In nome di chi o di che cosa fate ciò che fate? | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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martedì 30 dicembre 2014
Consapevoli nella Parola

In nome di chi o di che cosa fate ciò che fate?

2015

 

Uno sguardo critico sulla nostra vita

La fine di un vecchio anno e l’inizio di uno nuovo è tempo di bilanci, bilanci retrospettivi e prospettivi non solo della nostra ditta, organizzazione o associazione, ma soprattutto della nostra vita a livello personale. Uno sguardo critico sulla nostra vita è opportuno sempre. Siamo stati all’altezza delle nostre o altrui aspettative? Facciamoci il "classico", ma ben poco praticato "esame di coscienza"!
Credo che ci sia un bellissimo criterio per giudicare la bontà della nostra vita, ed è quello di rispondere alla domanda: "In nome di chi o di che cosa siete quello che siete e fate quel che fate? Qual è il criterio ultimo con il quale valutate la vostra vita?". Rispondere a questa domanda vuol dire vedere se veramente vale la pena di essere quel che siamo e di fare la vita che facciamo.
Il cristiano ha un unico criterio di fondo per valutare sé stesso, ed è quello che mi sembra bene espresso da un versetto della lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani della città di Colosse. Esso dice:
"Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui" (Col. 3:17).

Il punto di riferimento della nostra vita

1. "Qualunque cosa facciate". L’intero campo della condotta umana viene qui coperto da questa ingiunzione della Parola di Dio. "Qualunque cosa facciate, in parole o in opere..." deve essere fatto, per chi si professa cristiano, in un certo modo, deve avere un preciso punto di riferimento.
Se da una parte gli animali vivono secondo ciò che detta loro l’istinto, l’istinto proprio della loro specie, ogni essere umano vive (pensa, parla, agisce) secondo diversi modelli di vita imposti variamente dalla propria cultura, dai condizionamenti che ha ricevuto, dalle proprie scelte di fondo. Ogni essere umano ha dei punti di riferimento che caratterizzano e determinano la sua vita. Come può essere descritta la vostra vita personale? Che cosa vi si può leggere in essa? Qual è il fine ultimo delle vostre parole ed azioni? A che cosa tendete? Qual è il metro con il quale misurate la vostra esistenza? Qual è l’obiettivo della vostra vita? C’è chi vive in funzione esclusivamente del lavoro e del guadagno; chi vive in funzione delle persone che ama o della sua famiglia; chi della soddisfazione dei suoi piaceri. C’è chi vive adattandosi acriticamente ai valori del "branco" a cui appartiene e da cui si guarda bene di staccarsi per paura di esserne escluso...

Una scelta di vita

2. Qui l’Apostolo dà un’indicazione generale su quale debba essere il punto di riferimento ultimo della vita del cristiano in ogni sua espressione, in parole o in opere, cioè di tutto ciò che dice e fa, dei suoi ragionamenti, pensieri e risoluzioni interiori, come pure delle parole della sua bocca e le opere delle sue mani. Si, perché essere cristiano in modo autentico è una precisa scelta di vita, una chiara presa di posizione, un chiaro impegno che deve condizionare tutto il nostro modo d’essere.
3. Tutto quello che fa deve, per quanto possibile, essere compiuto, dice il nostro testo, nel nome del Signore Gesù. Che cosa significa questo? Qui c’è un chiaro riferimento all’impegno di vivere sotto l’autorità di Cristo, impegno suggellato dal battesimo.
Nella prima lettera ai Corinzi l’Apostolo Paolo fa una chiara distinzione fra il comportamento comune in questo mondo e quello a cui il cristiano è stato chiamato. Dice: "Non sapete voi che gli ingiusti non erediteranno il regno di dio? Non vi ingannate: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effemminati, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli oltraggiatori, né i rapinatori, erediteranno il regno di Dio. Ora tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio" (1 Co. 6:9-11 ND). Il cristiano ha posto la totalità della sua vita sotto la signoria di Cristo.

La guida più completa

Possiamo dire che questo comandamento ci offra la guida più completa alla vita cristiana di quanto possa fare anche il libro più voluminoso di casistica morale. In ogni situazione dubbia il credente può trovare guida sicura chiedendosi: "Qual è in questo caso la cosa più cristiana da fare? `Posso fare questo senza compromettere la mia confessione di fede? Lo posso fare e dire ‘nel nome del Signore Gesù’"? Posso "rubare" nel nome di Cristo? Posso ubriacarmi nel nome di Cristo? Posso abusare della sessualità o ...tradire mia moglie nel nome di Cristo? E’ vero che noi siamo molto abili a trovare sempre una giustificazione per il nostro comportamento, ma, oggettivamente, di fronte alla Persona di Cristo, come effettivamente Lui è, di fronte a quanto oggettivamente ci dice la Parola di Dio, il mio comportamento sarebbe giustificabile ed in linea con essa? Onorerebbe Cristo?
Si, su di me è stato posto il nome di Cristo, e fin ora non l’ho rinnegato. Ora, farei "una buona pubblicità" a Cristo se facessi una certa cosa? Egli mi ha mostrato il Suo immenso amore guadagnandomi, morendo in croce, la salvezza. Egli mi ha riscattato, mi ha rivestito dell’abito della Sua santità. Quello che dico, penso, faccio, gli porta onore e gloria, oppure vergogna? Gli altri, vedendo il mio comportamento, io che mi dico cristiano, sono portati ad ammirare la persona e l’opera di Cristo in me, oppure a bestemmiare Cristo, magari dicendo in cuor loro: "Se quello è un cristiano, io non voglio avere nulla a che fare con Cristo e con la chiesa"!

Un chiaro riferimento

"Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù". Questo è un punto di riferimento chiaro per la nostra condotta. Non si tratta di "ispirarsi" vagamente a Dio nella nostra vita. Questo potrebbe essere un principio astratto che lascia troppo spazio all’interpretazione soggettiva. Dio definisce chi Egli sia e ciò che Egli esige dalle Sue creature umane attraverso la Sua Parola rivelata, resa Scrittura, ma soprattutto resa persona umana in Gesù Cristo. Egli deve essere davvero, e non a parole, il Signore della nostra vita, cioè Colui a cui dobbiamo ubbidienza. Gesù disse: "Perché mi chiamate: Signore, Signore! e non fate quel che vi dico?" (Lu. 6:46).
Il metro di giudizio con il quale Dio verificherà la nostra vita non saranno le nostre proprie idee ed interpretazioni su quello che ci pare giusto; non verremo giudicati secondo la nostra conformità a ciò che la società si aspetta da noi, né secondo quanto affermato da politici, filosofi o leader religiosi a cui magari facciamo riferimento. Un solo è il "nome di riferimento". Dice la Scrittura: "In nessun altro è la salvezza; poiché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati" (At. 4:12), così non vi è accettazione della nostra persona ed atti in altri nomi se non in quello abbiamo affidato la nostra vita. Egli è "Il nome che è al di sopra di ogni nome" (Fl. 2:10).
Per questo, fare qualcosa in nome di Cristo significa:
a. Far combaciare la nostra volontà alla Sua. In ogni nostro desiderio dobbiamo tenere in considerazione Lui e la Sua volontà. Gesù disse: "Quello che chiederete nel mio nome, lo farò" (Gv. 14:13,14). Dobbiamo domandarci: conoscendo il carattere di Cristo, quel che desidero l’avrebbe potuto chiedere Lui? Sarebbe stato approvato da Cristo se Glielo avessi chiesto? Avrebbe potuto Cristo intercedere per me, in questa cosa, presso il Padre? Sarebbe stato ed è degno di Cristo?
Ad alcune richieste Gesù risponde negativamente. Ad esempio, ad un certo punto la madre di due discepoli di Gesù, Giacomo e Giovanni, chiede a Gesù un posto di particolare onore nel regno di Dio: "Di’ che questi miei due figli siedano l’uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra, nel tuo regno" (Mt. 20:21). Questa donna chiede a Gesù un privilegio per i suoi due figli. Queste ambizioni, a parte il fatto che sono assurde, non sono in linea con lo spirito di Cristo, e quindi vengono respinte. In linea con lo spirito di Gesù non è l’ambizione al potere, ma l’ambizione a servire. Questa si che è una richiesta a Lui gradita. Gradita a Cristo è una richiesta che ricalca i concetti contenuti nel Padre Nostro. Ecco una preghiera che troverà certamente da Dio accoglienza.
b. Un’iniziativa da Lui avallata. Progettando e portando avanti iniziative ed opere che Cristo volentieri sanzionerebbe con la Sua autorità. La Scrittura dice che dove due o tre sono riuniti nel Suo nome, per perseguire i Suoi obiettivi ed azione, Egli è in mezzo a loro, e Dio lo avallerà e benedirà (Mt. 18:18-20). Dio benedirà un’opera di solidarietà sociale compiuta in nome di Cristo? Una casa di accoglienza rifugiati? un centro sociale per giovani, anziani, donne? Un progetto di visite e di studi biblici nelle case? La richiesta di una guarigione in nome di Cristo? Certamente. Dio non sanzionerà però, come è già avvenuto purtroppo nella storia, una guerra o una crociata in Suo nome... una spesa superflua... qualcosa che solo apparentemente è in nome di Cristo, ma che in realtà è per il nostro egoismo, tornaconto, ambizione mondana, ecc. E’ vero che: "Se domandiamo qualche cosa secondo la Sua volontà, egli ci esaudisce" (1 Gv. 5:14). La richiesta che Dio benedica una nostra iniziativa è legittima, ma quest’iniziativa deve essere conforme alla Sua volontà, che noi diligentemente esploreremo e terremo conto.
c. Seguire l’esempio di Cristo. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa poi esplicitamente seguire il Suo esempio. E’ scritto infatti: "Infatti io vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io" (Gv. 13:15), e ancora: "Chi dice di rimanere in lui, deve camminare come egli camminò" (1 Gv. 2:6).
Noi siamo discepoli di Cristo. Essere discepoli Suoi significa imparare da Lui. Gesù disse: "Prendete su di voi il mio giogo ed imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre" (Mt. 11:29). Il nostro carattere riflette il Suo?
Vivere in nome di Cristo e seguirlo significa calcare le Sue orme rinnegando i nostri comodi sacrificando noi stessi per Lui e per gli altri. Gesù disse: "Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt. 16:24). Sono pronto a rinunciare ai miei comodi e desideri per mettere i Suoi in primo piano?
Vivere in nome di Cristo significa essere impegnati seriamente a livello di etica e di moralità cristiana. Significa "morire" a ciò che Dio considera peccato, e vivere la vita nuova che Egli dona in Cristo. E’ scritto: "anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le Sue orme... affinché morti al peccato, vivessimo per la giustizia" (1 Pi. 2:21-24).
d. Con la forza che Cristo dona. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa trarre da Lui le energie e le capacità per realizzare ciò che Egli in noi si prefigge. Ti sembra impossibile quello che Cristo chiede da te? Vi sembra di essere carenti delle forze e delle risorse per compierlo? L’Apostolo diceva: "Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica" (Fl. 4:13). Non siamo lasciati a noi stessi nel portare avanti ciò che Cristo ci chiede. I cristiani, in tutto ciò che si prefiggono, chiedono a Lui la forza e la sanzione. Dice la Scrittura: "Tu dunque, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù" (2 Ti. 2:1).
Gli apostoli Pietro e Giovanni guariscono un malato. Vengono arrestati chiedendo conto del loro operato e gli chiedono: "Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?" e rispondono: "Nel nome di Gesù Cristo, il nazareno (At. 4:7-10). Quello che fare, con quale potere o in nome di chi lo fate?
La nostra vita deve essere talmente determinata da Cristo che, come l’apostolo Paolo dobbiamo dire: "Per la grazia di Dio io sono quello che sono" (1 Co. 15:10). Potete ringraziare il Signore per ciò che avete conseguito nella vostra vita?
e. Cristo vive in me! Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa vivere per fede in Lui. Questo deve giungere al livello tale da poter dire: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me (Ga. 2:20).
Il cristiano non mette al centro dell’attenzione sé stesso, non pretende la propria autonomia, non si vanta delle proprie realizzazioni e risorse. Sottopone la Sua vita a Cristo, anzi, la sua identità quasi scompare rispetto a Cristo, sapendo che una vita veramente realizzata e mancante di nulla di ciò che veramente conti è quella vissuta nella Sua prospettiva. L’Apostolo dice: "La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la Sua gloria e virtù" (2 Pi. 1:2,3).
f. ServirLo ed adorarLo. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa consapevolmente servirLo ed adorarLo, secondo le Sue prescrizioni. Consideravamo all’inizio che ogni essere umano vive con un punto di riferimento ultimo. Qual è il nostro? I cristiani dicono: "Mentre tutti i popoli camminano ciascuno nel nome del suo dio, noi camminiamo nel nome del Signore, nostro Dio, per sempre" (Mi. 4:5).
Per questo ubbidiamo al comandamento che dice: "Andate dunque, e fate miei discepoli tutti i popoli" (Mt. 28:19,20). Per questo nostro punto di onore è perseverare ad apprendere da Lui, come i primi cristiani, i quali "erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere" (At. 2:42,43). A chi appartenete voi? Noi vogliamo appartenere al Signore e non ne rimarremo delusi. "Il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: Il Signore conosce quelli che sono suoi" (2 Ti. 2:19).
g. Perseguire la Sua causa. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa perseguire la Sua causa ed obiettivi, anche a costo di sacrifici, ma con la sicura speranza di una grande retribuzione. Gesù disse:"...e chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna" (Mt. 19:29).
Perseguire la causa di Cristo non è facile. Come hanno perseguitato Lui, perseguiteranno anche noi. Cristo ci aveva preavvertito: "Allora vi abbandoneranno all’oppressione e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a motivo del mio nome (Mt. 24:9; At. 9:16). Con la costanza e la persistenza, però, raggiungeremo l’obiettivo prefissato perché Dio realizzerà infallibilmente le Sue promesse nonostante gli avversari. Alle chiese dell’Apocalisse il Signore dice: "So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato... tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me... pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome" (Ap. 2:3,13; 3:8).
h. Per la Sua gloria. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa infine operare per il solo Suo onore e gloria. Questo è il tutto della vita, una vita significativa ed eterna. "Tu sei la mia rocca e la mia fortezza; per amor del tuo nome guidami e conducimi" (Sl. 31:3); "Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio" (1 Co. 10:31); "Tu sei degno, o Signore, e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza; perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono" (Ap. 4:9-11). Viviamo noi per glorificare ed esaltare Dio in Cristo? Questo è lo scopo per cui siamo stati creati e dove troveremo migliore realizzazione per noi stessi.

Epilogo

4. Notate come termina il nostro versetto: "Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui".
La vita della creatura riconciliata con il Suo Creatore e consapevole di chi è e di che cosa riceve nella vita e in Cristo, è una vita impostata al senso di riconoscenza verso di Dio. Dicono i cristiani riflessi nella lettera agli Ebrei: "Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode; cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome" (Eb. 13:15), Si, l’importanza del rendimento di grazie nella vita cristiana viene qui ancora sottolineata dall’Apostolo quando dice che le nostre azioni devono essere sempre accompagnate dal sacrificio di una grata lode, offerta tramite Cristo, l’unico Mediatore, tutte le volte in cui ci avviciniamo a Dio con la preghiera. Il cristiano non si dimentica di dire grazie a Dio e lo dimostra con le sue parole ed i fatti. Egli si applica a ringraziare Dio Padre per mezzo di Lui. Per questo la Scrittura ci esorta dicendo: "Ringraziate continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo" (Ef. 5:20), unico nostro Mediatore.

La nostra valutazione

Ricordate la domanda che ci eravamo posti all’inizio? "In nome di chi o di che cosa siete quello che siete e fate quel che fate? Qual è il criterio ultimo con il quale valutate la vostra vita?". Rispondere a questa domanda, dicevamo, vuol dire vedere se veramente vale la pena di essere quel che siamo e di fare la vita che facciamo. Un consuntivo della nostra vita non può ignorare questo. Sono persuaso che una vita che valga veramente la pena di essere vissuta sia quella vissuta coerentemente nella prospettiva del Signore Gesù Cristo. Se ci professiamo cristiani ci applicheremo a far si che l’esortazione della Parola di Dio sia vera per noi: "Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui" (Col. 3:17). Così facendo potremo essere sicuri che la nostra vita non sarà stata futile, vana, gettata via, vissuta per niente...

Paolo Castellina


  
« Insegnaci dunque a contar bene
i nostri giorni,
per acquistare un cuore saggio»
 
(Salmo 90:12)

Che il Signore vi benedica nel nuovo anno 2015

Consapevoli nella Parola

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