Obbedienza a Dio | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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sabato 22 ottobre 2011
Unknown

Obbedienza a Dio

catene rotte


“Che dunque? Peccheremo noi, perché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia? Così non sia. Non sapete voi che a chiunque vi offrite come servi per ubbidirgli, siete servi di colui al quale ubbidite, o del peccato per la morte, o dell’ubbidienza per la giustizia? Ora sia ringraziato Dio, perché eravate servi del peccato, ma avete ubbidito di cuore a quell’insegnamento che vi è stato trasmesso. E, essendo stati liberati dal peccato, siete stati fatti servi della giustizia.” (Romani 6:15-18).

Secondo questo passo, uno è il servo di colui al quale ubbidisce, e ci sono due possibilità: o obbedire al peccato, ed essere quindi servo del peccato, oppure obbedire di cuore a Dio al Suo insegnamento, ed essere quindi servo della giustizia. In altre parole, è impossibile servire veramente Dio se il cuore non obbedisce a Dio. Non importa quanto possiamo essere attivi nelle attività religiose. Quello che conta è quanto siamo OBBEDIENTI a Lui, in quanto solo la nostra obbedienza e colui al quale obbediamo determina chi serviamo in realtà. Come ci dice Giacomo 4:7-8“SOTTOMETTETEVI dunque A DIO, resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi; nettate le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o voi dal cuore doppio!”


umile


Dobbiamo avvicinarci a Dio, ed Egli si avvicinerà a noi. Non possiamo servirlo a distanza, senza conoscerlo. Possiamo servire soltanto colui al quale obbediamo e a cui ci sottomettiamo. Come è scritto in Filippesi 2:5-11"Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio, ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, DIVENENDO UBBIDIENTE FINO ALLA MORTE E ALLA MORTE DI CROCE. Perciò anche Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature (o cose) celesti, terrestri e sotterranee, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.”


Lo stesso sentimento che era in Cristo Gesù deve essere anche in noi. Che cosa era questo sentimento? ERA IL SENTIMENTO DELL’OBBEDIENZA A DIO, IL SENTIMENTO CHE, OBBEDENDO A DIO, NON RESPINSE NEMMENO LA MORTE IN CROCE. Era il sentimento del giardino del Getsemani: Matteo 26:36-39,42  “Allora Gesù andò con loro in un luogo, chiamato Getsemani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e grande angoscia. Allora egli disse loro: «L’anima mia è profondamente triste, fino alla morte; restate qui e vegliate con me». E andato un poco in avanti, si gettò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice; tuttavia, non come io voglio, ma come vuoi tu». … Si allontanò di nuovo per la seconda volta e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice si allontani da me senza che io lo beva sia fatta la tua volontà!»”


Il sentimento di Gesù Cristo, il sentimento dell’obbedienza a Dio, era “NON COME IO VOGLIO, MA COME VUOI TU”. Questo è il sentimento che la Parola di Dio ci dice di avere. Non come noi vogliamo, ma come vuole Dio. È facile essere obbedienti quando tutto sta andando come vogliamo. Quando Dio ci dà quello che il nostro cuore desidera, lo riceviamo con grande gioia. Tuttavia, che cosa facciamo quando questo non accade? Qual è la nostra reazione quando i piani del Signore sembrano deviare dai nostri piani? Ecco quindi la differenza fra l’obbediente e il disubbidiente. In tempi felici entrambi reagiranno allo stesso modo. Non è la felicità che porta le persone della seconda categoria della parabola del buon seminatore a cadere. Al contrario, come ha detto Gesù, “ricevono la parola CON GIOIA” (Luca 8:13). Ma questa condizione non dura. Alla prima difficoltà, infatti, si tirano indietro (Matteo 13:21, Luca 8:13). Quando il Signore sceglie qualcosa che non piace al disubbidiente, questo scapperà via, mentre l’obbediente resterà, dicendo: “se è possibile … tuttavia, non come io voglio, ma come vuoi tu”.

L’obbedienza a Dio è migliore del sacrificio


re Saul


In I Samuele troviamo una storia ben nota: la storia dell’ascesa e della caduta di Saul nel regno d’Israele. Saul viene proclamato da Dio primo re d’Israele. All’inizio era un uomo umile. Infatti, nel giorno in cui fu proclamato re addirittura si nascondeva (1 Samuele 10:22)! Tuttavia, la sua umiltà non durò molto. Molto presto divenne orgoglio e rapido nell’azione, sotto il comando del popolo, invece che sottomesso al comando del Signore. In 1 Samuele 13 vediamo la sua prima ribellione: Saul e il popolo aspettavano che arrivasse Samuele per il sacrificio, mentre i Filistei erano dall’altra parte pronti combattere. Ma Samuele era in ritardo. Vedendo questo, Saul fece quello che non doveva fare: offrì egli stesso il sacrificio. L’obbediente aspetta Dio e rispetta i Suoi comandamenti a qualunque costo. Mentre il disubbidiente è obbediente finché le cose vanno BENE. Quando però lo stato delle cose cambia, prende le cose nelle proprie mani. Pensa che abbia aspettato tanto e che debba fare qualcosa. Samuele arrivò esattamente quando Saul aveva terminato il sacrificio. Tuttavia, non gli portò buone notizie.


“Allora Samuele disse a Saul: «Tu hai agito stoltamente; NON HAI osservato il comandamento che L’ETERNO, IL TUO DIO, TI aveva prescritto. L’Eterno infatti avrebbe stabilito il tuo regno su Israele in perpetuo. Ora invece il tuo regno non durerà. L’Eterno si è cercato un uomo secondo il suo cuore, e l’Eterno lo ha stabilito principe del suo popolo, perché tu non hai osservato ciò che l’Eterno ti aveva comandato»” (1 Samuele 13:13-14).


Probabilmente questa era la prova di Saul. Se l’avesse superata, se avesse obbedito al Signore e al Suo comandamento, il suo regno sarebbe stato ristabilito. Se non avesse obbedito, avrebbe perso il suo regno. Samuele gli disse: “L’Eterno infatti avrebbe stabilito il tuo regno su Israele in perpetuo. Ora invece il tuo regno non durerà”. Ovviamente, Saul non superò la prova dell’obbedienza a Dio. Quando vide che Samuele non arrivava, disubbidì al comandamento del Signore per fare le cose a modo suo.


In seguito lo troveremo a ripetere lo stesso peccato. In 1 Samuele 15:1-3 leggiamo: “Poi Samuele disse a Saul: «L’Eterno mi ha mandato per ungerti re sopra il suo popolo, sopra Israele; ora dunque ascolta le parole dell’Eterno. Così dice l’Eterno degli eserciti: Io punirò Amalek per ciò che fece a Israele quando gli si oppose per via, mentre usciva dall’Egitto. Ora va”.
A Saul fu ordinato dal Signore di sterminare Amalek. I versi 7-9 ci dicono cosa fece alla fine: 1 Samuele 15:7-9 “Saul sconfisse gli Amalekiti da Havilah fino a Shur, che è di fronte all’Egitto. Egli prese vivo Agag, re degli Amalekiti, e votò allo sterminio tutto il popolo, passandolo a fil di spada. Ma Saul e il popolo risparmiarono Agag e il meglio delle pecore e dei buoi, gli animali grassi, gli agnelli e tutto il meglio, rifiutandosi di votarli allo sterminio; ma votarono allo sterminio tutto ciò che era scadente e di nessun valore.”


Nonostante il fatto che Saul sapesse molto chiaramente dal Signore che stava per sterminare Amalek, non eseguì il suo ordine, o, più precisamente, lo eseguì soltanto nel modo in cui ANDAVA BENE a lui e al popolo. Così distrussero quello che VOLEVANO distruggere, tenendo al sicuro quello che SI RIFIUTARONO DI DISTRUGGERE. Ma questa non è obbedienza. L’obbedienza a Dio non significa fare parzialmente la Sua volontà, solo fino al punto che vogliamo noi. Al contrario, l’obbedienza è fare quello che Dio ci ha ordinato completamente ed esattamente. Come leggiamo in Geremia 48:10: “Maledetto colui che compie l’opera dell’Eterno fiaccamente”


L’obbedienza è fare quello che Dio ci ha ordinato o per mezzo della Sua Parola Scritta oppure, come nel caso di Saul, per rivelazione. Quando facciamo qualcosa che Dio non ci ha detto, siamo disubbidienti, anche se lo facciamo nel nome del Signore. Il Signore vuole che siamo lavoratori impegnati che fanno le cose per Lui; ci vuole lavoratori OBBEDIENTI, che fanno ESATTAMENTE quello che ci ha ordinato. Saul e il suo popolo hanno fatto il lavoro del signore fiaccamente. Secondo lui, non avevano cattive intenzioni. Come disse successivamente: “Il popolo però ha preso le cose migliori che avrebbero dovuto essere sterminate, per farne sacrifici all’Eterno, il tuo DIO, a Ghilgal” (1 Samuele 15:21). Il popolo ha voluto fare sacrifici, MA NON HA VOLUTO OBBEDIRE A DIO. Come disse Samuele: 1 Samuele 15:22-23 “Samuele disse: «Gradisce forse l’Eterno gli olocausti e i sacrifici COME L’UBBIDIRE ALLA VOCE DELL’ETERNO? ECCO L’UBBIDIENZA È MIGLIORE DEL SACRIFICIO, E ASCOLTARE ATTENTAMENTE È MEGLIO DEL GRASSO DEI MONTONI. POICHÉ LA RIBELLIONE È COME IL PECCATO DI DIVINAZIONE, E L’OSTINATEZZA È COME IL CULTO AGLI IDOLI E AGLI DEI DOMESTICI. Poiché hai rigettato la parola dell’Eterno anch’egli ti ha rigettato come re».”


Non importa quanti sacrifici fate per il Signore. Quello che conta è quanto siete OBBEDIENTI a Lui. I sacrifici accettabili sono soltanto i sacrifici che il Signore vi ha ordinato. Il servizio genuino può essere soltanto il SERVIZIO CHE IL SIGNORE VI HA ORDINATO. Tutto il resto, anche se è fatto nel Suo nome, è disobbedienza, azione diretta dalla vecchia natura sotto le sembianze della nuova. Come Gesù Cristo ha detto: Giovanni 7:16-18 “Gesù allora rispose loro e disse: La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Se qualcuno vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, oppure se io parlo da me stesso. CHI parla da se stesso cerca la sua propria gloria, ma chi cerca la gloria di colui che l’ha mandato è verace, e in lui non vi è ingiustizia.”


Saul stava cercando di accontentare gli uomini. Si preoccupò più per loro e per la loro opinione, piuttosto che per Dio per la Sua opinione. Successivamente, quando ammise il suo peccato, si preoccupò di perdere non la relazione con Dio ma il suo onore davanti al popolo: “Allora Saul disse: Ho peccato ma adesso onorami, ti prego, davanti agli anziani del mio popolo e davanti a Israele; ritorna con me …” Il successore di Saul, Davide, commise adulterio e uccise. Tuttavia, quando Nathan lo affrontò (2 Samuele 12:1-14), si preoccupò non del suo trono ma della sua relazione con il Signore (Salmi 51). Ecco perché Davide fu perdonato quando cercò di ristabilire la sua relazione con il Signore, mentre Saul, che cercava di ristabilire il suo trono, non fu perdonato.


il sacrificio di Isacco


Opposto all’esempio di Saul troviamo l’esempio di Abramo. Probabilmente tutti noi conosciamo la storia di Abramo e Isacco. Isacco era l’unico figlio che Abramo aveva avuto da Sara. Era anche il figlio che Dio gli aveva promesso e che aveva aspettato per molti anni. Tuttavia, un giorno Dio ordinò ad Abramo di sacrificare Isacco: Genesi 22:1-2 “Dopo queste cose DIO mise alla prova Abrahamo e gli disse: «Abrahamo!». Egli rispose: «Eccomi». E DIO disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo unico figlio, colui che tu ami, Isacco, va’ nel paese di Moriah e là offrilo in olocausto sopra uno dei monti che io ti dirò»”


Dio sapeva molto bene quanto Abramo amasse Isacco. Sapeva che era “il suo unico figlio, colui che lui amava”. Dopo tutto, era Dio che gli aveva dato Isacco. Tuttavia, Abramo amava Isacco, la benedizione di Dio, più di quanto lo amasse Dio Stesso? Dovendo scegliere tra i due, che cosa avrebbe scelto? Si sarebbe sottomesso a Dio anche se questo implicava un grande costo personale, oppure si sarebbe ribellato come Saul facendo le cose a modo suo? Facendo la domanda a noi: seguiamo davvero Dio perché vogliamo conoscerlo e avere una relazione con Lui, oppure lo seguiamo soltanto per le Sue benedizioni, per gli “Isacco” che ci ha dato, oppure ci aspettiamo delle cose da Lui? Che cosa faremmo realmente, se, come nel caso di Abramo, fossimo chiamati a mettere sull’altare la più grande benedizione che Dio ci ha dato o che ci aspettiamo da Lui, qualunque cosa possa essere? Che cosa faremmo? Sebbene ci siano innumerevoli benedizioni nel Signore, sicuramente non devono essere il fulcro della nostra relazione con Lui. Il fulcro, infatti, dovrebbe essere una conoscenza intima di LUI E DEL SUO MERAVIGLIOSO FIGLIO, IL SIGNORE GESÙ CRISTO. Come ha detto Paolo: Filippesi 3:8-11 “Anzi, ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore, per il quale ho perso tutte queste cose e le ritengo come tanta spazzatura per guadagnare Cristo, … per conoscere lui, Cristo la potenza della sua risurrezione e la comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme alla sua morte, se in qualche modo possa giungere alla risurrezione dai morti.”


TUTTE LE COSE, anche la più grande benedizione di questo mondo, sono spazzatura di fronte all’ECCELLENZA della conoscenza di Gesù Cristo nostro Signore. Ritornando ad Abramo, vediamo cosa fece alla fine: Genesi 22:3-10 “Così Abrahamo si alzò al mattino presto, mise il basto al suo asino, prese con sé due dei suoi servi e Isacco suo figlio e spaccò della legna per l’olocausto; poi partì per andare al luogo che DIO gli aveva detto. Il terzo giorno Abrahamo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo. Allora Abrahamo disse ai suoi servi: «Rimanete qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi ritorneremo da voi». Così Abrahamo prese la legna per l’olocausto e la caricò su Isacco suo figlio; poi prese in mano sua il fuoco e il coltello e s’incamminarono tutt’e due insieme. E Isacco parlò a suo padre Abrahamo e disse: «Padre mio!». Abrahamo rispose: «Eccomi, figlio mio». E Isacco disse: «Ecco il fuoco e la legna; ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abrahamo rispose: «Figlio mio, DIO provvederà egli stesso l’agnello per l’olocausto». E proseguirono tutt’e due insieme. Così giunsero al luogo che DIO gli aveva indicato, e là Abrahamo edificò l’altare e vi accomodò la legna; poi legò Isacco suo figlio e lo depose sull’altare sopra la legna. Abrahamo quindi stese la mano e prese il coltello per uccidere suo figlio.”


Abramo seguì esattamente quello che il Signore gli aveva detto. Non era certamente la cosa più piacevole della sua vita. Abramo, come pure gli altri uomini della Bibbia, non erano robot che facevano la volontà di Dio meccanicamente. Erano, invece, uomini come noi, esseri che hanno scelto autonomamente di sottomettersi al Signore. La loro obbedienza non era meccanica ma veniva “DAL CUORE”. Questa è la sola obbedienza di cui ci parla la Parola di Dio. Dio non ha voluto robot, uomini di ghiaccio che avrebbero fatto meccanicamente quello che Lui dice, senza metterci cuore. Dio ha voluto persone che LO AVREBBERO AMATO CON TUTTO IL CUORE, CON TUTTA L’ANIMA, CON TUTTA LA MENTE E CON TUTTA LA FORZA (Marco 12:30). Ha voluto esseri che avrebbero deciso “DAL CUORE” di sottomettersi a Lui. Tornando ad Abramo, egli seguì la Parola di Dio nonostante implicasse la perdita di suo figlio. Quando arrivò il momento critico, il Signore intervenne: Genesi 22:11-12, 15-18 “Ma l’Angelo dell’Eterno lo chiamò dal cielo e disse: «Abrahamo, Abrahamo!». Egli rispose: «Eccomi». L’Angelo disse: «Non stendere la tua mano contro il ragazzo e non gli fare alcun male; ora infatti so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo figliuolo» … L’Angelo dell’Eterno chiamò dal cielo Abrahamo una seconda volta e disse: «Io giuro per me stesso, dice l’Eterno, poiché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, l’unico tuo figlio, io certo ti benedirò grandemente e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza possederà la porta dei suoi nemici. E tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, PERCHÉ TU HAI UBBIDITO ALLA MIA VOCE»”


Lo scopo della prova era dimostrare se Abramo avrebbe obbedito a Dio, anche se questo implicava il sacrificio della sua benedizione. Sia Saul sia Abramo sono stati benedetti da Dio. Il primo è stato nominato primo re d’Israele. Il secondo ha avuto la promessa che tutte le nazioni sarebbero state benedette dalla sua discendenza. Tuttavia, c’era una grande differenza fra loro: il primo cercava le benedizioni e la loro protezione e proprio questo lo portò alla disobbedienza e alla caduta; il secondo invece inseguiva Colui che lo aveva benedetto, che alla fine gli restituì suo figlio, insieme alla conferma delle benedizioni per lui e per la sua discendenza.


vaso


Abbiamo esaminato l’argomento dell’obbedienza a Dio. Anche se non siamo stati del tutto esaurienti, mi auguro che abbia chiarito l’importanza della questione. Come leggiamo in Michea 6:6-8“Con che cosa verso davanti all’Eterno e mi inchinerò davanti al DIO eccelso? Verrò davanti a lui con olocausti, con vitelli di un anno? Gradirà l’Eterno migliaia di montoni o miriadi di rivi d’olio? Darò il mio primogenito, per la mia trasgressione, il frutto delle mie viscere per il peccato della mia anima? O UOMO, EGLI TI HA FATTO CONOSCERE CIÒ CHE È BENE; E CHE ALTRO RICHIEDE DA TE L’ETERNO, SE NON PRATICARE LA GIUSTIZIA, AMARE LA CLEMENZA E CAMMINARE IMILMENTE COL TUO DIO?”


Tutto quello che Dio vuole da noi è di praticare la giustizia, amare la clemenza e camminare umilmente con Lui. Umiliati sotto la Sua potente mano, affinché ci innalzi al tempo opportuno (1 Pietro 5:6). La disobbedienza, o nella forma del fare quello che il Signore non ha detto, o nella forma del non fare quello che il Signore ha detto, è un’azione che facciamo separatamente da Dio. Non importa cosa facciamo o le intenzioni che possiamo avere. Quello che importa è se quello che facciamo proviene dall’obbedienza a Dio, come il sacrificio di Abramo, oppure se proviene dalla disobbedienza, come il sacrificio che Saul aveva detto di voler fare.





"E da questo sappiamo che l'abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: Io l'ho conosciuto e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo, e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, l'amor di Dio è in lui veramente compiuto. Da questo conosciamo che siamo in lui: chi dice di dimorare in lui, deve, nel modo ch'egli camminò, camminare anch'esso."
(1 Giovanni 2:3-6 )



Liberamente adattato da internet
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4 comments:

  1. Se siamo invasi nell'intimo della grazia salvifica di Gesù il quale ci ha rigenerato a nuova vita conseguentemente adempiamo a una vita impostata sui suoi comandamenti, ma non quelli di una legge sterile ed asettica dell'antico patto figura di ciò che sarebbe stato nell'adempimento della grazia per mezzo del sacrificio di Gesù. egli a quell'antico patto gli ha dato un senso in una chiara prova che è stata l'identificazione dell'amore: AMORE SACRIFICALE...Nel ragionamento supposto il capitolo 13 al versetto 9-10 ci dona il senso di questo amore che è la chiave applicativa di tutto ciò che siamo chiamati a vivere..."Infatti il «non commettere adulterio», «non uccidere», «non rubare», «non concupire» e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso». 10 L'amore non fa nessun male al prossimo; l'amore quindi è l'adempimento della legge".

    Dio ti benedica!!!! e in alto i cuori in Cristo Gesù

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  2. E' proprio vero caro fratello, tutti i condamenti si rispecchiano nell'unico grande comandamento che ci ha lasciato Gesù.. ama come te stesso, sia il tuo Dio che il tuo prosssimo...se tutti lo facessimo come lo ha fatto Lui, saremmo tutti figli di Dio, perchè rispecchieremmo in noi l'immagine del Suo figlio prediletto, colui che ha dato la vita per il perdono del nostri peccati...quale più grande amore di questo...sai che proprio ieri sera, durante la lettura della Parola, abbiamo letto i capitoli della lettera ai Romani che contengono i versetti da te citati...t rispondo perciò così con le parole di Paolo..." E questo tanto più dobbiamo fare, conoscendo il tempo, perché è ormai ora che ci svegliamo dal sonno, poiché la salvezza ci è ora più vicina di quando credemmo. "...pace, che Dio ti benedica per tutto quanto e in alto i nostri cuori

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  3. Come ti scrissi in precedenza in una mail vorrei tanto partecipare alla lettura comunitaria della Bibbia, purtroppo il lavoro, i turni che per ragioni familiari mi tengono fino a tarda sera lontano da casa, posso solo commentare la parola di Dio che tu proponi e che leggo, spero un giorno di poter esserci e condividere insieme a voi pensieri e riflessioni nel nome del Signore Gesù.

    Un abbraccio e in alto i cuori in Cristo

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  4. Lo spero tanto anche io caro fratello...comunque sappi che nel mio pensiero, mentre leggiamo ci sei..Dio ti protegga

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