La meravigliosa Parola di Dio | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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mercoledì 8 dicembre 2010
Unknown

La meravigliosa Parola di Dio


Nella storia dell’uomo c’è una sola realtà che è sempre attuale: la Parola di Dio. La sua denuncia della condizione di miseria morale e spirituale dell’uomo peccatore ha valore per ogni tempo e per ogni popolo, così come il suo messaggio di salvezza. Anche noi oggi, nel nostro tempo e nella nostra storia, siamo chiamati a riscoprire le verità meravigliose contenute in questa Parola e a testimoniarle con la nostra vita.

Il valore racchiuso all’interno di un’espressione
L’espressione “parola del Signore” (1P 1:25) è una di quelle che conosciamo meglio. Si parla numerose volte, e questo è sicuramente un bene, della “parola del Signore” nelle nostre chiese locali, nelle nostre famiglie e nei nostri dialoghi personali.

Quando un’espressione si usa frequentemente, però, si corre il rischio, nel tempo, di svuotarla della sostanza in essa presente continuando pure a pronunciarla ma perdendo gradualmente di vista il suo valore, i suoi veri e profondi significati come del resto le sue vere e profonde implicazioni per la nostra vita.

Affinché questo rischio non diventi un qualcosa cui dover porre rimedio siamo chiamati personalmente e collettivamente a tornare alla Scrittura dove troviamo, tra le altre, le parole di un uomo che non aveva perso di vista la sostanza contenuta all’interno dell’espressione “parola del Signore” tanto che rivolto al Signore lo udiamo affermare:

“Le tue testimonianze sono meravigliose perciò l’anima mia le osserva” (Sl 119:129).

Questa è solamente una delle molteplici affermazioni presenti all’interno di un Salmo che quest’uomo, guidato dal Signore, mise per iscritto nel passato ma che ancora oggi rappresenta per tutti noi un esempio.
Un esempio di com’è possibile non perdere mai di vista la sostanza contenuta nell’espressione “parola del Signore”, riscoprendo quotidianamente che al suo interno è racchiuso un tesoro dal valore inestimabile per la nostra vita che “vale più di migliaia di monete d’oro e d’argento” (Sl 119:72). 

L’Autore, “Il libro”, il messaggio


Il tesoro della Parola di Dio è inestimabile perché meraviglioso.

Nella prima parte dell’affermazione del salmista è ricordata una caratteristica della Parola di Dio: essa è meravigliosa.
Leggiamo, infatti, “le tue testimonianze sono meravigliose”. Nel Salmo 119 la Parola di Dio è chiamata almeno in otto modi diversi e tra questi anche con la parola “testimonianze”.
Questo termine ci ricorda che essa è il mezzo scelto da Dio per farsi conoscere al mondo testimoniando tramite essa di sé.


La sua parola è meravigliosa perché è la parola del Dio meraviglioso, lui ne è l’Autore che si è servito per la sua stesura di uomini i quali non hanno parlato in base alle loro “interpretazioni personali” (2P 1:20) o alla loro “volontà” (2P 1:21) ma “da parte” sua perché “sospinti dallo Spirito” suo (2P 1:21).

La Parola di Dio è grande e magnifica perché colui che l’ha resa tale è “il Dio grande” (De 10:17) il cui nome “è magnifico” (Sl 8:1).

La Parola di Dio è anche perfetta, vera e giusta come scritto: “la legge del Signore è perfetta … la testimonianza del Signore è veritiera … i precetti del Signore sono giusti” (Sl 19:7-8).
La Parola del Signore è anche eterna, è scritto infatti che essa “rimane in eterno” (1P 1:25). Come per gli aggettivi precedenti la Parola del Signore è perfetta, è vera, è giusta, è eterna perché il suo autore è “perfetto” (Mt 5:48), è “vero” (1Te 1:9), è “giusto” (De 32:4), è “eterno” (Gr 10:10).

Essa non è “un libro” (2Re 22:10) come superficialmente lo chiamò Safan, il segretario del re Giosia dopo averlo ricevuto dalle mani del sacerdote Chilchia. La Parola di Dio è “IL libro” (2Re 22:8) come invece correttamente lo chiamò lo stesso sacerdote Chilchia.

La Parola di Dio è “il libro” perché il suo stesso Autore è l’unico a essere: meraviglioso, grande, magnifico, perfetto, vero, giusto, eterno.

Non dimentichiamo, infine, che la Parola di Dio è meravigliosa perché ci parla di colui il cui nome “è meraviglioso” (Gc 13:18) ovvero Cristo Gesù il Figlio di Dio, colui che nell’Antico Testamento si rivelava come “l’angelo del Signore” (Gc 13:18) e nel Nuovo come “l’Emmanuele … Dio con noi” (Mt 1:23).
 
La Parola di Dio è “il libro” che contiene un messaggio meraviglioso perché in essa il suo Autore ci parla del nome “meraviglioso” nel quale ogni uomo può ottenere il perdono dei peccati, la salvezza e la vita eterna. "In Lui l’eternità si fa storia,la Parola Eterna diventa linguaggio umano e si fa carne" (Gv 1,14).

Condotti dal suo Autore per contemplarla 
 

Il salmista oltre che affermare “le tue testimonianze sono meravigliose” fece anche una richiesta al Signore:
“Apri i miei occhi e contemplerò le meraviglie della tua legge” (Sl 119:18).
La sua “legge” è un altro nome con la quale è chiamata “la parola del Signore” nel Salmo 119.­La Parola di Dio contiene, infatti, anche la “legge” data al popolo di Israele il quale ubbidendo a essa avrebbe sperimentato quello che significava essere fra tutti i popoli, il “tesoro particolare” di Dio, essere “un regno di sacerdoti” (Es 19:5-6).

“La legge” contiene, come tutto il resto della Scrittura, delle “meraviglie” perché fu data da Dio per il bene del popolo in quanto regolava il suo rapporto con il Dio santo e perfetto, i rapporti all’interno del popolo, i rapporti con gli altri popoli.

Purtroppo il popolo di Israele numerose volte non ha seguito la “legge” di Dio in quanto spesso piuttosto che considerarla meravigliosa la considerava una restrizione alle proprie libertà, alle proprie iniziative.
Invece l’autore del Salmo ci parla delle “meraviglie” della legge di Dio. Meraviglie che lui era desideroso di contemplare, ma sapeva anche com’era necessario che fosse solo e soltanto Dio stesso ad aprire i suoi occhi per contemplarle.

Probabilmente tutte le volte che il popolo di Dio non vedeva “le meraviglie” della legge di Dio era perché non aveva chiesto a Dio di aprire i suoi occhi, ma aveva scelto piuttosto di essere guidato dalla propria umanità, dai suoi idoli, dalle usanze di altri popoli insomma da un qualcosa di estraneo a Dio. Con questi “occhi” non era possibile vedere “le meraviglie” della sua legge.

Questo principio siamo chiamati costantemente a ricordarcelo e ricordarlo anche noi oggi!
La “parola del Signore” è possibile vederla per quello che veramente è soltanto se è il Signore stesso ad aprire i nostri occhi.
Lui è l’unico e il solo in grado di metterci in condizione tale da contemplare “le meraviglie” contenute nella sua Parola.
Colui che affermava “le tue testimonianze sono meravigliose” lo faceva perché prima di tutto viveva un rapporto di dipendenza da Dio nel suo rapporto con la “parola del Signore”.
Questo rapporto è espresso dalla richiesta precedente ma anche da altre richieste simili presenti nel corso dello stesso Salmo.

Troviamo così il Salmista che rivolto al Signore chiede:
• “Signore insegnami i tuoi statuti”.,
• “Non nascondermi i tuoi comandamenti”.
• “Nella tua grazia fammi comprendere la tua legge” e infine:
• “Dammi intelligenza e imparerò i tuoi comandamenti” (Sl 119:12, 19, 29, 73).

“Insegnami” (ripetuto otto volte), “non nascondermi”, “fammi comprendere” (ripetuto due volte), “dammi intelligenza” (ripetuto tre volte) sono tutte espressioni che ci ricordano come il salmista si faceva guidare solo e soltanto dal Signore così da contemplare le meraviglie della sua Parola.

E noi?
È sempre e solo il Signore ad aprire i nostri occhi quando ci accostiamo alle meraviglie della sua parola?
Da chi ci facciamo aprire gli occhi e da chi ci facciamo guidare quando ci troviamo a studiare, leggere e ascoltare la “parola del Signore”?
Tutte le volte che ci facciamo aprire gli occhi da un qualcuno che non è il Signore o da un qualcosa che è estraneo a lui non contempleremo “le meraviglie” in essa contenute e ci saremmo accostati alla “parola del Signore” privi della guida del suo stesso autore.

Se ciò accade, avremmo privato l’espressione “parola del Signore” della sua sostanza perché avremmo pensato di avere un rapporto con essa in modo indipendente da Dio e dipendente da noi stessi e da tutto quello che estraneo a lui ci apre gli occhi privandoci di contemplare “il libro” che contiene “le meraviglie” di Dio per noi.

Donata per essere osservata
 

Sulla base dell’affermazione “le tue testimonianze sono meravigliose” il salmista prosegue il suo dialogo con il Signore e scrive:
“Perciò l’anima mia le osserva”.

La congiunzione “perciò” ci fa ben capire come la messa in pratica della Parola di Dio nella vita del salmista era una conseguenza dell’avere ben chiara la portata del valore presente al suo interno. Lui aveva ben compreso che il Signore lo stava chiamando a osservare qualcosa di meraviglioso.

Considerare quello che veramente e sostanzialmente è la Parola di Dio ci porta a realizzare veramente e sostanzialmente l’obiettivo per cui la Parola di Dio ci è stata data.
La Parola di Dio non ci è stata solamente donata ma ci è stata donata con un obiettivo preciso. Obiettivo che il salmista aveva compreso tanto che lo udiamo dire al Signore:

“Tu hai dato i tuoi precetti perché siano osservati con cura” (Sl 119:4).

Obiettivo che il salmista, oltre che compreso, stava realizzando nella sua vita perché la sua “anima” osservava la Parola di Dio. L’“anima” è la seconda parte che compone l’essere vivente dopo lo “spirito” e prima del “corpo” (1Te 5:23). Essa è la sede della personalità, delle scelte e delle volontà dell’uomo; è nell’anima che l’uomo decide le azioni da compiere in pratica nella sua vita.
A partire dal suo interiore il salmista osservava la Parola di Dio e questo si traduceva di conseguenza in una vita pratica che manifestava ubbidienza alla Parola di Dio. Così lo udiamo affermare:

“Io ho scelto la via della fedeltà… ho aderito ai tuoi statuti… Io correrò per la via dei tuoi comandamenti” (Sl 119:30-32).
 

Tre azioni consequenziali che ci rendono evidente come il salmista a partire dalla sua “anima” (scegliere e aderire) fino al suo cammino pratico (correre) realizzava il processo dell’osservanza della Parola di Dio. Durante questa corsa ci sarebbero state delle difficoltà che avrebbero potuto sviarlo ma lui afferma:
“Io non mi svio dalla tua legge”.
• “Io non devio dalle tue testimonianze”.
• “Ho trattenuto i miei piedi da ogni sentiero malvagio per osservare la tua parola” (Sl 119:51, 157, 101).
Tutto questo richiedeva al salmista impegno quotidiano lo udiamo infatti dire:
“Ho messo il mio impegno a praticare i tuoi statuti sempre sino alla fine” (Sl 119:112).

Un continuo esame della Scrittura parallelo a un continuo esame del proprio cammino lo guiidava a realizzare una continua trasformazione in conformità a quello che la “parola del Signore” gli comunicava, tanto da dire al Signore:

“Ho esaminato le mie vie e ho orientato i miei passi verso le tue testimonianze. Senza indugiare mi sono affrettato a osservare i tuoi comandamenti” (Sl 119:59-60).

Questo è il risultato di una vita che condotta dal Signore riconosce prima di tutto la Parola di Dio per quello che essa è in sostanza e successivamente, “perciò”, realizza l’obiettivo per il quale il Signore ha dato la sua Parola.
Solo in questo modo potremmo riscoprire che osservare la Parola del Signore è un privilegio per la nostra vita, lui ci ha chiamato a osservare un qualcosa di meraviglioso.
Le parole sulle quali abbiamo sviluppato la nostra riflessione ci rimandano a quelle scritte, sotto la stessa guida divina, da Giovanni il quale afferma che “i suoi comandamenti non sono gravosi” (1Gv 5:3).

Spesso e volentieri ci soffermiamo su ciò che non è la Parola di Dio piuttosto che su quello che è la Parola di Dio. L’esempio del salmista ci ha però ricordato che ritornare a considerarla sempre per quello che essa è in realtà, cioè il libro meraviglioso, ci porta a riscoprire e a realizzare il motivo per cui essa ci è stata data e non solo! Ci porta anche a scoprire che osservare la Parola di Dio è un privilegio perché “beati” sono “quelli che … camminano secondo la legge del Signore. Beati quelli che osservano i suoi insegnamenti” (Sl 119:1-3).

Che anche noi pienamente consapevoli di quello che è la “parola del Signore” possiamo di conseguenza vivere una vita che nel suo insieme comunica lo stesso messaggio del salmista e affermare con lui:
“Gioisco seguendo le tue testimonianze come se possedessi tutte le ricchezze” (Sl 119:14).
 
Dipendenti dal suo Autore per osservarla
 

Anche nel caso dell’osservanza della parola di Dio l’autore fece una richiesta al Signore:

“Guida i miei passi nella tua parola e non lasciare cha alcuna iniquità mi domini” (Sl 119:133).

La “parola del Signore” nel Salmo 119 è chiamata anche la “tua parola”. La sua “parola”, come abbiamo visto in precedenza, ci è rivolta affinché noi, a partire dalla nostra interiorità, la osserviamo così che i “passi” della nostra vita quotidiana siano mossi costantemente nel sentiero da essa tracciato.
Abbiamo udito dalle parole del salmista che i suoi “passi” erano passi che si muovevano nel sentiero dell’osservanza della parola di Dio. La richiesta che lui stesso rivolge a Dio ci ricorda, però, che dietro tutto questo c’era ancora una volta una totale dipendenza dall’Autore stesso della Scrittura:
«Signore “guida” tu “i miei passi nella tua parola”».

Solo e soltanto tramite la guida del Signore è possibile vivere una vita che osserva con fedeltà e perseveranza la sua Parola. Se non ci lasciamo guidare da Dio sarà impossibile che riusciremo a muovere i nostri passi nel sentiero dell’osservanza della sua parola.
Se a guidarci è qualcosa di estraneo a Dio a partire dal nostro io, dalle influenze del mondo o dalla cultura intorno a noi i nostri passi non saranno mai passi che si muovono nella “parola del Signore”, ma piuttosto che si muovono come il risultato di una interiorità dominata da qualche “iniquità”. O è Dio a guidare i nostri “passi” nella sua parola o è il peccato a dominare le nostre scelte e quindi a guidare i nostri passi altrove! Non è possibile che a guidare i nostri “passi” nella Parola di Dio sia un qualcosa di estraneo a Dio.

Consapevoli di ciò, siamo chiamati a realizzare una totale dipendenza da Dio per realizzare la messa in pratica della sua Parola nel nostro cammino quotidiano.
Spesso nelle nostre preghiere ci sono numerose richieste, ma quante volte gli chiediamo chiaramente e profondamente quello che il salmista gli chiese?
Quante volte gli chiediamo di aiutarci, sostenerci, metterci in grado di ubbidire in tutto e per tutto a quello che nella sua Parola la sua stessa voce ci chiede?

Non esiste alcuna altra via al di fuori di quella della dipendenza da Dio per realizzare un cammino di ubbidienza alla sua Parola. Spesso le ragioni delle nostre disubbidienze e delle nostre cadute sono da ricercarsi nel fatto che in modo presuntuoso abbiamo voluto fare da soli, abbiamo voluto ubbidire alla Scrittura in modo indipendente da Dio guidati dalle nostre forze, o dai suggerimenti di altri uomini insomma escludendo e mettendo da parte proprio Dio, il suo Autore.

Certamente, come abbiamo visto in precedenza, la pratica e l’osservanza della Parola di Dio richiede la nostra parte, il nostro impegno ma abbiamo anche visto che dietro e prima di tutto questo ci deve essere una totale dipendenza da Dio al quale il salmista si appellava in preghiera dicendo:
“Guida i miei passi nella tua parola”.
Richiesta alla quale se ne sommano altre presenti all’interno del Salmo nelle quali lo udiamo chiedere al Signore:
“Non lasciare che mi allontani dai tuoi comandamenti”.
• “Distogli gli occhi miei dal contemplare la vanità e fammi vivere nelle tue vie”.
• “Io vado errando come una pecora smarrita; cerca il tuo servo, perché io non dimentico i tuoi comandamenti” (Sl 119:10,37,176).

Solo con l’aiuto e la guida di Dio è possibile vivere una vita di ubbidienza e messa in pratica della parola di Dio. Ogni qualvolta pensiamo di vivere una vita di ubbidienza alla Parola di Dio in modo indipendente da Dio avremmo privato l’espressione “parola del Signore” della sua sostanza perché escludiamo colui al quale appartiene la voce che ci parla nella sua Parola.

Senza la “guida” di Dio è impossibile che i nostri passi seguano con fedeltà e ubbidienza il sentiero dell’osservanza della sua Parola, senza la sua guida è impossibile affermare”l’anima mia osserva la tua parola”.

Oggi tocca a noi!
 

Tramite la vita e le parole del salmista, la Scrittura ci ha ricordato la sostanza e il valore presente all’interno dell’espressione “parola del Signore”: essa è meravigliosa e proprio per tale motivo l’uomo è chiamato a osservarla.
Nel passato furono le sue parole e la sua vita a testimoniare e comunicare al mondo tutto questo. Oggi tocca a noi!
Che siano le nostre vite e le nostre parole, uno strumento che Dio può usare, uno strumento che produce un suono che afferma quanto nella “parola del Signore” è scritto cioè che “le tue testimonianze sono meravigliose perciò l’anima mia le osserva”!

Non dimentichiamoci che per essere strumenti che producono il suono della Scrittura, è necessario vivere una totale dipendenza dall’Autore della Scrittura, chiedendogli continuamente:

“Aprimi gli occhi e contemplerò le meraviglie della tua legge”.
• “Guida i miei passi nella tua parola e non lasciare che nessuna iniquità mi domini”.

CONCLUSIONI
 

Cos’è allora la Bibbia? La Bibbia è il libro vivo…è il libro finestra da cui Dio si affaccia sull’umanità, è il libro specchio dove noi dobbiamo specchiarci. È la Sapienza di Dio nella storia dell’uomo. Ed è proprio la Sapienza che ci convoca, ci chiama(cfr, Pr 9,1-6). 
“VENITE, MANGIATE IL MIO PANE. DESIDERATE LE MIE PAROLE”. 
Desiderare è già andare incontro alla Parola. Mentre è privo di Sapienza chi non la desidera, chi la rifiuta, chi sceglie di ignorarla… 
Oggi viviamo una cultura più materialistica che cristiana, il consumismo è penetrato tanto da rendersi invisibile. Possiamo costatare che il mondo è privo di Sapienza…idolatra… Anche Dio e la religione sono diventati oggetti di consumo. La nostra fede si riduce a una canzone d’amore che riscalda il cuore, si riduce a un sentimento, e poi viene messa da parte nella vita concreta. Non è vissuta nel nostro quotidiano, l’idolatria cresce senza che noi ce ne rendiamo conto, dimentichi che l’idolatria porta alla morte. Non riusciamo a vedere le cose nuove che Dio fa germogliare ancora oggi nella nostra storia. Tutti desideriamo tempi migliori, ma non ci muoviamo, tutti ci rendiamo conto che tutto ciò che per l’uomo è sicurezza sta crollando… tutti sappiamo che è l’ora di cambiare direzione, perché questa ci sta portando verso l’autodistruzione... Ma si cambia solo se cambia il cuore dell’uomo. E l’unico che può farlo è Dio. Allora c’è l’urgenza di tornare a Dio, a ridargli spazio nelle nostre vite. Solo Dio cambia la qualità della vita in meglio, non la vincita a qualche lotteria che, sì cambia la vita, ma non si sa in quale direzione. Dobbiamo scuoterci, uscire dall’indifferenza, perché chi tace acconsente. E’ l’ora di ridare il potere a Dio. E’ tempo di tornare alla Parola di Dio, e attendere i suoi frutti.


La Parola rappresenta la grande opera di Dio a favore dell’uomo. Non solo esprime il progetto di Dio nei confronti dell’umanità ma lo realizza, la Bibbia è la lettera d’Amore di Dio all’umanità, non riusciremo mai a comprendere questo Amore se non ne faremo il nostro cibo quotidiano..


In Gesù questo Amore si fece carne e Lui stesso ci invita a rinnovare il nostro incontro con Lui mangiando questa "carne"...ecco quindi il significato della vera "Comunione", questa parola spesso abusata dalle religioni, ma che ha il semplice significato di portarci a nutrirci continuamente di questo cibo speciale che è e rappresenta il nostro Dialogo con il Padre, Gesù ha detto: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio" (Matteo 4.4).
La Parola di Dio è in grado di santificarci, di renderci conformi a Colui che è santo ed è amore. Dio desidera promuovere in noi, tramite la Sua Parola, un "amore che viene da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede non finta" (1Ti 1:5) .  

Padre se non fossi tornata indietro, lo farei ora e di nuovo poi e di nuovo poi, perchè è meraviglioso scoprire Chi sei e quanto è grande e instancabile il Tuo Amore per tutti noi, noi che ti abbiamo voltato le spalle e che tu mai hai abbandonato, Ti Amo padre ora e sempre, finalmente sono tornata tra le tue braccia, grazie per il Tuo perdono e per le Tue meravigliose Parole.

leggi anche La Parola    


 

“Fammi conoscere Signore le Tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua verità e istruiscimi,
perché sei Tu il Dio della mia salvezza”.
(Sal 25, 4 - 5)
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2 comments:

  1. " ... gli ha fatto succhiare il miele ch'esce dalla rupe, l'olio ch'esce dalle rocce più dure" (Deuteronomio 32:13)
    Grazie sorella Ruth perché leggendo questa nota anch'io ho sentito gli stessi meravigliosi sapori ...
    Pace

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  2. Caro fratello, sono perfettamente daccordo con te, anche io ho avuto la stessa sensazione....Dio ti benedica

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