Uno degli
aspetti più importanti della vita cristiana, ma allo stesso tempo, uno degli aspetti
più fraintesi, è la preghiera. Come è vero che la preghiera è uno degli aspetti
più importanti della vita cristiana, è altrettanto vero che è estremamente
facile sbagliare grandemente in questo campo. Un errore è quello di non pregare
abbastanza. È molto facile credere di non avere tempo di pregare. Questo è un
ragionamento sbagliato, perché alla base di questa convinzione c'è il pensiero
che non abbiamo veramente bisogno di Dio.
Però,
dall'altro estremo, uno può anche pregare tanto, ma pregare in modo sbagliato.
Vogliamo
esaminare alcuni brani della Bibbia che parlano della preghiera, affinché
possiamo averne un concetto più conforme alla Bibbia. Se preghiamo a modo
nostro, che però non è conformato alle verità che Dio ci ha lasciato nella
Bibbia, le nostre preghiere possono essere inutili, o peggio ancora, possono
essere un'offesa a Dio. Perciò, prestate molta attenzione alle verità che Dio
ci insegna nella sua parola sulla preghiera.
La Bibbia
insegna che dobbiamo pregare al PADRE. Troviamo questo insegnamento
ripetutamente, come anche quello che lo Spirito Santo prega per noi.
Ma la verità
che vogliamo considerare molto più a fondo in questo studio riguarda il fatto
che dobbiamo pregare nel nome di Gesù Cristo. Consideriamo, molto attentamente,
che cosa significa pregare nel nome di Gesù.
Chi può pregare?
La prima
verità da capire quando consideriamo la preghiera è: chi ha diritto di pregare?
Ovvero, chi può pregare, avendo la certezza biblica che Dio lo ascolterà?
Chiaramente,
oggi, come sempre, tante persone pregano. Ma il fatto che tante persone pregano
non significa che vengono ascoltate da Dio.
Secondo la
Bibbia, sono coloro che hanno Gesù Cristo come Signore e Salvatore, e perciò
come Sacerdote e Mediatore, che possono pregare.
Per esempio,
in Ebrei 4:14-16, che è stato scritto per coloro che hanno Cristo come
Sacerdote e Signore, leggiamo che è per mezzo di Lui che abbiamo accesso al
trono di Dio per essere soccorsi. Quindi, è per mezzo di Cristo che possiamo
pregare. Chi è senza Cristo non ha questo libero accesso al trono di Dio.
Leggiamo il brano.
“14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è
passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che
professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa
simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come
noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena
fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed
essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebr 4:14-16)
Quindi,
solamente chi è un vero figlio di Dio ha diritto di pregare.
A CHI si deve pregare?
Quando
preghiamo, a chi dobbiamo rivolgere le nostre preghiere?
E' giusto
pregare solo a Dio Padre, o si dovrebbe pregare anche a Gesù e allo Spirito
Santo? Cosa ne dice la Bibbia?
In Matt. 6:9
Gesù ci insegna a pregare, e Lui ci dichiara chiaramente di pregare a Dio
Padre.
“Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il tuo nome;” (Mat 6:9)
In Giov.
16:23 Gesù parla della preghiera al Padre.
“In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In
verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome,
egli ve la darà.” (Giov 16:23)
La Bibbia ci
insegna ripetutamente, sia con insegnamenti, sia con esempi, che dobbiamo
pregare a Dio Padre.
Allora, qual
è il ruolo di Gesù e qual è quello dello Spirito Santo?
Se dobbiamo
pregare a Dio Padre, che ruolo hanno Gesù Cristo e lo Spirito Santo?
Nel nome di Gesù
Gesù ci ha
insegnato di pregare nel suo nome. Fra poco esamineremo questo concetto.
Lo Spirito Santo
Per quanto
riguarda lo Spirito Santo, non esiste alcuna preghiera nella Bibbia rivolta
allo Spirito Santo, tranne una profezia in Ezechiele 37. Quindi, visto che non
esiste alcuna preghiera rivolta allo Spirito Santo, è chiaro che non dobbiamo
pregare a Lui. Ma qual è il suo ruolo?
Lo Spirito
Santo ha il ruolo di glorificare Cristo e di indicarci la giusta strada per
giungere a questo fine.
“Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo
annuncerà.” (Giov 16:14)
Si può anche
leggere Giov. 14:14-26.
Quando un
grande faro illumina un palazzo di notte, se fa un buon lavoro, non lo si nota
neanche, ma si nota ed ammira solamente il palazzo. Similmente lo Spirito Santo
è come il faro: ci aiuta a vedere ed ammirare la persona di Gesù Cristo.
Inoltre, lo
Spirito Santo, prega per noi aiutandoci nel nostro debole ed incerto modo di
porgere le nostre preghiere, perché, Egli conosce Dio nel suo profondo.
“26 Allo
stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non
sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri
ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello
Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Rom
8:26-27)
Che
consolazione!
Quindi, a
chi dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare a Dio Padre, nel nome di Gesù Cristo.
per COSA si deve pregare?
Per che cosa
dobbiamo pregare? Possiamo pregare per qualsiasi cosa? Dio esaudisce ogni
preghiera? È possibile chiedere qualsiasi cosa nel nome di Gesù, oppure,
pregare nel nome di Gesù ci limita nelle nostre richieste?
Chiaramente,
nella carne, l'uomo prega per ottenere tutto quello che desidera. Prega per
avere buona salute o per una guarigione, prega per avere successo negli affari,
prega di superare gli esami a scuola, prega per avere sicurezza in viaggio,
prega per un buon tempo durante le vacanze.
Che cosa ne dice la Bibbia?
Esaminiamo
alcuni brani fondamentali sulla preghiera. Questi brani sono importanti per il
loro insegnamento, ma spesso vengono presi fuori contesto ed interpretati male.
Quando abbiamo un concetto sbagliato della preghiera, questo ci fa molto male
spiritualmente.
Giovanni 14
Consideriamo
per primo il brano in Giovanni 14:12-14. Leggiamolo.
“12 In
verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che
faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel
Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov
14:12-14)
Prima di
esaminare con cura questi versetti, ricordiamoci che a volte siamo tutti
tentati di voler far dire alla Bibbia quello che ci è comodo. Cioè, nella
carne, abbiamo la tendenza di interpretare la Bibbia non in base a quello che è
realmente scritto, ma in base a quello che ci è comodo. Quindi, dobbiamo
sforzarci di dividere rettamente questo brano.
Alcuni
credenti, e purtroppo anche delle chiese intere, interpretano erroneamente
questo brano dicendo che noi possiamo chiedere qualsiasi cosa che desideriamo
nel nome di Gesù, e Dio sicuramente ci esaudirà. Questo implica che la frase
“nel nome di Gesù” diventa quasi una formula magica che ci fa ottenere quello
che vogliamo. Questa falsa interpretazione fa diventare Dio il nostro servo
celeste, soggetto ad ubbidire alla nostra volontà. Chi insegna questa falsa
interpretazione cita la parte del brano che dichiara: “quello che chiederete
nel mio nome, io la farò”, come se tutto l'insegnamento fosse racchiuso lì.
Chi crede a
questa menzogna, pensa che se preghiamo qualcosa con cuore, Dio la farà. Questo
è un pensiero molto falso, e molto pericoloso.
Pensiamo a
come una persona che crede a questa falsità potrebbe pregare in diverse
situazioni. Immaginate un credente che lavora in proprio. La sua attività
comincia ad andare molto male, e lui rischia di perdere tutto. Non solo, ma ha
anche dei grossi debiti con la banca legati all'attività. Citando questo
versetto, egli chiede a Dio di salvare la sua attività. Perciò questo credente
è sicuro, visto che ha pregato nel nome di Gesù, che Dio salverà la sua ditta.
In un
secondo esempio, un credente ha un figlio adulto ribelle, lontano dal Signore.
Il credente prega, citando questo versetto, e così è convinto che Dio salverà
suo figlio.
In un altro
esempio, un credente ha un figlio con una grave malattia. Il credente, prega, e
citando questo versetto, dichiara che è sicuro che Dio guarirà suo figlio,
visto che è convinto che si può ottenere qualsiasi cosa se la si chiede a Dio
nel nome di Gesù.
In un altro
esempio, un credente sta cercando di comprare una casa, e avendone trovato una
che gli piace tantissimo, prega, chiedendo a Dio di operare in modo che il
proprietario abbassi il prezzo abbastanza da permettergli di comprarla. È
convinto che Dio opererà per fargli ottenere quella casa al prezzo che
desidera.
Senza andare
ad analizzare questi esempi in dettaglio, considerate il principio che sta alla
base di questo modo di pensare. Se fosse vero che possiamo chiedere a Dio
qualsiasi cosa che desideriamo, avendo la certezza che Lui ci esaudirà
solamente perché abbiamo citato la frase “nel nome di Gesù”, allora, Dio
diventerebbe il nostro servo celeste, pronto ad esaudire ogni nostra richiesta.
Dio sarebbe soggetto alla nostra
volontà.
Se è così,
allora Gesù ha sbagliato quando ha insegnato il Padre Nostro, perché avrebbe
dovuto insegnarci a pregare:
“sia fatta
la nostra volontà, non la Tua”
Però, Dio
NON è il nostro servo, e NON esiste per esaudire le nostre preghiere come
vogliamo noi. Non dobbiamo pregare che
la nostra volontà sia fatta, ma che la volontà di DIO sia fatta!
Ci sono
tante verità bibliche che ci aiutano a capire questo principio.
Per esempio,
leggiamo Matteo 26:39, quando Gesù era nel Giardino:
“E, andato
un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre
mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio
io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39)
Gesù,
nonostante i suoi diritti di Figlio di Dio, non chiese al Padre che cambiasse
la sua volontà per esaudire la propria richiesta. Piuttosto, rese nota la sua
richiesta al Padre, e poi, chiese che la volontà del Padre fosse fatta, non la
sua.
In Luca 22,
Gesù stava preparando i discepoli per la sua morte. Egli spiegò a Pietro che
sarebbe stato provato duramente. Notiamo che Gesù non chiese che Pietro potesse
evitare la prova, pregò solamente per la fede di Pietro. Vi leggo.
“31 «Simone,
Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io
ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai
convertito, fortifica i tuoi fratelli».” (Luca 22:31-32)
Gesù NON ha chiesto che Dio gli
togliesse la prova.
In
Apocalisse 2, Gesù sta parlando alle sette chiese. Notiamo quello che dichiara
alla chiesa di Smirne.
“8
«All’angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e
l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: 9 Io conosco la tua tribolazione, la
tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di
essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere
quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi
in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci
giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita. 11 Chi ha
orecchi ascolti ciò che che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà
colpito dalla morte seconda.” (Apo 2:8-11)
Egli spiegò
che vari credenti in questa chiesa sarebbero stati messi a morte per la loro
fede. Possiamo presumere che questi credenti erano padri e madri, e avessero le
loro famiglie. Però, è evidente che la volontà di Dio per loro era che
morissero per la loro fede. Dal brano però comprendiamo che la morte fisica non
era una sconfitta, perché poi Gesù dichiarò che se quei credenti fossero
rimasti fedeli fino alla morte, avrebbe dato loro la corona della vita. Quindi, Dio aveva stabilito il suo piano
per quei credenti, e nessuna loro preghiera avrebbe potuto cambiare il perfetto
piano di Dio. Non dovevano pregare Dio affinché li salvasse dalla morte
fisica, presumendo per di più che Dio li avrebbe esauditi.
Infatti, Dio
ha un piano perfetto, che è la SUA propria volontà, e Dio fa TUTTO secondo la
decisione della Sua volontà. È importante capire questa verità basilare. Quello
che Dio fa, lo fa secondo la decisione della Sua volontà. Leggiamo Efesini 1:11
“In
lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il
proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria
volontà,” (Efe 1:11)
Se le nostre
preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, il mondo non sarebbe stabile,
Dio non sarebbe Dio, e nulla sarebbe sicuro. La volontà di Dio cambierebbe di minuto in minuto, in base alle diverse
preghiere che Gli arrivano da tutto il mondo.
Se le nostre
preghiere potessero cambiare la volontà di Dio, per esempio, non sarebbe vero
quello che è scritto nel Salmo 139:15,16 che riguarda il momento della nostra
morte e di quella dei nostri cari.
“15 Le mie
ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle
profondità della terra. 16 I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e
nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando
nessuno d’essi era sorto ancora.” (Sal 139:15-16)
Se Dio ci
desse qualunque cosa che Gli chiediamo, questo brano non sarebbe vero, perché
tante persone, vedendo arrivare la morte, pregherebbero, chiedendoGli di
guarire o di superare il pericolo, e in questo modo sarebbe stata fatta la loro
volontà, non quella di Dio. Se fosse
così la morte non dipenderebbe più dalla volontà di Dio, ma dalla volontà
dell'uomo. Non arriverebbe più al momento stabilito nel libro di Dio, ma
nel momento stabilito da noi.
Ma non è
così! Non è l'uomo che stabilisce quando morirà, come non è l'uomo che
stabilisce quando un certo problema deve risolversi come vuole lui. È il Signore che opera tutte le cose
secondo la decisione della Sua volontà!
Per esempio,
leggiamo in 1Samuele 2:6-8
“6 Il
SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa
risalire. 7 Il SIGNORE fa impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza. 8
Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere
con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della
terra sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il mondo.” (1Sam 2:6-8)
E' il
Signore che determina le cose, tramite le nostre preghiere, non noi!
Allora, qual
è il senso di Giovanni 14:13, quando Gesù dichiara:
“e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giov 14:13)?
Per capire
bene questa verità, dobbiamo leggere non solo questa frase, ma tutto il suo
contesto.
Cosa significa “nel mio nome”?
Dobbiamo
capire il senso della frase, “nel mio nome”. Dobbiamo anche capire il motivo
che ci spinge a pregare nel nome di Gesù. Gesù stesso ci spiega questa
motivazione. Infine, dobbiamo capire altre condizioni che la Bibbia ci dà per
poter pregare. Molto spesso, un brano non insegna tutta la verità biblica di un
certo argomento, e deve essere considerato insieme ad altri brani.
Quindi, qual
è il senso della frase: “nel mio nome?”
Chiedere
“nel nome di Gesù” non è una formula magica che, aggiunta ad una preghiera,
costringe Dio ad esaudirci. A quel punto, Dio sarebbe il nostro servo, e noi
saremo i sovrani. Ma non è così!
Pregare “nel
nome di Gesù” non è una frase che si aggiunge a qualsiasi preghiera, per
garantire che Dio farà come Gli abbiamo chiesto. Invece significa almeno due
cose:
1. chiedere per i Suoi meriti
Prima di
tutto, pregare nel nome di Gesù significa pregare per i Suoi meriti,
riconoscendo che noi non ne abbiamo.
Nessun di
noi merita alcuna cosa buona da Dio. Quindi, dobbiamo chiedere per i meriti di
Gesù. Se chiedo un favore al mio migliore amico, lo chiedo nel mio proprio
nome, cioè riconoscendomi degno, visto che sono il SUO migliore amico, che mi
venga fatto questo favore. Però, se devo chiedere un grande favore all'amico
del mio amico, che non conosco personalmente, so di non meritare da lui nulla
(visto che non mi conosce), e perciò, non gli chiedo nel mio nome, ma gli
chiedo nel nome del mio amico.
Allora, chiedere nel nome di Gesù
necessariamente implica un cuore umile. Chi chiede nel nome di Gesù SA che, per
conto suo, non merita nulla da Dio. Perciò, questa consapevolezza della propria
insufficienza cambia anche la richiesta stessa. Infatti chi sa di non aver
nessun merito, non pretende nulla, e non considera Dio come Colui che esiste
per esaudire i nostri desideri. Sa che Dio è sovrano, e va ai piedi di Dio umilmente,
pronto ad essere sottomesso alla Sua volontà. Tutti questi sono aspetti del
pregare nel nome di Gesù.
2. chiedere secondo la volontà di
Gesù
Dobbiamo però
considerare anche una seconda verità estremamente importante nel fatto di
chiedere nel nome di Gesù. Chiedere nel nome di Gesù significa anche chiedere
secondo la Sua volontà, non la nostra. È importantissimo capire questo
principio. Ripeto: chiedere nel nome di
Gesù significa chiedere secondo la SUA volontà, non la nostra.
Un soldato
semplice, che porta gli ordini dati dal comandante agli altri, chiede nel nome
del comandante. Non chiede quello che vuole lui, chiede quello che è la volontà
del comandante. Infatti, se dovesse chiedere quello che vuole lui, usando il
nome del comandante per ottenerla, sarebbe colpevole di un grave reato.
In 1Giovanni
5:14,15, leggiamo una chiara spiegazione di quali sono le preghiere che Dio
esaudirà. Leggiamo.
“14 Questa è
la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua
volontà, egli ci esaudisce. 15 Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli
chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste.” (1Giov
5:14-15)
Avete notato
la frase: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci
esaudisce”? Chiedere nel nome di Gesù DEVE essere secondo la SUA volontà, non
la nostra.
Quindi, se
preghiamo per ottenere qualcosa che desideriamo tantissimo, ma se non è la
volontà di Dio, non possiamo chiederla nel nome di Gesù. Se preghiamo per
quello che vogliamo noi, e aggiungiamo le parole, “nel nome di Gesù”, siamo
come i pagani, usando quelle parole come un talismano, cercando di controllare
Dio.
Quindi,
ricordiamo che chiedere nel nome di Gesù significa chiedere con umiltà, sapendo
di non meritare alcuna cosa buona da Dio, e questo atteggiamento ci aiuta ad
accettare qualsiasi cosa che Egli ci darà. Significa anche chiedere secondo la
volontà di Cristo, non seconda la nostra volontà.
Affinché il Padre sia glorificato
Allora, qual
è il senso di Giovanni 14:12-14? Per capire correttamente questo brano,
dobbiamo leggerlo tutto, e leggere anche il suo contesto.
“12 In
verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che
faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; 13 e quello
che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel
Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.” (Giov
14:12-14)
Notiamo che
le richieste che facciamo qua sono legate al fare opere per la gloria di Dio, e
infatti, il MOTIVO per cui Gesù ci esaudisce è per glorificare il Padre. Gesù
non risponde ad ogni nostra richiesta. Risponde se la richiesta glorificherà il
Padre.
Infatti, in
Giacomo 4:2-4 leggiamo:
“2 Voi
bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi
litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; 3 domandate e non
ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 O gente
adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi
dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.” (Giacomo 4:2-4)
Non avete perché non domandate,
ovvero, perché non pregate, e se domandate spesso non ricevete, perché
domandate per spendere nei vostri piaceri.
Quando
chiediamo per ottenere quella che è la nostra volontà, Dio non risponde.
Torniamo
agli esempi che ho dato all'inizio di questo studio.
Pensiamo
all'uomo che lavora in proprio e la sua attività comincia ad andare molto male,
e si ritrova con tanti debiti. Egli prega Dio affinché salvi la sua attività. Sta
pregando affinché Dio risolva i suoi problemi. Non sta cercando la gloria di
Dio.
Nell'esempio
del genitore che ha un figlio che spiritualmente cammina male (che è ribelle),
quel credente chiaramente vuole che suo figlio sia salvato. È buono pregare per
la salvezza dei nostri cari. Però, in un certo senso, quella preghiera può
essere anche un frutto di egoismo, perché quel genitore non sta cercando per
prima cosa la gloria di Dio. Non gli pesa il fatto che tanti altri genitori
hanno figli ribelli. Egli vuole che SUO figlio sia salvato. Sta pensando, in
fin dei conti, a se stesso.
Poi ho fatto
l'esempio del credente con il figlio con una grave malattia. Il genitore vuole
che il figlio sia guarito, perché vuole il piacere di goderlo per tanti anni
ancora. Però, nemmeno questa richiesta è cercare la gloria di Dio. È una
preghiera per non dover subire la sofferenza della morte di una persona cara.
Poi c'era il
credente che chiedeva l'intervento di Dio affinché potesse comprare la casa che
gli piaceva tanto. Anche qua, il credente sta cercando di ottenere da Dio
quello che sarebbe il suo gradimento. Non sta cercando in primo luogo la gloria
di Dio.
Quindi, non
dobbiamo credere la terribile menzogna che basta pregare aggiungendo la frase
“nel nome di Gesù” e possiamo essere sicuri che Dio ci darà quello che Gli
chiediamo. Chiedere nel nome di Gesù significa chiedere che sia fatta la Sua
volontà e significa anche farlo con un cuore umile, che quindi cerca non il
proprio comodo, ma la gloria di Dio.
Un brutto risultato
Che cosa
succede, quando uno crede la menzogna che Dio esaudirà qualsiasi sua richiesta?
Quando Dio
NON esaudisce quella preghiera, la fede di quel credente viene fortemente
scossa. Egli sta molto male, e solitamente, o cade in grave depressione
spirituale, oppure, si arrabbia con Dio. Perciò credendo a quella menzogna quel
credente rimane deluso di Dio.
Giov. 15:5-7,16
Quindi, è
importante capire il senso vero dei principi di Giovanni 14. Per capire meglio
questo discorso, esaminiamo qualche altro brano in cui Gesù parla della
preghiera. Questi brani fanno parte del contesto di Giovanni 14.
Giovanni
15:5-7
“5 Io sono
la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro,
porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. 6 Se uno non
dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si
raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie
parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giov
15:5-7)
Qui, Gesù
insegna che dobbiamo dimorare in Lui, e che lo scopo è affinché possiamo
portare molto frutto. Poi, Egli dichiara che solamente se dimoriamo in Lui e se
le sue parole dimorano in noi, sarà fatto quello che domandiamo.
Questa è una
condizione importantissima. “Dimorare in Cristo” significa essere in una
condizione di umiltà, di santità di vita e di sottomissione alla sua volontà.
Quando le parole di Cristo dimorano in noi, esse ci esortano a conoscere e a
seguire la Parola di Dio. Quindi, non viviamo più per la nostra volontà, ma per
la sua.
Solamente se
ci ritroviamo in questa condizione possiamo domandare a Dio quello che vogliamo
e ci sarà fatto, perché significherà che domanderemo quella che è la volontà di
Dio.
Un altro
versetto importante è Giovanni 15:16
“Non siete
voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che
chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” (Giov 15:16)
Gesù
risponde alle nostre preghiere quando servono per portare frutto che rimane in
eterno.
Ostacoli alle nostre preghiere
È importante
menzionare alcuni ostacoli alle nostre preghiere.
L'orgoglio
Una cosa che
ostacola sempre la preghiere è l'orgoglio. Se abbiamo orgoglio, Dio si
allontana da noi.
“Il SIGNORE
è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.”
(Sal 34:18)
Quando
abbiamo orgoglio non confessato, Dio resta lontano da noi. Possiamo fare bella
figura davanti agli altri, possiamo apparire di essere zelanti, possiamo
pregare tanto, ma sarà tutto inutile, tutto invano. Fino a quando non
confessiamo il nostro orgoglio, Dio resterà lontano da noi.
Mancanza di fede
Un altro
ostacolo alle nostre preghiere è la mancanza di fede, come leggiamo in Giacomo
1.
“5 Se poi
qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti
generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 Ma la chieda con fede,
senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal
vento e spinta qua e là. 7 Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal
Signore,” (Giac 1:5-7)
Questo brano
ci insegna l'importanza della fede. Chiaramente, dobbiamo ricordare le altre
verità che abbiamo visto. Se prego qualcosa che non è secondo la volontà di
Dio, posso avere la fede più grande del mondo, ma Dio non mi risponderà. Però,
dall'altro lato, quando preghiamo secondo la volontà di Dio, è importante avere
fede in Dio. Così, Dio viene glorificato, e noi saremo edificati.
La Preghiera fatta con egoismo
Abbiamo già
menzionato prima che Dio non risponde alle preghiere fatte con egoismo, cioè,
alle preghiere attraverso le quali vogliamo ottenere qualcosa NON per la gloria
di Dio, ma perché è il nostro desiderio.
Questo è ciò
che ci dice Giacomo 4, quando parla delle preghiere fatte per spendere nei
piaceri. Dobbiamo pregare, invece, per la gloria di Dio.
Come conoscere la volontà di Gesù
Visto che la
preghiera che Dio esaudisce è quella preghiera fatta secondo la sua volontà,
come possiamo sapere qual'è la volontà di Dio?
Dio ci ha
già rivelato molto della sua volontà, e ci insegna anche il modo in cui pregare
quando non la conosciamo.
Prima di
tutto, come dobbiamo pregare quando non siamo sicuri della volontà di Dio?
Sappiamo quasi sempre quello che vorremmo noi, ma come dobbiamo pregare quando
non siamo sicuri della volontà di Dio?
Gesù stesso
ci dà un esempio di come pregare in questi casi in Matt. 26:39; Marco 14:36;
Luca 22:42. Leggo da Matteo.
“E, andato
un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre
mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio
io, ma come tu vuoi».” (Mat 26:39)
Nella sua
umanità, Gesù non voleva affrontare la sofferenza che sapeva di dover subire
sulla croce. Però, il suo desiderio più forte rispetto al non voler subire
quelle sofferenze, fu quello di voler fare la volontà del Padre. Quindi, ha
esposto a Dio il suo desiderio, ma chiese che fosse fatta la volontà di Dio.
Ed è così
che anche noi dobbiamo pregare, quando non conosciamo con certezza la volontà
di Dio in una certa situazione. Certamente possiamo portare tutti i nostri pesi
a Dio, e anche dirGli quello che sarebbe il nostro desiderio, però poi dobbiamo
confidare nella sua perfetta saggezza, e chiedere che sia fatta la Sua volontà.
Conclusione
La preghiera
è una parte essenziale della vita cristiana e della nostra crescita. La
preghiera è la nostra comunicazione con Dio, mentre lo studio della Bibbia è
ascoltare Dio che ci parla.
E importante
pregare, però, è importante pregare nel modo che Dio stabilisce, per le cose
giuste. L'unico vero accesso a Dio che abbiamo è quello per mezzo di Gesù, per
merito di Cristo. Non solo, ma dobbiamo pregare secondo la SUA volontà, non
secondo la nostra. Quando non siamo sicuri della volontà di Dio, è importante
accettare la sua volontà, anche se è il contrario di quello che vorremmo noi.
Infatti noi non sappiamo qual è la cosa migliore. Dobbiamo avere fede che la
volontà di Dio è la cosa perfetta, anche se non siamo in grado di capire tutto
quello che Dio sta facendo. Preghiamo, chiedendo che la volontà perfetta di Dio
sia fatta!
Preghiamo
poi con fede, fede che Dio ci ascolta e ci esaudisce sempre, secondo la sua
perfetta volontà.
Non
dimentichiamo che la preghiera non serve solo per fare richieste a Dio. Anche
il ringraziamento ne è una parte molto importante. Inoltre, la preghiera serve
anche per confessare i nostri peccati. E serve poi principalmente per chiedere
che Dio sia glorificato. Le nostre richieste dovrebbero sempre essere per la
gloria di Dio.
Oh che
possiamo diventare un popolo che prega sempre di più, non vedendo Dio come un
servo celeste che esiste per darci quello che vogliamo noi, ma essendo spinti
dal desiderio di vedere il nostro grande Dio glorificato! La nostra vera gioia,
quella che ci riempirà per tutta l'eternità, consisterà nel vedere Dio
glorificato. Quindi, che la gloria di Dio sia il desiderio del nostro cuore!
Marco deFelice
"Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste" (1 Giovanni 5:14-15)
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"Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo" (Filippesi 1:12).
In questo versetto Paolo dice ai cristiani di Filippi di non preoccuparsi per le cose che hanno udito che gli erano capitate. Queste "cose" comprendevano grandi afflizioni e infermità!
Paolo scrisse questa epistola mentre era imprigionato a Roma. A quel punto egli era un soldato addestrato del vangelo, avendo sopportato ogni immaginabile difficoltà e afflizione umana. Se hai studiato la vita di Paolo, saprai quali sono le cose che ha affrontato: naufragi, percosse, oltraggi, scherno, persecuzioni, fame, sete, nudità, diffamazioni.
Le peggiori afflizioni di Paolo venivano da coloro che chiamavano se stessi "credenti nati di nuovo". Alcuni suoi oppositori erano responsabili di chiese, invidiosi di Paolo, che portavano intere comunità a rivoltarsi contro di lui. Ridicolizzavano il suo stile di vita, deridevano la sua predicazione, interpretavano in modo errato i suoi messaggi, e mettevano in questione la sua autorità. Sembrava che ovunque Paolo si recasse, andava incontro ad afflizioni, problemi e sofferenza.
Eppure Paolo afferma: "...non faccio nessun conto della mia vita..." (Atti 20:24). Inoltre aggiunge: "... affinché nessuno fosse scosso in mezzo a queste tribolazioni; infatti voi stessi sapete che a questo siamo destinati... anche quando eravamo tra di voi, vi preannunciavamo che avremmo dovuto soffrire..." (1 Tessalonicesi 3:3-4).
Paolo rassicurava quei credenti dicendo: "Ve l'ho sempre detto: se volete camminare con Gesù, dovrete affrontare afflizioni. Perché, dunque, siete sorpresi adesso che devo sostenere queste afflizioni? È questa la nostra sorte nella vita."
Ai filippesi Paolo ripete questa realtà in modo ancora più tangibile:
"Vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in Lui, ma anche di soffrire per lui" (Filippesi 1:29).
Nella chiesa americana contemporanea c'è una certa teologia che dice: "Se la tua fede è giusta, non dovrai soffrire. Avrai prosperità e non dovrai preoccuparti di alcun problema." Non è vero, nella Bibbia queste parole non si trovano! Al contrario, Paolo afferma che siamo chiamati a soffrire per amore di Cristo.
Paolo scrive inoltre che ogni giorno si svegliava "...senza sapere le cose che là mi accadranno. So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni" (Atti 20:22-23).
Cerca un po' di immaginarti la situazione. Ecco un uomo santo, chiamato da Dio a portare il vangelo alle nazioni. E a ogni nuovo incarico lo Spirito Santo gli sussurra: "Paolo, alla prossima fermata non sarà facile, dovrai nuovamente affrontare opposizione. Troverai ulteriori afflizioni, altre prove."
Trovo la vita di quest'uomo assolutamente straordinaria. Riesci a immaginartelo? Paolo che affrontava in ogni momento guai e afflizioni. Lo Spirito Santo gli disse di prendere una certa nave per un viaggio missionario – e la nave colò a picco; Paolo scampò a nuoto. Poi l'apostolo si mise in viaggio per la meta successiva, a piedi – e venne rapinato per strada. Finalmente Paolo raggiunse la seguente fermata missionaria – e la gente, invece di ascoltare il suo messaggio, lo derise, lo percosse e lo gettò in prigione.
Dio liberò Paolo da quella cella di prigione. Quando venne scarcerato, scosse la polvere dai suoi piedi e partì per l'incarico seguente. A questo punto lo Spirito Santo gli disse: "Paolo, preparati, perché ritornerai in cella. E poi verrai lapidato. Io so che ne hai passate parecchie, ma ti aspettano altre afflizioni. Rallegrati Paolo, poiché sei stato trovato degno di soffrire per amore di Cristo!"
Paolo continuò fino al posto successivo, ed ecco che veramente venne lapidato e abbandonato come morto. Eppure Dio lo riportò in vita. Allora, sostenendosi a quei pochi che lo avevano accompagnato, continuò zoppicando fino all'appuntamento successivo.
La fermata missionaria seguente era una chiesa che lui stesso aveva fondato. Ma all'arrivo trovò che Alessandro il ramaio era diventato il loro capo. Alessandro gli disse: "Paolo, non abbiamo più bisogno di te." Quest'uomo trascinò tutta la chiesa contro Paolo, che l'aveva fondata: un pastore che per vederla aveva percorso miglia zoppicando.
Cosi Paolo proseguì per l'incarico successivo. Nuovamente lo Spirito Santo gli disse: "Non è tutto, Paolo. Altre afflizioni ti aspettano."
A questo punto forse dirai: "Aspetta un momento! Stai parlando della vita di Paolo, non della mia. Lui è stato chiamato da Dio per soffrire afflizioni. Io non ho la chiamata per questo tipo di vita." Sbagliato! La Bibbia afferma:
"Molte sono le afflizioni del giusto; ma il SIGNORE lo libera da tutte" (Salmo 34:19).
La frase "molte sono le afflizioni" non si riferisce esclusivamente a Paolo, ma anche a noi. E io credo che più siamo giusti, più afflizioni dovremo affrontare. Amiamo ascoltare l'ultima parte di quel versetto: "...il Signore lo libera da tutte." Ma ci rallegriamo anche della prima parte? "Molte sono le afflizioni del giusto..."?
Io dico con Paolo: perché siamo cosi sorpresi quando le afflizioni ci vengono addosso una dopo l'altra? Ci è stato detto di aspettarcele – e anche molte. Eppure in mezzo ad esse, spesso piagnucoliamo: "O Dio, ne ho abbastanza! Non capisco perché devo sopportare tutte queste cose! Tu sai che io ti amo, ti sono stato fedele. Perché allora mi capita tutto questo? Tu hai detto che non mi avresti dato più di quanto potessi sopportare; io non ce la faccio più. Ti prego, falla finita con queste prove!"
Noi vogliamo una liberazione facile e all'istante. Ma le nostre afflizioni non servono assolutamente a niente se non comprendiamo la ragione per cui Dio le permette. La verità è che nella nostra vita ogni afflizione, prova, guaio, difficoltà, e delusione è permessa dal Signore. E lui ha un fine ben preciso dietro ognuno di essi. Perché? Poiché vuole condurci a una meta, egli vuole compiere qualcosa in noi e tramite noi.
Sappiamo tutti che per Dio sarebbe altrettanto facile preservarci da ogni afflizione. Gesù intendeva questo quando chiese ai farisei "Che cosa è più facile, dire: ‘I tuoi peccati ti sono perdonati', oppure dire: ‘Alzati e cammina?'" (Luca 5:23). In altre parole egli diceva "Io ho la potenza per fare sia l'uno che l'altro." E allora, non sarebbe altrettanto facile per lui proteggerci dalle afflizioni come lo sarebbe di lasciarci attraversarle? Con una sola parola lui potrebbe liberarci! Ma non lo fa. Invece permette che attraversiamo le nostre afflizioni – e ha uno scopo divino.
Se nella nostra vita il Signore non permettesse problemi, sarebbe la peggior forma di rigetto. Significherebbe che Dio dice: "Non ho alcun incarico particolare per questo credente. Non ho progetti per usare la sua vita come una testimonianza. Perciò non ho bisogno di creare alcunché in lui. Rimanga cosi come è, non esercitato, non formato, un uomo con una mente da bambino. Non abbondi in grazia divina. Non impari per mezzo di afflizioni, cosi da poter insegnare ad altri. Lasciamolo semplicemente esistere e morire nel suo stato infantile."
Conosco dei cristiani che rifiutano di imparare dalle loro afflizioni. Dopo un po', quando Dio vede che non c'è più scopo di permettere difficoltà, le toglie. Questi cristiani vagano attraverso la loro vita, apparentemente senza alcun problema nel mondo. Ma è perché non stanno andando da nessuna parte! Nel piano di Dio non c'è futuro per loro. Sono come i figli d'Israele che vagavano attraverso il deserto per quarant'anni. Dio li mise continuamente alla prova, ma infine ci rinunciò.
Permettimi di darti la chiave per comprendere le tue afflizioni.
Ogni afflizione che sopportiamo è un investimento che Dio opera in noi!
Quando dei genitori mandano un figlio in una scuola superiore, compiono un grande investimento. Quei genitori sperano che il loro figlio si sottoponga ai rigori della scuola. Perché? Sperano forse che prenda una laurea, torni a casa, l'appenda al muro e si sieda in giro per la casa a guardare la TV? No! Quei genitori sperano che il figlio faccia fruttare il loro investimento e inizi una buona carriera.
Allo stesso modo, quando l'esercito americano offre una formazione gratuita a un soldato arruolato, gli anni di formazione vengono considerati un investimento. Al soldato vien detto: "Quando avrai terminato la formazione, la tua nazione e il tuo governo vogliono una parte del tuo tempo." Dal soldato che è stato formato ci si aspetta che serva nell'esercito per alcuni anni al fine di giustificare l'investimento.
La stessa cosa è con il Signore e le nostre afflizioni! Ogni prova che attraversi come cristiano è un esercizio di allenamento per il quale Dio ha uno scopo divino. Egli non ti ha salvato affinché potessi prendere una crociera di lusso per andare in paradiso. Ti ha salvato per prepararti ad esser utile nel suo regno. Nel momento in cui sei nato di nuovo ti ha arruolato nella sua scuola della sofferenza. E ogni afflizione, ogni tribolazione, è una lezione del suo programma.
Alcuni cristiani sono nel giardino d'infanzia. Le loro afflizioni non sono difficili da comprendere e le loro prove sono molto facili da sopportare. Altri sono nella scuola elementare. Si rendono conto rapidamente che le loro prove sono diventate un po' più ardue da affrontare e difficili da comprendere. Altri sono nella scuola superiore, e le loro afflizioni sono molto più severe e molto difficili da capire. Altri ancora sono all'università, con anni di tremende afflizioni alle loro spalle e molte difficili prove che ancora incombono. Le loro afflizioni sono le più dolorose della vita, e loro si rendono conto di aver bisogno della forza dello Spirito Santo per affrontarle.
Ciò che voglio dire è che Dio cerca dei soldati esperti nella battaglia spirituale – persone che hanno attraversato molte afflizioni – per dimostrare alla prossima generazione la sua fedeltà. Ogni nostra afflizione è un investimento che lui compie in noi, suoi veterani!
Magari ti chiederai se questo significa che Dio affligge i suoi propri figli. Ascolta la risposta del salmista:
"Poiché tu ci hai messi alla prova, o Dio, ci hai passati al crogiuolo come l'argento. Ci hai fatti cadere nella rete, hai posto un grave peso ai nostri fianchi. Hai fatto cavalcare uomini sul nostro capo; siamo passati attraverso il fuoco e l'acqua, ma poi ci hai tratti fuori in un luogo di refrigerio" (Salmo 66:10-12).
Da dove dice il salmista che proveniva la sua afflizione? Veniva direttamente dalla mano di Dio! Egli afferma: "Signore, tu mi hai messo in acque profonde e pensavo di annegare. Tu mi hai messo nel fuoco per saggiarmi come si saggia l'argento. Tu mi hai fatto cadere nella rete, hai posto afflizioni ai miei fianchi, hai fatto che uomini mi percuotessero!"
Perché Dio permetteva queste afflizioni? Perché stava portando il suo figlio amato in un "posto ricco". In questa frase l'originale ebraico dice "un posto di abbondante fecondità". Dio sta dicendo: "Ti sto conducendo attraverso tutti questi posti difficili al fine di renderti fecondo per il mio regno!"
Ma non tutte le afflizioni provengono dalla mano di Dio. Molte tribolazioni vengono dal diavolo stesso, direttamente dalle voragini dell'inferno. "Poiché non è volentieri che egli umilia e affligge i figli dell'uomo" (Lamentazioni 3:33).
Dio dice: "Io non provo alcuna gioia dall'afflizione dei miei figli. Non è questo il mio scopo quando permetto tribolazioni." No. Il Signore acconsente alle nostre afflizioni soltanto per i suoi scopi santi ed eterni. Egli ci vuole condurre in un "posto ricco"!
Io non sono un apostolo, paragonato a Paolo sono solo un novizio. Ma sono abbastanza anziano nel Signore da considerarmi un veterano della fede. Guardando indietro negli anni posso dirti di aver passato una vita di problemi, afflizioni, avversità e delusioni. Ho scritto alcuni libri a riguardo, ma quei libri toccano soltanto i momenti più salienti.
Mi umilio con stupore ricordando tutte le sofferenze, le prove, le acqua profonde, le fiamme brucianti e le potenti afflizioni. E normalmente, quando le afflizioni venivano, non erano una alla volta, ma a mazzi. Molte volte pensavo: "Questa volta non c'è scampo." Perfino i ricordi di queste afflizioni sono dolorosi – ricordi di diffamazione, correzioni del Signore, prove nel ministero, colpi avversi, problemi di famiglia, dolori e malattie fisiche. Eppure, ricordando questi anni di sofferenza, posso affermare con convinzione che "La parola di Dio è verità! Egli mi ha liberato da ogni afflizione che mi è venuta addosso. Io lo lodo!"
Quasi tutti i cristiani che leggono questo messaggio potrebbero scrivere un libro sulle avversità e le afflizioni che hanno passato. Se hai servito il Signore per un certo tempo, io so che hai qualcosa da raccontare. Come sarebbe il racconto? Forse qualcosa di questo genere: "Io ho sempre la pace e il riposo dello Spirito Santo. E ho una meravigliosa comunione con Gesù. Ma giorno per giorno nel mio cammino – in questa carne che mi veste – c'è stata una sofferenza incredibile, rigetto, dolore, lacrime. È stata una vita di afflizioni!"
Se ami Gesù con tutto il tuo cuore, la tua testimonianza sarà: "Dio mi ha sempre portato liberazione. Non sono mai perito. Sono ancora qui, e lodo il Signore. Quelle afflizioni sono ormai alle mie spalle. Anche se ora mi trovassi in una nuova afflizione, tutte le altre sono sotto il suo sangue. Sono vittorioso perché Gesù mi accompagna fino alla liberazione!"
Forse c'erano dei momenti dove quasi venivi meno. Magari eri talmente debole e logorato da pensare che non avresti potuto fare un altro passo. Ma ora, da dove ti trovi, puoi dire: "No, non vorrei più attraversare tutto quello – però Dio mi ha condotto fuori. È stato fedele. Sia lodato il Signore!"
Ma Dio non si accontenta di un sincero "grazie" da parte nostra. Egli dice piuttosto: "Aspetta un momento, figlio mio. Io non ti ho condotto attraverso queste tribolazioni e afflizioni semplicemente per fare di te un vincitore riconoscente. No. Io ho compiuto un grande investimento in te! Ho consacrato anni per formarti, per condurti attraverso tutte queste cose – con uno scopo. E non ti permetterò di sprecarle adesso. Ho intenzione di far fruttare il mio investimento. Ti assicuro che il meglio del tuo lavoro deve ancora venire!"
Ora, quando esci dalle afflizioni universitarie, Dio ti apre gli occhi sui tuoi amici che si dimenano nel giardino d'infanzia. Questi cari non credono di essere in grado di farcela. Che cosa fai dunque con le tue esperienze nel campo delle afflizioni?
Dio ti suggerisce: "Ho bisogno di veterani provati – gente che proviene da acque profonde e fiamme tremende, che sono stati purificati dalla sofferenza. Voglio delle persone capaci di dimostrare la mia fedeltà a questa generazione!"
Il salmista scrive:
"...perché possiate dire alla generazione futura: ‘Questo è Dio'" (Salmo 48:13-14)
"E ora che son giunto alla vecchiaia e alla canizie, o Dio, non abbandonarmi, finché non abbia raccontato i prodigi del tuo braccio a questa generazione e la tua potenza a quelli che verranno" (Salmo 71:18).
Paolo riassume in modo molto bello:
"Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo" (Filippesi 1:12).
Questa si che è un'affermazione! Quando Paolo scrisse queste parole, egli era ormai vecchio, con anni di esperienza, e si trovava in mezzo a una delle prove più tremende della sua vita. Parlava ai suoi amici di quello che gli stava più a cuore:
"Sarebbe la cosa più meravigliosa se potessi finalmente andare a casa per essere con il mio Signore. Questo è il mio più grande desiderio. Ma sono un veterano, ho attraversato afflizioni e prove, e so che c'è bisogno di me quaggiù. Questa generazione ha bisogno di vedere qualcuno che soffre, in grado di sopravvivere e di rallegrarsi in ogni afflizione. Mio figlio Timoteo dovrà affrontare tutto quello che ho affrontato io, e ha bisogno di sapere che Dio lo condurrà attraverso tutto ciò. Perciò è meglio che io rimanga ancora qui e sopporti queste intense afflizioni. Guardate a me: non solo sono scampato, ma ho anche una vera speranza. Non sono abbattuto o depresso. Io mi rallegro nel Signore per tutto ciò che mi ha fatto attraversare!"
"...rimarrò e starò con tutti voi per il vostro progresso e per la vostra gioia nella fede" (Filippesi 1:25). Paolo dice: "Voi sapete che sono passato attraverso il fuoco, attraverso infermità, rapine, naufragi. Certe volte dubitavo perfino di scampare. Ma Dio mi ha liberato da tutte queste cose. E ora starò con voi e continuerò assieme a voi per potervi incoraggiare e dar gioia alla vostra fede. Voglio insegnarvi che nessuna avversità deve atterrirvi!"
Miei cari, vi pongo una domanda; non importa da quanto tempo siete in cammino con Gesù – avete sicuramente conosciuto sofferenze, prove e afflizioni. Dunque, come ti sei comportato in quelle circostanze? Qual è stato l'esito, il risultato, delle tue esperienze? Le tue afflizioni sono state tutte inutili? Oppure hai imparato a riconoscere l'amore e la fedeltà di Dio in mezzo ad esse?
Il nostro modo di comportarci durante i tempi d'afflizione è decisivo per i risultati!
Ammettiamo che tu sia un credente devoto e che hai dato la tua vita a Gesù. Hai un peso per il mondo che sta andando verso la morte, piangi per i perduti, e hai un incarico esplicito di portare la buona notizia per vincere delle anime. Allora vai e dici a tutti i tuoi amici che vuoi andare in una determinata città per testimoniare della grazia di Dio.
Ma dopo esser giunto in quella città, i tuoi amici a casa vengono informati che Dio non ti sta usando per niente. Non è sorta nessuna chiesa, come avevi sperato. In effetti il tuo servizio è defunto. Malgrado i tuoi sforzi non riesci a mostrare alcun risultato. E invece di aver mosso la città per Gesù, finisci in prigione!
Quale sarebbe la tua reazione se tutto quello che potresti mostrare come risultato del tuo lavoro, sacrificio e dedizione, non fosse che un misero fallimento? Come ti comporteresti se Dio ti imprigionasse, ti legasse le mani, e ti lasciasse completamente inerme?
Alcuni cristiani farebbero il broncio. Dubiterebbero della parola data loro da Dio e metterebbero in questione la guida dello Spirito Santo. Volterebbero le spalle a Gesù, piagnucolando, dubitando, e lamentandosi con gli amici. Cosi tutta la prova della loro fede – l'afflizione che aveva lo scopo di condurli nelle braccia di Gesù – sarebbe sprecata, senza alcun effetto.
Ma altri cristiani reagirebbero, come fece Paolo: si rallegrerebbero di esser stati reputati degni di soffrire per amore di Cristo.
Paolo non cercava di comprendere la ragione delle sue afflizioni. Ma vi rispondeva con gioia, fede e speranza, perché sapeva che era in formazione per diventare un testimone di Dio!
Dalla prigione scrisse ai suoi amici: "La mia situazione è diventata un argomento di discussione nel palazzo di Cesare. A Roma tutti parlano di ciò che mi sta accadendo. Sono in prigione per Gesù!" Deve esser stato uno spettacolo in quella cella: un ebreo pelle e ossa che incoraggia tutti quelli che gli stanno attorno: "Rallegratevi nelle vostre afflizioni, Dio è fedele!"
Paolo non sprecò nessuna delle sue afflizioni. Sapeva che ognuna di esse aveva un fine divino. Il Signore osserva anche noi per vedere come reagiamo nelle nostre prove.
Vorrei ora indicarvi tre modi per sprecare le nostre afflizioni:
1.Sprechiamo afflizioni quando ci comportiamo in modo piagnucoloso, mormoriamo e protestiamo.
Questo genere di comportamento disturba il Signore. Era la ragione per cui ogni prova e afflizione sperimentata da Israele nel deserto era inutile per loro!
Il libro dei Numeri contiene un triste esempio di afflizione sprecata. Le cinque figlie di un uomo di nome Selofead vennero da Mosè chiedendo una parte nella Terra Promessa. Gli dissero: "Nostro padre morì nel deserto, e non stava in mezzo a coloro che si radunarono contro il SIGNORE, non era della gente di Core, ma morì a causa del suo peccato, e non ebbe figli maschi" (Numeri 27:3). Queste donne stavano dicendo: "Quando, assieme a Core, tutti sorsero contro di te, nostro padre non fu dalla loro parte. Non era un ribelle. È morto nel suo proprio peccato."
Quando ho letto questo, mi ha colpito l'ultima frase: "È morto nel suo proprio peccato." Questo significava che il loro padre, malgrado avesse visto dei miracoli incredibili – la liberazione dall'Egitto, l'acqua che sgorgò dalla roccia, la manna che discese dal cielo – malgrado tutto questo, egli morì nell'incredulità con il resto della sua generazione. Di quella generazione soltanto i fedeli Giosuè e Caleb sopravvissero al deserto.
Ovviamente queste cinque figlie erano nate nel deserto – ed erano cresciute in una famiglia piena di rancore contro Dio. Tutte le prove e le tentazioni di Israele avevano prodotto soltanto incredulità e indurimento nel cuore del loro padre. Mentre crescevano, queste giovani donne sentivano soltanto mormorii, lamentele e amarezza. A colazione, durante il pranzo, e a cena – un continuo lamento – mai una parola di fede o di fiducia in Dio.
Ora queste donne dovevano dire a Mosè: "Nostro padre non ci ha lasciato niente – nessuna speranza, nessuna proprietà, nessuna testimonianza. Ha passato questi quarant'anni lagnandosi, nell'amarezza perché la vita era cosi dura. È morto nel peccato. La sua vita è stata totalmente sprecata!" Quale terribile cosa da dire dei propri genitori.
Ora devo mettere in guardia tutti i genitori che leggono queste parole: i vostri figli vi osservano quando siete nell'afflizione; dal vostro comportamento vengono influenzati per tutta la vita! Come ti comporti dunque? Sprechi le tue afflizioni – non soltanto per te stesso, ma anche per la generazione futura? Oppure i tuoi discendenti vengono fortificati in Cristo quando ti sentono dire "Non mi piace quest'afflizione – ma benedetto sia il nome del Signore. Egli ci porterà sempre liberazione!"
Conosco molti cristiani che ad ogni afflizione sono diventati più amareggiati e irritabili. Si direbbe che il loro Dio è morto. Hanno un volto amaro che nel corso degli anni è diventato come una prugna secca. Le afflizioni che dovevano formarli e renderli mansueti – le prove ideate da Dio per rivelare la sua fedeltà – li hanno trasformati invece in brontoloni permanenti, sgradevoli e intrattabili. Quando li vedo penso: "Dov'è la loro fede e la loro fiducia nel Signore? Che cosa devono pensare i loro figli?"
Durante la mia vita ho fatto molti funerali e ho scoperto una tragica realtà: le persone che diventano amare e sgradevoli si rendono conto dell'allontanamento graduale dei loro cari e non possono far niente. I loro figli cominciano a distanziarsi, poi i loro nipoti e gli amici. Infine questi persone amareggiate finiscono per morire solitari. Ho fatto alcuni funerali dove c'era soltanto una persona presente. I defunti venivano quasi completamente dimenticati. Dio ha loro permesso di andarsene completamente soli!
Miei cari, non sprecate le vostre afflizioni! Permettetegli di produrre in voi il dolce profumo della fede e della fiducia nel vostro Signore. Tutte le vostre avversità sono concepite con l'obiettivo di spingervi nelle sue braccia e di portarvi al punto di affermare: "Io sono suo, e lui è mio. Lui mi condurrà anche attraverso questa afflizione!"
2.Sprechiamo afflizioni quando ne affrontiamo delle nuove senza ricordare le liberazioni di quelle già passate.
Abbiamo la tendenza di dimenticare ogni buona cosa che Dio ha fatto per noi!
Quando Davide si trovò davanti a Golia, ricordò tutte le sue vittorie passate per fortificare la sua fede. Rievocò: "Quando un leone mi veniva incontro, io lo facevo a pezzi. E quando un orso mi inseguiva, uccidevo anche quello. Lo stesso Dio che mi ha liberato dalle fauci del leone e dall'orso feroce, mi libererà anche da questo gigante!"
Mosè rammentò a Israele tutte le liberazioni passate. Egli li mise in guardia: "Soltanto, bada bene a te stesso e guardati dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste, ed esse non ti escano dal cuore finché duri la tua vita. Anzi, falle sapere ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli" (Deuteronomio 4:9).
Purtroppo la Bibbia dice di Israele: "Non osservarono il patto di Dio e rifiutarono di camminare secondo la sua legge; dimenticarono le sue opere e i prodigi che egli aveva mostrati loro" (Salmo 78:10-11).
Come gli israeliti, anche noi abbiamo la stessa tendenza ogniqualvolta affrontiamo una nuova prova o avversità. Diciamo: "O Dio, questa volta è troppo da affrontare per me." Ma Dio risponde: "Guarda semplicemente indietro e ricordati di me!"
Se è necessario, tieni un diario per ricordarti le grandi liberazioni che Dio ha compiuto nella tua vita. La sera, prima di andare a dormire, scrivi degli appunti. Fa' quello che è necessario per ricordarti di tutte le cose che lui ha fatto per te, tutte le avversità che hai attraversato, e dalle quali ti ha liberato. Poi, quando arriva la prossima afflizione, apri il tuo diario e di' al diavolo: "Stavolta non mi ingannerai. Il mio Dio mi ha liberato in passato e lo farà ancora!"
3.Sprechiamo le nostre afflizioni quando rifiutiamo di vedere che Dio ci aiuta ad attraversarle per insegnare ad altri.
Siamo chiamati a condividere le nostre esperienze con i nostri fratelli e sorelle per dimostrare che Dio è fedele con loro. Siamo chiamati a stare saldi e dire: "Grazie a Dio, sono un veterano. E posso dirti per esperienza che lui è fedele!"
In effetti Paolo si vantava delle sue afflizioni: "...nessuno mi dia molestia, perché io porto nel mio corpo il marchio di Gesù" (Galati 6:17). Egli sapeva che ogni cicatrice aveva un obiettivo eterno!
Per quale ragione pensi che Dio ti ha liberato da tutte le tue afflizioni passate?
Davide scrisse:
"Nella mia angoscia invocai il SIGNORE, gridai al mio Dio. Egli udì la mia voce dal suo tempio, il mio grido giunse a lui, ai suoi orecchi. Egli tese dall'alto la mano e mi prese, mi trasse fuori dalle grandi acque. Mi liberò dal mio potente nemico, da quelli che mi odiavano, perch'eran più forti di me. Essi mi erano piombati addosso nel dì della mia calamità, ma il SIGNORE fu il mio sostegno. Egli mi trasse fuori al largo, mi liberò, perché mi gradisce" (Salmo 18:6, 16-19).
Caro santo, ti rassicuro, se sei afflitto è perché Dio ti gradisce. "Perché il Signore corregge quelli che egli ama..." (Ebrei 12:6). Le tue afflizioni sono un segno del suo amore!
Devi anche ricordarti che qualunque sia la prova che stai attraversando, passerà. Recentemente ho letto un passaggio in uno dei miei diari. L'avevo scritto mentre mi trovavo in una grande avversità. Durante tre mesi tutte le annotazioni terminavano con la stessa frase: "O Dio, quando sarà finito questo incubo?" Infine, su tutta la pagina, c'era scritto a caratteri cubitali: "È FINITA! MI HA LIBERATO!"
Devo dire onestamente di aver imparato di più nelle mie afflizioni che nei periodi buoni. La prosperità non c'insegna niente; le afflizioni invece si. Il filantropo Albert Schweitzer ha detto: "La felicità è buona salute e cattiva memoria." No – la felicità è ricordarsi tutte le vicissitudini dove Dio ci ha aiutati ad uscirne!
Ti chiedo di nuovo: come reagisci alle tue afflizioni? Le sprechi divenendo un diffidente e una lagna? Oppure edifichi la tua fede, sapendo che il tuo Dio libererà?
C'è soltanto un modo per sopportare le tue avversità presenti: ricorda che il tuo Padre celeste prova gioia per te! Egli ha un piano e ha investito molto in te. "E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Filippesi 1:6). Il tuo Padre celeste sta formandoti per diventare un veterano nella battaglia spirituale, un esempio di fede e di fiducia per questa generazione.
" Benedettosia l'Eterno, perché ha udito la voce delle mie suppliche. L'Eterno è la mia forza e il mio scudo; il mio cuore ha confidato in lui e sono stato soccorso; perciò il mio cuore esulta, e lo celebrerò col mio canto"
Effettivamente è rivolta a me,proprio oggi, dopo una giornata di attacchi da tutti i fronti e le mie reazioni con tante parolacce verso parenti credenti per modo di dire e sempre pronti ad attaccare la mia famiglia. Ti comporti male ti rispettano, ti comporti bene o almeno sforzi di farlo ti attaccano sempre....sembra un incubo in questo manicomio infernale...Pace Ruth e grazie.DIO ti benedica
L'afflizione nella realazione in Cristo porta edificazione ai figli di Dio...Gesù nel sermone della Montagna in Matteo 5;11-12 ci lascia il suo massimo insegnamento nel senso che il fine del soffrire a causa della sua parola è il regno dei cieli; si tratta della sofferenza nella testimonianza che ciascuno è chiamato a vivere quotidianamente e la risposta del mondo nella sua logica, nella sua mentalità è la sofferenza. Il testo di Matteo ci esprime quale beatitudine racchiude la sofferenza e il prezzo del viverla in Cristo..."11 Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. 12 Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi". In Giovanni 16,33 Gesù nella prossima dipartita nella quale soffrirà per la salvezza dal peccato per conto dell'umanità è talmente chiaro riguardo le tribolazioni provenienti dalle ostilità del mondo "Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo». Dio vi benedica e vi riempia della pace che proviene dalla verità!!! In alto i cuori in Cristo
Crao fabulus, in effetti è rivolta a tutti quelli che si trovano in qualche prova, e credo che di questi tempi siano ben pochi quelli che non debbano affrontarne qualcuna...mi dispiace per quanto ti capita, ma vedi ogni cosa per la tua edificazione, non per abbatterti...pace a te e che Dio ti protegga insieme alla tua famiglia
Caro wids72, sono daccordo con te, è propria nelle prove e nella sofferenza che veniamo innalzati se proseguiamo imperterriti il nostro cammnino con Dio..ogni cosa è per la nostra edificazione e noi stessi siamo di edificazione agli altri se riusciamo a fronteggiare tutto senza abbatterci ma innalzando sempre la gloria di Dio...Dio benedica te mio caro fratello e sempre in alto i nostri cuori, anche se i tempi sembrano sempre più scuri...
Le prove e la sofferenze hanno quattro scopi fondamentali:
1 Servono a rinforzare il proprio carattere e la resistenza; 2 Ti fa realizzare quanto è dura la vita togliendoti il velo dalle illusioni che pubblicizza il sistema; 3 Se hai sofferto tu, allora capirai e svilupperai l'empatia per le persone afflitte; 4 La sofferenza è la colonna portante che ti fa comprendere che senza Dio, l'uomo e niente, ma è nella debolezza e nella sofferenza che si manifesta la Sua potenza.
La sofferenza è il training necessario per trovare Dio.
Caro Cristiano sono daccordo, senza sofferenza il vero cristiano, non somiglierà mai al Suo Maestro, perchè Lui è stato il primo ad aver sofferto per noi...
Effettivamente è rivolta a me,proprio oggi, dopo una giornata di attacchi da tutti i fronti e le mie reazioni con tante parolacce verso parenti credenti per modo di dire e sempre pronti ad attaccare la mia famiglia. Ti comporti male ti rispettano, ti comporti bene o almeno sforzi di farlo ti attaccano sempre....sembra un incubo in questo manicomio infernale...Pace Ruth e grazie.DIO ti benedica
RispondiEliminaL'afflizione nella realazione in Cristo porta edificazione ai figli di Dio...Gesù nel sermone della Montagna in Matteo 5;11-12 ci lascia il suo massimo insegnamento nel senso che il fine del soffrire a causa della sua parola è il regno dei cieli; si tratta della sofferenza nella testimonianza che ciascuno è chiamato a vivere quotidianamente e la risposta del mondo nella sua logica, nella sua mentalità è la sofferenza. Il testo di Matteo ci esprime quale beatitudine racchiude la sofferenza e il prezzo del viverla in Cristo..."11 Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. 12 Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi".
RispondiEliminaIn Giovanni 16,33 Gesù nella prossima dipartita nella quale soffrirà per la salvezza dal peccato per conto dell'umanità è talmente chiaro riguardo le tribolazioni provenienti dalle ostilità del mondo
"Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo».
Dio vi benedica e vi riempia della pace che proviene dalla verità!!! In alto i cuori in Cristo
Crao fabulus, in effetti è rivolta a tutti quelli che si trovano in qualche prova, e credo che di questi tempi siano ben pochi quelli che non debbano affrontarne qualcuna...mi dispiace per quanto ti capita, ma vedi ogni cosa per la tua edificazione, non per abbatterti...pace a te e che Dio ti protegga insieme alla tua famiglia
RispondiEliminaCaro wids72, sono daccordo con te, è propria nelle prove e nella sofferenza che veniamo innalzati se proseguiamo imperterriti il nostro cammnino con Dio..ogni cosa è per la nostra edificazione e noi stessi siamo di edificazione agli altri se riusciamo a fronteggiare tutto senza abbatterci ma innalzando sempre la gloria di Dio...Dio benedica te mio caro fratello e sempre in alto i nostri cuori, anche se i tempi sembrano sempre più scuri...
RispondiEliminaLe prove e la sofferenze hanno quattro scopi fondamentali:
RispondiElimina1 Servono a rinforzare il proprio carattere e la resistenza;
2 Ti fa realizzare quanto è dura la vita togliendoti il velo dalle illusioni che pubblicizza il sistema;
3 Se hai sofferto tu, allora capirai e svilupperai l'empatia per le persone afflitte;
4 La sofferenza è la colonna portante che ti fa comprendere che senza Dio, l'uomo e niente, ma è nella debolezza e nella sofferenza che si manifesta la Sua potenza.
La sofferenza è il training necessario per trovare Dio.
Caro Cristiano sono daccordo, senza sofferenza il vero cristiano, non somiglierà mai al Suo Maestro, perchè Lui è stato il primo ad aver sofferto per noi...
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