Introduzione
Ogni volta che, come è purtroppo la regola, nel nostro mondo scoppiano guerre, carestie, epidemie, oppure avvengono terremoti, molti cominciano a parlare di tutto ciò come di "segni" della prossima fine del mondo.
L'idea di una disastrosa fine del mondo in cui viviamo è radicata dentro di noi, e fa parte della nostra cultura. Sarebbe interessante scoprirne le motivazioni psicologiche e sociologiche, ma non lo possiamo fare ora.
Alimenta queste paure chi fa un gran parlare delle profezie (vere, presunte, o pretese) sia della Bibbia che di maghi ed astrologi del passato o di oggi.
Spesso queste profezie vengono strumentalizzate da chi vuole attirare la gente alla propria sétta o gruppo religioso che pretende essere l'unico strumento di salvezza, oppure da chi prende un perverso gusto a diffondere notizie allarmistiche.
Il meccanismo psicologico della sétta lo si può smascherare, ma più spesso chi diffonde notizie allarmistiche lo fa per attirare l'attenzione su di sé, per il gusto di sensazionalismo, per sadica rivalsa contro un mondo che non gli ha dato quello che pensa essergli dovuto, oppure per demoralizzare la gente e a farle credere inutile ogni concreto impegno a far si che tutto questo non avvenga.
E' riprovevole per me che si creda a maghi, chiaroveggenti ed astrologi, e dobbiamo condannare tutto questo con fermezza. Quello che mi preoccupa di più come cristiano, però, è che spesso si parli delle profezie della Bibbia solo per sentito dire, senza che in effetti queste profezie le si abbia di fatto lette ed interpretate correttamente.
La Bibbia, è vero, parla della fine di questo mondo e io lo accetto come rivelazione di Dio, ed è molto più realista la persona che la contempla come reale possibilità, piuttosto che sognare irrealizzabili utopie umanistiche, ma è importante sapere come la Bibbia ne parla, e perché e quale risposta o atteggiamento essa, parlandone, si aspetta da noi.
E' forse per terrorizzarci e per farci rinunciare ad ogni speranza ed impegno concreto, oppure per suscitare in noi una risposta positiva e costruttiva?
Vorrei oggi esaminare un discorso profetico di Gesù riportato al capitolo 24 di Matteo. E' un discorso che ritengo illuminante, in grado non solo di correggere concezioni falsate che possiamo avere, ma pure al fine di farci assumere, di fronte a tutta questa faccenda, un atteggiamento corretto e costruttivo.
Nella loro mente probabilmente essi associavano la distruzione di Gerusalemme con il ritorno preannunciato di Cristo nella gloria di Suo Padre, come pure la fine dei tempi, il compimento ultimo di questa epoca e il passaggio ad una nuova fase della realtà secondo i piani prestabiliti da Dio.
Gesù ci mette prima di tutto in guardia contro dei segni apparenti ed ingannevoli della fine, ma che tali, almeno direttamente, non sono. Egli parla de:
Gesù però non tace su quelli che costituiranno sicuri segni della fine. Sono di tipo diverso da quelli prima citati. Gesù parla di:
Davanti all'annuncio di tutto questo, qual è la risposta più convenevole che il Signore Gesù si attende da ciascuno di noi?
"Quel che dico a voi, lo dico a tutti: “Vegliate”"
(Marco 13:37)
Il contesto di Matteo 24
Gesù sta per lasciare l'area del tempio quando i suoi discepoli richiamano con ammirazione ed orgoglio la sua attenzione sulla maestà degli edifici che lo compongono. Con grande loro sorpresa, però, Gesù predice loro che un giorno, di tutti quelli, non ne rimarrà più pietra su pietra, perché tutto verrà abbattuto. Gesù è il profeta per eccellenza perché è in costante comunione con Dio Padre e conosce i propositi che Dio ha stabilito per ogni cosa. In Gesù Iddio si compiace di comunicare una parte del segreto consiglio della Sua volontà a coloro che Egli sceglie di rivelarlo.
L'affermazione di Gesù sul tempio di Gerusalemme lascia i suoi discepoli sconvolti, perplessi, senza parole e, giunti sul monte degli Ulivi, essi non resistono alla tentazione di chiedere a Gesù di dare loro ulteriori spiegazioni su quanto ha loro rivelato e gli fanno così due domande:
(1) Quando avverranno queste cose?
(2) Quale sarà il segno della tua venuta [parousia] e della fine dell'età presente [synteleia tou aionos]?
Nella loro mente probabilmente essi associavano la distruzione di Gerusalemme con il ritorno preannunciato di Cristo nella gloria di Suo Padre, come pure la fine dei tempi, il compimento ultimo di questa epoca e il passaggio ad una nuova fase della realtà secondo i piani prestabiliti da Dio.
La distruzione di Gerusalemme, infatti, e del suo tempio, avverrà, come ribadito da Gesù, nell'anno 70 d.C.
Allora Gesù risponde non confondendo, ma mescolando gli avvenimenti ed i moniti dell'una come dell'altra situazione. Il discorso si muove così sulle seguenti linee:
1. Attenzione ai falsi allarmi!
a. La seduzione di falsi cristi e falsi profeti. Molti in futuro verranno e si approprieranno dell'autorità e del nome che spetta solo a Gesù, dicendo di essere il Messia che ritorna, e, ingannandoli, ne travieranno [planese] molti. Verranno molti falsi profeti [pseudoprophetes] e ne sedurranno molti, condurranno molti su strade sbagliate. Quanti ieri, oggi, ed anche domani, si presentano nel nome di Cristo, dicono di essere suoi unici rappresentanti, oppure Lui stesso di ritorno! E poi quanti falsi profeti attirano attenzione su di sé attraverso i mass-media. Rifiutiamo di ascoltarli e di farcene intimidire!
Sono anche i vv. 23 e 24 che ritornano su questo punto ammonendoci a non farci trascinare qui e là da questa gente, quand'anche facessero grandi segni e prodigi così convincenti che pure gli eletti sarebbero tentati di cascarci. Il ritorno di Cristo, però, sarà "come il lampo che esce da levante e si vede fino a ponente" [v.27], sarà cioè di straordinaria visibilità universale e non sarà limitato a "deserti" e luoghi privati.
b. La presenza di guerre, carestie e terremoti. Queste cose non devono turbarci [me throeisthe, non siate preoccupati, spaventati, allarmati] perché esse sono una purtroppo un dato purtroppo tipico [dei panta genesthai, una necessità] inerente all'ordine delle cose (la corruzione dell'animo umano, l'imprevidenza umana e l'instabilità della terra).
Queste cose non segnano necessariamente la fine [to telos] anche se ne sono funzionali.
Tutto questo, infatti, non è che il preannuncio, il principio [arché odînon], di una situazione più grave. La parola qui è la stessa di quella che si riferisce alle prime dolorose contrazioni di un parto.
2. Gli eventi della fine sono altri
2. Gli eventi della fine sono altri
a. Persecuzioni "a cagione del mio nome". Non è mai stato facile essere cristiani in modo coerente, vivere, pensare, parlare ed agire come Cristo ha insegnato. Chi lo fa sa di andare incontro a difficoltà che possono essere anche gravi. Questa è la vera "croce" del cristiano. Negli ultimi tempi, però, pare dire Gesù, si assisterà ad una straordinaria recrudescenza di persecuzioni fatta di tribolazione, uccisioni, odio contro i cristiani che intendono essere coerenti nella parola e nei fatti con Cristo e la dottrina rivelata.
b. Apostasia . Molta gente abbandonerà la fede e le chiese. Molti "saranno scandalizzati", perderanno ogni fiducia nel cristianesimo, cominceranno, quel che è più grave, a non avere più fiducia e ad abbandonare Colui nel quale dovrebbero riporre fede ed obbedire: Gesù Cristo, le sue parole, le sue promesse, le sue azioni, il valore della sua opera. Molti cosiddetti cristiani si tradiranno e si odieranno a vicenda.
c. Aumento della iniquità. L'amore della maggioranza della gente si raffredderà a causa della crescente [plethuno il moltiplicarsi, l'incremento] illegalità (norme, principi e leggi ignorate, atteggiamenti sempre di più privi di scrupoli). La nostra civiltà è arrivata a redigere magnifici codici di condotta e di moralità personale, civile, di gruppo, magnifici ideali, ma essi verranno sempre di più ignorati. Ci sarà un ritorno alla barbarie, in presenza stessa di questi codici.
Un arabo in Occidente ha dichiarato con delusione: "Sono venuto in Occidente attirato dalla nobiltà e dal progresso delle idee morali e spirituali della vostra civiltà, ma voi nei fatti rinnegate tutto ciò che i vostri letterati e maestri hanno così mirabilmente teorizzato".
d. L'opportunità dell'Evangelo offerta a tutti. Un segno in positivo sarà però anche un altro. L'universale diffusione dell'Evangelo di Gesù Cristo. Gesù pare dire: quando il numero di coloro che Dio, nel suo insondabile giudizio, ha eletto a salvezza sarà completo e quando la verità sarà stata inequivocabilmente testimoniata a tutti, onde tutti siano resi inescusabili, allora verrà la fine. Il Vangelo di Gesù Cristo ha raggiunto oggi il mondo intero, ma non ancora tutti l'hanno udito, e molti non l'hanno ancora udito correttamente. Quest'epoca avrà fine quando l'opera di evangelizzazione sarà completata.
3. Un'esplosione fatale
3. Un'esplosione fatale
Gli eventi della fine non sarebbero così tanto dei fatti, ma l'aggravamento fatale di un'atmosfera spirituale sempre più corrotta, tanto che l'intera situazione al v. 28 viene definita "un carname", o "un cadavere" solo pronto per gli uccelli da preda, le aquile. E' l'esplodere di una pentola a pressione quando il vapore non trova più modo di liberarsi. Quando ormai scoppia una situazione non più contenibile, quando si è giunti al punto di non ritorno, quando si è fatto l'errore fatale che sconvolge definitivamente tutto il sistema. Quando la corruzione morale e spirituale dei più è diventata così grave che Dio è costretto a pronunziare il suo "adesso basta!".
La crisi che noi stiamo vivendo dovrebbe almeno insegnarci una lezione: si raccoglie quel che si semina, le contraddizioni di un mondo immerso nel peccato prima o poi scoppiano e dobbiamo pagare!
Questo mi pare possa essere intravisto nell'elemento del v. 15.
a. Gli eventi del 30 e del 70 d.C. Gesù parla del segno decisivo della "abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo". Si tratta dello "sconvolgente sacrilegio". In che cosa consiste? Il profeta Daniele parla della soppressione del Cristo di Dio, della profanazione del tempio e della cessazione dei sacrifici continui [Da. 9:26,27; 11:31; 12:11]. Questo è avvenuto, e questo è considerato il massimo dell'aberrazione.
Allora si comprende il perché Gesù dia istruzioni nei vv. 17-20 per poter essere pronti e mettersi in salvo contro questi avvenimenti che avranno poi luogo.
b. Gli eventi degli ultimi tempi. Questo evento però è come la prefigurazione di qualcos'altro ancora distante nel futuro "una grande afflizione tale, che non v'è stata l'uguale dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà" [v.21]. Per quanto terribile questa "grande tribolazione" certo non poteva essere ciò che è avvenuto nel 70 d.C. e certamente, per quest'ultimo avvenimento servirebbe a poco "fuggire ai monti".
Interessante notare che a questo evento "nessuno scamperebbe" se, per amore di coloro che Dio ha eletto a salvezza "a cagione degli eletti", quei giorni saranno (da Dio) abbreviati.
Questa afflizione sarà seguita da sconvolgenti eventi cosmici (sole, luna, stelle "scrollate", v. 29), quindi qualcosa che va oltre la strumentalità umana (cataclismi cosmici ce ne sono sempre nell'universo ed anche la terra nella preistoria li ha già subiti, come confermano gli scienziati).
Allora "apparirà nel cielo il segno del Figliolo dell'uomo", e Cristo tornerà dal cielo con gran potenza e gloria, per radunare da tutto il mondo e prenderli con sé tutti gli eletti.
4. La risposta che Dio si attende da noi
a. La certezza. Il primo insegnamento da trarre da tutto questo riguarda la sovranità e la fedeltà di Dio. "Io ve l'ho predetto", dice Gesù, io vi ho avvertiti. Il Dio santo, giusto e buono che Gesù annunzia ha fatto dei piani che verranno immancabilmente a compimento, sia in negativo, per le cose diciamo "brutte", sia in positivo rispetto al piano di salvezza che Dio, in questo quadro ha predisposti. "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno" [v.35]. Gesù pare dirci: siete ammoniti, non fatevi illusioni, le cose stanno esattamente come ve l'ho dette, se volete salvarvi adottate le misure che io vi ho consigliato.
b. La vigilanza. Gesù pare dirci: "Tenete gli occhi bene aperti a quello che accade. Come le gemme degli alberi annunciano la primavera", "così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è vicino, proprio alle porte" [v.33]. Notate che qui non dice "sappiate che la fine è vicina", come se questo fosse motivo di disperazione, ma "sappiate che Egli è vicino", cioè Gesù sta per tornare nella gloria come Salvatore di coloro che si sono affidati a Lui, e questo è motivo di grande gioia. Certo il ritorno di Gesù non sarà motivo di gioia per coloro che lo hanno ignorato o rifiutato, perché allora Egli tornerà come giusto loro giudice. Al v. 43 Gesù fa l'esempio del ladro di notte che viene inatteso. Il padrone di casa, però, si premunisce e vigila.
c. Perseveranza. Così abbiamo la perseveranza, già citata al v. 13. Sarà salvato chi, nonostante tutto questo avrà perseverato nella fede e nell'obbedienza verso il Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Perseveranza significa anche fedeltà nell'adempiere nonostante tutto, ai compiti che il Signore ci affida, nel testimoniare con coraggio comunione con Dio, pace, giustizia, rispetto per il creato. Questo aspetto è particolarmente sottolineato alla fine del capitolo dalla parabola del servitore fedele e prudente. Iddio ci ha affidato un compito da svolgere, e "Beato quel servitore che il padrone, arrivando, troverà così occupato". Chi però, dichiarandosi cristiano, e quindi servitore di Cristo, verrà trovato inadempiente ai suoi doveri, si vedrà assegnata alla fine "la sorte degli ipocriti".
d. Un giorno ed un'ora non rivelati. Interessante che Gesù ci inviti poi a non occuparci con troppa curiosità del giorno e dell'ora in cui tutto questo avverrà, perché è qualcosa che Dio non vuole rivelarci! Anzi, quel momento verrà quando meno ce lo aspettiamo! Altro che "segni premonitori! Quel giorno tutti allegramente ed irresponsabilmente "mangeranno e berranno", ma sarà come ai giorni di Noè. "Di nulla si avvide la gente, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti. Così avverrà alla venuta del Figliolo dell'uomo" [v. 39]. Solo Noè e la sua famiglia avevano prestato attenzione agli avvertimenti di Dio, ed avevano preso tutte le necessarie contromisure che Dio aveva per loro stabilito, e gli altri continuavano ignari a fare come se niente fosse. "Vegliate, dunque, perché non sapete, in qual giorno il vostro Signore sta per venire... state pronti; perché nell'ora che non pensate in Figliolo dell'uomo verrà".
Conclusione
Conclusione
Di fronte alle paure apocalittiche che accompagnano ogni crisi storica dell'umanità siamo chiamati ad un'atteggiamento realistico, lucido e costruttivo.
Attenzione ai falsi allarmi, dice Gesù: occhi aperti sui falsi cristi ed ai falsi profeti, a chi ti vuole manipolare facendo leva sulle tue paure. Per quanto riguarda poi guerre, carestie, terremoti, beh, purtroppo questa è una costante della condizione umana che dovrebbe farci solo prendere coscienza del nostro peccato e spingerci al ravvedimento.
La fine dei tempi, però, sarà caratterizzata dalle persecuzioni generalizzate contro chi è fedele a Cristo, dal tradimento della fede cristiana da parte dei più, dall'immoralità generalizzata, e dalla fine delle opportunità di ricevere salvezza tramite l'Evangelo di Cristo. La fine dei tempi sarà segnata dall'esplosioni delle contraddizioni create dall'uomo, da eventi cosmici, come pure dal ritorno di Cristo come Salvatore e come Giudice.
Infine di fronte a tutto ciò il giusto atteggiamento che siamo chiamati ad avere è quello della certezza della Parola di Dio, della vigilanza, della perseveranza, e dell'essere pronti, sempre.
Di fronte a questi ed altri avvenimenti sapremo mantenere e testimoniare il giusto atteggiamento di persone che vivono alla luce della verità rivelata, da loro ben conosciuta e vissuta con coerenza?
di P. Castellina
"Quel che dico a voi, lo dico a tutti: “Vegliate”"
(Marco 13:37)
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