Uno degli
aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti
più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti
più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente
facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare
abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un
ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero
che non abbiamo veramente bisogno di Dio.
Però,
dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato.
Vogliamo
esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché
possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo
nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella
Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono
essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio
ci insegna nella sua parola sulla preghiera.
La Bibbia
insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento
ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi.
Ma la verità
che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto
che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente,
che cosa significa pregare nel nome di Gesù.
Chi può pregare?
La prima
verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare?
Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà?
Chiaramente,
oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano
non significa che vengono ascoltate da Dio.
Secondo la
Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò
come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare.
Per esempio,
in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come
Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al
trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo
pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio.
Leggiamo il brano.
“14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è
passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che
professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa
simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come
noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena
fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed
essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16)
Quindi,
solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare.
A CHI si deve pregare?
Quando
preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere?
E' giusto
pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito
Santo? Cosa ne dice la Bibbia?
In Matt. 6:9
Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio
Padre.
“Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9)
In Giov.
16:23 Gesù parla della preghiera al Padre.
“In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In
verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome,
egli ve la darà.” (Giov 16:23)
La Bibbia ci
insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo
pregare a Dio Padre.
Allora, qual
è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo?
Se dobbiamo
pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo?
Nel nome di Gesù
Gesù ci ha
insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto.
Lo Spirito Santo
Per quanto
riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta
allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non
esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo
pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo?
Lo Spirito
Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per
giungere a questo fine.
“Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo
annuncerà.” (Giov 16:14)
Si può anche
leggere Giov. 14:14-26.
Quando un
grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota
neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo
è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo.
Inoltre, lo
Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di
porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo.
“26 Allo
stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non
sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri
ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello
Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom
8:26-27)
Che
consolazione!
Quindi, a
chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo.
per COSA si deve pregare?
Per che cosa
dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni
preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure,
pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste?
Chiaramente,
nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per
avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari,
prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio,
prega per un buon tempo durante le vacanze.
Che cosa ne dice la Bibbia?
Esaminiamo
alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il
loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male.
Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male
spiritualmente.
Giovanni 14
Consideriamo
per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo.
“12 In
verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che
faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel
Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov
14:12-14)
Prima di
esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti
tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella
carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è
realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo
sforzarci di dividere rettamente questo brano.
Alcuni
credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente
questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo
nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase
“nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello
che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo
celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa
interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete
nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì.
Chi crede a
questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo
è un pensiero molto falso, e molto pericoloso.
Pensiamo a
come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse
situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività
comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha
anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo
versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente
è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta.
In un
secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore.
Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà
suo figlio.
In un altro
esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e
citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio,
visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio
nel nome di Gesù.
In un altro
esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una
che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il
proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È
convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che
desidera.
Senza andare
ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla
base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio
qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà
solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio
diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta.
Dio sarebbe soggetto alla nostra
volontà.
Se è così,
allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe
dovuto insegnarci a pregare:
“sia fatta
la nostra volontà, non la Tua”
Però, Dio
NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come
vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che
la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta!
Ci sono
tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio.
Per esempio,
leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino:
“E, andato
un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre
mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio
io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39)
Gesù,
nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse
la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua
richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la
sua.
In Luca 22,
Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che
sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse
evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo.
“31 «Simone,
Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io
ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai
convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32)
Gesù NON ha chiesto che Dio gli
togliesse la prova.
In
Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara
alla chiesa di Smirne.
“8
«All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e
l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la
tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di
essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere
quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi
in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci
giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha
orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà
colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11)
Egli spiegò
che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro
fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le
loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che
morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non
era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero
rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano
per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto
piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte
fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi.
Infatti, Dio
ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la
decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello
che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11
“In
lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il
proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria
volontà,” (Efe 1:11)
Se le nostre
preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile,
Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse
preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo.
Se le nostre
preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero
quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra
morte e di quella dei nostri cari.
“15 Le mie
ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle
profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e
nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando
nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16)
Se Dio ci
desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché
tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di
guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro
volontà, non quella di Dio. Se fosse
così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà
dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma
nel momento stabilito da noi.
Ma non è
così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che
stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose
secondo la decisione della Sua volontà!
Per esempio,
leggiamo in 1Samuele 2:6-8
“6 Il
SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa
risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8
Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere
con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della
terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8)
E' il
Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi!
Allora, qual
è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:
“e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)?
Per capire
bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo
contesto.
Cosa significa “nel mio nome”?
Dobbiamo
capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo
che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa
motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per
poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un
certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani.
Quindi, qual
è il senso della frase: “nel mio nome?”
Chiedere
“nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera,
costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi
saremo i sovrani. Ma non è così!
Pregare “nel
nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per
garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due
cose:
1. chiedere per i Suoi meriti
Prima di
tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti,
riconoscendo che noi non ne abbiamo.
Nessun di
noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di
Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio
nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi
venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico
del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla
(visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli
chiedo nel nome del mio amico.
Allora, chiedere nel nome di Gesù
necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per
conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria
insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver
nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste
per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente,
pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del
pregare nel nome di Gesù.
2. chiedere secondo la volontà di
Gesù
Dobbiamo però
considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di
chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere
secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo
principio. Ripeto: chiedere nel nome di
Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra.
Un soldato
semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome
del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà
del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il
nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato.
In 1Giovanni
5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio
esaudirà. Leggiamo.
“14 Questa è
la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua
volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli
chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov
5:14-15)
Avete notato
la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci
esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non
la nostra.
Quindi, se
preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la
volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per
quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo
come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare
Dio.
Quindi,
ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo
di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad
accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la
volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà.
Affinché il Padre sia glorificato
Allora, qual
è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano,
dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto.
“12 In
verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che
faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel
Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov
14:12-14)
Notiamo che
le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e
infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù
non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il
Padre.
Infatti, in
Giacomo 4:2-4 leggiamo:
“2 Voi
bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi
litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non
ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente
adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi
dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4)
Non avete perché non domandate,
ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché
domandate per spendere nei vostri piaceri.
Quando
chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde.
Torniamo
agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio.
Pensiamo
all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male,
e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta
pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di
Dio.
Nell'esempio
del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle),
quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per
la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può
essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per
prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori
hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in
fin dei conti, a se stesso.
Poi ho fatto
l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole
che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni
ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una
preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.
Poi c'era il
credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che
gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio
quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria
di Dio.
Quindi, non
dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase
“nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli
chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua
volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il
proprio comodo, ma la gloria di Dio.
Un brutto risultato
Che cosa
succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta?
Quando Dio
NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente
scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione
spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel
credente rimane deluso di Dio.
Giov. 15:5-7,16
Quindi, è
importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio
questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della
preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14.
Giovanni
15:5-7
“5 Io sono
la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro,
porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non
dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si
raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie
parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov
15:5-7)
Qui, Gesù
insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo
portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se
le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo.
Questa è una
condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una
condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà.
Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a
seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per
la sua.
Solamente se
ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo
e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di
Dio.
Un altro
versetto importante è Giovanni 15:16
“Non siete
voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che
chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16)
Gesù
risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in
eterno.
Ostacoli alle nostre preghiere
È importante
menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere.
L'orgoglio
Una cosa che
ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si
allontana da noi.
“Il SIGNORE
è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.”
(Sal 34:18)
Quando
abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella
figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo
pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non
confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi.
Mancanza di fede
Un altro
ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo
1.
“5 Se poi
qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti
generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede,
senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal
vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal
Signore,” (Giac 1:5-7)
Questo brano
ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre
verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di
Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però,
dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere
fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati.
La Preghiera fatta con egoismo
Abbiamo già
menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè,
alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria
di Dio, ma perché è il nostro desiderio.
Questo è ciò
che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei
piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio.
Come conoscere la volontà di Gesù
Visto che la
preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà,
come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio?
Dio ci ha
già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare
quando non la conosciamo.
Prima di
tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio?
Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando
non siamo sicuri della volontà di Dio?
Gesù stesso
ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36;
Luca 22:42. Leggo da Matteo.
“E, andato
un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre
mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio
io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39)
Nella sua
umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire
sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire
quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha
esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio.
Ed è così
che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà
di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi
a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo
confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà.
Conclusione
La preghiera
è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La
preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è
ascoltare Dio che ci parla.
E importante
pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose
giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per
merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non
secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante
accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi.
Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la
volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto
quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio
sia fatta!
Preghiamo
poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua
perfetta volontà.
Non
dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche
il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve
anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere
che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la
gloria di Dio.
Oh che
possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un
servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti
dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia,
quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio
glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore!
Marco deFelice
"Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15)
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Nella storia dell’uomo c’è una sola realtà che è sempre
attuale: la Parola di Dio. La sua denuncia della condizione di miseria morale e
spirituale dell’uomo peccatore ha valore per ogni tempo e per ogni popolo, così
come il suo messaggio di salvezza. Anche noi oggi, nel nostro tempo e nella
nostra storia, siamo chiamati a riscoprire le verità meravigliose contenute in
questa Parola e a testimoniarle con la nostra vita.
Il valore racchiuso all’interno di un’espressione
L’espressione “parola del Signore” (1P 1:25) è una di quelle che
conosciamo meglio. Si parla numerose volte, e questo è sicuramente un bene,
della “parola del Signore” nelle nostre chiese locali, nelle nostre famiglie e nei
nostri dialoghi personali.
Quando un’espressione si usa frequentemente, però, si corre
il rischio, nel tempo, di svuotarla della sostanza in essa presente continuando
pure a pronunciarla ma perdendo gradualmente di vista il suo valore, i suoi
veri e profondi significati come del resto le sue vere e profonde implicazioni
per la nostra vita.
Affinché questo rischio non diventi un qualcosa cui dover
porre rimedio siamo chiamati personalmente e collettivamente a tornare alla
Scrittura dove
troviamo, tra le altre, le parole di un uomo che non aveva perso di vista la
sostanza contenuta all’interno dell’espressione “parola del Signore” tanto che rivolto al Signore lo
udiamo affermare:
“Le tue testimonianze sono meravigliose perciò l’anima
mia le osserva”(Sl 119:129).
Questa è solamente una delle molteplici affermazioni
presenti all’interno di un Salmo che quest’uomo, guidato dal Signore, mise per
iscritto nel passato ma che ancora oggi rappresenta per tutti noi un esempio.
Un esempio di com’è possibile non perdere mai di vista la
sostanza contenuta nell’espressione “parola del Signore”, riscoprendo quotidianamente che al
suo interno è racchiuso un tesoro dal valore inestimabile per la nostra vita che “vale più di migliaia di
monete d’oro e d’argento” (Sl 119:72).
L’Autore, “Il libro”, il messaggio
Il tesoro della Parola di Dio è inestimabile perché
meraviglioso.
Nella prima parte dell’affermazione del salmista è ricordata
una caratteristica della Parola di Dio: essa è meravigliosa.
Leggiamo, infatti, “le tue testimonianze sono meravigliose”. Nel Salmo 119 la Parola di Dio è
chiamata almeno in otto modi diversi e tra questi anche con la parola “testimonianze”.
Questo termine ci ricorda che essa è il mezzo scelto da
Dio per farsi conoscere al mondo testimoniando tramite essa di sé.
La sua parola è meravigliosa perché è la parola del Dio
meraviglioso, lui ne è l’Autore che si è servito per la sua stesura di uomini i
quali non hanno parlato in base alle loro “interpretazioni personali” (2P 1:20) o alla loro “volontà” (2P 1:21) ma “da parte” sua perché “sospinti dallo
Spirito” suo (2P
1:21).
La Parola di Dio è grande e magnifica perché colui che l’ha resa tale è “il
Dio grande” (De
10:17) il cui nome“è magnifico” (Sl 8:1).
La Parola di Dio è anche perfetta, vera e giusta come scritto: “la legge del
Signore è perfetta … la testimonianza del Signore è veritiera … i precetti del
Signore sono giusti”
(Sl 19:7-8).
La Parola del Signore è anche eterna, è scritto infatti che essa “rimane
in eterno” (1P 1:25).
Come per gli aggettivi precedenti la Parola del Signore è perfetta, è vera, è
giusta, è eterna perché il suo autore è “perfetto” (Mt 5:48), è “vero” (1Te 1:9), è “giusto” (De 32:4), è “eterno” (Gr 10:10).
Essa non è “un libro” (2Re 22:10) come superficialmente lo chiamò Safan,
il segretario del re Giosia dopo averlo ricevuto dalle mani del sacerdote
Chilchia. La Parola di Dio è “IL libro” (2Re 22:8) come invece correttamente
lo chiamò lo stesso sacerdote Chilchia.
La Parola di Dio è “il libro” perché il suo stesso Autore è
l’unico a essere: meraviglioso, grande, magnifico, perfetto, vero, giusto,
eterno.
Non dimentichiamo, infine, che la Parola di Dio è meravigliosa
perché ci parla di colui il cui nome “è meraviglioso” (Gc 13:18) ovvero Cristo Gesù il
Figlio di Dio, colui che nell’Antico Testamento si rivelava come “l’angelo
del Signore” (Gc
13:18) e nel Nuovo come “l’Emmanuele … Dio con noi” (Mt 1:23).
La Parola di Dio è “il libro” che contiene un messaggio
meraviglioso perché
in essa il suo Autore ci parla del nome “meraviglioso” nel quale ogni uomo può ottenere il
perdono dei peccati, la salvezza e la vita eterna. "In Lui l’eternità si fa storia,la Parola Eterna diventa linguaggio umano e si fa carne" (Gv 1,14).
Condotti dal suo Autore per contemplarla
Il salmista oltre che affermare “le tue testimonianze
sono meravigliose”
fece anche una richiesta al Signore:
“Apri i miei occhi e contemplerò le meraviglie della
tua legge”(Sl
119:18).
La sua “legge” è un altro nome con la quale è chiamata “la parola del
Signore” nel Salmo
119.La Parola di Dio contiene, infatti, anche la “legge” data al popolo di Israele il quale
ubbidendo a essa avrebbe sperimentato quello che significava essere fra tutti i
popoli, il “tesoro particolare” di Dio, essere “un regno di sacerdoti” (Es 19:5-6).
“La legge” contiene, come tutto il resto della Scrittura, delle “meraviglie” perché fu data da Dio per il bene
del popolo in quanto regolava il suo rapporto con il Dio santo e perfetto, i
rapporti all’interno del popolo, i rapporti con gli altri popoli.
Purtroppo il popolo di Israele numerose volte non ha seguito
la “legge” di
Dio in quanto spesso piuttosto che considerarla meravigliosa la considerava una
restrizione alle proprie libertà, alle proprie iniziative.
Invece l’autore del Salmo ci parla delle “meraviglie” della legge di Dio. Meraviglie che
lui era desideroso di contemplare, ma sapeva anche com’era necessario che fosse
solo e soltanto Dio stesso ad aprire i suoi occhi per contemplarle.
Probabilmente tutte le volte che il popolo di Dio non vedeva
“le meraviglie”
della legge di Dio era perché non aveva chiesto a Dio di aprire i suoi occhi,
ma aveva scelto piuttosto di essere guidato dalla propria umanità, dai suoi
idoli, dalle usanze di altri popoli insomma da un qualcosa di estraneo a Dio.
Con questi “occhi” non era possibile vedere “le meraviglie” della sua legge.
Questo principio siamo chiamati costantemente a ricordarcelo
e ricordarlo anche noi oggi!
La “parola del Signore” è possibile vederla per quello che veramente è soltanto
se è il Signore stesso ad aprire i nostri occhi.
Lui è l’unico e il solo in grado di metterci in condizione
tale da contemplare “le meraviglie” contenute nella sua Parola.
Colui che affermava “le tue testimonianze sono
meravigliose” lo
faceva perché prima di tutto viveva un rapporto di dipendenza da Dio nel suo
rapporto con la “parola del Signore”.
Questo rapporto è espresso dalla richiesta precedente ma
anche da altre richieste simili presenti nel corso dello stesso Salmo.
Troviamo così il Salmista che rivolto al Signore chiede:
• “Signore insegnami i tuoi statuti”.,
• “Non nascondermi i tuoi comandamenti”.
• “Nella tua grazia fammi comprendere la tua legge” e infine:
• “Dammi intelligenza e imparerò i tuoi comandamenti”(Sl 119:12, 19, 29, 73).
“Insegnami” (ripetuto otto volte), “non nascondermi”, “fammi comprendere” (ripetuto due volte), “dammi
intelligenza” (ripetuto
tre volte) sono tutte espressioni che ci ricordano come il salmista si faceva
guidare solo e soltanto dal Signore così da contemplare le meraviglie della sua
Parola.
E noi?
È sempre e solo il Signore ad aprire i nostri occhi quando
ci accostiamo alle meraviglie della sua parola?
Da chi ci facciamo aprire gli occhi e da chi ci facciamo
guidare quando ci troviamo a studiare, leggere e ascoltare la “parola del
Signore”?
Tutte le volte che ci facciamo aprire gli occhi da un
qualcuno che non è il Signore o da un qualcosa che è estraneo a lui non
contempleremo “le meraviglie” in essa contenute e ci saremmo accostati alla “parola
del Signore” privi
della guida del suo stesso autore.
Se ciò accade, avremmo privato l’espressione “parola del
Signore” della sua
sostanza perché avremmo pensato di avere un rapporto con essa in modo
indipendente da Dio e dipendente da noi stessi e da tutto quello che estraneo a
lui ci apre gli occhi privandoci di contemplare “il libro” che contiene “le meraviglie” di Dio per noi.
Donata per essere osservata
Sulla base dell’affermazione “le tue testimonianze sono
meravigliose” il
salmista prosegue il suo dialogo con il Signore e scrive:
“Perciò l’anima mia le osserva”.
La congiunzione “perciò” ci fa ben capire come la messa in
pratica della Parola di Dio nella vita del salmista era una conseguenza dell’avere ben chiara la portata
del valore presente al suo interno. Lui aveva ben compreso che il Signore lo stava
chiamando a osservare qualcosa di meraviglioso.
Considerare quello che veramente e sostanzialmente è la
Parola di Dio ci porta a realizzare veramente e sostanzialmente l’obiettivo per
cui la Parola di Dio ci è stata data.
La Parola di Dio non ci è stata solamente donata ma ci è
stata donata con un obiettivo preciso. Obiettivo che il salmista aveva compreso tanto che lo udiamo
dire al Signore:
“Tu hai dato i tuoi precetti perché siano osservati
con cura” (Sl
119:4).
Obiettivo che il salmista, oltre che compreso, stava
realizzando nella sua vita perché la sua “anima” osservava la Parola di Dio. L’“anima” è la seconda parte che compone
l’essere vivente dopo lo “spirito” e prima del “corpo” (1Te 5:23). Essa è la sede della personalità, delle
scelte e delle volontà dell’uomo; è nell’anima che l’uomo decide le azioni da
compiere in pratica nella sua vita.
A partire dal suo interiore il salmista osservava la Parola
di Dio e questo si traduceva di conseguenza in una vita pratica che
manifestava ubbidienza alla Parola di Dio. Così lo udiamo affermare:
“Io ho scelto la via della fedeltà… ho aderito ai tuoi statuti… Io correrò per la via dei tuoi comandamenti”(Sl 119:30-32).
Tre azioni consequenziali che ci rendono evidente come il salmista a partire dalla sua “anima” (scegliere e aderire) fino al suo
cammino pratico (correre) realizzava il processo dell’osservanza della Parola
di Dio. Durante questa corsa ci sarebbero state delle difficoltà che avrebbero
potuto sviarlo ma lui afferma:
• “Io non mi svio dalla tua legge”.
• “Io non devio dalle tue testimonianze”.
• “Ho trattenuto i miei piedi da ogni sentiero malvagio
per osservare la tua parola” (Sl 119:51, 157, 101).
Tutto questo richiedeva al salmista impegno quotidiano lo
udiamo infatti dire:
“Ho messo il mio impegno a praticare i tuoi statuti
sempre sino alla fine” (Sl 119:112).
Un continuo esame della Scrittura parallelo a un continuo
esame del proprio cammino lo guiidava a realizzare una continua trasformazione in conformità a
quello che la “parola del Signore” gli comunicava, tanto da dire al Signore:
“Ho esaminato le mie vie e ho orientato i miei passi
verso le tue testimonianze. Senza indugiare mi sono affrettato a osservare i
tuoi comandamenti” (Sl 119:59-60).
Questo è il risultato di una vita che condotta dal Signore
riconosce prima di tutto la Parola di Dio per quello che essa è in sostanza e
successivamente, “perciò”, realizza l’obiettivo per il quale il Signore ha dato la
sua Parola.
Solo in questo modo potremmo riscoprire che osservare la
Parola del Signore è un privilegio per la nostra vita, lui ci ha chiamato a osservare un
qualcosa di meraviglioso.
Le parole sulle quali abbiamo sviluppato la nostra
riflessione ci rimandano a quelle scritte, sotto la stessa guida divina, da
Giovanni il quale afferma che“i suoi comandamenti non sono gravosi” (1Gv 5:3).
Spesso e volentieri ci soffermiamo su ciò che non è la
Parola di Dio piuttosto che su quello che è la Parola di Dio. L’esempio del
salmista ci ha però ricordato che ritornare a considerarla sempre per quello
che essa è in realtà, cioè il libro meraviglioso, ci porta a riscoprire e a
realizzare il motivo per cui essa ci è stata data e non solo! Ci porta anche a
scoprire che osservare la Parola di Dio è un privilegio perché “beati” sono “quelli che … camminano
secondo la legge del Signore. Beati quelli che osservano i suoi insegnamenti” (Sl 119:1-3).
Che anche noi pienamente consapevoli di quello che è la “parola
del Signore” possiamo
di conseguenza vivere una vita che nel suo insieme comunica lo stesso messaggio
del salmista e affermare con lui:
“Gioisco seguendo le tue testimonianze come se
possedessi tutte le ricchezze”(Sl 119:14).
Dipendenti dal suo Autore per osservarla
Anche nel caso dell’osservanza della parola di Dio l’autore
fece una richiesta al Signore:
“Guida i miei passi nella tua parola e non lasciare
cha alcuna iniquità mi domini” (Sl 119:133).
La “parola del Signore” nel Salmo 119 è chiamata anche la “tua parola”. La sua “parola”, come abbiamo visto in precedenza,
ci è rivolta affinché noi, a partire dalla nostra interiorità, la osserviamo
così che i “passi”
della nostra vita quotidiana siano mossi costantemente nel sentiero da essa
tracciato.
Abbiamo udito dalle parole del salmista che i suoi “passi”
erano passi che si
muovevano nel sentiero dell’osservanza della parola di Dio. La richiesta che
lui stesso rivolge a Dio ci ricorda, però, che dietro tutto questo c’era ancora
una volta una totale dipendenza dall’Autore stesso della Scrittura:
«Signore “guida” tu “i miei passi nella tua parola”».
Solo e soltanto tramite la guida del Signore è possibile
vivere una vita che osserva con fedeltà e perseveranza la sua Parola. Se non ci lasciamo guidare da Dio
sarà impossibile che riusciremo a muovere i nostri passi nel sentiero
dell’osservanza della sua parola.
Se a guidarci è qualcosa di estraneo a Dio a partire dal
nostro io, dalle influenze del mondo o dalla cultura intorno a noi i nostri
passi non saranno mai passi che si muovono nella “parola del Signore”, ma piuttosto che si muovono come il
risultato di una interiorità dominata da qualche “iniquità”. O è Dio a guidare i nostri “passi” nella sua parola o è il peccato a
dominare le nostre scelte e quindi a guidare i nostri passi altrove! Non è
possibile che a guidare i nostri “passi” nella Parola di Dio sia un qualcosa di estraneo a
Dio.
Consapevoli di ciò, siamo chiamati a realizzare una totale
dipendenza da Dio per realizzare la messa in pratica della sua Parola nel
nostro cammino quotidiano.
Spesso nelle nostre preghiere ci sono numerose richieste, ma
quante volte gli chiediamo chiaramente e profondamente quello che il salmista
gli chiese?
Quante volte gli chiediamo di aiutarci, sostenerci, metterci
in grado di ubbidire in tutto e per tutto a quello che nella sua Parola la sua
stessa voce ci chiede?
Non esiste alcuna altra via al di fuori di quella della
dipendenza da Dio per realizzare un cammino di ubbidienza alla sua Parola.
Spesso le ragioni delle nostre disubbidienze e delle nostre cadute sono da
ricercarsi nel fatto che in modo presuntuoso abbiamo voluto fare da soli,
abbiamo voluto ubbidire alla Scrittura in modo indipendente da Dio guidati
dalle nostre forze, o dai suggerimenti di altri uomini insomma escludendo e
mettendo da parte proprio Dio, il suo Autore.
Certamente, come abbiamo visto in precedenza, la pratica e
l’osservanza della Parola di Dio richiede la nostra parte, il nostro impegno ma
abbiamo anche visto che dietro e prima di tutto questo ci deve essere una
totale dipendenza da Dio al quale il salmista si appellava in preghiera dicendo:
“Guida i miei passi nella tua parola”.
Richiesta alla quale se ne sommano altre presenti
all’interno del Salmo nelle quali lo udiamo chiedere al Signore:
• “Non lasciare che mi allontani dai tuoi comandamenti”.
• “Distogli gli occhi miei dal contemplare la vanità e
fammi vivere nelle tue vie”.
• “Io vado errando come una pecora smarrita; cerca il tuo
servo, perché io non dimentico i tuoi comandamenti” (Sl 119:10,37,176).
Solo con l’aiuto e la guida di Dio è possibile vivere una
vita di ubbidienza e messa in pratica della parola di Dio. Ogni qualvolta
pensiamo di vivere una vita di ubbidienza alla Parola di Dio in modo
indipendente da Dio avremmo privato l’espressione “parola del Signore” della sua sostanza perché
escludiamo colui al quale appartiene la voce che ci parla nella sua Parola.
Senza la “guida” di Dio è impossibile che i nostri passi
seguano con fedeltà e ubbidienza il sentiero dell’osservanza della sua Parola,
senza la sua guida è impossibile affermare”l’anima mia osserva la tua
parola”.
Oggi tocca a noi!
Tramite la vita e le parole del salmista, la Scrittura ci ha
ricordato la sostanza e il valore presente all’interno dell’espressione “parola
del Signore”: essa
è meravigliosa e proprio per tale motivo l’uomo è chiamato a osservarla.
Nel passato furono le sue parole e la sua vita a
testimoniare e comunicare al mondo tutto questo. Oggi tocca a noi!
Che siano le nostre vite e le nostre parole, uno strumento
che Dio può usare, uno strumento che produce un suono che afferma quanto nella “parola
del Signore” è
scritto cioè che “le tue testimonianze sono meravigliose perciò l’anima mia
le osserva”!
Non dimentichiamoci che per essere strumenti che
producono il suono della Scrittura, è necessario vivere una totale dipendenza dall’Autore
della Scrittura,
chiedendogli continuamente:
• “Aprimi gli occhi e contemplerò le meraviglie della tua
legge”.
• “Guida i miei passi nella tua parola e non lasciare che
nessuna iniquità mi domini”.
CONCLUSIONI
Cos’è allora la Bibbia? La Bibbia è il libro vivo…è il libro finestra da cui Dio si affaccia sull’umanità, è il libro specchio dove noi dobbiamo specchiarci. È la Sapienza di Dio nella storia dell’uomo. Ed è proprio la Sapienza che ci convoca, ci chiama(cfr, Pr 9,1-6). “VENITE, MANGIATE IL MIO PANE. DESIDERATE LE MIE PAROLE”. Desiderare è già andare incontro alla Parola. Mentre è privo di Sapienza chi non la desidera, chi la rifiuta, chi sceglie di ignorarla… Oggi viviamo una cultura più materialistica che cristiana, il consumismo è penetrato tanto da rendersi invisibile. Possiamo costatare che il mondo è privo di Sapienza…idolatra… Anche Dio e la religione sono diventati oggetti di consumo.
La nostra fede si riduce a una canzone d’amore che riscalda il cuore, si riduce a un sentimento, e poi viene messa da parte nella vita concreta. Non è vissuta nel nostro quotidiano, l’idolatria cresce senza che noi ce ne rendiamo conto, dimentichi che l’idolatria porta alla morte.
Non riusciamo a vedere le cose nuove che Dio fa germogliare ancora oggi nella nostra storia.
Tutti desideriamo tempi migliori, ma non ci muoviamo, tutti ci rendiamo conto che tutto ciò che per l’uomo è sicurezza sta crollando… tutti sappiamo che è l’ora di cambiare direzione, perché questa ci sta portando verso l’autodistruzione... Ma si cambia solo se cambia il cuore dell’uomo. E l’unico che può farlo è Dio. Allora c’è l’urgenza di tornare a Dio, a ridargli spazio nelle nostre vite. Solo Dio cambia la qualità della vita in meglio, non la vincita a qualche lotteria che, sì cambia la vita, ma non si sa in quale direzione. Dobbiamo scuoterci, uscire dall’indifferenza, perché chi tace acconsente. E’ l’ora di ridare il potere a Dio. E’ tempo di tornare alla Parola di Dio, e attendere i suoi frutti.
La Parola rappresenta la grande opera di Dio a favore dell’uomo. Non solo esprime il progetto di Dio nei confronti dell’umanità ma lo realizza, la Bibbia è la lettera d’Amore di Dio all’umanità, non riusciremo mai a comprendere questo Amore se non ne faremo il nostro cibo quotidiano..
In Gesù questo Amore si fece carne e Lui stesso ci invita a rinnovare il nostro incontro con Lui mangiando questa "carne"...ecco quindi il significato della vera "Comunione", questa parola spesso abusata dalle religioni, ma che ha il semplice significato di portarci a nutrirci continuamente di questo cibo speciale che è e rappresenta il nostro Dialogo con il Padre, Gesù ha detto: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio" (Matteo 4.4). La Parola di Dio è in grado di
santificarci, di renderci conformi a Colui che è santo ed è
amore. Dio desidera promuovere in noi, tramite la Sua Parola, un "amore che viene da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede non finta" (1Ti 1:5) . Padre se non fossi tornata indietro, lo farei ora e di nuovo poi e di nuovo poi, perchè è meraviglioso scoprire Chi sei e quanto è grande e instancabile il Tuo Amore per tutti noi, noi che ti abbiamo voltato le spalle e che tu mai hai abbandonato, Ti Amo padre ora e sempre, finalmente sono tornata tra le tue braccia, grazie per il Tuo perdono e per le Tue meravigliose Parole. leggi anche La Parola
“Fammi conoscere Signore le Tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei Tu il Dio della mia salvezza”. (Sal 25, 4 - 5)
" ... gli ha fatto succhiare il miele ch'esce dalla rupe, l'olio ch'esce dalle rocce più dure" (Deuteronomio 32:13) Grazie sorella Ruth perché leggendo questa nota anch'io ho sentito gli stessi meravigliosi sapori ... Pace
" ... gli ha fatto succhiare il miele ch'esce dalla rupe, l'olio ch'esce dalle rocce più dure" (Deuteronomio 32:13)
RispondiEliminaGrazie sorella Ruth perché leggendo questa nota anch'io ho sentito gli stessi meravigliosi sapori ...
Pace
Caro fratello, sono perfettamente daccordo con te, anche io ho avuto la stessa sensazione....Dio ti benedica
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