Quando la gioia è lontana | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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mercoledì 20 gennaio 2016
Consapevoli nella Parola

Quando la gioia è lontana



sofferenza
Ho udito e le mie viscere fremettero, a quella voce le mie labbra tremarono; un tarlo entrò nelle mie ossa, e fui preso da gran paura dentro di me. Tuttavia rimarrò tranquillo nel giorno dell'avversità, che verrà contro il popolo che lo invade. Anche se il fico non fiorirà e non ci sarà alcun frutto sulle viti, anche se il lavoro dell'ulivo sarà deludente e i campi non daranno più cibo, anche se le greggi scompariranno dagli ovili e non ci saranno più buoi nelle stalle, esulterò nell'Eterno e mi rallegrerò nel DIO della mia salvezza. L'Eterno, il Signore, è la mia forza; egli renderà i miei piedi come quelli delle cerve e mi farà camminare sulle mie alture» (Abacuc 3.16-19) 


Prima o poi ognuno di noi affronta tempi difficili. Problemi in famiglia, una malattia grave.  Il lavoro va male, abbiamo problemi finanziari. Le nostre migliori speranze, i nostri sogni pian piano svaniscono. Ci sentiamo schiacciati dal peso di una delusione, le cose non stanno andando come ci aspettavamo e sembra che la situazione non migliorerà. Forse ricordi quando cose del genere sono successe a te; o è proprio quello che stai vivendo ora; o quello che ti aspetta tra qualche mese o tra qualche anno. La gioia è lontana! Quando viviamo nel buio più profondo tendiamo a respingere i consigli e gli incoraggiamenti, perché siamo convinti che vengano da persone che non hanno la minima idea di quello che stiamo vivendo. Come reagiresti se in mezzo a tali problemi qualcuno ti dicesse che devi gioire? Non solo suonerebbe inappropriato, ma sarebbe impossibile! Sarebbe l’ultima cosa che vorremmo sentirci dire. 

Perché dovrei gioire?

Lo scopo principale di Dio è glorificare se stesso e godere di stesso per sempre. E’ difficile da capire perché siamo abituati a pensare più a noi stessi che ai progetti di Dio. Quando parliamo dei progetti di Dio li descriviamo con noi stessi al centro delle sue attenzioni. Diciamo, ad esempio, che il suo scopo finale è la salvezza del mondo, la conversione dei peccatori, la restaurazione della creazione o cose simili.  Ma questi non sono gli scopi finali di Dio. Dio sta compiendo tutte queste cose per uno scopo ancora più grande: la sua gioia nel glorificare se stesso.
Il fondamento più stabile per la nostra gioia non è la fedeltà di Dio verso di noi, ma verso se stesso. Se Dio non fosse costantemente impegnato nella conservazione, esposizione e nel godimento della Sua gloria, noi non avremmo alcuna speranza di poter gioire in Lui. Ma proprio perché sta impiegando tutto il Suo potere e la Sua saggezza per massimizzare il godimento della Sua gloria, io e te abbiamo una motivazione stabile per gioire. E’ sconcertante, ma è quello che la Scrittura dice continuamente. La sovranità di Dio è il fondamento della Sua gioia e della nostra. "Il nostro Dio è nei cieli e fa tutto ciò che gli piace" (Salmo 115:3). Dio ha il diritto e il potere di fare tutto ciò che lo rende felice, in sole 3 parole: Dio è sovrano! Se Dio è sovrano e può fare tutto quello che gli piace, allora niente di ciò che decide di fare può fallire e nessuno può ostacolare i suoi progetti.… Il piano dell’Eterno dimora per sempre e i disegni del suo cuore per ogni generazione” (Salmo 33:11) - "Io sono Dio, e non ce n'è alcun altro; sono Dio, e nessuno è simile a me. Io annuncio la fine sin dal principio, molto tempo prima dico le cose non ancora avvenute; io dico: Il mio piano sussisterà, e metterò a effetto tutta la mia volontà" (Isaia 46:9-10) - "non c’è nessuno può fermare la sua mano o dirgli: "Che hai fatto?" (Daniele 4:35). E se nessuno dei suoi progetti può fallire, allora Dio deve essere il più felice di tutti gli esseri. Ecco perché io devo gioire: perché Dio, il mio Dio, è un Dio che gioisce. Riuscite a immaginare come sarebbe se il Dio che ha creato il mondo e lo governa fosse un Dio infelice, continuamente scontento? Sarebbe come avere un padre che si lamenta sempre, depresso, mai contento. Se avessimo un padre del genere non lo cercheremmo, piuttosto faremmo attenzione a non disturbarlo per non farlo arrabbiare! Faremmo qualsiasi cosa per ottenere il suo favore ed evitare che ci punisca. Un figlio non riesce a godersi suo padre se è un padre infelice! Se Dio non fosse un Dio che gioisce, la tua gioia non avrebbe alcun fondamento.
Dio è un Dio gioioso, ma vuole che anche tu lo sia. Gesù è venuto sulla terra per questo: Perché avessimo la vita e l’avessimo in abbondanza” (Giov. 10.10). Dio vuole per te una vita piena di gioia. La sera prima di morire, più volte Gesù parlò ai discepoli della gioia che voleva avessero nella loro vita. Vi ho detto queste cose affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa” (Giov. 15.11) -Sarete rattristati, ma la vostra tristezza sarà cambiata in gioia… Io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi toglierà la vostra gioia… Fino ad ora non avete chiesto nulla nel mio nome; chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa.” (Giov. 16.22,24). Nel contesto della Parola di Dio, la gioia non è un optional: non solo Gesù è venuto perché l’avessimo, ma la Sua Parola ci comanda di essere gioiosi:Siate sempre allegri” (1Tess 5.16)Rallegratevi del continuo … lo ripeto ancora: Rallegratevi“ (Fil. 4.4). Questo mi fa pensare che la gioia non può essere legata solo a come mi sento. Non può essere una semplice conseguenza delle circostanze, altrimenti Dio non mi avrebbe chiesto di rallegrarmi sempre, perché non tutte le circostanze mi portano naturalmente ad avere gioia. Rallegratevi sempre significa fatelo anche quando tutto intorno a voi vi spingerà a non farlo. Sicuramente non significa festeggiare per la morte di un nostro caro o fare finta che i problemi non esistono. Ma allora...

Perché non ho la gioia?

Esiste una tristezza legittima. La Bibbia dice di gioire con chi gioisce ma anche di essere tristi con chi è triste. Il fatto che Dio sia un Dio gioioso non significa che non provi mai tristezza. La tristezza e uno stato d’animo abbattuto sono parte del nostro essere umani e la Bibbia non ci nega questi sentimenti. A volte, ma non è di questo che sto parlando. Mi riferisco all’incapacità cronica di gioire indipendentemente dalle circostanze e al continuo essere insoddisfatti di ciò che accade nella vita. La mancanza di gioia credo sia da ricercare principalmente in noi stessi. E’ possibile che la nostra condizione di buio spirituale sia in parte causata da abitudini peccaminose che non siamo disposti a confessare e abbandonare.
Il grande re Davide può essere ricordato come un re gioioso. Tanti dei suoi salmi rivelano la sua gioia; era un musicista, perciò aveva il grande privilegio di poterla esprimere attraverso la musica, il canto e la lode. Un giorno il grande re, passeggiando sulla terrazza del suo palazzo, vide da lontano una donna bellissima che faceva il bagno. Si chiamava Batseba. Davide la desidera e manda un suo servo a chiamarla. Era il re, poteva avere tutto ciò che voleva e chiunque voleva. La donna fu portata nel palazzo reale, i due trascorsero una notte insieme e Davide appagò i suoi desideri. Guarda caso, Batseba rimane incinta e cominciano i guai: il re non poteva permettersi un tale scandalo, perciò studia un piano per non far circolare la notizia e quando si accorge che non funziona, fa il possibile per far morire Uria, il marito di Batseba. Ordina al capitano dell’esercito di metterlo al fronte, dove la battaglia è più dura, in modo che rimanga solo di fronte al nemico. Ovviamente Uria muore, lo scandalo è scongiurato e Davide può dormire sonni tranquilli.
Dopo circa un anno il profeta Nathan fa visita a Davide, che nel frattempo ha avuto un figlio da Batseba. “Carissimo Nathan, come va?” Nathan gli disse (2Sam. 12.1-4): «C’erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l'altro povero. Il ricco aveva un gran numero di greggi e mandrie; ma il povero non aveva nulla, se non una piccola agnella che egli aveva comprato e nutrito; essa era cresciuta insieme a lui e ai suoi figli, mangiando il suo cibo, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia. Un viandante giunse a casa dell'uomo ricco; questi rifiutò di prendere [un animale] dal suo gregge … per preparare da mangiare al viandante … ma prese l'agnella di quel povero e la fece preparare per l'uomo venuto da lui». Da buon re, Davide reagisce dicendo: “Quell’uomo deve morire!” – “Sei tu quell’uomo, caro Davide. Tu ti sei reso colpevole di adulterio e di omicidio” e così Nathan gli ricorda quello che ha fatto con Batseba e le conseguenze del suo peccato. Davide si pente ma nel Salmo 51, scritto dopo queste cose, c’è una frase che colpisce. Davide dice: Rendimi la gioia della tua salvezza” (Sl.51.12). Per un anno intero da quando aveva peccato, Davide non ha avuto la vera gioia. Chissà quante battaglie vinte, quante circostanze che avrebbero potuto dargli gioia. Era il re e aveva tutto, come non avere buoni motivi per essere gioioso? Ma probabilmente non è stato così: per un anno intero la vera gioia si allontanò dal cuore di Davide a causa del suo peccato!
La gioia è fondamentalmente una questione di buoni rapporti. Il peccato toglie la gioia perché rovina i tuoi buoni rapporti con Dio. La ricerca della gioia deve implicare necessariamente odio per il peccato. Nella lotta per la gioia è vitale prenderlo sul serio, odiarlo e rinnegarlo. Uno dei motivi per cui molti credenti non hanno gioia è perché non sono disposti ad abbandonare un determinato peccato nel quale trovano grande piacere. Finché ho taciuto le mie ossa si consumavano, tra i lamenti che facevo tutto il giorno” (Sl. 32.3): è la descrizione che fa Davide dello stato d’animo causato dal suo peccato. Se ti stai chiedendo perché non hai la gioia, non continuare a fare la pace con i tuoi peccati, comincia a fargli guerra!
Altre volte il senso di insoddisfazione si nutre delle nostre abitudini egocentriche, abitudini di vita non proprio peccaminose, nel senso stretto del termine, ma comunque egoistiche. Siamo totalmente concentrati su noi stessi, da non curarci degli altri. La nostra è una visione ristretta della vita, il nostro mondo siamo noi, nostra moglie o nostro marito e i nostri figli. Facciamo in modo di mettere da parte più tempo possibile per noi, evitando ulteriori responsabilità. Non ce ne rendiamo conto, ma in questo modo creiamo un muro, diventando indifferenti ai bisogni degli altri, ai dolori e le sofferenze del mondo. L’obiettivo potrebbe essere legittimo: “voglio curare me stesso, dedicare del tempo alla famiglia e non trascurarla”. Ma quando diventa un obiettivo esclusivo, entriamo in un vortice che ci porta poco a poco all’insoddisfazione e divora pian piano la nostra gioia.
La Bibbia dice che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (At. 20.35). In Isaia 58.10,11 è scritto: Se provvedi ai bisogni dell'affamato e sazi l'anima afflitta, allora la tua luce sorgerà nelle tenebre e la tua oscurità sarà come il mezzogiorno. L'Eterno ti guiderà del continuo, sazierà la tua anima nei luoghi aridi e darà vigore alle tue ossa; tu sarai come un giardino annaffiato e come una sorgente d'acqua le cui acque non vengono meno”. Se ci adoperiamo per gli altri, Dio promette di renderci simili a “un giardino ben annaffiato”… e un giardino così è un giardino felice, perché ha sempre l’acqua di cui ha bisogno. Saremo “come una sorgente la cui acqua non manca mai”… e una sorgente così rende felice chi è assetato. Il modo con cui Dio allontana da noi il buio dell’insoddisfazione trasformandolo in luce è “provvedere al bisogno dell’affamato” e “saziare l’anima afflitta”. Dio ci ha creati per prosperare e gioire adoperandoci per gli altri e per quel ministero di servizio che impegna, stanca e ci toglie tutte le energie.
La maggior parte dei nostri sacrifici si concentra sul lavoro, sulla nostra intensa vita familiare e su noi stessi. Ben poco siamo disposti a sacrificare energie per servirci gli uni gli altri. E col passare del tempo, queste abitudini egocentriche ci tolgono la gioia, questa visione limitata della vita cristiana rende a sua volta limitata la nostra gioia. Essere continuamente al centro delle tue attenzioni non ti darà la gioia che ti manca. Ci sarà sempre più gioia nel dare che nel ricevere.
Dobbiamo ammettere, però, che a volte questa gioia diventa un sogno. Siamo convinti di essere figli di un Dio gioioso e siamo d’accordo con Lui che dovremmo gioire sempre. Ma prima o poi arrivano i tempi difficili. Le persone ci deludono. Credevamo di poter spaccare il mondo e non doverci preoccupare per la nostra salute, ma all’improvviso siamo devastati dalla notizia di una grave malattia. I nostri problemi finanziari ci schiacciano e ci riempiono la mente per tutto il giorno e per tutta la notte. Abbiamo investito tempo e denaro per la nostra famiglia e forse stiamo vivendo problemi che mai avremmo immaginato di dover affrontare. Quando la gioia è lontana, cosa posso fare?

Come posso avere la gioia?

C’è un profeta nella Bibbia che forse la pensava come noi, si chiama Habacuc. E’ un contemporaneo di Nahum, Sofonia e Geremia. Quest’ultimo aveva profetizzato che Babilonia avrebbe invaso Giuda, distrutto Gerusalemme e il tempio e mandato in esilio l’intera nazione. Ciò avvenne dal 606 al 586 aC. Habacuc si chiede come mai un Dio santo possa usare una nazione pagana per castigare il suo popolo e perché permetta il declino morale e spirituale della nazione di Israele senza intervenire per fermarlo. Le circostanze che sta vivendo Habacuc sono tristi, il popolo è lontano da Dio e va incontro alla punizione. Desidererebbe vedere Israele rivivere (3.2) ma Dio non risponde alla sua preghiera. Tante domande, Habacuc non è convinto che Dio stia agendo bene, è pronto anche a discutere con Lui.
Ma in mezzo a una tempesta di avvenimenti e sentimenti contrastanti, Habacuc reagisce con le parole che abbiamo ascoltato all’inizio di questo messaggio: “Ho udito e le mie viscere fremettero, a quella voce le mie labbra tremarono; un tarlo entrò nelle mie ossa, e fui preso da gran paura dentro di me. Tuttavia rimarrò tranquillo nel giorno dell'avversità, che verrà contro il popolo che lo invade. Anche se il fico non fiorirà e non ci sarà alcun frutto sulle viti, anche se il lavoro dell'ulivo sarà deludente e i campi non daranno più cibo, anche se le greggi scompariranno dagli ovili e non ci saranno più buoi nelle stalle, esulterò nell'Eterno e mi rallegrerò nel DIO della mia salvezza. 19 L'Eterno, il Signore, è la mia forza; egli renderà i miei piedi come quelli delle cerve e mi farà camminare sulle mie alture» (Hab. 3.16-19).
Se vuoi avere gioia in mezzo alle tempeste della vita, prima di tutto devi sviluppare una visione realistica. Habacuc descrive nel dettaglio cosa potrebbe accadere: niente frutta, niente olio, niente grano, niente cibo per gli animali… quindi niente animali nelle stalle. Praticamente, un totale fallimento! E’ il risultato peggiore che ci si potrebbe aspettare ma Habacuc non lo nega, lo affronta in modo realistico. Spesso cerchiamo di alleviare la pesantezza delle circostanze minimizzando il problema. Diciamo: “guarda la tua situazione da un altro punto di vista, vedrai che non è poi così male”. Come se ci fosse sempre un modo semplice per risolvere i problemi, come se rendessimo i problemi più grandi di come sono realmente, quando invece spesso si tratta di problemi veramente gravi! Non è vero che tutto si risolverà, non va sempre così. Questo è fatalismo, non realismo e non aiuta a raggiungere la gioia che stiamo cercando. Può sembrare strano ma a volte è utile avere l’atteggiamento di Habacuc: aspettarsi il peggio e affrontare la realtà così com’è!
 “Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadermi in questa situazione?” Verbalizzala, descrivila nei dettagli e non avere paura di affrontarla così com’è. “… il fico non fiorirà e non ci sarà alcun frutto sulle viti… il lavoro dell'ulivo sarà deludente e i campi non daranno più cibo… le greggi scompariranno dagli ovili e non ci saranno più buoi nelle stalle…" .
Una volta che hai davanti a te una visione reale di quello che ti sta accadendo, scegli di gioire. Si tratta di volontà più che di emozioni. Non capiremo mai la vera gioia fino a quando continueremo a considerarla solo una questione di sentimenti. Il NT ci esorta a gioire sempre. Supponiamo che significhi che dobbiamo “sentirci felici e gioiosi”. Sarebbe possibile? Ti senti felice dopo che hai accartocciato la tua auto contro un muro? Dopo che ti sei dato una martellata sul dito? Ti viene da sorridere quando il tuo capo dice che è costretto a licenziarti perché non ha più la possibilità di pagarti lo stipendio? No, non può essere una questione di come ti senti, altrimenti i comandamenti di Dio non avrebbero senso. Com’è possibile ordinare a qualcuno di gioire? Solo se la gioia è qualcosa che tu fai più che una cosa che ti senti di fare! Habacuc è determinato a gioire: “Io esulterò… io mi rallegrerò”. Non sono le circostanze che provocano la sua gioia, è la sua gioia che domina le circostanze. Ci sono situazioni che non sarai in grado di cambiare, è probabile che Dio non risponderà come ti aspetti ma ti chiede di gioire comunque. Habacuc ha deciso: “Accada quello che accada, io sono determinato a gioire”.
Ma è assurdo gioire in circostanze drammatiche, è umanamente impossibile. Se fosse qui Habacuc gli chiederemmo: “dicci qual è il tuo segreto!“…esulterò nell'Eterno e mi rallegrerò nel DIO della mia salvezza…” “Rallegratevi del continuo nel Signore…” Se vuoi gioire in mezzo ai problemi della vita sviluppa una visione realistica, scegli di gioire ma poi gioisci nel Signore. Nessuna tecnica psicologica, nessuna fiducia in se stessi ma gioia “nel Signore”. Vivere in questo mondo significa, prima o poi, avere a che fare con il dolore e la sofferenza. Ma non significa che non si può gioire. Non significa che non si può gioire nella sofferenza. Non si tratta di celebrare una morte, una sconfitta o una profonda delusione. Quello che celebriamo è il Signore, non il dolore che stiamo vivendo. La Bibbia non ti spingerà mai a rallegrarti perché il tuo corpo è tormentato dal dolore, o perché tua moglie ti è stata portata via dalla morte, o perché il lavoro di una vita svanisce in poche ore. Solo i demoni o i pazzi sono capaci di ridere dei disastri della vita. Gioire nel Signore è un’altra cosa, che solo i figli di Dio sono capaci di fare. L’espressione “nel Signore” indica la fonte dalla quale la gioia dipende. Paolo diceva: “Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica” e questo include gioire in tempi difficili. È una gioia completamente scollegata dalle circostanze e interamente collegata alla persona di Dio. Fino a quando la faremo dipendere dalle nostre relazioni, dai nostri beni, dalla chiesa, dai nostri standard spirituali non avremo mai la gioia di cui Dio ci vuole riempire e per cui Gesù è venuto a morire.
Forse sei frustrato perché non riesci a raggiungere le tue mete spirituali. Sei deluso dalle persone, perché ti aspetti che si comportino in modo diverso, come tu ti comporteresti. Non vedi in loro lo stesso impegno ed entusiasmo con i quali tu stai servendo Dio e la sua chiesa. Hai dato tutto te stesso per risolvere una situazione difficile a lavoro o nella tua famiglia, ma le cose non cambiano. Quanta delusione, quanto frustrazione e insoddisfazione.
Un giorno Gesù mandò settanta dei suoi discepoli a predicare. Quando essi tornarono dalla missione erano pieni di gioia. “Signore, anche i demoni ci sono sottoposti nel tuo nome”. Gesù ripose: “Non vi rallegrate perché gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli. E’ probabile che non guarirai… la situazione che stai cercando di risolvere forse non si risolverà… la relazione che stai cercando di ricucire non si ristabilirà. Non far dipendere la tua gioia da queste cose, falla dipendere dalla presenza di Dio nella tua vita. Falla dipendere dalla verità che il tuo nome è stampato nel cielo. Solo così sarai in grado di gioire sempre, anche quando intorno a te non ci saranno motivi per farlo. Perché Dio è con te anche se non guarirai… Continuerà ad essere fedele anche se il tuo grande problema non si risolverà… Nessuno potrà separarti dal suo amore, anche se non dovessi ricevere amore da nessuno. 




"Esulterò nell'Eterno e mi rallegrerò nel DIO della mia salvezza. L'Eterno, il Signore, è la mia forza; egli renderà i miei piedi come quelli delle cerve e mi farà camminare sulle mie alture” 
(Abacuc 3:18-19)

Liberamente adattato da internet 

Consapevoli nella Parola

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