Volontari per la sofferenza? | CONSAPEVOLI NELLA PAROLA

Ultime News

    • Pregare nel nome di Gesù

      Uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero che non abbiamo veramente bisogno di Dio. Però, dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato. Vogliamo esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio ci insegna nella sua parola sulla preghiera. La Bibbia insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi. Ma la verità che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente, che cosa significa pregare nel nome di Gesù. Chi può pregare? La prima verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare? Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà? Chiaramente, oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano non significa che vengono ascoltate da Dio. Secondo la Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare. Per esempio, in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio. Leggiamo il brano. “14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16) Quindi, solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare. A CHI si deve pregare? Quando preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere? E' giusto pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito Santo? Cosa ne dice la Bibbia? In Matt. 6:9 Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio Padre. “Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9) In Giov. 16:23 Gesù parla della preghiera al Padre. “In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà.” (Giov 16:23) La Bibbia ci insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo pregare a Dio Padre. Allora, qual è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo? Se dobbiamo pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo? Nel nome di Gesù Gesù ci ha insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto. Lo Spirito Santo Per quanto riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo? Lo Spirito Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per giungere a questo fine. “Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.” (Giov 16:14) Si può anche leggere Giov. 14:14-26. Quando un grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo. Inoltre, lo Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo. “26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom 8:26-27) Che consolazione! Quindi, a chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo. per COSA si deve pregare? Per che cosa dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure, pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste? Chiaramente, nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari, prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio, prega per un buon tempo durante le vacanze. Che cosa ne dice la Bibbia? Esaminiamo alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male. Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male spiritualmente. Giovanni 14 Consideriamo per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Prima di esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo sforzarci di dividere rettamente questo brano. Alcuni credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase “nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì. Chi crede a questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo è un pensiero molto falso, e molto pericoloso. Pensiamo a come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta. In un secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore. Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà suo figlio. In un altro esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio, visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio nel nome di Gesù. In un altro esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che desidera. Senza andare ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta. Dio sarebbe soggetto alla nostra volontà. Se è così, allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe dovuto insegnarci a pregare: “sia fatta la nostra volontà, non la Tua” Però, Dio NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta! Ci sono tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio. Per esempio, leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino: “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Gesù, nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la sua. In Luca 22, Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo. “31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32) Gesù NON ha chiesto che Dio gli togliesse la prova. In Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara alla chiesa di Smirne. “8 «All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11) Egli spiegò che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi. Infatti, Dio ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11 “In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,” (Efe 1:11) Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile, Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo. Se le nostre preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra morte e di quella dei nostri cari. “15 Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16) Se Dio ci desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro volontà, non quella di Dio. Se fosse così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma nel momento stabilito da noi. Ma non è così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà! Per esempio, leggiamo in 1Samuele 2:6-8 “6 Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8 Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8) E' il Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi! Allora, qual è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:    “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)? Per capire bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo contesto. Cosa significa “nel mio nome”? Dobbiamo capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani. Quindi, qual è il senso della frase: “nel mio nome?” Chiedere “nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera, costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi saremo i sovrani. Ma non è così! Pregare “nel nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due cose: 1. chiedere per i Suoi meriti Prima di tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti, riconoscendo che noi non ne abbiamo. Nessun di noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla (visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli chiedo nel nome del mio amico. Allora, chiedere nel nome di Gesù necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente, pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del pregare nel nome di Gesù. 2. chiedere secondo la volontà di Gesù Dobbiamo però considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo principio. Ripeto: chiedere nel nome di Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra. Un soldato semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato. In 1Giovanni 5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio esaudirà. Leggiamo. “14 Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov 5:14-15) Avete notato la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non la nostra. Quindi, se preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare Dio. Quindi, ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà. Affinché il Padre sia glorificato Allora, qual è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano, dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto. “12 In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov 14:12-14) Notiamo che le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il Padre. Infatti, in Giacomo 4:2-4 leggiamo: “2 Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4) Non avete perché non domandate, ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché domandate per spendere nei vostri piaceri. Quando chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde. Torniamo agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio. Pensiamo all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male, e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di Dio. Nell'esempio del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle), quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in fin dei conti, a se stesso. Poi ho fatto l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.    Poi c'era il credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria di Dio. Quindi, non dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase “nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il proprio comodo, ma la gloria di Dio. Un brutto risultato Che cosa succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta? Quando Dio NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel credente rimane deluso di Dio. Giov. 15:5-7,16 Quindi, è importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14. Giovanni 15:5-7 “5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov 15:5-7) Qui, Gesù insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo. Questa è una condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà. Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per la sua. Solamente se ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di Dio. Un altro versetto importante è Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16) Gesù risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in eterno. Ostacoli alle nostre preghiere È importante menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere. L'orgoglio Una cosa che ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si allontana da noi. “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18) Quando abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi. Mancanza di fede Un altro ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo 1. “5 Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,” (Giac 1:5-7) Questo brano ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però, dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati. La Preghiera fatta con egoismo Abbiamo già menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè, alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria di Dio, ma perché è il nostro desiderio. Questo è ciò che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio. Come conoscere la volontà di Gesù Visto che la preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà, come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio? Dio ci ha già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare quando non la conosciamo. Prima di tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio? Gesù stesso ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36; Luca 22:42. Leggo da Matteo. “E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39) Nella sua umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio. Ed è così che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà. Conclusione La preghiera è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è ascoltare Dio che ci parla. E importante pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi. Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio sia fatta! Preghiamo poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua perfetta volontà. Non dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la gloria di Dio. Oh che possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia, quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore! Marco deFelice "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15) «Ti è piaciuto questo articolo? Non perderti i post futuri seguendoci»

    • Abramo era giudeo?

    • Un unico eletto

    • Vicini alla fine

    • Il quasi cristiano

sabato 12 aprile 2014
Consapevoli nella Parola

Volontari per la sofferenza?

 

L'impegno del discepolato

Il Signore e Salvatore Gesù Cristo è il dono d'amore che Dio fa all'umanità affinché diventando ciascuno di noi Suoi discepoli e ricevendo i benefici della Sua Persona ed opera, noi si possa vederci ristabilita la perduta dignità di creature fatte ad immagine e somiglianza di Dio.
Questo obiettivo, naturalmente, non si realizza completamente e subito: la vita cristiana al seguito del Signore Gesù è un cammino che si percorre gradualmente e con diligenza, un cammino sicuro si, ma tutt'altro che facile. Molti, soprattutto oggi, hanno fretta: vorrebbero vedere realizzate subito e senza fatica tutte le loro aspettative e promesse. L'impegno costante e diligente per un lungo periodo di tempo è per loro intollerabile. Non sono disposti ad accettare la sofferenza e la scomodità di dover fare sacrifici per arrivare all'obiettivo prefissato.
E' un po' come quando partiamo per le vacanze, e dobbiamo viaggiare in auto per lunghe ore. Quante volte i bambini, costretti, è vero, nel sedile posteriore ci innervosiscono con quei loro: "...e quando arriviamo? Quando arriviamo? Quanto tempo c'è ancora da viaggiare?", chiedendocelo magari già dopo la prima mezz'ora di viaggio! La pazienza e il sacrificio non è il forte dei bambini, e forse neanche di tanti adulti.
Qualunque impresa che si voglia intraprendere richiede infatti impegno, sforzo, fatica e noi siamo persone di solito molto pigre che amano cose comode. Facilmente, però, non si otterrà mai nulla di veramente valido e duraturo.
L'apostolo Paolo, nella lettera ai Romani, al capitolo 8, dopo aver parlato delle benedizioni disponibili in Cristo, fa il seguente sorprendente discorso:
"E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pure soffriamo con lui per essere anche con lui glorificati. 18Io ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano affatto da eguagliarsi alla gloria che sarà manifestata in noi. 19Infatti il desiderio intenso della creazione aspetta con bramosia la manifestazione dei figli di Dio.... 23E non solo esso, ma anche noi stessi che abbiamo le primizie dello Spirito; noi stessi, dico, soffriamo in noi stessi, aspettando intensamente l'adozione, la redenzione del nostro corpo. 24Perché noi siamo stati salvati in speranza; ora la speranza che si vede non è speranza, poiché ciò che uno vede, come può sperarlo ancora? 25Ma se aspettiamo ciò che non vediamo, l'aspettiamo con pazienza. ...28Ora noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento. 29Poiché quelli che egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del suo Figlio, affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli. 30E quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati; quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati, e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati".

Pronti a soffrire?

Nel testo della lettera ai Romani che abbiamo letto, Paolo descrive la vita cristiana come un cammino fatto anche di sacrificio e di sofferenza. Proprio quando parla delle benedizioni che i figli di Dio ricevono, egli introduce il tema della sofferenza: "E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pure soffriamo con lui per essere anche con lui glorificati"(Ro. 8:17).
Certo come figli di Dio, noi attendiamo con fiducia di ricevere una gloriosa eredità dal nostro Padre celeste. Siamo coeredi con Cristo, e siamo chiamati a condividere con Lui le meravigliose ricchezze della Sua dignità. Siamo però anche eredi delle Sue sofferenze, per soffrire come Cristo ha sofferto!
Non è forse un colpo basso quello che Paolo qui pare darci? Fin ora abbiamo impostato la nostra serie di riflessioni su una dignità da riconquistare, non sulla sofferenza... Abbiamo visto come si sono sviluppati i progetti di Dio per liberare il Suo popolo dalla miseria verso il pieno ristabilimento come Sue gloriose immagini. Abbiamo imparato molto da personaggi come Adamo, Noè, Abrahamo, Mosè, Davide.
Il discorso non sarebbe però completo ed onesto se ora la Bibbia non ci dicesse che i cristiani pure ereditano le sofferenze di Gesù. Che cos'ha a che fare la sofferenza con i piani di Dio per ristabilirci alla nostra dignità perduta? Come si concilia tutto questo con quanto abbiamo detto?

Una necessità

Per quanto misterioso questo possa sembrare, Dio ha stabilito che la sofferenza fosse una componente del nostro cammino verso la dignità perduta. Notate come l'apostolo lo dica chiaramente: "se pure soffriamo con lui per essere anche con lui glorificati". In breve: non potremo godere della gloria di Cristo senza partecipare alle Sue sofferenze.
Per comprendere il ruolo che le avversità e le sofferenze hanno nella vita cristiana dobbiamo chiarire a quali sofferenze l'Apostolo stava pensando quando faceva questo discorso. I credenti possono infatti trovarsi in difficoltà per molte ragioni. Possiamo distinguere almeno tre tipi di sofferenza:
1) Viviamo in un mondo corrotto. In primo luogo la nostra vita è crivellata da difficoltà semplicemente perché viviamo in un mondo decaduto e corrotto. Il cristiano è una persona che è stata riscattata dalle conseguenze eterne del peccato e, per grazia di Dio, sta riparando oggi la sua vita da molti mali. Dio però non toglie il cristiano dal mondo per portarlo immediatamente in paradiso. Rimanendo quaggiù, vivendo nel contesto di questo sistema di cose, continuiamo ad essere soggetti alle conseguenze della maledizione a cui Dio ha sottoposto il mondo dopo il peccato di Adamo ed Eva (Ge. 3:16-19). Se Cristo ci dovesse liberare dai condizionamenti negativi di questo mondo sulla nostra vita, dovrebbe subito portarci via di qui. Gesù però ha detto: "Io non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno"(Gv. 17:15). Cristo non ci ha liberato completamente dai guai che ci sono stati causati dai nostri progenitori.
I credenti rimangono anch'essi sottoposti a molte delle difficoltà comuni alla razza umana. Siamo anche noi vittima di ingiustizie; dobbiamo affrontare le devastazioni della guerra; soffriamo a causa di disastri naturali; diventiamo malati e moriamo. Questo tipo di problemi non ci sopraggiungono perché noi si abbia personalmente disubbidito a Dio, ma li dobbiamo affrontare proprio perché viviamo in un mondo maledetto dal peccato di Adamo.
2) Le conseguenze del nostro malfare. In secondo luogo, i credenti pur avendo ricevuto in sé stessi un principio di nuova vita, rimangono persone con molte contraddizioni. Lungi dall'essere perfetti, commettono errori, e devono oggi pagare per le conseguenze di loro eventuali scelte sbagliate. Come tutti anche i credenti possono soffrire come diretto risultato della loro propria ingiustizia. Violare lo standard morale stabilito da Dio comporta sempre delle conseguenze negative: è una legge ineluttabile. L'adulterio porta al divorzio; rubare porta al carcere, e questi non sono che esempi macroscopici. Possiamo causare squilibrio al nostro corpo se ne abusiamo, possiamo causare problemi alla nostra famiglia o alla nostra società quando non ci comportiamo come dovremmo. Soffriamo questo tipo di problemi perché sono conseguenza della nostra disubbidienza al Signore.
Oltre tutto i nostri peccati suscitano contro di noi una salutare azione disciplinare da parte di Dio. Egli permette che i suoi figli erranti subiscano delle avversità per farli ritornare sul sentiero della giustizia (Eb. 12:10). In entrambi i casi, sono i nostri personali peccati a farci soffrire.
3) L'avversione del mondo. Già queste cose rendono difficile la vita, ma Paolo non pensa tanto a questo quando dice: "soffriamo con lui per essere anche con lui glorificati". Egli pensa ad un terzo tipo di sofferenza, 
problemi che Dio non ha taciuto esisteranno per i seguaci di Cristo. Facciamo l'esperienza delle difficoltà perché Dio ci ha chiamato a soffrire. Chiamati a soffrire, soffrire "apposta"? Si, soffrire per la causa dell'Evangelo al quale abbiamo dedicato tutta la nostra vita.

Chiamati alla sofferenza

Ogni cristiano è stato chiamato a soffrire almeno in due modi. Da un canto condividiamo le sofferenze di Cristo perché la nostra devozione verso di Lui, la nostra coerenza con la volontà del Signore il mondo non la tollera.
Il cristiano coerente fa immancabilmente esperienza di opposizione da parte del mondo. Gesù è chiaro su questo punto: "Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi" (Gv. 15:18), e ancora: "Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come neppure io sono del mondo"(Gv. 17:14). Si, il cristiano sta dalla parte di Colui che il mondo di tenebre odia. Di conseguenza, i non credenti lo perseguitano come hanno perseguitato lui.
La storia riporta quanto innumerevoli cristiani abbiano dovuto sopportare terribili prove per mano di non credenti. Ancora oggi cristiani soffrono terribili persecuzioni in alcune parti del mondo. Certo l'influenza dell'Evangelo nel mondo allevia molte sofferenze, ma ancora si manifesta l'odio del mondo contro persone che Dio ha rigenerato e che intendono pensare e vivere secondo la volontà di Dio. Organizzazioni professionali li respingono. Vicini e membri della loro famiglia li escludono. Pensate quante volte un cristiano coerente con il Suo Signore viene deriso o considerato fanatico o settario e per questo additato ed emarginato dalla maggioranza compiacente e persino da altri cosiddetti cristiani o "gente religiosa". Non c'è peggiore settario di chi è sempre pronto ad additare l'uno o l'altro come settario!
Gesù ha detto: "Vi ho detto queste cose, affinché non siate scandalizzati. Vi espelleranno dalle sinagoghe; anzi, l'ora viene che chiunque vi ucciderà penserà di rendere un servizio a Dio. E vi faranno queste cose, perché non hanno conosciuto né il Padre né me" (Gv. 16:1-3). E ancora: "Ora voi sarete traditi anche dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici; e faranno morire alcuni di voi. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma neppure un capello del vostro capo perirà. Nella vostra perseveranza guadagnerete le anime vostre"(Lu. 21:16-19). In questi ed in molti altri modi, soffriamo per Cristo perché il mondo è deciso ad ostacolare l'avanzamento del regno di Dio.
Paolo ammoniva Timoteo che: "tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, saranno perseguitati" (2 Ti. 3:12). Queste parole ci dovrebbero fare ben riflettere. Se io e voi non abbiamo alcun problema di questo genere da parte del mondo, dovremmo seriamente mettere in questione l'autenticità della nostra professione di fede cristiana. Blaise Pascal ha detto: "E' dai segni delle sue sofferenze che Cristo ha voluto farsi riconoscere dai suoi discepoli, ed è per mezzo delle sofferenze che riconosce coloro che sono i suoi discepoli". Coloro che seguono la vocazione di cristo si pongono in rotta di collisione con i non credenti. Conflitto e persecuzione sono inevitabili.

La sofferenza del sacrificio

D'altro canto i cristiani soffrono perché Dio ci ha chiamati a dire no ai nostri propri desideri per adottare uno stile di vita impostato al sacrificio. Questo aspetto della vita cristiana diventa evidente in diversi brani del Nuovo Testamento. In 2 Co. 1:5 Paolo scrisse che "le sofferenze di Cristo abbondano in noi".
Umiliazione e servizio non erano riservati solo a Cristo, le sue sofferenze "traboccano" nell'esperienza della comunità cristiana. In modo simile, Paolo parla del suo ministero come di un'opportunità per "compiere nella sua carne" "ciò che manca ancora alle afflizioni di Cristo"(Cl. 1:24). Noi siamo chiamati ad essere, in un certo senso, il proseguimento delle sofferenze di Cristo seguendone i passi di servizio sacrificale.
Quando uomini e donne ripongono la loro fede in Cristo, Dio li associa in modo soprannaturale alla morte ed alla risurrezione di Cristo (Ro. 6:1-7). In effetti, quello che Gli è avvenuto duemila anni fa accade pure a noi. Noi "moriamo al peccato" (v. 2) e siamo fatti risorgere "in novità di vita"(v. 4). Vivendo però da questa parte della "staccionata", la nostra unione con Cristo pure comporta continuare in noi la Sua umiliazione in questo mondo. Cristo: "Non è venuto per essere servito, ma per servire" (Mr. 10:45). Cristo: "si è fatto povero per voi, affinché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà"(2 Co. 8:9). Egli ha trascurato il Suo proprio onore "per cercare e salvare ciò che era perduto"(Lu. 19:10). Egli "abbassò sé stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce." (Fl. 2:8)
Vivere per Cristo significa vivere come Lui ha vissuto. Noi non siamo qui per essere serviti, ma per servire; il nostro scopo per vivere non è arraffare tutti i beni di questo mondo, ma quello di perderli per Lui.
In questa luce dovrebbe essere evidente che Dio non ci ha chiesto semplicemente di sopportare delle sofferenze per lui, ma si aspetta che noi le andiamo a cercare! In che modo Gesù ci dice questo? Così: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua"(Lu. 9:23). Seguire Cristo significa andarseli a cercare i guai! Paolo esprimeva quel desiderio che dovrebbe pure essere nel nostro cuore in questi termini: "Voglio solo conoscere Cristo e la potenza della sua risurrezione. Voglio soffrire e morire in comunione con lui"(Fl. 3:10). I credenti non dovrebbero soffrire per Cristo cercandone il meno possibile di sofferenze, dovremmo anelare a condividere le Sue prove.
I volontari, per esempio, quelli della Croce Rossa che vanno in guerra, meritano tutto il nostro rispetto. Affrontano circostanze molto pericolose e spesso sacrificano la loro vita per gli altri. Dovremmo rendere onore al loro coraggio. Essi mettono da parte i loro interessi immediati e la loro sicurezza, rinnegano sé stessi e lasciano i propri cari per vivere e forse per morire per gli altri.
Se siamo onesti, la maggioranza dei cristiani vive come dei soldati di leva più che come volontari. Quando eventi al di là del nostro controllo ci costringono a fare dei sacrifici, ne sopportiamo il fardello il meglio che possiamo. Raramente però diciamo appositamente no ai nostri desideri per poter portare la croce di Cristo. Siamo troppo attaccati alla "vita pacifica" che annunciarci come volontari per la sofferenza. Come coeredi delle sofferenze di Cristo, però, dobbiamo mettere da parte i nostri obiettivi personali per servire il regno di Dio.
Naturalmente dobbiamo essere saggi amministratori di ciò che possediamo e del successo che Dio ci accorda in questo mondo. Però le persone il cui unico obiettivo è quello di accumulare proprietà e potere, non vivono come dovrebbero i veri seguaci di Cristo. Dio ci ha chiamato a condividere le sofferenze di Cristo.
Quanto Dio desidera che io e voi soffriamo per Cristo? Ogni persona lo deve decidere individualmente davanti al Signore. Dio chiama alcuni cristiani a sacrifici radicali: missioni all'estero, servizio dei poveri, e innumerevoli vocazioni di questo tipo implicano grandi sacrifici personali. Dio chiama altri cristiani a offrirsi volontari per la sofferenza in altri modi. Possiamo donare generosamente del nostro denaro per opere cristiane invece di tenerci ogni centesimo avanzato per noi stessi. Possiamo dare del nostro tempo per l'evangelizzazione ed il servizio, invece di riempire la nostra vita con i nostri propri progetti. Possiamo decidere di seguire una carriera professionale che onori Cristo, invece che una che onori soltanto noi stessi. Possiamo impegnarci duramente per ricostruire un matrimonio in crisi, piuttosto che cercare la comoda soluzione del divorzio. Possiamo aprire la nostra casa per coloro che sono nel bisogno, più che forse comprarci un'auto nuova. Possiamo visitare gli anziani ed i malati, invece di passare il nostro tempo a guardare la televisione o ad andare a spasso... Certo abbiamo le nostre "valide scusanti" per non farlo, ma come misuriamo noi il nostro sacrificio per Cristo? Le opportunità che potremmo avere sono infinite, basta cercarle.

Conclusione

Nel percorrere la strada che conduce al ristabilimento in Cristo della nostra dignità perduta di creature fatte ad immagine di Dio dovremmo tenere in debito conto la sofferenza e non solo come qualcosa purtroppo di inevitabile, ma come positivo strumento per contribuire al regno di Dio.
I credenti devono sopportare tutti i problemi che sono comuni all'umanità e pure le conseguenze del peccato. Più di questo, però, Dio ci chiama a soffrire volontariamente sopportando la persecuzione e sacrificando per Lui i nostri desideri. Con tutte queste vie di sofferenza davanti a noi, dovremmo farci la seria domanda: di quale tipo è il cristianesimo che io professo? Un cristianesimo formale e di comodo o quello che davvero significa seguire Cristo Gesù, in vita e in morte? Potrà anche non essere una prospettiva piacevole per qualcuno, ma soltanto il secondo ci potrà davvero salvare davanti a Dio.
Il cristiano deve essere pronto a tutto, perché c'è tutto da guadagnare e da perdere solo i nostri stracci nel seguire il Signore e Salvatore Gesù Cristo. Possiamo ripetere il detto che dice: Ne vale la pena! ed in questo caso è da intendersi letteralmente!

di Paolo Castellina


 Siamo corretti dal Signore, affinché non siamo condannati con il mondo” 
(I Cor 11:32)

Consapevoli nella Parola

  • Blogger Commenti
  • Facebook Commenti

0 comments:

Posta un commento

Tutti i commenti non inerenti verranno cestinati

Item Reviewed: Volontari per la sofferenza? 9 out of 10 based on 10 ratings. 9 user reviews.