È degno di ricevere ogni onore e gloria! | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

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    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

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venerdì 18 aprile 2014
Consapevoli nella Parola

È degno di ricevere ogni onore e gloria!


palme

"Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero a Betfage, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nella borgata che è di fronte a voi; troverete un'asina legata, e un puledro con essa; scioglieteli e conduceteli da me. Se qualcuno vi dice qualcosa, direte che il Signore ne ha bisogno, e subito li manderà». Questo avvenne affinché si adempisse la parola del profeta: «Dite alla figlia di Sion: "Ecco il tuo re viene a te, mansueto e montato sopra un'asina, e un asinello, puledro d'asina"». I discepoli andarono e fecero come Gesù aveva loro ordinato; condussero l'asina e il puledro, vi misero sopra i loro mantelli e Gesù vi si pose a sedere. La maggior parte della folla stese i mantelli sulla via; altri tagliavano dei rami dagli alberi e li stendevano sulla via. Le folle che precedevano e quelle che seguivano, gridavano: «Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nei luoghi altissimi!». Quando Gesù fu entrato in Gerusalemme, tutta la città fu scossa, e si diceva: «Chi è costui?» E le folle dicevano: «Questi è Gesù, il profeta che viene da Nazaret di Galilea»" (Matteo 21:1-11).

Folle osannanti

Il racconto dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, quello che si legge tradizionalmente nelle chiese in quella che è chiamata “la Domenica delle Palme”, è indubbiamente suggestivo. Esso rende testimonianza a ciò che ancora oggi avviene quando delle folle accolgono trionfalmente, onorano ed acclamano qualcuno che, nella sua saggezza e capacità, ha dimostrato di essere o promette di essere un grande leader in grado di portare pace e benessere per tutti sconfiggendo tutto ciò che vi si oppone. D’altro canto, la stessa scena è guardata con scetticismo ed incredulità da chi “realisticamente” si rende conto come questi “grandi personaggi”, in quello che dicono e fanno, regolarmente dimostrino poi di essere venditori di illusioni, o peggio, siano solo abili manipolatori delle folle e che, di fatto, servono solo sé stessi e il potere “di chi sta loro dietro”. Non è insolito, infatti, che “a parte pochi fanatici”, queste folle osannanti e plaudenti, siano solo “pecoroni” manovrati ad arte, magari costretti ad essere lì con la forza o in cambio di benefici immediati, com’é avvenuto ed ancora oggi avviene nelle dittature.
Il legittimo scetticismo su queste folle osannanti e sui personaggi che esse onorano, caratterizza pure il cristiano che, nutrito dal sano realismo insegnato dalle Sacre Scritture sulla natura umana, sa che nessuno a questo mondo, qualunque cosa sembri aver fatto o prometta di fare, o comunque si presenti, è degno di tali onori. ...con un’unica eccezione, il Signore e Salvatore Gesù Cristo. Per esperienza il cristiano sa che Egli, Gesù, il Cristo, non ha mai deluso né deluderà mai chiunque Gli si affidi. Per questo è intenso desiderio, preghiera e massima aspirazione del cristiano che Gesù, e solo Lui, riceva dal più grande numero di persone ogni onore e gloria, ciò che Egli merita. È “il sogno” del cristiano: una folla di gente, d'ogni età e condizione, che scende dalle proprie case per acclamare, con entusiasmo e persuasione, Gesù di Nazareth, come loro Signore e Salvatore! Una folla di persone d'ogni razza, lingua e nazione, che esalta e magnifica Gesù di Nazareth, come loro unico Maestro, e che Lo proclama Via, Verità e Vita! Che cosa grande sarebbe se veramente tutti, anche oggi, potessero riconoscere ed acclamare Gesù di Nazareth, con tutto il loro cuore e con tutta la loro forza!
E' forse questa aspirazione una vana speranza, una pia illusione? No, perché sappiamo che un giorno sarà davvero così: le profezie delle Sacre Scritture parlano chiaro ed esse non hanno mai fallito. Magnifiche, al riguardo, sono le visioni del libro dell'Apocalisse. In una di queste, Giovanni dice: "...e vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia. Essi dicevano a gran voce: «Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode». E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: «A colui che siede sul trono, e all'Agnello, siano la lode, l'onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli». Le quattro creature viventi dicevano: «Amen!». E gli anziani si prostrarono e adorarono" (Ap. 5:11-14).
Si, davvero qualcosa d'entusiasmante e meraviglioso per chi sa chi è e che cosa può fare Gesù, il Cristo! La gloria di Cristo, riconosciuta, esaltata, goduta è, in fondo, il fine ultimo di tutta l'autentica predicazione cristiana e di tutto l'insegnamento impartito dalla comunità cristiana che voglia essere fedele al suo compito. Accompagnare uomini, donne, ragazzi e bambini a riconoscere chi è Gesù e che cosa Egli può essere per la loro vita e vederlo realizzato, è il privilegio e la gioia più grande che un ministro di Dio possa avere. Che ci potrebbe essere di più grande di questo? Si, davvero, «Degno è Gesù, il Cristo di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode».

Il perché della Sua gloria

Perché Gesù, il Cristo, è degno del massimo onore e gloria? Ve lo vorrei spiegare oggi attraverso un testo della Parola di Dio che troviamo nella lettera dell'apostolo Paolo ai cristiani della città di Filippi, al capitolo due. Il contesto immediato in cui l'apostolo introduce l'argomento è questo: egli esorta quella comunità cristiana alla concordia e alla necessità che da essa sia bandito ogni spirito di parte e di vanagloria (2:1-4). Per fare questo, egli cita le parole di un "inno a Cristo", usato e ben conosciuto a quel tempo nelle comunità cristiane. Attraverso di esso egli mette in evidenza quanto sia importante, da parte loro, che essi manifestino, nei loro rapporti gli uni con gli altri, "...lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù", vale a dire, lo stesso Suo modo di pensare ed agire. E', infatti, di quel modo di pensare, di parlare e d'agire, che consiste la Sua gloria e, di riflesso, anche la nostra. Se, infatti, essi chiamano Gesù loro Maestro e Signore, Egli lo deve essere veramente, non solo a parole, ma in fatti e verità. L'Apostolo, così, fa rivolgere l'attenzione dei lettori a Cristo, esempio supremo d'umiltà e di dedizione disinteressata al bene degli altri: in questo consiste la Sua gloria. Leggiamo, allora, il testo:
"Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra d'ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre" (Filippesi. 2:5-11).

Un canto significativo ed istruttivo

Una prima cosa che colpisce di questo testo è come sia veramente notevole che l'Apostolo usi, per insegnare sia la teologia che l'etica, le parole di un inno, di un canto. Spesso, infatti, non c'è migliore strumento didattico che il canto. Qui l'apostolo Paolo, ispirato da Dio, riprende le parole di un canto e le usa per meglio imprimere nei suoi lettori l'identità e la gloria di Cristo, com'era Gesù e l'importanza di imitarlo. Questo "inno a Cristo" può essere diviso in sei strofe. Le prime tre celebrano l'umiliazione di Cristo, le altre tre, la Sua esaltazione. Le esamineremo partendo proprio dalla Sua umiliazione. L'umiliazione di Cristo
1. La prima frase dice: "...il quale, pur essendo in forma di Dio..." (6 a). La parola qui tradotta con "forma" può essere equivocata, perché oggi per "forma" s'intende qualcosa di diverso da allora. Difatti, la traduzione interconfessionale (TILC), traduce: "Egli era come Dio" togliendo il termine "forma".. La "forma" di qualcuno o qualcosa significava la sua realtà interiore e profonda, spesso celata dall'apparenza. "L'apparenza inganna", si dice oggi. Difatti, sotto le apparenze di un comune palestinese di quel tempo, si nascondeva Dio stesso: una realtà che poteva scoprire solo chi davvero "aveva occhi per vedere", chi, senza pregiudizi, sapeva scorgere la "realtà profonda" di Gesù, la Sua "essenza". La pretesa del Salvatore alla divinità faceva infuriare i capi giudei (Gv. 5:18) e li aveva indotti ad accusarlo di bestemmia (Gv. 10:33). Qual era, dunque, l'essenza di Gesù, la sua "costituzione morfologica"? Essa era la stessa di quella di Dio. Egli era Dio fattosi uomo, Dio che si abbassa, e perciò si umilia, per scendere al livello umano e diventare, dell'essere umano, il Salvatore: questo è "il succo" della proclamazione dell'Evangelo. Questo è il punto d'arrivo al quale intende giungere sia la predicazione, sia l'insegnamento della comunità cristiana: accompagnare una persona a riconoscere in Gesù la presenza stessa di Dio che, in Gesù, vuole essere il suo personale Signore e Salvatore, affinché confessi la sua fede in Lui.
2. Egli dunque, era Dio, ma: " ...non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente" (6 b), tenacemente. L'espressione originale, letteralmente: "...non reputò rapina l'essere uguale a Dio" (Diodati). La Sua non era un'indebita e blasfema pretesa, come di se stessi facevano e fanno certi personaggi della politica o della religione che "pensano di essere chissà chi", spiattellando "a destra ed a manca" questo loro presunto titolo, per ottenere onori, poteri e privilegi. Gesù non stava cercando d'essere Dio o di farsi passare per tale: era qualcosa che possedeva intrinsecamente ma di cui né si vantava, né si profittava. Questa Sua identità profonda Egli "non la faceva pesare" in alcun modo. Gesù non cercava onori: era una persona semplice, alla mano, disponibile, servizievole ...eppure era Dio! Gesù non solo manteneva un "basso profilo", assolutamente non pretenzioso, ma, come dice il nostro testo:
3. "...spogliò sé stesso" (7 a), cioè si spogliò volontariamente della gloria celeste e divina della Sua Persona, tanto da "annichilire" sé stesso, da umiliarsi al massimo grado e "svuotarsi" di questa Sua dignità. Non che ad essa avesse rinunciato, perché rimaneva l'Emmanuele, cioè Dio con noi, ma aveva rinunciato a qualunque interesse personale, dignità ed onore. Diventare uomo, per chi è Dio, è già uno stupefacente abbassamento, ma non bastava! Qualcuno potrebbe pensare: diventa uomo, ma assume la maggiore delle cariche che si possano avere in questo mondo, il maggiore onore che, in questo mondo, una creatura umana possa avere. No, Iddio diventa uomo in Gesù:
4. "...prendendo forma di servo" (7 b), ecco che cosa rileva il testo. Iddio assume la condizione del servo! Che cosa ci potrebbe essere, di solito, di meno onorevole che un servo? Che cosa ci potrebbe essere di più disprezzabile e meno importante in questo mondo di un servo? Immaginate la condizione di un lavapiatti, di uno che pulisce i gabinetti, di un "garzone di stalla" che è tenuto alla larga perché puzza, di uno scaricatore di porto, di un "soldato semplice", anonima e semplice pedina e "carne da cannone" manovrata da chi comanda. Pensate alla persona più ignorata e disprezzata, ad uno "zero" che nella società umana conta meno che nulla! Ebbene, volontariamente, Dio diventa in Gesù proprio uno così! Vi sorprende che questo arrechi scandalo, ancora oggi, a certi nel mondo per i quali "un Dio così" sarebbe inconcepibile ed offensivo! Questo è il Dio al quale il cristiano si affida!
5. Ecco così che il testo riassume il concetto or ora espresso: "...divenendo simile agli uomini" (7 c), condividendo in tutto e per tutto la condizione umana: nascita, crescita, sofferenza, contraddizioni, e persino la condizione dei più umili, "...trovato esteriormente come un uomo" (8 a), esteriormente, perché la sua identità profonda lo rendeva più che un uomo, "... umiliò se stesso" (8 b), cioè Egli si abbassò volontariamente a condividere le miserie umane, con un'unica eccezione: compì perfettamente la volontà di Dio senza mai commettere nulla che potesse dispiacergli. Se però voi pensaste che questo fosse abbastanza, vi sbagliate, perché Gesù fa l'esperienza dell'umiliazione ultima: 
6. "... si fa ubbidiente fino alla morte" (8 c). Egli, cioè, rinuncia completamente a qualunque interesse personale ed accetta il sacrificio ultimo della Sua intera vita, la distruzione dell'intera Sua vita, per ricuperare l'essere umano dalle conseguenze del peccato e ristabilirlo in comunione con Dio, destinandolo, per grazia, alla vita eterna. Gesù, innocente e meritevole d'ogni bene che accetta di morire affinché la creatura umana, colpevole e meritevole solo del peggio, possa vivere! Notate bene come non si tratti di una morte "naturale", né di una morte accidentale, ma di una morte violenta, tra le più atroci "...la morte di croce" (8 d), la morte alla quale erano destinati i peggiori fra i criminali! Questo è davvero il massimo, non è vero? Gesù si rende disponibile a soffrire la morte più crudele e vergognosa. Qualcuno potrebbe dire: "E' il massimo della stupidità dare la Sua vita per chi nulla merita e nemmeno lo riconosce e l'apprezza!". No, è amore.
Questo è il nostro Maestro, dice l'apostolo ai cristiani di Filippi ed a noi: da Lui siamo chiamati ad imparare a fare altrettanto! Perché? Perché questa è la via che conduce alla vera gloria ed alla vera vita. Non esistono delle scorciatoie, se non illusorie. E' proprio per questo, dice Paolo, citando questo inno, che Gesù ha acquisito il nome più grande che mai possa esserci nell'intero universo.

L'esaltazione di Cristo

1. "Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra d'ogni nome" (9). Il Suo "nome" non è semplicemente un titolo: si riferisce alla Sua Persona, alla Sua posizione di dignità e d'onore. Nominatemi, se potete, una qualunque altra persona del passato e del presente, e dimostratemi che essa è più grande e importante di Gesù. Vi sfido a trovarla: non la troverete mai, perché anche i migliori personaggi della storia, nella loro vita, hanno macchie ed ombre, ipocrisie ed incoerenze. Di essi si può "sospettare" in molti modi. Non però di Gesù! Di Lui solo si può dire che "la morte non lo poteva trattenere", perché Egli risorge dalla morte e dopo, con la Sua ascensione, il Suo nome è esaltato alla destra di Dio. Pare che Napoleone Bonaparte avesse un giorno esclamato: "Se l'antico filosofo Socrate entrasse, in questo momento, in questa stanza, noi dovremmo alzarci in piedi e rendergli onore. Se, però, Gesù Cristo entrasse, in questo momento in questa stanza, dovremmo cadere sulle ginocchia ed adorarlo!".
Stefano, primo martire della fede cristiana, in una visione, di fronte ai Suoi ingiusti accusatori, dice: "Ecco, io vedo i cieli aperti, e il Figlio dell'uomo in piedi alla destra di Dio" (Atti 7:56). Il mondo, questo, non lo può sopportare, difatti: "...essi, gettando grida maltissime, si turarono gli orecchi e si avventarono tutti insieme sopra di lui; e, cacciatolo fuori dalla città, lo lapidarono ... lapidarono Stefano che invocava Gesù e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito»" (Atti 7:57,58). Si, Stefano proclama il nome di Gesù senza timore e la sua stessa vita riflette il carattere di Gesù. Infatti: "Poi, messosi in ginocchio, gridò ad alta voce: «Signore, non imputar loro questo peccato». E detto questo si addormentò" (At. 7:60). La profezia di Isaia, al riguardo di Gesù, dice: "Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l'opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani" (Is. 53:10): oggi stesso chi Lo segue è l'adempimento di quella profezia!
2. C'è un popolo raccolto in ogni tempo e paese che Dio raccoglie attorno a Gesù: con gioia e con riconoscenza s'inginocchiano davanti al Cristo affidandogli la loro vita e manifestando sottomissione a Lui. Di fatti il testo dice: "...affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra" (10). Un popolo Lo proclama Signore, ma un giorno, volenti o nolenti a Lui si sottometteranno tutti, perché a questo Egli è destinato, perché l'eterno progetto di Dio: "...consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra" (Efesini 1:10). Nessun essere intelligente in tutto l'universo - siano angeli o santi in cielo, gente vivente sulla terra o Satana, i demoni, o i perduti nell'inferno, sfuggirà. Tutti si piegheranno, o di buon grado, oppure saranno costretti a farlo, perché Egli è il legittimo Creatore e Signore dell'universo.
3. "...e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore" (11 a). Si, ciò che ognuno confesserà è che "Gesù Cristo è il Signore". Questo, il primo credo cristiano, significa che Gesù Cristo è Yahweh, Dio. Un giorno tutto sarà fatto per riconoscere che Gesù Cristo è tutto ciò che diceva d'essere - vero Dio da Dio vero. Sfortunatamente, per molti sarà troppo tardi perché abbiano la salvezza delle loro anime. 
4. L'esaltazione, infine, di Gesù Cristo, è e sarà: "...alla gloria di Dio Padre" (11 b). Il posto elevato che ora occupa il Salvatore e l'universale futuro inchino in segno di riconoscimento della Sua signoria è finalizzato alla gloria di Dio, come è chiamato ad essere tutto ciò che compie il cristiano in ubbidienza alla volontà di Dio. Il filosofo Blaise Pascal disse un giorno: "Gesù Cristo è il centro di tutto e l'oggetto d'ogni cosa: chi non Lo conosce, non sa nulla dell'ordine della natura, e nulla di sé stesso".

Conclusione

E' davvero qualcosa di meraviglioso sapere che un giorno folle intere di persone acclameranno Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore! La domenica in cui Gesù entra trionfalmente a Gerusalemme non è che, di quel giorno, un pallido esempio.
Certamente, fra quella folla, vi erano persone non sincere oppure superficiali, facilmente trascinate dall'eccitazione generale e non davvero disposte a seguire fedelmente Gesù. Non così sarà quel giorno, perché la verità sarà palese agli occhi anche dei più ostinati che, con vergogna, ammetteranno di essere stati ciechi e stupidi a non averlo fatto prima. Perché per il cristiano quest'esaltazione di Gesù comunica entusiasmo e gioia? Perché Iddio lo ha fatto con la grazia di far gustare, per esperienza, che tutto ciò che le Sacre Scritture dicono di Gesù è vero; perché Iddio lo ha, per Sua grazia, reso membro del Suo popolo, sparso in ogni tempo e paese, e con esso loda e benedice il suo Signore. Ora comprende che davvero "Degno è l'Agnello, il Cristo, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode", che la via della salvezza e della vera gloria è quella dell'umiltà, del sacrificio, della dedizione completa e disinteressata alla volontà di Dio. E' per questo che il cristiano autentico proclama ed insegna l'Evangelo di Gesù Cristo, affinché pure chi ascolta possa fare parte di questa folla festante che, dopo averlo compreso, esprime la Sua gioia e riconoscenza per i doni d'amore e di grazia che Dio ci ha fatto in Lui. Che possa davvero essere così per voi tutti. 

di Paolo Castellina

 
 

"Viva l'Eterno! Sia benedetta la mia Rocca! Sia esaltato DIO, la Rocca della mia salvezza!"
  (Samuele 22:47)

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