Esistono diverse teorie su quello che realmente è il vero problema di
questo mondo. Alcune ipotizzano la povertà, altre la fame, le idee
sono numerose. Ma Dio, nella Sua Parola, precisa chiaramente quale sia
il più profondo bisogno di questo mondo, e ne indica la soluzione.
Viviamo in tempi difficili
Non c’è alcun dubbio che questa affermazione, che viene pronunciata dalle labbra di esponenti di ogni campo del sapere umano, sia vera. E’ facile dimostrare che viviamo in tempi di crimini dilaganti, di insicurezza economica, di minacce di rivoluzioni, di pericolo di una guerra globale e con lo spettro della fame in numerosi paesi. Queste, e un’altra dozzina almeno di altre penose situazioni sono divenute, oggi più che mai, la caratteristica dei tempi in cui viviamo. Migliaia di voci si levano per avvertire il mondo delle gravi difficoltà in cui esso si dibatte. Anche negli ambienti religiosi si invocano, ad alta voce, nuovi programmi che possano risolvere gli angosciosi problemi di questo mondo.
Ma qual è il vero problema che bisogna affrontare?
Il problema della povertà
« II problema del mondo è la povertà! » viene affermato da molti.
Conseguentemente si cerca di far credere che il bisogno che assilla il
mondo sia una ridistribuzione della ricchezza. Un noto senatore di
Washington U.S.A., di buona disposizione cristiana, ha introdotto una
nuova tassa sostenendo che lo scopo di essa è quello di una nuova
ridistribuzione economica. Analogamente un’altra teoria, sorta
nell’America Latina, chiamata « teologia della liberazione », pensa di
identificare nei deficit economici l’essenza del peccato e ritiene che
la rivoluzione contro il capitalismo sia diventata ormai il primo dovere
di ogni credente.
Una campagna ben orchestrata cerca quindi di sensibilizzare la
simpatia dei credenti verso i poveri di questo mondo e chiede i loro
aiuti materiali per i programmi sociali che dovrebbero supplire ai
bisogni dell’umanità mediante ciò che il denaro può acquisire. I
credenti devono senz’altro essere sensibili e pronti a donare, ma essi
devono rendersi conto che il vero bisogno del mondo non è il denaro, per
la semplice ragione che il vero problema non è la povertà. Nè il denaro
offerto in dono potrebbe alleviare la povertà.
Il problema della fame
Altri dicono « No, il problema è la fame! » e dimostrano come i popoli
del Terzo Mondo, sepolti da lunghe generazioni nel paganesimo che
distrugge l’anima, stanno letteralmente, e a migliaia ogni giorno,
morendo di fame. Essi insistono sulla colpa dei credenti che hanno
violato il comandamento divino e affermano che la loro responsabilità
principale è quella di dare del pane agli affamati, seguendo il primo
comandamento di Cristo. E’ un fatto assodato che la fame esiste, e anche
che delle persone muoiono a causa di questa. E’ pertanto sicuro che il
dovere del credente è quello di « fare del bene a tutti gli uomini »
nella misura di una ragionevole capacità. Ma non si deve comunque
credere che il vero problema del mondo sia la fame fisica. La prima e
maggiore responsabilità del credente non consiste nel dar da mangiare e
nel rivestire l’umanità, anche se deve essere sensibile e agire
concretamente di fronte a questi problemi.
II problema dell’ignoranza
« No, il problema del mondo è l’ignoranza! » dicono altri e, forse, sono
i più percettivi. Ricordano a quelli che li ascoltano che esistono
milioni di persone analfabete e che a molti manca anche l’opportunità di
una sia pur minima istruzione. Affermano perciò che il dovere della
Chiesa è quello di sviluppare dei programmi educativi per il mondo in
modo che la conoscenza seppellisca l’ignoranza: in questo modo si
arriverà ad una soluzione di tutti gli altri problemi. La risposta,
insistono, è l’istruzione.
Questo discorso va però preso con cautela. I centri di educazione
della nostra civiltà occidentale si sono corrotti al punto di divenire,
essi stessi, la fonte di nuovi e più angosciosi problemi. Si può
osservare continuamente che le persone istruite sono diventate atee,
marxiste, edoniste, creatrici del male più raffinato che l’umanità abbia
mai visto. Non è l’ignoranza del sapere accademico il problema primario
del mondo, e la soluzione non consiste pertanto nella realizzazione di
vasti programmi di istruzione.
Il problema della guerra
« Ma no » dicono altri « il problema è la guerra! ». Queste persone,
molto spesso del tutto sincere, ricordano piangendo che nazione si leva
contro a nazione, e che milioni di uomini sono morti nell’amaro
calderone della guerra. E’ questo, affermano, il vero problema
dell’umanità. Essi elencano le tetre statistiche dei morti e dei feriti,
le vite sconvolte, le famiglie rimaste orfane, i dolori e l’angoscia
che sono gli inevitabili risultati delle guerre. Ciascuno deve piangere
col suo prossimo alla vista dell’inumanità dell’uomo verso l’uomo, e
ciascuno deve commuoversi davanti alla prospettiva di una guerra
globale. Però molti di quelli che ritengono che le guerre siano il male
peggiore, mettono la loro fiducia nei movimenti per la pace. Il fatto di
lavorare per la pace, esclamano, vuoi dire lavorare a favore di quel
bene che non può esser superato da nessun altro. I conflitti
dell’umanità sono, per loro, il problema basilare del mondo e la
soluzione consiste nell’operare, ed anche nel lottare, a favore della
pace. Ma il problema ultimo del mondo non è la guerra, e anche se lo
fosse, la sua soluzione non andrebbe ricercata in un movimento per la
pace qualsiasi. Infatti questi movimenti non impediscono la guerra.
Il bisogno maggiore dell’umanità
Qual è allora il maggior problema del mondo e in che cosa consiste il
bisogno maggiore dell’umanità? Fino a circa vent’anni or sono ogni cristiano era in grado di dare una precisa risposta a questa
domanda. Ma anno dopo anno i credenti si sono rivolti dalla ben nota
risposta ad altre più modeste, più costose, più drammatiche, meno
efficaci. Conseguentemente si può oggi constatare l’impotenza di gran
parte della chiesa moderna, che non conosce la battaglia nella quale è
chiamata a combattere, e perciò ignora i risultati che essa dovrebbe
produrre.
I credenti possono facilmente ricordare la natura del più importante
problema del mondo, riandando con la memoria alle origini della teologia
cristiana. A presiedere tutto l’universo vi è un Dio il cui attributo
principale è la santità. L’umanità, che Dio ha creato a Sua immagine, si
trova in uno stato di ribellione morale contro di Lui. Essa ha violato
la legge divina, offendendo in tal modo la santità del Creatore che ha
fatto l’uomo. Questa offesa alla divina santità, nelle Scritture, è
chiamata con una piccola, mortale parola – peccato. « Tutti hanno
peccato e sono privi della gloria di Dio » (Romani 3:23). L’umanità ha
peccato ed ogni singolo uomo o donna sulla faccia della terra è un
peccatore. « Non c’è sulla terra alcun uomo giusto che faccia il bene e
non pecchi mai » (Ecclesiaste 7:20). L’angoscioso problema dell’umanità
è ben riassunto in Isaia 53:6: « Noi tutti eravamo erranti come pecore
».
Finché l’uomo rimane un peccatore, nessuna misura di cibo, di
vestiario, di denaro, di istruzione, di ricovero, né qualsiasi discorso
sulla pace potrà mai produrgli del bene permanente. In effetti, finché
egli rimarrà nella condizione di peccato, queste « cose » che vengono
offerte al peccatore da molti credenti in buona fede possono,
paradossalmente, causargli dei danni molto gravi. La persona che viene
aiutata mentre si trova ancora nel suo peccato, senza farle rilevare la
sua condizione assolutamente disperata davanti a Dio, può esser portata a
credere che la via del trasgressore non sia difficile. Essa può
abbracciare una visione errata della realtà e pensare che non è ciò che
l’uomo semina quello che egli mieterà. Se ci si limita a rendere
confortevole la via verso l’inferno, è possibile che la sua condanna sia
resa più sicura proprio da coloro che hanno tentato di fargli del bene.
Alla persona che può vivere in pace ed in mezzo agli agi, mentre è
ancora in uno stato di peccato, viene perpetrata una grande ingiustizia.
Quale dottore prescriverebbe un’aspirina ad un paziente affetto da un
tumore, che potrebbe invece esser salvato solo con un intervento
chirurgico?
L’infliggere il dolore di questo intervento costituirebbe una vero aiuto se, attraverso di esso, si potrà salvare la sua vita.
Queste affermazioni sono semplici e sono a conoscenza di tutti quei
credenti che vogliono prendersi qualche minuto di tempo per pensare e
ricordare. Tuttavia il pensare ed il ricordare gl’insegnamenti delle
Sacre Scritture sono divenuti un’inconsueta attività per la Chiesa.
Ingannati dai promotori dei nostri tempi con le loro costose e talvolta
profittevoli panacee, i credenti possono facilmente dimenticare la dura
verità, e facilmente dimenticare quale sia il più grande bisogno del
mondo.
L’uomo ha bisogno di udire il Vangelo
Siccome l’uomo è un peccatore, il bisogno maggiore dell’umanità è quello di udire il Vangelo e di credere in Gesù Cristo il quale solo può salvare dal peccato. Questa semplice verità è stata dimenticata da molti, ma senza di essa, nulla, assolutamente nulla, potrà giovare. Senza il Vangelo, l’uomo e la società sono perduti! Dando ascolto al Vangelo invece, il peccatore, redento dal prezioso sangue di Gesù Cristo, ha avuto Gesù Cristo che può fare infinitamente al di là di quel che domandiamo o pensiamo. In possesso della giustizia di Cristo, egli si trova nella posizione descritta da Davide: « Sono stato giovane e sono anche diventato vecchio, ma non ho visto il giusto abbandonato, ne la sua progenie accattare il pane » (Salmo 37:25).
Il vangelo è ineguagliabile
Quanto sono gloriosi, perciò, i risultati della predicazione del Vangelo di Cristo! E, al contrario, quanto sono costosi e quanto generalmente effimeri sono gli altri programmi, anche se ben intenzionati, ma che non fanno della predicazione della croce il principio più grande della loro esistenza. Poche lire spese per la proclamazione della croce di Gesù Cristo realizzeranno l’opera di migliaia di lire spese per qualsiasi altra causa.
Sono ben poche le organizzazioni religiose, oggi esistenti sulla
scena del mondo, le quali, essendosi dedicate a problemi sociali, siano
rimaste fedeli al Vangelo. Avendo ridimensionato i problemi del mondo in
termini di bisogni sociali, esse hanno, malgrado il divieto divino
(Galati 1:1-8), inventato un nuovo messaggio ed un nuovo programma per
rispondere a quei bisogni. Milioni di ingenui credenti, che si sono
associati sentimentalmente a molte di queste organizzazioni, continuano a
sostenerle. Molti donatori fiduciosi, molto spesso omettono di leggere
le pubblicazioni di queste organizzazioni nelle quali, esse stesse, per
propria testimonianza, predicano un Vangelo fatto di opere, una salvezza
che è di ordine economico, una speranza che si basa solo sul cibo
donato e su di un Cristo che non avrebbe dovuto salire sul Calvario!
Senza la predicazione della croce tutti i nostri sforzi saranno
inutili, perché solo mediante questo messaggio l’Eterno intende salvare i peccatori. Qualunque possa essere il bene sociale e temporale che sarà
la conseguenza della predicazione del Vangelo, esso costituirà un
dividendo meraviglioso dato in soprappiù, in un mondo che presto
passerà. Il vero scopo della nostra attività, quindi, è quello di
portare all’umanità perduta quel messaggio che, solamente, porta la salvezza
eterna, con la conseguente possibilità di vivere una vita che abbia veramente un
senso.
“Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio,
non ha la vita ma l’ira di Dio resta sopra di lui”. (1 Giovanni 5:12)
"Guidami nella tua verità e ammaestrami, perché tu sei il DIO della mia salvezza; io spero grandemente in te tutto il giorno."
"Guidami nella tua verità e ammaestrami, perché tu sei il DIO della mia salvezza; io spero grandemente in te tutto il giorno."
(Salmi 25:5)
Liberamente adattato da internet
Quando la natura umana si scinde dalla grazia ci accorgiamo dei risultati disastrosi nella vita della società odierna; un umanesimo latente sembra caratterizzare ogni aspetto del vivere e la scrittura ci insegna veramente cocos'è l'uomo e la sua intriseca natura peccaminosa che gli impedisce di compiere il vero bene...Un passo tratto dalla lettera ai romani cap. 13 vers. 8-10 mi induce ad esprimere insieme a voi una riflessione chiara ed obiettiva. Premesso che la Lettera ai Romani ci evidenzia cosa sia la natura umana, la grazia e la giustificazione mediante la fede operata da Gesù per riconciliare Dio con l'umanità arriviamo a questo passo che recita testualmente così"8 Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge. 9 Infatti il «non commettere adulterio», «non uccidere», «non rubare», «non concupire» e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso». 10 L'amore non fa nessun male al prossimo; l'amore quindi è l'adempimento della legge". La legge mosaica identificava il peccato ed esprimeva concettualmente i grandi ed infiniti attributi morali ed etici di Dio i quali non potevano essere espressi dall'uomo in una sterile ed asettica esecuzione. Inevitalbilmente la trasgressione insita nell'uomo progressivamente conduceva ad allontanarlo da Dio. La visione dell'uomo in quest'ottica limitata porta le sue valutazione a ragionare su piani di riferimento a compartimenti stagni dove indebitamente inserisce ciò che è bene e male combinando in tal senso immani disastri. Soltanto nella grazia che genera amore, rscatto giustificazione, un animo fertile dove Dio possa operare con la sua potenza tutto è possibile ed attuabile se veramente ci ladsciamo plasmare dalla sua mano operosa d'amore. Sempre in Romani al capitolo 11,36 troviamo un senso alla contestualizzazione della riflessione odierna"Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen".
RispondiEliminaPace e benedizione da Dio in eterno. Un abbraccio in Cristo!!!
Amen!! Un abbraccio nell'amore di Cristo a te carissimo
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