richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la
sua.
In Luca 22,
Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che
sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse
evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo.
“31 «Simone,
Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io
ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai
convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32)
Gesù NON ha chiesto che Dio gli
togliesse la prova.
In
Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara
alla chiesa di Smirne.
“8
«All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e
l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la
tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di
essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere
quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi
in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci
giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha
orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà
colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11)
Egli spiegò
che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro
fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le
loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che
morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non
era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero
rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano
per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto
piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte
fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi.
Infatti, Dio
ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la
decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello
che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11
“In
lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il
proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria
volontà,” (Efe 1:11)
Se le nostre
preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile,
Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse
preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo.
Se le nostre
preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero
quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra
morte e di quella dei nostri cari.
“15 Le mie
ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle
profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e
nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando
nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16)
Se Dio ci
desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché
tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di
guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro
volontà, non quella di Dio. Se fosse
così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà
dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma
nel momento stabilito da noi.
Ma non è
così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che
stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose
secondo la decisione della Sua volontà!
Per esempio,
leggiamo in 1Samuele 2:6-8
“6 Il
SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa
risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8
Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere
con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della
terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8)
E' il
Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi!
Allora, qual
è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:
“e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)?
Per capire
bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo
contesto.
Cosa significa “nel mio nome”?
Dobbiamo
capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo
che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa
motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per
poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un
certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani.
Quindi, qual
è il senso della frase: “nel mio nome?”
Chiedere
“nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera,
costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi
saremo i sovrani. Ma non è così!
Pregare “nel
nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per
garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due
cose:
1. chiedere per i Suoi meriti
Prima di
tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti,
riconoscendo che noi non ne abbiamo.
Nessun di
noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di
Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio
nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi
venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico
del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla
(visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli
chiedo nel nome del mio amico.
Allora, chiedere nel nome di Gesù
necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per
conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria
insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver
nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste
per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente,
pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del
pregare nel nome di Gesù.
2. chiedere secondo la volontà di
Gesù
Dobbiamo però
considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di
chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere
secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo
principio. Ripeto: chiedere nel nome di
Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra.
Un soldato
semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome
del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà
del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il
nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato.
In 1Giovanni
5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio
esaudirà. Leggiamo.
“14 Questa è
la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua
volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli
chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov
5:14-15)
Avete notato
la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci
esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non
la nostra.
Quindi, se
preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la
volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per
quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo
come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare
Dio.
Quindi,
ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo
di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad
accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la
volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà.
Affinché il Padre sia glorificato
Allora, qual
è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano,
dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto.
“12 In
verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che
faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel
Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov
14:12-14)
Notiamo che
le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e
infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù
non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il
Padre.
Infatti, in
Giacomo 4:2-4 leggiamo:
“2 Voi
bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi
litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non
ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente
adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi
dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4)
Non avete perché non domandate,
ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché
domandate per spendere nei vostri piaceri.
Quando
chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde.
Torniamo
agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio.
Pensiamo
all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male,
e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta
pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di
Dio.
Nell'esempio
del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle),
quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per
la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può
essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per
prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori
hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in
fin dei conti, a se stesso.
Poi ho fatto
l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole
che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni
ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una
preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.
Poi c'era il
credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che
gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio
quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria
di Dio.
Quindi, non
dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase
“nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli
chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua
volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il
proprio comodo, ma la gloria di Dio.
Un brutto risultato
Che cosa
succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta?
Quando Dio
NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente
scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione
spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel
credente rimane deluso di Dio.
Giov. 15:5-7,16
Quindi, è
importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio
questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della
preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14.
Giovanni
15:5-7
“5 Io sono
la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro,
porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non
dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si
raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie
parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov
15:5-7)
Qui, Gesù
insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo
portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se
le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo.
Questa è una
condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una
condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà.
Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a
seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per
la sua.
Solamente se
ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo
e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di
Dio.
Un altro
versetto importante è Giovanni 15:16
“Non siete
voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che
chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16)
Gesù
risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in
eterno.
Ostacoli alle nostre preghiere
È importante
menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere.
L'orgoglio
Una cosa che
ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si
allontana da noi.
“Il SIGNORE
è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.”
(Sal 34:18)
Quando
abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella
figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo
pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non
confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi.
Mancanza di fede
Un altro
ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo
1.
“5 Se poi
qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti
generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede,
senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal
vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal
Signore,” (Giac 1:5-7)
Questo brano
ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre
verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di
Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però,
dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere
fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati.
La Preghiera fatta con egoismo
Abbiamo già
menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè,
alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria
di Dio, ma perché è il nostro desiderio.
Questo è ciò
che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei
piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio.
Come conoscere la volontà di Gesù
Visto che la
preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà,
come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio?
Dio ci ha
già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare
quando non la conosciamo.
Prima di
tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio?
Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando
non siamo sicuri della volontà di Dio?
Gesù stesso
ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36;
Luca 22:42. Leggo da Matteo.
“E, andato
un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre
mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio
io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39)
Nella sua
umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire
sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire
quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha
esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio.
Ed è così
che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà
di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi
a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo
confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà.
Conclusione
La preghiera
è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La
preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è
ascoltare Dio che ci parla.
E importante
pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose
giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per
merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non
secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante
accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi.
Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la
volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto
quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio
sia fatta!
Preghiamo
poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua
perfetta volontà.
Non
dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche
il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve
anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere
che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la
gloria di Dio.
Oh che
possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un
servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti
dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia,
quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio
glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore!
Marco deFelice
"Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15)
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Muovere i primi passi verso la comprensione della Tribolazione
La persecuzione e la diffusione del
vangelo
Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque
prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini;
perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro
sinagoghe. Matteo 10:16-17
Nel Nuovo Testamento persecuzione e diffusione del vangelo
vanno di pari passo. Laddove c’è persecuzione è perché il vangelo viene
predicato (la persecuzione a cui Gesù si
riferisce in Matteo 24 si verifica perché i credenti stanno diffondendo il
vangelo fedelmente).
La persecuzione e le opportunità di
testimoniare
… e sarete condotti davanti a
governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e
ai pagani.Matteo 10:18
La persecuzione futura offrirà ai credenti un’opportunità di
presentare il vangelo alle autorità governanti. Il periodo di testimonianza
mondiale (di “risveglio”) descritto in Matteo 24 toccherà ogni sfera sociale (elites
governative incluse).
Lo Spirito Santo prepara i credenti
per una testimonianza efficace
Ma quando vi metteranno nelle loro
mani, non preoccupatevi di come parlerete o di quello che dovrete dire; perché
in quel momento stesso vi sarà dato ciò che dovrete dire. Poiché non siete
voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Matteo 10:19-20
Se la potenza per esseretestimoni di Cristo è un’opera
esclusiva dello Spirito Santo, questo vale anche per i credenti a cui Matteo 24
si riferisce, la cui testimonianza produrrà abbondanti risultati.
La diffusione del Vangelo è
accompagnata da miracoli
Guarite gli ammalati, risuscitate i
morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni; gratuitamente avete ricevuto,
gratuitamente date. Matteo 10:8
I segni, prodigi e miracoli verranno accordati ai credenti
per favorire la loro credibilità. Non verranno elargiti per spaventare i non
salvati, ma per risvegliare le loro coscienze affinché credano alla potenza
salvifica di Dio – per attirare la loro attenzione al vangelo e per favorirne
la credibilità. La presenza di segni e prodigi in Matteo 24 attesta che un
risveglio è in atto (il risveglio della Tribolazione) per la fedele
testimonianza di credenti consacrati.
La diffusione del vangelo produce
anche separazione
Il fratello darà il fratello a morte,
e il padre il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno
morire.Matteo 10:21
perché sono venuto a dividere il
figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; e i nemici
dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua. Matt. 10:35-36
La diffusione del vangelo sembra
andare a braccetto con il tradimento, la separazione e le divisioni all’interno
delle famiglie. Anche in questo caso siamo in presenza di un linguaggio
figurativo – di una sineddoche – dove una parte della frase serve per
rappresentare il discorso nel suo insieme. In altre parole, il vangelo non sarà
solo causa di divisioni in famiglia, ma anche all’interno di gruppi sociali di
ogni genere, tra amici e colleghi, tra ministri di culto e intere
denominazioni. Le divisioni di cui si parla in Matteo 24 sono solo la
descrizione della dolorosa ripercussione che accompagnerà la diffusione del
vangelo – da una parte ci saranno cristiani che rimarranno fedeli e dall’altra
coloro che comprometteranno la loro dedicazione a Cristo ritirandosi dal
loro mandato.
Dio promette consolazione e sostegno
ai credenti che soffriranno la persecuzione per amore del vangelo
Due passeri non si vendono per un
soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro. Quanto
a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque;
voi valete più di molti passeri. Matteo 10:29-31
Qui Gesù non dice che i credenti fedeli saranno salvati
dalla sofferenza e/o risparmiati dalla morte. Tuttavia, ai suoi Dio promette
confortoassicurando che la sua presenza sarà sempre con loro, sopperendo ad
ogni bisogno con la misura di grazia necessaria per sopportare la persecuzione
(che la loro fedele testimonianza inevitabilmente avrà prodotto). Nel mezzo della tribolazione, dei patimenti e delle
sofferenze, il Signore si rivolgerà a loro con parole di conforto.
Lo stesso concetto ripreso dal vangelo di Luca ci dimostra
che è irragionevole aver paura.
Ma a voi, che siete miei amici, io
dico: non temete quelli che uccidono il corpo ma, oltre a questo, non possono
far di più. Io vi mostrerò chi dovete temere. Temete colui che, dopo aver
ucciso, ha il potere di gettare nella geenna. Sì, vi dico, temete lui. Luca 12:4-5
Perciò, siamo pienamente giustificati ogni volta che
solleviamo dei dubbi sul fatto che la chiesa sarà risparmiata dalla
Tribolazione, perché né nel Nuovo Testamento, né nei duemila anni di storia
della Chiesa si è mai trovata testimonianza che dei credenti siano scampati
alla persecuzione derivante dalla predicazione del vangelo.
Dio promette una ricompensa ai
credenti che rimangono fermi nella loro testimonianza
Chi dunque mi riconoscerà davanti
agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. Ma
chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al
Padre mio che è nei cieli. Matt. 10:32-33
Dio promette una ricompensa ai credenti che testimoniano in
suo favore, qualsiasi siano le sofferenze ad essa connesse. Questo verso è
quasi una copia di 2 Timoteo 2:12 …..
Certa è quest’affermazione: se siamo
morti con lui, con lui anche vivremo; se abbiamo costanza, con lui anche
regneremo; se lo rinnegheremo anch’egli ci rinnegherà; se siamo infedeli, egli
rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.2 Tim. 2:11-13
…e può essere usato per spiegare il significato del verso 33
…..
Ma chiunque mi rinnegherà davanti
agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. Matt. 10:33
2 Timoteo 2:11 ci dice:
che
tutti coloro che sono stati giustificati in Cristo saranno risuscitati con
Lui a vita eterna;
che
tutti quelli che soffrono per Lui – rimanendo fedeli alla loro chiamata
qualsiasi angoscia questa comporti – saranno ricompensati con il
privilegio di regnare con Cristo nel regno del Millennio;
che
a coloro che rifiutano di soffrire con Cristo, avendo scelto di
compromettere la propria testimonianza, verrà negato il privilegio di
regnare con Lui;
che
anche se al credente infedele verrà negato il privilegio di regnare con
Cristo, pur tuttavia non perderà la sua salvezza. La frase “perché non
può rinnegare se stesso” significa che Dio non ritorna indietro
sulla sua parola. La salvezza è un dono; il privilegio di regnare con
Cristo è una ricompensa.
Questo non è altro che il significato di Matteo 10:32-33
…..
Chi dunque mi riconoscerà davanti
agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei
cieli. Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io rinnegherò
lui davanti al Padre mio che è nei cieli.
..… ed anche il significato di Matteo 10:22 …..
Sarete odiati da tutti a causa del
mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
(qui è inclusa anche la consegna del
premio finale)
….. che combacia esattamente con una frase che si trova in
Matteo 24:13 e che getta luce sul suo significato …..
… ma chi avrà perseverato sino alla
fine sarà salvato.
….. e ciò significa che la perdita della retribuzione è il
punto, non la perdita della salvezza. Questo ci dice quanto sia importante in
Matteo 24 la retribuzione (il premio) nella testimonianza e nella sofferenza –
ma anche che lo status futuro del credente nel regno a venire è deciso
dalle singole scelte che si fanno giorno per giorno – se testimoniare
fedelmente a favore di Cristo o se tirarsi indietro.
2
TIMOTEO 2:11-13
La Tribolazione:
Persecuzione
Allora vi abbandoneranno
all’oppressione e vi uccideranno. Matt. 24:9a
Questo verso ci fa fare un balzo all’inizio della Grande
Tribolazione, allorché il trattato con la morte sarà firmato tra l’Anticristo e
i capi di Israele.....
Egli (l’Anticristo) stabilirà un patto con molti
(la maggioranza politica in Israele), per una settimana (gli
ultimi sette anni della profezia di Daniele)Dan. 9:27
…..ponendoci proprio nel mezzo della settantesima settimana
di Daniele per descrivere la persecuzione che avrà luogo in quel tempo. È
improbabile che la persecuzione qui descritta arrivi sulla chiesa d’improvviso,
perché la persecuzione non viene “dal nulla”, ex nihilo, ma richiede uno
specifico ambiente sociale che ne prepara la via e la facilita. Perché la
persecuzione totale si verifichi, due precondizioni sono in gioco:
un
collasso delle norme culturali che solitamente tengono a freno l’odio e la
crudeltà – un collasso che lascerà le persone così disorientate, confuse e
incapaci a distinguere tra il buono e il cattivo; e in concomitanza,
qualcosa
di razionale che dia legittimità alla situazione di anomia sociale.
È ciò che descrive il verso 12, un vero e proprio
allontanamento da quello che una volta era normale.
Perché l’iniquità aumenterà, l’amore
dei più si raffredderà. Matt. 24:12
Il verso 12 ci dice che il periodo di tribolazione sarà
segnato da un rampante aumento (plhqunqhnai) dell’iniquità. Quello che
viene qui indicato non è semplicemente un incremento marginale del peccato, ma
un collasso totale e pervasivo di norme etiche simile a quello che spinse Dio a
giudicare Sodoma e Gomorra, del genere che portò Isaia ad avvisare (invano)
Israele prima che venisse preso d’assedio dai Babilonesi …..
Guai a quelli che chiamano bene il
male, e male il bene,che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre,che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro! Isaia 5:20
Un collasso morale del genere non è mai istantaneo, ma ha
sempre origine da una lenta erosione dell’ordine morale (che comincia quasi
sempre dalla base intellettuale della società). La struttura sociale potrà
apparire sana e intatta per un periodo, ma prima o poi l’effetto
disintegrazione si moltiplicherà, dalle fondamenta dell’edificio fino ai piani
evelati, dall’ avant-garde culturale all’intera comunità che
l’abbraccia, dalle università ai giornali e ai mezzi di comunicazione di massa.
Una volta che l’ordine morale non sarà più onorato dalla
base sociale, avverrà che chiunque vi aderirà – chiunque oserà ammettere che la
sua vita è ancora governata da un codice di condotta biblico – sarà apertamente
disprezzato e censurato per intolleranza, bigotteria e ristrettezza mentale.
Questo è quello che è cominciato a verificarsi a partire dagli anni 70 con la
nascita del relativismo postmoderno (post-relativismo) e il diffondersi della
cultura pop.
Il palcoscenico sarà quindi aperto ad una persecuzione
“legale” – quella del tipo descritta al verso 9. Tutto ciò che serve è qualcosa
per giustificarla e una scintilla per innescarla.
La persecuzione: di
portata mondiale
e sarete odiati da tutte le genti
a motivo del mio nome. Matteo 24:9b
La persecuzione qui descritta sarà di portata mondiale. Per
quei credenti che già la sperimentano (si pensi alla Cina o all’Asia)
all’inizio non sarà altro che una semplice escalation delle sofferenze che
normalmente sono costretti a subire – anche se poi raggiungeranno livelli più
alti. Questo avverrà dopo l’abominazione della desolazione (24:15) –
cioè dalla metà della settantesima settimana di Daniele in poi.
in mezzo alla settimana farà
cessare sacrificio e offerta; sulle ali delle abominazioni verrà un
devastatore. Il devastatore commetterà le cose più abominevoli, finché la
completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore. Dan. 9:27
Verso 10 – tradimento
Il verso 10 parla invece di “separazione”….
Allora molti si svieranno, si
tradiranno e si odieranno a vicenda. Matt. 24:10
…. che si verificherà tra i cristiani non appena comincerà
la persecuzione. Due saranno i gruppi che si formeranno in quel periodo nella
chiesa e che si divideranno. Questo è chiaramente preannunciato dal nostro
modello interpretativo di Matteo 10.
Un
gruppo insisterà sulla ricerca di un compromesso con le autorità nella
speranza che la persecuzione nei loro confronti venga alleggerita.
L’altro
gruppo rimarrà fedele al Signore rigettando ogni compromesso e
testimoniando con franchezza delle verità storiche della fede cristiana,
che Dio ha mandato Gesù Cristo nel mondo per liberare uomini e donne dal
potere di satana per affidarli al regno del figlio di Dio …..
Dio ci ha liberati dal potere delle
tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. Col. 1:13
….. e che non c’è alcun’altra via per la salvezza se non in
Gesù …..
Gesù gli disse: Io sono la via, la
verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Giovanni 14:6
Ancora una volta questo concetto è ripreso esattamente nel
modello interpretativo di Matteo 10.
Ora non abbiamo più dubbi del fatto che l’inizio della
separazione descritta al v. 10 ……
Allora molti si svieranno, si
tradiranno e si odieranno a vicenda. Matteo 24:10
….. possa essere collegata con l’inizio dei dolori descritto
in Matteo 24:7-8.
Molti falsi profeti sorgeranno e
sedurranno molti. Matteo 24:11
In un contesto di crisi sociali, morali, economiche e
geopolitiche, emergeranno inevitabilmente dei falsi “Messia” che si
autoproclameranno promettendo libertà e falsa speranza. Anche se il verso 11
descrive l’ascesa di falsi profeti all’interno della comunità cristiana, questo
non vuol dire che non avvenga anche tra i non credenti, allorché personaggi
politici e ciarlatani di ogni genere avanzeranno sulla scena mondiale con la
promessa di porre rimedio alle piaghe politiche e sociali che avranno afflitto
l’umanità.
Uno di loro sarà l’Anticristo – che introdurrà se stesso con
una promessa di pace – una pace irresistibilmente allettante per il mondo già
nel caos per conflitti militari, crisi economiche, ambientali, ecc… Questi è il
cavaliere del cavallo bianco del primo sigillo di Apocalisse 6 –
che esce cavalcando portando con sé un arco, ma senza frecce nella faretra –
simbolo dell’intenzione a non far uso di mezzi violenti (almeno nella fase di
ascesa a leader politico mondiale), almeno inizialmente. Egli si guadagnerà una
buona reputazione grazie al successo nelle negoziazioni dei conflitti – che
alla fine utilizzerà per stringere il tanto atteso trattato di pace (un vero
patto di difesa) in Medio Oriente – o come dice la scrittura, “l’alleanza
con la morte” o “il patto con il soggiorno dei morti” (ISAIA 28:15)
Egli (l’Anticristo) stabilirà un patto con molti (i
politici di Israele), per una settimana. Dan. 9:27
Verso 12 – L’assenza di carità
Il verso 12 prosegue dicendo ….
Poiché l’iniquità aumenterà, l’amore
dei più si raffredderà. Matteo 24:12
Qui è necessario sottolineare due cose …
che
la parola “aumenterà”, come è già stato detto significa
che moltiplicherà in maniera non marginale, ma su vasta scale; e,
che
la parola originale greca (ton) tradotta con “dei più“, vuol
dire l’amore della maggioranza – il chè significa che la vasta
maggioranza dei cristiai comprometterà la propria fede e si ritirerà
davanti al compito di testimoniare al mondo la propria fede.
Questo verso ci sta dicendo quello che in pochi vogliono
ammettere – ci parla di una tragedia che ci spezza il cuore: che la maggioranza
dei cristiani si svierà abbandonando
il ruolo di testimoni, rifiutando di combattere per la causa di Cristo.
Verso 13 – Perseveranza e ricompensa
Questo ci porta al verso 13 …..
Ma chi avrà perseverato sino alla
fine sarà salvato. Matteo 24:13
Anche qui abbiamo la stessa promessa che troviamo in Matteo
10 ….
Chi dunque mi riconoscerà davanti
agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. Ma
chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al
Padre mio che è nei cieli. Matteo 10:32-33
….. un passaggio della scrittura che abbiamo interpretato
alla luce di 2 Timoteo 2:11-13, dove Paolo spiega che il punto non è la
salvezza o la dannazione, ma la ricompensa o la mancata ricompensa.
Certa è quest’affermazione: se siamo
morti con lui, con lui anche vivremo; se abbiamo costanza, con lui anche
regneremo; se lo rinnegheremo anch’egli ci rinnegherà; se siamo infedeli, egli
rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso. 2 Tim. 2:11-13
Siamo in presenza di un vero
archetipo culturale (tipico dell’Antico e del Nuovo Testamento, una moneta
comune non solo nella scrittura, ma anche nella letteratura secolare) cioè che
tutti coloro che servono fedelmente
il loro Re in battaglia (quando si schierano con lui mentre gli altri si
ritirano) e che giurano lealtà al Re per sempre, vengono elevati allo status
di signori del regno (a prescindere dalla loro posizione sociale)
ottenendo l’inestimabile privilegio di regnare con lui e di far parte della sua
“schiera di fratelli“.
Il miglior esempio della Bibbia di quanto sopra esposto lo
troviamo nell’episodio dei trentasette uomini valorosi di Davide – i quali,
malgrado le avversità, si strinsero attorno al loro condottiero per combattere
contro i Filistei – e che regnarono con lui fino a che non venne incoronato Re
(2 Samuele 23:8-39 e 1 Cronache 11:10–47).
Invece, l’Enrico V di Shakespeare è uno degli esempi più
belli che si trovano nella letteratura secolare. Chi può dimenticare quei
mirabili versi che Shakespeare dedica al Re Enrico V nel quarto atto, terza
scena?
Felici noi, noi pochi,
schiera di fratelli;
poiché chi oggi spargerà il suo
sangue
con me sarà mio fratello,
e per quanto bassa sia la sua
condizione
questo giorno la nobiliterà:
molti gentiluomini che dormono ora
nei loro letti in Inghilterra
malediranno se stessi per non essere
stati qui oggi,
e non parrà loro neanche di essere
uomini quando parleranno
con chi avrà combattuto con noi il
giorno di San Crispino.
In altre parole, il Re Enrico V sta dicendo che chiunque
combatte per la sua causa – cioè chiunque versa il suo sangue assieme a lui in
battaglia – sarà nominato Signore del Suo Regno. Questo è lo stesso concetto
riportato da Paolo in Filippesi 3:11-14.
Per giungere in qualche modo alla
risurrezione (exanastasin) dei morti. Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già
arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò
per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo di
averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno
dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per
ottenere il premio (brabeion) della celeste
vocazione di Dio in Cristo Gesù.
Paolo non sta mettendo in dubbio che la sua salvezza è un
pericolo, perché è sicuro di essere pienamente giustificato nel sangue
dell’Agnello e che la sua giustificazione è un dono incondizionato, totalmente
svincolato da ogni suo merito.
Dov’è dunque il vanto? Esso è
escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede; poiché
riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della
legge. Romani 3:27-28
Ciò per cui Paolo sta combattendo è il premio (brabeion)
– la ricompensa che Dio promette a tutti coloro che lo servono fedelmente, che non
si ritirano di fronte alle difficoltà e sofferenze. È la stessa parola che usa
in 1 Corinzi 9:24.
Non sapete che coloro i quali
corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio (brabeion)? Correte in modo da riportarlo.
Ottenere un premio implica un impegno da parte di chi lo
riceve. Il dono, d’altro canto, non implica nulla se non accettare quel dono che viene
fatto. Qui Paolo non sta parlando del dono, ma del premio – di quel premio che
Dio riconosce a tutti i credenti che rimangono fedeli– che si schierano con
lui nella battaglia spirituale – che non si ritirano di fronte alle avversità:
il premio di regnare con lui nel regno che deve venire è quello di diventare
parte della “schiera di fratelli” di Cristo, cioè di essere invitati a
far parte del circolo più intimo riservato da Cristo ai suoi uomini di valore!
Questo lo ripete Paolo in Filippesi 3:11-14.
La parola per risurrezione nel verso 11 non è la parola che
Paolo normalmente usa, exanastasin, ma è anastasin.
Il prefisso ex (ek) significa fuori da e
implica …
la
risurrezione dei giusti (risorti a vita eterna – un dono),
che
c’è una seconda risurrezione dei fedeli allo status di co-regnanti con
Cristo (elevati per essere ricompensati).
La tribolazione è il mezzo
utilizzato da Dio per risvegliare i sensi dei non credenti, per aprire i loro
occhi alla condizione miserabile in cui versano e per far loro capire
l’assurdità di vivere una vita senza Dio. E’ anche il mezzo di Dio per spronare
i credenti ad un cammino di comunione più intima con lui, perchè riscoprano le
giuste priorità e comincino a investire nel regno di Dio. (1) La tribolazione
ha inizio e i non credenti ne subiscono la pressione (2) e sono forzati ad
operare una scelta. Coloro che si affidano a Cristo (3) sono salvati (4),
mentre, chi rifiuta l’offerta di grazia e di perdono (5) è destinato al suo
giusto giudizio (6). La tribolazione ha effetto anche sui credenti (7) i quali
si trovano a loro volta di fronte a una scelta. Coloro che rimangono fedeli
testimoni alla loro fede e chiamata, qualsiasi sofferenza questa comporti (8),
riceveranno una giusta ricompensa entrando a far parte della “compagnia dei
fratelli di Cristo” per avere il privilegio di regnare con lui (9). Quelli che
si ritirano, rifiutando di soffrire per la causa di Cristo (10) si vedranno
rifiutare il privilegio di regnare assieme a lui, non potendo entrare a far
parte della sua compagnia valorosa di fratelli. Questo sarà per loro una
perdita schiacciante (11).
Verso 14 –Tribolazione e risveglio
E questo vangelo del regno sarà
predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le
genti; allora verrà la fine. Matt. 24:14
Il “vangelo dei regno” è il “vangelo di Dio” (il “vangelo
della salvezza”), anche se per molti anni gli studiosi hanno provato ad operare
una distinzione tra le due espressioni. Molti studiosi moderni, tuttavia,
confermano che la frase “il vangelo del regno” è niente più che una metonimia,
una figura retorica che consiste nel sostituire un termine proprio o una frase con
un altro o un’altra che trasmette essenzialmente lo stesso significato.
Qualcosa simile a un eufemismo. Perché l’uso di una metonimia nel discorso
profetico? Perché i Giudei erano riluttanti all’uso della parola Dio per paura
di profanare l’ineffabile nome. Infatti, anziché dire o scrivere “il regno di
Dio”, scrivevano “il regno dei cieli”. Qui vale la stessa cosa: anziché dire o
scrivere “il vangelo di Dio” – per indicare il vangelo della salvezza, la buona
notizia della grazia redentrice di Dio, dicono o scrivono “il vangelo del
regno”. E questo è il punto del verso 14, un risveglio di portata mondiale,
lo scopo e la natura del quale farà piccoli i risvegli del passato.
Dopo queste cose guardai e vidi una
folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni,
tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti
all’Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano. Apocalisse 7:9
Poi uno degli anziani mi rivolse la
parola, dicendomi: «Chi sono queste persone vestite di bianco e da dove sono
venute?» Io gli risposi: «Signor mio, tu lo sai». Ed egli mi disse: «Sono
quelli che vengono dalla grande tribolazione. Essi hanno lavato le loro vesti,
e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello. Apocalisse 7:13-14
E’ solo durante la tribolazione che il vangelo verrà
predicato a tutta l’umanità. Solo allora ogni uomo, donna e bambino verranno
raggiunti con il messaggio della buona notizia.
Durante la tribolazione
saranno redente più anime che in ogni altro periodo della storia. La
tribolazione innescherà un risveglio di portata mondiale. E perché? La risposta
è perché la persecuzione avrà purificato la chiesa dall’impurità che allora si
sarà sbarazzata del falso e dell’infedele. Coloro che rimarranno in piedi
saranno completamente spesi per Dio e non tratteranno nulla per loro stessi. Lo
stesso varrà per coloro che si aggiungeranno alla chiesa in quel periodo, i
quali, dopo aver valutato i costi della loro consacrazione, porteranno il loro
contributo alla causa di Cristo. Più i martiri saranno, più il vangelo della
salvezza si spanderà.
La Tribolazione è l’ultima chiamata di Dio all’umanità; non
è un tempo d’ira, ma un periodo di grazia, una chiamata finale al ravvedimento
e alla salvezza. Prepariamoci sin da ora per essere pronti quando arriverà la
Tribolazione. Che Dio ci dia l’onore di essere insigniti della corona della
vita per il nostro fedele servizio e ricompensati con l’accesso alla sua
gloriosa compagnia di fratelli.
Riassumendo
Quanto
sono importanti i segni? Molto. Se non vi faremo attenzione saremo presi
alla sprovvista dagli eventi futuri.
Perché
rischieremmo di non dargli la giusta importanza al loro apparire? Per la
stessa ragione descritta nella parabola del diluvio: perché saremo assorti
nella ricerca delle cose della vita.
Si tratta in grandi linee dei semplici principi enunciati da
Gesù all’inizio del suo ministero …
Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l’uno e
amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non
potete servire Dio e Mammona. Matt.
6:24
… principi ai quali i credenti non sempre aderiscono
perfettamente.
Un credente infedele non godrà della piena intimità con
Cristo al suo ritorno, né tantomeno avrà l’onore e il privilegio di regnare con
lui nel futuro regno del millennio. Questo è nella sostanza il significato
delle frasi “gli riserverà la sorte degli ipocriti”, “lo farà punire a colpi di flagello” e dell’idea del
senso di rimorso insito in “pianto e stridor di denti”.
Questo è il fato di tutti i servitori infedeli! È la perdita
delle perdite! “Ma”, tu obietterai, “io pensavo che al ritorno di
Cristo tutti i credenti avrebbero avuto gli stessi privilegi e goduto dello
stesso livello di intimità con il loro Salvatore?” E’ ora di ripensarci!
"Costoro
sono quelli che sono venuti dalla grande tribolazione, e hanno lavato le
loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell'Agnello. Per
questo essi sono davanti al trono di Dio e lo servono giorno e notte
nel suo tempio; e colui che siede sul trono dimorerà tra di loro." (Apocalisse 7:14-15)
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